In questa sezione viene presentato l'Ebraismo e il Giudaismo. Le sezioni principali sono le seguenti: • introduzione • storia dell'Ebraismo e Giudaismo • essenza dell’Ebraismo • istituzioni religiosi giudaiche • morale • letteratura ebraica e giudaica • giudaismo e cristianesimo oggi Innanzi tutto una citazione: Scrutando il mistero della chiesa, questo sacro concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del nuovo testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo. La chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti. Essa afferma che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la fede, sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza della chiesa è misteriosamente prefigurata nell’esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù. Per questo la chiesa non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell’antico testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l’antica alleanza, e che essa si nutre della radice dell’ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell’ulivo selvatico che sono i popoli pagani. La chiesa crede infatti che Cristo, la nostra pace, ha riconciliato gli ebrei e i popoli pagani per mezzo della sua croce e dei due ha fatto uno solo in se stesso. La chiesa ha pure sempre davanti agli occhi le parole dell’apostolo Paolo agli uomini della sua stirpe, «ai quali appartengono l’adozione filiale, la gloria, i patti di alleanza, la legge, il culto e le promesse, essi che sono i discendenti dei patriarchi e dai quali è Cristo secondo la carne» (Rm 9, 4-5), figlio di Maria vergine. Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della chiesa, e quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il vangelo di Cristo. Come attesta la sacra scrittura, Gerusalemme non ha conosciuto il tempo quando è stata 1 visitata; gli ebrei, in gran parte, non hanno accettato il vangelo, e anzi non pochi si sono opposti alla sua diffusione. Tuttavia, secondo l’apostolo, gli ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui chiamata sono senza pentimento. Con i profeti e con lo stesso apostolo la chiesa attende il giorno che solo Dio conosce in cui tutti i popoli acclameranno Javè con una sola voce e «lo serviranno appoggiandosi spalla a spalla» (Sof 3,9). Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune ai cristiani e agli ebrei, questo sacro concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto dagli studi biblici e teologici e da un fraterno dialogo. E se le autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia, quanto è stato commesso durante la sua passione non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi né agli ebrei del nostro tempo. E se è vero che la chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli ebrei tuttavia non devono essere presentati né come rigettati da Dio, né come maledetti, come se ciò scaturisse dalla sacra scrittura. Pertanto tutti nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio facciano attenzione a non insegnare alcunché che non sia conforme alla verità del vangelo e dello spirito di Cristo. La chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque. Del resto Cristo, come la chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini, affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza. Il dovere della chiesa, nella sua predicazione, è dunque di annunciare la croce di Cristo come il segno dell’amore universale di Dio e come la fonte di ogni grazia. (Vaticano II, Nostra aetate, 4: EV I, 861-868) NOME • Il complesso delle istituzioni culturali e religiose del popolo ebraico forma l’ebraismo. Il significato primitivo di «ebreo» non è chiaro. «Nella Genesi designa sempre persone che soggiornano come straniere in un paese che non è il loro paese di origine... Le cose stanno diversamente nei testi più recenti. In Giona 1,9..., in 2Mac 7,31... il termine “Ebrei” designa i Giudei stabiliti nella terra santa»’. 2 • Con il termine giudaismo ci si riferisce alla religione ebraica posteriore alla distruzione del Tempio e propria della diaspora (= dispersione degli ebrei) che ne conseguì (anche se gli ebrei erano già sparsi per il mondo). Il termine giudeo (etimologicamente dal nome di Giuda: «renderò gloria a Javè») fu usato dall’VIII sec. a.C. in poi, quando tutte le tribù - tranne quelle di Giuda e di Beniamino - furono condotte in schiavitù. Impropriamente si parla di religione israelitica, termine che deriva da Israele (con significato etimologico probabile di: Dio lotta», «Dio è forte», oppure, secondo altre interpretazioni: «Dio illumina», «Dio guarisce») che è il nome di Giacobbe e poi anche del regno del Nord. • Oggi per Israele si intende il moderno stato repubblicano che si trova nel Vicino Oriente e che si costituì nel 1948 con l’abbandono della Palestina da parte della Gran Bretagna. simbologia Il candelabro a sette bracci e la stella di Davide a sei punte - diventata, purtroppo, segno distintivo del feroce antisemitismo nazista dal 1938 fino l termine dell’ultima guerra mondiale - sono i simboli della religione ebraica. Il candelabro a sette bracci (menorah), la cui più antica menzione si trova in Zaccaria (sec. VI a.C.), al cap. IV, diviene - dopo la distruzione del tempio da parte dei romani nel 70 d.C. - il più diffuso simbolo del giudaismo nell’iconografia tombale e sinagogale. Tra i significati simbolici assunti dalla menorah, il principale ne fa una figura del Signore onniveggente, «quei sette là, gli occhi di JHWH che percorrono tutta la terra» (Zac ,10), autore e dispensatore di luce. La stella a sei punte, chiamata anche «scudo di Davide» o «sigillo di Salomone», si ritrova come simbolo del giudaismo fin dai tempi più antichi. Si coniava sulle monete già sotto Erode il Grande e probabilmente anche prima, all’epoca dei Maccabei. Era usata come elemento decorativo nelle sinagoghe. Oggi campeggia sulla bandiera dello stato di Israele ed è un simbolo più politico che religioso, indicante l’intrecciarsi dello spirito con la materia nella composizione dei due triangoli perfettamente uguali e opposti che si uniscono fra loro. diffusione: 17 milioni (‘86) 3 L’ebraismo-giudaismo è presente in Asia, Europa, America. Nel giudaismo on esiste la preoccupazione missionaria. L’incontro con JHWH, infatti, non è considerato opera degli uomini e delle loro imprese missionarie, ma fa parte del disegno della storia della salvezza e del suo sviluppo, con una particolare accentuazione escatologica ed universalistica come appare in molti passi della Bibbia (Cfr.. Gn 12,3;18,18ss; Is 45,22; 54,1-3). giudaismo e cristianesimo nella storia Gesù era ebreo ed ha cominciato la sua predicazione nelle sinagoghe. I suoi primi discepoli e i suoi apostoli sono ebrei. Quando vengono mandati a predicare, Gesù raccomanda loro di non andare né fra i pagani, né fra i samaritani, ma di rivolgersi alle pecore perdute della casa d’Israele (Mt 10, 5-6), come se il suo disegno fosse quello di evangelizzare le nazioni soltanto a partire dalla conversione di Israele. Ma Gesù viene rifiutato, condannato, crocifisso. Nonostante questo, i suoi apostoli rimangono in un primo tempo vicini alla sinagoga e, al di là della predicazione del giorno di pentecoste, rivolta a tutte le nazioni, la piccola comunità della chiesa nascente può essere considerata come una setta all’interno del giudaismo. La distinzione fra le due comunità si verifica però molto in fretta. Da un punto di vista dottrinale, il concilio di Gerusalemme (At 15, 1-30) mette fine a una disputa di capitale importanza, decidendo che i pagani convertiti non devono essere circoncisi e passare in qualche modo attraverso il giudaismo per diventare cristiani. La frattura si aggrava in occasione dell’insurrezione giudaica del 66, a cui la comunità cristiana di Gerusalemme rifiuta di associarsi. Dopo il fallimento dell’insurrezione e la distruzione del tempio, la rottura diventa definitiva. Il sinodo di Iammia (riunito intorno al 90-95 d.C.) la sottolinea, fissando un canone giudaico delle scritture. I giudei, che rifiutano di credere in Gesù, cominciano a manifestare la loro ostilità verso i cristiani. A partire dal II secolo, a quanto sembra, la preghiera quotidiana dello Shemone ezre comprende una maledizione contro «gli eretici e i nazareni...». Gli imperatori pagani distinguono i giudei dai cristiani: soltanto questi ultimi sono considerati fuori legge e perseguitati. In seguito la situazione continuerà ad aggravarsi. Ai tempi dell’impero romano, accanto agli eretici, si perseguitano in nome della fede anche i giudei. Le cose peggiorano notevolmente soprattutto a partire dalle crociate, quando la reazione cristiana, da religiosa che era, 4 All’interno del mondo cristiano, il giudeo diventa un po’ come il capro espiatorio. Escluso dai principali impieghi, deve limitarsi alle attività artigianali, nelle quali del resto è bravissimo, e al commercio, dove incarna la figura tipica dell’usuraio. Nel 1215, il concilio Lateranense stabilisce che tutti i giudei devono portare un segno distintivo di colore giallo; nelle città cominciano a comparire i quartieri riservati agli ebrei: i primi ghetti. Tutto questo va senza dubbio collocato nella mentalità del tempo: non dimentichiamo che già nell’850 il califfo di Bagdad aveva ordinato a tutti i non musulmani, giudei, cristiani o pagani che fossero, di portare un segno particolare sulla manica e un cappello giallo. Bisogna dire anche che molto spesso la legge viene applicata con moderazione, e che i papi protestano contro gli abusi (nel 1247 Innocenzo IV proscioglie gli ebrei dall’accusa di delitto rituale, mentre Gregorio X, qualche anno dopo, denuncia l’odioso crimine di coloro che nascondono i loro bambini e accusano i giudei di averli presi ed uccisi per sacrificarli...). Tuttavia la tendenza antisemita è generalmente diffusa; anche la riforma non sfugge a questa mentalità, e Lutero continua a parlare della «sinagoga di Satana». Oggi facciamo veramente fatica a comprendere come abbia potuto avvenire tutto questo. Nel XVI secolo, a Roma, gli ebrei sono obbligati ad assistere ogni sabato ad una predicazione cristiana, tenuta generalmente da ebrei convertiti. Questa misura, in linea di principio, rimarrà in vigore fino al 1848! L’iconografia cristiana si impadronisce della caricatura dell’ebreo col naso adunco, la barba lunga e la borsa piena di monete d’argento. Gli eretici e gli increduli vengono rappresentati con le fattezze degli ebrei; «nell’economia della salvezza il loro posto è quello dei dannati: non possono aspettarsi altro che l’inferno!». Nei paesi cristiani si scatenano periodicamente moti popolari contro gli ebrei, accompagnati da saccheggi e massacri. Sono i pogrom, da una parola russa che ricorda come l’impero degli zar ne sia stato spesso teatro. I pogrom del 1882, a Nijni-Novgorod, sono rimasti tristemente famosi. In Francia, alla fine del XIX secolo, l’affare Dreyfus fa vedere fino a che punto la passione può accecare il giudizio quando ci si trova di fronte a un ebreo. Ma sarà la Germania nazista a raggiungere il culmine dell’orrore. Dal 1938 al 1945, sei milioni di ebrei hanno perso la vita nei campi di sterminio, su un totale di quindici milioni allora presenti nel mondo. Giustamente si è detto che la storia dei rapporti tra cristiani ed ebrei è stata una storia di lacrime e di sangue. Paradossalmente, uno spirito nuovo comincia a spuntare, nel XVIII secolo, più negli ambienti umanisti e tra i filosofi che predicano la tolleranza che tra i cristiani. Nell’insieme della chiesa continua a 5 dominare un sentimento generale di ostilità, o per lo meno di diffidenza. Per lungo tempo sono rimaste in vigore leggi discriminatorie; in Francia, ad esempio, durante la III Repubblica era proibito costruire una sinagoga su una grande arteria L’opinione pubblica cristiana, come quella mondiale, viene risvegliata dall’orrore delle atrocità naziste. In Francia, nel 1947, cristiani ed ebrei, che nel periodo dell’occupazione tedesca avevano stretto fra loro legami di solidarietà, danno vita all’amicizia ebraico-cristiana. A Roma — dove è stato riveduto il testo secolare della liturgia del venerdì santo, che faceva pregare per i «perfidi» giudei—Giovanni XXIII riceve nel 1970 Jules Isaac, storico dell’antisemitismo, che gli consegna un dossier sull’argomento (insegnamento cristiano scorretto a proposito degli ebrei... mito teologico della punizione di Israele... insegnamento troppo spesso dimenticato del catechismo del concilio di Trento...) Durante la preparazione del concilio, il papa esprime il desiderio che esso dica una parola di amore nei confronti degli ebrei. Questa parola verrà detta, ma dopo molte difficoltà, che rivelano quanto fosse lunga la china da risalire. Si arriva così all’ampio brano sugli ebrei, che costituisce la parte più importante della Dichiarazione sulle relazioni della chiesa con le religioni non cristiane. L’ EBRAISMO Le origini 1800 a.C. Abramo, primo patriarca del popolo «eletto», fu chiamato da Dio. Verso il 1800 a.C. circa, Abramo partì dalla sua città, Ur, nella Mesopotamia, e si trasferì nella terra di Canaan, detta molto più tardi Palestina (nome derivato dai Filistei). Abramo e i suoi figli Isacco e Giacobbe adoravano Dio sotto vari nomi, il principale dei quali era Elohim. Giacobbe e i suoi dodici figli - capostipiti delle dodici tribù d’Israele - spinti dalla carestia si recarono in Egitto dove si stabilirono. Successivamente furono trattati come schiavi e sfruttati per la costruzione di città e di magazzini per l’ammasso del grano. La liberazione dalla schiavitù: 1250 a.C. Dio, che non aveva dimenticato il suo popolo, suscitò Mosè che liberò gli ebrei dalla schiavitù e fece di loro un popolo e una nazione. Mosè fu uno degli uomini più grandi della storia. A lui Dio si manifestò sotto il nome uovo: «Io sono colui che sono». Il tetragramma JHWH non può essere pronunciato, e quando si 6 leggevano le Scritture ad alta voce era sostituito dal termine ebraico Adonai, che significa «Signore». Gli studiosi della Bibbia della scuola babilonese e palestinese lo vocalizzarono utilizzando le vocali di Adonai, la qual cosa dette origine alla malformazione Geova. Jhwh era probabilmente pronunciato «Jahwhè». Mosè fu scelto quale guida del popolo ebraico nel passaggio del Mar Rosso e nel cammino attraverso il deserto. Per mezzo di lui Dio stabilì un patto di alleanza con il suo popolo e gli consegnò i 10 comandamenti che, scolpiti su due tavole di pietra, furono posti nell’arca portata dagli ebrei nelle loro peregrinazioni. I 40 anni trascorsi nel deserto contribuirono a consolidare tra i discendenti delle 12 tribù l’unità nazionale che fu poi la causa prima della loro successiva grandezza. Mosè, tuttavia, non vide la Terra Promessa. L’occupazione della Terra Promessa Fu Giosuè a guidare gli ebrei alla conquista della Palestina. Ha inizio così il periodo dei Giudici (sec. XIII a.C.). In seguito, di fronte ai continui attacchi delle popolazioni circostanti (Filistei, Madianiti, Edomiti, Moabiti, ecc.) gli ebrei si organizzarono in regno sotto la guida di Saul, a cui successe Davide e poi Salomone (circa -925 a.C.). Alla morte di quest’ultimo divamparono le guerre civili che condussero alla formazione del regno di Israele a Nord, con capitale Samaria (distrutto, poi, nel 721 a.C. da un re assiro) e del regno di Giuda a Sud, con capitale Gerusalemme, distrutta nel 587 o meglio 586 a.C.. ad opera di Nabucodonosor II. (inizio del giudaismo) L’esilio e il post-esilio La deportazione e l’esilio del popolo ebraico si protrassero dal 586 al 538 a.C.. quando Ciro il Grande, con un editto, ordinò la ricostruzione del tempio con i fondi pubblici e la restituzione degli arredi sottratti da Nabucodonosor come bottino. Gradualmente si ricostituì la comunità ebraica. Ne furono artefici, tra gli altri, Zorobabele. Esdra e Neemia. Di Zorobabele parlano Aggeo e Zaccaria. Egli era governatore di Gerusalemme e, come tale, curò che l’opera di ricostruzione procedesse secondo la volontà del suo re. Suscitò molte speranze nella restaurazione di un futuro e risorto regno davidico, poiché era nipote del re Ioakin. il 19° re di Giuda. deposto da Nabucodonosor dopo la conquista di Gerusalemme e deportato in Babilonia. Questo è l’unico caso in cui dei profeti abbiano collegato l’ attesa di un futuro «Messia» con una figura storica contemporanea. L’ impulso verso la riorganizzazione della vita sociale e religiosa venne anche da Esdra e Neemia, due saggi governatori, di cui però è incerta la cronologia. Per 7 due secoli Gerusalemme fu una piccola provincia dell’impero persiano. Sconfitti i persiani da Alessandro Magno, la Palestina fu sottomessa prima ai Tolomei, i signori dell’Egitto, poi ai Seleucidi, che regnavano sulla Siria, subendo un processo di ellenizzazione da parte di Antioco Epifane. Ciò determinò la rivolta dei Maccabei, i quali liberarono la Giudea e diedero inizio a un nuovo stato. Ripresero, però, le discordie interne, questo fatto determinò l’intervento dei romani. il giudaismo La dominazione romana: fine del regno e dispersione La potenza romana era apparsa in Siria-Palestina nel 64 a.C. ed aveva sconfitto il regno dei Seleucidi. Essa diede un nuovo assetto alla storia d’Israele. Dopo vari interventi militari, Pompeo nel 63 a.C. riordinò radicalmente la Siria-Palestina ponendo sotto l’autorità del sommo sacerdote di Gerusalemme la Giudea, l’ Idumea e la Galilea centrale, naturalmente con il controllo del governatore romano della Siria. Nel 40 a.C.. l’idumeo Erode il Grande ebbe da Roma il riconoscimento del titolo di re vassallo, e dal 27 al 4 a.C. regnò su tutta la Palestina con abilità. magnificenza e crudeltà, nella sottomissione totale ai capi di Roma. Alla sua morte esplosero lotte per la successione che videro ora l uno ora l’altro dei pretendenti (Archelao, Erode Antipa, Filippo) richiedere l’appoggio dei romani. Durante il regno di Erode Antipa, mentre era procuratore romano Ponzio Pilato, fu processato e messo a morte Gesù Cristo. Nel 70 d.C. scoppiò una rivolta violentissima, sempre guidata da fanatici che sognavano l’autonomia del popolo eletto. La repressione di Tito fu feroce: Gerusalemme venne distrutta e i vincitori portarono come trofei gli arredi sacri del tempio di Gerusalemme, di cui rimase solo quella parte che oggi viene comunemente chiamata «muro del pianto». Un’altra rivolta fu domata da Adriano (132-135 d.C.). Da quel momento, fino al 1948, la storia degli ebrei è quella di un popolo che è unito dalla stessa fede, dalla stessa legge e dallo stesso rituale del culto, ma è senza patria. Gli ebrei si trovano di volta in volta coinvolti in grosse forme di repressione e di persecuzione (sono espulsi dalla Spagna nel 1492; sono istituiti per loro i ghetti nel 1565; subiscono massacri nell’Europa orientale nei secoli XVII-XX; l’antisemitismo nazista di Hitler ne stermina circa 6 milioni) o vivono in pace nei periodi di tolleranza. Nel 1948, per decisione dell’O.N.U., viene ristabilito lo stato di Israele che, tuttavia, non riesce a trovare pace per le tensioni e le contese con i popoli arabi e palestinesi, per sanare le 8 quali da molto tempo si trascinano proposte, incontri, mediazioni, provocazioni militari e attentati terroristici. Nonostante la formazione di tale stato, non è finita la diaspora degli ebrei nel mondo: nuclei consistenti rimangono negli Stati Uniti, in URSS, Francia, Gran Bretagna, Sud Africa, ecc. Lo sviluppo del giudaismo Come abbiamo già precisato, con il termine giudaismo intendiamo quel complesso di verità, leggi, tradizioni, riti, testi religiosi propri del popolo ebraico dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme dell’anno 70 d.C., che ha determinato la sua dispersione per il mondo, salvo una minoranza rimasta in Palestina. Abbiamo anche ricordato in forma estremamente sintetica le vicende storiche (cfr. 3.4.5) degli ebrei. Qui riportiamo alcune note relative a: - scuole dottrinali del giudaismo misticismo giudaico - giudaismo moderno. Le scuole dottrinali del giudaismo Nonostante la dispersione e la mancanza di un tempio, di uno stato, di un governo e di una terra, il popolo giudaico - con il saldo legame della Torah (i libri biblici che formano il Pentateuco) - fu in grado di foggiarsi una sua cultura e di mantenere viva la propria religione in migliaia di sinagoghe sparse per il mondo, attraverso tanti maestri che continuarono l’opera dei loro predecessori. Anche il sinedrio - supremo tribunale politico, religioso e giudiziario - si mantenne attivo in Palestina fino al 425 d.C., e da Gerusalemme si trasferì prima a Javne (o Jamnia) e Sefforis, poi a Tiberiade, sebbene dopo il 70 d.C. i romani non gli avessero riconosciuto alcun potere civile (e fu detto perciò «sinedrio accademico»). L’insegnamento e la trasmissione della Torah avveniva attraverso due metodi: quello del midrash e quello della mishnah. Il midrash è il metodo tradizionale di esegesi biblica fatta sul testo scritto che mira all’analisi e all applicazione delle norme bibliche (= midrash accademici) o all’amplificazione edificante e narrativa (= midrash omiletici) e che produce halakhah (= norma legale), o haggadah (= narrazione). La mishnah è il metodo della raccolta sistematica della legge orale ebraica. Considerata di origine sinaitica (come la legge scritta), la legge orale si venne formando attraverso l’esegesi rabbinica dei testi biblici. Da tale esegesi ha avuto origine nei secoli III - V d.C. il Talmud. La scuola di Javne La scuola di Javne si dedicò con grande fervore a conservare il corpo di 9 leggi e insegnamenti tradizionali redigendoli in forma di mishnah, cioè di codificazione sistematica e apodittica. Grande maestro fu Rabbi Akiba (50-135 circa) che iniziò il lavoro di sistemazione della legge tradizionale col metodo della mishnah rendendola più accessibile ai discepoli. In questa scuola fu portato a termine il processo di canonizzazione dei testi ebraici che costituiscono ancora oggi la Bibbia ebraica. Akiba incaricò, inoltre. il convertito Aquila di tradurre i sacri testi in greco, ma di questa traduzione rimangono solo alcuni frammenti. La scuola di Rabbi Giuda Il sinedrio accademico raggiunse il suo fulgore sotto la guida di Rabbi Giuda (135-217). figlio di Simone ben Gamaliele, che redasse la Mishnah in un ebraico puro e scorrevole, fissando la legge ma lasciando ampia possibilità di ricerca e di studio ulteriore. La scuola di Babilonia Con Abba Arika (175-247), discepolo di Rabbi Giuda. sorse la famosa scuola di Sura, che, assieme ad altre scuole, mantenne e sviluppò le tradizioni della dottrina giudaica. Il testo di studio era quello di Rabbi Giuda, ma i maestri (amoraim = coloro che parlano) ne interpretavano il contenuto, discutendone il significato, cercando di conciliare le contraddizioni e dl risalire dal suoi insegnamenti alla Scrittura. Ad essi toccava il compito di formulare nuovi giudizi legali per risolvere i problemi scaturiti dalle mutate condizioni di vita. Questa notevole attività intellettuale si cristallizzò nella Gemara (= compimento). La Gemara e la Mishnah costituiscono il Talmud (da una radice ebraica che significa studiare). Il Talmud è l’insieme di riflessioni morali, apologhi, omelie, meditazioni sapienziali, storie e leggende del passato di Israele, visioni del suo futuro e di salvezza messianica universale. Vi sono poi numerosi detti che rivelano una conoscenza notevole in campo astronomico, medico, geometrico, botanico, scientifico. I Masoreti (= coloro che trasmettono) assolsero il compito di rendere più agibile il testo biblico, nel quale mancavano vocali e segni di interpunzione. integrandovi le vocali, i punti, gli accenti, la pronuncia, il collegamento delle parole, la divisione delle frasi e dei periodi. Notarono anche tutte le varianti e le particolarità, contarono i versi e le lettere nei diversi libri calcolarono il più precisamente possibile parole, espressioni, ortografia. La rivalità culturale, che era rimasta sempre accesa tra la scuola di Palestina e di Babilonia, si risolse a favore della Masora palestinese, che impose il suo Codice, riconosciuto modello fondamentale della Bibbia ebraica. Scuole talmudiche sorsero un po’ dovunque: in Africa, in Egitto, in Europa. in Italia, in Germania. in Spagna. Qui, sotto la protezione di Ibn Shaprut, ministro del califfo di 10 Cordova e mecenate munifico di dotti ebrei, si sviluppò un centro di dottrina ebraica. Fiorirono la ricerca intellettuale e scientifica, la poesia e la letteratura, la filosofia e l’esegesi biblica. Gli esponenti più prestigiosi furono Shelomoh ibn Gebirol (1021-1069 circa) Giuda Haleui, un poeta dolcissimo (1075-1141 circa) e Mose ibn Ezra di Granada (nato nel 1060 circa). La scuola filosofica giudaica La tendenza razionalistica, della quale c’è già traccia nella Bibbia (lo spirito del dubbio dell’Ecclesiaste, caratteristico della filosofia). permise ai maestri di Israele di pervenire a una concezione spirituale di Dio, nonostante gli antropomorfismi di cui la Bibbia abbonda, ma che servono all’uomo per imprimere nella mente, attraverso metafore, il carattere personale di Dio. Il concetto di spiritualizzazione di Dio divenne così fondamentale che si usò il termine Memra (= parola) per indicarlo. Il movimento filosofico giudaico iniziò in Alessandria verso il II sec. a.C. Il più famoso rappresentante fu Filone (25 a.C. - 40 d.C. circa) che si propose di conciliare teologia scritturale con la filosofia greca. Egli tentò di risolvere il problema suscitato dalla tendenza platonica di mettere Dio a una incommensurabile distanza, con l’insegnamento biblico secondo cui Dio è intimamente interessato al mondo che Egli ha creato per un atto di volontà. Giuda Halevi, vissuto a Toledo (1075-1141 circa), oltre che filosofo della religione si può considerare il poeta più grande dai tempi della Bibbia, per aver espresso negli stupendi canti di Sion la tenace nostalgia della sua patria lontana, considerata da lui «il cuore delle nazioni». Ma Mosè Maimonide fu sicuramente il genio religioso più eccelso del suo tempo. Nato a Cordova nel 1134, ebbe la massima venerazione per Aristotele, che egli considerava, dopo i profeti, il più alto rappresentante delle facoltà umane. La sua concezione della conoscenza lo portò ad affermare che la profezia è una facoltà naturale che chiunque può acquisire, con la necessaria preparazione e la perfezione spirituale e intellettuale. La sua «Guida dei Perplessi» suscitò non poche polemiche. Fu oggetto di studio anche da parte dei filosofi cristiani, come Tommaso d’Aquino. Il misticismo giudaico Dopo il XIV sec., fu usato il termine Qabbalah (= tradizione) per indicare un insegnamento religioso in origine tramandato di generazione in generazione, dapprima come dottrina segreta affidata a pochi privilegiati e poi come studio al quale si dedicarono apertamente tutti. 11 Il perno di questo misticismo fu la concezione secondo cui l’uomo è stato creato da Dio per collaborare con Lui, che lo ha dotato delle capacità e dei mezzi necessari per controllare e ridurre le cose ai propri fini e a quelli della creazione. La caratteristica del misticismo giudaico è l’orientamento messianico. La creazione, animata e inanimata, travagliata da una lotta universale per la redenzione dal male che in qualche modo è entrato nel mondo, troverà la salvezza nell’avveramento del regno di Dio, con l’avvento messianico. La Qabbalah speculativa (che si sviluppò in Provenza nel sec. XII, raggiungendo il massimo splendore nella Spagna nel sec. XIV) si fonda su una lettura mistico-segreta della Torah e tende a recuperare le verità che i primi uomini conobbero all’inizio della storia umana e che poi furono occultate ai loro discendenti. Il maggior qabbalista è Iizchaq Luria (1534-1572). I temi centrali della letteratura qabbalistica riguardano la natura di Dio, l’origine dell’universo da lui, il ritorno a lui di tutte le cose attraverso varie mediazioni. Il testo fondamentale è lo Zohar (= Splendore) che viene terzo dopo la Bibbia e il Talmud. Dopo l’espulsione degli ebrei dalla Spagna (1492), lo Zohar fu per gli esuli fonte di forza e di speranza, nella certezza che oltre le tragedie delle persecuzioni - ci sarà il trionfo finale del bene. Il giudaismo moderno Sotto l’influsso dell’illuminismo (corrente filosofica che caratterizzò il sec. XVIII), si svilupparono alcune correnti del giudaismo moderno. Il giudaismo liberale (che ebbe come esponente Moses Mendelssohn 1729-1786) fondò l’intera religione, con il suo contenuto dogmatico e morale, sulla ragione. Il Mendelssohn, nella sua opera Jerusalem, sostenne che l’essenza della religione è costituita dalle verità generali (che ogni uomo può raggiungere con la ragione) e dalla legge morale (la Torah) che la ragione può scoprire e giustificare con le sue forze. Il giudaismo riformista. Sviluppatosi in Germania e diffusosi in America, tentò di adattare il culto e le credenze ai modelli cristiani e razionalistici fino a sostituire il sabato con la domenica, l’ebraico con l’inglese, il tedesco o altre lingue moderne, ad abolire la segregazione dei sessi e la preghiera a testa coperta, ecc. Il sionismo fu la conseguenza delle continue persecuzioni e delle massicce emigrazioni degli ebrei verso l’Occidente o verso gli Stati Uniti. Pratica mente fondato sull’antica speranza in un ritorno nella terra palestinese. trovò il suo «profeta» in Theodor Herzl (1860-1904) e, dopo il Congresso di Basilea (1897), divenne un interlocutore internazionale, tanto da ottenere consensi con la dichiarazione di Balfour (1917) e, nel 1947, la decisione dell’ONU della spartizione della 12 Palestina in due stati: arabo ed ebraico. Lo stato di Israele fu proclamato il 14 maggio 1948, anche se la pace fra arabi e palestinesi è ancora ben lontana dal concretarsi in modo definitivo. Lo scriba Esdra (400 a.C.) ha posto le basi del futuro Giudaismo. 13