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Scheda 39 - Quod me nutrit me destruit. Anoressia e bulimia: adolescenti nella “Rete”
Scheda 39
QUOD ME NUTRIT ME DESTRUIT. ANORESSIA E BULIMIA:
ADOLESCENTI NELLA “RETE”
...SINCERAMENTE, ANA
«Permettimi di presentarmi. Il mio nome, o quello datomi dai cosiddetti
“medici”, è Anoressia. “Anoressia Nervosa” è il mio nome per esteso, ma tu puoi
chiamarmi Ana. Ora ti rivelerò un segreto: nel loro io più profondo, i tuoi genitori
sono delusi da te. La loro figlia, quella con tante potenzialità, si è trasformata in una
ragazza grassa, pigra e immeritevole. Ma sono qui per cambiare tutto questo. Mi
occuperò di far diminuire il tuo apporto calorico e farti aumentare l’esercizio fisico.
Ti spronerò al limite. Dovrai accettarlo, perchè non puoi sfidarmi! Sto iniziando a
introdurmi dentro di te. Ben presto sarò sempre con te.
Sono con te quando ti svegli al mattino e quando corri su per le scale. Sollecita
e scaccia il grasso che è là e sorridi quando sporgeranno le ossa. Sono con te quando
formuli il tuo plan quotidiano: 400 calorie, 2 ore di esercizio fisico. Sono io che
faccio questo, perché da ora i miei pensieri e i tuoi sono fusi insieme come fossero
uno.
Riempio la tua mente con pensieri sul cibo, sul peso, sulle calorie e cose che a
pensarle danno sicurezza. Perché ora, sono già dentro di te. Sono nella tua testa, nel
tuo cuore e nella tua anima. Risucchia quel grasso che hai nello stomaco,
maledizione! Dio, sei una tale vacca grassa! Ti dico cosa fare quando arrivano le ore
dei pasti. Rifiuta il cibo. Fai credere di aver mangiato qualcosa. Nessun pezzo di
qualsiasi cosa ...se mangi, tutto il controllo verrà spezzato.
È questo che desideri? Ritornare di nuovo ad essere la vacca grassa che eri una
volta? Io ti costringo a fissarti sulle modelle delle riviste. Quella magrezza perfetta, i
denti bianchissimi, quell’oggetto di perfezione che ti fissa da quelle pagine lucide.
Ti faccio rendere conto che non potresti mai essere una di loro. Sarai sempre grassa
e non sarai mai bella come loro. Quando guarderai nello specchio, distorcerò
l’immagine del tuo riflesso. Ti mostrerò obesa e ripugnante. Tutto il tempo ti grido
di fermarti, tu vacca grassa, tu realmente non hai nessun controllo di te stessa, tu
ingrasserai. Quando ti sarà addosso ti riaggrapperai a me, mi chiederai consiglio
perché in realtà non vuoi ingrassare. Hai infranto una regola cardinale e hai
mangiato, e ora mi vuoi. Ti trascinerò in bagno, sulle tue ginocchia, a fissare nel
vuoto della tazza del cesso. Le tue dita ti si cacceranno in gola e non senza un bel
po’ di sofferenza, la tua festa di cibo risalirà. Questo deve essere ripetuto, fino a
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Capitolo 5 - Media e comunicazione
quando non sputerai sangue e acqua e ti renderai conto che è tutto andato. Tu vacca
grassa questo dolore lo meriti! Forse la scelta di sbarazzarsi della colpa è diversa.
Forse ho scelto di farti prendere lassativi. O forse ti faccio fare solo del male da te.
Tirare testate contro il muro fino a quando non ti prendi un’emicrania palpitante.
Anche tagliarsi è efficace. Voglio che vedi il tuo sangue, che lo vedi colare giù
lungo il tuo braccio e in quell’attimo ti renderai conto di meritare qualunque dolore
io ti infligga.
Ora sono la tua unica amica e sono l’unica di cui hai bisogno per piacere. Io ho
creato te, questa sottile, perfetta, bambina di successo. Sei mia e mia e sola. Senza di
me, non sei nulla. Quindi non combattermi. Quando gli altri commentano, ignorali.
Passaci sopra, dimenticati di loro, dimenticati di chiunque provi a portarmi via.
Sono il tuo bene più grande e intendo mantenere questa cosa.
Sinceramente, Ana»1.
I
DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE: DALL’ISOLAMENTO ALLA
SOCIALITÀ
Diete restrittive, rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del minimo
normale per età e statura. Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi,
anche quando si è sottopeso; ancora: alterazione del modo in cui il soggetto vive il
peso o la forma del corpo, eccessiva influenza della forma e del peso del corpo sui
livelli di autostima, rifiuto di ammettere la gravità della condizione di sottopeso di
quel momento. Per quanto tutto questo sia vero, spesso i disturbi del comportamento
alimentare vengono trattati in modo superficiale: viene infatti prestata molta più
attenzione alle conseguenze senza indagarne adeguatamente le cause.
I DCA (disturbi del comportamento alimentare), pur essendo legati in maniera
preponderante alla fisicità e alla visione del corpo sono, nella maggior parte dei casi,
l’espressione di un malessere che nasce da esperienze traumatiche vissute nell’arco
della propria vita. Separazioni, divorzi, costanti litigi familiari, cattivo rapporto con i
genitori, ma anche violenze e abusi sessuali, possono rappresentare il substrato di
una patologia che prima di essere legata al corpo è una malattia dell’anima.
L’anoressia e la bulimia, almeno fino all’introduzione delle nuove tecnologie,
erano vissute in modo “privato”. Le persone anoressiche o bulimiche tendono,
infatti, in molti casi ad isolarsi, a nascondersi, a rinunciare ai rapporti sociali. Il
senso di inadeguatezza, la paura di farsi vedere “grasse”, il nervosismo che deriva
dalla deprivazione di cibo conducono ad una vita di solitudine («non riesco, non
posso permettere che alcuno mi veda in queste condizioni; quello che ho dentro deve
essere più bello, più filiforme e slanciato, ma come può qualcuno vederlo se come
1 Il paragrafo introduttivo è la sintesi di una lettera che gira sul Web, una catena di sant’Antonio, un manifesto presente
sulle pagine di blog e forum pro-anoressia, un invito a diventare anoressiche.
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Scheda 39 - Quod me nutrit me destruit. Anoressia e bulimia: adolescenti nella “Rete”
scudo si trova un tessuto d’adipe per il quale ogni persona chiederebbe a se stessa
perdono? perdono, perdonami... ho dovuto rimandare... anche questa volta niente
mare, anche questa volta una sconfitta... sconfitta da una immagine troppo
sconveniente...»)2.
Il Web ha interrotto questo isolamento. Oggi i ragazzi, in particolar modo le
ragazze, hanno trovato un mezzo per socializzare, pur rimanendo isolate. A casa, da
sole, dopo aver allontanato fisicamente tutti gli amici, entrano a far parte di una
nuova cerchia di amiche virtuali. I forum, i blog3 e i social network diventano il
nuovo luogo di ritrovo di persone accomunate dalla stessa ossessione: il cibo.
Navigando in Internet e digitando alcune parole chiave come “thinspo”,
“thininspiration”, “pro-ana”, “pro-mia”è facile imbattersi, in blog di ragazze che
lasciano o affiggono un messaggio in un newsgroup o in un forum di discussione
(“postano”), sui loro diari alimentari, sulle loro aspettative, sulle calorie, ma anche
relativi alle loro storie, i loro sentimenti, le loro emozioni.
Questi disturbi, raccontati sul web, offrono talvolta un’idea diversa del disturbo:
le modelle magre e le “thinispiration” (ossia modelle o attrici magrissime presenti
sui blog di tutte le ragazze pro-ana), non sempre sono la fonte di ispirazione o la
causa della malattia. Sul Web si legge, spesso, la sofferenza che deriva da episodi
traumatici vissuti nell’infanzia, da violenze fisiche e psicologiche, da un cattivo
rapporto con i genitori o più semplicemente dal fallimento di una storia d’amore.
Spesso, troppo superficialmente, si pensa all’anoressica come alla ragazza con l’idea
fissa della dieta che si lascia abbindolare da messaggi che esaltano la magrezza o la
perfezione. Quelli del Comportamento Alimentare, invece, sono veri e propri
disturbi, una sofferenza cui spesso non viene data la giusta attenzione, piuttosto
un’etichetta e un giudizio.
In una campagna di sensibilizzazione di MondoSole, un Centro diurno di cura
per chi soffre di disturbi alimentari, si legge: «Queste malattie non possono essere
etichettate: non hanno peso, non hanno sesso (possono colpire sia donne che
uomini), non hanno età (dai 4 ai 61 anni). Sono malattie elastiche da ogni punto di
vista: si può parlare di estremo sottopeso, di normopeso così come di grande
sovrappeso, ma tutto questo non toglie nè aggiunge niente al fatto che una persona
rimane malata. L’avere più carne addosso è sinonimo dell’avere più vita in corpo e
questo risulta inaccettabile.
Anoressia, Binge, Bulimia: i disturbi alimentari, sono patologie troppo spesso
etichettate da stereotipi banali. Questi profondi disagi non hanno etichette
prestabilite. Sono imprevedibili ed il peso non è un parametro attendibile. La
sofferenza non si può giudicare dalla dimensione del corpo. La sofferenza va
rispettata a prescindere dai clichè. Ci sono oltre 3.000.000 di persone che rimangono
2 La citazione è tratta da uno dei 451 blog monitorati dall’Eurispes e di cui si darà conto nel paragrafo successivo.
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in silenzio nella loro sofferenza, chiuse in un abisso di vergogna perchè temono di
essere giudicate».
DCA IN RETE: BLOG, FORUM E SITI PER PARLARE DI MAL DI CIBO
Lo scenario globale dell’alimentazione traccia una sorta di “food-divide”.
Quella che si presenta oggi è una situazione antinomica. Da una parte, infatti, ci
sono i paesi occidentali, ricchi e opulenti, in bilico tra gli estremi dell’obesità e
dell’anoressia. Dall’altra, i paesi in via di sviluppo nei quali il problema sfocia nel
dramma della fame.
Le stime parlano di circa 3 milioni di persone affette da disturbi del
comportamento alimentare nel nostro Paese.
Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero della Salute (2007), di
“alimentazione” si ammalano oltre 9.000 nuove persone ogni anno, soprattutto nella
fascia di età tra 12 e 25 anni. In media 6 nuovi casi di disturbi del comportamento
alimentare ogni 100.000 abitanti. L’incidenza dell’Anoressia Nervosa negli ultimi
anni risulta stabilizzata su valori di 4-8 nuovi casi annui per 100.000 abitanti, mentre
quella della Bulimia Nervosa risulta in aumento, ed è valutata in 9-12 casi annui.
Quindi considerando un incremento medio annuo di circa 6 casi ogni 100.000
abitanti, come indicato dai dati del Ministero della Salute (2007), ogni anno 3.500
persone si ammalano di anoressia. Stesso calcolo per le persone malate di bulimia:
con una media di circa 10 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, si tratterebbe di circa
6.000 casi l’anno.
L’anoressia, la bulimia e più in generale i Disturbi del Comportamento
Alimentare con le nuove tecnologie sbarcano anche nella Rete, attraverso i diari di
quanti sono colpiti da queste malattie e che spesso si dichiarano “aderenti” ad un
movimento in favore di tali disturbi4.
Sono 300.000 i siti nel mondo a favore dell’anoressia (Centro Documentazione
Eurispes), creati da persone che soffrono di questo disturbo, i cosiddetti siti “proana”. Ma qual è la situazione in Italia? L’Eurispes, attraverso un monitoraggio della
Rete ha censito, in un arco temporale di circa 50 giorni (28/07/2008-19/09/2008),
451 blog, tutti italiani, che raccontano di anoressia, bulimia o più in generale di
disturbi dell’alimentazione, diari che raccontano una nuova deriva dei disturbi
alimentari: l’anoressia e la bulimia, infatti, almeno fino all’introduzione delle nuove
tecnologie erano vissute in modo “privato”. Dei 451 blog monitorati, più della metà
risultano ancora attivi (249), 14 sono stati sospesi, ossia non sono aggiornati da
almeno un anno, 140 sono stati privatizzati, ossia resi fruibili solo da una cerchia
ristretta di persone che accedono solo dopo l’approvazione dell’autore, mentre 48
blog sono stati oscurati. Bisogna sottolineare che i blog privatizzati, così come quelli
4 Ne fanno parte anche tutte quelle associazioni o singole persone che si impegnano per combattere questi disturbi.
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Scheda 39 - Quod me nutrit me destruit. Anoressia e bulimia: adolescenti nella “Rete”
oscurati, non rendono noto il contenuto del “diario”; l’Eurispes ha ritenuto
opportuno, quindi, conteggiare solo quelli in cui l’indirizzo web faccia
esplicitamente riferimento all’Anoressia o ai Disturbi Alimentari.
IDENTIKIT DELLE PRO-ANA ADDICTED
Sono tutte ragazze le autrici dei blog visitati dall’Eurispes. L’età media delle
autrici di questo genere di blog è 17 anni, ma non mancano ragazze anche molto più
giovani: 12-13 anni. La perfezione è nei 40 chilogrammi, ma per le ragazze è un
percorso graduale caratterizzato da vari step, che dipendono dal peso di partenza e
che spesso hanno come traguardo i 30 chili.
Si parla sempre di cibo: in ogni post c’è un riferimento a quello che si è
mangiato o a ciò che si ha intenzione di mangiare o non mangiare.
Elemento distintivo che accomuna la maggior parte dei siti pro-ana (o pro-mia)
è la descrizione del DA (diario alimentare), tutto quello che le autrici hanno ingerito
nell’arco della giornata. Accanto ad ogni alimento c’è il conteggio delle calorie e la
somma finale di quelle assunte nell’arco dell’intera giornata. Anche l’aria è presente
nel diario alimentare e quasi tutte le blogger indicano questo elemento per
sottolineare come siano riuscite a non mangiare nulla.
Poi c’è la palestra e tutte le attività svolte: anche in questo caso la descrizione è
dettagliata. Ore di corsa sul tapis roulant perfettamente cronometrate, numero di
esercizi addominali eseguiti: la descrizione è minuziosa. Non mancano, quindi, le
calorie bruciate durante queste ore di palestra, sempre tantissime, che vanno
eliminate dal conto totale di quelle ingerite. Ogni movimento, ogni azione viene
calcolata, conteggiata. Quando si lascia lo spazio sicuro della propria solitudine, si
esce solo per azioni programmate: scuola, palestra, passeggiate, lunghe passeggiate,
e le scale. Fare su e giù per le scale rappresenta anch’esso un ottimo allenamento.
La maggior parte delle ragazze parla di anoressia, molto spesso associata ad
episodi bulimici: nel diario vengono infatti raccontate le enormi abbuffate. Quantità
enormi di cibo, dalla pasta cruda agli alimenti surgelati, dai panini alle merendine,
dai salumi alle zuppe: il tutto ingurgitato in un arco temporale indefinito, che può
essere pochi minuti, ma anche molte ore. Mangiare fino a sentirsi scoppiare, fino
alla nausea e quindi procurarsi il vomito. Mangiare per la necessità di colmare un
vuoto, o solo perchè dopo giorni di digiuno il corpo non ce la fa più e cede, così
come la forza di volontà tenuta salda fino a quel momento («Una donna bulimica
appare perfetta, severa, arrogante, fredda, distaccata. Non è facile avvicinarsi a lei. È
un tipo razionale, giudizioso, una persona dalla quale non si vorrebbe essere
giudicati. Nessuno sospetterebbe di lei, la perfetta; ma lei si rimpinza fino a non
poterne più e poi vomita. È il suo segreto e tale segreto la rende intimamente sola,
perchè è qualcosa che non si può condividere. Esteriormente appare forte, ma come
sia dentro nessuno lo sa» Discorso tratto da uno dei blog monitorati).
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Capitolo 5 - Media e comunicazione
Forza di volontà e Controllo: rappresentano altre due parole chiave dei blog,
come se la possibilità di controllare questi bisogni ineludibili fosse la soluzione per
controllare la propria vita, perchè in fondo la vita dipende anche da “Lui”, dal cibo,
il grande nemico. Se il vomito autoindotto non è una soluzione definitiva, i lassativi,
o meglio l’abuso di lassativi, rappresenta un altro modo per eliminare il cibo
ingurgitato: si può arrivare ad assumerne anche una scatola per volta.
Riguardo alla struttura dei siti, essi sono estremamente variegati: in genere
coloratissimi, dal rosa shocking al giallo, ma non mancano colori come il nero o il
rosso. In ogni pagina vengono poi “!postate” foto delle “thinispiration”, modelle,
attrici o ragazze normali con una cosa in comune, la magrezza eccessiva, che le
innalza a icone ed esempi da seguire.
Ognuna di loro racconta le proprie emozioni, i tormenti, le angosce: dalla scuola
al primo fidanzato, al primo bacio, all’amore o l’“odio” verso i propri genitori, alla
certezza di non essere capite da alcuna persona, se non dalle “stelline”, le amiche
virtuali. In tutti i link presenti nelle pagine delle blogger c’è quello relativo al
contacalorie, un sito che calcola esattamente le calorie presenti in ogni tipo di
alimento o bevanda.
PRO-ANA E PRO-MIA: COMANDAMENTI, CREDO E FILOSOFIA
Il monitoraggio effettuato dall’Eurispes sui blog pro-ana e pro-mia consente di
avanzare alcune riflessioni su quello che accade nei diari online. Se dalle righe dei
loro scritti emerge il vissuto di sofferenza che accompagna queste condotte, è pur
vero che sono molti i siti in cui le autrici “postano” regole e strategie per non
mangiare, così come è facile imbattersi nei “dieci comandamenti” o nel “credo” di
Ana: vere e proprie istigazioni all’anoressia e alla bulimia. L’altra faccia del
disordine alimentare: oltre al già citato diario alimentare, sono presenti dei consigli
per non far insospettire gli altri della “missione” che si cerca di portare a
compimento.
«Credo nel controllo, unica forza ordinatrice del caos che altrimenti sarebbe la
mia vita. Credo che fino a quando sarò grasso resterò l’essere più disgustoso e
inutile a questo mondo e non meriterò il tempo e l’attenzione di nessuno.
Credo negli sforzi, nei doveri e nelle autoimposizioni come assolute ed
infrangibili leggi per determinare il mio comportamento quotidiano.
Credo nella perfezione, mia unica meta verso la quale rivolgere tutti i miei
sforzi. Credo nella bilancia come unico indicatore di successi e fallimenti. Credo
nell’Ana, mia unica filosofia e religione. Credo nell’inferno, perché questo mondo
me lo ha mostrato».
È questo il “credo Ana”, è questo che si ripetono continuamente le persone
affette da Disturbi Alimentari? Si arriva addirittura a “pregare” e sperare di
rispettare alcuni dettami imposti dalla ricerca esasperata della perfezione? Forse, in
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qualche modo, tali tentativi di instaurare un’affiliazione aiutano a mantenere
l’attenzione sull’obiettivo da raggiungere, offrendo supporto e conforto attraverso la
condivisione, proprio come una preghiera. Proseguendo in tale direzione si trovano i
“dieci comandamenti” imposti dalla “religione” Ana, che affermano: non essere
magri vuol dire non essere attraenti; essere magri è molto più importante che essere
sani; bisogna comprare vestiti, tagliare i capelli, assumere lassativi, morire di fame,
fare qualsiasi cosa per sembrare più magro; non bisogna mangiare senza sentirsi in
colpa; non si può mangiare cibo ingrassante senza autopunirsi dopo; si devono
contare le calorie e quindi restringerne l’assunzione; l’esito della bilancia è la cosa
più importante; perdere peso è bene, prendere peso è male; non si può essere mai
troppo magri; essere magro e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e
successo.
Accanto ai dieci comandamenti, nei blog, spesso sono elencati i vantaggi
conseguenti all’adozione dei precetti della “religione Ana” tra i quali ad esempio:
- se oggi mangi, domani sarai grasso. Resisti un giorno in più;
- non hai bisogno del cibo;
- le persone si ricorderanno di te come quello “bello e magro”;
- i ragazzi vorranno conoscerti, non ridere di te e andare via;
- potrai vedere finalmente le tue splendide ossa;
- quando ti siedi, potrai smetterla di preoccuparti perché si vedono la pancia e le
cosce;
- potrai andare al mare e in piscina senza vergognarti;
- non sarai più inferiore a nessuno;
- sarai finalmente felice.
Il “credo Ana” e i “dieci comandamenti” sono caratterizzati da un forte impatto
comunicativo; proprio come una fede religiosa, prescrivono i comportamenti che
conducono alla felicità, la possibilità di discriminare il bene dal male e la necessità
di resistere alle tentazioni.
Le ragazze dei blog tentano di aiutarsi reciprocamente dispensando consigli su
come fare a non mangiare e a non farsi sorprendere. Le blogger riguardo a questo, ad
esempio, consigliano di bere un bicchiere d’acqua ogni ora poiché essa riempie lo
stomaco e in più depura; oppure mangiare molto lentamente; prendere le vitamine
per evitare di accusare stanchezza, mal di testa e tutti i problemi conseguenti alla
scarsa alimentazione; masticare tutto e poi sputare, ma anche tenersi occupati o non
mangiare niente di più grande del palmo della propria mano. Indossare vestiti molto
stretti aiuta invece a ricordare che c’è bisogno di dimagrire, in alcuni casi viene
incoraggiato il digiuno, anche se mai per più di 20 giorni consecutivi. Evitare le
tentazioni, piuttosto uscire a fare una passeggiata o ballare e cantare le canzoni
preferite, prima o poi la fame passa.
Come se non bastasse, sono anche suggerite strategie per evitare di destare
sospetti, come ad esempio:
- non parlare mai del tuo peso con nessuno. Comportati come se tu non sappia
assolutamente niente di diete e peso;
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non lasciare che le persone notino come sono larghi i tuoi vestiti;
cerca di mangiare solo quando i tuoi familiari o amici sono con te (e usa il
tempo in cui sei solo per non farlo);
- entra ed esci spesso dalla cucina, questo darà l’idea che mangi;
- lascia resti di cibo o piatti sporchi in giro (prepara qualcosa e buttalo via, gli
altri penseranno che l’hai mangiato);
- portati sempre fuori qualche snack (facendoti vedere) e poi fuori buttalo via;
- a casa di’ che mangi da un amico, all’amico di’ che hai già mangiato a casa;
- inventati delle allergie a certi cibi;
- fingi un mal di pancia o malesseri del genere;
- di’ che sei stato invitato fuori a cena, poi vai a fare una passeggiata;
- di’ che mangi in camera tua, poi butta tutto nella pattumiera;
- non parlare mai di cibo nè di quanto sei insoddisfatto del tuo corpo davanti agli
altri.
Questa è l’altra faccia della malattia, quella che da una parte sembra essere
piuttosto la moda del momento, l’unico modo per sentirsi accettati in quel mondo
virtuale che è fatto di molta concretezza: la coscienza di avere un problema e
condividerlo con chi sta attraversando la medesima esperienza.
L’analisi condotta ha permesso di verificare quale mondo inaccessibile si celi
dietro ad una malattia così visibile, “estetica”. 451 ragazze che cercano consolazione
e conforto, consigli e chiarimenti, amore e comprensione.
Alcuni blog mostrano, ed è innegabile, l’aspetto più superficiale, quello che in
fondo la maggior parte delle persone riesce a vedere al primo contatto: solo la
ricerca della perfezione, solo la voglia di somigliare a questa modella o a quell’altra
attrice, solo per il gusto di sentirsi dire «quanto sei dimagrita!».
QUANDO MANGIARE È UN PECCATO
Il cibo come nemico, spesso vissuto come peccato da espiare; un errore per cui,
molte volte, non basta un mea culpa o una semplice promessa da non infrangere più.
Quando il pentimento da solo non basta, quando il senso di colpa per qualche
caloria di troppo diventa pressante, sono moltissime le ragazze che ricorrono
all’autolesionismo. In 23 dei blog monitorati dall’Eurispes, le autrici affermano di
tagliarsi, di punirsi. Due patologie che compensano un unico senso di
insoddisfazione e frustrazione.
L’autolesionismo viene definito come il tentativo di causare intenzionalmente
un danno al proprio corpo, ferendosi in modo di solito abbastanza grave da
provocare danni ai tessuti o agli organi. È considerata una vera e propria patologia.
Le persone affette da questo disturbo si fanno del male in diversi modi: tagliandosi
con una lametta, bruciandosi con una sigaretta, graffiandosi, strappandosi i capelli,
sbattendo contro qualcosa, ecc.
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Scheda 39 - Quod me nutrit me destruit. Anoressia e bulimia: adolescenti nella “Rete”
Può colpire tutti, anche se sono in prevalenza donne: l’autolesionismo è spesso,
infatti, l’altra faccia dei Disturbi del Comportamento Alimentare. Alcune ragazze di
fronte ad un momento di malessere reagiscono alternando comportamenti bulimici
(abbuffate seguite da vomito o abuso di lassativi) a quelli autolesivi.
Le ana-cutter – così come si definiscono molte autrici dei blog tormentate da
DCA e autolesionismo ! non si piacciono, odiano il proprio corpo, tendono ad
essere perfezioniste e sono incapaci di gestire e di manifestare verbalmente intense
emozioni.
Quali sono i motivi che spingono a provocarsi tale dolore? A volte,
l’autolesionismo e il dolore fisico correlato, placano l’ansia: anche se solo per alcuni
istanti il pensiero è proiettato unicamente al dolore fisico, che allontana
temporaneamente quello interiore, altre volte diventa una dimostrazione del proprio
malessere interiore, oppure, nel caso delle anoressiche/bulimiche diventa un modo
per punirsi delle proprie azioni o sensi di colpa.
Un disturbo che non ha un limite, una malattia dalle tante sfaccettature:
vomitare fino a sputare sangue, tagliarsi, bruciarsi per punire i propri peccati, non
mangiare fino a svenire, a perdere le forze: solo perchè nello specchio viene riflessa
un’immagine diversa da quella reale.
CONCLUSIONI
«Avete presente quella sensazione? Ma si, quella sensazione di non
appartenenza... mi sembra che il corpo non sia più mio, nè di nessun altro, ma sia un
organismo a parte, fine a se stesso, orpello inutile ed invisibile, ma fastidioso... non
so, vorrei prendermi a morsi, sezionarmi, per togliere tutto, fino alle ossa, anzi,
vorrei togliere anche quelle, ridurle, così poi non peso davvero più nulla». Sono
sempre le parole di una blogger: una parola segue l’altra per spiegare, dare un’idea
di ciò che si sente, o non si sente.
Non bisogna mai soffermarsi sulle apparenze: questo è il messaggio ed il fine di
questa scheda. Parlare di Disturbi del Comportamento Alimentare non è semplice,
ma la necessità di provare ad entrare nelle menti di quante soffrono di questi
problemi, sembrava il mezzo più utile per spiegare quanta sofferenza c’è dietro
queste patologie, cercando di tracciare un profilo rispetto a quanto si è letto nei loro
diari, senza nessuna pretesa di sembrare “scientifici”, ma solo attenti osservatori.
Entrare nel cuore o nella mente di quante soffrono non è un compito facile, ma
in questo caso vengono solo riportati i loro pensieri, a volte spiegati altre volte
sintetizzati, ma tutto ciò che viene riportato è solo una parte del loro mondo.
Molti, da quando le nuove tecnologie sono divenute il pane quotidiano nella vita
di ognuno di noi, si sono chiesti se fosse un bene rendere visibili tutti quei siti o blog
in favore dell’anoressia e della bulimia o se piuttosto sarebbe stato meglio oscurarli,
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per evitare che altre ragazzine potessero lasciarsi attrarre dalle idee, il più delle volte
giudicate bizzarre, di quante si definiscono pro-ana o pro-mia.
Dall’isolamento alla “socialità” offerta da Internet: questo forse dovrebbe far
riflettere, poiché la Rete viene vista come mezzo per potersi aprire, per sentirsi
compresi, per cercare il sostegno. È pur vero, d’altro canto, che l’ossessione di
“postare” il proprio peso, il proprio diario alimentare, confrontare i progressi fatti di
settimana in settimana rappresentano un modo per alimentare, fomentare certe
fissazioni, adottare o rafforzare comportamenti distruttivi. Questi disturbi sono
caratterizzati da una scarsa consapevolezza del disturbo da parte delle persone che
ne sono affette, ulteriormente ridotta nei casi di deperimento fisico; inoltre, è
importante ricordare che non di rado queste malattie hanno esiti fatali.
Quanto incide la “socialità” della Rete sulla diffusione di questa patologia, sul
suo persistere e sulla sua gravità dei sintomi?
Forse bisognerebbe realmente riflettere su questi siti, blog, forum, newsgroup e
capire non solo in che modo monitorarli ma anche come anche attraverso la Rete sia
possibile aiutare e tutelare queste bambini e queste adolescenti.
Quel che sembra vero è che forse bisognerebbe parlarne di più, cambiando
l’approccio verso questi disturbi, ponendo la massima attenzione sull’aspetto
psicologico del disturbo, proprio su quel mondo interiore raccontato in queste
pagine.
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