festa di primavera fai 23/24 marzo 2012 bosisio parini

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GIORNATA F.A.I. DI PRIMAVERA 24/25 MARZO 2012
BOSISIO PARINI
INTRODUZIONE
L’Amministrazione Comunale di
Bosisio Parini, con la
collaborazione della Delegazione
F.A.I. di Lecco (Fondo
Ambiente Italiano), in occasione
della XX Giornata di Primavera,
propone un percorso di visita
articolato tra storia e paesaggio,
attraverso le piccole vie del
centro storico.
BOSISIO PARINI ANNI ’50:
Via Parini, ingresso alla Casa
Natale del Poeta.
®ARCHIVIO FRANCO CORTI
IL GIARDINO DELLA LOMBARDIA
Così si potrebbe definire la Brianza: una zona industrialmente molto attiva, resa in ogni modo
leggiadra dalla grazia di un paesaggio dolce e delicato, fatto di villaggi sparsi nel verde, di pianure, di
colline, di monti e di laghi.
Parliamo di una terra prediletta dalla nobiltà dei secoli passati che vi costruì ville sontuose e palazzi
nobiliari, i quali rimangono tuttora come testimonianza della ricchezza di un tempo; terra cantata da
poeti e letterati (Parini, Manzoni, Stendhal e Foscolo), oltre a pittori noti come Giovanni Segantini.
Tra i numerosi borghi di Brianza, Bosisio Parini sorge sulle sponde orientali del Lago di Pusiano, un
invaso (lago) di modeste dimensioni circondato da colline d’origine morenica.
Fra la documentazione storica a noi pervenuta, esiste anche una citazione di Plinio il Vecchio (I secolo
d.C.) che chiama il grande invaso con il nome di Eupilii. Questo gran lago, molto probabilmente,
comprendeva tutti i piccoli specchi d'acqua briantei che allora formavano un unico bacino.
Successivamente si dovette assistere ad un sostanziale prosciugamento per cause non ben definite; in
effetti si parla di un lento abbassamento del livello lacustre o di un terremoto che sconvolse la
morfologia del territorio, oppure l’apertura di un canale naturale che mise in comunicazione il grande
Eupilii con il poco distante lago di Lecco (non si conosce l’epoca precisa di quest’evento).
L’avvenuto disseccamento del grande lago rese evidenti tratti di fondale con depositi di torba e
ritrovamenti archeologici, come imbarcazioni preistoriche, palafitte ed altri oggetti molto antichi.
Anche l’avvocato Alessandro Arnaboldi (proprietario dell’omonima villa a Bosisio Parini durante
l’Unità d’Italia), autore di numerose poesie, dedicò alcuni versi alla storia del suo lago:
“Lago gentil, poetica parola,
d’oro e d’argento l’Eupili risplende,
e un color di simpatica viola
sul verde della selva si distende…”
A. Arnaboldi (Da Pensieri d’autunno)
Bosisio (da bosso = essenza arborea presente sul territorio) prese successivamente il nome Bosisio
Parini in onore del famoso poeta Giuseppe Parini, che nacque il 23 maggio 1729 in una corte nella
zona più alta del paese. Qui la quota sul livello del mare raggiunge 295 metri, offrendo un incantevole
panorama verso il lago di Pusiano e verso la parte bassa del borgo.
Proprio nel cuore di questa località, sviluppatasi grazie all’accorto sfruttamento delle risorse naturali,
si snodano piccole vie sommariamente conservate che ospitano caseggiati, cortili, chiese e luoghi di
lavoro, di un valore che sublima la semplice forma estetica. Testimoni immobili di vita, stralci di storia
quotidiana che parlano di ricchezza, povertà, fede e lavoro.
Il comune di Bosisio Parini comprende la frazione di Garbagnate Rota, anch’essa ricca di ville, corti,
chiese e paesaggi degni di attenzione.
Si narra che a Garbagnate ci fu un convento di Benedettini presso l’ex-casa Nava.
VILLA ARNABOLDI, GALLONE
Si tratta di un complesso settecentesco situato in posizione paesaggistica dominante: da un lato si
affaccia sul borgo dall’altro lato panorama lacustre.
L’edificio, sottoposto alla tutela dei monumenti dal 10 giugno 1991, è piuttosto isolato rispetto alla via
pubblica (via Parini), cui si raccorda attraverso un viale privato a cannocchiale, in leggera salita, che
porta al cortile d’onore. Al centro di quest’ultimo si trova una giovane palma a sostituzione di una più
grande ed antica, forse affetta da qualche patologia vegetale.
Le origini risalgono al secolo XVI con evidenti modifiche ed aggiunte successive.
La proprietà è rimasta della famiglia Arnaboldi; particolarmente noto fra loro è il già citato Avvocato e
poeta Alessandro Arnaboldi, segretario del Municipio di Milano, membro della Giunta Municipale di
Bosisio ed autore di diverse liriche, anche in onore di Giuseppe Parini.
La villa passò per via ereditaria ai Gallone-Deleuse che vi soggiornano stagionalmente.
Da qui, l’immobile fu frazionato in due unità: la famiglia Arnaboldi Gallone, divenne proprietaria della
parte più nobile, visitabile in questa occasione grazie alla disponibilità del dott. Gallone Amedeo; e la
famiglia Arnaboldi Deleuse che trattenne la parte ad ovest, meno interessante dal punto di vista dello
stile architettonico ma determinate per la storia locale poiché conservatrice dei caratteri originali
dell’architettura cinquecento/seicentesca.
Diversamente, la struttura architettonica di villa Arnaboldi Gallone, tuttora inalterata, è perfettamente
omogenea con il Barocco Lombardo; lo stato di conservazione è discreto malgrado siano necessari
alcuni interventi conservativi (in programma).
La villa è circondata da altri edifici minori adibiti a deposito attrezzi, ex scuderia ed alloggi per
contadini. La semplicità di queste forme è contrastata da nicchie e decori baroccheggianti, creati
successivamente, in occasione della costruzione del nuovo viale a cannocchiale (intervento
ottocentesco).
Il fabbricato principale è il più imponente del quartiere, con elementi tipici dell’architettura
settecentesca. Si innalza con due piani fuori terra ed un sottotetto non abitabile ma agibile tramite
botola di servizio.
Al piano terra un porticato centrale a tre fornici (archi) e colonne tuscaniche in granito, custodisce un
soffitto ligneo a cassettoni ed alleggerisce l’intero prospetto, garantendo eleganza e stile.
Questo blocco settecentesco richiama da vicino la villa Giulini-Melzi d’Eril, nella frazione di
Garbagnate Rota.
Immediatamente, oltre il porticato, tramite le ampie finestre del salone d’onore ben mantenuto e
conservato, si apre un’incantevole panoramica sulla valle del lago di Pusiano.
All’interno gli ambienti sono curati ed attentamente mantenuti grazie all’interesse della proprietà;
pavimenti con pianelle di cotto originali della vicina Fornace di Briosco, posate alternando elementi di
tonalità diverse per creare un effetto geometrico molto gradevole (argilla bianca ed argilla rossa).
Anche i soffitti con travi maestre cassettonate, imbottiture e regoli di finitura sulle tavole lignee, si
mostrano in ottime condizioni; solo un consolidamento si era reso necessario, nei confronti di una delle
travi principali a sostegno del solaio soprastante il salone d’onore. Lampadari in cristallo ed arredi
originali dell’epoca mettono in armonia ogni angolo di quest’importante e splendido edificio. Alcuni
dipinti (copie degli originali), contribuiscono a rendere preziosi questi ambienti; le opere narrano la
storia della Famiglia Gallone dalle origini, con i numerosi figli, e gli antenati della famiglia Arnaboldi.
All’esterno, la struttura appare meno conservata, in ogni caso uniforme nello stile e nella qualità
architettonica. Grazie all’assenza di interventi radicali, anche se con patologie di degrado da trattare,
qui, abbiamo la fortuna di ammirare materiali e finiture autentiche (intonaco decorato, davanzali,
serramenti e pavimentazioni) ed assaporare l’essenza storica di un tempo.
La facciata opposta, sul parco, appare più modesta e meglio conserva la struttura tipica dell’edilizia
minore signorile settecentesca (come l’attigua parte della villa di proprietà della famiglia Deleuse),
lontana da forme di enfasi ed attenta invece ad una puntuale adesione all’ambiente naturale. Verso il
lago si distende il grande parco di proprietà, disposto secondo schemi naturalistici, in parte con
terrazzamenti artificiali, che scende fino alle sponde per raggiungere la darsena di proprietà..
Ora questo piccolo edificio è in parte crollato. Costruito direttamente nell’acqua, custodiva un tempo le
piccole imbarcazioni di proprietà della famiglia Arnaboldi, utilizzate per la navigazione sul lago di
Pusiano.
Dal punto alto del grande giardino, che corrisponde alla quota maggiore del paese, si possono
ammirare i piccoli centri rivieraschi posti a nord ovest del lago di Pusiano: Suello, Cesana, Pusiano,
Eupilio ed una parte di Erba con i retrostanti Monti del Triangolo Lariano, oltre al Monte Rosa durante
le giornate limpide e Ventose.
BOSISIO PARINI LUGLIO 2011: prospetto settecentesco di Villa Arnaboldi
VILLA APPIANI, BANFI, CANTU’
E’ certo la residenza signorile più nota e celebrata di Bosisio Parini, importante per il notevole parco
paesaggistico e naturalistico annesso.
L’edificio settecentesco è stato più volte rimaneggiato ed in parte rifatto, soprattutto durante il primo
‘800.
La villa si trova all’estremità occidentale del crinale collinare, in una posizione paesaggistica
dominante verso il lago di Pusiano.
Lo schema strutturale di base è quello usato per gli edifici minori settecenteschi, con corpi di fabbrica
disposti ad “U” verso la strada, delimitati da un cortile di forma regolare, quasi quadrato.
Questo edificio mostra un’impronta neoclassica ad eccezione delle facciate in stile eclettico (più stili
associati) di fine ottocento, decorate a graffito con motivi geometrici e floreali (strato d’intonaco di
calce e pigmenti di terra bruna con soprastante strato d’intonaco di calce e pigmenti di terra di Siena,
successivamente graffiati per ottenere effetti cromatici a due dimensioni). Di questi decori si possono
ammirare solo poche tracce conservante. Altre testimonianze di graffito sono presenti presso il portico
di Palazzo Appiani (ex ospedale).
Recenti sistemazioni hanno modificato le facciate di villa Cantù, in particolare, l’originale contrasto
cromatico dei prospetti, con i motivi decorativi giallo-bruni (graffiti autentici già descritti sopra) in
equilibrio con il parco circostante (soprattutto in autunno), ora sostituiti con tinteggiatura monocroma.
Precedenti interventi (‘880) hanno interessato il corpo di fabbrica che si immette nel parco verso nordovest e la torretta ottagonale.
Annesso alla villa, all’interno del parco, vi è pure un piccolo oratorio, un tempo dedicato a San Vitale;
con pianta ottagonale è opera dell’architetto Moraglia (lo stesso che progettò la vicina chiesa di San
Gaetano), in stile tardo neoclassico.
Ancora oggi, il maggior pregio della villa rimane nel suo rapporto ambientale; il modesto ma prezioso
parco paesaggistico, degradante fino alla riva del lago, con affaccio diretto sulle acque.
All’interno di questo parco, oltre ad essenze arboree di pregio, troviamo due lapidi neoclassiche a
ricordo del poeta Giuseppe Parini (posata nel 1840) e del pittore Andrea Appiani.
Quest’ultimo di famiglia bosisiese ma nato a Milano, pare abbia più volte soggiornato in questa villa.
Alcune teorie indicano che questa fu la sua casa natale.
Angelica Appiani, sorella di Andrea, attraverso il suo matrimonio, passò la villa in eredità alla famiglia
Banfi, che ne risulta intestata per tutto l’800. In seguito, per linea ereditaria passò alla famiglia Cantu’.
BOSISIO PARINI MARZO 2012: veduta paesaggista dal Parco di Villa Cantù
ORATORIO DI SAN GAETANO
La chiesetta fu edificata per disposizione testamentaria di Giovanni Appiani.
L’architetto Moraglia terminò la sua costruzione nel 1836, dopo aver modificato i progetti originari per
innalzare il campaniletto ad una quota superiore. Da alcune lettere intercorse tra l’architetto ed il
committente emergono, oltre allo stato di avanzamento dei lavori e l’ammontare dei costi (£15.516),
alcune difficoltà operative risolte in corso d’opera grazie anche alla collaborazione gratuita dei
parrocchiani.
Oggi il piccolo oratorio sorge ai margini della villa Appiani Cantù.
L’edificio, secondo gli schemi neoclassici ha un protiro d’accesso, sorretto da due colonne lisce e
rastremate, un elegante tamburo circolare e campanile con cupoletta.
La planimetria dichiara una forma contenuta a croce greca con cupola centrale, in corrispondenza del
tamburo. In origine questa cupola era dipinta all’interno con cielo azzurro e bianche nubi, come per
alleggerire elegantemente la struttura di per sé molto equilibrata.
Sul retro della chiesa, verso il lago, si trova la piccola sacrestia ancora in uso.
Sul frontone principale della chiesa era dipinto l’Occhio Divino della Trinità con fasci luminosi, come
prescrive la tradizione iconografica religiosa. Questo dipinto potrebbe essere ancora conservato al di
sotto degli strati di tinteggiatura recenti, così anche il motivo celeste della cupola.
Oggi la chiesetta non contiene nulla di notevole ma in origine erano presenti, come testimoniato dalla
Visita Pastorale del Cardinal Ferrari (8-10-1898) alcune tele del pittore Narducci ed una pala d’altare.
In particolare vi erano contenute: una Pietà (a forma di mezzaluna), 2 Puttini, un Santo Vescovo con
Vergine ed Angelo, una statua di Sant Gaetano e forse anche una pala d’altare del pittore locale Vitale
Sala, detto il Saletta.
Tutte queste opere dipendevano dalla Pinacoteca di Brera, probabilmente ora si trovano depositate nei
loro magazzini.
L’Oratorio è tutt’ora utilizzato per le S. Messe settimanali e per altre occasioni solenni come la festa
per S. Gaetano (mese di agosto) e la pesca di beneficenza per la festa patronale di Sant’Anna (mese di
luglio); in origine vi si recavano i confratelli del SS. Sacramento e le Figlie di Maria per le pie
devozioni.
BOSISIO PARINI 2010: Oratorio di S. Gaetano
ANTICA CHIESA DI SANT’AMBROGIO
La chiesa di Sant’Ambrogio è situata sotto la collina di Garbagnate Rota, frazione di Bosisio Parini,
sulla strada che da Bosisio porta a Rogeno e Merone.
L’origine è tutt’ora un problema irrisolto date le scarse notizie storiche certe. Tra queste si trova
l’ipotesi, accreditata da un documento del 1933, a cura del parroco Don Giuseppe Parravicini, di una
darsena per il ricovero delle barche, in coerenza con il carattere acquitrinoso del terreno, dopo i primi e
massicci prosciugamenti del grande Eupilii. L’ultimo abbassamento del lago avvenne nel 1801 in
seguito alle pratiche dei cittadini di Pusiano che lamentavano inondazioni continue.
La prima chiesa sorse nel V sec. quando il lago diminuì ulteriormente il suo livello; da darsena,
l’edificio fu trasformato in chiesa battesimale, alzando la quota originale del pavimento interno sino a
1,5 mt. si occultarono alcune testimonianze archeologiche, come antiche murature di fondazione e
grandi massi in pietra con segni evidenti del transito delle barche (questi ultimi sottostanti il pilastro
centrale tra le due arcate del presbiterio).
Da qui, per ottemperare alla nuova funzione, si aggiunse, sul lato di nord-est, un battistero per adulti,
fiancheggiato da ulteriore cappella per il culto (pronao laterale), così da accogliere tutti fedeli
provenienti dai molteplici cascinali dei dintorni. Queste testimonianze storiche ed archeologiche sono
dichiarate da una planimetria redatta per conto del Cardinal Federico Borromeo (1615), in occasione di
scavi e lavori di ripristino.
Parte di queste testimonianze furono successivamente eliminate per costruire un nuovo edificio
attiguo, atto ad accogliere la residenza del cappellano (1705), cancellando per sempre alcune tracce di
decori bizantini all’interno del ex battistero ed ex pronao.
Alla nuova chiesa si aggiunsero anche due archi portanti in laterizio, a sostituzione delle antiche
capriate lignee, le basi delle quali corrispondono alle travi di ferro tutt’ora esistenti.
In quel periodo, le funzioni religiose, secondo il documento del 1933, erano officiate da una comunità
di Benedettini, residenti in un monastero poco distante.
In seguito furono costituite le parrocchie di Bosisio e Garbagnate, modificando l’uso di questa
chiesetta, trasformandola nuovamente in sepolcreto.
Se le origini di questo Oratorio sono paleocristiane, la forma odierna appare tipica delle architetture
religiose dei secoli XII-XV. Di tale data sono verosimilmente i pregevoli affreschi restaurati e
ricostruiti nel 1939 dal pittore Mario Cornali (noto pittore bergamasco tra i più apprezzati artisti del
novecento) ed alcuni apparati decorativi semplici.
La chiesetta si può comunque definire l’edificio più antico del Paese. Essa si presenta con una facciata
a capanna in cui si notano tracce di un probabile rosone, di un antico portale con arco e due lesene in
corrispondenza degli spigoli; sui lati della chiesa troviamo ulteriori contrafforti a sostegno delle arcate
interne. Le tracce di questo arco attestano il possibile uso primitivo dell’edificio come darsena, dotato
di saracinesca mobile per governare la piena delle acque.
Sulla facciata principale, costituita da pietrame misto e ciottoli (come il resto della chiesa), è presente
una finestra con antica cornice in pietra di gusto settecentesco, come il grande portale sottostante con
temi decorativi che richiamano la morte, a ricordo della funzione cimiteriale del grande sagrato erboso
che ebbe durante i secoli passati, soprattutto all'epoca delle grandi pestilenze (1400 e 1600). Ora il
sagrato è occupato da alberi secolari che nascondo al passaggio l’integrale vista dell’edificio.
Soprastante il portone d’ingresso, in apposita edicola, è possibile ammirare un affresco raffigurante
Sant’Ambrogio con le Sacre Scritture. Sulla sommità di questo prospetto, a raccordo con la copertura
troviamo un’elegante cornice costituita da mattoni in laterizio, posati come un fregio dentellato
(mattone in diagonale alternato a mattone in linea), decoro tipico dell’architettura lombarda del ‘400.
Nel lato destro della chiesa s’innalza un piccolo campanile, anch’esso parte delle strutture a
contrafforte per il sostegno delle arcate interne. Come ben visibile, un’aggiunta postuma modifica
l’aspetto originale e rigoroso dell’architettura romanica, contro le linee curve baroccheggianti poste
alla sommità.
All’interno è presente una vasta navata sostenuta dai due archi trasversali in laterizio, anch’essi con le
stesse lavorazioni dentellate. La copertura lignea dell’unica navata, appoggia direttamente su queste
arcate.
Originale è il presbitero leggermente rialzato rispetto all’aula ed accompagnato da visibili segni di due
absidi semicircolari gemelle, distrutte per dare spazio alla sacrestia e alla strada comunale (1550c).
Tutte le pareti del presbiterio erano probabilmente decorate con affreschi di cui rimangono solo poche
tracce per lo più ricostruite dal pittore Cornali nel 1938, quando fu aggiunto anche il monumentale
ciborio marmoreo tutt’ora presente.
All’interno della chiesa sono conservati: un crocifisso ligneo di grandi dimensioni ed un paliotto
(paramento x altare), ad intarsi di scagliola, addossato alla muratura perimetrale (entrando a destra),
dopo la rimozione dall’originale collocazione: probabilmente dall’antico altare centrale.
Interessante è la pila dell’acquasanta, forse di origine pagana, che porta fregi e decori tipici della bassa
romanità
Entrando a sinistra, delimitata da una cornice barocca in marmi policromi, si trova un’icona su tavola
lignea, rappresentante la Vergine con Bambino: opera contemporanea della professoressa Maria
Raffaella De Fiori, residente a Garbagnate Rota sino alla morte e sorella del precedente parroco, Don
Giacinto De Fiori.
Entrando, a destra, un insolito torchio in granito fu collocato occasionalmente, senza dichiararne la
provenienza.
Oggi l’Oratorio è parzialmente utilizzato: si celebrano funzioni soprattutto durante la stagione estiva
ed in occasione di festività particolarmente solenni. Un tempo le funzioni erano officiate anche dai
Canonici (preti) di Sant’Eufemia d’Incino.
Per la sua ubicazione, appartiene alla parrocchia di Garbagnate Rota, dopo Decreto della Curia
Arcivescovile di Milano del 1935 che lo dichiara definitivamente di appartenenza (diatriba tra la
Parrocchia di Bosisio e Garbagnate).
GARBAGNATE ROTA: Oratorio di S. Ambrogio
Marzo 2012
Samuele Riva
Arch. Luisa Carolina Valsecchi
BIBLIOGRAFIA
AUTORE: Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Anna Maria Cito Filomarino, Francesco Suss
TITOLO: Ville della Brianza (tomo1) – Lombardia 6
EDIZIONE: SISAR, Milano 1978;
AUTORE: Ferdinando Cesare Farra
TITOLO: Guida alla Bosisio Pariniana
EDIZIONE: Cattaneo-Lecco 1968
AUTORE: Rino Perego
TITOLO: Bosisio Parini e la sua storia
EDIZIONE: Bellavite, Missaglia 1999
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