Luoghi di cura, percorsi assistenziali e prevenzione dei disturbi dell’alimentazione Dr. Riccardo Dalle Grave Dr. Teresa Di Fiandra Argomenti 1. 2. 3. 4. Principi generali alla base del trattamento I luoghi di cura e i percorsi assistenziali Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione Conclusioni e raccomandazioni 1. Principi generali alla base del trattamento • Due principi generali 1. Approccio interdisciplinare 2. Molteplicità dei contesti di cura Figure professionali coinvolte • • • • • • • Psichiatra Psicologo Internista Endocrinologo Dietista Nutrizionista clinico Infermiere professionale Approccio interdisciplinare • Vantaggi – La presenza di clinici con competenze multiple può facilitare la gestione di pazienti complessi • Svantaggi – Nessun terapeuta osserva e apprezza l’intero quadro clinico – Comunicazione di informazioni contraddittorie ai pazienti (se non è applicato un modello teorico comune) Raccomandazioni 1. L’intera équipe dovrebbe ricevere una formazione sul modello di trattamento praticato 2. I terapeuti, pur mantenendo i loro ruoli professionali specifici, dovrebbero condividere la stessa filosofia e utilizzare un linguaggio comune con i pazienti 3. È fondamentale pianificare incontri periodici di revisione tra i membri dell’équipe per discutere i vari elementi del trattamento e la loro relazione reciproca 2. I luoghi di cura e i percorsi assistenziali • Il luogo ideale per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione è il contesto ambulatoriale – Non interrompe la vita del paziente – I cambiamenti effettuati tendono a persistere perché conseguiti dal paziente nel suo ambiente abituale di vita • Circa il 30% dei pazienti non risponde al trattamento ambulatoriale e ha bisogno di cure più intensive. I livelli d’intervento 1 Medico di medicina generale o pediatra di libera scelta 2 Terapia ambulatoriale specialistica 5 Ricovero ordinario e di emergenza 3 Terapia ambulatoriale intensiva (centro diurno) 4 Riabilitazione intensiva residenziale Intervento a passi successivi • La maggior parte dei pazienti dovrebbe iniziare il percorso terapeutico al livello meno intensivo di cura e accedere ai trattamenti più intensivi in caso di mancato miglioramento, secondo un modello a passi successivi • I livelli di intervento dovrebbero far parte di una rete assistenziale articolata sia longitudinalmente sia trasversalmente I livelli d’intervento 1 Medico di medicina generale o pediatra di libera scelta 2 Terapia ambulatoriale specialistica 5 Ricovero ordinario e di emergenza 3 Terapia ambulatoriale intensiva (centro diurno) 4 Riabilitazione intensiva residenziale Terapia ambulatoriale specialistica • Trattamento di elezione per la maggior parte dei pazienti • Luogo ideale per applicare le terapie basate sull’evidenza – Terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E): per tutte le categorie diagnostiche – Terapia basata sulla famiglia (FBT): per gli adolescenti con anoressia nervosa – Terapia interpersonale (IPT): per la bulimia nervosa e il BED • Può includere – – – – – – Interventi motivazionali Gestione psicofarmacologica Psicoeducazione Riabilitazione nutrizionale Gestione internistica Supporto e psicoeducazione dei familiari Dati di efficacia (12 mesi follow-up): - CBT-E: remissione 50% (75% nei completers) (Fairburn et al, 2008; 2013; Dalle Grave et al, 2013) - FBT: remissione 50% dei pazienti adolescenti (Lock et al., 2010) I livelli d’intervento 1 Medico di medicina generale o pediatra di libera scelta 2 Terapia ambulatoriale specialistica 5 Ricovero ordinario e di emergenza 3 Terapia ambulatoriale intensiva (centro diurno) 4 Riabilitazione intensiva residenziale Terapia ambulatoriale intensiva • Indicazioni – Difficoltà a modificare le abitudini alimentari con la terapia ambulatoriale standard • Controindicazioni – – – – Condizioni di rischio fisico moderato-grave Uso improprio continuativo di sostanze Depressione maggiore con rischio suicidario Psicosi acuta Terapia ambulatoriale intensiva (cont.) • Centro specializzato per il trattamento dei DA – Ambulatorio standard medico e psicologico – Cucina (con microonde, frigo e frizeer, lavello e lavapiatti) – Tavolo per l’alimentazione assistita – Stanza con TV, internet e tavoli per lo studio Terapia ambulatoriale intensiva (cont.) • Obiettivi – Affrontare gli ostacoli al trattamento ambulatoriale standard • Incapacità di affrontare il recupero del peso • Incapacità di ridurre la frequenza degli episodi bulimici, del vomito autoindotto e dell’esercizio fisico eccessivo – Una volta affrontati con successo questi ostacoli, il trattamento continua con la terapia ambulatoriale standard. Terapia ambulatoriale intensiva: esempio di organizzazione Lunedì 12:45-13:00 Controllo del peso corporeo Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Controllo del peso corporeo 13:00-14:00 Pranzo assistito 14:00-15:00 Tavola rotonda Pranzo assistito Tempo libero per studiare o per alter attività Pranzo assistito Tempo libero per studiare o per alter attività Pranzo assistito Tempo libero per studiare o per alter attività Pranzo assistito Tempo libero per studiare o per alter attività 15:00-16:00 Seduta individuale Seduta individuale con dietista con psicologo Visita medica1 Seduta individuale Seduta individuale con psicologo con dietista 16:30-17:00 Merenda assistita 17:00- 18:30 Tempo libero per studiare o per alter attività Merenda assistita Tempo libero per studiare o per alter attività Merenda assistita Tempo libero per studiare o per alter attività Merenda assistita Tempo libero per studiare o per alter attività Merenda assistita Tempo libero per studiare o per alter attività 18:30-19:30 Cena assistita Cena assistita Cena assistita Cena assistita Cena assistita 19:30-19:45 Consegna alimenti Consegna alimenti Consegna alimenti Consegna alimenti Consegna alimenti per colazione per colazione per colazione per colazione per week-end I livelli d’intervento 1 Medico di medicina generale o pediatra di libera scelta 2 Terapia ambulatoriale specialistica 5 Ricovero ordinario e di emergenza 3 Terapia ambulatoriale intensiva (centro diurno) 4 Riabilitazione intensiva residenziale Riabilitazione intensiva residenziale • Riabilitazione intensiva residenziale o riabilitazione psichiatrica - incluse le comunità terapeuticoriabilitative – La riabilitazione dei disturbi dell’alimentazione è intensiva (cod. 56 o ex art. 26), in quanto la riabilitazione estensiva utilizzata per altri ambiti (ad esempio, geriatrico, ortopedico) non consente l’approccio multidisciplinare e l’intensità di cura (almeno 180 minuti/die) necessari. Riabilitazione intensiva residenziale • Indicazioni (Regione Veneto DGR 94, 31-12-2012) 1. Mancata risposta a un trattamento ambulatoriale ben condotto 2. Rischio fisico che rende inappropriato il trattamento ambulatoriale 3. Rischio psichiatrico che rende inappropriato il trattamento ambulatoriale 4. Difficoltà psicosociali che rendono inappropriato il trattamento ambulatoriale Riabilitazione intensiva residenziale (cont.) • Lista d’attesa – Periodo massimo ottimale < 12 settimane • La carenza di strutture (soprattutto nel Sud Italia fa spesso superare questo periodo) – Adolescenti vanno inseriti in lista prioritaria • Maggiori danni fisici legati alla malnutrizione perché i loro organi non sono ancora sviluppati e lo sviluppo psicofisico non si è ancora completato • Migliore risposta al trattamento Riabilitazione intensiva residenziale (cont.) • Durata ottimale (circa 90 giorni) – Per permettere • Normalizzazione dello stato di nutrizione • Miglioramento della psicopatologia specifica del disturbo dell’alimentazione e attenuazione della psicopatologia generale eventualmente associata – Dimissione precoce: aumento del tasso di ricaduta Il testo unico per la compensazione interregionale della mobilità sanitaria prevede un abbattimento oltre il 60° giorno di degenza della tariffa M19 La Regione Veneto, ha fissato il valore soglia per i ricoveri riabilitativi dei disturbi dell’alimentazione (cod. 56) a 90 giorni Riabilitazione intensiva ospedaliera (cont.) • Procedure – Valutazione diagnostica multidimensionale • Stato fisico • Natura e della gravità del disturbo dell’alimentazione – Progetto riabilitativo individuale • Situazione attuale, outcome globale, funzionale, specifici – Aree d’intervento • • • • • Psicoterapia individuale e di gruppo Riabilitazione nutrizionale (pasti assistiti) Riabilitazione fisica Gestione delle complicanze mediche e psichiatriche Per gli adolescenti (incontri con la famiglia, scuola nell’ospedale) Riabilitazione intensiva ospedaliera (cont.) • Post-ricovero – Affrontare i problemi residui – Prevenire la ricaduta (maggior problema del trattamento di riabilitazione intensiva ospedaliera) Programmare in modo accurato il passaggio al centro ambulatoriale di riferimento Dati di efficacia sull’anoressia nervosa (Dalle Grave et al, in press) -90% completa il trattamento -77,5% normalizza il peso (IMC > 18,5) e migliora in modo significativo la psicopatologia -A 12 mesi di follow-up: 81% adolescenti e 36% adulti con IMC > 18,5 I livelli d’intervento 1 Medico di medicina generale o pediatra di libera scelta 2 Terapia ambulatoriale specialistica 5 Ricovero ordinario e di emergenza 3 Terapia ambulatoriale intensiva (centro diurno) 4 Riabilitazione intensiva residenziale Ricovero ordinario e di emergenza • Ricovero in reparti internistici – Per gestire le forme più gravi di malnutrizione per difetto e/o la presenza di gravi complicanze fisiche • Ricovero in un servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC) – Per gestire gravi comorbidità psichiatriche: scompenso psicotico, eccitamento maniacale, grave depressione, suicidalità. Il personale deve sviluppare una specifica competenza nella gestione dei pazienti, con una particolare attenzione alla chiarezza della comunicazione e alla definizione delle regole di comportamento Implementazione di una rete di centri di riferimento • I servizi specifici per la cura dei disturbi dell’alimentazione sono pochi e non sono presenti in tutte le aziende sanitarie • Mappa delle strutture dedicate in Italia è disponibile sul sito www.disturbialimentarionline.it (costruita all’interno di un progetto CCM del Ministero) Medicina di base Unità ambulatoriali specialistiche Centro di coordinamento regionale Unità di riabilitazione intensiva Osservatorio epidemiologico Reparti per ricovero ordinario 3. Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione • Programmi di prima generazione – Approccio psicoeducativo (didattico) • Programmi di seconda generazione – Approccio che ha affrontato alcuni fattori di rischio identificati dalla ricerca: • Programmi di terza generazione – Approccio educativo interattivo ed esperienziale e strategie volte a modificare gli atteggiamenti disfunzionali e i comportamenti non salutari. Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione Dati da studi controllati e revisioni sistematiche sugli interventi scolastici • Programmi di prevenzione universali (diretti a tutti i partecipanti) – Migliorano le conoscenze dei partecipanti, ma hanno scarsi effetti positivi sugli atteggiamenti disfunzionali e sui comportamenti non salutari. • Programmi di prevenzione selettivi (diretti alle persone a rischio > 15 anni - somministrati da professionisti) – Producono effetti positivi sia sugli atteggiamenti disfunzionali che sui comportamenti non salutari (dati preliminari sull’efficacia nel ridurre l’incidenza) Non esiste alcuna evidenza che i programmi di prevenzione scolastica producano effetti dannosi negli studenti Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione Direzioni future • Implementare programmi basati sulla ricerca dei fattori di rischio • Integrare la prevenzione dei disturbi dell’alimentazione con quella dell’obesità – Le due condizioni spesso coesistono – Un solo intervento è più economico di due – Si evitano messaggi conflittuali e potenziali effetti iatrogeni dei programmi somministrati separatamente • Sensibilizzare i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i familiari e gli insegnanti allo scopo di favorire il ricorso precoce alle cure o agli interventi di prevenzione selettiva • Creare sportelli di consulenza (anche siti Internet dedicati) Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione: Direzioni future • È molto improbabile che semplici e brevi programmi scolastici di prevenzione siano in grado di produrre una reale riduzione dell’incidenza e della prevalenza dei disturbi dell’alimentazione senza azioni finalizzate a modificare i fattori di rischio socioculturali per tali disturbi Passare da modello di prevenzione basato sulla responsabilità personale verso un modello di salute pubblica Possibili target degli interventi di salute pubblica • Ambiente “tossico” che promuove l’assunzione di cibo in eccesso e i comportamenti sedentari • Industria della dieta • Industria della moda e della pubblicità È auspicabile una stretta collaborazione degli operatori della salute con i politici, le industrie alimentari, i media e l’industria della moda. 4. Conclusioni e raccomandazioni Luoghi di cura e percorsi assistenziali •La natura complessa dei disturbi dell’alimentazione mette in luce – I limiti dell’organizzazione rigida dell’assistenza – Le difficoltà legate all’organizzazione delle équipe assistenziali – L’urgenza di promuovere specifici programmi di formazione per disseminare le psicoterapie basate sull’evidenza – La carente organizzazione di una rete di centri di riferimento È auspicabile che queste difficoltà siano superate in sede di programmazione sanitaria, al fine di consentire un’efficace presa in carico interdisciplinare e multidimensionale dei pazienti Le raccomandazioni della Consensus Conference del 2012 • Il percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo dei pazienti con disturbi dell’alimentazione dovrebbe sempre includere sia gli aspetti psichiatrici e psicologici, sia quelli nutrizionali e fisici, sia quelli socioambientali, sebbene in misura diversa per le specifiche diagnosi, i diversi decorsi, la gravità e complessità del quadro e le diverse fasi del percorso. 4. Conclusioni e raccomandazioni (cont.) Prevenzione • I futuri programmi dovrebbero – Affrontare i fattori di rischio evidenziati dalla ricerca – Integrare la prevenzione dei disturbi dell’alimentazione con quella dell’obesità – Concentrare maggiori risorse sui programmi di prevenzione selettiva – Combinare l’intervento educativo-preventivo sull’individuo con interventi di salute pubblica finalizzati a ridurre i fattori di rischio ambientali • • • Pubblicità dell’industria della dieta Promozione dell’ideale di magrezza estrema da parte dell’industria della dieta Ambiente che promuove uno stile di vita non salutare