1 Modulo 1 per professionisti sanitari: Le conseguenze della violenza sulla salute e l’attuale situazione delle cure sanitarie Durata: ca. 45-90 minuti Contenuto: Argomento 1: Le conseguenze della violenza sulla salute Argomento 2: Prevalenza delle vittime di violenza tra i pazienti di istituti e strutture sanitarie Argomento 3: Rischio di una risposta sanitaria inadeguata Argomento 4: Ostacoli a cure efficaci Argomento 5: Il ruolo chiave dei professionisti sanitari Obiettivi del Modulo 1 I partecipanti comprendono • • • • che la violenza fisica e sessuale provoca diversi problemi di salute che quasi tutte le discipline sanitarie si trovano ad affrontare le conseguenze della violenza quali siano le conseguenze in caso di negligenza o inadeguato riconoscimento della violenza per le pazienti di sesso femminile vittime di violenza quali aspettative abbiano le vittime nei confronti dei professionisti sanitari PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 2 Informazioni di base (Fonte: Hellbernd 2006) Argomento 1: Le conseguenze della violenza sulla salute La violenza ha molti effetti diversi sulla salute delle donne, sul loro comportamento legato alla salute e sui rischi per la salute. Gli effetti della violenza domestica e sessuale vanno dalle lesioni fisiche ai sintomi (psico)somatici, dai disordini e malattie psicologiche fino alle conseguenze letali (Heise/Ellsberg et al. 1999; Campbell 2002; Krug/Dahlberg et al. 2002). Le seguenti lesioni, disturbi della salute e malattie sono stati documentati in numerosi studi internazionali quali conseguenze di violenza sessuale e violenza nell’ambito della coppia. Effetti sulla salute provocati da abusi e violenze contro donne e bambine: Conseguenze sulla salute causate da violenze su donne e bambine Conseguenze non letali Conseguenze letali Conseguenze fisiche Conseguenze (psico-) somatiche Conseguenze psicologiche • Lesioni • Sindrome da dolore cronico • Disturbo post traumatico da stress • Deterioramenti funzionali • Sindrome dell’intestino irritabile • Disabilità permanenti • Disturbi gastrointestinali • Depressione, fobie, disturbi del sonno, disturbi da panico • Infezioni del tratto urinario • Disturbi respiratori Comportamenti sanitari negativi • Abuso di alcol e stupefacenti • Fumo • Comportamenti sessuale a rischio • Comportamento autolesionista • Disturbi alimentari • Bassa autostima • Tendenze suicide Conseguenze sulla salute riproduttiva • Lesione letale • Uccisione • Omicidio • Suicidio • Malattie infiammatorie della pelvi • Malattie a trasmissione sessuale • Gravidanza indesiderata • Complicanze in gravidanza • Aborto spontaneo/basso peso alla nascita Fonte: Hellbernd et al. 2004, (adattato e modificato rispetto a CHANGE 1999) PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 3 Lesioni fisiche Tra le conseguenze tipiche della violenza fisica ci sono le ferrite da coltello e lesioni da percosse, ematomi, contusioni, tagli e bruciature, lesioni alla testa, al volto, al collo e alla spina dorsale, fratture dell’osso nasale, lesioni al timpano, lesioni alla mandibola e ai denti. Queste lesioni provocano spesso deterioramenti funzionali di lunga durata. Le lesioni al timpano, ad esempio, possono causare handicap permanenti quali perdita dell’udito, mentre altre lesioni alla testa possono provocare disturbi alla vista (Muellemann 1996, Fanslow 1998). Conseguenze somatiche e psicosomatiche Tra i sintomi somatici comuni ci sono le emicranie, dolori alla schiena, al petto e dolori addominali (Muellemann/Lenaghan et al. 1998). Sono molto diffusi anche i disturbi gastrointestinali (Lesermann/Li et al. 1997), difficoltà respiratorie e disordini alimentari (Campbell 2002), infezioni del tratto urinario, sindromi da colon irritabile e fibromialgie (Walker et al. 1997). Le donne vittime di violenza soffrono di tensione cronica, fobie e insicurezza, le quali possono provocare sintomi psicosomatici e sindromi e malattie croniche. Una ricerca condotta da Campbell (2002) ha mostrato una correlazione significativa tra l’esperienza della violenza e sintomi quali mal di testa, emicranie, dolori cronici alla schiena e dolori alla spalla o al collo. Disordini gastrointestinali quali la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) vengono spesso diagnosticati in correlazione a violenze sessualizzate nei bambini e ad abusi in relazioni violente (Drossman 1997). Anche le sindromi da dolore cronico sono spesso connesse alla violenza. Rubin (2005) ha scoperto che il 40-60% delle donne e il 20% degli uomini con sindromi da dolore cronico sono stati vittime di abusi nell’infanzia o nell’età adulta (Rubin 2005). Ai pazienti vittime di violenza ripetuta e grave, specialmente se sessuale, viene diagnosticata più frequentemente una combinazione di diversi sindromi. Tra questi si annoverano disturbi da stress postraumatico, fibromialgie e somatizzazioni. Salute riproduttiva / problemi ginecologici I problemi ginecologici sono una conseguenza della violenza fisica e sessuale estremamente diffusa e di lunga durata. Campbell (2002) ha constatato che il tasso di donne con sintomi ginecologici è tre volte più alto nelle donne vittime di violenza rispetto a quelle che non l’hanno subita. Gli effetti sulla salute risultanti da atti sessuali forzati includono infezioni del tratto urinario, infiammazioni addominali, infezioni da HIV e altre malattie a trasmissione sessuale (Campbell 2002). In uno studio finlandese, Perttu (2000) ha constatato le seguenti conseguenze della violenza sessuale: • Lesioni ai genitali, all’ano, alla coscia interna e al seno; • Irritazione genitale, urinaria o rettale; • Frequenti infezioni dei genitali o del tratto urinario; • Dolore o prurito nell’area genitale o rettale; PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 4 Dolore addominale o pelvico; Infezioni e malattie a trasmissione sessuale; Emorragie vaginali o rettali; Defecazione o orinazione dolorosa; Difficoltà a camminare e/o a stare seduti; Problemi con o tentativi di evitare esami pelvici; Vaginismo (spasmi dei muscoli attorno alla vagina) durante un esame ginecologico; • Comportamento/linguaggio sessualmente esplicito (“acting out” sessuale); (Perttu 2000, Perttu 2006). • • • • • • • Gravidanza e parto La violenza può provocare problemi alla salute riproduttiva e complicazioni durante la gravidanza e il parto. Tra questi si annoverano gravidanze indesiderate, infezioni, anemie, emorragie durante il primo e terzo trimestre, basso peso alla nascita e accesso ritardato a cure mediche per donne incinta (McFarlane/Parker et al. 1996). L’aumento delle nascite premature e di bambini nati morti come conseguenza della violenza è molto ben documentato, come lo è pure l’aumento di feti nati con lesioni e di neonati di basso peso alla nascita (McFarlane/Parker et al. 1996; Cokkinides/Coker et al. 1999). Conseguenze sulla salute più specifiche riguardano il distacco prematuro della placenta, rotture dell’utero e fratture nel feto (Boy/Salihu 2004, Bacchus et al. 2004a). Si ha inoltre evidenza di correlazione tra la violenza e le infezioni ai reni, i tagli cesarei e il basso peso alla nascita (Campbell 1998). Il rischio di parto prematuro nelle donne vittime di violenza è quattro volte maggiore rispetto alle donne che non hanno subito violenza (Schmuel/Schenker 1998). Inoltre le gravidanze non pianificate provocano un aumento del rischio di subire abusi fisici (Gazmararian et al. 1995, Goodwin et al. 2000). Disturbi psicologici Lo stress provocato dalla violenza psicologica, sessuale e fisica – avvenuta durante l’infanzia, l'adolescenza o nell'età adulta – ha conseguenze gravi sulla salute mentale. Particolarmente comuni sono la depressione, le fobie e gli attacchi di panico, il nervosismo, l’insonnia, la perdita della concentrazione, i disturbi della sfera emotivosessuale, la paura della vicinanza e dell’intimità e la perdita di autostima e del rispetto per sé stessi (Campbell 1998b). Fobie e disturbi del sonno Le donne vittime di violenza soffrono spesso di fobie e diversi disturbi del sonno. Va considerato che tali sintomi potrebbero essere delle paure reali provocate da una forte minaccia da parte degli (ex) partner, oppure si potrebbe trattare di conseguenze secondarie di una violenza subita in passato (Gleason 1993; Hagemann-White/Bohne 2005). A seconda della gravità della violenza e dell’intensità del trauma, i disordini fobici possono presentarsi come un disturbo psichico individuale. E’ stato documentato che di questo disturbo soffre un numero maggiore di donne rispetto agli uomini (Stein/Walker et al. PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 5 1996); gli esperti di sesso femminile riconducono questo dato al fatto che l’esperienza della violenza sessuale è più specificamente legata al sesso della vittima (HagemannWhite/Bohne 2005). I disturbi del sonno possono essere segnali di un esaurimento acuto provocato da violenza o da esperienze irrisolte di violenza in passato e perciò possono preannunciare conseguenti problemi di salute (ibid). PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 6 Depressione Gli studi hanno dimostrato che la depressione è il disturbo psicologico più spesso menzionato in correlazione alla violenza nell’ambito della coppia e dalle vittime di violenza sessuale. Il grado di depressione è legato alla frequenza e alla gravità dell’abuso (Jordan et al. 2004). Ideazioni suicide e tentativi di suicidio Le sensazioni di essere senza speranza spesso conducono a ideazioni di lesioni auto inflitte o a ideazioni suicide. I tentativi di suicidio sono più diffusi tra le donne vittime di violenza rispetto alle donne che non hanno subito violenza. Secondo uno studio di Goodman et al. (1993), il 30-55% delle vittime di stupro menziona idee suicide in seguito all’atto di violenza. Trauma psicologico provocato dalla violenza Il trauma psicologico è una conseguenza di esperienze incontrollabili e impossibili da superare che possono capitare a chiunque e che conducono alla sensazione di essere indifesi, alla sensazione di vulnerabilità e di perdita del controllo sulla propria vita (Jordan et al. 2004). Le reazioni acute al trauma sono rappresentate ad esempio dalle reazioni da shock, le quali possono durare da alcune ore fino ad alcuni giorni. Le reazioni al trauma possono inoltre ritardare da uno a tre giorni e durare da pochi giorni fino a 4-6 settimane. Le reazioni acute al trauma sono normali reazioni ad eventi traumatici. Il disturbo post traumatico da stress (PTSD, Post-Traumatic Stress Disorder) è una diagnosi medica per i sintomi di lungo termine provocati da eventi ripetuti che comprendono minacce di morte, lesioni corporee gravi o minacce all’integrità fisica di una persona. Gli attacchi ripetuti, la vicinanza fisica con l’agente stressante (= autore degli attacchi) e la percezione degli eventi come incontrollabili e imprevedibili provocano un aumento del rischio di sviluppare il disturbo post traumatico da stress (ad esempio essere tenuti in ostaggio, torturati, violentati, sequestrati, rapinati). Il disturbo PTSD può essere particolarmente grave e duraturo quando l’agente stressante è un essere umano (piuttosto che un disastro naturale). Lo stress estremo colpisce le vittime in diversi modi: somaticamente, emotivamente, cognitivamente, a livello comportamentale e caratteriale. Può condurre a diversi disturbi psichiatrici quali i disturbi dissociativi, disturbi alimentari, abusi di sostanze psicotrope e comportamenti autodistruttivi (Dutton 1995; van der Kolk et al. 1996). Ad ogni modo, lo sviluppo del disturbo PTSD comporta un processo complesso. Le reazioni al trauma non conducono inevitabilmente a disturbi mentali (modello patologico), ma molte donne vittime di abusi e di maltrattamenti soffrono di gravi sintomi corrispondenti al disturbo PTSD. Il disturbo PTSD va visto come il risultato di un processo di intrappolamento dovuto a un controllo coercitivo da parte dell’autore della violenza, il quale conduce la vittima a concludere che la fuga è impossibile. I sintomi del disturbo PTSD vanno considerati come normali risposte umane a esperienze impossibili da superare riguardanti la mente, il corpo e la società (trauma interpersonale e istituzionale). PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 7 Uno studio statunitense eseguito su donne vittime di abusi ha dimostrato che nel 31-40% di tutti i casi di violenza fisica e/o sessuale veniva diagnosticato il disturbo PTSD, rispetto ad un mero 1% del gruppo di controllo che non ha subito violenze (Gleason 1993). Per quanto riguarda i disturbi psicologici, gli studi hanno dimostrato che il 29% delle donne che hanno tentato il suicidio ha subito violenze, il 37% di donne vittime di violenza soffre di depressione, il 46% reagisce con fobie e attacchi di panico e il 45% con il disturbo post traumatico da stress (FVPF 2004). Effetti sul comportamento riguardante la salute L’esperienza della violenza domestica può portare a strategie dannose per la salute e quindi nuocere indirettamente alla salute di una persona. Rischi di comportamento dipendente Diversi studi hanno dimostrato un consumo superiore di alcol, farmaci e stupefacenti tra le donne che hanno subito violenze (Kilkpatrick/Acierno et al. 1997; Verbundprojekt/joint project 2001; Gloor/Meier 2004). Il consumo di sostanze tranquillanti, intossicanti o che alterano la mente quali nicotina, alcol, farmaci da prescrizione o di altro genere, può rafforzare – inteso come automedicazione – il ritiro psichico, la rimozione e l’oblio (Jordan et al. 2004). Un’indagine longitudinale statunitense ha dimostrato un aumento del consumo di alcol e sostanze psicotrope a breve distanza temporale da un attacco violento, e ciò accadeva anche a donne che precedentemente non avevano usato tali sostanze. Inoltre, lo studio ha rilevato che le donne che in passato avevano assunto sostanze psicotrope illegali corrono un rischio superiore di divenire vittime di violenza (Kilpatrick/Acierno et al. 1997). L'indagine sulla violenza sulle donne rappresentativa della popolazione della Germania ha dimostrato che, a seconda del tipo di violenza, dal 10 al 20% delle donne vittime di violenza aveva usato in passato qualche tipo di sostanza psicotropa, soprattutto tranquillanti e barbiturici (Müller/Schröttle 2004). “Le scelte riconducibili allo stile di vita, gli schemi ciclici delle esperienze di abuso e l’essere vittime di violenza, come pure tutto quello che è correlabile a queste situazioni, dovrebbero venire considerate come correlate a livello comportamentale e non casuali; in altre parole, il comportamento di una donna o le sue scelte di stile di vita non comportano il suo divenire vittima. (…) Gli schemi di abuso di sostanze e il divenire vittime di violenza potrebbero essere correlati in modi complessi e interagenti. (…) Le sostanze psicotrope legali e illegali potrebbero essere utilizzate in situazioni che comportano un proprio rischio di violenza (…) l’uso di sostanze psicotrope potrebbe alterare la capacità di decidere, e ciò potrebbe aumentare la vulnerabilità delle donne a diventare nuovamente vittime di violenza. (…) L’abuso di sostanze psicotrope ha serie conseguenze negative per le donne anche se nel breve termine aiuta ad alleviare il dolore fisico ed emotivo. (…) La strategia di superare il dolore con l’abuso di sostanze psicotrope, oltre ad essere associata con l’essere ripetutamente vittime di violenza, può contribuire all'insorgenza di problemi di salute mentale, aumentando la necessità di usare sostanze psicotrope per ridurre i problemi mentali, creando quindi un ulteriore tipo di circolo vizioso” (Jordan et al. 2004). PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 8 Inoltre, in correlazione a dipendenze da farmaci da prescrizione, gioca un ruolo anche il comportamento prescrittivo di sostanze psicotrope specifico per il genere femminile, dato che alle donne vengono prescritti farmaci contro disturbi del sonno, dolori cronici, perdita di concentrazione e umori depressivi in misura maggiore rispetto agli uomini (Joint project 2001). Effetti sull’accesso alle cure mediche Le donne vittime di violenza si presentano meno frequentemente a controlli preventivi quali la mammografia e le cure in gravidanza (Campbell 2001). La violenza domestica può avere effetto anche su pazienti di sesso femminile che soffrono di problemi di salute cronici quali l’asma e il diabete. I rapporti dimostrano che spesso a queste donne viene impedito l’uso dei farmaci ovvero che i partner impediscono loro l’accesso alle cure mediche, ad esempio rifiutandosi di portarle in una struttura sanitaria. Il controllo e l’isolamento indotti dal partner che maltratta queste pazienti può risultare in mancati controlli regolari per le donne e i loro bambini (Liebschutz/Frayne et al. 2003; Hellbernd/Brzank et al. 2004). Studi nei paesi europei selezionati In uno studio finlandese, Perttu (2004) ha riscontrato che il 18% delle donne aveva subito lesioni come risultato di una violenza da parte del partner intimo. Di solito queste lesioni erano contusioni o bruciature. Altre lesioni riscontrate erano dolore al collo (conseguenza di tentativi di strangolamento), altri dolori fisici e segni di morsi, come pure dolori mentali e sofferenze. Altri effetti sulla salute comprendevano fobie, senso di solitudine, insonnia, ridotto rispetto per sé stessi, problemi mentali, aumentato bisogno di terapie e cure psichiatriche, esaurimento, rabbia o paura nei confronti degli uomini, estrema cautela o mancanza di fiducia nelle relazioni, attacchi di panico, anoressia, malattie fisiche e a trasmissione sessuale. Nell’indagine sulla violenza sulle donne rappresentativa della popolazione della Germania, Müller e Schröttle (2004) hanno riscontrato che le donne che avevano subito violenza fisica da parte del partner citavano, tra gli effetti sulla salute, ematomi e contusioni (41%), dolori corporei (26%), ferite aperte, dolori addominali, distorsioni, strappi muscolari e lesioni alla testa (18-20% ciascuno). I risultati dell’indagine S.I.G.N.A.L su 806 pazienti di sesso femminile (età 18-60 anni), svolta nel pronto soccorso di un ospedale universitario di Berlino, hanno dimostrato che le lesioni più frequenti erano ematomi/ecchimosi (44%), fratture/rotture (10%) e ferite da coltello, ferite d’arma da fuoco e bruciature (10%). Il 60% delle lesioni subite erano lesioni alla testa. I sintomi di patologie più frequentemente riscontrati erano problemi gastrointestinali (23%), mal di testa/emicranie (18%) e sintomi cardiovascolari (14%). Le conseguenze psicologiche più comuni risultavano essere fobie/attacchi di panico (33%) e depressione (15%). Il cinque per cento delle donne riferiva di comportamenti automutilanti o tentativi di suicidio (Hellbernd/Brzank et al. 2004). PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 9 Argomento 2: Prevalenza delle vittime di violenza da parte del partner intimo tra pazienti di istituti e strutture sanitarie La violenza domestica viene spesso sottostimata da parte dei professionisti sanitari. La diffusione di studi internazionali sulla prevalenza potrebbe contribuire ad aumentare la consapevolezza riguardo alla prevalenza di persone vittime di violenza fisica, sessuale o psicologica tra i pazienti ospitati nelle strutture sanitarie. Prevalenza nell’arco della vita Secondo studi internazionali, dal 37% al 54% di pazienti di sesso femminile trattate presso i centri di pronto soccorso ha subito violenza fisica e/o sessuale e psichica da parte dell’attuale o ex marito/partner durante l’arco della vita (Abbott/Johnson et al. 1995; Dearwater/Coben et al. 1998). Prevalenza nel corso di un anno In un’indagine condotta in undici strutture di pronto soccorso americane, il 14,4% delle donne aveva menzionato maltrattamenti nel corso degli ultimi 12 mesi (Dearwater/Coben et al. 1998). Prevalenza di casi acuti Secondo numerosi studi, il 2 - 4% di tutte le donne che si rivolgono ad un pronto soccorso per il trattamento di lesioni fisiche acute lo fa per lesioni risultanti da atti violenti (Abbott/Johnson et al. 1995; Dearwater/Coben et al. 1998). La prevalenza di casi acuti di violenze domestiche riscontrata tra pazienti di sesso femminile nei centri di pronto soccorso può raggiungere il 26% (Muelleman/Lenaghan et al. 1996). La percentuale di donne che ricorre a trattamenti di pronto soccorso per lesioni fisiche è quindi inferiore alla percentuale di donne che si rivolgono ai reparti di pronto soccorso per sintomi quali attacchi d’ansia, sindromi del dolore, depressione e tentativi di suicidio (Abbott/Johnson et al. 1995). Studi di prevalenza nei paesi europei selezionati Prevalenza nei reparti di pronto soccorso Lo studio finlandese del Police College, che ha analizzato 399 casi di aggressione riscontrati presso un’unità di pronto soccorso in Malmi, Finlandia, ha dimostrato che oltre un quarto dei casi era riferibile a violenza da parte del partner intimo. La maggior parte delle vittime (82%) erano donne. Considerando unicamente la violenza all’interno della coppia, la proporzione di donne vittime era addirittura superiore (84%). Il sessanta per cento delle donne che si erano presentate con lesioni da aggressione presso l’unità di pronto soccorso di Malmi aveva subito tali lesioni a causa di atti violenti da parte del partner intimo (Noponen 2007). In Germania, lo studio S.I.G.N.A.L., eseguito su 806 pazienti di sesso femminile tra i 18 e i 60 anni che si erano presentate presso un’unità di pronto soccorso di Berlino, ha PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 10 dimostrato che il 36,6% delle donne incluse nello studio era stato vittima di violenza domestica almeno una volta dall’età di 16 anni. Il 26,6% delle donne incluse nello studio aveva subito violenze fisiche, il 12,7% violenze sessuali e il 30,8% violenze emotive. Circa il cinque per cento delle donne aveva menzionato che la violenza domestica aveva avuto luogo nel corso dell’anno precedente. Soltanto il due per cento circa aveva fatto ricorso a cure di pronto soccorso per le lesioni provocate dalla violenza, ma tale cifra è molto probabilmente sottostimata, dato che sono state poche le donne vittime di violenza diretta incluse nello studio. Le donne vittime di violenza domestica menzionavano frequentemente due o tre diverse forme di violenza. I due terzi delle donne vittime di violenza domestica hanno riferito che erano state vittime di violenze ripetute o frequenti (Hellbernd/Brzank et al. 2004). Prevalenza nei reparti di ginecologia/ostetricia Un'indagine svizzera su pazienti di sesso femminile nei reparti di ginecologia e ostetricia ha dimostrato che una paziente di sesso femminile su dieci aveva subito violenza fisica e minacce da parte di un partente durante gli ultimi 12 mesi e che la maggioranza delle donne menzionava atti violenti da parte dell’attuale partner (7,9%; Gloor/Meier, 2004). Il 66% delle donne incluse nell’indagine riferiva di violenze psicologiche in una precedente relazione intima (Gloor/Meier 25f:2004). I risultati di uno studio trasversale scandinavo hanno dimostrato alti tassi di prevalenza di abusi emotivi, fisici e sessuali tra le pazienti che visitavano cliniche ginecologiche nei paesi scandinavi. Nello studio è stato inoltre verificato se le pazienti che avevano subito violenza avessero riferito tali esperienze al proprio ginecologo. L’abuso più frequentemente riferito era quello fisico (38-66%), ma anche altre forme di violenza erano frequenti: il 19-37% delle donne aveva riferito di abusi emotivi e il 17-33% di abusi sessuali. Non tutte le donne avevano palesemente menzionato effetti in corso sulla salute provocati dalle esperienze di abuso. La maggior parte delle donne non aveva riferito al proprio ginecologo delle esperienze di abuso durante l’ultima visita in clinica (Wijma B/Schei B 2003). Gravidanza La violenza domestica spesso inizia durante la gravidanza o poco dopo la nascita del bambino. Secondo studi internazionali il tasso di prevalenza delle violenze durante la gravidanza varia dall’1 al 19% (Gazmararian/Lazorick et al. 1996; Bacchus/Mezey et al. 2004a). La maggior parte degli studi stima un tasso di prevalenza dal 4 all’8%. Indagini svolte su donne in stadio avanzato di gravidanza mostrano che il tasso di prevalenza aumenta rispetto agli stadi iniziali di gravidanza (Bacchus/Mezey et al. 2004a, Hellbernd/Brzank 2006). In Finlandia, 510 donne sono state intervistate in un’indagine del 2002. L’11% (n=55) di queste donne era stato vittima di violenza fisica o sessuale o ha subito minacce di violenza a un certo punto della gravidanza, il 3% (n=15) delle donne durante l’attuale gravidanza (Perttu/Kaselitz 2006). Il 23,5 % delle donne aveva subito violenza domestica in un determinato momento durante la loro vita; il tre per cento aveva subito abusi durante l’attuale gravidanza. Tra le PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 11 donne che presentavano una storia di violenza domestica come vittime era significativamente più alta la probabilità che fossero single, separate o che avessero una relazione di non convivenza, come pure che avessero fumato nell’anno precedente e/o durante la gravidanza. Punteggi superiori di EPDS (Edinburgh Postnatale Depression Scala, scala di depressione postnatale di Edimburgo) erano significativamente associati con la violenza domestica, con lo status di single, separata o non convivente e con complicazioni ostetriche. Sia una storia di violenza domestica che un punteggio alto di EPDS erano significativamente associati a complicazioni ostetriche dopo la verifica di altri fattori di rischio conosciuti. Conclusioni: la violenza domestica viene considerate un importante fattore di rischio per lo sviluppo di complicazioni ostetriche e sintomatologie depressive (Bacchus etc. 2004b). Prevalenza nelle strutture psichiatriche Le donne e gli uomini affetti da malattie psichiatriche sono vittime di violenza più frequentemente rispetto alla popolazione generale. Tra le donne con malattie mentali gravi (severe mental illness, SMI) è stata dimostrata una prevalenza di violenza fisica e sessuale nel corso della vita pari al 51 - 97% (Goodman/Salyers et al. 2001). Le donne incluse nell’indagine avevano subito violenza da parte del partner, di un parente o da parte di altre persone; molte donne hanno menzionato atti di violenza multipli. Le donne affette da malattie mentali sono spesso esposte a violenza nelle loro relazioni in corso. Secondo uno studio di Cascardi et al. (1996), l’80% di tutte le donne che erano stato ricoverate presso strutture psichiatriche avevano subito recente violenza da parte del partner o un parente durante gli ultimi 12 mesi (Cascardi/Mueser et al. 1996). Jordan ha dimostrato che “oltre il 50% delle donne in contatto con servizi di salute mentale avevano subito violenza e/o abusi” (Jordan et al. 2004). I dati sulla prevalenza variano spesso a causa delle diverse definizioni di violenza, a causa della struttura dei singoli studi e delle popolazioni di studio. Per questo la maggior parte degli studi sono solo parzialmente confrontabili. Argomento 3: Rischio di una risposta sanitaria inadeguata La violenza è un significativo fattore di stress per la salute delle donne. Considerati i complessi e multipli disturbi di salute, è necessaria una adeguata considerazione nel contesto del trattamento sanitario. L’indagine S.I.G.N.A.L su pazienti di sesso femminile ha dimostrato che oltre il 50% delle donne che avevano riferito conseguenze sulla salute provocate dalla violenza avevano vistato strutture sanitarie (Hellbernd/Brzank et al. 2004). Nello studio sulla violenza sulle donne rappresentativo di tutta la popolazione della Germania, una donna su cinque (20%) tra quelle che avevano subito violenza fisica o sessuale aveva cercato aiuto medico. Spesso però le donne non avevano cercato alcun genere di aiuto medico. Il 14% delle donne che avevano subito gravi lesioni a causa di un atto di violenza fisica e il 27% delle donne con lesioni provocate da violenza sessuale, ad PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 12 esempio, aveva detto che non aveva cercato alcun tipo di aiuto medico nonostante le loro lesioni richiedessero un trattamento sanitario (Müller/Schröttle 2004). Sembra che le donne non cerchino aiuto medico soprattutto quando subiscono violenza sessuale. Di tutte le donne vittime di violenza sessuale, soltanto il 12% diceva di essersi fatte visitare da un medico. La violenza spesso non viene riconosciuta come causa di lesioni e sintomi. Secondo uno studio canadese, soltanto un caso di violenza su 25 veniva identificato come causa del problema (Day 1995). Uno studio berlinese dimostra che I medici generici riscontrano violenza domestica soltanto in un caso su dieci (Mark 2000) La negligenza della violenza come causa o contesto di una malattia o di lesioni può portare a cure mediche inadeguate. La violenza da parte del partner intimo spesso non viene riconosciuta e le cure mediche sono quindi caratterizzate da falsa diagnosti, falsa medicalizzazione, negazione o cure inadeguate (Davis et al. 2003, FVPF 2004). Gli studi hanno dimostrato che le donne vittime di violenza si rivolgono a strutture sanitarie e di salute mentale più frequentemente e mostrano tassi più alti di operazioni e ricoveri rispetto alle donne che non hanno subito violenza (Campbell 2002). Uno studio statunitense ha dimostrato che una vittima della violenza del partner intimo su cinque ha menzionato almeno tre aggressioni fisiche che abbaino richiesto frequenti visite a strutture sanitarie negli ultimi sei mesi (Zawitz 1993). lacune nei servizi Gli studi mostrano che i problemi di salute che si sviluppano a partire da una violenza spesso non vengono riconosciuti, non solo in casi di violenza fisica, ma soprattutto nei casi di violenza sessuale. Nello studio sulla violenza sulle donne rappresentativo della popolazione della Germania, le donne vittime di violenza sessuale raccontavano di aver parlato con specialisti della salute delle cause della violenza meno frequentemente, rispetto alle donne che riferivano violenza fisica (81%), come pure veniva loro chiesto meno frequentemente quali fossero le cause delle lesioni sia da parte di medici donne che uomini (66%) . Gli autori di questo studio hanno concluso che nel settore sanitario in particolare alle conseguenze della violenza sessualizzata non viene data sufficiente considerazione né da parte dello staff medico né dalle pazienti donne, “e quindi divengono meno evidenti, difficilmente diagnosticabili e trattabili le conseguenze psicologiche e fisiche per la persona che ha subito tale violenza” (Müller/Schröttle 2004:167). Uno studio australiano sulla prevalenza della violenza fisica e sessuale tra pazienti di sesso femminile e maschile in un reparto psichiatrico ha dimostrato che un'alta percentuale di pazienti aveva subito violenze. In oltre il 50% dei casi di pazienti sia di sesso femminile che maschile, il fatto che fossero stati vittime di violenza non era stato registrato nelle cartelle cliniche. Inoltre, tra le pazienti di sesso femminile era stato rilevato un alto tasso di prevalenza del disturbo PTSD, registrato però nelle cartelle cliniche solo in pochi casi (Mc Farlane/Schrader 2001). PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 13 Cure mediche inadeguate Per quanto riguarda la fornitura di servizi inadeguati, se ne ha evidenza soprattutto dal settore ginecologico. La correlazione tra dolori alla parte addominale bassa nelle pazienti di sesso femminile ed esperienze di violenza, ad esempio, spesso non viene riconosciuta e di conseguenza le pazienti non vengono trattate adeguatamente. I professionisti sanitari in ospedali che trattano sintomi psicosomatici e si occupano di riabilitazione presumono che una gran percentuale di donne con numerosi dolori al basso ventre (i cosiddetti "esiti ginecologici chirurgici") siano state vittime di violenze (Joint project 2001). I rapporti dimostrano che le pazienti di sesso femminile che hanno subito violenza sessuale durante l’infanzia hanno più probabilità di ottenere una diagnosi invasiva, mentre le loro reazioni fisiche a esperienze traumatiche violente vengono considerate e incluse nel trattamento in misura minore (Beckermann 1998). False diagnosi e trattamenti inadeguati I sintomi neurologici quali mal di testa, perdita della concentrazione o disturbi all’udito o alla vista possono essere conseguenze di violenze in corso e lesioni non trattate. Mal di testa frequenti, ad esempio, possono essere provocati da stati non trattati di incoscienza conseguenti ad aggressioni violente (Campbell 1998). I sintomi psicologici vengono trattati sempre più con la prescrizione di sostanze psicotrope. Una pratica prescrittiva di antidolorifici e tranquillanti specifica di genere può comportare sofferenza protratta alle donne vittime di violenza. Quando, in questi casi, la cura medica si limita alla prescrizione di farmaci, le donne non ottengono supporto nel processo di riacquisizione della stabilità psicologica e fisica (Campbell 1998). Rapporti provenienti dal settore dell’abuso di sostanze e da cliniche che curano i sintomi psicosomatici dimostrano che le donne traumatizzate da violenza hanno spesso una lunga storia di cure inadeguate, incluse terapie fallite (Joint project 2001). Una possibile conseguenza del mancato riconoscimento del problema e di un trattamento inadeguato possono essere sintomi cronici e disabilità e disfunzioni permanenti, ad esempio in seguito a fratture e lesioni non trattate o rimarginate male. Esempio: Lo studio S.I.G.N.A.L ha rivelato diversi esempi di trattamento inadeguato perché la violenza non era stata presa in considerazione. Un dottore ha descritto una ragazza di 16 anni che aveva ripetutamente visitato il pronto soccorso nei fine settimana. Era già stata sottoposta ad appendicectomia e attendeva la diagnosi relativa ai suoi sintomi fisici. Dopo diverse visite i dottori non erano in grado di risalire a cause organiche per i suoi sintomi. Quando le è stato infine chiesto se i suoi sintomi fossero collegati a violenze, la ragazza disse che ogni fine settimana il compagno di sua madre veniva a fare visita e la aggrediva sessualmente. Per paura della violenza sessualizzata, la ragazza cercava rifugio in ospedale (Hellbernd 2006). Secondo lo studio trasversale scandinavo, la mancanza di dialogo tra pazienti e ginecologi potrebbe aumentare il rischio che pazienti vittime di abusi non vengano trattate secondo necessità. Esistono tre motivi per cui i ginecologi dovrebbero sempre porre alle proprie pazienti domande sugli abusi e sapere se queste hanno una storia di abuso: (1) i ginecologi hanno un’ottima posizione strategica per poter identificare le vittime degli abusi PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 14 e riferirne ad altri servizi sociali di supporto, (2) è pensabile che un paziente con una storia di abuso, che abbia subito dei traumi in situazioni in cui si è sentito subordinato, senza alcun potere e in stato dipendente, possa esperire determinati aspetti della visita ginecologica come simili a precedenti situazioni traumatiche e soffra di flashback; ciò fa aumentare il rischio che le donne vittime di abusi possano considerare le procedure sanitarie di routine come abusi; (3) si può inoltre pensare che quando il ginecologo e il paziente discutono dell’abuso si possa porre la delicata questione su come gestire la visita e l’ispezione pelvica per evitare nuovi traumi (Wijma B, Schei B et al. 2003). (Source: Hellbernd 2006) Argomento 4: Ostacoli a cure efficaci Il riconoscimento della violenza come causa di problemi di salute e la verbalizzazione del problema vengono impediti da diversi ostacoli che si trovano ad affrontare sia i responsabili delle cure mediche che le pazienti di sesso femminile. Ostacoli a cure mediche • Mancanza di conoscenze riguardo a una gestione competente della questione della violenza e mancanza di capacità adeguate per la consulenza alle pazienti di sesso femminile vittime di violenza. Come dimostrano diversi studi, esiste la paura di "aprire il vaso di Pandora" (McCauley/Yourk et al. 1998). Gli specialisti sanitari spesso non sanno come procedure quando scoprono che una donna è vittima di violenza. Non hanno informazioni sui servizi di supporto esistenti e sul loro funzionamento, e spesso non hanno adeguati contatti professionali. • Insufficienti conoscenze riguardo le cause, le conseguenze e le dinamiche della violenza domestica come pure della situazione e delle necessità delle donne vittime di violenza. Inoltre, stereotipi e disinformazione portano gli specialisti a porre obiettivi irrealistici alle donne vittime di violenza, come pure a sé stessi. • Mancanza di tempo per cure mediche e fondi inadeguati per le visite. Seppure in alcuni studi questi aspetti sembrino di secondaria importanza, se combinati con deficit di competenza e conoscenze divengono un ostacolo aggiuntivo alla disponibilità di medici e infermieri a parlarne. Spesso i professionisti non riescono a valutare il tempo che richiederebbe una conversazione e sono quindi preoccupati del fatto di dover togliere tempo ad altri pazienti. • Mancanza di supporto intraistituzionale, quali ad esempio protocolli standardizzati per la gestione dei casi di vittime di violenza domestica. La mancata conoscenza delle leggi sull’impiego e le regole di riservatezza (privacy) è molto diffusa. Come dimostrano le esperienze con progetti di intervento in strutture mediche, gli ostacoli individuali e istituzionali possono essere superati. Che la violenza divenga raramente un fattore considerato nel contesto del trattamento è principalmente dovuto al fatto che gli specialisti medici non vengono formati per affrontare la questione della violenza. Fino a oggi, la violenza interpersonale non veniva inclusa nei curricula di studio per infermieri e medici (Hellbernd 2004). PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 15 Ostacoli riscontrati dalle pazienti di sesso femminile I professionisti medici spesso si aspettano che le pazienti di sesso femminile prendano l’iniziativa per parlare della violenza. In questo modo non solo sottostimano gli ostacoli che incontrano le pazienti di sesso femminile, ma anche quanto sia importante che i professionisti trattino la questione della violenza in maniera proattiva. Tra i motivi per cui le donne sono riluttanti a parlare della violenza ci sono: • • • • • • Vergogna, senso di colpa e sensazione di essere l’unica o parzialmente responsabile della violenza subita. La donna può convincersi che lo sbaglio sia suo e che lei possa fermare i maltrattamenti del partner nei suoi confronti se realizza i desideri del partner e “migliora” sé stessa. Paura di reazioni negative e di venire giudicata per non essersi separata dal partner che effettua gli abusi; mancata conoscenza delle procedure che verranno seguite dai professionisti della struttura sanitaria, se ad esempio ne sarà informata la polizia o se sarà contattato l’autore degli abusi. Paura di un’escalation della violenza e di ulteriori minacce, dato che i partner violenti di solito vietano alle donne di parlare della violenza con qualsiasi altra persona e minacciano ulteriori violenze se la donna disobbedisce. Isolamento sociale e sensazione di dover affrontare la violenza subita in completa solitudine. Esperienze di lunga durata di maltrattamenti complessi e danneggiamento dell’autostima e rispetto per sé stesse della donna a tal punto che cercare e accettare aiuto e supporto diventa difficile (Dutton 2002). Aspetti situazionali della visita e del trattamento: la maggior parte delle pazienti di sesso femminile intervistate è molto sensibile alle condizioni fisiche della struttura, all’atmosfera durante la visita e al comportamento dello staff medico e infermieristico. Lo studio condotto da Müller e Schröttle (2004) ha dimostrato che un numero significativo di donne non aveva parlato a nessuno della violenza subita. In caso di violenze fisiche, il 63% delle donne lo aveva confidato a una terza persona, mentre nel caso di violenze sessuali soltanto il 53% delle donne vittime lo aveva fatto (Müller/Schröttle 2004). Ad ogni modo gli studi dimostrano che durante il trattamento le pazienti di sesso femminile desiderano una maggiore considerazione dell’esperienza della violenza e degli effetti di questa sulla loro salute. (Source: Hellbernd 2006) Argomento 5: Il ruolo chiave dei professionisti sanitari Studi nazionali e internazionali dimostrano che le persone vittime di violenza domestica cercano cure presso diversi reparti medici e strutture sanitarie. Indagini sulle PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 16 conseguenze sulla salute provocate dalla violenza domestica dimostrano che la percentuale di pazienti di sesso femminile che hanno subito violenza nel corso della loro vita e che soffrono di conseguenze sulla salute correlate allo stress di lunga durata è maggiore rispetto alla percentuale di donne che si presentano alle unità di pronto soccorso per lesioni acute da violenze. Per gli specialisti medici è spesso difficile mettere in relazione disturbi e sintomi con la violenza perché non esistono correlazioni specifiche per ciascun caso. In particolare, le donne che hanno subito violenze sessualizzate o fisiche durante l’infanzia spesso continuano a soffrire le conseguenze anche da adulte. Da sole possono non vedere una correlazione tra i sintomi e la violenza subita in passato. Hagemann-White e Bohne (2003) sottolineano che le conseguenze della violenza sulla salute possono variare a seconda dell’individuo e che diverse forme di violenza non possono essere chiaramente separate a seconda di cluster di sintomi chiaramente delineati. Ciò rende difficoltoso dedurre la violenza dai sintomi (Hagemann-White and Bohne 2003). Per promuovere una migliore comprensione degli effetti della violenza sulla salute si raccomanda di integrare i corsi di formazione per i professionisti del settore sanitario con informazioni sulla violenza. Il settore delle cure mediche occupa una posizione unica per poter aiutare le persone vittime di violenze domestiche a ricevere il supporto di cui hanno bisogno. I servizi sanitari devono avere un ruolo fondamentale nell’identificazione, valutazione e risposta alla violenza domestica, non solamente a causa degli effetti di tale violenza sulla salute, ma soprattutto perché i servizi sanitari possono spesso essere l’unico punto di contatto con professionisti che possono riconoscere la situazione e intervenire. Virtualmente, ogni donna, ad un certo punto della propria vita, si rivolge ai servizi sanitari – che sia per cure mediche di routine, per gravidanza e parto, per malattia, lesioni, oppure in qualità di persone che si prendono cura di bambini o di persone anziane. I servizi sanitari possono essere letteralmente un sistema di comunicazione di importanza vitale per le donne alle quali il contatto con il mondo esterno viene limitato da un partner violento, oppure per coloro che non vogliono avere a che fare con la polizia o con il sistema di giustizia penale. I professionisti sanitari sono spesso il primo punto di contatto per le donne e hanno a che fare con gli effetti dell’abuso domestico quotidianamente. Le donne vittime di abusi usano i servizi sanitari frequentemente e richiedono un’ampia gamma di servizi medici. E’ probabile che vengano ricoverate in ospedale più frequentemente delle donne che non hanno subito abusi e che vengano loro fatte più prescrizioni. Le donne a rischio possono non entrare in contatto con nessun altro professionista che possa fungere da elemento fondamentale nella comunicazione. Sarebbe quindi errato aspettarsi che altri professionisti aiutino pazienti vulnerabili, dato che i professionisti sanitari hanno un’opportunità eccellente per creare un ambiente in cui le donne possano sentirsi a loro agio e possano scegliere di rivelare l’abuso domestico subito e chiedere il supporto di cui hanno tanto bisogno. PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 17 Le cartelle cliniche di una donna possono avere un ruolo importante nel consegnare alla giustizia gli autori degli abusi. Inoltre, possono essere un fattore rilevante anche nelle decisioni riguardanti gli alloggi e l’immigrazione. PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 18 Bibliografia Abbott, J./Johnson, R./Koziol-McLain, J./Lowenstein, S.R. (1995): Domestic violence against women. Incidence and prevalence in an emergency department population. Jama 273(22): 1763-7. Bacchus, L./Mezey, G./Bewley, S./Haworth, A. (2004a): Prevalence of domestic violence when midwives routinely enquire in pregnancy. Bjog 111(5): 441-5. Bacchus, L./Mezey, G./Bewley, S. (2004b): Domestic violence: prevalence in pregnant women and associations with physical and psychological health. 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PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 20 Parte pratica Argomento 1: Le conseguenze della violenza sulla salute Scopi e obiettivi: I partecipanti dovrebbero avere consapevolezza delle conseguenze delle violenze sulla salute nel breve e nel lungo termine Metodpo: brainstorming e input Durata: 30-90 min. Materiale: Dispense sugli effetti della violenza sulla salute Descrizione dell’esercizio: Opzione 1: Parlare di esperienze professionali Obiettivo: Definire segnali di allarme di avvenuta violenza sulla base dell’esperienza professionale dei partecipanti. Metodo: Autoriflessione in coppie / discussione Supporti per l’insegnamento: Lavagna a fogli mobili, pennarelli Durata: 20 minuti (10 per il lavoro a coppie, 10 per la discussione) Argomenti da trattare: Ciascun partecipante sceglie un partner con cui parlare delle proprie esperienze con una vittima di violenza durante la propria carriera professionale. I partecipanti dovrebbero riferire le proprie sensazioni e considerare quali segnali di allarme possono non aver osservato all’epoca. (Fonte adattata: Wave 2000 – Topic 7, Exercise 2) Opzione 2: Gli effetti dell'abuso domestico sulla salute: esercizio di 30-40 min. utilizzando casi concreti Obiettivo: Aumentare le conoscenze sugli effetti dell’abuso domestico sulla salute. Metodo: Discussioni in piccoli gruppi sulla base di casi concreti. Dividere i partecipanti in piccoli gruppi consegnando a ciascun gruppo una copia di uno dei casi concreti (Dispensa 2.A), a seconda del tempo disponibile. Per ciascun caso concreto chiedere ai gruppi di considerare i seguenti punti per 10 minuti: Gli effetti dell’abuso sulla salute emotiva della donna. Gli effetti dell’abuso sulla salute fisica della donna. Gli effetti dell’abuso sulla salute sessuale della donna. Identificare punti di contatto con impiegati del servizio sanitario. Chiedere a ciascun gruppo di fare un resoconto di alcuni minuti all'intero gruppo riguardo a un caso concreto e promuovere una discussione più ampia. (Fonte: Domestic Abuse Training Manual for Health Practitioners, Department of Health UK 2006: pag. 58) PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 21 Dispensa 2.A Caso concreto 1 Alisha è una donna asiatica di 35 anni. E’ sposata con Karim da 12 anni. Hanno tre bambini, dell’età di dieci, sei e due anni. Alisha era una segretaria, ma non lavora da quando è nato il primo bambino. Karim è un programmatore di computer. Alisha è stata vittima di abuso da parte di Karim per tutta la durata del loro matrimonio. Lui è un uomo dominante e gli piace prendersi carico delle questioni di famiglia. Essendo l’unico che guadagna soldi, ha potuto sempre controllare le finanze della famiglia, riducendo la quantità di soldi a disposizione di Alisha per la spesa e per comprare cose ai bambini. Alisha ha sempre pensato che le piacerebbe tornare a lavorare, ma ora non ha più fiducia nelle proprie capacità. Ciò è stato aggravato dal comportamento negativo tenuto nei suoi confronti da parte di Karim, il quale dice che nessuno le darebbe un impiego, che lei è inutile e che ad ogni modo il suo compito è quello di stare a casa e badare alla casa e ai bambini. Karim può essere molto umorale e avere comportamenti imprevedibili nei confronti di Alisha. Lei si sente costantemente in ansia per il fatto di doverlo compiacere e con lui è sempre sulle spine. Karim la critica di continuo, ma può anche avere moltissime pretese sessuali nei suoi confronti. Considerare: Gli effetti dell’abuso sulla salute emotiva di lei. Gli effetti dell’abuso sulla salute fisica di lei. Gli effetti dell’abuso sulla salute sessuale di lei. Identificare punti di contatto con impiegati del servizio sanitario. Caso concreto 2 Angela sta aspettando il suo primo bambino. Ha 22 anni ed è incinta di otto mesi. Vive con il proprio partner, Neville, da due anni. Angela e Neville sono entrambi afrocaraibici; la loro famiglia estesa vive nella loro stessa città, come pure diversi amici. la loro è sempre stata una relazione traballante, con diversi litigi, ma sono sempre riusciti a risolverli. Da quando Angela è rimasta incinta, Neville ha cominciato ad avere comportamenti di abuso nei suoi confronti. Ciò ha compreso due casi di violenza fisica di rilievo: Neville ha dato un calcio allo stomaco ad Angela quando era incinta di 22 settimane e le ha provocato un’emorragia vaginale. L’altra notte l’ha spinta giù per le scale. Lei è piena di contusioni ed ha le vertigini. Angela è mancata a diversi appuntamenti di cura prenatale, dato che a Neville non piace che lei ci vada. Angela ha molta paura di ciò che potrà accadere ed è preoccupata per il bambino che porta in grembo. Considerare: Gli effetti dell’abuso sulla salute emotiva di lei. Gli effetti dell’abuso sulla salute fisica di lei. Gli effetti dell’abuso sulla salute sessuale di lei. Identificare punti di contatto con impiegati del servizio sanitario. Caso concreto 3 Diane ha 39 anni ed è sposata con Kevin da 20 anni. hanno tre figli di 20, 18 e 15 anni. Diane ha subito gravi violenze per tutta la durata del suo matrimonio; è stata ricoverata in ospedale due volte per lesioni fisiche. In un’occasione ha detto che stava decorando l’appartamento ed era caduta dalla scala; si era rotta due costole, dislocata una spalla ed era piena di contusioni. PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 22 Nell’altra occasione Kevin l’ha spinta violentemente contro un muro, facendole perdere conoscenza. E’ stata ricoverata in ospedale con una lesione alla testa. Lo scorso anno ha ingerito un overdose di antidepressivi prescritti dal suo medico di famiglia per la depressione. Ora è stata indirizzata a un’ infermiera psichiatrica sociale per consulenza psicologica. Considerare: Gli effetti dell’abuso sulla salute emotiva di lei. Gli effetti dell’abuso sulla salute fisica di lei. Gli effetti dell’abuso sulla salute sessuale di lei. Identificare punti di contatto con impiegati del servizio sanitario. Riassumere la discussione mostrando le diapositive 2.L. e 2.M Ulteriori informazioni sulle dispense ecc.: Domestic Abuse Training Manual for Health Practitioners, Department of Health UK 2006 http://www.crimereduction.homeoffice.gov.uk/domesticviolence/domesticviolence58.pdf Commenti per l’insegnante: (vedere commenti generali per il Modulo 1) PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 23 Argomento 2: Prevalenza delle vittime nelle strutture sanitarie Metodo: breve input Argomento 3 e 4: Rischio di cure sanitarie inadeguate Ostacoli a cure efficaci Scopi e obiettivi: I partecipanti dovrebbero essere consapevoli del danno alle pazienti in caso di false diagnosi e cure mediche inadeguate Metodo: input e brainstorming Durata: 15-30 min. Materiale: Proiettore di dati (proiettore di diapositive) o lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili Descrizione dell’esercizio: Commenti per l’insegnante: (vedere commenti generali per il Modulo 1) Esercizi (Esempi di domande) Preparazione: 1. Abbiate a disposizione carta e penna. Istruzioni: Dividere gli studenti in due gruppi e assegnare a ciascun gruppo uno dei seguenti due compiti: Gruppo 1 – I partecipanti del gruppo 1 devono identificare le azioni che i servizi sanitari possono eventualmente mettere in atto oppure elementi all’interno di una struttura sanitaria che possano rendere difficile l’accesso alle cure necessarie alle persone che hanno subito una violenza. (Esempi di azioni che i servizi sanitari possono mettere in atto comprendono: prestatori di assistenza sanitaria che giudicano le vittime o dicono loro cosa fare senza considerare le loro opinioni. Esempi di elementi all’interno della struttura sanitaria comprendono: mancanza di spazi riservati, frequenti interruzioni delle visite ecc.) Gruppo 2 – I partecipanti del gruppo 2 devono identificare le azioni che i servizi sanitari possono mettere in atto oppure elementi all’interno della struttura sanitaria che possano facilitare il processo di guarigione di una vittima di violenza. (Esempi di azioni che i servizi sanitari possono mettere in atto comprendono: informarsi sulla violenza, in particolare quando ci si trova di fronte a lesioni e contusioni, ascoltare con attenzione. Esempi di elementi all’interno della struttura sanitaria comprendono: disponibilità di materiale sulla violenza all’interno della clinica, assicurare la riservatezza delle cartelle cliniche) Entrambi I gruppi devono completare i compiti di cui sopra in circa 10 minuti per condividere opinioni e discutere nel gruppo allargato per i successivi 10 minuti. Il ‘Medical and Power Control Wheel’ (Cerchietto di controllo medico e del potere) sotto riportato può essere distribuito ai gruppi durante la successiva discussione, non prima. PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 24 Fonte: WHO Teach VIP 2004 Commenti per gli insegnanti: (Fonte: WHO Teach VIP 2004) Ostacoli/preoccupazioni spesso citate in letteratura: (ad esempio vedere (5): Errata percezione e atteggiamenti negativi rispetto alla violenza interpersonale: Molti professionisti sanitari credono che la violenza di genere non sia una questione di salute e che considerarla non faccia parte del loro lavoro. Alcuni credono che la violenza sia una questione di cui dovrebbero occuparsi soltanto gli psicologi. Evidenze epidemiologiche sulla violenza di genere spesso possono far superare quest’ostacolo. In altri casi i professionisti sanitari hanno un atteggiamento negativo nei confronti delle vittime della violenza di genere – situazione comune nella società generalmente considerata. Possono credere che gli uomini abbiano il diritto di picchiare le proprie mogli; nel caso di vittime di stupro potrebbero dare loro la colpa o stigmatizzarle. Questi atteggiamenti possono essere difficili da cambiare, ma l’aumento della consapevolezza è comunque un primo passo. Sentirsi senza potere: Molti prestatori di assistenza medica hanno la sensazione di non poter fare nulla per aiutare le donne e pensano che sia quindi inutile discutere della questione. L’evidenza dimostra che, seppure gli esperti clinici da soli non possono “risolvere” il problema della violenza di genere, possono però dare un contributo fondamentale per rilevare e riferire la violenza. Inoltre possono dare un messaggio forte alle donne, facendo capire che la violenza di genere mette a serio rischio la salute e che le donne non sono sole, non sono da condannare e non sono senza risorse o supporto. Paura di offendere le donne: Gli esperti clinici spesso pensano che la violenza sia una questione “privata” o “vergognosa”, per cui le donne si offenderebbero se venissero loro rivolte domande al riguardo. Ricerche ed esperienze cliniche dimostrano il contrario: molte donne desiderano che qualcuno faccia domande sulla violenza; alcuni studiosi hanno riscontrato che le donne considerano i prestatori di cure sanitarie come persone con le quali preferiscono parlare della questione. Sentirsi impreparati e non competenti: Molti professionisti sanitari sentono semplicemente di non avere una formazione adeguata per affrontare la questione con i propri pazienti. Paura di essere coinvolti in procedimenti legali: Molti prestatori di cure sanitarie hanno paura di venire coinvolti in dispute legali, di dover denunciare la violenza di genere alle autorità o di dover testimoniare in tribunale – a un processo che potenzialmente potrebbe far perdere molto tempo e che potrebbe mettere a rischio la loro incolumità fisica, in particolare in strutture con leggi sull’obbligo di denuncia. PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 25 In alcuni casi una migliore informazione sul funzionamento delle leggi può ridurre questo genere di preoccupazioni. Molte di queste preoccupazioni possono essere superate aumentando la consapevolezza, con la formazione e l’esperienza. Di seguito sono elencate le preoccupazioni dei prestatori di cure sanitarie che possono essere risolte al meglio dai manager delle strutture sanitarie a livello amministrativo: Mancanza di formazione: Molti professionisti sanitari non hanno avuto una formazione adeguata per riconoscere i segnali e i sintomi della violenza di genere, per chiedere della violenza oppure per documentarla, riferirla o offrire consulenze alle donne vittime di violenza. I manager nelle strutture sanitarie possono risolvere questo problema organizzando workshop formativi per il personale. Problemi di tempo: Molti prestatori di cure sanitarie sono sotto pressione perché devono visitare il maggior numero di pazienti nel minor tempo possibile. Per questo possono pensare di non avere il tempo per occuparsi di un’ulteriore questione riguardante i pazienti, e meno ancora per poterla valutare, documentare, riferire o fare consulenze alle donne che rivelano di aver subito violenza. I manager delle strutture sanitarie possono fare diverse cose per ridurre questa preoccupazione, tra cui: a) trovare dei modi per ridurre i problemi di tempo in generale; b) sviluppare protocolli standard efficaci per fare domande sulla violenza e dare una pronta risposta alle rivelazioni di violenze subite; c) aumentare la consapevolezza dei prestatori di cure mediche riguardo alla violenza di genere come questione sanitaria prioritaria e riguardo all'alto numero di visite ripetute e di cure inadeguate a cui l’ignorare la violenza di genere può condurre. Mancanza di riservatezza e confidenzialità nella clinica: Alcuni prestatori di cure sanitarie non vogliono occuparsi della violenza di genere perché l’infrastruttura della clinica e/o le politiche della stessa riguardo alla conservazione delle cartelle cliniche ecc. non garantiscono la privacy. In questi casi i manager delle strutture sanitarie potrebbero dover migliorare gli spazi fisici esistenti, adeguare il flusso di pazienti e aumentare le politiche di sicurezza in tutta la clinica o struttura sanitaria. Mancanza di risorse/servizi sociali adeguati: Molti prestatori di cure sanitarie non sanno a chi indirizzare le donne che hanno bisogno di assistenza per quanto riguarda la violenza di genere. In alcuni casi essi non hanno sufficienti informazioni sui servizi esistenti. In altre situazioni servizi disponibili e di qualità semplicemente non esistono (in molte città, ad esempio, mancano strutture di accoglienza). Alcuni prestatori di cure sanitarie sostengono che non sia etico fare alle donne domande riguardanti la violenza nei casi in cui non esistono servizi di riferimento. Si tratta di una preoccupazione legittima difficile da risolvere. Ad ogni modo i manager delle strutture sanitarie possono attuare diversi provvedimenti: a) fare una ricerca sui servizi sociali esistenti in quella comunità; b) assicurare che i prestatori di cure sanitarie PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 26 dispongano di informazioni aggiornate, inclusi i numeri di telefono e gli indirizzi; c) inserire dei servizi di base all’interno della struttura stessa, quali ad esempio consulenze, servizi di orientamento o gruppi di sostegno; d) diffondere i risultati riguardanti il fatto che una risposta di qualità alle vittime di violenza da parte dei prestatori di cure sanitarie può essere d’aiuto di per sé, anche se non esistono servizi specialistici; e) entrare a far parte di reti e gruppi che lavorano per aumentare i servizi nella comunità. In molte località le organizzazioni di servizio sociale esistono e vedrebbero positivamente una collaborazione più stretta con i programmi sanitari. Argomento 5: Il ruolo chiave dei professionisti sanitari Scopi e obiettivi: I partecipanti devono essere consapevoli del ruolo e della responsabilità dei professionisti sanitari Metodo: Input ed esercizi Durata: 30 min. Materiale: Proiettore di dati (proiettore di diapositive) o lavagna luminosa, lavagna a fogli mobili PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 27 Descrizione dell’esercizio: Il ruolo dei professionisti sanitari: esercizio di 10 min. Obiettivo: Presentare ai partecipanti il ruolo dei professionisti sanitari. Materiali: casi concreti, lavagna a fogli mobili, penne, lavagna luminosa/proiettore di diapositive. Metodo: Leggere un caso concreto e chiedere al gruppo di dire quale ruolo dovrebbe avere un professionista sanitario. Segnare i suggerimenti sulla lavagna a fogli mobili. Discutere il ruolo chiave dei professionisti sanitari e le fasi di intervento. (Adattato da: Domestic Abuse Training Manual for Health Practitioners, Department of Health UK 2006: p. 78) PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 28 Modulo 1: Commenti generali per l’insegnante (Fonte: Hellbernd 2006) • E’ necessario chiarire che in molti casi le esperienze di violenza possono essere la causa o fattori che contribuiscono a disturbi di salute e che quasi tutte le discipline mediche hanno a che fare con le conseguenze della violenza in un modo o nell’altro. Ciò è vero soprattutto per i reparti e le cliniche di pronto soccorso, i reparti chirurgici di pronto soccorso, i reparti di medicina generale, quelli di ginecologia e ostetricia e per le cliniche e unità psichiatriche. • E’ necessario considerare che medici di sesso maschile e femminile, come pure il personale infermieristico, spesso hanno familiarità con le possibili conseguenze della violenza. Chiedere ai partecipanti di condividere i loro commenti riguardo a disturbi e lesioni provocati da violenze. • Sottolineare che la violenza ha conseguenze indirette sulla salute e che influisce sull’osservanza delle prescrizioni e sulla presenza alle successive visite di controllo. Cercare di ottenere comprensione per il comportamento delle pazienti di sesso femminile, le quali vengono spesso considerate “pazienti difficili” da parte degli specialisti sanitari. Potete fare riferimento alla bibliografia che tratta questo specifico argomento (Rubin 2005). • E’ utile fare riferimento concreto alle malattie tipiche rilevanti quando i corsi di formazione vengono suddivisi a seconda di specifiche discipline mediche. Se si cita uno studio è necessario citarne anche le fonti, i metodi ecc., oppure distribuire informazioni su tali studi. • Per le insegnanti di sesso femminile è molto importante poter fare riferimento a studi di una certa rilevanza. Durante le presentazioni dovrebbero essere usati pochi riferimenti bibliografici. Si può fare un elenco bibliografico più dettagliato con riferimenti a studi, autori ecc. nelle dispense distribuite. • Gli insegnanti del corso dovrebbero avere familiarità con i contenuti di determinati studi in modo da poter rispondere a domande riferite a tali studi. • Far notare l’insufficiente qualità della fornitura di cure mediche alle vittime di violenza e sottolineare le conseguenze sulla salute per chi ha subito violenza è un aspetto importante per richiamare l’attenzione sulla necessità di gestire la questione della violenza in modo diverso. E’ necessario fornire esempi concreti. Usare forme di interazione e far sedere i partecipanti in cerchio, chiedendo loro di raccontare storie riferite a loro esperienze professionali in cui la violenza è risultata evidente ad uno stadio avanzato del processo oppure solamente per caso. • Fare attenzione a menzionare l’inadeguata fornitura di cure mediche per le vittime di violenza in modo tale da non dare a medici e infermieri di sesso maschile e femminile l’impressione che il loro lavoro – a volte svolto con grande impegno – PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 29 non sia considerato con rispetto. In questo modo si evitano reazioni difensive. Considerare che gli specialisti sanitari che si occupano attivamente dei propri pazienti sono spesso quelli che poi partecipano ai corsi di formazione. Inoltre, i medici di sesso maschile e femminile hanno delle limitazioni nelle opzioni di trattamento quando una paziente di sesso femminile si rifiuta di parlare o rinnega la violenza. • I professionisti presso strutture sanitarie spesso indicano la mancanza di tempo come uno dei principali ostacoli riscontrati. E’ necessario sottolineare che non considerare la violenza non permetterà loro di risparmiare tempo. Al contrario, un intervento precoce comporta una perdita di tempo significativamente inferiore rispetto a trattamenti ripetuti per la stessa causa soggiacente. • Gli specialisti sanitari hanno spesso paura di offendere le pazienti di sesso femminile se devono fare domande di routine sulla violenza. Si preoccupano del fatto che le donne possano offendersi e considerare le domande come delle insinuazioni. I professionisti di solito dubitano del fatto che le donne desiderino che vengano loro poste domande riguardo a una possibile violenza. L’indagine S.I.G.N.A.L. sulle pazienti di sesso femminile ha dimostrato chiaramente che le pazienti di sesso femminile, che abbiano subito violenza o meno, approvavano uno screening regolare sulla violenza durante l’anamnesi di pronto soccorso. La paura di rovinare il rapporto medico-paziente non è dunque giustificata. • I cambiamenti necessari per superare gli ostacoli possono avvenire in modi diversi. Si richiedono cambiamenti individuali come pure cambiamenti di una certa portata a livello istituzionale. Negli anni passati in molti paesi ci sono state attività volte al miglioramento delle cure mediche per le donne vittime di violenza, quali ad esempio incontri tra diverse organizzazioni, task force e tavole rotonde, nelle quali è possibile proporre raccomandazioni per le azioni da intraprendere. • Gli infermieri e dottori di sesso maschile spesso non sono sicuri di poter essere considerati, in qualità di specialisti sanitari di sesso maschile, come persone di contatto adatte da parte delle donne vittime di violenza. E’ possibile presentare i risultati di ricerche rilevanti in questo senso che dimostrano quanto sia importante un atteggiamento sensibile nei confronti di tali pazienti. Nel caso della violenza sessuale molte donne preferiscono essere trattate da parte di un medico o infermiere di sesso femminile. Le pazienti di sesso femminile dovrebbero avere facoltà di decidere – soprattutto in caso di violenza sessuale – se vogliono essere curate da un uomo o da una donna. PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 30 Dispense: Argomento 1: Le conseguenze della violenza sulla salute Conseguenze sulla salute causate dalla violenza su donne e ragazze Conseguenze letali Conseguenze non letali Conseguenze fisiche • Lesioni • Deterioramenti funzionali • Disabilità permanenti Conseguenze (psico) somatiche Conseguenze psicologiche • Sindrome da dolore cronico • Disordine post traumatico da stress • Sindrome da intestine irritabile • Depressione, fobie, disturbi del sonno, disturbi da panico • Disturbi gastrointestinali • Infezioni delle vie urinarie • Disturbi alimentari • Lesioni letali • Disturbi respiratori • Bassa autostima • Uccisione • Tendenze suicide • Omicidio Comportamenti negative per la salute • Abuso di alcol e stupefacenti • Fumo • Comportamenti sessuali a rischio • Comportamento autolesionista Conseguenze sulla salute riproduttiva • Suicidio • Malattie infiammatorie della pelvi • Malattie a trasmissione sessuale • Gravidanze indesiderate • Complicazioni in gravidanza • Aborto spontaneo/basso peso alla nascita Fonte: Hellbernd et al. 2004, (adattato e modificato rispetto a CHANGE 1999) Emotivo/cognitivo o comportamento impaurito/ipersensibilità/reazioni di sussulto o mancanza di interessi/depressione o eccessiva dipendenza o isolamento o ostilità, irritabilità o accessi d’ira o cambiamenti d’umore repentini/ambivalenza o sensazioni di solitudine/di essere diversi/stigma o sensazione di essere costantemente danneggiati o ansia/sentirsi in trappola o perdita di emozioni/“io congelato” o disturbi del sonno: difficoltà di addormentamento o a mantenere il sonno, insonnia, incubi o aumentato uso/dipendenza da sostanze psicotrope/alcol o tendenze suicide (pensieri/tentativi/suicidi commessi) Comportamentale o perdita di rapporti con parenti, amici PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza 31 o partecipazione bassa o del tutto assente alla vita sociale/pochi o nessun hobby/dover sempre correre a casa o intorpidimento/comportamento sottomesso o cambiare le proprie decisioni, dimenticarsi degli appuntamenti o ritiro e isolamento o evitare situazioni/luoghi/conversazioni associate con il trauma o difficoltà di concentrazione (es. libri, TV) o risposte genitoriali insufficienti, abuso di minori Sintomi/malattie somatiche o sintomi fisici inspiegabili: dolori, malesseri (es. mal di testa) o ipertensione o dolore allo stomaco/ulcera gastrica o colon irritabile o disturbi mestruali o dolore al petto/alla zona cardiaca/aritmia/attacchi cardiaci o difficoltà respiratorie/sintomi asmatici/asma o disturbi alimentari: perdita di appetito/peso appetito eccessivo/obesità estrema (Fonte: Sirkka Perttu & Verena Kaselitz 2006: Addressing Intimate Partner Violence. Guidelines for Health Professionals in Maternity and Child Health Care). PRO TRAIN: Migliorare la formazione multiprofessionale e sanitaria in Europa – Le buone pratiche nella prevenzione della violenza