in questo numero Fighting Dogs alla Sala Bartoli dal 17 al 29 maggio Fighting Dogs 16 2004 2005 Fighting Dogs la scheda di presentazione Aleksander, Isadora, Konstantin, Michail, Yakov, Yelena: un circolo d’intellettuali, un salotto di sapore cechoviano che illumina d’idee, di discussioni colte, di provocatori confronti la notte del regime staliniano a Mosca. Fighting Dogs si apre su uno dei loro incontri, una serata vividamente accesa dall’argomento scelto dai sei per la conversazione: inventeranno un racconto, incentrato sull’esperimento di uno scienziato che impianta ad un cane un cervello e altri organi umani, ottenendo risultati veramente inquietanti… Teatro di conversazione mordace, intelligente? Fighting Dogs è questo e molto di più: un’esplosione di teatro vivo, palpitante, giovane, un intreccio di linguaggi complessi e coinvolgenti, un vortice di riferimenti provocatori al nostro tempo e di citazioni, talvolta ironiche, talvolta appassionate di teatro... È l’energia dinamica e interpretativa di un cast d’attori che coniugano l’esperienza alla duttilità, capitanati da Annamaria Gherardi e da Daniela Giovanetti - già apprezzata dal pubblico dello Stabile che l’ha vista in questi anni affrontare con versatilità i classici greci, l’impegnativa scrittura scenica di Alfredo Arias, addirittura un oratorio lirico, prima di questo spettacolo - al loro fianco il talento di Pino Censi, Corrado Russo, Andrea De Luca, Cristiano Nocera. Fighting Dogs è infine soprattutto espressione dell’originalissima personalità artistica di Andrés Morte che – in qualità di regista e autore – imprime allo spettacolo un segno di grande forza e significato. Fondatore del celebre gruppo catalano “La Fura des Baus” che con le sue provocatorie performance ha scosso e affascinato le platee internazionali, ha sviluppato la sua carriera toccando i più diversi generi spettacolari e soprattutto attraverso la sperimentazione. La visione innovativa di Morte fa sì che Fighting Dogs si svolga su due piani diversi: quello del circolo intellettuale e quello degli 1 ora e 30 minuti senza intervallo altri percorsi “assalti”: veri e propri round di boxe in cui i personaggi si affrontano lealmente e portano avanti il tema del cane-umanizzato. Tema che a Morte è stato ispirato dal romanzo Cuore di Cane di Bulgakov, autore del periodo ���������� stalinista la cui storia e la cui opera ��������������������� regalano induzioni interessantissime. ����������������������������� Il regista ne trae, attraverso immagini ������������������������������������������������� forti, ironiche, estreme, spunti per ������������������������������������������� �������������������������� “risvegliare” il senso critico, per riflet�������������������������������� tere su un’attualità che con inquietudine potremmo riconoscere – come all’epoca di Bulgakov – malata di una troppo limitata libertà d’espressione, di un’infida e dilagante tendenza al “trasformismo” politico e alla mistificazione ideologica. Infine, davanti alla vicenda del cane – che mite e semplice nella sua originaria natura, dopo la forzata “umanizzazione” dà sfogo a un’identità nuova, lombro���������������������� siana, violenta e volgare – appare ������������������������ ���������������������������������������� ����������������� naturale una riflessione sulla brutalità ��������������������������������������������� ������������������� dell’uomo. La pièce dunque si pone, e ci pone, domande scomode: chi resiste all’auforse, come Bulgakov, esausti. Spartendoci il tentica seduzione che il potere mette in atto? grigio territorio della mediocrità». Che ruolo interpretano veramente, in questo Dopo il successo di A different language, con tempo di sbandamenti ideologici, gli intellettuali, Fighting Dogs il Teatro Stabile del Friuli-Venezia depositari della creazione e suppostamenGiulia prosegue nella sua collaborazione con te lucidi? «All’epilogo – commentano Andrés pari strutture europee, intrapresa nell’ottica Morte e Guillermo Escalona, che ha collabodi un’opportuna crescita comune e di un rato alla costruzione del testo – al momento necessario confronto artistico. Al progetto di togliere i guantoni, ci accorgeremo che, fra prendono parte il Centro culturale mobilità i lividi e le labbra sanguinanti, ci resta addosso delle arti e il Teatro Mercat de les Flors di una sensazione di infinita stanchezza. Senza Barcellona. aver vinto né essere stati vinti, ci ritroveremo Ilaria Lucari �������������������������� ������������� ���������������������������������������� ��������������� ������������������ ��������������������������������������� ������������������������������������������������������������������ ��������������������������������� Fighting Dogs intervista al regista dello spettacolo Andre «Tre anni fa sono stato a Cuba per scrivere la sceneggiatura di un film, “Alma Russa”: era concepito come una riflessione su “Il Maestro e Margherita” ambientata a Cuba, dove si respirava un clima soffocante di regime, simile a quello vissuto da Bulgakov in Russia... È nata da quest’esperienza la mia passione per l’autore e l’idea di costruire uno spettacolo sulla sua opera e sulla situazione che visse nell’epoca di Stalin. Un lavoro su Bulgakov e a partire da Bulgakov: ecco la genesi di Fighting Dogs...» Abbiamo incontrato Andrés Morte durante una delle ultime prove alla Sala Bartoli, dove si prepara al debutto di questo spettacolo di cui è autore e regista. «Fighting Dogs è diviso in due parti – spiega – ci sono gli “assalti” e i momenti del salotto, in stile un po’cechoviano dove la conversazione su questo cane trasformato in uomo, che è il nucleo del romanzo “Cuore di Cane” di Bulgakov, diviene il pretesto per fare un’interessante riflessione politica... C’è l’ironia di Bulgakov sulla scienza transgenica, sul travestitismo politico che mi sembrano mali attualissimi in un’Europa, dove la destra e la sinistra non sembrano più avere posizioni chiare, dove un governo di sinistra come quello di Tony Blair può essere molto vicino a uno di destra, a quello di Bush per esempio. È uno spettacolo intenso in questo senso: per il gioco teatrale che abbiamo costruito, per il testo ricco di induzioni, per il desiderio di dire molte cose in poco più di un’ora, di creare delle contraddizioni, di “mettere in crisi”...» La critica alla nostra realtà si coglie chiaramente in “Fighting Dogs” e appare provocatoria la scelta di portarla in scena attraverso a un ricco assieme di riferimenti culturali e artistici all’epoca di Stalin e di Stanislavskj, di Bulgakov... «Ho associato questi due momenti perché li trovo abbastanza affini... La stampa europea oggi secondo me non è limpida, ha perso il senso dell’etica e della libertà: il riferimento alla stampa vicina al potere è una delle costanti di questo testo. Il rapporto fra Stalin e la stampa si riflette benissimo nel rapporto tra Bush e la stampa: il controllo del potere mediatico da parte del potere politico inquieta, pensiamo anche a Berlusconi qui, a Murdoch in Inghilterra, ad altri imperi economici molto vicini al controllo della comunicazione. Anche le televisioni fanno del loro meglio per creare una democrazia idiota, anodina... Questi media europei che giocano molto al gioco del potere, anche se siamo in anni diversi, sono più vicini ai meccanismi dell’epoca stalinista che a quelli della libertà e del ‘68». Negli assalti si sviluppa l’azione più strettamente legata a “Cuore di Cane”. Per ogni “round” lei ha individuato un particolare tipo teatro: il futurismo, il teatro di Grotowski, quello di Strasberg… C’è in questo un suo discorso sulla metodologia della messinscena? «No, direi solo la ricerca di una via ironica da portare sulla scena. Gli assalti sono i momenti più vicini a “Cuore di Cane”, nei quali si sente più forte la difficoltà tecnica di trasporre Bulgakov dal romanzo al teatro: desideravo riportare sulla scena l’ironia che caratterizza la sua scrittura e ho cercato di farlo attraverso gli strumenti del teatro, attraverso la creazione e la decostruzione del personaggio». Il testo narra che un cane – una volta ricevuti organi umani – cambia indole e diviene peggiore, violento, bestiale... Oltre a farci riflettere sulla disumanità dell’uomo, questo tema segna secondo lei anche un moto di sfiducia verso gli estremismi della scienza? «Mi chiedo spesso se oggi la scienza sia sempre umanista. es Morte La sensazione è che talvolta sia troppo legata agli interessi dell’industria farmaceutica: qui deve colpire la critica. Trovo interessante anche il discorso della trasformazione uomo-cane: il senso comune vorrebbe l’uomo migliore del cane, perché cristianamente ha l’anima, ma certi uomini, che seminano sangue, guerra, sono in fondo peggio che animali. Allora è giusto avere il dubbio che nella trasformazione, sia stato in realtà il cane a ricevere dall’uomo l’anima canina...». Durante lo spettacolo si assiste alla forte opposizione di due personaggi, Isadora che incarna la voce della libertà, dell’utopia e Konstantin (Stanislavskj), una figura mitica per gli appassionati di teatro, che qui però rappresenta il metodo, il rigore... «La situazione che vivono tutti i personaggi durante lo spettacolo è claustrofobica, di follia, simile per certi versi a quella attuale in cui dilaga la sfiducia, la confusione, in cui è ormai abitudine guardare a gruppi politici dove tutti sostengono confusamente le stesse idee e contemporaneamente sono pronti ad azzannarsi reciprocamente. Questo non veder chiaro nel gioco, significa che in esso tutti hanno pochissime possibilità di sopravvivenza. In questo cerchio così chiuso, Konstantin non è peggiore di Isadora: ha come lei uno scopo da sviluppare. Lui da un punto di vista più radi- altri percorsi cale e dogmatico, lei attraverso un’aria più simile al maggio del ’68, hanno entrambi una grande difficoltà a rivelarsi contro il potere reale. Alla fine riducono tutto a un semplice salotto letterario, arriverà la notte e loro continueranno a parlare, parlare... ma sarà impossibile uscire in strada, come è stato in altri tempi, perché l’enstablishment è ormai più forte di loro». Ha scelto d’intitolare lo spettacolo “Fighting Dogs”, “cani combattenti”: quale combattimento si deve innescare nel nostro presente per tornare a “vedere chiaro”? «Penso che l’Europa sia “vecchia”, troppo ferma rispetto a temi come l’educazione, la libertà d’espressione, la libertà sessuale. A volte il 2005 mi sembra più conservatore di anni come il 1970 dove la gente ha sviluppato una forma di pensiero, una cultura, un tipo di musica, idealità che forse non erano tutte giuste o buone ma che sono state portate avanti accettando il rischio. Oggi si rifiuta il rischio. Ci sono problemi evidenti come l’aids, la situazione del sud del mondo, la recessione in paesi europei, davanti ai quali si mostra una tranquillità esteriore che non corrisponde a verità. Restano questioni irrisolte, rimandate. “Fighting” allora è inteso non come guerra, come violenza ma come una forma di ricerca, una lotta intelligente per rinnovarsi». Si resta affascinati, osservando le prove, dal suo modo “totale” di fare il teatro: è una linea che ha concepito sulla base delle sue esperienze artistiche precedenti? «È vero ho proprio un approccio “totale” al teatro e anche sul palcoscenico lavoro in un modo molto vicino al cinema: lo spettacolo deve nascere da una grande equipe. Amo lavorare sul totale e credo che l’attore in questo momento si debba arricchire non solamente della battuta ma di tante sensazioni, dell’energia del suono, dei tagli della luce, della costruzione della scena sotto i suoi occhi. Credo molto nello spettacolo totale che nasce dall’esperienza che viene da tutti, dall’alto e dal basso. I miei attori lavorano in una situazione di tensione estrema per questo, tutto cambia e tutti intervengono costantemente. È un atteggiamento che devo anche al mio lavoro con la Fura e con altri gruppi: esperienze che mi hanno fatto capire che l’attore è dentro una voragine di creatività dove tutto interviene, tutto conta. In quest’epoca delle nuove tecnologie l’attore dev’essere in questo senso multimediale». (i.lu.) Fighting Dogs il regista, la scenografa e i protagon ANDRES MORTE regia Andrés Morte è una personalità molto interessante, forte, eclettica nel mondo dello spettacolo attuale: spagnolo, si forma fra Barcellona e Zurigo e si perfeziona a livello internazionale. Esordisce a teatro non ancora ventenne e percorre una parabola artistica delle più ricche. Fra le sue esperienze più significative figura sicuramente la collaborazione con il gruppo catalano Fura dels Baus che nel 1984 gli affida il coordinamento artistico. Realizza per la Fura spettacoli memorabili e nel 1987 lascia questo impegno per dirigere il Teatro Mercat de les Flors di Barcellona, di cui rinnova la programmazione e l’immagine. Dirige questo teatro in due trances: la prima fino al 1991 la seconda, che prosegue tuttora, a partire dal 2002. Nel 1992 scrive e dirige El Artificio spettacolo con cui debutta a Friburgo e che gli vale il Premio della critica a Barcellona. Nello stesso anno si trasferisce per alcuni mesi a New York dove realizza un ampio studio sui movimenti artistici del dopoguerra negli Stati Uniti. Nel 1994 inizia a dirigere a Firenze un centro di creazione artistica contemporanea, “Fabbrica Europa”, l’anno successivo presenta a Roma in versione italiana il suo spettacolo Mari Carmen e pubblica Uso Diario, un libro di poesie con foto di Manel Esclusa. Nel 1996 ottiene l’incarico di Direttore dei servizi delle industre culturali presso l’ “Instituto de Cultura del Ayuntamiento de Barcelona” e crea nella stessa città l’ “Oficina de Cine”. Dal febbraio 2000 è in contratto con il “Sundance Institute” di Robert Redford negli Stati Uniti. Nel 2001 concepisce e presenta il progetto-cinema per il “Forum Universal de las culturas 2004”. Nel 2003 presenta a Barcellona, a Roma e in diverse città italiane Le Serve una radicale riscrittura di Jean Genet e nel 2004 viene pubblicata la sua prima novella Tierra Caliente. LALI CANOSA DE PUIG scene Laureata a Barcellona in filosofia e Lettere e in Scultura, è stata premiata in vari concorsi d’arte internazionali e dalla critica teatrale. Collabora come scenografa a Fabbrica Europa, al Festival Internazionale di Teatro di Montalcino e tiene corsi alla Facoltà di Belle Arti all’Università CastillaLa Mancha. Come artista ha al proprio attivo esposizioni e installazioni di prestigio; come scenografa collabora con importanti artisti, gruppi e compagnie sia nell’ambito del teatro che nella danza, fra cui Konic Teatre, Los Rinos, La Bohèmia, El Repartidor, El Artificio, Sol Picó, Los Los, Ma Antònia Oliver, La Sota de Bastos, Las Malqueridas, Senza Tempo, Mea Culpa, Marcel.lí Antúnez, Roba Dura, Andrés Morte, Els Joglars, Mónica Muntaner, La Fura dels Baus, GAT prod. Teatrals, Alfons Flores, Turruquena, Roger Bernat, Rasatabula, Micomicon. Lavora anche per il cinema, la televisione e nel campo della pubblicità con artisti e produzioni di rilievo. ANNA MARIA GHERARDI Anna Maria Gherardi ha alternato il proprio percorso artistico tra il cinema, il teatro e la televisione. A teatro ha lavorato con i più importanti registi italiani, tra i quali Maurizio Scaparro in Les Bonnes di Jean Genet, Sandro Sequi in Stella di Goethe, Luca Ronconi in Ignorabimus di A. Holz, Cherif ne I Paraventi di Jean Genet, Più grandiose dimore di Eugene O’Neil e Moonlight di Harold Pinter, Roberto Guicciardini in La tragedia Spagnola di Thomas Kyd, Cesare Lievi in Donna Rosita Nubile di Garcia Lorca e Alla Meta di Thomas Bernhard (allestito al Politeama Rossetti nella stagione 1998-99), Giorgio Marini in Riunione di famiglia di T. S. Eliot (al Rossetti nella stagione 199192) e Armando Pugliese in Masaniello. La sua prima collaborazione con il Teatro Stabile è dell’aprile 1970 quando interpretava Non si sa come di Pirandello al fianco di Giulio Bosetti nello spettacolo di produzione diretto da José Quaglio. Da segnalare inoltre la sua partecipazione agli spettacoli Il giardino dei ciliegi di Cechov diretto da Antonello Aglioti, a Doppio sogno di Schnitzler e Diluvio a Norderney di Karen Blixen, entrambi diretti da Giorgio Marini. Notevoli anche le sue intepretazioni cinematografiche: ha infatti lavorato nei film L’invenzione di Morel di Emidio Greco, Novecento e Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci, e in Perduto amor opera prima del cantautore Franco Battiato. In televisione ha preso parte a Senza dote di Ostrovski, Le avventure di Enea di Franco Rossi, Un delitto per bene di Giacomo Battiato, Le mani sporche di Sartre diretto da Elio Petri, Una donna sbagliata 2 di Giuseppe Bertolucci, L’uomo difficile di Hoffmanstal diretto da Giancarlo Cobelli, La donna in bianco di Morini, La brace dei brassoli di Giovanni Fago, Una donna nisti Sala Bartoli dal 17 al 29 maggio 2005 altri percorsi senza importanza di L. Bonori, Una poliziotta, una città di M. Rotundi e Nessuno al suo posto di Gianfranco Albano. DANIELA GIOVANETTI Dopo un brillante esordio sul palcoscenico in qualità di danzatrice, inizia la sua carriera di attrice con Le ragazze di Lisistrata per la regia di Antonio Calenda. Vanno ricordati inoltre: Alta distensione di Achille Campanile, regia di Antonio Calenda, Zoo di vetro di Tenessee Williams, regia di Vanna Polverosi, Il sistema Ribadier di Georges Feydeau, regia di Gigi Proietti, La tana di Alberto Bassetti, per cui ha ottenuto il Premio IDI, Arcobaleno di Dino Verde, regia di Gino Landi, Il volo del gallo di Alberto Bassetti, regia di Marco Maltauro, Rosanero di Roberto Cavosi, regia di Antonio Calenda (Premio Critica Italiana 1995) e sempre con lo stesso regista Le due sorelle di Alberto Bassetti (Premio Randone 1997), presentato a Trieste nell’ambito della seconda edizione del Festival della drammaturgia contemporanea. Nell’estate 1997 a Taormina Arte ha partecipato allo spettacolo Heroides. In una coproduzione dell’Ente lirico Giuseppe Verdi di Trieste con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è stata protagonista dell’oratorio Giovanna d’Arco al rogo di Arthur Honegger e Paul Claudel, regia di Antonio Calenda, direzione del maestro Julian Kovatchev. Fra gli ultimi spettacoli teatrali di cui è stata protagonista vanno ricordati Irma la dolce di Alexandre Breffort e Margherite Monnot e Antigone di Jean Anouilh nella versione italiana e regia di Furio Bordon: produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Il regista Alfredo Arias l’ha scelta nel 2002 quale protagonista di Pallido oggetto del desiderio di René de Ceccatty, interpretazione che – assieme a quelle recenti di Cassandra nell’Agamennone e di Elettra in Coefore, diretti da Antonio Calenda – le è valsa nel 2003 il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Il ruolo di Corifea in Eumenidi le è valso il premio della stampa siciliana quale miglior interprete femminile dell’intero Ciclo di Spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa 2003. Nella stagione 2003-2004 ha interpretato il ruolo di Cordelia nell’edizione di Re Lear prodotta dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e diretta da Antonio Calenda. Fighting Dogs i protagonisti e la storia del Teatro “Merc PINO CENSI Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte drammatica “Silvio d’Amico”, ha lavorato con Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Walter Pagliaro, Federico Tiezzi e Giorgio Marini. Con il regista Cherif ha lavorato in Moonlight di H. Pinter, nei Dialoghi con Leucò di C. Pavese, in Prometeo di R. Garcia, e in Io ti guardo negli occhi di A. Malpeli. Intensa è stata la collaborazione artistica con Sandro Sequi che lo ha diretto in tutti i suoi più importanti spettacoli realizzati per il Centro Teatrale Bresciano: Non c’è domani di J. Green, Capricci di De Musset, Berenice di Racine, A mosca cieca di Groppali. Ha recitato nei teatri greci di Siracusa ed Epidauro in Alcesti di Euripide, al Festival di Benevento nel testo di Lars Norèn Nostre ombre quotidiane e all’Accademia Nazionale di S. Cecilia come voce recitante nel Peer Gynt di E. Grieg. In occasione del bicentenario leopardiano ha preso parte a I tristi e cari moti del cor. Con il Laboratorio Nove ha recitato il ruolo di Algernon Moncrieff ne L’importanza di essere Ernesto di O. Wilde, regia di Barbara Nativi. Ha presentato al festival Astiteatro 21 il suo progetto Nijinsky (frammenti dai “Quaderni” di Vaslav Nijinsky) e nella rassegna “Risvegli di Frontiera” al Comunale di Noto ha proposto in versione rock, nella forma teatrale del recitar-cantando, il madrigale di Claudio Monteverdi Combatimento di Tancredi et Clorinda. Recentemente ha realizzato Cerchio di Melodie melologo da dieci liriche di Lucio Piccolo su musiche composte da K. Pesti e G. Parisi e ha partecipato a GenetShow diretto da Andres Morte per il Mercat de les Flors di Barcellona. ANDREA DE LUCA Nato a Lecce, ha frequentato corsi e laboratori di teatro diretti da Dario Fo, Massimo De Vita, Leo De Berardinis, Alfonso Santagata. In teatro ha lavorato, fra gli altri, con Leo De Berardinis (I giganti della montagna), Elena Bucci e Marco Sgrosso (L’amore delle pietre), Luciano Nattino e Antonio Catalano (Moby Dick), Claudio Zulian (Macbeth siempre!), Gigi Dall’Aglio e Assia Djebar (Figlie d’Ismaele nel vento e nella tempesta). Ha diretto e interpretato in assolo gli spettacoli Sangue, Martyrium, Anima dai sogni oscuri. Per un Torquato Tasso, Non certo – Omaggio a Luigi Nono, Esiste la primavera – Omaggio a Franco Fortini, Roberto Altemps, in collaborazione con Carluccio Rossi e con Lorenzo Brusci-Timet. Come vocalista, con il compositore Lorenzo Brusci, realizza il cd “Shadows” e partecipa a diversi concerti. Con il Tacitevoci Ensemble diretto dal compositore Bruno De Franceschi canta alla Biennale Musica di Zagabria e al Festival Nuova Consonanza di Roma, partecipa al cd “La mutazione” e a vari concerti. Come attore e cantante lavora in produzioni di teatro musicale con il Teatro di Pisa, La Baracca di Bologna, Opera Bazar di Lucca. Ha diretto corsi e laboratori sulle tecniche vocali per associazioni e istituzioni culturali, scuole e gruppi teatrali. È stato per alcuni anni corresponsabile dell’ideazione e realizzazione della manifestazione culturale “Comunicare fa male”, a Fivizzano (Ms). CRISTIANO NOCERA Nato a Catania e laureato in filosofia a Bologna con una tesi sul lavoro di regia di Antonio Latella, nel 1998 entra in contatto con il mondo dell’arte di strada, e decide di formare un duo, tutt’ora operante, chiamato “Bacco & Tabacco”, realizzando gli spettacoli Giocolaus, Ciarlatanerie e Ubaldo e Cristino, ospitati dai più prestigiosi festival d’arti di strada del circuito nazionale. Nel 2000 ha iniziato la collaborazione con Turi D’Anca, giovane regista palermitano, con il quale produce gli spettacoli Resurgite e Ciarlatanerie (quest’ultimo vince il primo premio della “Vetrina nazionale Giovani artisti del Teatro Libero di Palermo”). Nel 2001 partecipa all’allestimento de La pazzia di Isabella, frutto di un intenso percorso laboratoriale che si conclude con la presentazione dello spettacolo al festival di Sant’Arcangelo dei teatri. Parallelamente fonda, insieme ad altri attori siciliani, la compagnia degli “improvvisatori associati catanesi” che produce In partenza e C’era una volta. Nel luglio 2001 incontra Antonio Latella, con il quale collabora all’allestimento di Querelle, che rappresenta l’Italia al Festival dei Teatri d’Europa. Con la stessa compagnia, l’anno dopo, partecipo all’allestimento de La bisbetica domata, ovvero l’iniziazione di Sly. Intanto, nel settembre 2003, il Teatro Libero di Palermo produce un suo progetto di teatro ragazzi Preistoria da clown, firmato “Bacco & Tabacco”. Oltre ai canovacci di tutti gli spettacoli del duo “Bacco e Tabacco” , ha scritto alcuni atti unici ed Ish, un dramma in tre movimenti al quale la compagnia attualmente lavora. CORRADO RUSSO Diplomato alla scuola di teatro dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, frequenta molti laboratori di teatro- cat de les Flors” danza e prende parte a seminari vocali su canto e ritmo tenuti da Moni Ovadia, Bruno De Franceschi. Lavora con Remondi e Caporossi, interpreta Acarnesi di Aristofane per la regia di Egisto Marcucci, Ubu re per la regia di Claudio Morganti. Da ricordare inoltre la presenza in Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, coreografie di Lindsay Kemp, regia di David Haughton. Recente l’impegno in Agamennone, Coefore, Eumenidi e Persiani che Antonio Calenda ha messo in scena al Teatro Greco di Siracusa. Fonda nel 1998 il Centro Culturale Mobilità delle Arti, rinonosciuto dal Ministero come organismo di promozione e produzione nell’ambito del teatro d’innovazione. Dal 2004 collabora con il Teatro Mercat de les Flors di Barcellona (Spagna) e con il suo direttore Andres Morte, con cui coproduce lo spettacolo Genet Show e l’attuale Fighting Dogs. altri percorsi Il teatro Mercat de les Flors rappresenta una delle istituzioni culturali più importanti della città di Barcellona operanti nel campo dello spettacolo dal vivo. Fondato nel 1983 in occasione del recupero del padiglione dell’Agricoltura realizzato sulla collina di Montjuic per l’Esposizione universale svoltasi nella capitale catalana nel 1929, il teatro è stato inaugurato con l’allestimento del Maharabata diretto da Peter Brook (che già due anni prima aveva fatto scoprire al pubblico teatrale di Barcellona la bellezza dello spazio del padiglione allestendo al suo interno una rivisitazione della Carmen). Nelle stagioni seguenti si sono alternati sul palcoscenico del Mercat de les Flors alcuni dei più grandi registi e interpreti del panorama teatrale spagnolo e internazionale: tra i registi ricordiamo i nomi di Peter Stein, Patrice Chéreau, Luca Ronconi, Carlos Marqueríe, Robert Lepage, Tadeusz Kantor, Anatoli Vassiliev e Mario Gas, mentre tra le compagnie ospiti possiamo ricordare La Fura dels Baus, Phillipe Genty,Wim Vandekeybus e La la la Human Steps. La programmazione del teatro si alterna continuamente tra la prosa, la danza, la musica contemporanea, il cinema, la video arte. Negli anni Novanta il teatro è stato arricchito con una seconda sala teatrale, l’Espace-B, successivamente denominata Sala Ovidi Montllor, che va ad affiancarsi a quella originale, dedicata a Maria Aurèlia Capmany e a un nuovo spazio teatrale dedicato agli spettacoli di piccole dimensioni. Il Mercat de les Flors è finanziato dalla municipalità di Barcellona, e vanta numerose collaborazioni internazionali: Fighting Dogs, realizzato in coproduzione con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e con il Centro Culturale Mobilità delle Arti, sarà in scena a Barcellona dal 23 al 26 febbraio 2006. Per maggiori informazioni sul Mercat de les Flors è possibile visitare il sito internet www.mercatflors.org. Photo by Gian Paolo Barbieri Pigrizia, arroganza o presunzione? Vi stat e c h i e d e n d o p e r c h è fac c i a m o u n a s o l a m i s c e l a ? Ve lo d i c i a m o n o i . Per anni abbiamo cercato di eguagliare quella che abbiamo già, ma non ci siamo riusciti. Non stupitevi: ci sono cose nella vita che non è possibile migliorare e la nostra miscela probabilmente è una di queste. Così abbiamo deciso di concentrarci su una cosa sola: mantenere il livello di qualità raggiunto, il migliore che potevamo offrirvi. credeteci, non è un lavoro da pigri. some things are just better. Fighting Dogs altri percorsi a colloquio con Daniela Giovanetti Da Giovanna d’Arco al Rogo di ClaudelHonnegger ad Antigone di Anouilh, da grandi personaggi tragici come Cassandra ed Elettra al lavoro con Alfredo Arias, poi, fino a pochi mesi fa, Re Lear con un personaggio bello e difficile come Cordelia... Il pubblico dello Stabile regionale ha applaudito spesso Daniela Giovanetti, che giunge ora all’esperienza di Fighting Dogs diretta da una personalità forte come Andrés Morte dando ancora una volta prova di grande versatilità. «Non è casuale per me la versatilità: cerco di affrontare esperienze nuove e mi considero fortunata di averne avuto finora la possibilità – commenta l’attrice – Credo che per un attore sia importantissimo affrontare spettacoli diversi: ogni esperienza, dalla più riuscita alla più difficile, rappresenta una crescita, un arricchimento. Studiare, cercare, perdersi, magari non essere soddisfatti, e proprio davanti alla difficoltà di una prova faticosa, trovare un’altra via, una soluzione cui non sapevi di poter guardare: sono percorsi fondamentali per costruirsi. Non significa essere schizofrenici – aggiunge – ma mantenersi curiosi e attenti. Ogni spettacolo per me rappresenta l’inizio di un’avventura e se da un lato ti aiuta naturalmente ogni esperienza di cui hai fatto tesoro, incontri un copione nuovo, la lezione e le esigenze di un altro regista, altri compagni di lavoro... ci sono tante cose sconosciute ed è proprio quello che si va a cercare». La più recente – e sicuramente rappresenta un notevole “salto” dai versi shakespeariani del Lear – è l’incontro con Morte, che Daniela Giovanetti descrive in termini del tutto positivi: «Fighting Dogs rappresenta un’esperienza preziosa, un bellissimo incontro con il regista e con gli altri attori, molti dei quali ho conosciuto proprio in quest’occasione. Le prove sono state intense e molto faticose ma divertentissime, nel senso di possibilità di ricerca, di studio di un linguaggio nuovo, di entrare in un gioco scenico ricchissimo di azioni, di oggetti, di visionarietà... Sono molto soddisfatta e credo, assieme a tutta la compagnia, che vada ringraziato di ciò anche lo Stabile regionale, che ci permette di affrontare spettacoli così innovativi e certo non scontati. La scommessa ora è – come sempre nel nostro lavoro – di trasmettere tutta questa nostra energia al pubblico». Fighting Dogs nota biografica sull’autore di “Cuore di Ca Il destino della borghesia antibolscevica, i vizi e le ipocrisie della società sovietica raccontati attraverso la satira, la figura dell’intellettuale, il suo anelito alla libertà e la sua lotta per esprimersi senza costrizioni e censure… Temi giocati sul piano della surrealtà, della critica intelligente, con una forza che conquista e provoca tuttora. Tutto questo è Michail Bulgakov, una delle più interessanti figure letterarie del primo Novecento europeo. Una figura originale fin dal suo percorso formativo e artistico: nato a Kiev nel 1891, infatti, Bulgakov non si occupa inizialmente di letteratura. Figlio di un professore dell’Accademia Ecclestiastica, cresce in un ambiente agiato e compie gli studi universitari in medicina. Nel 1916 è trasferito nel governatorato di Smolensk q u a l e direttore di un ospedale. A quell’epoca risalgono i tre primi lavori teatrali, successivamente distrutti dall’autore. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre Bulgakov si trasferisce a Kiev, poi nel Caucaso e infine a Mosca nel 1921, dove dà una svolta alla propria vita, decidendo di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. È Osip Mandel’stàm – uno scrittore poi vittima delle “purghe” staliniane – a introdurlo al mondo giornalistico, dove Bulgakov s’impegna con successo lavorando per diversi quotidiani e dal 1923 per il giornale dei ferrovieri “Gudok”, dove si occupa di cronaca e costume. Nel frattempo escono su diverse riviste suoi racconti e frammenti (Appunti sui polsini, 1923) e scrive il romanzo La Guardia Bianca cui seguono Uova Fatali e Cuore di cane (tutti del 1925). Fin dagli esordi viene osteggiato dalla censura, basti pensare che La Guardia Bianca – incentrato sul drammatico periodo che precedette la presa di potere bolscevica a Kiev – è pubblicato in Unione Sovietica solo nel 1966: lo stesso romanzo suscita però l’interesse di Konstantin Stanislavskij e del Teatro d’Arte di Mosca, che gliene commissiona una riduzione teatrale, intitolata I giorni dei Turbin. Lo spettacolo va in scena con grandissimo successo (merito della padronanza del linguaggio teatrale che l’autore da subito dimostra e della magistrale interpretazione degli attori del Teatro d’Arte), anche se la critica vicina al regime non manca di mostrare freddezza e riserve verso il lavoro. Bulgakov si appassiona al teatro e prosegue parallelamente l’attività narrativa: ane” Michail Bulgakov a breve distanza l’una dall’altra – fino al 1929 – firma le commedie L’appartamento di Zoja, La corsa, L’isola purpurea, Il giogo dei bigotti. Il clima ideologico di Mosca inizia a sembrargli pesantissimo: è osteggiato al punto di non trovare editori per i suoi testi e si rivolge dunque direttamente a Stalin, raccontando la sua condizione di emarginato in patria e prospettando l’intenzione di emigrare. La conseguenza dello sfogo sembra positiva: viene assunto al Teatro d’Arte come assistente alla regia, ma la sua situazione non è pienamente serena. Il suo rapporto con il grande Stanislavskj procede fra momenti di intesa e altri di forti frizioni. Intanto completa la commedia Adamo ed Eva (1931), firma riduzioni teatrali di opere come Le anime morte e testi ispirati a personaggi storici come Moliére e Puskin. Nel 1932 si sposa per la terza volta: al suo altri percorsi fianco Elena Sergeevna Njurenber, la donna che gli sarà musa e amata compagna fino alla morte. Nel 1937 si dimette dal Teatro d’Arte dove si sente troppo osteggiato e s’impiega come consulente letterario al Bolshoj: la sua esperienza al Teatro di Stanislavskj sfocia nel bellissimo Romanzo Teatrale (1937). Da allora, a eccezione della riduzione scenica di Don Chisciotte e della commedia Batum, incentrata su Stalin e ovviamente bloccata dalla censura di regime, si dedica soprattutto alla creazione del capolavoro Il Maestro e Margherita a cui – assistito dalla moglie – lavora fino alla morte, nel 1940. Il romanzo appare sulla rivista “Moskva” solo nel 1967 in edizione ridotta e integralmente in Occidente: al suo successo si deve la scoperta sul piano internazionale dell’opera di Bulgakov, fino ad allora rimasta dimenticata o addirittura inedita. il Rossetti News Applausi per l’ “Arlecchino servitore di due padroni” in scena al Rossetti Applausi e unanimi consensi del pubblico e della critica hanno salutato l’allestimento al Politeama Rossetti dell’“Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni diretto da Maurizio Soldà e interpretato dai ragazzi delle scuole che hanno seguito il laboratorio organizzato dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia in collaborazione con la Civica Scuola di Arte Drammatica. Nella foto qui sotto il regista Maurizio Soldà, il suo asisstente Paolo Altin e la presidente della Civica Scuola Rossana Poletti con i protagonisti dello spettacolo Maria Cristina Bussani, Paolo Cartago, Rosaura Conti, Carla Di Leva, Muriel Doz, Alessandra Peruch, Adelaide Peruzzi, Giacomo Segulia, Massimiliano Vascotto, Giovanni Matthias Versa e i musicisti Diego Geri, Sanja Mikac, Martina Sanna, Nina Vodopivec, Giulio Speranza, Matteo Maver. “A Different Language” all’Intercity Festival di Firenze il 15 giugno Dopo il successo delle repliche programmate in Inghilterra e alla Sala Bartoli di Trieste, “A Different Language” - spettacolo “bilingue” di Renato Gabrielli diretto da Graham Eatough coprodotto dallo Stabile regionale con la compagnia Suspect Culture di Glasgow - sarà all’Intercity Festival di Firenze il 15 e 16 giugno. La presenza nella prestigiosa rassegna diretta da Barbara Nativi fa da preludio al tour programmato per la prossima stagione teatrale. diretto da Antonio Calenda “Trieste a Teatro” Periodico del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia www.ilrossetti.com/triesteteatro.asp Anno XIV - numero 115 - 17 maggio 2005 redazione Viale XX Settembre, 45 - 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it e-mail [email protected] Autorizz.Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 stampa Stella Arti Grafiche,Trieste direttore responsabile Stefano Curti redazione Ilaria Lucari le foto di scena di “Fighting Dogs” sono di Paolo Tozzi Grande successo per le manifestazioni collaterali a “Persiani” Sono state accolte da un notevole successo le numerose iniziative collaterali all’allestimento a Trieste dei “Persiani” di Eschilo. Particolarmente apprezzato è risultato l’incontro che Antonio Calenda ha tenuto con i ragazzi delle scuole medie inferiori, nel corso del quale ha illustrato la storia dei “Persiani” e le scelte registiche dell’allestimento. Affollato anche l’incontro con il pubblico in Sala Bartoli e la presentazione del libro “Piera e gli assassini” di Piera Degli Esposti. Gli appuntamenti al Rossetti prima della chiusura estiva Ultimi appuntamenti al Rossetti prima della chiusura estiva. Sabato 21 maggio è in programma la sfilata di moda organizzata da “La Griffe”: gli inviti gratuiti sono disponibili presso la biglietteria del Teatro e all’Aiat di via San Nicolò. Sabato 28 e domenica 29 maggio è in programma il saggio della sezione Flashdance della Ginnastica triestina, mentre domenica 5 giugno si terrà il saggio della sezione classica. Sabato 11 giugno è infine in programma il saggio organizzato da Arteffetto. Nei mesi estivi il Teatro non sarà impegnato in manifestazioni esterne organizzate da altri enti. L’attività riprenderà nel mese di settembre. “Un’indimenticabile serata” con Piera Degli Esposti e la regia di Antonio Calenda su Raidue il 4 giugno Andrà in onda sabato 4 giugno su Raidue, nell’ambito della trasmissione “Palcoscenico” (salvo variazioni del palinsesto), la ripresa dello spettacolo “Un’indimenticabile serata”, una delle produzioni di più grande successo mai realizzate dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, ripresa per ben sei stagioni consecutive e rappresentata anche a Parigi. Tratto dai testi di Achille Campanile, lo spettacolo è diretto da Antonio Calenda e interpretato da Piera Degli Esposti e Stefano Galante. Alla ripresa televisiva hanno anche partecipato Giancarlo Cortesi e l’autore delle musiche Germano Mazzocchetti. ADOLFO LEVIER (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92 il colore del benessere sociale Non può esserci stabile ricchezza economica senza ricchezza spirituale. In qualsiasi ambito siano rivolti – dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura, all’arte, al tempo libero – gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati da concreto impegno verso la collettività. In una società evoluta sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità il colore del benessere sociale.