Una strana coppia Giuseppe Mussardo SISSA, Trieste Che Wolfgang Pauli sia stato uno dei piu' grandi fisici teorici del ‘900 e' cosa ben nota: le sue scoperte, in particolare il Principio di Esclusione (che gli valse il premio Nobel nel 1945) e l'ipotesi dell'esistenza del neutrino, sono alla base della comprensione attuale delle particelle elementari e delle loro interazioni. Altrettanto rinomato -- e fonte, tra l'altro, di un'innumerevole aneddotica -- l'implacabile spirito critico scientifico che lo ha sempre accompagnato nella sua carriera . “Lavorare con Pauli era assolutamente favoloso. Potevi chiedergli qualsiasi cosa, non c'era pericolo che una particolare questione fosse stupida, per Pauli tutte le questioni erano stupide”, era solito dire Victor Weisskopf, uno dei suoi collaboratori piu' stretti. In Fisica, Pauli passa per l'incarnazione vivente del rasoio di Occam, uno spirito incisivo ed acutissimo sempre pronto a sorprendere gli aspetti deboli di ogni argomentazione, tanto da meritarsi l'appellativo “la coscienza della Fisica” o “il castigo di Dio”, quest'ultimo usato dallo stesso Pauli per chiosare diverse sue missive. La sua censura si abbatteva sovente in maniera violenta sulla testa di vari malcapitati colleghi, manifestandosi in aperte disapprovazioni o, quel che e‘ peggio, in commenti palesemente tranchant (tra i piu' famosi, “Questa teoria non e' neanche sbagliata”). Insomma, uno scienziato super-perfezionista e iper-critico, non solo nel fustigare il lavoro degli altri ma anche il proprio. Un'opinione, tra parentesi, ampiamente confermata dalla lettura dei suoi scritti scientifici, manifestatamente alieni da ogni commento superfluo o di natura genericamente filosofica. Articoli e libri, tutti scritti in uno stile asciutto ed estremamente preciso. Verrebbe da dire, quasi aridi, tanto da far nascere il sospetto che Pauli sia stato lui stesso – dopotutto -- una persona arida, incapace di uscire dal rigidissimo controllo della sua penetrante razionalita', un puro spirito cartesiano alieno da sentimenti o emozioni. Ebbene, niente di piu' palesemente falso e a riprova di cio' vogliamo qui parlare del lungo sodalizio che ha legato per circa trent'anni Wolfgang Pauli alla persona a lui apparentemente piu' antitetica, ovvero il controverso fondatore della psicanalisi analitica, Carl Gustav Jung. Wolfgang Pauli e' stato, per la sua vivacita' intellettuale e per lo spettro enorme dei suoi interessi, uno delle personalita' piu' straordinari del Novecento. Il suo nome, per dire, spunta fuori dalle pagine dei diari di Elias Canetti quale usuale frequentatore delle conferenze letterarie e filosofiche che animavano la vita culturale di Zurigo negli anni '30. Per capire il personaggio Pauli, la vera fonte a cui rivolgersi e' in realta' la raccolta 1 delle sue lettere, la maggior parte delle quali conservate nell'Archivio Pauli del CERN, a Ginevra. Un carteggio infinito, una vera e propria minera d'oro: oltre a tutti gli scienziati eminenti, in esso si ritrovano anche diversi altri personaggi illustri dell'epoca. Carteggio che rivela piu' di una sorpresa: infatti, tanto piu' Pauli appare sobrio ed austero nei suoi articoli scientifici, tanto piu' si rivela invece uno scrittore compulsivo nelle sue lettere, inviate sia a colleghi che amici. Lettere scritte in uno stile colloquiale e spesso altamente speculativo, in contrasto quasi stridente con il suo stile scientifico ufficiale, quest'ultimo decisamente la catarsi del primo. Si ha inoltre come l'impressione di essere di fronte ad un grande grafomane e non si puo' fare a meno di pensare ad un altro grande campione della categoria: il pensiero corre veloce a Fernando Pessoa e al suo famoso baule pieno di gente ... Un paragone non inappropriato, come vedremo. La gemma di questa miniera d'oro e' lo scambio epistolare intrattenuto, per trent'anni, fra Wolfgang Pauli e Carl Jung. La raccolta di queste lettere e' stata pubblicata in inglese qualche anno fa con il titolo Atom and Archetype: The Pauli/Jung Letters, 1932-1958. Essa offre un documento eccezionale per capire sia la meccanica quantistica che la psicanalisi, due campi di indagine che sembrano non avere nessun punto di contatto, neanche di natura metodologica. La psicanalisi, infatti, si preoccupa di descrivere i processi psichici tramite mezzi psichici: la psiche e' quindi simultaneamente oggetto e soggetto di studio, mezzo e fine, e non c'e' spazio per una conduzione di questa indagine ``dal di fuori”. La fisica, di contro, cerca di investigare la realta' materiale nella maniera piu' obiettiva possibile, e si affida per questo alle misure e agli esperimenti, cosi' come ai potenti strumenti della matematica. Questa obiettivita' -- bisogna riconoscere -- e' tuttavia illusoria, la fisica usa infatti le capacita' straordinarie della nostra mente sia per concepire nuovi esperimenti che per procedere alla loro elaborazione. Cosi', mentre utilizza i dati impersonali delle misure, la questione della loro interpretazione dipende pero' fortemente dalla natura della mente umana. In parole povere, la visione del nostro universo e' profondamente ed, inevitabilmente, di natura antropomorfa. Nel loro dialogo decennale, sfociato anche nella pubblicazione, in comune, del libro L'interpretazione della natura e della psiche, Pauli e Jung mostrano il massimo interesse a varcare le colonne di Ercole dei loro rispettivi campi d'indagine e a cercare, con umilta' ma anche con la necessaria audacia, quello che lega la realta' osservabile a quella ancora sconosciuta. L'attitudine onnivora di Jung, a tale proposito, e' ben conosciuta: nel corso di tutta la sua vita, infatti, non esito' mai ad inglobare nella sua ricerca tutto cio'che potesse essere utile a capire i comportamenti umani, fosse questa l'antropologia, la mistica, la cabala o lo spiritualismo. Perche' no la fisica, dunque? Pauli, dal canto suo, era affascinato dai meccanismi mentali che portano a nuove teorie, interessato cioe' non solo agli aspetti filosofici della teoria della relativita' e della meccanica quantistica, ma anche ai loro risvolti psicologici. Se la passione di Pauli per l'analisi dei problemi fisici si puo ascrivere alla chiarezza con cui ricercava la loro formulazione finale, rimaneva aperto in lui, pero', il problema di stabilire un contatto con il campo della creativita' e dei processi spirituali, area in cui --si sa -- non esistono formule razionali... Quanto detto sopra puo' lasciare pero' al lettore l'impressione di un puro scambio accademico tra due delle piu' grandi menti del Novecento. Cosi' non e': infatti bisogna ricordare le circostanze del loro primo 2 incontro, avvenuto nel 1930, quando Pauli ricorse a Jung, disperato, per cercare di far fronte ad un periodo devastante della sua vita. Il suicidio della madre prima, il fallimento del suo brevissimo matrimonio con una ballerina poi, lo avevano spinto infatti sulla strada dell'alcolismo e della vita notturna nei bar di Zurigo. Avevano inoltre acuito al massimo la sua irritabilita', portandolo cosi' ad avere diverbi fisici e ripetuti episodi spiacevoli nel corso delle sue notti brave nei locali della citta'. Nel periodo vero e proprio di analisi, Pauli trascrisse e cerco' di interpretare lui stesso centinaia di sogni, passando poi tutta questa documentazione a Jung, a cui non parve vero di poter attingere ad una fonte cosi' preziosa. La maggior parte di essi furono difatti riportati da Jung nel corso delle sue lezioni di Eranos (ora pubblicate nella collezione completa delle sue opere), anche se l'identita' di Pauli rimane celata dietro le frasi elusive “un grande scienziato”, “un uomo dal grande ingegno intellettivo”, etc.. L'analisi servi' in parte, Pauli da li a qualche anno si risposo' felicemente riacquistando un suo equilibrio psicologico. Non smise pero' mai di bere. Il legame tra i due, tuttavia, continuo', rafforzandosi, anche dopo il periodo terapeutico, sfociando in un dialogo tra ``uguali'' che non ha precedenti nella storia della scienza: come non rimanere affascinati ad osservare la progressiva influenza reciproca dell'uno verso l'altro, il gioco dei vasi comunicanti che il corso del tempo istaura tra loro? Poiche' il mondo naturale e' un aggregato di particelle, e' della massima importanza scoprire dove e come, per esempio, il fotone (giusto per menzionarne una di esse) ci possa aiutare ad acquisire una definita conoscenza della realta' tramite uno scambio di processi energetici. La luce e' simultaneamente onda e particella e questo ci forza ad abbandonare una descrizionale causale della natura in favore di una sua visione probabilistica. Pauli? No, Jung! La divisione e la riduzione della simmetria, e' questo allora il vero termine della questione. La prima e' un'antica attibuzione del diavolo, oh, se i due rivali divini – Cristo e Satana – potessero notare che sono cresciuti in maniera cosi' simmetrica... Jung? Sbagliato, Pauli! E' grazie a Pauli, ad esempio, che Jung raffina e formula infine il suo concetto di Sincronismo e c'e' chi si e' anche spinto a vedere una chiara influenza alchemica nell'idea del Principio di Esclusione, formulato da Pauli nel 1925. Tesi, quest'ultima, tutta da dimostrare (non fosse altro per l'evidente discrepanza cronologica con la data del loro incontro). Rimane pero' pur vero che tutta l'opera scientifica di Pauli e' stata imperniata sui problemi legati alle leggi di simmetria: simmetria sotto una riflessione in uno specchio o cambiando la freccia del tempo, o anche simmetrie piu' astratte, quali ad esempio, quelle che legano le particelle alle loro antiparticelle. Per Pauli, tutto questo era l'epitome della bellezza e della verita' delle leggi naturali. E se per gli alchimisti del medio-evo l'interesse era nello zolfo, il mercurio e nella pietra filosofare, i fisici moderni hanno imparato invece a trattare con le infinite trasmutazioni delle particelle elementari. Per Pauli, tuttavia, la verita' 3 non andava ricercata in questa variegata tassonomia di pezzi di materia, ma nella manifestazione di qualcosa di piu' profondo. Un Unus Mundus o, per dirla alla Jung, un archetipo, ovvero il regno delle simmetrie e dell'ordine perfetto, li' dove ha origine la mente e la materia. Note Nel corso della sua carriera, Pauli ha fatto delle scoperte di primaria importanza, soprattutto nel campo della meccanica quantistica e della teoria dei campi quantistici. Nato a Vienna il 25 aprile 1900, e' morto a Zurigo il 15 dicembre del 1958. A soli vent'anni pubblico' un saggio di enorme profondita' sulla teoria della relativita', che gli attrasse l'attenzione e il riconoscimento dei maggiori scienziati dell'epoca. E' del 1924 la sua proposta di un nuovo grado di liberta', oggi noto come spin, per descrivere lo stato di un elettrone mentre e' del 1925 la formulazione del famoso principio di esclusione che fornisce, tra l'altro, una piena spiegazione della regolarita' degli elementi atomici. Esso si e' rivelato, pero', un principio di validita' generale per tutte le particelle con spin semi-intero ed e' alla base della statistica quantistica di Fermi-Dirac. Nel 1926, subito dopo la pubblicazione di Heisenberg della nuova formulazione della meccanica quantistica in termini di teoria delle matrici, pubblica uno studio dettagliato dello spettro dell'atomo di idrogeno che fornisce una conferma decisiva della validita' delle idee di Heisenberg. Nel 1931 ipotizza l'esistenza di una particella di carica neutra a massa nulla con spin ½, il neutrino, per spiegare il processo di decadimento del neutrone. Nel 1934 Fermi incorpora questa particella nella prima formulazione teorica delle interazioni deboli. Essa sara' scoperta sperimentalmente nel 1959. Nel 1940 prova poi il cosidetto teorema CPT, un risultato fondamentale nella teoria dei campi quantistici, che stabilisce che tutte le particelle di spin semi-intero sono fermioni (e si comportano secondo il principio di esclusione) mentre quelle con spin intero sono bosoni. Per tutta la sua vita fu affascinato dal problema di capire l'origine del numero 1/137, legato alla costante di struttura fine e alle interazioni elettromagnetiche. L'ossessione per questo numero si e' manifestata fino all'ultimo: mori' infatti nella stanza 137 dell'ospedale di Zurigo. 4 5