Inserto ampliato in italiano
traduzione più ampia e approfondita dei testi e delle legende
in internet versione in italiano di www.detail.de
Il contrasto non poteva essere più intenso: da un lato, il carattere
meditativo degli spazidell’Hotel termale di Kengo Kuma a Obanazawa, dall’altro, l’esplosione di energia del ristorante di Burkhalter
Sumi di Zurigo. Da un lato, legno e bambù in tonalità naturali in una
composizione geometrica di estremo rigore, dall’altro, colori intensi e
forme curve assolvono scrupolosamente la propria funzione enfatizzata da un mirato inserimento della luce. Nonostante la differenza, in
comune le due realizzazioni hanno il fatto che si tratta di esecuzioni
di progetti d’interni contemporanei tratteggiati su una specifica concettualità. Il processo formale, i materiali e lo studio della luce generano impareggiabili atmosfere. L’inserimento di un materiale ha un
ruolo più decisivo nelle ristrutturazioni d’interni rispetto a quando lo
stesso viene usato solo in facciata; negli interni c’è un diretto contatto con la materia. Oggi gli interventi sulla sostanza esistente diventano sempre più frequenti e non di rado hanno un carattere sperimentale. Nel settore del consumo, pur trattandosi di progetti accattivanti,
la ricerca progettuale è complessa. Christian Schittich
Rivista di Architettura
4 · Luce e interni
2
L’opinione
Piero Castiglioni
3
Pubblicazioni sulla luce
Progettare con la luce, luce naturale ed artificiale, luce per la casa e
luci per esporre
4
Progetti di luci ed interni in Italia
Centro sperimentazione arti contemporanee a Brenta VA, Rossella
Mombelli
5
Prodotti
Texarredo, Velux, iguzzini, ABP, Cesana, Zumtobel. secco sistemi,
Kobold-evente
6
Traduzioni in italiano di testi e legende
Discussione
Documentazione
Tecnologia
2
L’opinione
Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 4 ∂
L’opinione di Pietro Castiglioni
Uffizi le Sale del Caravaggio e dei Caravaggeschi, ovvero la semplicità complessa del progetto di illuminazione
a cura di Chiara Baldacci
B
A
Gli spazi occupati dagli Archivi di Stato al
primo piano, dal 1885 fino al loro trasloco
nel 1988, vengono acquisiti per l’ampliamento delle Gallerie degli Uffizi e diventano dal
2004, dopo un lungo periodo di riflessioni
sul loro utilizzo museale, le nuove sale espositive destinate ad accogliere la pittura del
Caravaggio e dei Caravaggeschi. Il lungo
corridoio che si affaccia sul Piazzale degli
Uffizi, longitudinale e senza soluzione di
continuità, è scandito da una teoria di finestre e crea, con la successione prospettica
delle travature delle porte, un cannocchiale
ottico su cui si affacciano direttamente le sale, di dimensioni regolari, a pianta quadrata,
con alti soffitti a volta decorati con tenui affreschi “alla raffaellesca”.
Il recupero a spazi museali ha coinvolto le
pubbliche istituzioni, le soprintendenze, i curatori, gli architetti e gli allestitori in un lungo
e animato dibattito.
Sono state prese in esame le diverse ipotesi
e soluzioni progettuali presentate, tutte non
corrispondenti ai criteri generali enunciati
dal Documento della commissione Ministeriale (ottobre ’99) al fine di elaborare il metodo di intervento per i Nuovi Uffizi:
“… scopo principale del progetto per i Nuovi
Uffizi deve essere prioritariamente quello del
recupero della struttura architettonica secondo i consueti e collaudati metodi del restauro
architettonico monumentale finalizzato ad un
riuso a destinazione museale. Tenendo ben
presente, però che si opera all’interno di un
fabbricato complesso e stratificato, in cui sarebbe mortificante e riduttivo tentare di reperire unicamente quelle ampie superfici necessarie per una comoda e corretta esposizione
delle opere d’arte, tanto più facilmente ottenibili in un fabbricato di nuova edificazione appositamente realizzato….”
La scelta di operare un restauro conservativo totalmente rispettoso di tutte le stratificazioni e modificazioni intervenute nella grande fabbrica vasariana nei quattro secoli di
vita comporta, quindi, un allestimento museale “minimo”, lascia i volumi e i decori della
antica architettura protagonisti assoluti ad
accogliere le opere con:
“il minimo di visibilità architettonica contempo- C
ranea nei percorsi espositivi e nel massimo di
modernità nelle attrezzature, nei servizi, nella
sicurezza” auspica Antonio Paolucci, Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino.
La luce del giorno entra nell’ala est dell’edificio, dall’ordine delle finestre (orientate nordsud). Il rilievo dei valori di illuminamento effettuato ha denunciato una decisa variabilità
nel corso della giornata a seconda delle ore
del giorno (insolazione diretta pomeridiana)
e delle stagioni.
La normativa per la buona conservazione
delle opere d’arte (CIE) fissa a 150 lux il valore massimo per l’illuminazione delle opere
pittoriche e a 50 lux quello per disegni, acquerelli, tempere, pastelli. Infatti, come è noto, le radiazioni solari, oltre ad apportare calore all’interno delle sale (raggi infrarossi),
danneggiano i pigmenti delle pitture (raggi
ultravioletti). Il controllo del day-lighting ha
reso indispensabile la decisione di dotare le
finestre di un doppio strato di tende per abbattere i picchi più elevati di luce diurna
(UV).
I sopralluoghi, le prove effettuate con vari
apparecchi di mercato dotati di ottiche diverse e il confronto tra diverse tipologie di
sorgente (fluorescente, ioduri metallici, incandescenza con alogeni) non hanno dato
la risposta cercata ed hanno determinato la
necessità di studiare un apposito sistema
di illuminazione espressamente dedicato
alle Sale dell’ex Archivio di Stato, con caratteristiche tecniche ed estetiche particolari
che ben si adattino al luogo e allo scopo
museale.
E’ stato progettato un nuovo sistema illuminotecnico, strettamente funzionale, assolutamente non invasivo, che utilizza la curvatura
delle volte come parabola e riflettore naturale del corpo illuminante.
L’intervento prevede un’unica struttura perimetrale di minime dimensioni, posizionata
sotto l’imposta delle volte: questa, costituita
da un profilo metallico a sezione rettangolare, piatto, consente l’aggancio dei quadri e
contiene l’alimentazione degli apparecchi illuminanti, permettendo il massimo rispetto
∂ 2008 ¥ 4 Inserto ampliato in italiano
L’opinione e pubblicazioni sulla luce
3
Pubblicazioni sulla luce
1
2
D
1
2
3
4
4
3
allogiamento per gruppi di alimentazione
Vetro di protezione
profilo in estruso di aluminio
finitura interna in nero ottico
dell’edificio, non operando con tracce e fori
sulla muratura.
Il nuovo sistema di illuminazione delle sale a
luce indiretta nasce dallo studio di un nuovo
proiettore, espressamente dedicato alle gallerie, prodotto in piccola serie ed entrato
successivamente in produzione industriale.
L’apparecchio progettato è costituito da un
corpo metallico verniciato di bianco, a sezione triangolare per ridurre l’impatto visivo e
per direzionare la totalità del flusso luminoso
verso la copertura voltata delle sale.
Ogni apparecchio ospita sette lampade alogene dicroiche con riflettore incorporato, posizionate in fila continua. Queste mantengono la direzionalità dell’intensità luminosa in
corrispondenza della chiave di volta e da
questa indirizzano la massima componente
riflessa sulle opere: le lampade proiettano i
fasci luminosi a soffitto, le pareti espositive
vengono illuminate per riflessione a luce indiretta, in assenza di ombre e di sovraesposizione della porzione superiore del cornicione, con un illuminamento costante ed
omogeneo e con i valori consentiti dalla normativa internazionale per la conservazione
delle opere d’arte (CIE). Le sorgenti ad alogeni, inoltre, possiedono una temperatura di
colore e uno spettro fotometrico simile alla
luce del sole ed un elevato indice di resa
cromatica: fattori, questi, che permettono
un’ottima visione dei colori.
L’apparecchio installato al di sopra dell’angolo visivo, ripetuto in ogni sala, aggregato
all’unico, naturale, elemento di allestimento
museale delle gallerie a esclusivo sostegno delle opere, diventa parte integrata
agli spazi.
Il sistema di illuminazione mette in mostra i
soffitti voltati e affrescati ed in modo omogeneo le intere pareti, permette l’assoluta flessibilità di ordinamento delle sale e rende
possibile il posizionamento delle tele su tutta
la superficie espositiva, indipendentemente
dalle dimensioni delle opere, dalle cornici,
dal vetro di protezione, in assenza di ombre,
riflessioni o effetto specchiante.
Le sorgenti ad alogeni con riflettore integrato
garantiscono la massima resa cromatica e il
perfetto controllo del fascio, il trattamento
IRC (infra red coating o “recupero termico”)
limita l’apporto di calore delle sorgenti mentre la luce indiretta, data dalla riflessione
della luce dalla volta sulle pareti, rende nullo
l’apporto di raggi ultravioletti sulle opere. Il
pre-orientamento delle sorgenti all’interno di
ogni apparecchio contribuisce a mantenere
inalterate le caratteristiche di funzionamento
in caso di manutenzione.
Le sale si presentano in successione “come
scatole luminose” chiare ed equilibrate,
mantengono un rapporto con la luce del
giorno, permettono la riconoscibilità spaziotemporale attraverso tende opportunamente
calibrate e, unitamente all’assenza dell’ingombro visivo degli apparecchi, mostrano le
opere “naturalmente” illuminate.
A,B Pianta e sezione in scala 1:100 con schema del
sistema di illuminazione artificiale, Grandi Uffizi,
Firenze
C Vista del sistema di illuminazione delle vetrine della Mostra sugli Etruschi, Palazzo Grassi, Venezia
D Dettaglio corpo illuminante in scala 1:2 Grandi
Uffizi, Firenze
Pietro Maria Castiglioni, detto Piero, si laurea in
architettura nel 1970 a Milano, dove vive e lavora
dedicandosi, quasi esclusivamente all’illuminotecnica.
1985 Parigi - Centro G. Pompidou / 1986 Venezia –
Palazzo Grassi, Parigi - Gare d’Orsay / 1989
Lisbona- Centro Culturale di Belem / 1992 Genova –
ExpoInternazio nale ‘92 / Lisbona – Expò Internazionale ‘98 - (Prémio Design de Ambientes – Prémios Nacionais de Design 98/99) / 1998 San Paolo
(Brasile) – Pinacoteca di Stato / 1998 Roma – Aula
di Palazzo Montecitorio / 2001 Buenos Aires – Malba (Museo de Arte Latinoamericano de Buenos
Aires) / 2002 Milano – Sala Alessi / 2003 Caltagirone – Scala Santa Maria al Monte / 2004 Ferrara –
Il Castello / 2004 Genova, Palazzo Ducale Mostra
Arti & Architettura / 2005 San Pietroburg – La Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato – 2006 Maninalco (Messico) Convento di Sant’Agostino – 2007
Milano – Portello.
Dal 1989 è direttore della rivista “Flare – architectural lighting magazine”. Designer per varie case
produttrici (sistema “Scintilla” – Fontana Arte / sistema “Cestello”- iGuzzini).
Docente dal 1995 presso la Facoltà di Architettura
di Milano, dal 1995 per il corso “Eclairage et Architecture” all’Istituto di Architettura dell’Università di
Ginevra, dal 1999 all’Accademia di Belle Arti di
Brera, dal 1998 membro APIL.dal 2005 Presidente
APIL, dal 2007 membro PLDA.
Progettare con la luce
Donatella Ravizza, Franco Angeli, Milano,
2003, 160 pp., 88-46-42651-2, ™ 26,00
La luce crea ombre e plasticità, influenza in
modo determinante la piacevolezza di un
ambiente e quindi il benessere delle persone che lo vivono. Questo manuale si compone di quattro parti, che presentano l’illuminotecnica nei suoi principi fisici di complessa
disciplina tecnica, negli aspetti articolati di
approccio al progetto, nell’analisi della grande varietà di prodotti e tecnologie disponibili. un testo di facile consultazione, ricco di
informazioni e indicazioni concrete sulle metodologie e sulle consuetudini del progetto
illuminotecnico.
Luce per la casa - Soluzioni di lighting design per interni
Gianni Forcolini, Hoepli, Milano, 2007, 144
pp., ISBN 88-20-33957-9, ™ 24,00
Il testo, prendendo in considerazione tutti gli
ambienti che compongono uno spazio abitativo, presenta numerose soluzioni innovative
di lighting design per interni corredate da
immagini di alta qualità e fornisce strumenti
teorici e consigli pratici dettagliati per integrare l’illuminazione artificiale nel progetto
degli spazi interni.
Luci per esporre - illuminare tra design e
tecnica
Alberto Pasetti, Marsilio, Venezia, 2007, 115
pp., ISBN 88-31-79199-1, ™ 20,00
Il testo, caratterizzato da un taglio analitico
che lega design e tecnica, affronta la tematica della luce artificiale negli spazi espositivi
in una panoramica articolata tra cenni teorici
dettagliatti e alcuni esempi pratici esplicativi
presentati con il supporto di disegni ed immagini.
Luce - naturale e artificiale
Ulrike Brandi Licht, UTET, Torino, 2005, 102
pp., ISBN 978-88-598-0155-9,
Il testo è acquistabile al prezzo di ™ 130,00
insieme ad un cofanetto contenete i libri Intonaci - stucchi e pitture e Trasparenze - vetri
plastiche e metalli ed un CD-rom nel sito:
www.detail.de/italiano
La luce, più di qualsiasi altro materiale, determina gli effetti volumetrici dello spazio,
crea l’atmosfera e mette in scena l’architettura. Un’accurata progettazione illuminotecnica in grado di coordinare le fonti naturali
diurne con quelle artificiali conduce invariabilmente a grandi risparmi energetici, soprattutto negli ambienti destinati ad ospitare
uffici. Accanto alle semplici regole di buona
progettazione che coinvolgono il disegno
planimetrico, l’orientamento dell’edificio e
l’articolazione della facciata, il manuale offre
un’ampia visione d’insieme dei più attuali sistemi d’illuminazione naturale e artificiale,
valutandone l’efficacia nel contesto di alcuni
progetti esemplari che vengono presentati
con accurati disegni di dettaglio.
4
Luci ed interni in Italia
Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 4 ∂
Luci ed interni in Italia
A Vista interna
B Sezione verticale di
dettaglio scala 1:20
1 Solaio P2° in cassero
a perdere di polistirolo,
getto integrativo di cls con
resina, perlina, trave esistente non portante
2 Parapetto in vetro temperato
8+8, PVB 1,52 mm
profili di acciaio inox
3 Piano in vetro temperato
12+12+12, PVB 1.52
4 HEA/IPE in acciaio verniciato,
fazzoletti in ferro crudo verniciato transparente
5 Pavimento in resina grigia su
vespaio aerato con cappa di
cls armato
6 Proiettore, binario elettrificato
Centro sperimentazione arti
contemporanee, Brenta VA
Progettista: Rossella Mombelli
Collaboratori: Anna Cermesoni,
Marica Farano
Progetto delle strutture:
Pierumberto Perucchini
A
L’acquisizione da parte di una coppia di
contemporanei mecenati delle arti ha consentito di salvare dalla demolizione un complesso industriale costruito tra la fine
dell’800 e la metà degli anni ’60 del secolo
scorso. Il progetto segue il concetto della
“conversione creativa” a servizio delle arti
trasformando l’area in un luogo di ricerca
scientifica e culturale oltre che di promozione artistica. L’intervento parte dal presupposto di valorizzare la presenza di una pregnante luce lombarda che invade durante la
giornata il corpo di fabbrica dell’antico opificio. I primi interventi funzionali, di stabilizzazione delle murature perimetrali e di asportazione delle superfetazioni hanno mirato a
svuotare parte del corpo demolendo l’intero
solaio del primo piano e asportando lo spesso intonaco, operazione che ha portato alla
luce la tessitura muraria realizzata a tecnica
mista. Le mura sono state stabilizzate con
aspersione siliconica all’interno e fugate con
malta di calce di cromia identica all’originaria all’esterno. Le campiture delle finestre
mantengono la proporzione con telai in ferro
di esili sezioni in rapporto alle dimensioni
delle specchiature al fine di consentire il dialogo tra interni e maestosi scorci sulla Valcuvia. Al solaio demolito è stato sostituito un
piano in grandi lastre di vetro extra chiare
posato su una struttura di travi di ferro crudo
verniciato trasparente. La trasparenza, il gioco di massivo e di diffusione luminosa crea
inusuali scenari. Anche al piano secondo,
particolare attenzione è stata conferita alla
luce naturale inserendo un’esile scala in lamiera che connette il soppalco la cui presenza non interrompe la diffusione di luce.
L’illuminazione artificiale delle sale è affidata
ad esili binari sospesi da cavi di acciaio con
corpi illuminanti a compasso.
Al piano terra, nel corridoio di servizio, le finestre a tetto, di giorno, proiettano una rigorosa lama di luce proveniente da nord; di
notte, diventano corpi illuminanti: fari esterni
proiettano luce artificiale zenitale attraverso
il vetro creando un particolare effetto di luci
ed ombre oltre che assumendo il ruolo di
scenica illuminazione artificiale di un disimpegno altrimenti monotono.
B
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Prodotti
Prodotti
Velux 65, Velux
Fuoco, secco sistemi
La nuova finestra per tetti VELUX 65
consente la diffusione di luce naturale
dall’alto anche in case a basso consumo
energetico possedendo un ottimo coefficiente di isolamento per l’intera finestra
(Uw=1,0 W/m2K). Soddisfa i severi requisiti di CASA CLIMA e della zona climatica F. E’ disponibile con finitura legno o bianca, nella versione manuale o
elettrica, per adattarsi a ogni stile. Il vetro esterno è proposto di serie con funzione autopulente.
Con la pubblicazione dei nuovi decreti
ministeriali sulla prevenzione degli incendi del maggio 2007, compare, per la
prima volta in Italia, il concetto di “fire
engineering”. Seccofuoco EI 30 è il prodotto più indicato quando il progetto di
“fire engineering” richiede caratteristiche di tenuta e isolamento. EW 60 ed
EW 90 sono indicati dove le vie di fuga
sono particolarmente ampie. Indiscutibile vantaggio è la possibilità di scegliere
serramenti nei metalli più evoluti.
VELUX Italia Spa.
Via Strà 152, Colognola ai Colli
www.velux.it
[email protected]
Secco Sistemi Spa.
Via Terraglio, 195, Preganziol
www.seccosistemi.it
[email protected]
Canopy, ABP
Luci Daylight, Kobold-event
La Collezione Design Canopy comprende un vasto assortimento di controsoffitti
acustici che si distinguono per un eccellente assorbimento acustico ed una elevata riflessione della luce. Ultima Canopy è un pannello minerale bianco
modellato in forma concava o convessa.
Orcal Canopy è un pannello in metallo
extra microperforato, realizzato in forma
piana, concava o convessa, personalizzabile nei colori RAL. I prodotti sono dotati di un apposito sistema di aggancio.
I nuovi sistemi di illuminazione Daylight
DEO400 proiettore open face messa a
fuoco con riflettore testurizzato, DEP400
proiettore daylight PAR ad alta efficienza
con riflettore parabolico e DE800 proiettore con attacco a baionetta hanno
un’elevata resa luminosa. Rispondono
allo standard IP 54 e possiedono un corpo in acciaio e alluminio di dimensioni
compatte, peso limitato e massima funzionalità, regolazione dimmer continua
da 60 a 100%.
Armstrong Building Products Srl.
Vicolo Diomede Pantaleoni 4, Milano
www.armstrong-soffitti.it
[email protected]
Movie Tech Srl.
Viale Edison 318, Sesto San Giovanni
www.kobold-rent.de
[email protected]
Exit onice, Texarredo
Cielos, Zumtobel
Luce che traspira da un ambiente all’altro, porte che stravolgono completamente il concetto classico di ingresso, sipari
che si aprono, dove materia e visione si
fondono creando nell’ambiente delle situazioni assolutamente uniche. Tutta la
collezione “exit”, disegnata da Samuele
Mazza, colpisce per la particolarità dei
rivestimenti. Stone si distingue nella collezione per il pannello in lastre di onice
Arco Iris inserite in telaio di acciaio cromato.
Cielos è un sistema modulare plug&play
che lascia spazio ad ogni idea creativa
sulla luce. Nel sistema si possono combinare uno, due o tre colori. I moduli
quadrati sono disponibili come prodotti
di serie in due diverse misure: da 600
mm o 900 mm di lato. Sono coperti da rifrattori di vetro che rendono particolarmente raffinato l’aspetto del soffitto.
Straordinaria poi la profondità d‘incasso:
soli 80 mm per la luce bianca monocromatica e 150 mm per la luce colorata.
Texarredo Srl.
Via Piemonte, 19, Sona
www.texarredo.com
[email protected]
Zumtobel Illuminazione Srl.
Via Isarco, 1/B, Varna
www.zumtobel.it
[email protected]
Tecnostar, Cesana
Glim Cube, iguzzini
Disegnata da Piet Billekens, interpreta la
contemporaneità del vivere urbano: oltre
all’aspetto funzionale, particolare riguardo è dato all’aspetto estetico del sistema. Le linee estremamente rigorose ed
essenziali, le grandi superfici di cristallo
che consentono ampia diffusione di luce
anche in una cabina doccia chiusa e i
supporti in ottone cromato rendono tecno star molto versatile e facilmente integrabile in differenti ambienti bagno.
Glim Cube è un nuovissimo sistema di
apparecchi da camminamento e ad applique dalla forma geometrica rigorosa
ed essenziale, studiato da Piero Castiglioni per l’impiego di sorgenti luminose
a LED. E’ un vero concentrato di tecnologia e di prestazione. Una temperatura
massima inferiore ai 40°, un vetro prismato in polimetilmetacrilato per una diffusione d’effetto, supporti e basi in alluminio e dettagli in acciaio inox o in
materiale termoplastico.
Cesana Spa.
Via Dalmazia, 3, Milano
www.cesana.it
[email protected]
iGuzzini illuminazione Spa.
Via Mariano Guzzini 37, Recanati MC
www.iguzzini.it
[email protected]
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Traduzioni in italiano
Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 4 ∂
Pagina 278
Editoriale
Il contrasto non poteva essere più intenso:
da un lato, il carattere meditativo degli spazi
dell’Hotel termale realizzato da Kengo Kuma
nella località giapponese di Obanazawa
(pag.342), dall’altro, l’esplosione di energia
del ristorante di Burkhalter Sumi di Zurigo
(pag.322).
Da un lato, legno e bambù in tonalità naturali
in una composizione geometrica di estremo
rigore, dall’altro, colori intensi e forme curve
assolvono scrupolosamente la propria funzione enfatizzata da un mirato inserimento
della luce.
Nonostante la differenza, in comune le due
realizzazioni hanno il fatto che si tratta di
esecuzioni di progetti d’interni contemporanei tratteggiati su una specifica concettualità. Il processo formale, i materiali e lo studio
delle luce generano impareggiabili atmosfere. L’inserimento di un materiale ha un ruolo
più decisivo nelle ristrutturazioni d’interni rispetto a quando lo stesso viene usato solo
in facciata; negli interni c’è un diretto contatto con la materia: la si può toccare, percepire, odorare o sentire direttamente.
Le sfide e la gamma di possibilità di un progetto d’interni è risaputo essere poliedrica.
Oggi gli interventi sulla sostanza esistente
diventano sempre più frequenti e dato che
in genere le realizzazioni interne hanno vita
più breve rispetto all’edificio stesso, non di
rado si tratta di interventi sperimentali. La
cosa vale soprattutto per progetti che riguardano il settore del consumo, per negozi
e locali nei luoghi di veloce utilizzo e dove
ad un trend se ne sostituisce rapidamente
un altro. Progetti visivamente accattivanti
ma di complessa progettazione. Il numero
di Detail offre una carrellata di soluzioni creative alle più diverse problematiche riscontrabili nei progetti di questo tipo.
Christian Schittich
Dibattito
Pagina 280
Non solo gli artisti danno vita ad un
universo
di immagini.
Axel Müller-Schöll
“L’artista è il meglio, la cosa più bella e magnifica che la società possa avere!” A tale
conclusione è arrivato il pittore e rettore
dell’Accademia d’Arte di Düsseldorf Markus
Lüpertz argomentando e approfondendo
brevemente durante una recente intervista,
l’aspetto più pragmatico dell’arte figurativa:
“I pittori hanno aiutato Dio a creare il mondo.
Chi fa parte della nostra area culturale europea, nella contemplazione di un tramonto
guarderà sempre all’inglese William Turner e
vivrà i paesaggi attraverso le pennellate di
Caspar David Friedrich”. Secondo le teorizzazioni di Lüpertz gli artisti sono i primi a
“vedere” ed è proprio in questo che Lüpertz
vede la missione dell’arte.
• che non è trascorso così tanto tempo da
quando si è affermato un processo formale
nella sua totalità: “dal cucchiaio alla città”
(Max Bill)
Un interessante punto da cui trarre ispirazione deriva dall’assimilazione nel dibattito di
un’architettura madre di tutte le arti. Meinhard von Gerkan, in un articolo pubblicato
da “Spiegel” a firma di Albert Speer, ha vinto
il concorso per la realizzazione della città cinese per 800.000 abitanti Lingang New City
per aver stupito la giuria con un’immagine
impressionante: il progetto urbanistico si delineava da una forma concentrica intorno ad
un lago “come la goccia che disegna cerchi
nell’acqua”.
L’architettura di interni e l’architettura del
paesaggio usano le immagini per distinguere impressioni e metter a nudo peculiarità:
enfatizzano, acuiscono talvolta quello che
è percettibile ed esperibile, e di conseguenza trasmettono rigorosamente il messaggio.
Un mondo di immagini creato con l’ausilio
della somma di supporti informativi e di
oggetti per i quali viene usato il termine
Design. La disciplina del Design si è sviluppata dalla propria nicchia di esistenza
negli anni passati in un complesso fattore
in seno all’economia e alla cultura generale
mutando radicalmente. Aderisco dunque
con grande entusiasmo alla tesi di Lüpertz
in quanto sono dell’idea che entrambe le
discipline aiutino gli uomini a trovare un
orientamento nei loro immediati dintorni
creando delle relazioni riconoscibili e attribuendovi uno status. In altri termini, abbiamo raggiunto l’obbiettivo di attribuire ai
contesti non solo una funzione oggettiva,
ma un carattere riconoscibile ed apprezzabile.
• che le correnti e le mode hanno una vita limitata, ma in linea di massima durano più
a lungo negli interni.
Nel saggio vorrei avanzare diverse riflessioni
dimostrando:
• che con l’onnipresenza dei media è emerso anche l’influsso del foto design a mostrare l’effetto sostenibile della nostra cultura quotidiana
• che l’abitudine alla percezione muta con lo
sviluppo progressivo degli strumenti formali e di conseguenza cambiano anche le
aspettative
• che la crescente importanza data al design di oggetti e di interni ha fatto sì che le
scelte in questo ambito facessero ormai
parte del management strategico
• che possiamo apprendere ancora molto
dall’avanguardia degli anni ’60 e ’70 che
aveva sperimentato molto nel settore del
design
• che nelle scuole professionali è sorta una
consapevolezza per il mutato stato delle
cose e la conversione di “laurea/master”
costituisce un’occasione per attualizzare e
arricchire l’offerta didattica per le prossime
generazioni di esteti.
Frammentazione reciproca dell’arte
Michelangelo Buonarroti è stato soprattutto
pittore, scultore o architetto? La sala di
lettura della Biblioteca Laurenziana di Firenze è di una tale bellezza – a partire dallo
studio per il pavimento in terrazzo, attraverso la seducente soluzione degli arredi (una
∂ 2008 ¥ 4 Inserto ampliato in italiano
Traduzioni in italiano
7
combinazione di panche con leggio integrato) sino al gabinetto tondo – che il famoso
scalone passa in secondo piano. Nella realizzazione è fondamentale un concetto di architettura d’interni complesso. Che la realizzazione sia frutto di una o di due mani poco
importa, fin tanto che ci sia la consapevolezza della necessità di una visione duplice,
quella dall’esterno e quella dall’interno. Anche nella costruzione di un buon strumento
musicale ci vuole l’intervento di un valido falegname, chi lo accorda deve avere anche
una buona formazione musicale. Una delle
doti più stimate di Michelangelo, infatti, era
l’intuizione dell’effetto delle sue azioni, non il
proprio virtuosismo nella pittura di intonaci
freschi o nella scultura del marmo.
Si dice infatti che egli stesso durante la ricerca della pietra nelle cave di marmo di
Carrara sosteneva che la figura doveva solo essere “liberata” dal blocco di marmo
trovato.
“Tantris”, Nouvelle Cuisine e Gulasch
Il motivo per cui i ristoranti scelgano come
stile di arredamento il barocco di Gelsenkirchen rimane un mistero. Il fatto che possa
assomigliare alla cucina casalinga dei nostri
simili è un’ipotesi da sfatare. Inoltre, la sensazione definita dal termine “accogliente” è
ambivalente, ma non devono necessariamente essere arredati con travi di finto rovere spazzolate.
All’inizio degli anni ’70, per la ristrutturazione
interna del proprio ristorante che si costruì
“solo per diletto” a Monaco di Baviera,
un’impresa edile ebbe il coraggio di affidare
l’incarico all’architetto Justus Dahinden di
origine svizzera che si ispirò al Radical-Design italiano e alla Pop-Art. Questo generò
nel ristorante “Tantris” la percezione della
cultura giovanile che vigeva, con reminiscenze psichedeliche e insolite combinazioni di materiale, al punto da riuscire a materializzare l’innovazione; alla stessa stregua
la Nouvelle Cuisine lavorò sui menù del ristorante rendendolo uno dei locali più celebrati della città. D’altro canto, il locale, ieri
come oggi, non era solo festaiolo ma da un
certo punto di vista anche accogliente.
Nel frattempo, gli interni sopravvissuti quasi
intatti per 37 anni hanno subito una cauta ristrutturazione e rimangono tuttora uno dei
rari ambienti Sixties esistenti che consentono un contatto autentico ed un’esperienza ai
massimi livelli culinari; nonostante il menù
sia cambiato infatti, le proposte sono sempre sperimentali e brillanti.
Alla Nouvelle Cuisine si abbina un peculiare
stile di tecnica per la fotografia dei cibi che
fino ad oggi “imperversava” ovunque, come
sostiene Vincent Klink, cuoco decorato con
premi e stelle nonché spirito libero della cucina.
Il cuoco sostiene che quello che si vede fotografato nelle riviste di cucina non ha molto
a che vedere con la realtà. Se un cuoco
mettesse gli stessi piatti davanti ai propri
ospiti, il locale si svuoterebbe in fretta.
Il problema è che quanto più un cibo è
appetitoso, tanto meno gradevole è il suo
aspetto. “Un gulasch fatto bene, è un
piatto squisito ma sembra una montagna
marrone”. Cucine in linea anche di rinomati
produttori appaiono antisettiche; si mette
in evidenza la grandiosità planimetrica
che nella realtà esiste in pochi casi evitando
di fotografare i locali di sgombero.
La cucina è un laboratorio che nonostante
tutto può esercitare un grande fascino. A
prescindere da questo, è significativo il fatto
che il punto di giunzione tra piano di lavoro
orizzontale e piano verticale della parete
non è un argomento tra i produttori di cucina. Quello che succede tra fughe e profili,
potrebbe essere argomento di un intero capitolo.
Un universo d’arte hight-tech
I notiziari, agli albori della televisione, presentavano una situazione simile: il moderatore sedeva dietro un tavolo semplice, sullo
sfondo scorreva un treno di parole, un logo
o una carta geografica del mondo stilizzata.
Lo si poteva seguire durante la sua prestazione, serio ed onesto come doveva essere
anche il suo pubblico: una fiducia ereditata
dal radionotiziario. L’ unica differenza ora
era che il presentatore poteva essere visto
durante il suo lavoro, anche se il codice
comportamentale non permetteva di commentare i contenuti né con la mimica facciale né con i gesti.
Cosa è cambiato oggi? La tipologia degli
studi delle news lascia il posto ad un universo artistico con una propria immagine
che favorisce la distanza tra coloro che
consumano il notiziario e gli esperti della
notizia che hanno l’accesso esclusivo a
sistemi di informazione high-tech e alle news
dell’ultima ora.
Nonostante le informazioni siano in gran parte drammatiche, i presentatori sembrano a
loro agio probabilmente perché sono in due
e sono particolarmente socievoli. Creare atmosfere significa molto di più di installare
una parete colorata di vetro retro-illuminata
con davanti un deck curvo di estremo dinamismo per il moderatore e sullo sfondo una
diapositiva di grandi dimensioni di una città
al crepuscolo.
Solo quando si instaura anche una relazione
spaziale e un’atmosfera di verosimiglianza, il
dramma dei contenuti si esibisce efficacemente. Ma tutto ciò ha bisogno di astrazione, come quando si compone un’immagine.
Correzioni delle immagini nei fast-food
Secondo alcune ricerche, i clienti tipici di
McDonald vorrebbero vedere il proprio locale in una luce differente: più elegante e più
particolare. Un drastico declino nel fatturato
è stato lo spunto per uno studio che ha presentato dieci modelli di modifica del design
degli interni.
Si trattava forse della fine dell’ uniformità
globale e la fine delle catene gastronomiche?
I cambiamenti nell’immagine e soprattutto la
metamorfosi degli interni non significano di
certo che i fast-food verranno spazzati via.
Al contrario: entro la fine del 2008 i 1330 ristoranti presenti in Germania dovranno essere rinnovati, operazione da 450-800.000
euro a locale, finanziata da ogni affiliato in
franchising. Investire in piatti di porcellana,
in bicchieri per il latte macchiato, vasi per
fiori o egg-chair sembra essere redditizio.
Dopo che nel 2007 i primi 500 ristoranti in
Germania e i primi 2000 di 6400 filiali sono
stati ristrutturati, il fatturato è salito fino al
40%, non tramite una variazione dell’offerta
8
Traduzioni in italiano
culinaria ma sulla spinta del design e soprattutto dell’allestimento d’interni.
Imparare il processo formale, generare allegorie superare i limiti
Il grande designer, architetto e artista italiano Ettore Sottsass che ci ha lasciati nel
2007, l’ultimo giorno dell’anno, è stato precursore di questo processo. Per la sua architettura e in particolare per i suoi lavori postumi ha utilizzato un vocabolario composto
nel suo lavoro di designer ma continuamente esercitato nell’opera di disegnatore, scultore e scenografo. O forse la sequenza era
esattamente al contrario e i meravigliosi lavori liberi di Sottsass erano l’ispirazione per
il suo lavoro in architettura.
A suo padre, anche lui architetto, ha dedicato il libro “Metafora” che raccoglie schizzi e
fotografie di scene teatrali in cui Sottsass
raffigura le azioni con nature morte. Rivela liberamente il carattere di un’azione trasponendolo in un contesto spaziale completamente diverso e rafforzando la percezione
della vita quotidiana.
L’ “Esercizio formale” è un libello simile ad
un cahier di schizzi che Sottsass compone
durante un viaggio in Grecia. In questa opera si distinguono osservazioni paesistiche,
progetti di mobili, cartoons, ecc. in maniera
così fresca, che si deduce che Sottsass non
era in viaggio in qualità di “maestro”, ma che
traeva ispirazione dalle percezione e dalle
esperienze del viaggio stesso.
La rivista “terrazzo” porta questa forma di relazione reciproca con il passato e il futuro
della quotidianità e l’enorme potenziale connesso all’immaginazione.
Nonostante Sottsass venisse ricordato come
grande designer, non è da dimenticare che
il suo lavoro costituisce un’arringa per una
grande attenzione nei confronti del nostro
spazio vitale, un concetto che è ancora di vitale importanza per le future generazioni di
designer.
Modello d’azione, Crossover, allegoria e
metafora
Le scuole d’arte frequentate dagli architetti
dovrebbero differenziarsi dalle università e
dagli istituti professionali superiori per un
approccio all’ architettura contrassegnato
da una contrapposizione artistica.
La cosa vale soprattutto per l’architettura
d’interni dato che in futuro il suo compito sarà concepire spazi d’azione, attribuendovi
una logicità. La reminiscenza del ruolo
dell’arte che inserisce con armonia, l’intuizione e la riflessione come catalizzatori del
processo creativo è una grande occasione.
In questo senso, il design viene riconosciuto
sempre di più come vettore di significati allegorici e metaforici, nei quali diverse persone che si sentono legate a certe sensazioni
di vita hanno le medesime percezioni. L’artista Stefan Lausch, che insegna fondamenti
Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 4 ∂
di arte formale presso la scuola superiore di
Folkwang, vede la funzione del design come
azione sistematizzata attiva nella società.
Presso il castello di Giebichenstein quattro
anni fa è stata istituita una nuova cattedra di
Design che si muove nell’ambito dell’industrial design e che ha come punto chiave lo
sviluppo concettuale e le strategie.
Il cross-over prosegue anche in tutti gli altri
corsi di studio; il design costituisce sempre
un elemento di connessione. Istituire 10 master di studio rende possibile aggiungere un
master in design di interni ad uno studio di
design industriale, della comunicazione e
della moda.
Gli studenti del corso di studi in architettura
possono anche seguire solo un master in architettura d’interni. L’intenzione è creare una
piattaforma che metta a confronto le più diverse competenze, prima nello studio e successivamente nel lavoro.
Pelo morbido o pelo ispido?
L’esigenza dell’allestimento d’interni di essere strumento strategico e pilastro di una cultura dinamica del quotidiano non solo si è
sviluppata ma ha guadagnato enorme attenzione. Le diverse discipline del design hanno un ruolo decisivo nella differenziazione
dei target.
Impariamo dalla moda a dare un’immagine
leggermente diversa dal design industriale,
dato che non è solo una questione di gusto
se si rende attraente la funzionalità; dai teorici del design impariamo che è impossibile
negare la comunicazione e dai designer della comunicazione che i messaggi non-verbali possono avere una raffinatezza retorica
peculiare. Altre cose nuove ed emozionali
giungono a noi continuamente, anche sospette e ripugnanti. Tutto scorre, la dinamica
è contagiosa e rigorosa allo stesso modo.
C’è comunque un vantaggio per noi architetti d’interni: l’immagine della nostra disciplina
che viene associata con la casalinga sul divano è definitivamente sorpassata, lasciando il posto alla convinzione sempre più radicata che disponiamo di potenti strumenti di
design, usati talvolta in modo controverso.
Axel Müller-Schöll professore di architettura d’interni
e progettazione presso la scuola di Burg Giebichenstein per arte e design, ha pubblicato nel 2007 il
“ManuSkript” una combinazione tra il manoscritto e
il cahier di appunti di architetti d’interni, designers.
Libero professionista, lavora come architetto, architetto d’interni e designer nel suo studio Paretaia di
Stoccarda.
Documentazioni
Pagina 308
Negozio di calzature a Roma
Sul pavimento, sul soffitto e sulle pareti dello
shop, uno spazio ad estensione longitudina-
le, si snoda tridimensionalmente una fascia
che parte all’esterno dall’insegna, attraversa
la vetrina principale, passa sopra le casse e
si diffonde nel retrostante spazio di vendita.
La fascia color vaniglia “senza fine” diventa
sfondo decorativo oltre che elemento di presentazione per i modelli di calzatura femminile del designer americano Stuart Weitzman.
Osservando le sue torsioni arbitrarie e psichedeliche risulta incredibile che l’elemento,
che si suppone essere privo di fughe, si riveli poi una combinazione di elementi formati in composito minerale.
Ogni frammento preformato a caldo con sagome di legno in officina, viene accoppiato
lungo il lato superiore, inferiore o frontale, incollato e levigato. Il montaggio in opera dei
“ripiani” orizzontali in parte con nastri di LED
e spot è stato effettuato tramite staffe in acciaio fissate a muro: in una seconda fase, gli
operatori hanno inserito gli elementi intermedi incollando e levigando.
Il composito minerale legato con resina è
ideale non solo per la semplicità di lavorazione ma soprattutto per la possibilità che
offre di realizzare una struttura a nastro incredibilmente uniforme che pur servendo da
ripiano, pavimento o insegna commerciale,
ricorda veramente un nastro regalo.
Pianta · Sezione
scala 1:200
1
2
3
4
5
6
7
Ingresso
Spazio commerciale
Casse
Servizio clienti
Ingresso personale
Deposito
Servizio personale
Prospetto frammenti preformati
Sezione particolareggiata
scala 1:20
1
2
3
4
5
6
7
8
8
9
Muratura esistente
Ripiano continuo
in composito minerale 42/350 mm
composto di 8 frammenti differenti
preformati incollati,
stuccati e laccati
Fissaggio con staffe di acciaio
Spot a LED Ø 35 mm
Manicotto con iniezione di malta
Guscio in cartongesso
Angolo a sguscio di intonaco
Tonalità in base alla parete e al pavimento
Soffitto sospeso in cartongesso
Vetrata fissa in stratificato di sicurezza
non intelaiata,
fissaggio puntuale a muro
∂ 2008 ¥ 4 Inserto ampliato in italiano
10 Insegna negozio continua
(in esterno)
composito minerale 42/300 mm
fissaggio puntuale alla vetrata fissa
11 Porta d’ingresso in stratificato di sicurezza
12 Zerbino
13 Pavimento: resina epossidica,
moquette (solo nei camerini),
nastro di separazione continuo
in composito minerale 6 mm
Pagina 312
Negozio a Monaco
In un fabbricato risalente al XIX secolo, il
committente incarica gli architetti della ristrutturazione di uno spazio commerciale
per un prodotto da lui stesso ideato: una
cintura con chiusura a scatto. 23 metri quadri di superficie che includono oltre all’esposizione anche un’area per gli incontri con i
clienti, un ufficio amministrativo e un deposito per i campionari.
L’architetto fa del tema “cintura” il motivo
formale dello spazio e riveste le pareti senza soluzione di continuità con fasce orizzontali bianche che assumono diverse funzioni
nella variazione di posizione, arretrando o
aggettando rispetto alla parete esistente.
In alcuni casi emergono superfici espositive
illuminate dal basso che presentano le
cinture, in altri le fasce creano pedane con
gradonate che conducono agli altri locali
e sono usate come elementi di seduta.
Anche il tavolo di lavoro è composto di
parti in aggetto a celare elementi di disturbo quali i materiali da ufficio e l’informatizzazione.
La parete presenta anche cassetti e ripiani
che offrono posto per un mini deposito. Le
fasce orizzontali sono state realizzate in
pannelli di MDF con parti preformate curvate. I singoli elementi sono stati incollati in loco, levigati e laccati. Inizialmente si è pensato ad una prefabbricazione completa degli
elementi, in seguito la soluzione è stata tralasciata per l’elevato costo.
Sezione • Pianta
scala 1:200
Sezione particolareggiata
scala 1:10
1
2
3
4
Tavolo
Modulo armadio integrato
Elemento di seduta
Ingresso alloggio
Traduzioni in italiano
5
Sedute imbottite
in pelle bianca 75 mm
6 Pannello di compensato
a tre fogli 19 mm
rivestimento in cemento fluido grigio
colorato in pasta 7 mm
7 Radiatore
8 Rivestimento in MDF bianco laccato
12 mm, giunto incollato
9 Struttura non a vista
in listelli di legno 50/50 mm
10 Vetro acrilico
bianco satinato 6 mm
11 Cemento fluido
grigio colorato in pasta 7 mm
superficie trattata ad olio
massetto a secco
pannello in truciolare 10 mm
parquet (esistente)
massetto (esistente)
Sezione particolareggiata
modulo cucina
scala 1:10
1
2
3
4
5
6
7
Pagina 315
Appartamento a Parigi
L’intervento d’interni trasforma il piccolo appartamento in posizione centrale in un funzionale e mutevole spazio abitativo.
La cucina, il bagno e la nicchia notte incorniciano la parete frontale. Gli spazi in apparenza sono celati dietro a due pareti piane in
compensato di betulla non trattato, senza
soluzione di continuità con il pavimento ma
in contrasto con le tre superfici intonacate
bianche contrapposte delle pareti longitudinali e del soffitto, favorendo una percezione
armonica dello spazio.
Se osservata più da vicino la parete frontale
di legno si rivela come una composizione di
elementi rettangolari di diverse dimensioni
da traslare, girare o anche ribaltare verso
l’esterno.
La realizzazione consente vari utilizzi in economia di spazio.
Le proporzioni degli elementi mobili variano
pur mantenendo una correlazione dimensionale basata sulla lunghezza. L’illuminazione
indiretta disegna il profilo degli elementi
chiusi enfatizzando i volumi con una luce azzurra o rossa.
Sezione · Pianta
scala 1:100
1
2
3
4
5
6
7
8
Piano scorrevole
Sala da bagno
Specchio scorrevole
Asola finestra
Nicchia notte
Ripiano a ribalta
Tavolo a ribalta
Cucina
9
8
9
Tubi fluorescenti Ø 26 mm
con filtro colorato rosso o blu
Cilindro idraulico in acciaio
Cerniera in acciaio nichelato 22/67 mm
Piano a ribalta in
pannello di compensato
impiallacciato in betulla 20 mm
esternamente non trattato,
all’interno verniciato di colore blu
Piano girevole
in pannello di compensato
impiallacciato in betulla 30 mm
esternamente non trattato,
all’interno verniciato di colore blu
Articolazione snodata
in acciaio 58/80 mm
Piano scorrevole in
pannello di compensato
impiallacciato in betulla 20 mm
esternamente non trattato,
all’interno verniciato di colore blu
Guida di scorrimento
in acciaio zincato
492/35/28 mm
Pavimento:
pannello di compensato
impiallacciato in betulla 20 mm
laccato opaco
autolivellante 50 mm
solaio con travi lignee, esistente
Pagina 318
Loft a Metzingen
Negli edifici industriali degli anni ’50 con
spazi per il deposito e la logistica di due
produttori tessili è stata impiantata una
struttura di acciaio a due piani in aggetto
che offre spazio per nove appartamenti a
loft. Vetrate ad altezza di piano, passerelle
di manutenzione e scala esterna in profili di
acciaio conferiscono un accento alla facciata. La scala esistente conduce ad un loggiato esposto a nord che mette in connessione gli appartamenti. Addizionando un
altro loft ricavato dalla ristrutturazione di un
ex garage, la superficie residenziale ottenuta è in totale di 890 mq. Ogni unità è ripartita tramite una galleria su due livelli. Un box
rivestito in vetro profilato industriale contiene al piano terra la cucina e un bagno di
servizio, al piano galleria uno spogliatoio e
un bagno con dotazioni essenziali. Materiali
sobri: come i componenti di grande dimensione zincati, gli elementi in acciaio a vista e
l’intonaco che richiama il carattere del vecchio edificio industriale si pongono in
10
Traduzioni in italiano
Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 4 ∂
contrasto con l’atmosfera calda e accogliente della galleria, con travi e pavimento
in legno. Dal livello superiore del loft, tramite una scala esterna in acciaio si accede
alla terrazza collocata sulla copertura pavimentata in legno di larice, dove la vista
spazia sulle colline coltivate a vitigno dei
dintorni.
Prospetto sud
sezione
Piante
scala 1:500
Planimetria generale
1
2
3
4
5
6
7
Edificio industriale
in calcestruzzo armato esistente
Sopralzo realizzato
in struttura di acciaio Loft 1-9
Bagno
Spogliatoio
Bagno ospiti
Cucina
Loft 10 (garage convertito)
Assonometria
con indicazioni di montaggio
Sezione del box
scala 1:50
Sezione verticale
Sezione orizzontale porta
scala 1:10
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
15
16
17
18
19
Solaio in c.a. 160 mm
lamiera nervata usata come cassero
a perdere
Lamiera di acciaio zincata 6 mm
Tubolare in acciaio continuo
di sezione rettangolare 100/60/4 mm
Angolare in acciaio saldato
a L 50/30/5 mm
Vetro profilato ornamentale
parzialmente rivestito bianco 4 mm
Profilo in acciaio a T 40/40/5 mm
Strato di appoggio in neoprene
Grappa di fissaggio in acciaio
Pavimento in linoleum 3 mm
pannello in particelle di legno 21 mm
Tubolare in acciaio
di sezione quadra 30/30/5 mm
Pannello in particelle di legno
in pino marittimo 19 mm
Trave nel vano del controsoffitto
profilo in acciaio HEB 160
Trave di legno 160/120 mm
Montante in profilo di acciaio
IPE 80
Profilo in acciaio a L 50/30/5 mm
Profilo in acciaio a L 40/40/5 mm
Angolare in profilo di acciaio inox
a L 40/20/4 mm
Lamiera in acciaio zincata
Pagina 322
Ristorante e bar a Zurigo
Ultimo intervento dell’opera di ristrutturazione del complesso di edifici a torre risalente
agli anni ’70 del secolo scorso, il capannone accoglie un nuovo ristorante con bar e
cantina.
L’accesso avviene tramite una bussola di
modesta altezza che si innesta in diagonale
nello spazio interno, lasciando subito coin-
volgere il visitatore nella dinamica spaziale
e nel vortice delle cromie anticonvenzionali.
I colori accesi si propagano concettualmente in tutti gli spazi.
La partenza circolare della scala e la galleria sono vestiti di un rosso acceso, trattenuti
solo da un pilastro centrale verde. In realtà,
sono i sobri pilastri verniciati di nero a portare la galleria.
Intorno alla scala si avvita un bancone bar
circolare in rovere decapato scuro con parti
in vetro curve.
Tutti gli spazi al piano terra sono accomunati da una pavimentazione in resina liquida
poliuretanica verde. Il bancone a forma circolare articola lo spazio di altezza sovradimensionata dell’ingresso, del bar con il
lounge e dell’area ristorante collocata sotto
la galleria.
L’area self service adiacente offre agli ospiti
la possibilità durante il giorno di accedere a
diverse isole gastronomiche.
La scala a chiocciole si avvita come elemento centrale dello spazio e collega il secondo piano del ristorante. La galleria è limitata da un elemento di seduta di forma
ergonomica che si sviluppa dal parapetto
della scala.
Esternamente la facciata trova peculiarità
negli elementi sospesi semitrasparenti di
protezione solare con motivi a foglia sovradimensionati, diaframmando la luce del sole
che penetra dalla vetrata su due livelli.
Planimetria generale
scala 1:2000
Piante • Sezioni
scala 1:500
1
2
3
4
5
6
Ingresso
Bar in piedi
Ristorante
Freeflow
Cucina
Galleria
Sezione
scala 1:20
1
2
3
4
5
Facciata esistente
Pannello con isolante 178 mm
Isolante in foamglas 140 mm
Soffitto in lamiera cruda zincata
verniciata a polvere, traforata Ø 40 mm
strato acustico 20 mm
Avvolgibile di protezione solare,
tessuto di rete stampato
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
Vetrata isolante 4+16+4+16+4 mm
con struttura in montanti e traversi
Panca in pannello di particelle
con impiallaccio trattato ad olio 19 mm
Corrimano in barra di acciaio 40/5 mm
Rivestimento in PU 3 mm
materassino fonoassorbente 4 mm
massetto all’anidride 43 mm
calcestruzzo 320 mm
Bocchette di alimentazione d’aria
Canale di estrazione dell’aria
Rivestimento in PU 3 mm
materassino fonoassorbente 4 mm
massetto all’anidride 43 mm
calcestruzzo 320 mm
Canale a pavimento 25/12 mm
Canale di alimentazione dell’aria
Canale di scolo
Nicchia in pannelli di MDF 30 mm
Aperture di alimentazione dell’aria Ø 50 mm
Pagina 327
Edificio per uffici a Kempten
A Kempten, città medievale, gli architetti
hanno recuperato una spazialità del tutto
nuova per allestire il proprio studio.
Al momento dell’acquisto, i requisiti del luogo non erano riconoscibili: la casa d’angolo,
il cui muro più antico aveva fatto parte delle
mura civiche, era utilizzato come deposito di
piastrelle e giaceva in un evidente stato di
abbandono. L’intervento ha portato alla luce
il valore storico dell’edificio; oggi sulle pareti
si possono leggere tutte le fasi costruttive
dal XI secolo in poi.
Trovandosi in un quartiere tutelato dal punto
di vista storico e urbano, l’edificio è stato inserito dalla Soprintendenza nella lista degli
edifici da salvaguardare.
In seguito ai nuovi ritrovamenti avvenuti durante l’opera di conversione e ristrutturazione, gli architetti hanno rielaborato le planimetrie. L’asportazione dell’intonaco e la
sabbiatura hanno messo in evidenza la tessitura in pietra a spacco e mattoni delle mura storiche.
Gli allestimenti interni, come gli arredi e le
scale, non si accostano all’apparato murario
perimetrale; rare pareti divisorie separano lo
spazio ricavando pochi ambienti funzionali:
il WC, la cucina e la sala riunioni.
Il pavimento in mastice d’asfalto scuro e i
mobili minimalisti conferiscono agli interni
un’atmosfera lavorativa di calma tranquillità,
in contrasto con la vitalità delle textures murarie.
∂ 2008 ¥ 4 Inserto ampliato in italiano
La semplice struttura delle pareti portanti
esterne e le travi in legno sono state conservate; è stata aggiunta una nuova trave che
poggia su uno snello pilastro, interrompendone a metà la tratta di sette metri.
Dal punto di vista impiantistico ed energetico, l’edificio segue le più moderne tendenze. Esternamente è stato posato un sistema
composito di isolamento a filo con il piano
delle nuove finestre. Tutti gli impianti, gli interruttori e le prese sono state posate a pavimento o nelle nuove pareti divisorie in cartongesso.
Sezioni · Piante
scala 1:400
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Ingresso
Spazio accessorio
Accoglienza
Corte interna
Ufficio
Cucina
Spazio di soggiorno
Biblioteca
Sala riunione
Ingresso al sottotetto (archivio)
Sezione scala
scala 1:20
1 Solaio:
pannello in truciolare 19 mm
isolamento termico
in polistirolo 200 mm
barriera al vapore
pellicola in PE incollata
tavole (esistenti)
travi di legno (esistenti)
2 Copertura:
tegole di copertura canadesi
listelli
puntoni (esistenti)
3 Vetrata isolante con infisso legno-alluminio
4 Intonaco
sistema composito di isolamento
a cappotto 120 mm
muratura in laterizio
700 mm ca. (esistente)
5 Solaio:
massetto radiante in asfalto colato
strato di separazione
isolante 60 mm
materiale di frammentazione 10 mm
nastro protettivo
tavole 35 mm (esistente)
travi di legno (esistente)
6 Architrave della porta in c.a. 700 mm
7 Pavimento:
massetto radiante in asfalto colato
strato di separazione in PE
pannello isolante in perlite 80 mm
impermeabilizzazione 10 mm
solaio in c.a. 160 mm
strato 50 mm
ghiaia 250 mm
8 Corrimano/montanti
barra di acciaio Ø 25 mm
9 Barre del parapetto di acciaio Ø 25 mm
10 Cosciale scala in piatto di acciaio
20/180 mm
11 Gradino scala 40/220 mm
12 Parete divisoria:
cartongesso 2x 12,5 mm
montanti
cartongesso 2x 12,5 mm
Traduzioni in italiano
Pagina 332
Sinagoga del Centro ebraico a Monaco di
Baviera
Il progetto persegue l’obbiettivo di integrare
il complesso dei tre edifici che compongono
il centro ebraico in una struttura urbana composta di una successione di piazze, vicoli e
passaggi tramite lo spazio pubblico.
La Sinagoga, l’edificio di maggior importanza del complesso, si colloca in Piazza Jacob
nel centro storico di Monaco, orientata verso
est in armoniosa relazione con il museo
ebraico e il centro comunitario.
Il basamento del corpo compatto rivestito in
pietra naturale cinge lo spazio liturgico proteggendolo. Al di sopra, spicca l’esile struttura di acciaio della copertura a lanterna.
Velato da un tessuto reticolare bronzeo relaziona la propria pelle traslucida e stratificata
al primo luogo santo d’Israele, la tenda con il
tabernacolo.
L’arcaica matericità della crosta di travertino,
plastico rivestimento del basamento, contrasta con l’involucro visivamente di estrema
fragilità, composto di tre stratificazioni: la rete
che appare come un tessuto a maglia spiraliforme in bronzo e aste di bronzo, uno strato
interno in lamiera di acciaio saldata ad una
struttura portante il cui motivo a triangoli richiama la geometria della stella di Davide e
l’intermedio piano di vetro con fermavetri
bronzati. All’interno della Sinagoga, superfici
di legno di cedro e pietra naturale avvolgono
lo spazio liturgico, la cui organizzazione a
pianta centrale è sottolineata dall’Almemor
collocato in posizione elevata: il centro spirituale sull’asse longitudinale tra l’accesso e il
luogo dove si conserva la Torah, situato sulla
parete orientale.
Una possente porta protegge la nicchia dove è collocata la Torah che durante il giorno
riceve la luce naturale dall’alto. Sui matronei
disposti lungo le pareti longitudinali si dispongono le sedute per le donne.
Il sole proietta le ombre dell’ornamentale
struttura di copertura sulle superfici lignee
della sala di preghiera. La scala del foyer
conduce al piano interrato dove trovano posto una sinagoga diurna e un bacino per le
immersioni rituali oltre agli ambienti di servizio e accessori.
Planimetria generale
scala 1:2500
Sezione • Piante
scala 1:500
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Centro comunitario
Sinagoga
Museo ebraico
Almemor (pulpito)
Aron Hakodesch
(arca-armadio con i rotoli della Thora)
Matroneo
Sinagoga diurna
Milkwe
(bagno rituale)
“Passaggio della memoria”
che conduce al centro comunitario
Sezione
scala 1:20
1 Tubolare di acciaio inox
Ø 114,3/5 mm
2 Struttura reticolare tridimensionale
composta di tubolari di acciaio inox
trattamento: pallinatura con
microsfere di vetro Ø 76,1/4 mm
3 Rete a maglia di fettuccia
spiraliforme in bronzo
10/1 mm con aste di bronzo a
sezione tonda 5 mm
4 Copertina in lamiera di alluminio 3 mm
5 Impermeabilizzazione
isolante termico 120 mm
barriera al vapore 5 mm
laminato di legno impiallacciato 60 mm
struttura non a vista in
profili di acciaio IPE 120
6 Facciata in montanti e traversi
listello di copertura in profilo di bronzo
con vetrata isolante a controllo solare
stratificato 8 + intercapedine 16 + float 8 mm
7 Tubolare di acciaio Ø 50,4/4 mm
8 Distanziatore in bronzo
di sezione rettangolare ¡ 35/10 mm
9 Struttura reticolare in
lamiera di acciaio 20 mm
10 Sospensione cavi di acciaio inox
Ø 6 mm
11 Proiettori
12 Tenditore a vite in acciaio inox
13 Lastre di travertino 50 mm
grigliato in acciaio su orditura
regolabile in altezza 50 mm
14 Lastre di travertino 80-120 mm
intercapedine d’aria 50 mm
isolante termico 120 mm
c.a. 300 mm
correnti 80/100 mm
multistrato in legno di cedro 19 mm
15 Vetro stratificato di sicurezza
praticabile, per manutenzione
Sezione
scala 1:500
Sezione particolareggiata
scala 1:20
11
12
Traduzioni in italiano
Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 4 ∂
Piante
Piano terra
Piano primo
Sezione
scala 1:500
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
Castello
Edificio amministrativo
Foresteria
Ponte/ingresso principale
Corte interna
Caffetteria
Lounge
Sala da pranzo
Studio
Colonne/deambulatorio
Salone
Seminari
Sala club
Clausura
Particolare corpi illuminanti
scala 1:10
A
B
C
1 Lastre di travertino 80-120 mm
intercapedine d’aria 50 mm
isolante termico 120 mm
c.a. 300 mm
correnti 80/100 mm
multistrato in legno di cedro 19 mm
2 Multistrato a tre fogli
in legno di cedro 22 mm
3 Legno squadrato 40/40 mm
4 Profilo di acciaio L 120/80/8 mm
5 Tavola portante in legno
con nastro di feltro 160/40 mm
6 Profilo di acciaio IPE 120
7 Asole per aerazione
8 Tubolare di acciaio ¡ 100/60/5,6 mm
9 Pulpito in multistrato a tre fogli,
legno di cedro
10 Parapetto in maglia di bronzo
tra profili in bronzo ¡ 40/10 mm
11 Pietra naturale 20 mm
malta di allettamento 5 mm
massetto all’anidride 72 mm
pellicola PE
sistema di riscaldamento
a pavimento 33 mm
isolamento termico 20 mm
12 Lastre di travertino 50 mm
grigliato di acciaio
regolabile in altezza 50 mm
struttura non a vista in acciaio IPE 120
13 Grigliato di acciaio zincato
14 Vetrata isolante in stratificato
15 Lamiera di alluminio piegata
con irrigidimento
Pagina 338
Centro congressi Palazzo Hohenkammer
Il palazzo Hohenkammer, a circa 40 Km a
nord di Monaco, è uno dei pochi esempi bavaresi di palazzina rinascimentale sull’acqua. La ristrutturazione, operata negli anni
’70 del secolo scorso, ha distrutto molta della sostanza storica, sostituendo con travi di
ferro e pannelli in calcestruzzo alveolare la
maggior parte dei solai lignei originari.
L’intervento recente non sarebbe quindi stato in grado di riportare il fabbricato alle condizioni originarie. Gli architetti, non essendo
più nelle condizioni di stabilire una relazione
di contrasto fra l’esistente e il nuovo, hanno
optato per l’armonizzazione delle stratificazioni storiche, cercando di ottenere un’uniformità spaziale.
I frammenti storici non demoliti durante la ristrutturazione degli anni ’70 sono stati accuratamente conservati mentre i nuovi elementi
restano riconoscibili solo in seconda analisi.
Anche nell’area moderna destinata ai seminari e alle conferenze le attrezzature impiantistiche necessarie sono state mimetizzate
nel miglior modo possibile, a volte attraverso
una tematizzazione: il riscaldamento a parete sotto l’intonaco è leggibile come zoccolatura ad altezza di parapetto, le asole nel pavimento per l’impianto di comunicazione
generano sul parquet un motivo di reminiscenza rinascimentale.
Da un unico tipo di corpo illuminante sono
derivate le soluzioni a parete per gli spazi di
distribuzione e per quelli comuni, o le soluzioni sospese singole o a gruppi per lo spazio seminari, per la parte dedicata alla preparazione gastronomica e nell’aula magna.
I materiali edilizi convenzionali come l’intonaco, il massello di legno e la pietra naturale
fungono da collegamento tra esistente e
nuovo. I
locali sono decorati con pitture murali astratte che seguono la tradizione di quelle rinascimentali: motivi floreali di Martin Schwenk
nelle anticamere e negli studioli e un’opera
grafica di Lawrence Weiner nell’antica cappella.
Le travi di acciaio rivestite durante l’intervento ricordano le antiche travi lignee.
La nuova riorganizzazione degli spazi all’interno della struttura storica, soprattutto il salone disposto su due livelli e l’ampia scala
con il parapetto metallico di reminescenza
classica, amplificano l’ampiezza degli ambienti.
Planimetria generale
scala 1:4000
Lampada a sospensione
Lampada a muro
Lampadario salone
1 Box in lamiera di acciaio,
brunito ottone-antico
2 Tubolare di sospensione
in acciaio, brunito
ottone-antico Ø 5 mm
3 Rete di protezione
parainsetti maglia 1 mm
4 Lamiera piegata
in acciaio, brunito ottone-antico
5 Lampada
6 Lastra di vetro
(trasmissione luminosa 32%)
in vetro di sicurezza trasparente 3 mm
+ strato diffusore opalino 0,45 mm
7 Vetro bianco satinato 3 mm
8 Coperchio incollato
9 Lamiera di acciaio,
brunito ottone-antico
10 Scatola derivazione incassata in
nicchia a muro
11 Tubolare di sospensione
in acciaio cromato
12 Lastra di vetro serigrafata a fasce,
satinata,
corpo di vetro incollato
in modo reversibile
13 Telaio cromato
del corpo illuminante
(dotato di passacavi nascosto)
∂ 2008 ¥ 4 Inserto ampliato in italiano
Pagina 342
Hotel a Obanazawa
Molte realizzazioni di Kengo Kuma sono caratterizzate dalla spettacolarizzazione della
materia, spesso ottenuta un unico materiale
da costruzione dominante. Il radicale intervento di ristrutturazione operato in questo
hotel termale si basa sulla lavorazione manuale dei diversi materiali tradizionali e
sull’esecuzione minuziosa dei particolari costruttivi. Nella nevosa regione di Obanazawa, a nord della grande isola giapponese di
Honshu, prediletta dai circuiti turistici e conosciuta per le fonti di acqua calda (Onsen),
le strutture di accoglienza tradizionali giapponesi sono allineate lungo le sponde del
fiume Ginzan, una a fianco all’altra. Anche
se molti di questi hotel sono stati visibilmente modernizzati di recente, l’architetto non si
è posto nemmeno lontanamente il problema
di apportare ampie modifiche a livello di
scala o di cubatura all’antico “Ginzan Onsen
Fujiya”; accettando tuttavia il compito di attualizzare la costruzione e metterla in grado
di soddisfare ogni moderno requisito di
comfort. L’edificio esistente è stato per lo più
smontato e ricostruito impiegando vecchi e
nuovi elementi edilizi. Esternamente, il fabbricato si distingue per le aperture delle finestre ampliate e le lamelle di legno che articolano le facciate, ma anche per lo
specchio d’acqua e la parete di vetro semitrasparente scorrevole che separa l’area di
ingresso, reinterpretando in chiave moderna
l’aspetto tradizionale delle strutture ricettive
giapponesi. All’interno, si inserisce un ampio
foyer disposto su due livelli.
Una parte della pareti interne è rivestita di
carta giapponese a mano, mentre le pareti e
i soffitti degli spazi di distribuzione e dei servizi sono ricoperti con pannelli di verghe di
bambù, che servono anche a creare la divisione semitrasparente intorno al foyer.
Nei bagni termali aperti al pubblico l’architetto enfatizza alcuni materiali tradizionali
come il bambù o il legno di hiba.
L’illuminazione indiretta e le viste panoramiche sul paesaggio circostante creano un’atmosfera di serena tranquillità.
La divisione degli spazi è essenziale; gli arredi appositamente progettati per il foyer e
per le stanze degli ospiti esibiscono un
grande rigore formale contribuendo alla creazione di uno spazio contemporaneo e contemplativo all’interno di un involucro tradizionale.
Piante
Sezione
scala 1:400
1
2
3
4
5
6
7
8
Specchio d’acqua
Ingresso
Atrio d’ingresso
Caffè
Cucina
Ufficio
Spogliatoio/ricreazione dipendenti
Area bagni termali
Traduzioni in italiano
9 Camera ospiti
10 Sala da pranzo
11 Loggia
Particolare bagno
scala 1:20
1 Manto di copertura in olmo
30/100 mm (distanza 102 mm),
listelli in olmo 30/50 mm
2 Lastra acidata in stratificato di sicurezza
3 Travi di legno 60/120 mm
4 Aperture di aerazione
5 Profilo di chiusura in acciaio inox
6 Rivestimento in tavole di olmo
verticali e sfalsate 15 mm
listelli 15/40 mm
7 Listelli in legno hiba 12/40
(distanza 33 mm)
lastra di copertura in legno hiba 15 mm
pannello per ambienti umidi 9 mm
listelli 25/40 mm
pannello poliuretanico isolante 26 mm
guaina impermeabilizzante
c.a. 150 mm
8 Guida in acciaio inox
curvata per illuminazione indiretta
9 Ghiaia tonda
massetto 20 mm
guaina impermeabilizzante
10 Vasca in legno hiba
11 Listelli in legno hiba 12/40 mm
(distanza 10,5 mm)
listelli 20/40 mm
listelli 90/90 mm
12 Piano lavabo in aomori-hiba
13 Listelli in hiba 12/40 mm
(distanza 21 mm)
listelli 20/50 mm
14 Rivestimento in bambù
disposto verticalmente
Sezione particolareggiata scala
scala 1:20
scala 1:5
1 Carta giapponese incollata
carta all’idrossido di alluminio
cartongesso 12,5+12,5 mm
multistrato 9 mm
2 Vetro acrilico traslucido
4 Lamiera di acciaio piegata 1,6 mm
5 Unità d’illuminazione
con fissaggio magnetico
6 Parquet di olmo 15 mm
multistrato 12 mm
isolante 60 mm
multistrato 18 mm
7 Pedata in olmo 36 mm
8 Asta in acciaio trattato
con acido fosforico Ø 9 mm
9 Manicotto in acciaio trattato
con acido fosforico Ø 14/2 mm
10 Carta giapponese incollata
carta all’idrossido di alluminio
cartongesso 12,5+12,5 mm
11 Rivestimento:
verghe di bambù inserite in
telaio di olmo
12 Fodera di rivestimento
rattata con acido fosforico Ø 2 mm
13 Dado saldato
con la fodera di rivestimento
13
Tecnologia
Pagina 350
Progettare la luce
Gerd Pfarré
La luce affascina. La luce è carica di magia.
E’ uno strumento seducente e versatile che
dà un’impronta alla quotidianità della nostra
vita. La luce ci permette di vedere, stimola,
informa e ci rende felici. Ma può essere
anche desolante e fastidiosa. Non esiste
forma visiva che possa essere percepita
senza luce.
Alla base del lighting design sta un’elevata
qualità della luce e un’idea. Impressioni formali e aspetti tecnici come le caratteristiche
dei corpi illuminanti, sistemi e apparecchi di
regolazione oltre ai relativi requisiti tecnici e
ai contenuti progettuali sono molto importanti, anche se sono subordinati all’idea formale. Per raggiungere gli obbiettivi formali di
ogni progetto, il progettista deve essere in
grado di confrontarsi con uno strumentario
di tecnologie versatili in continua fase di implementazione.
Uno dei primi compiti del progettista della
luce è includere l’illuminazione del luogo in
una fase progettuale precoce; partendo da
diverse angolazioni visive, crea una sorta di
presentazione tridimensionale virtuale a 360°
14
Traduzioni in italiano
Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 4 ∂
media e di sicurezza, relazionarsi in una fase preliminare con un lighting designer diventa sempre più necessario. La procedura
ha un valore generale, ma riguarda in particolare progetti con soffitti in calcestruzzo armato: il processo di lighting design deve iniziare ben prima per definire anticipatamente
tutte le indicazioni riguardanti le nicchie, i
particolari di connessione, l’alloggiamento di
scatole o pezzi speciali per luci ad incasso.
che tiene in considerazione i requisiti della
luce definiti sulla base delle finalità visive,
dell’orientamento e della presentazione. Un
lighting designer riesce ad ottenere consenso in qualsiasi situazione spaziale.
Il progettista della luce è “the lighting eye of
the architect”. Architettura e progettazione
della luce si valorizzano a vicenda.
La conformità a certi “requisiti convenzionali” quali la necessaria intensità luminosa,
l’uniformità d’illuminazione o la disposizione
di un impianto di illuminazione economico
di facile uso e manutenzione, è comunque
un aspetto irrinunciabile. Per chi allestisce
con la luce è importante individuare in una
fase iniziale il potenziale del luogo, dell’architettura e dello spazio, armonizzando le
componenti con la funzione desiderata.
Anche ottemperare alle normative in vigore
ad esempio alle normative antincendio, a
quelle sui luoghi di ritrovo, ecc. è uno dei
compiti del lighting designer al pari di prendere in considerazione le stratificazioni
storiche o le esigenze dettate da un progetto conservativo.
Cooperazione tra architetto e progettista
tecnico.
Il lighting designer può collaborare con architetti e tecnici per sviluppare strutture spaziali e atmosfere che caratterizzano un progetto. La cosa non coinvolge soltanto
l’aspetto di un edificio quanto piuttosto la
qualità dello spazio da accertare sulla base
della funzione e del luogo. Prima si procede
a definire il concetto di tecnica d’illuminazione come parte integrante dell’architettura
e dell’impiantistica illuminotecnica, migliore
è l’allestimento della luce negli spazi.
Un altro vantaggio della relazione fra progetto architettonico e lighting design in fase
preliminare –oltre a lavorare senza stress –
sta nel fatto di avere spazio per lavorare a livello formale e per sviluppare particolari in
maniera accurata tramite un timing di programmazione realistico e una buona struttura di comunicazione (processo di progettazione verificato, workshops, ecc).
Data la presenza di molteplici elementi illuminotecnici a soffitto e l’implementazione di
altri elementi accessori quali l’impianto di
ventilazione forzata, lo sprinkler, gli impianti
La necessità di una progettazione interdisciplinare è dovuta tra l’altro all’esigenza di verifiche statiche determinate dalla presenza
di incavi per alloggiamenti tecnici; inoltre,
nel caso di corpi illuminanti a soffitto, a pavimento o integrati negli arredi e nelle pareti o
in altri elementi accessori, una progettazione
interdisciplinare è indotta dalla necessità di
particolari costruttivi spesso da verificare in
stretta collaborazione con altri progettisti e
con i produttori.
Un lighting designer con una certa esperienza progetta un impianto di illuminazione stabile nel tempo sia esteticamente che tecnicamente. Del processo progettuale fa parte
anche l’elaborazione di un fascicolo di illuminazione dove vengono raccolte tutte le indicazioni concettuali, il processo formale,
l’impianto e la regolazione, la manutenzione
straordinaria e ordinaria.
Anche la scelta di un’idonea regolazione
della luce ha un ruolo chiave negli effetti che
si vengono a creare con gruppi di accensione, dimmer, ecc.
Negli interni si fanno strada spesso altri professionisti provenienti dall’Interior Design,
dalla grafica, dall’arte, dal marketing, dalla
progettazione commerciale, dalla gastronomia e dall’illuminazione di eventi, dall’impiantista per conferenze, fino alla scenografia. Lo scambio critico-creativo con
l’architetto è molto utile. Per il lighting designer è molto interessante rielaborare soluzioni a livello interdisciplinare con tutti i partners e realizzare un progetto con la “luce
giusta”. La cosa non cambia sia che si tratti
di un piccolo progetto d’interni che di un
progetto d’esterni a grande scala urbana: il
momento in cui per la prima volta l’impianto
entra in funzione è magico.
Onorario e qualifiche
Il quadro prestazionale di un libero professionista si orienta alla fase 1-9/HOAI
§§68-73 traducibile a livello internazionale
nelle “Guidelines of specification Integrity”
dell’Association of Lighting Designers IALD.
Tra le prestazioni particolari si annoverano la
progettazione di corpi illuminanti particolari,
modelli, Mock-up, prove luce (in loco o in
studio), modifiche operate su corpi illuminanti di serie, analisi sotto un cielo artificiale,
rendering, animazioni, calcoli economici e
aziendali.
Le prestazioni progettuali e di design come
la consulenza potrebbero essere riconosciute anche a forfait oppure definite caso per
caso. Non esistono tariffari per la progettazione di illuminazione urbana, pianificazioni
generali d’illuminazione e piani d’illuminazione naturale.
La qualificazione degli aderenti ai due albi
professionali, il IALD (www.iald.org) e il PLDA (www.pld-a.org), rispecchia gli standards professionali ed etici di questa professione relativamente recente.
A seguire, l’analisi di due progetti, entrambi
più volte premiati a livello internazionale.
“Manufactum” a Monaco di Baviera
Otto corpi d’illuminazione del diametro di
3,4 metri realizzati ad hoc dominano lo
spazio commerciale di circa 1.000 mq di
“manufact”.
Esternamente hanno un effetto catalizzatore,
negli interni si relazionano dimensionalmente
ad un’architettura imponente e ad una infinita varietà di prodotti in vendita. Sono reminiscenza di storici lampadari a corona: la sala
principale è l’unico spazio dell’”antica corte”
risalente al XII secolo sopravvissuto integro
alla guerra. L’installazione degli otto corpi illuminanti contribuisce a mitigare il soffitto a
volte.
Tredici ulteriori corpi d’illuminazione di soli
1,2 metri di diametro proiettano luce sugli
articoli presentati nel cosiddetto “gabinetto”.
Il concetto illuminotecnico definisce esattamente i seguenti criteri d’illuminazione: i
lampadari tondi provvedono ad una illuminazione economicamente vantaggiosa con livello di luminosità di base a medio contrasto. Sulla corona più esterna sono stati poi
montati proiettori cardanici (a rotazione libera) attivi. Ogni corpo è dotato per due terzi
di lampade a ripartizione estensiva, per un
terzo a ripartizione intensiva.
L’angolo di distribuzione della luce relativamente ampio ha la funzione di mettere in risalto i gruppi di prodotti, mentre i proiettori
con angolo stretto sviscerano tramite una luce focalizzata di particolare intensità decorativa.
Dodici corpi illuminanti dimmerabili rischiarano la superficie luminosa interna di ciascun corpo. Un rivestimento in pellicola traslucida garantisce una diffusione uniforme
della luce. L’impianto sprinkler in acciaio
inox viaggia parallelamente all’impiantistica
elettrica, all’illuminazione di sicurezza e alla
regolazione della luce.
Una particolare attenzione è stata rivolta
all’illuminazione della sala a volte ristrutturata. Sebbene siano presenti diversi elementi
di illuminazione, si è ritenuto indispensabile
che l’asse visivo centrale restasse privo di
corpi illuminanti. Le volte sono rischiarate
∂ 2008 ¥ 4 Inserto ampliato in italiano
con proiezione di luce indiretta realizzata
tramite minimali Uplights realizzati appositamente per il progetto, collocati al punto di
spicco delle nervature dell’arco della volta.
L’illuminazione dello shop si colloca in corrispondenza del punto in cui le nervature confluiscono (tre proiettori per ogni lato).
Il concetto di luce del negozio è stato studiato in stretta collaborazione tra committente, architetto, architetto d’interni, progettisti
tecnici e produttori.
La progettazione del sistema di illuminazione
e dei corpi illuminanti è base per i computi
estimativi sui quali poi si assegna un appalto
ad un produttore specializzato in luci.
Il controllo programmato dell’illuminazione
con cui creare scenari a quattro colori – inclusa l’’illuminazione delle vetrine, l’illuminazione pubblicitaria e la scenografica illuminazione notturna-, consente un’illuminazione
alla portata di tutti.
Traduzioni in italiano
Paralleli ai nastri di luce i corpi fluorescenti
illuminano indirettamente con riflettori asimmetrici la superficie riflettente sopra il reticolo. La distribuzione della luce avviene
tramite diffusori in acrilico. L’aspetto del soffitto è equilibrato. L’intensità luminosa viene
calibrata da un sistema di regolazione
tarato sull’intensità della luce naturale
esterna per il risparmio energetico. Il soffitto luminoso pensato per l’intera superficie
espositiva di 1.000 mq è un elemento studiato e realizzato appositamente per Globus.
E’ una “lighting superstructure” con campi
di soffitto completamente illuminati e binari
ad elevata flessibilità per luce diretta orientabile; una superstruttura con un ruolo fondamentale nel nuovo concetto di shop dove
è importante l’atmosfera, l’orientamento, la
qualità, la motivazione dei dipendenti e la
presentazione degli articoli in vendita.
∂ - Inserto in italiano
Zeitschrift für Architektur
Rivista di Architettura
48° Serie 2008 · 4 Luce e interni
L’Impressum completo contenete i recapiti per
la distribuzione, gli abbonamenti e le inserzioni
pubblicitarie è contenuto nella rivista principale a
pag. 431
Redazione Inserto in italiano:
Frank Kaltenbach
George Frazzica
Monica Rossi
e-mail: [email protected]
telefono: 0049/(0)89/381620-0
Partner italiano e commerciale:
Reed Businness Information
V.le G. Richard 1/a
20143 Milano, Italia
[email protected]
[email protected]
“Globus” a Zurigo
“Manufactum” a Monaco di Baviera, 2006
In occasione della modernizzazione della
sede centrale del rinomato grande magazzino “Globus” sulla Löwenplatz, si è predisposto lo sviluppo di un piano d’illuminazione
per 13 filiali. L’analisi riassuntiva dell’esistente e i requisiti dell’illuminazione hanno costituito la base per il concetto di lighting design.
Un ruolo cardine è stato dato alla necessità
di creare per i clienti un’atmosfera serena
durante gli acquisti in un ambiente che fosse
alla vista armonioso. Il concetto si basa su
un ampio campo luminoso che si estende
sul soffitto.
Nastri di luce accompagnano i settori merceologici, mentre altri componenti tecnici
che di solito deturpano l’aspetto del soffitto
come l’impianto di climatizzazione e di aerazione, lo sprinkler, l’amplificazione, l’illuminazione di emergenza e le telecamere dell’impianto di sicurezza non sono visibili essendo
integrati in queste fasce.
Per garantire flessibilità al variare della presentazione degli articoli esposti è stato sviluppato un sistema con proiettori scorrevoli
che è possibile posizionare in modo preciso
tramite una sospensione cardanica e due diversi angoli di distribuzione.
Corpi illuminanti, cavi, viti e tutti gli altri elementi tecnici all’interno del canale hanno lo
stesso colore. La realizzazione di un apposito “carrello” invaso consente di far slittare i
proiettori su un esiguo profilo di acciaio
all’intradosso del canale. Il fissaggio avviene
tramite viti a testa zigrinata per non scalfire
la superficie dei profili. Numerose le soluzioni grafiche del soffitto in metallo al fine di determinare la relazione ottimale tra dimensione del reticolo geometrico, larghezza e
trasmissione luminosa.
Architetti: Landau+Kindelbacher,
Monaco di Baviera
Progettazione della luce:
pfarré lighting design,
Monaco di Baviera
1
2
3
4
5
6
Schizzo della situazione
dal punto di vista
dell’illuminazione,
spazio principale centrale
Spazio centrale con vista
sul passaggio delle volte
Passaggio delle volte
Schizzo del particolare
costruttivo del corpo illuminante
a sospensione
Corpo illuminante
a sospenzione del “gabinetto”
(diametro 1,2 mt)
Corpo illuminante a
sospensione
della “sala centrale”
(diametro 3,4 mt)
Fonti delle illustrazioni:
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
2: Chiara Baldacci, Milano
4: Ken Shore, Trieste
6: Klaus Maria Einwanger, Rosenheim
7: Bulthaup GmbH
8: Alberto Ferrero, Milano
9 sinistra: Florian Holzherr, Monaco di
Baviera
pag. 9 centro: Yasmine Eid-Sabbagh, Paris
pag. 9 destra: Frank Kleinbach, Stuttgart
pag. 10 sinistra. Heinz Unger, CH-Schlieren
pag. 10 destra: Hermann Rupp, Kempten
pag. 12 sinistra: Michael Heinrich, Monaco di
Baviera
pag. 12 destra.Daici Ano, Tokio
“Globus” a Zurigo, 2005
Architetti: Globus progettazione e
direzione progettuale, Zurigo
Progettazione della luce:
pfarré lighting design,
Monaco di Baviera
7
8
Particolare costruttivo
del canale di luce/reticolo
geometrico soffitto
Schizzo particolareggiato
canale di luce1
Gerd Pfarré nel 1998 inizia a dirigere la pfarré lighting
design a Monaco di Baviera dopo aver collaborato
per anni con Ingo Maurer. E’ membro dell’International Association of Lighting Designers IALD a Chicago
e in Germania
Ha realizzato diversi worlshop, partecipato a progetti
internazionali e ricevuto vari premi per il suo lavoro.
Piano editoriale anno 2008:
∂ 2008
1/2 Costruire con il Cemento
∂ 2008
3
Detail Conzept: Asili
∂ 2008
4
Luce e interni
∂ 2008
5
Materiali plastici e
membrane
∂ 2008
6
Costruire semplice
∂ 2008
7/8 Grandi strutture portanti
∂ 2008
9
Detail Conzept: abitare
∂ 2008
10
Facciate
∂ 2008
11
Costruire con il Legno
∂ 2008
12
Tema particolare
15
• Luce – naturale e artificiale
Materia luce
• Intonaci – stucchi e pitture
Le facciate intonacate e poi -pittura,
tinta o rivestimento?
• Trasparenze –
vetri plastiche e metalli
Materiali trasparenti, traslucidi, perforati
Lo stato dell’arte dei materiali da costruzione diafani
Il materiale traslucido offre al progettista
un’ampia libertà creativa, impensabile
con il vetro, che consente un rapporto
sensoriale con la luce e stimola l’avvincente alternanza di interni ed esterni.
Attraverso l’impiego di nuovi vetri
speciali, lastre di materiale sintetico,
membrane e metalli perforati è possibile
ottenere una nuova interpretazione
delle atmosfere create dagli antichi
finestroni colorati delle chiese, dalle
sottili lastre di alabastro e dai riquadri
di carta intelaiata dei tempi passati.
Frank Kaltenbach, 2003
108 pagine con numerose illustrazioni
e fotografie. Formato 21× 29,7 cm
Gli intonaci, le tinteggiature e i
rivestimenti determinano l’aspetto
delle superfici, creano effetti spaziali,
giocano con la luce. Il loro impiego è
determinante per la caratterizzazione
formale dell’edificio e per la qualità
dello strato protettivo. Il nuovo volume
di DETAIL Praxis “Intonaci, colori,
rivestimenti” presenta convincenti
soluzioni, sia tradizionali che innovative.
Gli autori descrivono e definiscono
i fondamenti della materia, indicano
gli aspetti problematici e offrono utili
suggerimenti per la pratica dell’edilizia.
Utilizzando i particolari di due costruzioni
esemplari, gli esperti documentano in
scala 1:10 la realizzazione di tutti i giunti
più importanti di un edificio.
Alexander Reichel, Anette Hochberg,
Christine Köpke 2004.
112 pagine con numerose illustrazioni
e fotografie. Formato 21×29,7 cm
La luce, più di qualsiasi altro materiale,
determina gli effetti volumetrici dello
spazio, crea l’atmosfera e mette in scena
l’architettura. Negli spazi ben illuminati ci
sentiamo bene e siamo produttivi; la luce
migliora la salute. Inoltre, un’accurata
progettazione illuminotecnica in grado
di coordinare le fonti naturali diurne con
quelle artificiali conduce invariabilmente
a grandi risparmi energetici, soprattutto
negli ambienti destinati ad ospitare uffici.
Il nuovo volume della collana DETAIL
Praxis approfondisce i fondamenti della
progettazione illuminotecnica sia nel campo
della luce diurna che artificiale avvalendosi
del contributo dei migliori specialisti in
questo campo. Accanto alle semplici regole
di buona progettazione che coinvolgono
il disegno planimetrico, l’orientamento
dell’edificio e l’articolazione della facciata, il
manuale offre un’ampia visione d’insieme
dei più attuali sistemi d’illuminazione
naturale e artificiale, valutandone l’efficacia
nel contesto di alcuni progetti esemplari.
Ulrike Brandi Licht, 2005
102 pagine con numerose illustrazioni
e fotografie. Formato 21×29,7 cm
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I prezzi sono riferiti al listino di novembre 2007
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