Progetto finanziato dal Progetto Fili e Trame Contro la violenza intrafamiliare verso donne e bambini. Costruzione di rete e integrazione degli interventi. GRIGLIA DI RILEVAZIONE SPERIMENTALE DELLA VIOLENZA DOMESTICA E ASSISTITA NOTE DI ACCOMPAGNAMENTO ALLA COMPILAZIONE DEI MODULI A-B–C-D A cura di Teresa Bruno Associazione Artemisia Associazione Artemisia - Segreteria Progetto Via del Mezzetta, 1 int. 50135 Firenze Tel 055/602311 / Fax 055/6193818 1 Progetto Fili e trame PREMESSA La VIOLENZA DOMESTICA, termine mutuato dalla lingua inglese – Domestic Violence si riferisce alla violenza da parte di un partner maschile verso una partner femminile e, nelle relazioni omosessuali, alla violenza di un/una partner prevalente sull’altro/a. Può configurarsi come violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica che avviene all’interno della famiglia o nel contesto di relazioni stabili di coabitazione che influenzano significativamente la soglia di percezione e di reazione da parte di chi la subisce. La violenza agita nei confronti delle donne all’interno delle mura domestiche, anche se non viene esercitata direttamente sui figli, che ne sono testimoni (violenza assistita), provoca gravi danni nello sviluppo dei minori e viene oggi identificata come violenza primaria al pari del maltrattamento fisico, psicologico, dell’incuria e dell’abuso sessuale. Inoltre, dai dati di ricerca emerge che nel 60% dei casi in cui c’è maltrattamento sulla donna c’è anche una qualche forma di maltrattamento diretto sui figli e viceversa quando è presente maltrattamento diretto o abuso sessuale sui minori spesso c’è anche violenza sulla madre. (Conferenza mondiale sulla violenza domestica. Singapore, Settembre 1998). L’OMS nel “Rapporto mondiale su violenza e salute” presentato a Bruxelles il 3 ottobre 2002 definisce la violenza alle donne nelle relazioni di fiducia (violenza Domestica) come: “... ogni comportamento all’interno di relazioni di fiducia (intime) che causi danno fisico, psicologico o sessuale. Questi comportamenti includono: • Atti di aggressione fisica come schiaffeggiare, colpire, tirare calci, picchiare • Abusi psicologici come intimidazioni, umiliazioni e continue svalorizzazioni • Obbligare a rapporti sessuali o altre forme di coercizione sessuale • Vari comportamenti di controllo come isolare la persona dai suoi familiari e amici, controllare i suoi movimenti e limitarne l’accesso a informazioni a lei utili o all’assistenza. • Quando la violenza, nella relazione, si ripete nel tempo parliamo di maltrattamento. 2 I bambini coinvolti nella violenza domestica Uso dei minori a scopo di controllo o di maltrattamento Esposizione agli effetti dello stress materno e delle ridotte capacità di auto protezione e di protezione dei figli. Esposizione all’irritabilità paterna: minacce, intimidazioni, Violenza coercizioni, svalorizzazioni. Assistita Inversione dei ruoli: bambino =partner bambino =genitore dei genitori bambino =genitore dei fratelli Esposizione alle violenze. Terrore impotenza. Effetti traumatici Isolamento, segreto, vergogna Pratiche educative rigide o permissive o confuse. Negazione degli effetti e/o legittimazione della violenza Apprendimento di modelli relazionali abusivi come maltrattante o come vittima. Distrazione dei genitori verso i bisogni dei figli: trascuratezza fisica e/o emotiva. Uso dei minori a scopo di autoprotezione. 3 VIOLENZA ASSISTITA “Per violenza assistita intrafamiliare si intende l’esperire da parte dei bambini qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori. Il bambino può farne esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza), e/o percependone gli effetti. Si include l’assistere a violenze di minori su altri minori e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni di animali domestici. E’ una forma di maltrattamento la cui rilevazione necessita il preliminare riconoscimento della violenza intrafamiliare diretta”. Tratto dal Documento CISMAI: Requisiti minimi per l’intervento nei casi di violenza assistita. Nelle situazioni di violenza domestica due aspetti in particolare assumono rilevanza rispetto ai danni sul piano organico e psicosociale sulla donna e sui figli che assistono: • il suo perdurare nel tempo (cronicita’) • la compresenza di piu’ forme di violenza agite dal maltrattante nell’ambito di una strategia di controllo e isolamento che deve essere indagata per comprendere le reazioni traumatiche e di adattamento delle vittime dirette e indirette. Aspetti giuridici La nostra classificazione giudiziaria inserisce il maltrattamento familiare nei reati contro la famiglia (art.572 c.p.) intendendo con maltrattamento: “…atti lesivi dell’integrità fisica o psichica o della libertà o del decoro della vittima, nei confronti della quale viene posta in atto una condotta di sopraffazione sistematica e programmatica. Riguarda sia i coniugi che i figli.” Il reato di maltrattamento è procedibile d’ufficio. Nei reati contro la persona ed il patrimonio la classificazione giudiziaria inserisce: percosse (art.581 c.p.), lesione personale (art.582 c.p.), ingiuria (art.594 c.p.) e violenza privata. Tali norme che tutelano il singolo cittadino/a, indipendentemente dalla sua collocazione nella struttura familiare, prevedono come circostanza aggravante l’aver commesso il fatto con abuso di autorità, di relazioni domestiche, di ufficio, di coabitazione, di ospitalità 1 4 MODULO A: violenza domestica e assistita: primo contatto con la donna Il modulo A riassume campi (anagrafica, tipo di richiesta, violenze riferite, altri contatti ecc.) che riguardano il primo contatto con la donna o con il/i segnalanti, quando viene fatta una specifica richiesta rispetto alla situazione di violenza. I codici relativi ai figli vanno collegati a quello della madre es. 13.1F8 13.2M5 dove il 13 sta per la donna, il n°1 dopo il punto sta per il primo figlio, F femmina, M maschio, il numero seguente alla F o alla M corrisponde all’età del minore. Il codice presunto aggressore deve essere collegato a quello della donna es. 13.2A dove 13 sta per la donna 2 per Partner convivente (vedi codici aggressori), A per aggressore. Tipo Struttura: si riferisce al servizio o istituzione presso cui viene attuata la sperimentazione, es. pronto Soccorso. Denominazione Struttura: es. Ospedale Santissima Annunziata Alcuni atti che rientrano nella categoria delle Violenze fisiche: Spingere, impedire di muoversi trattenendo fisicamente, colpire o cercare di colpire con oggetti, prendere per il collo, strattonare, mordere, dare schiaffi, calci, pugni, tirare per i capelli, bruciare con sigarette parti del corpo, chiudere in una stanza, segregare in casa, chiudere fuori di casa, buttare fuori di casa nelle ore notturne, legare, incatenare, soffocare, usare o minacciare di usare un arma da fuoco o da taglio, impedire di mangiare, obbligare a mangiare determinati alimenti; impedire le cure mediche od obbligare ad assumere farmaci; impedire di dormire; limitare la libertà di movimento e di contatto con l’esterno, ecc. Violenza Psicologica Terrorizzare: minacce di aggressioni o morte al soggetto e/o alle persone care e/o agli animali domestici; minacce di abbandonare, di iniziare nuove relazioni, controllare e attuare comportamenti persecutori per gelosia, con accuse continue di infedeltà Disumanizzare attraverso continue umiliazioni, denigrazioni, svalorizzazioni e la costrizione a pratiche sessuali umilianti Il controllo intrusivo, l’esigere obbedienza e l’uso delle punizioni Obbligare a chiedere il permesso per qualsiasi cosa e punire anche per aver fatto una qualsiasi richiesta. Risa, ironia e derisione di fronte alla paura e al dolore delle vittime. Proporre situazioni di scelta impossibile che esitano comunque in un danno per la vittima che diventa colpevole di averlo provocato. Far agire la vittima in contrasto con i suoi valori, le sue idee, la sua etica per evitare un danno a sé o ad altri. Alternare in modo apparentemente casuale violenza e gentilezza ecc. Indurre nella vittima la paura di parlare, di chiedere qualcosa, di offendere, di deludere ecc; 5 Violenza economica Impedire l’accesso alle risorse economiche: negando, controllando l’accesso alle finanze familiari, occultando ogni informazione sulla situazione patrimoniale, vietando, ostacolando, boicottando l’accesso a un lavoro, vietando l’uso dell’automobile, impedendo l’acquisizione della patente, non adempiendo ai doveri di mantenimento stabiliti da leggi e sentenze, sfruttando la donna come forza lavoro nell’azienda familiare, senza alcuna retribuzione né contributi, appropriandosi dei proventi del lavoro della donna ed usandoli a proprio vantaggio, indebitando la donna per proprie inadempienze, attuando ogni forma di tutela giuridica ad esclusivo proprio vantaggio e a danno della donna (regime patrimoniale dei beni, questioni ereditarie, intestazioni immobiliari, attività produttive) Stalking Per stalking, termine inglese mutuato dalla letteratura scientifica in tema di molestie assillanti, si intende un insieme di comportamenti molesti e continui, costituiti da ininterrotti appostamenti nei pressi del domicilio o degli ambienti comunemente frequentati dalla vittima, da intrusioni nella sua vita privata alla ricerca di un contatto personale per mezzo di pedinamenti, telefonate oscene o indesiderate. Si intende, inoltre, l'invio di lettere, biglietti, e-mail, sms, oggetti non richiesti; oppure scritte sui muri o atti vandalici con il danneggiamento di beni, in modo persistente e ossessivo, in un crescendo culminante in minacce, scritte e verbali,che possono degenerare in aggressioni fisiche con il ferimento o, addirittura, l'uccisione della vittima. Molestie sessuali Ogni comportamento indesiderato a connotazione sessuale o qualsiasi altro tipo di comportamento basato sul sesso che offenda la dignità , ivi inclusi atteggiamenti non accettati dalla donna di tipo fisico, verbale e non verbale. È inoltre da intendersi molestia sessuale ogni atto o comportamento sessuale o basato sul sesso che, esplicitamente o implicitamente, utilizzi a scopo ricattatorio i poteri e le facoltà derivanti dalla posizione dell’aggressore per ottenere prestazioni sessuali, vantando di poter influenzare le decisioni riguardanti l'assunzione, il mantenimento del posto di lavoro, la formazione professionale, la carriera, gli orari, gli emolumenti o altro aspetto della vita lavorativa ecc. Sono classificate come molestie sessuali le seguenti categorie di comportamenti: • discriminazioni (simili a quelle razziali): comportamenti ed osservazioni verbali sessiste mirate a trasmettere atteggiamenti di ostilità, offensivi, che implicano una concezione inferiore dell’altro sesso; • Insinuazioni e pressioni: comportamenti inappropriati ed offensivi tesi ad ottenere e a proporre prestazioni sessuali; • Contatti fisici non desiderati (o aggressioni) provocati intenzionalmente, non graditi ed imbarazzanti, a sfondo sessuale quali apprezzamenti verbali sul corpo; sguardi insistenti e gesti alludenti al rapporto sessuale; discorsi a doppio senso a sfondo sessuale; esposizione di materiale pornografico; allusioni alla vita privata sessuale; apprezzamenti rozzi; sottolineare con parole o commenti la presunta inferiorità della persona in quanto appartenente ad un determinato sesso; contatti corporei fastidiosi (pizzicotti, pacche, carezze, ecc..). • Ricatti: proposta e imposizione di prestazioni sessuali tramite minacce di sanzioni, di punizioni o di conseguenze negative (per esempio sul lavoro) 6 • Corruzioni: richieste di prestazioni sessuali con la promessa di ricompensa e/o vantaggi personali quali proposte esplicite di relazioni sessuali in cambio di vantaggi; far intendere che l’accondiscendere a qualche proposta di natura sessuale può comportare giudizi favorevoli o altre situazioni vantaggiose; minacce di comportamenti violenti e vessatori o intimidatori come far percepire una eventuale segnalazione di giudizi negativi , riguardo il lavoro, a superiori in caso di non accondiscendenza a richieste sessuali. Una semplice attenzione a sfondo sessuale diventa molestia se viene reiterata verso chi non la desidera. Violenza sessuale Nel rapporto dell’OMS 2002, la Violenza Sessuale è definita come: “ Qualsiasi atto sessuale, o tentativo di atto sessuale, commenti o avances sessuali non desiderate, o traffico sessuale, contro una persona con l’uso della coercizione. Per coercizione si intende, oltre quella fisica, l’intimidazione, le minacce, o la situazione in cui la persona non può dare un consenso in quanto, per esempio, sotto l’effetto di sostanze, per disabilità psicofisica perché incapace di comprendere la situazione, come nel caso di abuso di minori. Questa violenza può essere messa in atto da qualsiasi persona indipendentemente dalla relazione che ha con la vittima, in qualsiasi ambito incluso quello familiare e del lavoro. Altre forme di violenza sessuale: • Matrimoni forzati o coabitazioni, incluso il matrimonio di bambini • Impedire l’uso di contraccettivi per la protezione dalle malattie sessualmente trasmesse • Aborto forzato • Mutilazioni genitali o visite per verificare la verginità • Prostituzione forzata o traffico di persone Mobbing Il mobbing sul posto di lavoro consiste in un comportamento ripetuto, irragionevole, rivolto contro un dipendente o un gruppo di dipendenti, tale da creare un rischio per la salute e la sicurezza di chi ne è vittima. Il mobbing spesso implica un abuso di potere, nel qual caso la vittima può incontrare difficoltà nel difendersi. Può comportare aggressioni sia verbali che fisiche, così come atti più subdoli come la denigrazione del lavoro o l'isolamento sociale della vittima messe in atto da singoli individui o da un gruppo. Anche un certo sistema di lavoro può essere usato per perseguitare, umiliare, intimidire o minacciare. Violenze plurime Nelle situazioni di violenza domestica spesso si riscontrano più forme di comportamenti e atteggiamenti verso le vittime che costituiscono una strategia di intimidazione e controllo volta a creare nella donna uno stato di sottomissione e paura. 7 MODULO B Prima rilevazione violenza domestica e assistita al fine di predisporre interventi di protezione: campi di indagine. Le donne possono chiedere aiuto e assistenza per gli effetti e i disturbi correlati al trauma, senza raccontare della violenza. Il modulo B può essere utilizzato quando la donna non riferisce in modo esplicito una situazione di violenza , ma l’operatore ne ha il sospetto sulla base di alcuni indicatori . In questo caso, è fondamentale la rilevazione di episodi di violenza nella loro storia per attivare interventi adeguati. Attraverso le 9 domande filtro si mira a verificare l’ipotesi di violenza domestica e ad iniziare un approfondimento rispetto all’entità e ai tipi di violenza. Alcuni Indicatori che possono suggerire l’utilizzo del MODULO B 1. Ferite multiple e bruciature a diversi stadi di guarigione; cicatrici secondarie a morsi, bruciature, tagli da coltelli, Lacerazioni anali e vaginali 2. Inspiegabile ritardo nel cercare assistenza medica e/o descrizioni degli eventi non corrispondenti al tipo di lesioni riscontrate 3. Disturbi del sonno e/o ansietà eccessiva riguardo il benessere del feto apparentemente immotivata e presenza irregolare ai controlli periodici della gravidanza; 4. Aborti spontanei, distacco di placenta, nascite premature, fratture ossee del feto, rottura dell’utero, rottura del fegato, rottura della milza, emorragia prima del parto, parto distocico, basso peso del nascituro, nascita di feto morto; Frequenti richieste di cure mediche per: 5. Ferite di vario genere e loro esiti: bruciature, tagli, occhi neri, commozione cerebrale, fratture; 6. Perdita parziale dell’udito o della vista, 7. Cefalea 8. Dolori addominali 9. Dolori muscolari 10. Disturbi gastrointestinali 11. Ipertensione, malattie cardiache 12. Malattia infiammatoria pelvica 13. Malattie sessualmente trasmesse 14. Infezioni del tratto urinario 15. Disfunzioni sessuali 16. Gravidanze non desiderate 17. Depressione 18. Ansia e reazioni fobiche 19. Disturbi del sonno 20. Disturbi dell’alimentazione 21. Abuso di sostanze 22. Disturbo ossessivo compulsivo 8 1. 2. 3. 4. 5. Richieste ai servizi per problemi di coppia o familiari. Dipendenza da alcol o da altre sostanze della donna o/e del partner. Richieste di consulenze legali. Problemi relativi alla salute mentale. Richieste di terapia di coppia Richieste relative a disturbi e sintomi psichici dei figli comprese le difficoltà di relazione e scolastiche. Alcuni Indicatori nel luogo di lavoro 1. Perdita di produttività, assenteismo cronico o ritardi molto frequenti, eccessive richieste di tempo libero. 2. Incursioni e molestie sul lavoro da parte del maltrattante agite personalmente o per telefono. 3. Cambio frequente di lavoro nel curriculum della donna o perdita di lavori precedenti. Alcuni Indicatori relativi ai figli nell’ambito scolastico Problemi di frequenza Difficoltà alimentari Bambini particolarmente ostili all’autorità o estremamente reattivi Bambini violenti con i compagni, con difficoltà a giocare con gli altri Bambini estremamente passivi, “ritirati”, sottomessi, scarsamente presenti, che non piangono mai o mostrano un lamento continuo, socialmente isolati (in classe e/ o durante i momenti ricreativi) 6. Bambini che sembrano sognare ad occhi aperti, “assenti”, mostrano elevata difficoltà di concentrazione e richiedono la costante attenzione dell’adulto 7. Bambini che mostrano improvvisi e repentini cambiamenti nell’umore o nel rendimento scolastico 8. Bambini che sembrano dei piccoli adulti e assumono un ruolo “genitoriale” o di pari nei confronti dei propri genitori 9. Bambini che mostrano ritardi nello sviluppo psicomotorio, nel controllo sfinterico, nelle capacità logiche e di pensiero 10. Bambini che mostrano atteggiamenti autolesivi e distruttivi, che si fanno spesso male incidentalmente e sembrano incapaci di evitare i pericoli 1. 2. 3. 4. 5. Le domande di verifica indagano i tempi, la frequenza, le dinamiche e gli effetti degli episodi di violenza e la cronicità o meno delle dinamiche violente messe in atto dall’aggressore. Rileviamo inoltre le reazioni della donna e la sua disponibilità a cercare aiuto e assistenza. L’intervento protettivo, non richiesto dalla donna, da parte di familiari o estranei è in genere un indicatore di gravità della situazione di violenza e di rischio. 9 MODULO C Rilevazione e valutazione del rischio ai fini della predisposizione di interventi di protezione 2 Il modulo C viene usato dall’operatore per approfondire e valutare le condizioni di rischio rilevate dal racconto della donna sia rispetto a una sua richiesta diretta per la violenza (modulo A), sia dopo aver indagato la presenza di violenza ( modulo B )nei casi in cui sospetta la violenza nonostante non sia stata esplicitata dalla donna. VALUTAZIONE DEL RISCHIO: 1. La valutazione dell’entità/gravità delle aggressioni fisiche (punto 1 e 2 e 6 del modulo C). Questa valutazione evidenzia la situazione di pericolo per l’ incolumità fisica, in cui la donna e i figli si trovano. E’ inoltre utile sia per comprendere lo stato mentale (reazioni traumatiche), la paura, le difficoltà, contraddizioni e ambivalenze della donna; sia per comprendere alcune caratteristiche dell’aggressore e del suo modus operandi. 2. La valutazione della possibilità che gli episodi si ripetano nell’immediato futuro Un primo indice (punto 3 e 4) è dato dall’aumento della frequenza nelle ultime 4 settimane. Altri indici possono essere individuati rispetto agli items del punto 6. E’ importante considerare che stiamo facendo delle previsioni e pertanto delle ipotesi che non hanno la pretesa di essere esatte, il cui scopo è quello di programmare interventi che abbiano come primo obiettivo la protezione delle vittime intesa come cessazione dell’esposizione alla violenza. 3. La valutazione della possibilità che le aggressioni si aggravino nell’immediato futuro L’ipotesi di aumento della gravità nel futuro è correlata all’aggravarsi degli episodi nelle ultime 4 settimane a agli items 8-9-10-11- 13-14-15. GRAVITA’ E LOCALIZZAZIONE DELLE LESIONI: Individuare dove l’aggressore colpisce la vittima, è fondamentale per identificarne l’impatto e la gravità delle possibili lesioni. Ricordiamo in proposito i danni cerebrali, all’udito e alla vista che sono stati spesso rilevati in letteratura come esiti di maltrattamento cronico. LESIONI LIEVI sono considerate quelle che esitano in 1. lividi (ecchimosi, ematomi) sulle braccia, sulle gambe, sul viso (intorno alla bocca con o senza lacerazione del frenulo labiale superiore - o agli occhi), talvolta “figurati” (a stampo con la forma dello strumento usato per colpire - mani, cinghie, lacci, bastoni), graffi in parti del corpo difficilmente esposte accidentalmente. LESIONI DI MEDIA GRAVITA’ 2. contusioni, ferite, cicatrici 3. lesioni della mucosa orale da colpi sulla faccia Per approfondimenti: “Guida per la valutazione del rischio nel caso di maltrattamento interpersonale (SARA)” P. Randall Kropp, Stephen D. Hart, Christopher D. Webster, Derek Eaves Versione italiana a cura di Anna C. Baldry e Arianna D’Ambrosio 2 10 4. segni di morsi 5. segni di bruciature o ustioni sulle gambe, braccia o altri punti del corpo coperti dai vestiti, spesso figurati (bruciature di sigaretta, immersione forzata in liquidi bollenti, contatto con oggetti incandescenti) 6. escoriazioni o graffi di forme particolari (segni da legame per la segregazione e la contenzione) 7. segni di frustate o cinghiate LESIONI DI GRAVE ENTITA’ 8.fratture delle ossa lunghe (gambe, braccia) o della mascella, fratture diffuse o lussazioni 9. frattura cranica, emorragie retiniche, ematomi subdurali 10. emorragie derivanti da distacco del cuoio capelluto in seguito a tirate di capelli 11. Lesioni interne: lesioni di organi interni dovute a calci, schiaffi, colpi con oggetti, spinte violente, strattonamenti (rottura della milza, lesioni intestinali, renali, epatiche) 12. diffusione ampia e sproporzionata di ferite lievi a diversi stadi di guarigione, non curate adeguatamente e tempestivamente o di pregresse fratture ossee in via di risoluzione spontanea Le ferite da taglio e quelle da arma da fuoco si considerano gravi in quanto, al di là dell’entità del danno, sono considerati predittori di ulteriori e più gravi aggressioni. PUNTO 6 DEL MODULO C: INDICATORI DI PREVISIONE DEI LIVELLI DI RISCHIO Alcune considerazioni rispetto al rischio di letalità: In letteratura il primo indicatore considerato è il timore della vittima per la propria vita. Altri indicatori da tenere in considerazione sono quelli che riguardano le minacce/ideazioni di omicidio e suicidio, la gelosia ossessiva, la depressione grave e la percezione dell’aggressore di non aver più nulla da perdere (4.violazione di disposizioni penali e/o condizioni di affidamento al SS – 3. aggressioni anche verso esterni alla famiglia) accompagnato dall’accesso ad armi e all’aumentato uso di alcune sostanze quali alcol, cocaina allucinogeni . PUNTO 7: VALUTAZIONE DEL RISCHIO di subire violenza se non vengono attuate azioni e/o misure di protezione comprende la valutazione della donna e quella dell’operatore/trice. Riguarda: • la possibilità che l’aggressore continui nelle stesse condotte violente descritte dalla donna nell’immediato futuro (da una settimana a 2 mesi) • il rischio di aumento in gravità delle aggressioni • il rischio di aggressioni gravi (vedi legenda LESIONI DI GRAVE ENTITA’) o letali • il rischio di violenze dirette sui figli (considerare il MODULO D) PIANO DI EMERGENZA PROPOSTO E/O CONCORDATO Per stabilire un piano di emergenza, l’operatore/trice necessita della valutazione delle risorse della donna in riferimento alla sua rete sociale (famiglia, amici ecc.) e delle risorse dei servizi del territorio. Il piano di emergenza risulta necessario in quelle situazioni dove si evidenzia un rischio alto e, in attesa di misure di protezione giuridica, si ritiene di dover allontanare dall’aggressore la donna e i figli. 11 MODULO D Situazioni di rischio per i figli minori Inserire la fonte dei dati che può essere, oltre alla madre, un segnalante (vedi MODULO A) La rilevazione delle condizioni di rischio e delle dinamiche violente in cui i minori vengono coinvolti e la loro durata ci può essere di aiuto: • ad identificare i reati commessi a danno dei minori, • a mettere in atto le dovute misure di tutela • a considerare con la dovuta attenzione: o la valutazione della recuperabilità delle competenze genitoriali dell’aggressore e della donna o verificata la recuperabilità, l’intervento specifico e differenziato (sul padre e sulla madre), sulle competenze genitoriali o l’affidamento dei minori • a programmare interventi di riparazione adeguati al tipo di esperienze traumatiche e disfunzionali vissute. 12