DATA : venerdì 25 agosto 2000
INCONTRO: Cattolicesimo, filosofia e politica nel pensiero di Augusto Del Noce
Ora di inizio 11,28
ora di fine 12,40
RELATORE 1: Tommaso Dell’Era, autore del libro :”Augusto Del Noce, filosofo della
politica”
RELATORE 2: Lorella Cedroni, docente di Partiti Politici e Gruppi di Pressione alla
LUMSA di Roma
RELATORE 3: Giuseppe Ceci, docente di Filosofia del Diritto presso l’Università Federico
II di Napoli
RELATORE 4: , Mario Quaranta, direttore responsabile di “Rivista di Psicologia”
MODERATORE: C. Grotti
MODERATORE
sovrastruttura spirituale di forze materiali.
Buona giornata. Come ogni anno, anche il Meeting 2000 mette a tema il pensiero di Del
Noce, non solo per l’amicizia che ha legato il filosofo alla manifestazione riminese –ricordo
che nell’’89 ha ricevuto il premio Meeting- ma soprattutto per la grandezza del pensiero,
mai compiutamente analizzato e approfondito. Del Noce politico, Del Noce filosofo della
politica è il tema che andremo a discutere oggi, attraverso la presentazione del libro di
Tommaso Dell’Era, intitolato “Augusto Del Noce, filosofo della politica” edito da Rubettino.
Del Noce ha sottolineato con forza nella sua opera che la scelta del conflitto politico va al
di là come dire delle parti in gioco, perché è proprio l’espressione dell’urto tra due
concezioni della vita, quella che lui chiamava la concezione o dimensione religiosa e la
dimensione sottologistica (?), quella aperta alla trascendenza, connaturata, come diceva,
allo spirito umano e quella invece che riduce ogni concezione della vita a ideologia,
sovrastruttura spirituale di forze materiali. In questo urto, in questa contrapposizione Del
Noce ha individuato il compito politico dei cattolici, nella preservazione, all’interno della
democrazia, di quella dimensione religiosa connaturata allo spirito umano, che sola può
salvare la democrazia da ogni deriva totalitaria. Del Noce, possiamo dire, a dieci anni dalla
scomparsa, è ancora colui che ci aiuta a comprendere quella che è la situazione storicopolitica attuale. Sono con noi per discutere di queste cose e per presentare il libro l’autore
del libro, Tommaso Dell’Era, che si intitola, ripeto: “Augusto Del Noce, filosofo della
politica”, edito da Rubettino, Tommaso Dell’Era è dottorando in storia delle Dottrine
Politiche presso l’Università di Roma La Sapienza, con noi sono anche la professoressa
Lorella Cedroni, docente di Partiti Politici e Gruppi di pressione alla LUMSA di Roma, il
professor Giuseppe Ceci, docente della Filosofia del Diritto presso l’Università Federico II
di Napoli e il professor Mario Quaranta, direttore responsabile della Rivista di Psicologia.
Do la parola adesso a Lorella Cedroni
CEDRONI
meeting rimini 2000
1
Grazie. Essendo questo volume il primo della collana di Cultura Politica Europea edita da
Rubettino, e approfitto immediatamente per ringraziare il direttore editoriale che è qui
presente in sala dottor Marra di aver dato fiducia a questa idea, essendo dicevo questo
primo volume io mi soffermerò brevemente sulla filosofia di questa collana, ripeto di
Cultura Politica Europea. Nessuna idea organica si cela dietro questa etichetta, di cultura
politica europea, semplicemente l’idea di far nascere questo tipo di collana è nata qualche
tempo fa, dopo che si cominciò a vedere gli effetti dell’’89 e in un momento in cui eminenti
studiosi iniziavano a vagliare la possibilità di sviluppo di una cultura politica comune,
intesa nel senso in cui è intesa da uno dei più grandi filosofi viventi, Adermass (?), intesa
come cultura della differenziazione. Cito sue parole, che ritengo essere parole guida per
questa collana: “tra una medesima cultura politica da un lato e quelle tradizioni letterarie,
artistiche, storiografiche, filosofiche dall’altro, potrebbe venire a crearsi una sorta di
differenziazione; se questo è vero, un ruolo importante verrebbero ad avere le elite
culturali ed anche i mass media”. Quindi questa idea, ripeto, non è un’idea organica, ma si
tratta appunto di partire dalle diverse culture nazionali; ecco perché la scelta di Del Noce,
che rappresenta proprio il momento di riferimento essenziale, il momento particolare di
crescita e anche di travaglio, di crisi, della cultura politica italiana, in quanto nel suo
pensiero sono rilevabili le tre matrici dominanti del secondo dopoguerra: la matrice
cattolica, quella laico-idealistica e post-idealistica e quella marxista e/o marxiana. E questo
spiega appunto la scelta di pubblicare come primo volume di questa collana una
monografia su Del Noce, Del Noce –e poi diranno i nostri relatori- formatosi nella Torino
degli anni ’30, che da cattolico si pone in dialogo con le altre culture dominanti, non senza
alcune chiusure talvolta e anche delle contaminazioni, e muove i suoi primi passi nella
direzione della individuazione di una relazione esistente tra politica e cultura per elaborare
una filosofia che possa diventare anche prassi e dunque una filosofia politica. Quindi da
qui in poi vedremo la sua interpretazione del fascismo nell’ambito del rapporto politicacultura, la sua interpretazione del marxismo, il tema del consenso e quello
dell’atteggiamento degli intellettuali di fronte al fascismo, nonché anche il tema non meno
importante del totalitarismo, un tema fondamentale da cui trarre ex-negativo una teoria
della democrazia sulla quale una decina di anni fa abbiamo iniziato un percorso di
riflessione insieme al collega e amico Giuseppe Ceci, dando alla luce diciamo un volume
di scritti collettani (?) intitolato: “Filosofia e democrazia in Augusto Del Noce”, che ormai
ha quasi una decina di anni. Quindi questo è, in un certo senso, il punto di arrivo, questa
presentazione, di una maturazione filosofica, di riflessione, attorno al maggior filosofo
politico cattolico italiano, che ha come contr’altare, ma anche come punto di riferimento,
l’altro filosofo della politica italiana, che è Norberto Bobbio. Quindi, tornando alla filosofia
generale della collana, l’enfasi sul concetto di cultura politica si spiega anche a partire
dalla valenza della dimensione soggettiva del sistema politico, che, come ha detto Armond
(?), consta appunto di componenti cognitive, affettive e valutative e anche include delle
conoscenze e delle credenze che hanno come riferimenti valori politici. Quindi credo che
in questo senso una cultura politica europea comune esista già e vorrei concludere questo
brevissimo intervento con le parole di Gadaner (?) che abbiamo scelto appunto a
riassumere la filosofia e quindi anche come guida di questa collana: ”Il segno più visibile
della vita unitaria e il soffio spirituale in cui l’Europa acquista coscienza di se stessa è il
fatto che nella sfida e nel continuo scambio tra le culture essa custodisca nella sua
memoria il timbro specifico delle tradizioni vissute”, quindi collaborare a questo scopo mi
sembra il contributo più duraturo che le stesse scienze dello spirito possono dare al futuro
dell’Europa e della sua stessa umanità. Grazie.
MODERATORE
La parola adesso al professor Giuseppe Ceci
meeting rimini 2000
2
GIUSEPPE CECI
Ci sono autori controcorrente, profetici latu sensu e in anticipo sui tempi; Augusto Del
Noce è stato uno di questi. Brevemente: è nato a Pistoia nel’10, è morto nell’89 a Roma,
insegnò nell’Università di Trieste in Roma Storia delle Dottrine Politiche e poi Filosofia
della Politica. Formatosi al liceo D’Azeglio, lo stesso liceo di Bobbio, si è diplomato un
anno dopo, ma –ci ricorda Bobbio nella commemorazione tenuta un mese dopo la
scomparsa di Del Noce- fu così brillante alla maturità che diventò presto un mito, mise
knock-out il professore di filosofia che lo interrogava. Una questione assai preziosa, molto
bella questa di Bobbio. Ebbe come professori Pastore, Zino Zini, Rivalta(?)- il predilettoFaggi, e il più giovane , ma molto seguito ed ammiratissimo da Del Noce Carlo Mazzantini
Tra le sue opere: Il problema dell’ateismo del ’64, l’epoca della secolarizzazione, il
suicidio della rivoluzione e Giovanni Gentile uscito postumo nel ’90. E bisogna essere grati
a Tommaso Dell’Era che attraverso un certosino lavoro, un lavoro durato tre anni,
decifrando, unico in Italia, la grafia del nociana(?) che non è poi così semplice. Ebbene ha
fatto questo lavoro sui documenti, è stato li Savignana(?) a Torino ha lavorato ed ha fatto
su questo lavoro con i suoi documenti conservati nell’archivio privato di Del Noce e ci
presenta le categorie attraverso un buon 50-60% di inediti, quindi sono inediti
preziosissimi, tutte le categorie fondamentali della filosofia politica delnociana. Redatte nel
1930 e 1950 gli inediti sono costituiti da articoli, saggi, appunti e curricula preparati dal
filosofo stesso. Preziosi per la ricostruzione del contesto sono i diari ed il ricco epistolario.
Il metodo seguito da Dell’Era è quello dell’analisi contestuale che rende possibile
un’interpretazione del pensiero Delnociano come filosofia politica cristiana. Attraverso un
analisi concettuale degli scritti politici vengono poi presentate le categorie fondamentali
della filosofia politica e particolare attenzione in questo contesto viene data all’analisi del
linguaggio politico utilizzato dal filosofo. La figura di Del Noce che emerge dalla lettura è
quella di un pensatore solitario, impegnato a ricercare il fondamento filosofico dei propri
valori cattolici di fronte alla filosofia della cosiddetta modernità. Possiamo dire che per lui
la filosofia della politica è una filosofia della storia contemporanea, una comprensione
filosofica della storia che si svolge sotto i nostri occhi. Credo che Del Noce sia stato il
primo in Italia ad avere, introdotto nell’ambito della cultura cattolica e non solo, la filosofia
politica ricostruendo una lettura della filosofia moderna intesa come sviluppo unitario da
Cartesio a Rosmini consapevole della dissociazione tra fede e il mondo in cui un cattolico
si trova a vivere negli anni’30, Del Noce adotta il modello Cartesiano e Malverchard(?) del
filosofo separatista…Da Cartesio secondo il nostro partono due orientamenti antagonistici:
l’uno religioso, l’altro razionalistico. Ed è quello religioso attraverso questo religioso questo
canale qui che passa la riflessione di Malbranche(?) il filosofo che recupera il pensiero di
S.Agostino senza rinnegare il rapporto più nuovo di Cartesio, cioè il rilievo accordato al
soggetto nella ricerca e nel ritrovamento della verità. Del noce almeno per un certo
periodo aderì pur con una sua originarietà all’illusione pro-fascista da parte cattolica,
convinto di poter utilizzare il fascismo per sconfiggere gli avversari della Chiesa ed è
intorno al 1942 che Del Noce si apre al pensiero Marxista e scopre la politicità della
filosofia che lo porta a superare la categoria della dissociazione. Gli fu caro un autore
come Lev Cestov(?) per il quale scrisse nel ’46 la prefazione dell’edizione presso Bocca di
Concupiscentia irresisitibilis. Un autore che si può dire fa dell’antimetafisica il centro di
tutta la sua riflessione. Il discorso di Del Noce si muove in realtà su un piano che non è
una riflessione contemplativa degli eterni veri, ma quello del concreto confronto con i
problemi storici contemporanei. Studia il marxismo e penso sia tra i maggiori studiosi del
marxismo abbia avuto l’Italia al quale attribuisce un enorme direi eccessivo valore in
quanto perfetta realizzazione del razionalismo ateistico. Studia Gramsci e Gentile al quale
è dedicato il suo ultimo libro postumo fuori da ogni retorica fideistica possiamo affermare
che la fede di Del noce non è fede contemplativa, mistica come la fede di un Tommaso di
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un Bonaventura o della stesso Maritain di cui lesse tra i primi in Italia nel ’36 i malismi
integrali (?), ma è una fede, quella di Del Noce, militante se vogliamo che sa calarsi nella
prassi e impegnarsi in prima persona negli aspri conflitti contro l’errore come la fede di
Agostino e la fede di Pascal. A partire dal ’46 il percorso intellettuale di del Noce approda,
anche su influenze di Capitini, importanti e di Apponi, soprattutto di Capitini e di Maritain la
cui filosofia può essere interpretata come la rivendicazione del diritto di essere filosofi
moderni restando cattolici approda, il discorso filosofico Delnociano, approda alla filosofia
politica cristiana, In ogni battaglia politica, mi confidava Augusto Del Noce a Napoli nell’82
in occasione di un congresso su Maritain, in ogni battaglia politica è pre-compresa e
contenuta una battaglia di ordine dottrinale e culturale e quindi filosofica. Pertanto per
agire politicamente è necessario possedere una filosofia politica, cioè un sapere in
qualche modo politico, Una filosofia politica, nota in qualche modo Dell’Era caratterizzata
da riferimenti o valori eterni, o come dicevamo prima con il collega Quaranta, ai valori
perenni e dal tentativo di costruire attraverso l’analisi del linguaggio politico una
democrazia cristiana il cui nucleo è la non violenza, il rispetto della persona e il metodo
della persuasione. Fino al ’50 possiamo individuare con Dell’Era nel percorso Delnociano
tre periodi comunque collegati da un Continuum Speculativo. Il primo caratterizzato dalla
categoria di dissociazione, a cui facevo riferimento prima, insieme all’illusione postfascista, il secondo periodo identificato dalla formula Sinistra Cristiana e daal fedeltà
all’eterno ed il terzo dalla fedeltà creatrice e dalla democrazia cristiana. In tutti e tre i
periodi è presente la riflessione sul totalitarismo, inoltre nota acutamente Dell’Era ciascuno
di essi periodi esprime un’esigenza di alleanza del cattolicesimo politico tra forze diverse;
quali il fascismo, comunismo e liberalismo, in una gradazione crescente della possibilità di
unione dalla forma più breve, l’illusione pre-fascista attraverso il comunismo cristiano fino
all’affermazione della funzione liberale del cattolicesimo, un liberalismo liberato
dall’immanentismo, l’esigenza di diverse alleanze avviene sempre nella prospettiva della
filosofia politica Delnociana e qual era?: La costruzione di una società cristiana, un mondo
cristiano. Un libro notevole, permettetemi, questo di Tommaso Dell’Era esaustivo nei suoi
quattro capitoli che affrontano le posizioni Delnociane. Dalla formazione liceale e
universitaria di Del Noce presente nel I° capitolo a cui segue il capitolo sull’analisi degli
anni del Regime, e che Dell’Era definisce come il primo periodo della riflessione
Delnociana, il periodo della formula della sinistra cristiana maturato dopo la lettura del libro
di Maritain “Immanism Integral” ma effettivamente concretizzatosi dopo la lettura nel ’42
del libro di August Cornius(?) su Karl Marx ed è trattato nel terzo capitolo mentre nel IV°
denso capitolo Dell’Era si occupa della maturazione definitiva della filosofia politica di
Augusto Del Noce. Interessante l’analisi che il filosofo torinese fa dell’analisi del linguaggio
come metodo di filosofia per illustrare il suo concetto di totalitarismo, di democrazia, di
concezione di politica, di interpretazione del fascismo, e le categorie destra-sinistra-centro.
Un esempio attuale del metodo Delnociano dell’analisi del linguaggio è rappresentato su
un articolo pubblicato su “IL POPOLO NUOVO” il 27 maggio ’45 che per motivi di tempo vi
rimando eventualmente all’opera di Dell’Era, e quindi solo un breve passaggio credo sia il
caso citarlo qui, in questo articolo importante e centrale per capire bene la metodologia
utilizzata da Del Noce, a pag. 251-252 del testo:” Se per destra si intende la
conservazione dell’ordine politico e sociale esistente (conservare), per sinistra la storicità
dei principi ultimi rispetto a cui la civiltà è ordinata, tale superamento è possibile in quanto
l’ideale della politica Cristiana deve essere la restaurazione dei principi, si pone cioè
questo ideale su un piano diverso sia della destra che della sinistra in quanto non
immanenti. Perciò per Del Noce non un cristianesimo conservatore, né Cristianesimo
rosso o messianico, ma cristianesimo come fedeltà creatrice. Fedeltà intesa come
restaurazione dei principi cristiani nel loro carattere eterno, creatrice perché tale posizione
impone la ricerca di forme sempre nuove di realizzazione di quei principi e su influenza di
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Maritain viene affermata la trascendenza del Cristianesimo ad ogni forma storica di civiltà
e la sua politicità con un carattere sempre nuovo. La riflessione si fa attuale sotto certi
aspetti allorquando prendiamo in esame la posizione di centro visto dal nostro filosofo
torinese come mediazione e superamento ideale e reale della destra e della sinistra La
concezione Delnociana della democrazia cristiana legata alla concezione del centro come
mediazione porta come conseguenze la riaffermazione della funzione liberale del
cristianesimo politico più che la costruzione di un liberalismo cristiano perché la funzione
politica del cristianesimo è nell’affermazione dell’idea come principio indipendente dalla
società e il liberalismo deve configurarsi come affermazione di un’idea etica e non
economica unita ad una posizione trascendente. Pertanto la concezione Delnociana della
democrazia cristiana si oppone ad una concezione di democrazia laica intesa sia come
politica fondata sull’immanentismo filosofico, sia come politica non ideologica. L’idea di
democrazia cristiana proposta da Del Noce si fonda essenzialmente sulla non violenza,
ecco ritorna l’influenza di Capitini in maniera molto forte, sul rispetto della persona sul
metodo della persuasione e deriva direttamente da un’antropologia che pone nell’attività
dell’uomo l’umiltà nella distinzione tra religione e politica e tra politica e morale giungendo
così ad una politica relativamente autonoma sia della religione sia dalla morale. Siamo
lontani con Del Noce dalla riproposizione di quello che è il popularismo Sturziano, ma
attenzione non tanto per la confessionalità su cui si può anche convergere con gli
sturziani, ma per il metodo politico sostanzialmente legato alla democrazia pre-fascista e
al metodo politico giolittiano caratterizzato da una posizione della politica come
amministrazione e come questione pratica tecnica. L’esperienza dei popolari dopo il crollo
del fascismo non risponde più per Del Noce alla nuova situazione creatasi in Italia che
richiede una nuova forma di partito cattolico e mi permetto, distante Del Noce è anche la
visione della democrazia cristiana come partito moderato che difende gli interessi
interclassisti o costruisce una politica di centro solo come politica di compromesso. Si
comprendono bene in base a queste considerazioni le critiche mosse dal filosofo torinese
a De Gasperi paragonato a Giolitti da Del Noce per la sua concezione politica di centro
come compromesso. Il problema della democrazia cristiana nell’immediato dopo guerra,
dice Del Noce, è quello di creare all’interno del partito le elites, oggi parleremmo di quadri
dirigenti, che permettono la costruzione di un centro come politica ideale e non di
compromesso, una politica democristiana di carattere conservatore è limitante per il
nostro… e che sostiene l’idea di una democrazia non indifferente nei valori, come invece
accade in un certo liberalismo di carattere agnostico. E proprio dall’affermazione della
centralità della persona attraverso l’idea di persuasione a dare il primato dei mezzi rispetto
ai fini ed ai programmi nella democrazia autentica pluricentrica in cui un individuo in una
democrazia pluricentrica è al centro della democrazia per cui vi sono tanti centri quanti
sono gli individui che la compongono. Corrisponde sostanzialmente questa visione
Delnociana della democrazia pluricentrica, alla democrazia se vogliamo organica e
personalista alla forma Maritaniana, quindi un anti-comunismo che non sia clericalismo e
conservatorismo esige per Del Noce la realizzazione della democrazia non formale in cui
venga affrontato seriamente il problema sociale. Perciò il superamento deve avvenire sul
piano culturale e una volta sconfitto il comunismo, ha scritto Bobbio nel ricordare su
“Prospettive nel mondo” l’amico fraterno dalle diverse idee, restava da sconfiggere l’ultima
e forse più perfida, conseguenza dell’ateismo e del materialismo moderno. Il capitalismo
permissivo disumanizzante che pur si erge ipocritamente a difensore della civiltà cristiana.
A conclusione di questo intervento sento il dovere di ringraziare Tommaso Dell’Era perché
ci ha dato un lavoro ben articolato, prezioso, robusto una monografia che mi ha permesso
in questa sede di ricordare questo grande maestro solitario. Questo Dell’Era che ci ha
dedicato tre anni che ha fatto davvero un lavoro certosino come ha fatto all’inizio, e ci ha
dedicato fin dal ’91 una doppia tesi su Del Noce e da allora ha iniziato questa sua fatica, il
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cui risultato prezioso abbiamo sotto i nostri occhi e la bravura è proprio quella di
presentarci un grande filosofo della politica che aveva il dono dello scrutatore in
profondità. uno Di quegli intellettuali, mi confiderà Dossetti, in una delle ultime interviste,
che poteva spaziare su tutto l’arco della filosofia moderna. Certamente mi diceva Dossetti
un uomo Del Noce di fede, di fede cristiana vissuta, in questo gli potevano restare alcune
inibizioni, forse dovute al suo carattere residuo, più o meno conscio, di un certo
giansinismo(?) piemontese. Ho finito, grazie.
MODERATORE C. GROTTI
Do la parola adesso al prof. Mario Quaranta
R4 Mario Quaranta
Qui avete sentito dall’amica Cedroni e dal primo relatore parlare di Del Noce come un
grande filosofo della politica, cattolico. E su questa dimensione ha insistito anche il
relatore. Ma perché noi dobbiamo catalogare Del Noce come filosofo cattolico? Prechè era
un cattolico e difendeva la religione cattolica? E’ sufficiente questo per classificare e perciò
delimitare la funzione di una personalità filosofica come Del Noce? Non solo questo vale
per lui, ma se voi vedete tutti i testi di storia della filosofia che circolano anche nei licei,
vedete sempre la filosofia cattolica, come altra, diversa, distinta dalla filosofia in cui
rientrano tutti i filosofi noti. Perché se togliamo questa aggettivazione “cattolica” cosa
rimane di Del Noce? Tutto Del Noce! Perché insistiamo nel dire che è un filosofo cattolico?
E’ un elemento che lo qualifica di più o lo limita nel dialogo interfilosofico? E poi qui si è
detto :”E’ un filosofo solitario”. Ma come in Italia abbiamo una ricchezza di filosofia
cattolica e di diverse orientamenti all’interno di quella che chiamiamo filosofia cattolica: c’è
il personalismo, c’è il neotomismo ecc…e cosa vuol dire che è stato solitario e perché è
stato solitario? Cioè non riconosciuto, non legittimato dagli stessi filosofi cattolici prima di
tutto. Perché se Del Noce è andato in cattedra lui è andato perché sono intervenuti filosofi
che chiameremo secondo questa classificazione laici dal praegeimon e suo fraterno amico
a insistere. Allora questo libro di Dell’Era è importante perché risolve il problema della
cosiddetta emarginazione, diciamo di Del Noce, all’interno della stessa filosofia cattolica
che a me come avete capito non garba come qualificazione. Ma perché Del Noce in questi
ultimi 10 anni dalla sua morte è diventato una figura rilevantissima nella filosofia Italiana e
non solo nella filosofia cattolica come filosofo. Cosa è intervenuto in questi 10 anni a far sì
che un filosofo, Del Noce, indubbiamente emarginato o se non emarginato non centrale
nel dibattito filosofico italiano, oggi sia un punto di riferimento per molti e comunque un
incontro necessario al punto tale da coloro che si interessano di Filosofia o di problemi
filosofici. Dell’Era dà una risposta a questo quesito; aiuta a dare una risposta a questo
quesito. Cosa è intervenuto? E’ intervenuto quello che noi chiamiamo la caduta del muro
di Berlino, e cosa centra la caduta del muro di Berlino? Ma è chiaro che dobbiamo fare
riferimento a quello, proprio perché Del Noce dice che la filosofia c’è intrinseca alla
filosofia la politicità. Lo ha riferito anche prima, cioè la dimensione politica non è qualcosa
di esterno ma di intrinseco alla filosofia, specialmente per un credente. A maggior ragione
dice Dal Noce, per un credente, una delle sue frasi preferite, che riporta spesso, è appunto
quella in cui dice proprio perché sono religioso io sostengo la politicità della filosofia in
quanto religioso, poi vedremo il perché. La caduta del muro di Berlino è stato un fatto
epocale, in Italia, nel senso che sono caduti è caduto ed è venuto meno una delle guerre
ideologiche più feroci che si sono combattute in Europa, perché quando noi diciamo
guerra fredda, generalmente teniamo conto del termine fredda, ne senso che in Europa
non c’è stata una guerra guerreggiata, in tutte le altre zone del mondo sì però. Ma
dobbiamo insistere che c’è stata una guerra combattuta con le armi della cultura. E’
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venuta meno questa necessità, per tutti, per tutti gli schieramenti, anche per i cattolici i
quali hanno compiuto una scelta cruciale, nel dopoguerra di riconoscere nel pensiero di
Tommaso la barriera fondamentale su cui attestarsi per difendere, sul terreno filosofico , il
cristianesimo. Quel neotomismo che Del Noce, per ragioni che qui sono indicate, non ha
mai accolto come elemento centrale. Si può dire che la ricerca di Del Noce è una ricerca di
una via alternativa al neotomismo, non al pensiero di Tommaso e l’ha trovata, ed oggi è
quella che consente di avere delle armi teoriche per fronteggiare i problemi più urgenti sul
piano filosofico, sul piano della filosofia politica. Ed è stato un solitario, una ricerca solitaria
proprio fin dall’inizio e i primi due capitoli sono importanti per capire non soltanto come un
intellettuale come Del Noce riesce a trovare una sua via, ma perché le ragioni di questa
solitudine, faccio un esempio, negli anni trenta gli intellettuali cattolici erano organizzati
con gli universitari nella F.U.C.I. e la F.U.C.I. è stata una associazione importantissima,
importantissime perché la Chiesa ha sempre difeso l’autonomia della F.U.C.I. arrivando ad
uno scontro aperto col fascismo nel ’30, per difendere l’autonomia, per difendere cioè
l’autonomia di un luogo in cui si formava un personale culturale non fascista. Tanto è vero
che tutti i dirigenti della democrazia cristiana del dopoguerra sono usciti dalla F.U.C.I., la
stragrande maggioranza, cioè da un’esperienza che non è passata attraverso i GUF,
attraverso le organizzazioni del fascismo, è stata laterale. Ebbene, Del Noce non partecipa
attivamente a questa, a questa attività, perché? Perché in fondo la F.U.C.I. non solo è
legata sul piano filosofico, perché di un filosofo si tratta, a questa concezione neotomista
ma anche perché la Chiesa specie dopo il ’29, specie dopo il concordato, ritiene che con il
concordato si apra una grande possibilità di conquista ideologica, degli intellettuali, di una
presenza più incisiva della Chiesa, dal momento che, appunto, essa sì legittima il
fascismo, ma il fascismo garantisce uno spazio di iniziativa notevolissimo, pensate a cosa
ha rappresentato la diversità cattolica di Milano di quegli anni! E vediamo che Del Noce
cerca una via diversa, e c’è l’incontro con il grande Mariten, col grande filosofo Mariten.
Qui in Italia messo ai margini, basta un dato per capire tutto, Bontadini, che sta per grande
filosofo dell’università cattolica, mi disse che il primo corso universitario alla cattolica è
stato tenuto dopo il ’68. Cioè molti anni, quando Giovanni Battista Montini negli anni ’30
faceva circolare in forma semi clandestina gli scritti di Mariten. Del Noce cerca una via di
uscita sul piano filosofico con questo autore, per esempio. Mariten che è stato centrale, e
di cui Dell’Era ci dice le ragioni sia filosofiche che politiche che sono alla base di questo
incontro, perché la vita di Del Noce è caratterizzata da incontri straordinari con
straordinarie figure di filosofi italiani e stranieri. E Mariten è uno di questi, un altro è stato
ricordato Capitini, ma perché Capitini? Perché Capitini è il teorico della non violenza, e il
problema della violenza, allora, è un problema centrale nella vita italiane e perciò nella
riflessione filosofica. Perché la Chiesa, la forza della Chiesa come istituzione, e del
pensiero cristiano come filosofia, è quello di non solo rifiutare la violenza, che è già un
fatto importante allora, ma di giustificare bene perché non dobbiamo essere violenti,
quando la violenza sembra risolvere tante questioni. Pensate i giornali di ieri e dell’altro
giorno quando cristiani o che si dichiarano tali hanno proposto la pena di morte contro
pedofili, cioè il massimo della violenza fisica, cioè la distruzione della persona, l’uccisione
della persona. Perché un cristiano non deve accettare la violenza. Ebbene Del Noce
capisce questo. Quando dice politicità della filosofia, dice appunto che o c’è un pensiero, o
c’è un pensiero filosofico e una visione dell’uomo e allora noi diamo una legittimità alla
politica, siamo in grado di risolvere i problemi politici, ma se non c’è questa visione
affidiamo la soluzione a che cosa? Alla violenza. Che non è la forza, un’altra cosa è la
forza. Capitini (MODERATORE: la prego di terminare perché) Ecco Capitini è quello che
dà una giustificazione della non violenza però da un punto di vista laico, cioè negando la
trascendenza. Ebbene la tesi fondamentale che qui viene analizzata di Del Noce è che
solo una visione trascendente fornita appunto dal cristianesimo, una visione trascendente
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dell’uomo, consente di dare una risposta al problema della violenza. La tesi centrale che
viene qui analizzata è la forza coincide con l’autorità ed è finalizzata alla difesa della
libertà, la violenza, invece, è l’opposto della libertà e si esprime anzitutto come
persecuzione delle idee. Il cristianesimo è quello che ha la forza delle idee mentre una
visione immanentistica che neghi la dimensione del trascendente è quella che fa, che
eleva la violenza a etica, cioè a strumento che risolve i problemi.
MODERATORE C. GROTTI
La parola adesso all’autore Tommaso Dell’Era. Le ricordo che il tempo nel frattempo è
fuggito
R1 TOMMASO DELL’ERA
Sì, non sarò brevissimo, intanto volevo ringraziare i relatori che sono intervenuti e devo
dire che sono veramente commosso perché è una grande soddisfazione vedere che il libro
è stato apprezzato e soprattutto capito nei suoi punti fondamentali. Veramente vi ringrazio
di cuore a tutti quanti voi che siete intervenuti e in questi tre interventi sono stati toccati
tantissimi temi che non posso analizzare, ovviamente in maniera compiuta, c’è un filo
comune, comunque, che riguarda quello che anche mi ero proposto di affrontare e cioè
questo rapporto tra politica e cultura. Mario Quaranta, l’ultimo relatore, è intervenuto
sottolineando proprio i due aspetti: la filosoficità della storia contemporanea, il contenuto
filosofico che ha la storia contemporanea, e la politicità della filosofia. Queste sono
affermazioni di Del Noce e sono due punti fermi della sua riflessione. Sono punti
importantissimi e che lo pongono in contatto con tutti i maggiori rappresentanti della
cultura italiana non solo cattolica ma anche laica, sia Lorella Cedroni che Giuseppe Ceci
ricordavano il rapporto fraterno con Norberto Bobbio e Mario Quaranta sottolineava il
rapporto fraterno con Rudovico …….(?)
Il perché di questi contatti è stato anche sottolineato, Del Noce è alla ricerca non tanto di
una propria collocazione all’interno dell’Accademia, c’è un documento che io ho riportato
verso la fine del mio libro, l’ultimo paragrafo che riguarda appunto il rapporto della politica
e della cultura in cui Del Noce spiega perché non ha scritto, probabilmente ci saranno
stati, diciamo, suggerimenti da più parti per entrare a lavorare in Università e Del Noce
risponde in una pagina di diario, in una riflessione personale: “Io non ho scritto perché non
volevo entrare in una comunità in cui la filosofia, il pensiero filosofico era retorica”, retorica
perché? Perché durante il fascismo c’è stata una dissociazione di politica e di cultura. Il
tema veramente centrale secondo me che consente al pensiero Del Noce di essere
attuale ancora oggi è proprio questo: la funzione politica della cultura. Però attenzione,
una funzione politica che non conduca ad una cultura politicizzata, cioè strumento dei
partiti politici e al tempo stesso il rifiuto di una cultura che non sia apolitica cioè che non si
interessi della politica, dei problemi attuali della storia contemporanea.
Questo perché? Del Noce in prima persona l’ha sperimentato, è stato ricordato appunto
come negli anni del fascismo egli addotta questo modello del separatismo che veniva (?)
direttamente da …….(?) e da Cartesio, separatismo e pensatori cartesiani, come lui lo
definisce (?), che poi era stato trattato anche da ……(?), lo adotta perché da una parte c’è
l’esigenza dell’unità della condotta, Del Noce è sempre stato un pensatore che si pone il
problema della coerenza tra la propria fede, i propri valori e l’azione del mondo: “Come
faccio io che sono un pensatore, un pensatore anzitutto, e un pensatore cattolico, ad agire
e a costruire un mondo cristiano con la mia cultura e la mia fede?”. Dall’altra c’è il
problema del fascismo; di fronte al problema del fascismo, diciamo che il rapporto tra
fascismo e cultura è un tema amplissimo, toccato anche recentemente in occasione di
dibattito per l’uscita del libro di Angelo Dorsi che ha impegnato proprio lo stesso Bobbio e
Angelo Dorsi, e riguardo a questo tema, questo dibattito quello che si può dire è che
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bisogna fare molte distinzioni, c’è stata una politica culturale del regime, questo è
indubbio, una politica culturale del regime che ha creato dei privilegi nei confronti di un
…(?) di intellettuali. Si può anzi dire che gli accademici, gli universitari che si vengono a
formare nel periodo fascista in quel momento proprio diventano coscienti e consapevoli di
quella funzione che hanno all’interno di una politica delle istituzioni.
Una cultura politica che ha favorito anche lo stesso avvento del fascismo e non bisogna
dimenticare il fatto che la maggioranza di questi giovani comunque anche se erano a
contatto con personalità antifasciste, il mio libro ne ha ricordate diverse, erano comunque
socializzati all’interno di una cultura, di una società che era già fascista, il fascismo faceva
parte della loro cultura. Questo non significa dire che non esistono antifascisti, questo
dibattito in occasione del libro di Dorsi ha portato anche ad alcune conclusioni un po’
estreme, l’antifascismo è un processo storico , bisogna riconoscerlo e ricostruirlo e non
porci di fronte a eventuali adesioni con un giudizio morale, un tentativo di dare un giudizio
morale di condanna e nemmeno tentare di giustificare facendo una apologia. Io penso che
il compito dello storico ma anche del pensatore sia quello di ricostruire il processo e
domandarsi perché questo è avvenuto. Il perché Del Noce se lo domanda in maniera
molto chiara, molto netta nel dopoguerra ed è proprio questo che da origine a una sua
interpretazione del fascismo che rimane una delle più interessanti che anticipa in molti
punti anche quella che poi successivamente con una ricerca documentaria diede proprio
un esito felice. Nel 1943 ricordando che Capitini (scrive Del Noce) fu l’uomo che mi
convertì all’antifascismo, Del Noce scrive proprio non si capisce come è stato possibile
che un intero popolo sia stato dominato da un tiranno come Mussolini per vent’anni, in un
certo senso viene a dire ma lo scrive esplicitamente siamo stati tutti fascisti e questo dice,
non è una semplice formula. Questa affermazione e anche tutto lo sviluppo che c‘è in
numerosissimi documenti della sua riflessione, cosa vogliono dire, vogliono essere
un’autocritica da parte cattolica ma anche per la parte laica non solo per la parte cattolica
del principio della separazione tra filosofia e politica, tra religione e politica, guardate che
questo modello e io ho fatto riferimento al modello separatista cartesiano che Del Noce
adotta per alcuni anni che poi viene a coincidere anche con quell’illusione pro fascista che
è stata ricordata qui, questo modello è stato preso ed è stato parte integrante della
riflessione di molti laici, lo stesso Croce che parlava appunto di una filosofia degli istinti ma
anche Garin, se voi pendete le affermazioni che anche Garin fa in occasione del dibattito
che si è scatenato per la lettera famosa di Bobbio scritta a Mussolini, Garin dice
esattamente questo, noi procedevamo come cartesio “larvatus prodeo” (?) (avanzo
mascherato) continuavamo a studiare, aderivamo in un certo senso al regime per poter
continuare a studiare e fare i nostri studi. Questo Del Noce lo analizza in una maniera
molto, molto chiara in uno scritto del ’45 nel quale dice: “È vero che tutti noi intellettuali
abbiamo auto un rifiuto morale del fascismo ma possiamo dire che a questo rifiuto morale
conseguì un rifiuto politico, non lo possiamo dire, perché c’è stata una dissociazione”.
Ecco che la filosofia politica di Del Noce elaborata nel dopoguerra negli anni diciamo che
vanno a cavallo tra il ’44 ancora prima della fine della guerra e il 1950, si pone come
problema centrale proprio questo. La funzione politica della cultura, in questo caso è la
cultura cattolica, però è un problema che come potete capire, non può essere evitato da
qualunque altra filosofia che si ispiri ad altri principi diversi da quelli cattolici , da una
filosofia laica marxista , oggi , parlare di Marxismo è un po’ difficile però comunque
diciamo che è un problema anche un po’ centrale ed è su questo che lui costruisce la sua
riflessione .
Diciamo che non voglio aggiungere altro anche per lasciare spazio ad eventuali domande
perciò vi ringrazio per la vostra attenzione e qui concludo.
MODERATORE C. GROTTI
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Chi vuol fare delle domande è pregato di farle al microfono per la registrazione
DOMANDA
Io vorrei sentire qualcosa di più sull’alternativa di Del Noce a al neotomismodi cui lei
parlava e soprattutto del rapporto che c’è stato o non c’è stato con il neotomismodella
Cattolica di Milano .
DOMANDA
Capisco che il discorso è molto lungo , ma chiedo se la cattolicità della posizione di Del
Noce , come filosofo , non abbia anche questo valore , o soprattutto questo valore di
esprimere l’unica reale alternativa al laicismo , sul piano culturale .
Credo che lui abbia conquistato questa consapevolezza gradualmente e ,allora ,questo
pone il problema del rapporto , all’interno del laicismo tra le varie correnti laicismo e il
fascismo .
C’è un aspetto sostanziale per cui il fascismo è completamente inscritto dentro l’ambito del
laicismo moderno , e , in qualche modo , ne costituisce uno degli esiti totalizzanti .
Allora io credo che non si tratti forse , per un tipo come Del Noce, di una militanza , nel
senso associativo e nel senso delle formazioni ecclesiastiche o clericali , ma di avere
proposto con un rigore estremo la grande lotta tra la modernità ed il cattolicesimo , una
lotta che non guardava soltanto il passato , ma che si caricava della responsabilità di
guardare il futuro e questo spiega il nesso profondo ,sostanziale , molto impegnato , fra
l’ultimo Del Noce e un magistero come quello dell’attuale pontefice , che certamente ha
spinto la battaglia tra la modernità ed il cattolicesimo , non dietro , non nella via di una
possibile restaurazione , ma nel senso del futuro nella costruzione di una società in cui
l’uomo è al centro come protagonista della sua storia.
Ho voluto farvi questa domanda perché mi pare che il problema del cattolicesimo della
filosofia di Del Noce implichi almeno l’apertura di uno scenario come questo
DOMANDA :
Mi fa piacere che ci sia anche qui Don Negri perché mi pare che ci sia un elemento che
lega il suo intervento di ieri al tema di oggi .
Il tema del risorgimento per Del Noce passa attraverso Antonio Rosmini che qui non è
ancora stato citato , forse questo spiega una certa opposizione del neotonismo, ma credo
che la riflessione sul risorgimento sia centrale nel pensiero di Del Noce e soprattutto in
quel risorgimento cattolico che doveva essere secondo don Rosmini.
DOMANDA:
io sono un profano della filosofia , però come spesso , molti presenti , mi faccio spesso la
domanda come può un cattolico scendere nello scenario della politica e quindi come può
assumere una scelta confrontandosi con i partirti senza essere influenzato da questa
machina dei partitologia , volevo chiedere come un cattolico deve affrontare lo scenario
della politica ed raffrontarsi per far sì che nel parlamento entri il vangelo di Cristo .
DOMANDA :
Io volevo fare due domande .
La prima volevo avere maggior chiarimento riguardo l’isolamento di Del Noce dentro alla
filosofia cattolica .
La seconda , poco cattolica , cosa penserebbe oggi Del Noce , se fosse vivo , della
situazione politica italiana , riguardo i due temi fondamentali per lui cioè quello dei partiti
cattolici e il problema dei partiti che si richiamano a valori forti liberali con temperamenti
sempre da valori cattolici.
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GROTTI :
Iniziamo il giro delle risposte .
R4 MARIO QUARANTA :
Dicevo che il neotomismoè stato assunto dalla chiesa come filosofia ufficiale e nel
momento in cui crolla il muro di Berlino , le armature ideologiche che hanno tenuto banco
per 40 anni tra gli opposti schieramenti son crollate .
All’interno del pensiero cattolico sono emersi quegli orientamenti diversi o divergenti che
prima erano bloccati perché c’era stata una scelta da parte della chiesa .
Qual’è la differenza di fondo tra la posizione di Del Noce e il neotomismo perché non può
accettare il neotomismo ?
Perché il neotomismo ritiene che il pensiero cattolico si debba contrapporre frontalmente
al pensiero moderno .
Se noi vediamole opere di Olgiati , di tutti i neotomisti , di Padovani , vediamo che fanno
un libro su Croce , per dire che Croce ha sbagliato qui , là per contrapporsi radicalmente ,
per rifiutare la modernità come qualcosa che è andata contro il pensiero cristiano e perciò
va respinta integralmente .
Del Noce ha la posizione esattamente opposta , nel senso che la modernità deve fare il
suo corso , il marxismo deve raggiungere i suoi obiettivi perché possiamo coglierne
l’intima assurdità sul piano teorico e il suo volto totalitario , questa è la posizione di Del
Noce .
Il cristianesimo ha tali virtualità , capacità creatrice , che deve non adattare i principi alle
forme diverse che storicamente si creano , no , deve rimaner saldo nei principi ma tener
conto delle varietà delle esigenze dei problemi nuovi che via via sorgono .
O noi utilizziamo il pensiero cristiano nelle sue potenzialità di dare risposte nuove , o
altrimenti ripetiamo sempre il verbo di San Tommaso e accettiamo come modello filosofico
e non solo filosofico , il medioevo usando un linguaggio che non è comprensibile alle
nuove generazioni , è inadeguato ai problemi che urgono .
Il suo isolamento, è questo il suo isolamento , egli capisce che quando Gemelli che è una
delle autorità indiscusse nella cultura cattolica in Italia , che è il rettore dell’università
cattolica , inizia la sua rivista dicendo torniamo al medioevo , beh un intellettuale come Del
Noce che, è nato culturalmente in contatto con Dino Zini , neorosminiano , che è in
contatto con Neuvalta ( ? ) uno dei grandi teorici dell’etica laica , ma aperto al religioso
come Neuvalta etc , non può accettarlo , si vede estraneo , e cerca una nuova via , la
trova , anzi , questa via che viene rivalutata nel momento in cui le armature ideologiche dei
diversi campi , laico , cattolico vengono meno intorno a Rosmini, non c’è dubbio che è
quello che ha rivalutato Rosmini, ma rivalutato Rosmini moralista , teorico dell’etica non il
Rosmini come pensatore completo , la situazione politica, ma è chiaro cos’è , dopo il muro
di Berlino è crollato è venuto meno ciò che ha caratterizzato tutta la cultura politica in
questi 100 anni , è crollato l’integralismo cattolico , si sta ritornando a un neoguelfismo
sconfitto guarda caso proprio all’inizio del nostro risorgimento , ecco perché è importante il
nostro risorgimento per Del Noce , il risorgimento è prima di tutto una categoria filosofica .
Ribadire il ruolo della chiesa dopo gli integralismi , ecco il grande dibattito che ha aperto
Del Noce , oggi a cosa stiamo assistendo , se non al ritorno al neoguelfismo , cioè al
ritorno a quel tentativo , portato avanti da Gioberti ecc , di un dialogo e di uno scontro di
principi come pensiero laico e Del Noce non poteva oggi che ribadire la sua posizione , il
pensiero cristiano può oggi avere un ruolo decisivo nel momento in cui abbiamo assistito
all’eclissi dei totalitarismi , nazismo , fascismo e comunismo che sono l’espressione di una
cultura laica immanentistica nella versione liberale e nella versione marxista , questo è il
problema che egli si è posto .
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La liberal-democrazia è fallita perché ha opposto fragili resistenze filosofiche , prima di
tutto , ai totalitarismi , ha aperto la via ai totalitarismi , si può dire che poi ha fatto la sua
autocritica , si era forzata , ha tentato di dare una risposta , visto gli esiti devastanti dei
totalitarismi così pure il pensiero cattolico , così pure il pensiero di Del Noce , ecco che
cosa secondo me direbbe , oggi bisogna riprendere le file di un discorso che per ragioni
storiche ben precise è stato interrotto e dai cattolici e dai laici , per quello son curioso di
vedere questa mostra sul risorgimento , perché da quello che ho letto su Repubblica o su
altri giornali penso proprio che non sia di stampo Delnociano cioè non apre il discorso , ma
lo chiuda , però prima devo andare a vederla per dare questo giudizio , cioè per ripetere o
meno il giudizio che ho sentito dire .
E’ giusto riprendere il discorso del risorgimento , è fondamentale nel momento in cui si
pone il problema di dare una nuova costituzione all’Italia , oggi ci saranno quelli che ne
discutono cioè di dare un nuovo assetto unitario o federalista , comunque sia diverso da
quello che è scaturito da tutta la nostra storia che è stata una storia di centralismo ecc, dal
risorgimento in poi.
Ma il pensiero cattolico che tipo di contributo dà in questo momento , qual è il filone che
dev’essere recuperato per dialogare sul serio con tutti gli altri , Del Noce non aveva dubbi ,
è il pensiero neoguelfo .
Relatore 2 : CEDRONI LORELLA
Ma , io volevo semplicemente rispondere con una battuta in quanto l’intervento che mi ha
preceduto in parte ha fornito le risposte a quelle domande su come dovrebbe comportarsi
un cattolico oggi per scendere in politica e l’altra domanda cosa penserebbe oggi Del
Noce dei partiti cattolici e dei partiti liberali che assumono il cattolicesimo come istanza al
loro interno , ecco questa è una domanda al quanto difficile , parto dalla seconda.
Sarebbe molto deluso dei partiti cattolici attuali , stando ai suoi scritti, e ancora di più dei
partiti liberali , l’altra domanda , come un cattolico può scendere in politica , ci sono due
modi ,attraverso i partiti , che sono il canale canonico , tradizionale , attraverso il quale si
può far giungere la voce non soltanto dei parlamentari , ma anche la voce di coloro che
sono rappresentati , quindi attraverso i partiti , singolarmente , ma bisogna essere delle
persone estremamente forti e la seconda è creando un movimento , cioè seguendo e
dando risposte nuove e quindi non seguendo la scie e i canali , le strade che sono già
tracciate da i partiti che sono cattolici fino in fondo non sono.
Relatore 1 :DELL’ERA TOMMASO
Si , volevo ricollegarmi a quanto è stato detto rispondendo alle domande e partirei da
questo discorso del risorgimento , il risorgimento è sicuramente , uno dei problemi centrali
della produzione di Del Noce , io mi sono fermato al 1950 perché ritengo che a questa
data sia già presente tutta la struttura essenziale del pensiero di Del Noce , tant’è vero che
la categoria che è stata richiamata di fedeltà creatrice ,che è quella che dà il fondamento
ideale alla democrazia cristiana , democrazia cristiana intesa non semplicemente come
partito , ma come realizzazione di una democrazia completa per l’uomo , questa idea è ,
proprio da un punto di vista categoriale , chiamiamolo così , è costituita dal superamento
della posizione della conservazione della destra e dal superamento della posizione della
sinistra , un superamento in senso Hegeliano , cioè un superamento che conserva i lati
migliori ,se vogliamo chiamarli così .
Questa stessa categoria , noi la ritroviamo , nell’altro libro , poco ricordato , di Augusto Del
Noce che è la Riforma Cattolica.
La Riforma cattolica che cos’è ? Libro dedicato alla genesi della filosofia moderna , è il
tentativo di Del Noce di far vedere come ,nella riforma cattolica , cioè nei pensatori che
fanno parte di quella che viene definita riforma cattolica , c’è il contenuto filosofico valido .
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Anche qui la riforma cattolica non è né restaurazione completa cioè non è controriforma ,
ma non è neanche eresia , uscita dalla chiesa.
Il risorgimento come categoria filosofica vuol essere esattamente questo, non laicismo ,
ma nemmeno cattolicesimo conservatore .
Quindi come vedete , nel pensiero di Del Noce ritornano , anche se poi l’interpretazione
del risorgimento viene limitata da Del Noce stesso , comunque sia , ciò che lui scrisse nel
1960 in dibattito con Matteucci è una categoria che è già presente nella sua forma
strutturale prima , cioè nel dopoguerra .
Per quanto riguarda il laicismo , la domanda che è stata fatta è assolutamente vera , nel
senso che c’è una critica molto forte di Del Noce nei confronti del laicismo , una critica che
comincia in questi anni e che prende forma come critica all’azionismo gli stessi argomenti
che noi troviamo nel 45 contro il partito d’azione li ritroviamo poi negli anni 70 in relazione
a Bobbio .
C’è quindi un pensiero che Del Noce , durante tutto il percorso culturale , eche pioi viene a
sostanziare nella sua polemica con Bobbio , nella quale non voglio entrare perché è molto
complessa .
Precisando ancora il discorso svolto tra Del Noce e l’università Cattolica bisogna tener
conto che Del Noce ebbe dei rapporti personali molto intensi con Sofia Lanni Roighi ,
conosceva benissimo i suoi scritti , conobbe anche Bontadini , quindi Del noce è sì un
pensatore isolato , è un pensatore in un certo senso che cerca di inserirsi in questo
tentativo della chiesa cattolica di creare una cultura cattolica .
Vi sono alcuni curricula che egli scrive in cui dice “ mi formai ai tempi della crisi
dell’attualismo cercando un’alternativa all’interpretazione della storia della filosofia che
Gentile dava , un’alternativa che però sia cattolica , è per questo che mi avvicinai
all’interpretazione della filosofia moderna portata avanti dai pensatori francesi e italiani .
Per quanto riguarda l’ultima cosa ,l’impegno politico del cattolico , cattolicesimo e politica
c’è anche un’altra cosa che Del Noce dice , criticando Croce , uno dei suoi obiettivi
polemici , infatti ciò che scrisse Matteucci nella prefazione al problema dell’ateismo , ossia
che Del Noce non prende molto in considerazione Croce , in realtà non è vero , perché
Croce è uno dei pensatori che sono più presenti nei riferimenti culturali che Del Noce fa in
questi anni , cioè dal 1914 a 1950 , cosa dice di Croce Del Noce ? “Attenzione che
l’interpretazione che Croce ha dato della storia rende l’individuo irresponsabile e fa
responsabile solo l’individuo ” perciò il tentativo di creare una politica cristiana in Del Noce
è anche mirato alla responsabilità individuale ,bisogna essere fedeli ai principi perenni
del cristianesimo , ma trovare in prima persona , e qui la lezione di Maritaine , una nuova
forma storica concreta , e questo è dato non solo alle elite ed ai partiti che rappresentano
questa elite , ma è dato anche dall’impegno politico del cristiano , che non deve assumere
la forma separatista ma deve essere concretamente..
E’ chiaro che qua non stiamo dando nessuna forma di consigli spirituale , perché
,ovviamente , Del Noce si pone su un altro piano , però questa mi sembra essere la sua
lezione .
MODERTATORE : GROTTI
Ringraziando i relatori intervenuti vi ricordo che il libro è in vendita in libreria e tra poco
sarà presente anche l’autore che firmerà le copie di quanti vorranno acquistarlo . Grazie .
Arrivederci.( applausi )
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