Diapositiva 1 - Università degli Studi di Messina

1
Gli indicatori della violenza
nelle relazioni affettive.
Analisi di un caso
a cura di Teresa Staropoli
Psicologa clinica e psicoterapeuta del Cedav Onlus - Centro donne
antiviolenza di Messina
2
Premessa


Il fenomeno della violenza maschile contro le
donne è un crimine e rappresenta una
violazione dei diritti umani. Serve da parte di
tutti - mondo istituzionale e società civile - una
posizione chiara di condanna contro questo
fenomeno.
Per questo l’ANCI e Di.Re (Donne in Rete
contro la Violenza) hanno convenuto sulla
necessità di collaborare per promuovere
iniziative finalizzate alla prevenzione e al
contrasto della violenza e per la promozione di
una cultura del rispetto della figura femminile.
3
La convenzione di Istambul
.
Capitolo III – Prevenzione
Articolo 12 – Obblighi generali……
Articolo 13 – Sensibilizzazione …..
Articolo 14 - Educazione……
4
Articolo 15 – Formazione delle
figure professionali
1 -Le Parti forniscono o rafforzano un'adeguata
formazione delle figure professionali che si occupano
delle vittime o degli autori di tutti gli atti di violenza che
rientrano nel campo di applicazione della presente
Convenzione in materia di prevenzione e individuazione
di tale violenza, uguaglianza tra le donne e gli uomini,
bisogni e diritti delle vittime, e su come prevenire la
vittimizzazione secondaria.
 2 -Le Parti incoraggiano a inserire nella formazione
di cui al paragrafo 1 dei corsi di formazione in
materia di cooperazione coordinata
interistituzionale, al fine di consentire una gestione
globale e adeguata degli orientamenti da seguire nei
casi di violenza che rientrano nel campo di
applicazione della presente Convenzione

5
Gli altri articolo del capitolo III
Articolo 16 – Programmi di intervento
di carattere preventivo e di trattamento
 Articolo 17 – Partecipazione del settore
privato e dei mass media

6
Premessa

Con questo spirito il 16 maggio 2013 le due
Associazioni hanno sottoscritto un
importante Protocollo di intesa con
l’obiettivo di promuovere e sviluppare
azioni, progetti o iniziative volti alla
prevenzione e al contrasto della violenza
maschile contro le donne, con particolare
riguardo ai temi delle azioni di
sensibilizzazione e di informazione sulla
violenza di genere ovviamente nel rispetto
della normativa nazionale ed
internazionale.
7
Premessa

Tra gli impegni del protocollo rientra anche la
realizzazione delle Linee guida per l’intervento e la
costruzione di rete tra i Centri Antiviolenza e i
Servizi sociali dei Comuni, uno strumento, il primo a
livello nazionale, dedicato alle operatrici e agli
operatori sociali dei Comuni, che si pone l’obiettivo
di costruire una rete di sostegno concreto alle donne
vittime di violenza e ai loro figli: dagli effetti della
violenza sulla salute delle donne (conseguenze
fisiche, psicologiche e comportamentali), agli aspetti
per riconoscere i casi di violenza (identificazione
degli indicatori di rischio, valutazione dei sintomi
fisici e psichici nella donna).
8
Premessa




Le Linee guida forniscono anche le modalità per intercettare la
violenza di genere e le buone pratiche per l’accoglienza.
riconoscimento delle situazioni di violenza domestica, un
fenomeno assai diffuso, e alle conseguenze sulla madre nel
suo rapporto con i figli e sull’equilibrio psicofisico del minore.
si indaga anche sui percorsi di supporto per l’uscita dalla
violenza, dai Centri Antiviolenza alle case rifugio e alle case di
semi-autonomia, con una disamina sui servizi pubblici e privati
del territorio dedicati alle donne vittime di violenza.
Il femminicidio deve rappresentare una priorità dell’agenda
politica e della futura attività di Governo. L’auspicio è che siano
garantite misure concrete e che si prosegua sempre con
maggiore impegno per l’affermazione dei diritti della donna
nella nostra società.
9
Caratteristiche di una relazione affettiva
sana






Equilibrio, sintonia, scambio reciproco,
rispetto di ruoli
Simmetria
Sostegno reciproco
Condivisione di obiettivi e mete
Presenza di conflitto che può essere anche
molto acceso, assenza di violenza
Rispetto dell’indole e dell’Autonomia
personale
10
Violenza versus conflitto
11
Caratteristiche di una relazione
affettiva patologica







Presenza di alcuni Indicatori tipici della relazione violenta
Incapacità di comunicare
Assenza di rispetto dell’altro (“Io sono reale. Tu non esisti” “Io ti
amo e lo faccio per il tuo bene” “ quello che io penso è il bene
per te perchìè ti amo”)
Assenza di autonomia personale e presenza di dipendenza ed
attaccamento patologico non equilibrato.
Incapacità di rispettare l’indole dell’altro
Scarsa empatia
Incapacità di prevedere le conseguenze di scelte ed azioni
12
Descrizione e caratteristiche della
violenza domestica
L’espressione “violenza domestica”
designa tutti gli atti di violenza
fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano
all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o
precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto
che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa
residenza con la vittima.
L’espressione “violenza contro le donne basata sul genere”
designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in
quanto tale, o che colpisce le donne in modo
sproporzionato.
art. 3 Convenzione di Istanbul - 2011
13
E’ importante ricordare che la
violenza maschile contro le
donne
• Ha una dimensione
mondiale ed è riconosciuta
dalla comunità internazionale
come una violazione
fondamentale dei diritti
umani
14
• è un fenomeno multifattoriale
composto da fattori politici, sociali,
culturali, internazionali, individuali
15
• Si sviluppa soprattutto nell'ambito dei
rapporti d’intimità perché si annida nello
squilibrio relazionale tra i sessi, nel
desiderio di controllo e di possesso
da parte del genere maschile sul
femminile
16
• la violenza contro le donne è un
fenomeno esteso, anche se ancora
sommerso e per questo sottostimato
17
• la violenza è un fenomeno trasversale
che interessa ogni strato sociale,
economico e culturale senza differenze
di età, religione e razza
18
• i luoghi più pericolosi per le donne sono
la casa e gli ambienti familiari, gli
aggressori più probabili sono i loro
partners, ex partners o altri uomini
conosciuti: amici, familiari, colleghi,
insegnanti, vicini di casa.
19
La violenza contro le donne incide
gravemente sul loro benessere
fisico e psicologico
20
21
PERCHÉ È CHIAMATA
VIOLENZA DI GENERE:
E’ di genere non solo perché è agita
dagli uomini contro le donne ma
perché solo alle donne succede che
qualcuno ritiene di poter decidere per
loro su ogni aspetto della vita,
usando la forza in caso di resistenza
e volendo spesso definire:
22
Troppo spesso alle donne accade che qualcuno
ritienga di poter decidere per loro su ogni aspetto
della vita, usando la forza in caso di resistenza e
volendo spesso definire:
 Come

devono vestirsi o truccarsi
Quando uscire di casa

Chi frequentare (a volte si impedisce anche di frequentare i
genitori e i fratelli)

Di quanti soldi disporre (anche quando lavorano e hanno
un proprio stipendio)

Le scelte professionali

Cosa e come cucinare

Quando prendere la parola……
23
Violenza PSICOLOGICA
Comprende tutti quei comportamenti
che ledono la dignità e l’identità della
donna. La violenza psicologica ha un
grande potere distruttivo soprattutto
quando si manifesta in sottili meccanismi
comunicativi all’intero dei rapporti di
intimità.
Si manifesta in diversi modi….
24
SVALORIZZAZIONE
•
•
•
•
•
•
•
•
Dire alla donna che non vale niente
Svalorizzare la sua femminilità e sessualità
Offenderla “ sei stupida, sei brutta!
Sottolineare gli errori che commette e definirla pessima
madre o madre incapace
Fare leva sulle debolezze personali per farla sentire
inadeguata
Criticarla continuamente
Distruggere i valori e la rete amicale
Gridare ed insultarla in pubblico o in casa o davanti in
presenza di familiari ed estranei
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ECCESSIVA ATTRIBUZIONE DI RESPONSABILITÀ
• Attribuirle
un
sovraccarico
di
responsabilità
nell’organizzazione del menage familiare
• Costringere la donna a farsi carico di tutte le spese
economiche familiari
• Accusarla di tutte le difficoltà che possono avere i figli
26
DISTORSIONE DELLA REALTÀ OGGETTIVA
•
Criticare continuamente la visione del mondo della donna
• Mettere in dubbio le cose che da lei vengono provate e
viste
• Negare i suoi sentimenti
• Far sentire la donna in colpa
• Far passare per normalità gli episodi di abuso e
maltrattamento
27
INDURRE SENSO DI PRIVAZIONE
ED ISOLAMENTO
•
Privare la donna dei contatti sociali
• Privare o ridurre alla donna dei rapporti con la famiglia di
origine
• Mettere in atto un controllo esclusivo da parte del partner in
tutti i rapporti sociali
• Negare le risorse necessarie al soddisfacimento dei diritti
umani fondamentali
28
IMPAURIRE ED IMPORRE
•
Minacciare la donna di fare danni ai suoi beni personali
• Minacciare la donna di percosse
• Rompere gli oggetti e sbattere le porte
• Minacciare la donna di toglierle i figli, di lasciarla in
povertà
• Minacciare la donna di uccidersi se lei non fa quello che
lui vuole
• Minacciare la donna con armi
• Minacciare la donna di morte
29
TRATTARE COME UN OGGETTO
•
•
•
•
•
Richiedere di cambiare il proprio aspetto fisico per
compiacere il partner
Manipolare lo stato psichico della donna e farle assumere
comportamenti e reazioni diversi dalla sua indole
Avere una maniacale possessività, controllare cosa fa e i
luoghi che frequenta
Impedirle di avere contatti autonomi con il mondo esterno
Considerarla come una proprietà “tu sei mia!”
30
Violenza spirituale
Distruzione dei valori e della fede
religiosa di una donna attraverso la
ridicolizzazione sistematica
 Costringere una donna con la violenza
o il ricatto a fare cose contrarie ai suoi
valori, o a non fare cose obbligatorie
nella sua religione

Fonte: Casa delle donne per non subire violenza, Bologna
31
L’importanza degli indicatori
Molti indicatori non sono una chiara prova
dell’esistenza di una violenza in ambito
familiare, ma possono essere interpretati come
segnali di allarme e portare ad una maggiore
attenzione. La presenza di manifestazioni fra
quelle elencate aumenta il rischio che ci si trovi
di fronte a situazioni di violenza.
32
Alcuni indicatori
Molte donne si vergognano delle
violenze subite o che stanno vivendo e
in genere non ne parlano, anche per
paura e rischio delle conseguenze
(“…lui verrà a saperlo – si aggraverà la
violenza – mi farà passare per matta,
moglie e madre inadeguata…!) .
33
Gli indicatori mascherati: i sintomi
Sintomi psichici
Valutazione psicologica e psichiatrica
 Sintomi psicosomatici
Valutazione medica, psicologica e medico
specialistica
 Indicatori psicosiociali
Valutazione sociale

34
Sintomi psichici


agitazione, ipervigilanza, apatia, mutismo
intrusioni costanti

senso di vergogna e di colpa

comportamento autolesionista – abuso di alcool, droga, autolesionismo,

perdita di ogni meccanismo di auto-protezione

tentati suicidi, intenzioni suicidarie, irrequietezza, atteggiamento molto
pauroso

eccesso di adattabilità

disturbi del sonno, stati di paura, panico

disforia, umore negativo e altalenante

Cambi di umore repentini che rendono difficile relazionarsi e entrare in
empatia

Eccesso di agitazione

comportamento autolesionista – abuso di alcool, droga, cutting, perdita di
ogni meccanismo di auto-protezione

irrequietezza, atteggiamento molto pauroso
35
Sintomi psicosomatici













disturbi diversi in parti corporee diverse
disturbi al basso ventre
disturbi alla respirazione
disturbi dermatologici
disturbi gastro-intestinali
stati di esaurimento/stanchezza
Indicatori psico-sociali
Ricorso frequente a trattamenti sanitari presso istituzioni più diverse
richiesta frequente e non giustificata del trattamento medico
specialistico
negazione, racconto contraddittorio dell’evento lesivo
comportamento iperprotettivo della persona accompagnante
comportamento di controllo
atteggiamento pauroso
36
Indicatori psico-sociali:






ricorso frequente a trattamenti sanitari presso
istituzioni e professionisti
La presenza di un intervallo temporale di tempo
irragionevolmente lungo tra il momento della
lesione e la richiesta del trattamento
La presenza di negazione, racconto
contraddittorio dell’evento lesivo
Il verificarsi di comportamento iperprotettivo della
persona che accompagna , comportamento di
controllo
La presenza atteggiamento pauroso e diffidente
La manifestazione di reazioni fortemente difensive
rispetto a domande mirate
37
Indicatori _Riconoscere la violenza
maschile contro le donne


Come si manifesta il Controllo
E’ spesso confuso con la preoccupazione per la
salute della partner o per la sua sicurezza.

Il maltrattante può arrabbiarsi molto se lei arriva in
ritardo, anche se ha avvertito. La necessità del
controllo porta il partner a impedirle di prendere
decisioni personali
riguardanti la gestione
domestica, l’abbigliamento, le spese e la libertà di
uscire di casa. Quando permette alla partner di
fare le sue scelte, poi la critica e la rimprovera per
aver fatto la cosa sbagliata.
38
Affrettare la relazione
bruciare le tappe
Molte vittime di violenza conoscevano il partner da meno
di un anno prima di sposarsi o di convivere.
 Il partner maltrattante si aspetta spesso che la partner sia
moglie, madre, amante e amica perfetta. Egli è molto
dipendente da lei per tutti i suoi bisogni emozionali,
materiali, finanziari e si arrabbia molto se non risponde
alle sue aspettative. aspettative irrealistiche la colpa
non è mai sua
 Molto
raramente un maltrattante
accetta la
responsabilità per gli accadimenti negativi. Se è senza
lavoro o non riesce a trovare un lavoro, per esempio, è
sempre colpa di qualcuno o di qualcosa d’altro.
 I maltrattanti Si sentono sempre vittime, anche quando
non lo sono.

39
La dinamica relazionale della violenza
40
Breve accenno alla violenza assistita
ed agli indicatori
“L’Esposizione dei bambini alla violenza tra i
genitori avviene quando i bambini vedono o
ascoltano aggressioni fisiche tra i loro
genitori, oppure ne osservano gli effetti”
(J.Wolak, D. Finkelor, 1997)
41
DEFINIZIONE DI VIOLENZA
ASSISTITA
(COMMISSIONE C.I.S.M.A.I)
42
Per violenza assistita si intende
qualsiasi atto di violenza fisica,
verbale, psicologica, sessuale ed
economica compiuta su figure di
riferimento o su altre figure
significative adulte o minori; di tale
violenza il bambino può fare
esperienza direttamente (quando
avviene nel suo campo percettivo),
indirettamente o può percepirne gli
effetti.
43
Le modalità con cui i bambini sono
esposti alla violenza tra i genitori
sono:
- bambini osservatori passivi (ma non per questo distanziati
rispetto a quello che vedono)
- bambini che partecipano agli scontri tra i genitori a vari livelli
- bambini bersaglio dell’aggressione insieme al genitore
aggredito
- bambini che assistono ad abuso sessuale
44
Indicatori DEI BAMBINI
ESPOSTI ALLA VIOLENZA
•COMPORTAMENTALI
•SOCIALI
•FISICI
•COGNITIVI
•EMOTIVI
45
COMPORTAMENTALI
•Aggressività
•Irrequietezza
•Immaturità
•Svogliatezza a scuola
46
SOCIALI
• Delinquenza
•Isolamento
• Rifiuto dei pari
•Incapacità di empatizzare
• Scarse competenze sociali
47
FISICI
•Difficoltà nello sviluppo
•Insonnia
•Comportamenti regressivi
•Disturbi dell’alimentazione
•Scarse competenze
motorie
•Sintomi psicosomatici
48
COGNITIVI
•Scarso rendimento
•Ritardo nel linguaggio
• Ritardo nello sviluppo cognitivo
• Deficit dell’attenzione
49
EMOTIVI
• Ansia
• Depressione
• Senso di impotenza
• Bassa autostima
• Rabbia
50
La violenza è un
comportamento appreso e può
essere disimparato
.
51
I/LE BAMBINI/E CHE
ASSISTONO ALLA
VIOLENZA IN
FAMIGLIA
IMPARANO
• Che chi ti ama è anche colui che ti picchia, per cui
tu puoi picchiare coloro che ami;
• Che esiste una gerarchia nel sistema familiare in cui
chi è più giovane e/o debole è più vulnerabile – i/le
bambini/e non hanno la possibilità di vincere in tale
sistema;
• A rispettare la violenza e ad usarla quando possono
prevalere all’interno della gerarchia;
• A venire a patti con il sistema violento spesso
reagendo in maniera disadattiva
52
•A “controllare” le emozioni poiché gli è stato insegnato che esprimere
le proprie sensazioni ed emozioni, a esclusione della rabbia, vuol dire
essere deboli
• Che è facile farla franca usando la violenza contro donne e bambini
•Stereotipi di genere : (ad es. che i “veri uomini” sono grandi e rudi e
che le “donne ” sono piccole e deboli).
53
Assistere alla violenza e
averne esperienza in casa
propria stabilisce il “diritto
morale” di picchiare coloro
che amiamo
Di conseguenza, se altri modi per
far valere le propri ragioni,
affrontare lo stress, o esprimere
se stessi non funzionano, è
permessa la violenza.
54
E’ importante sapere che...
55
Quando la donna inizia a ribellarsi e cerca di uscire dalla
violenza, la violenza aumenta di intensità.
Passata la fase acuta del maltrattamento, la persona
violenta mostra spesso segni di pentimento; soprattutto
nei primi episodi vorrebbe poter tornare indietro e promette di
cambiare il proprio comportamento, rinnovando dichiarazioni di
amore.
Durante la “fase della falsa riappacificazione”
gli uomini che esercitano violenza riescono a illustrare le loro promesse in
modo assolutamente credibile persino a terzi.
A volte anche i famigliari e gli amici fanno pressione sulla donna affinché
perdoni il partner e gli conceda un'altra chance.
56
Alcuni motivi per cui le donne decidono di non
lasciare il PARTNER violento
•Situazione di pericolo
•Mancanza di sostegno esterno
•Autobiasimo
•Tentativi di salvare il matrimonio
•Tentativi di cambiamento
57
• Situazione di pericolo: quando
una donna decide di lasciare il
partner violento la situazione
tende a diventare più pericolosa
per la sua incolumità.
58
• Mancanza di sostegno esterno:
familiare , amicale e da parte dei
servizi istituzionali.
59
• Autobiasimo: la donna tende a
ritenere sé colpevole della
violenza.
60
• Tentativi di salvare il matrimonio: la
donna per salvare la famiglia continua a
tentare di mantenere la relazione con il
coniuge violento sperando di poterlo
cambiare
61
• Tentativi di cambiamento: la donna può
sospendere e poi riprendere la relazione con il
partner violento molte volte per verificare la
possibilità di un cambiamento effettivo del
partner, per valutare oggettivamente le risorse
esterne ed interne disponibili, per osservare la
reazione delle/i figlie/i alla mancanza del padre.
62
Fattori psicosociali che impediscono alla
vittima di riconoscere e fuoriuscire dalla
violenza
o
o
o
o
Paura del giudizio altrui
Timore dell’abbandono sociale
Timore di non essere creduta
Adesione agli stereotipi di ruolo (al modello della
moglie condiscendente, passiva e obbediente e del
marito come risorsa e padrone
o Adesione agli stereotipi di genere (pazienza,
disponibilità, abnegazione come qualità ideali per la
donna
o Credenze familiari (rappresentazione sociale della
famiglia e del matrimonio come inscindibili e unità
coniugale indissolubile)
63
I fattori emotivi
•
•
•
•
•
•
•
Dipendenza emotiva
Timore di ritorsioni da parte del partner
Senso di colpa verso i figli o verso il
partner stesso
Apatia dovuta al trauma emozionale
Senso di impotenza
Speranza di cambiare il comportamento
del partner
Timore di eventuali situazioni sconosciute
e meno controllabili
64
I fattori di ordine pratico






Dipendenza economica
Minacce da parte del partner(di non pagare
gli alimenti, di sottrarre i figli, ecc)
Presenza dei figli e difficoltà
nell’accudimento e di gestione (per orari di
lavoro, impegni ecc)
Difficoltà burocratiche (tutela legale
inadeguata, scarsa assistenza da parte delle
istituzioni)
Mancanza di un alloggio alternativo
Scarso sostegno sociale e strumentale
65
IL PERCORSO DI RICERCA DI AIUTO…
CHIEDERE AIUTO
ACCOGLIERE
LA RICHIESTA DI AIUTO
Inizialmente la donna, mantenendo la relazione con il partner, cerca in tutti i modi di
fermare la violenza, senza ricorrere all'aiuto esterno, facendo leva sulle sue risorse
personali.
Solo quando riconosce di non potercela fare da sola si decide a chiedere aiuto.
Ogni momento di comunicazione all'esterno del proprio vissuto è un momento
delicato, e spesso decisivo, rispetto alla possibilità di costruire un percorso di uscita
dalla violenza.
Teme di non essere creduta, prova vergogna, può rifiutarsi di parlarne pensando che
non la si prenderà sul serio, che sia "inutile", o perché pensa che lei sia meritevole
della violenza subita.
66
L’obiettivo di qualsiasi intervento a
sostegno
alle
vittime
di
violenza
dev’essere il superamento del senso
d’impotenza che si prova nei confronti
dell’aggressore e la promozione dell’
empowerment in modo da poter
ricominciare a condurre una vita
autodeterminata.
67
L'intervento offerto , che è di tipo relazionale, psico
sociale e, all'occorrenza, legale, consiste,
solitamente, in un percorso costituito da colloqui di
conoscenza, di aiuto, di sostegno e di supporto, a
cadenza periodica, la cui durata non può essere
stabilita a priori in quanto finalizzato a degli
obiettivi che la donna deve raggiungere.
68
È importante ricordare sempre che
• la violenza subita non è colpa sua;
• non c'è mai nessuna giustificazione alla
violenza ed è necessario condannarla sempre
ed in modo esplicito;
• credere alla donna quando esprime il suo
bisogno di sicurezza;
•sottolineare l'importanza della certificazione
medica in tutti i casi di aggressione ed informarla
sui termini della denuncia;
•fornire tutte le informazioni relative ai servizi
presso i quali potrà rivolgersi per ricevere aiuto.
69
La strumentalizzazione della
violenza e del centro
antiviolenza
“Vengo al Cedav perché mi hanno suggerito che se la mia
separazione venisse seguita dall ’avvocata del centro
antiviolenza mio marito la pagherà cara !”
70
Durante un primo colloquio con
operatrice all’ascolto:
“Quando me la rilascerete la relazione che
attesta che sono seguita dal voi come centro
antiviolenza, mi serve per dimostrare che è
colpa sua, la devo allegare alle note legali che
sta preparando il mio avvocato!”
71
Come intervenire:

Creare uno spazio alla certezza che si viene picchiate
perché si è una vittima e non una colpevole (convinzione
molto comune)

Cercare un forte sostegno psicologico

Rivolgersi ai centri antiviolenza e alla rete delle istituzioni
preposte

Ascoltare e denunciare i casi

Creare la consapevolezza che non si è sole ed isolate
72
L’ ASCOLTO
Saper ascoltare è il primo passo per poter
aiutare queste donne in difficoltà
Si tratta di problemi così delicati e di donne così provate e intimidite, che il primo
passo per poterle aiutare è proprio la capacità di ascoltarle e farle sentire al sicuro.
Non dimentichiamoci che in molti casi ci sono reticenze di tipo culturale che
ostacolano la denuncia e che per così dire imprigionano le donne nelle loro gravose
situazioni.
73
Il primo contatto
La storia della violenza
 L’operatore si trova di fronte ad un
racconto e deve accompagnare la vittima
a ripercorrere la sua storia personale per
gettare luce su angoli bui senza paura di
disseppellire mostri, ma per riconoscere,
capire, e dare senso a parti di sé
trascurate e abbandonate

74
Il problema della violenza e soprattutto della
violenza intrafamiliare è uno di quei temi
che nessuno di noi vorrebbe mai affrontare:
 È brutto, è scomodo, è difficile…

75

È doloroso e crea impotenza ed attiva le
parti narcisistiche dell’operatore “Io ti
salverò” perché incontrare le vittime
significa offrire loro riparo, un alternativa
al confronto quotidiano con i “Mostri” che
lasciano a casa….
76
Il coraggio dell’operatore

L’operatore prima deve avere il
coraggio e la forza di guardare in
faccia i mostri interni ed esterni e la
violenza delle loro azioni e poi
avvicinarli anche se sono molto
pericolosi
77
Le Rappresentazioni e gli stereotipi
della violenza domestica
Ecco alcune rappresentazioni e credenze
che possono avere una forte influenza
nelle percezioni degli episodi di violenza
78

Si crede che la violenza verso le donne riguardi solo le fasce sociali
svantaggiate, emarginate,
deprivate. Invece è un fenomeno trasversale che
interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età,
religione e razza.

Si crede che la violenza verso le donne sia causata da una momentanea perdita
di controllo. Invece la maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati:
basta solo pensare al fatto che le donne sono picchiate in parti del corpo in cui le
ferite sono meno visibili.

Si crede che i partner violenti siano persone con problemi psichiatrici o
tossicodipendenti. Invece credere che il maltrattamento sia connesso a
manifestazioni di patologia mentale ci aiuta a mantenerlo lontano dalla nostra
vita, a pensare che sia un problema degli altri. Inoltre la diffusione della violenza
degli uomini contro le donne esclude che il fenomeno sia da imputarsi a
situazioni eccezionali o di devianza.

Si crede che solo alcuni tipi di uomini maltrattino la propria compagna. Invece,
come molti studi documentano, non è stato possibile individuare il tipo del
maltrattatore: non sono determinanti né razza, né età o condizioni
socioeconomiche o culturali. I maltrattatori non rientrano in nessun tipo specifico
79
di personalità o di categoria diagnostica.
 Si crede che gli uomini violenti siano stati a loro volta vittime di violenza
nell'infanzia. Invece il fatto di aver subito violenza da bambini non comporta
automaticamente diventare violenti in età adulta. Ci sono infatti sia maltrattatori che
non hanno mai subito o assistito alla violenza durante l'infanzia, sia vittime di
violenza che non ripetono tale modello di comportamento.
 Si crede che alle donne che subiscono violenza "piaccia" essere picchiate,
altrimenti se ne andrebbero di casa. Invece paura, dipendenza economica,
isolamento, mancanza di alloggio, riprovazione sociale spesso da parte della
stessa famiglia di origine, sono alcuni dei numerosi fattori che rendono difficile per
le donne interrompere la situazione in cui si trovano.
 Si crede che le donne siano più a rischio di violenza da parte di uomini a loro
estranei. Invece i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti
familiari. Gli aggressori più probabili sono i loro partner, ex partner o altri uomini
conosciuti: amici, familiari, colleghi, insegnanti, vicini di casa.
80
 Si crede che la donna venga picchiata perché se lo merita. Invece nessun
comportamento messo in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subita ed
inoltre gli episodi di violenza iniziano abitualmente per futili motivi.
 Si crede che i figli abbiano bisogno del padre anche se violento. Invece gli studi a
questo riguardo dimostrano che i bambini crescono più sereni con un solo
genitore piuttosto che in una famiglia in cui il padre picchia la madre.
 Si crede che anche le donne sono violente nei confronti dei loro partner. Invece
una significativa percentuale di aggressioni e di omicidi compiuti dalle donne nei
confronti del partner, si verifica a scopo di autodifesa e in risposta a gravi
situazioni di minaccia per la propria sopravvivenza. Inoltre, quando esiste si
configura in modo diverso e raramente assume le caratteristiche di sistematicità e
lesività che caratterizzano il maltrattamento maschile.
 Si crede che la violenza non incida sulla salute delle donne. Invece la violenza di
genere è stata definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un
problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e
psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittima.
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Un caso risolto
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LA STORIA DI PATRIZIA
Nel 2005 aveva effettuato una serie di colloqui.
Poi interrompeva i contatti con il Cedav perché
non aveva trovato il coraggio di andare avanti
Patrizia aveva anche effettuato presso i
carabinieri una denuncia contro il marito. Lei
stessa successivamente aveva deciso di ritirare
la denuncia spinta dalla pressione del marito e
dei familiari.
Alla fine del 2006 Patrizia chiedeva per la
seconda volta aiuto al Cedav
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LA STORIA DI PATRIZIA:
“ Ma come faccio a denunciare il
padre dei miei figli? Se poi andrà in
carcere? Se poi dovesse perdere il
lavoro? Mi sentirei in colpa, troppa
responsabilità sulle mie spalle!!”
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LA STORIA DI PATRIZIA:
“Vorrei
essere invisibile
quando mio marito viene dal
lavoro e mi fa le scenate di
gelosia, così nessuno potrà
ridere di me e neanche mio
marito potrà più
tormentarmi!”
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LA STORIA DI PATRIZIA:
Mi sento come in prigione, sono
impotente, non so come devo
difendermi! Nessuno mi crede ”
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LA STORIA DI PATRIZIA:
“…Ieri mio marito è andato a
parlare con il sacerdote che
ci ha sposati: prima gli ha
chiesto di aiutarlo a
riconquistarmi, lui ha
rifiutato e allora mio marito
lo ha accusato di essere
stato il mio amante!!”
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LA STORIA DI PATRIZIA:
Patrizia è una donna di 43 anni, sposata da
20 anni . È bella, alta, magra e con lo
sguardo smarrito e impaurito.
Giunge al Cedav (centro donne antiviolenza)
dopo anni di molestie e persecuzioni subite
dal marito.
Patrizia ha deciso di separarsi dal marito
perchè stanca di subire pedinamenti e
accuse di tradimento senza alcun
fondamento.
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La presa in carico di Patrizia
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Lo staff legale insieme al Patrizia attiva un
percorso di separazione giudiziale
Patrizia denuncia il marito:
Nelle memorie presentate dal suo legale ci sono
circa 850 sms
Numerose Testimonianze dei colleghi di lavoro
Alcune testimonianze di amici
La testimonianze del sacerdote che ha sposato la
coppia
La testimonianza della sorella e dei genitori
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La presa in carico di Patrizia: la
rete

Lo staff di psicologhe, avvocate e
assistenti sociali ed educatrici discute
insieme del caso di Patrizia, valuta gli
indicatori che presenta, valuta le
potenzialità e la fase critica che
attraversa Patrizia…
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La cura di Patrizia
Viene presa in carico dalla psicologa
per aiutarla:
1) a difendersi dalle molestie e
persecuzioni del marito
2)a prendere una decisione per
separarsi legalmente e denunciare il
marito molestatore

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L’intervento sullo stalker
Il marito viene denunciato per stalking e si
impaurisce.
 Subisce prima l’ammonimento e poi
l’allontanamento dalla casa della vittima, dal suo
ufficio, dalla casa della famiglia di origine.
 Il persecutore inizia a temere che la sua
posizione nei confronti della giustizia si possa
aggravare


In poco tempo smette di perseguitare
Patrizia, ogni tanto si apposta sotto
casa e le invia qualche sms pieno di
minacce, ma non è più come prima.
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Patrizia ha ripreso a sorridere!
Con il supporto dell’equipe del cedav
Patrizia ha seguito il percorso con la
soprattutto per gestire tutto l’iter e lo
stress del processo.
 Patrizia alternava momenti in cui si
sente in colpa per avere denunciato il
marito e momenti in cui è serena
perché ha iniziato una nuova vita

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Attualmente
Patrizia non si sente più intrappolata e
imprigionata dalle molestie del marito.
Ha concluso il percorso psicologico e da
qualche settimana ha ottenuto la
sentenza di separazione
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Bisogna combattere la violenza. Il bene che
pare derivarne e' solo apparente. Il male
che ne deriva rimane per sempre. (Gandhi)
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Grazie a tutte e a tutti
per l’ascolto e per l’attenzione!
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