RSA < VIAGGIO ITALIA-SVEZIA La Fondazione Cardinal Gusmini di Vertova > di IVO CILESI * - MELANIA CAPPUCCIO ** - CINZIA ZANINONI *** L’ESPERIENZA E LA REALTÀ ASSISTENZIALE SANITARIA SVEDESE CI PORTA FARE ALCUNE RIFLESSIONI SUL CONCETTO DI HABITAT. I CENTRI PER LE DEMENZE VISITATI A GOTEBORG E CON I QUALI È INIZIATA UNA COLLABORAZIONE, PRENDONO IN CONSIDERAZIONE TUTTI I PASSAGGI DELLA VITA DELLA PERSONA, GARANTENDO PER QUANTO POSSIBILE UNA MEMORIA DELLA QUOTIDIANITÀ. E QUINDI IL PASSAGGIO INIZIALE AD UNO SPAZIO VILLAGGIO DOVE LA PERSONA CON UN INIZIALE DETERIORAMENTO COGNITIVO È ACCUDITA IN CASE CHE RICORDANO STRUTTURALMENTE LE ABITAZIONI SVEDESI. LE CASE sono all’interno di spazi verdi con la possibilità di fare passeggiate. Le persone sono seguite per le faccende domestiche e i piccoli servizi, ad esempio fare la spesa, da personale preparato. Si tratta di una sorta di assistenza sociale che in questa fase di parziale autonomia è fondamentale. Quindi possiamo verificare che il primo passaggio (dalla propria abitazione alla nuova sistemazione) prende in considerazione le abitudini di vita delle persone e i loro spazi abitativi. Infatti, come già sottolineato, le nuove case ricordano quelle lasciate e vengono mantenute per quanto possibile le abitudini di vita. Il passaggio a situazioni più problematiche, con l’aggravarsi della malattia e quindi con la perdita di competenze e funzioni, diventa un dolce accompagnamento. Con l’avanzare della malat- tia, quando la persona non è più in grado di gestirsi con autonomia, il passaggio è in una struttura maggiormente protetta con i servizi sanitari e assistenziali giornalieri. In questa nuova situazione abitativa, una sorta di RSA, vengono mantenuti gli spazi personali e le stanze sono personalizzate, gli spazi comuni tengono in considerazione della memoria e delle abitudini di vita. Ma sono presenti terapie non farmacologiche (doll therapy) e spazi sensoriali che garantiscono una cura globale della persona. Questo bilanciamento fra rispetto della memoria e del passato e stimoli e terapie non farmacologiche che vanno ad incidere sulla diminuzione del carico farmacologico garantisce ai pazienti una adeguata qualità di vita. All’interno dei Nuclei Alzheimer della Fondazione Gusmini noi tentiamo di equi- > Fondazione Cardinal Gusmini di Vertova MAR APR 08 ASSISTENZA ANZIANI 33 RSA < > Community svedesi librare spazi terapeutici e terapie non farmacologiche, spazi che diventano isole sensoriali dove viene facilitato tramite stimolazione cromatiche, sonore, tattili, il rilassamento o l’attivazione, a seconda del setting ambientale somministrato. Le parole chiave sono trasformazione ed equilibrio. Ossia trasformare con equilibrio. Il lavoro dovrà essere svolto sempre in funzione dell’habitat. Se si pensa ad uno spazio che cura, forse bisogna pensare ad uno spazio in funzione delle persone che lo abitano. Ma a questo punto ci si chiede se è possibile rendere un luogo testimone di tante soggettività. Bisogna analizzare quello che può accomunare, avvicinare le persone che abitano uno stesso luogo. Sicuramente la cultura del proprio territorio, che rende sociali le diverse soggettività, che le unisce per favorire le ritualità sociali, la condivisione collettiva delle memorie del territorio, il passare del tempo, le ciclicità del giorno e della notte, la stagionalità, con le differenti peculiarità proprie di ogni stagione, e le ritualità condivise. Ma quello che sicuramente unisce le persone è la dimensione sensoriale, sono i sensi, e allora il luogo per avvicinare deve divenire un luogo dove i sensi abitano. Ricreare un luogo dove le persone ritrovano frammenti della vita, dove si possono fermare a pensare, ad emozionarsi, a guardare, ad ascoltare, ad annusare, a toccare i significati che abitano dentro di loro, i sensi e le emozioni. Le stimolazioni ambientali riguardano diverse aree sensoriali e tutti gli spazi comuni utilizzabili dai pazienti. E’ fondamentale partire dal concetto di temporalità collegato al concetto di spazialità in una dimensione abitativa che favorisce i riti della quotidianità. Abitare spazi riabilitativi: è importante creare dei momenti di stimolazione e momenti di rilassamento, pause e movimento nella quotidianità. Creare uno spazio dove mobili e oggetti favoriscono le memorie, le tracce del passato, uno spazio che diventa habitat, attivante e rilassante Il giusto equilibrio fra gli spazi della memoria, dei ricordi e spazi terapeutici, ambienti sensoriali ci permette di accudire, di ascoltare, di accompagnare, di esserci, senza essere invasivi con il giusto rispetto per la vita presente e trascorsa dei nostri ospiti. E allora cosa si può fare in un Nucleo Alzheimer per garantire il giusto ascolto, per prendersi cura dei nostri ospiti rispettando il loro tempo? Noi cer- chiamo, anche prendendo riferimenti e spunti da esperienze di centri svedesi di Goteborg con i quali la Fondazione Cardinal Gusmini collabora, di accompagnare le persone in un viaggio. Un viaggio è il rinnovarsi con stabilità, il muoversi con le pause, le attese. La stabilità delle quotidianità con l’idea creativa, la stimolazione, appunto il rinnovarsi. In questi anni di lavoro di continuo contatto con la sofferenza dei malati dei loro familiari e spesso con il senso di impotenza degli operatori ci hanno insegnato una cosa fondamentale che curare il malato significa prendersi cura dei familiari e prendersi cura degli operatori, rispettando la loro professionalità ma anche capendo e prendendo in considerazione le loro difficoltà quotidiane tecniche, relazionali e psicologiche. E qui rientra in gioco l’accompagnare e il viaggio. Che cosa si fa quando si accompagna, quando si viaggia? Sicuramente ci si muove fisicamente, ma ci si muove anche mentalmente, e si muovono le nostre emozioni, e si muovono i ricordi, le memorie. E poi ci sono i momenti di pausa, di attesa, di silenzio. E noi abbiamo rispettato i tempi naturali delle persone, con il giusto equilibrio fra stimolazione e rilassamento con degli spazi che favoriscono le pause. L’ambiente che cura riprende l’idea di una cura personalizzata in uno spazio sociale abitato dalle persone, la cura nella quotidianità. Riprendendo l’esperienza svedese con le nostre idee stiamo favorendo la giusta alternanza fra stimolazioni e pause. Alcune terapie non farmacologiche (musicoterapia ambientale, terapia della bambola e terapia sensoriale che abbiamo attivato nei Nuclei) ci aiutano a migliorare la qualità di vita dei pazienti in sinergia con gli spazi terapeutici. A volte la domanda che ci pone l’operatore d’assistenza è sempre quella: cosa posso fare? Cosa posso fare quando un paziente è agitato, quando diversi disturbi comportamentali ne rendono problematica la cura, l’accudimento? Una corretta equilibrata sinergia fra le terapie non farmacologiche strutturate e somministrate settimanalmente e le terapie ambientali favorisce il miglioramento della qualità globale di vita dei pazienti. E abbiamo voluto dare degli strumenti concreti agli operatori MAR APR 08 ASSISTENZA ANZIANI 35 > RSA per gestire situazioni problematiche derivate dall’insorgenza di disturbi comportamentali nella routine quotidiana. E’ importante i livello preventivo di cura e l’intervento terapeutico al bisogno per affrontare la fase acuta del disturbo, con le terapie non farmacologiche, con gli spazi terapeutici, con le aree sensoriali noi possiamo dare una risposta positiva per la gestione dei disturbi del comportamento in soggetti affetti da demenza. L’ambiente può compensare o al contrario accentuare i deficit cognitivi e condizionare perciò lo stato funzionale ed il comportamento. Il fragile equilibrio della persona con deficit cognitivi si spezza facilmente. La deprivazione sensoriale o l’eccesso di stimoli, la difficoltà ad orientarsi in un ambiente che non si riconosce o che si percepisce come ostile, il mancato riconoscimento dei propri bisogni sono elementi che condizionano il grado di attenzione o confusione del malato. L’ambiente che ospita il paziente demente e la sua organizzazione devono aiutarlo a sapere: chi è; dove è; che tempo è. Per questo sono state adottati degli accorgimenti ambientali riproducendo due nicchie sensoriali. La sinergia tra le stimolazioni visive e uditive hanno lo scopo di orientare nello spazio e nel tempo l’ospite creando anche un ambiente piacevole. La curiosità e l’attenzione degli ospiti che si fermano ad osservare il movimento e la cromaticità dei pesci dell’acquario permettono di avere benefici sul vagabondaggio in quanto sono favorite le pause di riposo mentre la riproduzione sonora dell’acqua ha un effetto rilassante. La riproduzione di un grande albero che viene diversamente vestito a seconda delle stagioni orienta l’ospite nel tempo utilizzando quegli stimoli che per la maggior parte di essi faceva già parte del proprio bagaglio culturale. Anche qui la riproduzione sonora dei rumori della natura rende il contesto molto realistico, che viene comunque rinforzato alla presenza nelle vicinanze dell’accesso al giardino che permette di sottolineare e confermare l’aspetto climatico. Questa nicchia sensoriale è legata al progetto stagionalità. Il Liceo Artistico ha realizzato dei quadri a tema ad ogni stagione che rappre36 MAR APR 08 ASSISTENZA ANZIANI > Refettorio sentano caratteristiche tipiche della stagione in corso e vengono appesi alle pareti con lo scopo di evidenziare il trascorre del tempo e quindi facilitare l’orientamento temporale. Spesso lo stesso gruppo assistenziale individua interventi poco costosi ma molto efficaci come per esempio la personalizzazione del letto, l’uso di fotografie per indicare un luogo, la dislocazione degli utenti nelle stanze o per quanto riguarda il posto a tavola. Le modificazioni ambientali non incidono comunque sulla storia naturale della malattia e sul declino delle funzioni cognitive, ma riducono i problemi comportamentali quali l’agitazione, affaccendamento, wandering, insonnia, i sintomi psicotici e rallentano il declino delle capacità funzionali dei soggetti con demenza. MODALITÀ OPERATIVE Relazione terapeutica, caratterizzata: • dall’osservazione profonda dei messaggi verbali e non verbali del malato, • dalla sintonizzazione emotiva, • dalla giusta distanza che permette la critica, • dal sapere gestire le pause, i silenzi e il tempo della relazione. Ambiente terapeutico caratterizzato da: • flessibilità (adattabilità alle diverse situazioni), • personalizzazione degli spazi e del tempo (adattabilità ai diversi bisogni dei malati e alle variazioni nel tempo dei bisogni dello stesso malato), • tolleranza, • proposta di attività commisurate alle capacità del soggetto (osservazione delle capacità residue), • presenza attiva dei familiari. Il lavoro d’équipe, opportunità di condividere con altri operatori la gestione di problemi più o meno complessi che richiedono l’intervento di più specialisti con lo scopo di pianificare strategie di intervento e un coerente approccio multidimensionale, nonché la possibilità di vivere il gruppo come strumento di aiuto e di sostegno. E’ sicuramente più facile parlare del lavoro d’équipe che realizzarlo: le varie figure professionali possono incontrarsi pensando di fare équipe senza effettivamente lavorare in équipe. Numerosi sono gli ostacoli che si presentano dovuti per esempio al prevaricare di un membro oppure al comportamento passivo di altri, alla sfiducia degli operatori nel confronto del gruppo o alla difficoltà dei singoli ad adottare comportamenti coerenti rispetto alla pianificazione progettata. RSA < Il lavoro di gruppo richiede: • rispetto del lavoro degli altri, aventi o meno lo stesso ruolo, con valorizzazione dei differenti punti di vista dei diversi soggetti coinvolti; • capacità di autocritica personale e di gruppo; • volontà nel “rimettersi continuamente in gioco”, la “provvisorietà” delle situazioni richiede spesso la rivisitazione del problema e degli obiettivi strategici nel tempo; • capacità comunicative; • atteggiamento empatico; • creatività; • tempo; • costanza. I tutor di progetto: data la complessità, la numerosità dei progetti e la necessità di figure di riferimento, da alcuni mesi abbiamo inserito la figura dei tutor. Ai singoli operatori di ciascun gruppo di lavoro è stata chiesta la disponibilità a ricoprire il ruolo di tutor per un determinato progetto chiedendo di esprimere anche la motivazione. Si è così creata un’equipe tutor di progetto composta da tre/quattro operatori tra infermieri e Asa/Oss. Tutti gli operatori partecipano alla somministrazione delle terapie e alla compilazione delle relative schede di osservazione e individuano possibili soggetti da inserire. Gli infermieri raccolgono le informazioni e attraverso le consegne garantiscono il passaggio di comunicazione inerenti l’organizzazione e le eventuali decisioni in merito alle suddette terapie. In specifico gli Asa/Oss tutor sono punto i riferimento per i colleghi raccogliendo osservazioni, proposte o critiche, si assicurano che le schede di monitoraggio vengano compilate e le terapie correttamente applicate e si occupano della manutenzione delle attrezzature e del materiale in uso. Gli infermieri tutor sono figura di riferimento degli Asa tutor e di tutta l’équipe. La responsabile di Nucleo e l’Educatore monitorizzano in modo generalizzato i vari progetti. I progetti L’inserimento delle varie terapie non farmacologiche all’interno dei nuclei ha richiesto l’addestramento, la formazione degli operatori con lo scopo di presentare il progetto complessivo, le aspettative della Direzione in termini di ricaduta positiva sia sugli ospiti sia indirettamente sui caregiver, per coinvolgere gli operatori nella ri-definizione dell’organizzazione a fronte delle nuove esigenze. Il primo approccio con le terapie non farmacologiche è avvenuto grazie ad un convegno organizzato in collaborazione con la Ditta S.C.A.. Successivamente tutto il personale del Nucleo Alzheimer ha partecipato ad un corso di quattro ore. Come viene inserito un ospite nei vari progetti? Nel periodo di osservazione, dopo l’ingresso in struttura, il primo obiettivo da perseguire è la conoscenza a tutto tondo dell’ospite e della realtà in cui si deve intervenire. E’ fondamentale: • la conoscenza dell’ospite mediante l’apertura di un canale comunicativo esclusivo che consenta di costruire una trama di rapporti individuali e quotidiani grazie, dove possibile, alla comunicazione verbale e all’osservazione dei comportamenti, delle reazioni alle proposte, nel rispetto della sensibilità e dei tempi di ciascuna persona; • la conoscenza delle abilità sensoriali e manuali residue (test sensoriali); • la conoscenza del disturbo del comportamento; • la conoscenza dell’ospite tramite il coinvolgimento della famiglia, l’intervista e i successivi incontri hanno lo scopo di raccogliere informazioni sulla vita dell’ospite, eventi felici o traumatici, gusti e attitudini, caratteristiche caratteriali e personalità, nonché dinamica dei rapporti familiari che possono aiutare il gruppo di lavoro nella scelta della modalità di approccio e di progettazione. A questo punto, durante la stesura del PAI, ad un mese circa dall’ingresso, l’équipe valuta la necessità ed eventualmente la tipologia di terapia non farmacologia da proporre all’ospite. Noi trattiamo i vari disturbi del comportamento tramite diverse terapie non farmacologiche (tnf) con piani terapeutici strutturati. La somministrazione può essere giornaliera con tempi e modalità definite e può essere al bisogno in caso di una problematica comportamentale acuta e improvvisa. E’ importante modulare l’intervento a seconda del disturbo comportamentale evidenziato. Ora vogliamo elencare alcune delle terapie non farmacologiche e le aree sensoriali che abbiamo attivato presso la Fondazione Cardinal Gusmini: Terapie non farmacologiche: • musicoterapia individuale attiva, • musicoterapia recettiva, • musicoterapia ambientale, • terapia della bambola, • sand therapy (terapia della sabbia), • terapia sensoriale. Spazi sensoriali: • spazio della stagionalità, • spazio dell’acquario, • stanza neurosensoriale. Gli aspetti organizzativi legati ai progetti attualmente attivi sono i seguenti. • Musicoterapia ambientale: attraverso l’uso dell’impianto stereo gli operatori avviano a giorni alterni (per garantire le giuste pause e la metabolizzazione degli stimoli) le sequenze appositamente preparate dal musicoterpeuta in momenti definiti della giornata (alzata, pranzo e allettamento). • Musicoterapica recettiva: gli ascolti musicali variamente proposti (diversi generi di musica) all’ospite tramite cuffie direzionali sono appositamente strutturati con il musicoterapeuta e l’educatore. Nella quotidianità l’educatore applica il programma terapeutico per un tempo che varia dai 20 ai 45 minuti a circa quindici ospiti. • Musicoterapia attiva: le sedute individuali e/o di piccolo gruppo, condotte dal musicoterapeuta, si svolgono presso una stanza adibita con cadenza settimanale per un tempo che può variare dai 15 ai 45 minuti a seconda delle condizioni psico/fisiche e delle risposte/reazioni dell’ospite. Le persone coinvolte sono dieci. • Terapia della bambola: la consegna della bambola terapeutica da parte degli operatori (infermieri, Asa/Oss, educatore) è codificata in base all’insorgenza di un bisogno, dato per esempio da uno stato di agitazione, o modulata in base ad un programma quotidiano formulato sulle MAR APR 08 ASSISTENZA ANZIANI 37 RSA < > Foto di gruppo richieste verbali o non verbali dell’ospite e alla valutazione della risposta comportamentale. Se l’ospite rifiuta la bambola, l’operatore lascia trascorrere alcuni minuti ed effettua un altro tentativo. Il numero di ospiti coinvolti è nove. • Pet Therapy “Acquario”: i momenti terapeutici possono essere strutturati in diversi momenti della giornata coinvolgendo piccoli gruppi per massimo un ora; oggi sono in terapia cinque ospiti. In realtà, data la sua posizione all’interno di una nicchia ricavata nel corridoio, tutti possono giovare degli effetti benefici dell’acquario. La manutenzione dell’acquario e della cura dei pesci è effettuata dal personale con il coinvolgimento di un ospite. • Laboratori gestiti dall’educatore di reparto sono attività di gruppo che hanno una cadenza settimanale e una durata che varia a seconda delle condizioni degli ospiti fino ad un massimo di un’ora. Gli ospiti coinvolti per ogni attività sono circa 10. Aromaterapia di gruppo. Viene proposto agli ospiti un vero e proprio racconto contestualizzante attraverso una stimolazione attiva di tipo visivo (fotografie, disegni…), olfattiva (profumi, odori) e quando possibile anche tattile (rappresentazione materiale dell’oggetto stesso). Gli ospiti coinvolti sono dieci. Pittura. L’uso del colore e delle diverse tecniche di pittura (pennelli, dita, spugne…) permettono, attraverso l’iconografia, la rappresentazione degli stati d’animo secondo l’arte del “tirar fuori” l’incomunicato verbale (emozioni), lo stimolo della creatività e della fantasia. I temi dei lavori possono essere liberi o finalizzati all’argomento della stagionalità. Nel prossimo anno si approfondirà quello della percezione corporea. I lavori svolti “a quattro mani” (quattro ospiti) hanno evidenziato la capacità dell’ospite di rispetto degli spazi e del lavoro dell’altro. Inoltre, un’altra sorpresa, è stata la resistenza degli ospiti che lavorano con attenzione anche per un’ora. Racconti di una volta. La stimolazione dell’attività mnemonica avviene attraverso il racconto, mimo e teatralizzazione con gesti e oggetti di racconti d’epoca appartenenti al passato degli ospiti che fungono da punto d’incontro tra passato e presente. Prendiamo il caffè. La riproduzione di uno spaccato quotidiano favorisce la riscoperta delle gestualità passate. (La preparazione del caffè, del setting, del momento conviviale). L’educatore utilizza questo momento per discutere e concordare con gli ospiti la ricetta di cucina che verrà preparata nel laboratorio di cucina. Attività mnemoniche procedurali. Attraverso il gioco e la conservazione, l’educatore stimola i ricordi e l’ordine procedurale delle sequenze proposte appartenenti alla quotidianità come il risveglio, la vestizione, la preparazione del pasto… lavorando sulle emozioni di ciascuno. Albero delle stagioni. Gli ospiti sono protagonisti della propria stimolazione spazio-temporale nella creazione e nella preparazione dell’albero a seconda delle stagioni in essere. Tutte queste attività, oltre ad altre di stimolazione cognitiva come la tombola, il canto, il laboratorio di cucina, i laboratori manuali, sono parte integrante del progetto complessivo. Le modificazioni ambientali e le varie terapie non farmacologiche aumentano l’efficacia globale dell’intervento. Gli accorgimenti strutturali e organizzativi sono tali da garantire elevati standard assistenziali nel pieno rispetto della dignità delle persone. Un aspetto importante, prima di parlare di numeri, è sottolineare la ricaduta indiretta di tutto questo lavoro sui caregiver. Per quanto riguarda i familiari gli indici considerati sono stati la riduzione delle segnalazioni/lamentele, il grado di soddisfacimento complessivo dichiarato tramite i questionari di gradimento nonché esplicite considerazioni fatte agli operatori. Per quanto riguarda questi, ci sono segnali di miglioramento in termini di diminuzione del burn-out, riduzione dello stress da caregiver e miglioramento del clima lavorativo dimostrato dalla partecipazione agli incontri di formazione, dal protagonismo nella gestione delle terapie, dalle informazioni raccolte. * Consulente terapie non farmacologiche ** Direttore Sanitario *** Dirigente infermieristica e coordinatrice MAR APR 08 ASSISTENZA ANZIANI 39