Persinsala Teatro
Fabrizio Migliorati
novembre 17, 2013
Fino al 23 novembre, l’Opéra di Lione propone Atvakhabar
Rhapsodies, la nuova creazione del Système Castafiore. Un
viaggio in un mondo fantastico, prodotto dall’immaginazione di
Karl Biscuit e di Marcia Barcellos, recuperando un’opera
perduta del fantomatico regista e filantropo Emil Prokop.
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Tutto inizia nel 1924 quando il misterioso Emil Prokop intraprende
un’iniziativa straordinaria: girare un film su Atvakhabar, un mondo lontano
e non ben identificato. Di questo film-documentario si sono, però, perse
tracce e memoria. Distrutta nei bombardamenti di Varsavia del 1939,
quest’opera sembrava essere relegata per sempre all’oblio più profondo
ma, grazie al lavoro di Karl Biscuit e di Marcia Barcellos, questa è riuscita a
riemergere dai meandri oscuri della storia cinematografica e non solo.
Sembra che il film originale Atvakhabar Rhapsodies fosse stato girato
con un’innovativa tecnica, quella olografica, i cui segreti sono andati persi
anch’essi in quel bombardamento. Ma il Système Castafiore (un
riferimento alla diva dell’opera, Bianca Castafiore, personaggio delle
avventure di Tintin) è riuscito nell’incredibile impresa di recuperare tanto il
film, quanto la tecnica con la quale era stato girato. Il risultato?
Atvakhabar Rhapsodies prende corpo all’Opéra di Lione sotto gli occhi
degli spettatori desiderosi di nuove scoperte.
Poco si sapeva di questo spettacolo, secondo appuntamento con la danza
nella stagione 2013-2014 dell’Opéra, dopo Limb’s Theorem di William
Forsythe, e la “prima” è stata una vera e propria scoperta, non solo per il
pubblico accorso, ma per tutti. La fine dell’attesa che aveva circondato
questo spettacolo è equivalsa all’apertura di un nuovo senso e di una
nuova grammatica inesistente fino a qualche giorno prima. Con
Atvakhabar Rhapsodies si fondano nuove basi dell’estetica, vivificata da
un vedere e da un sognare antico che non smettono di riproporre la loro
attualità.
Anche se lo spettacolo fa parte della programmazione della danza
dell’Opéra, è necessario dichiarare che Atvakhabar Rhapsodies è un
lavoro che non si mantiene entro nessun tipo di limite. Si tratta di una vera
esperienza estetica, dove la cura per i costumi (una menzione particolare
per lo straordinario creatore Christian Burle), per le luci, per la musica e
per le scenografie, forma un tutt’uno con la danza che avviene all’interno
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di questo mondo. I ballerini del corpo di ballo dell’Opéra incidono,
all’interno di questo universo, le linee esistenziali che si fanno piste di
lettura visiva incerte, sconosciute. Il mondo di Atvakhabar è un universo
lontano, popolato da strane creature antropomorfe che ci fanno riflettere
sulle categorie con le quali concepiamo il nostro mondo. Queste creature
sono, infatti, uno strano miscuglio di elementi tratti dal mondo animale e
vegetale, e il risultato è un’unità vitale che oltrepassa i confini e che deve
molto all’immaginario onirico di Georges Méliès, alla letteratura fantastica
di H. G. Wells o Isaac Asimov. Ma, soprattutto, al sogno e alla paura
primordiale dell’uomo di non essere solo nell’universo. Biscuit e Barcellos
lavorano tutti questi temi, miscelando lo steampunk con una visionarietà
più moderna (come non evocare qui Tim Burton?), ma mantenendo un
sapore anacronistico, ucronico che ne fa il loro marchio di fabbrica. Lo
spettacolo si divide in tre epoche, tra le quali si insinuano due interludi
estremamente comici, Communication et langage e Rituels
amoureux, che spezzano la storia al fine di elucidarne meglio alcuni
aspetti. Il mondo di Atvakhabar ci è presentato in 37 quadri fulminanti, e il
nostro occhio percepisce una stratificazione narrativa e grammaticale
estremamente ricca. L’occhio non giudica, non parla, ma coglie
l’essenziale e l’inessenziale come aventi lo stesso valore. La riduzione
visiva che noi produciamo è, quindi, una semplificazione della complessità
presentata sulla scena. Per recuperarne il resto, è necessario involarsi nel
sogno.
I due autori non sono certo nuovi a esperimenti di questo genere. La storia
del duo inizia nel 1986 quando Karl Biscuit, musicista, compositore,
scenografo, incontra Marcia Barcellos, ballerina, coreografa e cantante. La
pluralità dei rispettivi ruoli formerà, qualche anno più tardi, il Système
Castafiore, una compagnia visionaria all’origine di opere come Protokol:
Prokop (2008) e Stand Alone Zone (2009, presentato in anteprima alla
Biennale de Danse de Cannes). Autori di spettacoli convincenti e innovati,
Biscuit e Barcellos ricevono la commissione di una nuova opera da parte
del direttore del Balletto dell’Opéra di Lione, Yorgos Loukos. Il loro mondo
fantastico può prendere quindi forma in questo magnifico teatro (che, tra
l’altro, ben si sposa alla composizione).
E per una piazza importante come quella di Lione, i due imbastiscono un
balletto che è più di un balletto, un’opera che non si mantiene nei propri
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limiti ma si forma solamente all’incrocio di una serie di sistemi (cinema,
teatro, balletto) venati di musica, di performance e di collage audiovisivi
stranianti. Il mondo del Système Castafiore è un mondo immaginifico dove
tutto sembra dovuto all’immaginazione (a scanso di equivoci, Emil Prokop
non è mai esistito) ma questo mondo immaginario non risulta essere altro
che la materializzazione della ricerca umana, di ciò che l’ha mosso e del
suo fine ultimo: una nuova grammatica di vita.
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Se l’aderenza alla realtà viene quindi meno, quello che rimane è
l’invenzione di una verità del mondo, di un senso non preesistente e che il
duo Castafiore è stato in grado di fondare e di proporre come sistema di
riferimento. Atvakhabar Rhapsodies è un sogno, che si rifà a una
costante onirica dell’uomo ancora viva e ricca quando la concezione del
mondo non era ancora finita, limitata. Le scoperte della scienza hanno
fatto luce su innumerevoli misteri cosmici ed è anche contro questo
scientismo che Biscuit e Barcellos hanno imbastito un mondo fantastico
umbratile, scuro, nascosto dalla luce. Un gesto generoso e produttivo, che
resiste tanto alla storia che alla scienza. Per costruire un altro
immaginario. Un’altra concezione di vita.
Issu de l’imagination de Karl Biscuit et Marcia Barcellos, Atvakhabar Rhapsodies est un spectacle riche
qui ne peut être enfermé dans une simple définition. Plus qu’un ballet, plus qu’un spectacle, Atvakhabar
Rhapsodies est le rêve de l’homme qui se matérialise sous les yeux des spectateurs. Les paysages
imaginaires, les créatures qui se placent à la croisée des mondes humain, animal et végétal, bâtissent un
univers terrible et magnifique, à la fois lointain et si proche de l’homme. Jusqu’au 23 novembre, l’Opéra de
Lyon nous fait découvrir le monde d’Atvakhabar. A nous d’en saisir l’occasion.
Lo spettacolo va in scena:
Opéra de Lyon
1, Place de la Comédie – Lione (Francia)
fino a sabato 23 novembre
orari: da martedì a sabato ore 20.30, domenica ore 16.00 (lunedì chiuso)
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L’Opéra de Lyon presenta
Atvakhabar Rhapsodies
di Karl Biscuit & Marcia Barcellos
messa in scena, musiche e ideazione visiva Karl Biscuit
coreografia Marcia Barcellos
decoro Jean-Luc Tourné
costumi Christian Burle
luci Patrice Besombes
con la participazione de musicisti de l’Orchestre de l’Opéra
Kazimierz Olechowski, Ewa Miecznikowska, Sergio Menozzi, Karine Locatelli (direttrice)
assistente alla coreografia Daphné Mauger
partecipazione alla creazione e trasmissione coreografica Caroline Chaumont, Sara Pasquier, Flavien
Bernezet
assistente ai costumi Magali Leportier
regia video Emmanuel Ramaux
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http://opera-lyon.com/
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Corpo di ballo dell’Opéra de Lyon
con Agalie Vandamme, Ashley Wright, Dorothée Delabie, Coralie Levieux, Amandine François, Caelyn
Khnight, Elsa Raymond, Ruth Miro Salvador, Aurélie Gaillard, Inês Pereira De Almeida, Harris Gkekas,
Tadayoshi Kokeguchi, Mathieu Rouvière, Franck Laizet, Julian Nicosia, Carlos Láinez Juan, Thomas Gallus,
Alexis Bourbeau, Florian Danel, Raúl Serrano Núñez, Simon Feltz, Pavel Trush, Julian Nicosia, Julia Carnicer,
Elsa Monguillot de Mirman, Marie Laëtitia Diederichs, Simon Galvani, Adrien Delépine, Randy Castillo
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