UOMO OGGI L’INTERVISTA LINO GUANCIALE Il goleador delle fiction a cura di S t e f a n o M a r c h e t t i Il giovane attore abruzzese, Lino Guanciale, è sempre più presente in televisione, al cinema e a teatro. E nelle prossime settimane sarà sul palcoscenico con un lavoro sugli anni che hanno preceduto la Grande guerra. «Mi definisco un educ-attore» Guanciale, qui in un primo piano, ha la passione per la didattica: in passato girava per le scuole per sensibilizzare al teatro le giovani generazioni. MESSAGGERO 22 | DI SANT N el campionato delle fiction più amate delle recenti stagioni televisive, Lino Guanciale gioca da goleador. Un vero campione. È stato il razionale professor Guido Corsi accanto all’irrefrenabile suor Angela (Elena Sofia Ricci) in Che Dio ci aiuti, poi Ruggero Benedetti Valentini, rampollo di una stirpe di industriali, in Una grande famiglia e ha indossato gli abiti storici del conte Guido Fossà ne La dama velata: presto lo rivedremo anche in ruoli di finanziere e medico, protagonista di nuove produzioni. «La tv e il cinema sono molto divertenti da praticare e mi hanno insegnato tanto – ammette – ma se non potessi dedicarmi anche al teatro forse smetterei di fare questo mestiere. Credo che per un attore sia fondamentale il confronto diretto con il pubblico, sapere che c’è qualcuno in sala». Ecco perché, dividendosi tra il set e il palcoscenico, Guanciale ha dedicato il suo 2015 anche a Carissimi Padri, un percorso di teatro partecipato, ideato da Emilia Romagna Teatro e diretto da Claudio Longhi, a un secolo dalla Grande guerra. Il progetto (che ha coinvolto scuole, associazioni e biblioteche con letture, performance, concerti) ha voluto esplorare soprattutto gli anni che precedettero il primo conflitto mondia- ’ANTONIO gennaio 2016 le, quelli in cui l’Europa sembrava occuparsi di tutt’altro mentre scivolava lentamente verso il baratro: è un richiamo forte – e tanto più attuale – al valore immenso della pace, di cui spesso non ci rendiamo conto. Tutte le tessere del puzzle avviato nell’anno appena trascorso si comporranno nel trittico che suggellerà il progetto, Istruzioni per non morire in pace, scritto da Paolo Di Pao- lo, in scena al teatro Storchi di Modena dal 7 al 17 gennaio, poi al Bonci di Cesena dal 28 al 31 dello stesso mese e il prossimo autunno a Firenze, al Teatro della Toscana. Msa. Ricordare la guerra parlando degli anni di pace. Perché? Guanciale. Alla Grande guerra sono stati dedicati tantissimi studi e saggi, eppure non si riesce effettivamente a identificare una causa sca- tenante di quel conflitto: è la dimostrazione di come la storia possa procedere per derive, con esiti fatali che bisogna neutralizzare prima che sia troppo tardi. Stefan Zweig ha dato un’immagine efficace dell’Occidente prima della Grande guerra: era un mondo che credeva di essere alla fine della Storia, protagonista di una pace eterna e con un benessere imperituro, ma come un sonnambulo arrivò sul ciglio di un burrone e vi precipitò. Vi si legge molto del mondo attuale? Sì, è sempre facile illudersi che i conflitti siano alle nostre spalle e che davanti a noi non esistano rischi. Ma la guerra è una specie di virus dormiente che può esplodere quasi in qualsiasi momento. La società che tra il 1900 e il 1914 camminò verso la Prima guerra mondiale può a tratti ricordare il nostro tempo. La pace è un valore fragile... Con Il Ratto d’Europa, un altro progetto teatrale che abbiamo realizzato un paio di anni fa, abbiamo raccontato anche questo. L’Unione europea, pur con i suoi difetti e con la necessità di migliorare per arrivare a una coesione vera, ha garantito tanti anni di pace, soprattutto attorno ad alcuni snodi fondamentali, come i rapporti tra Francia e Germania o tra Germania e Inghilterra, che a lungo hanno generato conflitti. Abbiamo fatto tutti insieme qualche passo in più. Ora chiediamoci come costruire una pace duratura nel nostro continente, evitando errori del passato. Come racconterete, dunque, quel mondo di più di un secolo fa? Anche con il tono della commedia. Si alterneranno momenti di vero e proprio cabaret, come ai primi anni del Novecento, a passaggi drammatici, legati agli eventi di quei giorni. Adotteremo il registro grottesco e lo straniamento di Brecht, aperto a sfumature diverse, da quelle più prossime al realismo di ricostruzione storica a quelle più spinte verso il divertissement. Questi progetti si creano con l’apporto di tanti. Come è nata l’idea di teatro partecipato? Qualche anno fa insieme con Claudio Longhi abbiamo deciso di staccarci dalla nor- male tipologia degli spettacoli. Nel nostro Paese ci sono alcune fasce generazionali, come i giovani, che non vedono più nel teatro un punto di riferimento. Invece, sia io che Claudio (che è anche docente universitario) abbiamo sempre avuto la passione per la didattica: io mi definisco a volte un educ-attore. E così abbiamo pensato di accompagnare ogni nuovo spettacolo con una campagna di formazione che partisse già dagli studenti delle superiori. Andavamo nelle classi con delle incursioni, dei curiosi blitz tra recitazione e spiegazione, per dare ai ragazzi gli strumenti giusti per entrare nello spirito di un testo o di un’epoca. E ci siamo resi conto che di fame teatrale in realtà ce n’è tanta, soprattutto tra i giovani... In seguito abbiamo esteso questo modulo a tutto il pubblico e alla cosiddetta società civile. In che modo? In una città cerchiamo di coinvolgere quante più persone possibili nella riflessione su un tema. Modena ci ha dato la possibilità di farlo, prima parlando di Europa e poi della Grande guerra e della pace. La risposta è stata fantastica, perfino sorprendente. Per vari mesi leggiamo insieme, teniamo laboratori, incontriamo tanta gente, per approdare allo spettacolo conclusivo. Non pretendiamo comunque di consegnare una verità assoluta. Come è nata in lei la passione per la recitazione? In famiglia nessuno proveniva da un ambito prettamente artistico. Mio padre è medico, mia madre insegnante: da loro però ho ricevuto l’interesse per la musica, il cinema, e soprattutto la lettura. Poi un laboratorio teatrale all’ultimo anno delle superiori è stato fatale: in quel momento ho capito che recita- la scheda Lino Guanciale ha 36 anni ed è originario di Avezzano (L’Aquila). Si è diplomato nel 2003 all’Accademia nazionale di arte drammatica Silvio D’Amico di Roma. La sua carriera di attore teatrale lo ha portato a lavorare con Gigi Proietti, Luca Ronconi, Massimo Popolizio, e soprattutto con Franco Branciaroli e Claudio Longhi, con cui ha avviato un sodalizio artistico che prosegue tuttora. Al cinema ha debuttato nel 2009, interpretando Mozart nel film Io, Don Giovanni di Carlos Saura. Ha preso parte anche a To Rome with love di Woody Allen. Dal 2011 lo ha scoperto la televisione: la sua prima fiction è stata Il segreto dell’acqua su Raiuno, seguita da altre serie di grande successo, come Che Dio ci aiuti, Una grande famiglia e La dama velata. In parallelo, Guanciale ha sempre mantenuto l’attività teatrale, che negli ultimi anni si è svolta spesso sotto l’egida di Emilia Romagna Teatro: tra il 2011 e il 2012 è stato tra i protagonisti de La resistibile ascesa di Arturo Ui di Brecht, con Umberto Orsini e la regia di Claudio Longhi, poi negli anni successivi è stato parte della compagnia de Il Ratto d’Europa e del progetto Carissimi Padri. Nel 2015 ha vinto il premio Flaiano. MESSAGGERO DI gennaio 2016 SANT ’ANTONIO | 23 UOMO OGGI L’INTERVISTA Il valore della pace Lino Guanciale (il primo a sinistra) si è dedicato a un percorso di teatro partecipato dal titolo Carissimi Padri, proposto nel centenario della Grande guerra. Il progetto, ideato e diretto da Claudio Longhi, ha voluto esplorare soprattutto gli anni che precedettero il conlitto. VITTORIO TABOGA re mi faceva stare bene. Avrei potuto laurearmi in Medicina, ma ho preferito entrare all’Accademia nazionale di arte drammatica Silvio D’Amico di Roma. All’inizio i miei erano perplessi, soprattutto perché non conoscevano quello a cui mi sarei dedicato, poi mi hanno sostenuto e appoggiato. Ora mio padre è il mio fan più convinto. Il primo spettacolo è stato con Gigi Proietti... Appena uscito dall’Accademia ho avuto la fortuna di essere accolto nel cast di Romeo e Giulietta, un bell’esempio di fantasia teatrale, e un’esperienza fondamentale, la prima fuori da scuola. Poi ho avuto l’onore di lavorare con Franco Branciaroli, che continuo a reputare l’attore più intelligente e ricco di talenti che abbiamo in Italia: con lui sono stati anni di crescita fortissima. Nella sua compagnia ho conosciuto Claudio Longhi con cui poi abbiamo iniziato un percorso artistico che continua. È stato anche rugbista nella Nazionale giovanile. Che cosa le ha dato questo sport? Moltissimo, perché disciplina profondamente, insegna la collaborazione. Nel rugby non si riesce veramente a vincere se non si gioca insieme, e occorre entrare nel quadro e nell’idea di un progetto di squadra. Per un ragazzo coMESSAGGERO 24 | DI SANT ’ANTONIO gennaio 2016 me ero io si è trattato di un banco di prova fortissimo. Teatro, cinema, tv: quali sono le differenze? Lavorare davanti a una macchina da presa richiede una soglia di concentrazione altissima, anche per poter ottimizzare il tempo che si ha a disposizione. Certo, quando sono sul set non posso fare a meno di pensare che in quel momento sto recitando non per chi vedrà poi quel girato, ma per il regista che lo sta guardando ai monitor e per la troupe. Insomma, torno sempre con la mente al teatro, a una platea. Quando a 19 anni ho recitato per la prima volta, ho realizzato che, timido com’ero, il teatro era il posto in cui potevo veramente incontrare gli altri. Il teatro resta sempre la mia casa. Quali saranno i prossimi progetti in tv? Su Raiuno prossimamente andrà in onda Il sistema con Claudio Gioè e Gabriella Pession, un bel poliziesco, anzi direi un «finanziesco», visto che interpretiamo finanzieri: la storia ricorda il calderone di malaffare che si è scoperchiato a Roma, anche se è stata scritta in tempi non sospetti. Poi L’allieva, una serie di gialli in forma di commedia, tratti da una fortunata serie di romanzi di Alessia Gazzola, che ho interpretato insieme con Alessandra Ma- stronardi. Sto girando anche un’altra serie in forma di commedia, Non dirlo al mio capo, con Vanessa Incontrada. Mamma Rai mi ha adottato. E tornerà anche a Che Dio ci aiuti? Le opportunità di lavoro che stavano crescendo erano tali che io stesso ho chiesto di avere un impegno più limitato nella quarta serie. Il personaggio di Guido Corsi non sparirà, anzi sarà presente con una bella nota lieta all’inizio, ma interverrà con minore frequenza. In quella fiction è protagonista una suora. Qual è il suo rapporto con la spiritualità? Ho ricevuto un’educazione cattolica molto forte, fatta di esempi positivi. In casa mia sono tutti cattolici praticanti: c’è una laicità comportamentale fondata comunque su valori cristiani molto sentiti. Questo mi ha lasciato un’impronta fortissima e un’etica del servizio: sono stato anche scout per dieci anni, un’esperienza fondamentale che porto dentro. Sono convinto che fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te sia la migliore risposta per cercare di vivere meglio. Ora non sono credente, ma rispetto moltissimo chi ha fede perché la fede è un dono importante, forse il più importante che una persona possa avere. E a me oggi manca. Q Edizione del: 08/01/16 Estratto da pag.: 60 Foglio: 1/3 Peso: 60-91%,62-94% Servizi di Media Monitoring Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. 104-115-080 Sezione: SPETTACOLI Dir. Resp.: Pier Luigi Vercesi Tiratura: n.d. Diffusione: n.d. Lettori: n.d. Peso: 60-91%,62-94% Servizi di Media Monitoring Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. 104-115-080 Sezione: SPETTACOLI Edizione del: 08/01/16 Estratto da pag.: 60 Foglio: 2/3 Peso: 60-91%,62-94% Servizi di Media Monitoring Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. 104-115-080 Sezione: SPETTACOLI Edizione del: 08/01/16 Estratto da pag.: 60 Foglio: 3/3 Edizione del: 08/01/16 Estratto da pag.: 61 Foglio: 1/1 Peso: 19% Servizi di Media Monitoring Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. 104-115-080 Sezione: TEATRO DELLA PERGOLA Dir. Resp.: Pier Luigi Vercesi Tiratura: n.d. Diffusione: n.d. Lettori: n.d. Edizione del: 10/01/16 Estratto da pag.: 14 Foglio: 1/1 Peso: 5% Servizi di Media Monitoring Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. 131-103-080 Sezione: SPETTACOLI Dir. Resp.: Roberto Napoletano Tiratura: n.d. Diffusione: n.d. Lettori: n.d. ilsole24ore.com Notizia del: 15/01/2016 Foglio: 1/2 Sezione: FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSC... domenica24 casa24 moda24 food24 24 motori24 job24 stream24 viaggi24 salute24 shopping24 radio24 altri Accedi Cerca How To Spend It Professioni e Imprese24 Business School ed eventi NEW! Archivio storico Strumenti di lavoro Versione digitale Venerdì • 15 Gennaio 2016 • Aggiornato alle 18:25 ARTE CINEMA Cultura-Domenica LIBRI MUSICA TEATRO E DANZA IL MAGAZINE JUNIOR ARCHIVIO NÓVA Archivio Nel grottesco cabaret della Grande Guerra IN QUESTO ARTICOLO Argomenti: Paolo Di Paolo | Olimpia Greco | Claudio Longhi | Tommaso Checcucci | Donatella Allegro | Simone Tangolo | Simone Francia | Lino Guanciale | Eugenio Papalia di Giuseppe Distefano 15 gennaio 2016 My24 È una ingegnosa macchina spettacolare, articolata e lineare, frastagliata e compatta, quella messa in campo dal regista Claudio Longhi e dai suoi magnifici attori, con la drammaturgia a più mani di Paolo Di Paolo, per parlare della Grande Guerra. Impresa titanica, di sfaccettata complessità, che ha attivato da più di un anno un “teatro partecipato” coinvolgendo un'intera comunità cittadina. Con risultati entusiasmanti sul piano creativo, umano e civile. Artefice dell'operazione l'Ert e varie istituzioni. “Carissimi padri… Almanacchi della Grande Pace. 1900-1915” è il titolo del progetto che ha innescato molteplici iniziative sul territorio modenese con risultato finale lo spettacolo “Istruzioni per non morire in pace”, ovvero le origini, i caratteri, le cause che hanno generato il primo conflitto mondiale. A sintetizzarlo scenicamente è un lunghissimo racconto diviso in tre capitoli autonomi che mescola fatti e persone reali a schegge di testi e brani di autori (Mann, Kafka, Eschilo, ecc.), e situazioni inventate. Un libero intreccio tra storia e realtà, dove sono confluiti molti materiali drammaturgici, restituiti in un fantastico patchwork espressionista: un grande cabaret di sapore brechtiano, a dir poco geniale. Un grande varietà ironico, a tratti inquietante, sulle rovine di ieri e sulle possibili macerie del domani, minaccioso più che mai se si guarda al presente, all'attualità che lo spettacolo ha inevitabilmente inglobato lungo la sua gestazione con le molte connessioni tra la storia di ieri e quella di oggi. POP Bowie, Bolan e gli altri. Le stelle (cadute e non) della galassia glam rock di Francesco Prisco CINEMA Addio a Franco Citti, l'Accattone di Pasolini di Andrea Chimento CINEMA -23059385 “Istruzioni per non morire in pace” è una satira feroce e grottesca sui folli meccanismi che un secolo fa permisero la messa a punto del terribile ordigno di distruzione nell'Europa della Belle Epoque intercettando le utopie socialiste, le foie nazionaliste, le cupidigie colonialiste. Il primo capitolo, “Patrimoni”, verte sul mondo del capitalismo dell'industria pesante che ebbe un rapporto contrastato con la guerra, tra detrattori e fautori, tra chi la osteggiava e chi la sosteneva. “Rivoluzioni” osserva il mondo socialista, che era diviso tra pacifisti e interventisti; e “Teatro” scruta il mondo della guerra attraverso quella forma di cultura satirica dell'epoca che era l'avanspettacolo. Tutto questo rappresentato attraverso una saga ULTIMI DI SEZIONE Servizi di Media Monitoring http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-01-15/nel-grottesco-cabaret-grande-guerra-154246.shtml?uuid=ACLGzoAC TEATRO Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. Tweet ilsole24ore.com Notizia del: 15/01/2016 Foglio: 2/2 Sezione: FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSC... famigliare e alle concatenazioni che ne scaturiscono in cui la sorte dei singoli si intreccia al futuro delle nazioni. Scorre la storia di una famiglia borghese d'imprenditori, i Gottardi, dilaniata internamente dai contrasti generazionali: padri avidi e senza scrupoli, pronti ad armare per accaparrarsi il potere economico, accanto a figli e figlie sprezzanti, bohèmiennes voraci o sventurate soccombenti. L'affresco globale che emerge è una società frivola di sonnambuli che non si rendevano conto di marciare verso l'abisso, come aveva ben sintetizzato Karl Kraus: “Personaggi da operetta hanno recitato la tragedia dell'umanità”. La messinscena procede veloce per montaggi a quadri, per accostamenti di situazioni grottesche, puntando più “su uno sguardo psicanalitico, sulla dimensione antropologica, culturale e anche erotica della guerra” precisa il regista Longhi. A dare volto e consistenza ai molti personaggi sono i nove generosi attori che, grazie a delle caricaturali maschere posticce di stoffa, buffissime, a parrucche e a costumi d'epoca che si rifanno all'immaginario espressionista, si moltiplicano continuamente sul grande palcoscenico incorniciato con luminarie da cabaret, tra incursioni in platea, sui palchi e su una pedana centrale, senza sosta intrecciando affari, arte, filosofia, politica, e religione. Nella divertente scorribanda che include il canto, tra enormi tende e sipari scorrevoli, cannoni, passerelle e scale metalliche, arredi domestici, proiezioni di illustrazioni e cartoline d'epoca come scenari, di carte geografiche e musiche, che ci immergono nel clima del Novecento, sfilano quei destini votati al fallimento incrociando una moltitudine di personaggi: politici, letterati, artisti, scienziati, rivoluzionari, giornalisti, da Churchill a Marx a Freud, da Musil a Mann a D'Annunzio, da Kipling a Salgari. In questa dimensione da operetta parodizzante, caricaturale; in questo crocevia burlesco di uomini ed eventi, di echi e rimandi al Novecento, irrompe fortemente la tragedia, e il monito contro l'insensatezza dell'essere umano, con la speranza che conoscere e comprendere si possa tradurre in responsabilità di azione del proprio agire, in capacità di migliorare il mondo circostante. Nomination agli Oscar: «Revenant Redivivo» è il favorito. Candidato Morricone - Foto di Andrea Chimento «Moonwalk - la funzione crea la forma», spettacolo fuori dagli schemi alla Lavanderia a Vapore di Torino Foto di Chiara Castellazzi IL SOLE 24 ORE L'archivio del Domenicale è online - Leggi CINEMA Addio ad Alan Rickman, il Severus Piton della saga di «Harry Potter» di Andrea Chimento Tutto su Cultura? SHOPPING2 4 “Istruzioni per non morire in pace”, di Paolo Di Paolo, regia Claudio Longhi, con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell'Utri, Simone Francia, Olimpia Greco (fisarmonica e pianoforte), Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Simone Tangolo, scene Guia Buzzi, costumi Gianluca Sbicca, luci Tommaso Checcucci, arrangiamenti musicali Olimpia Greco. Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro della Toscana. Prima assoluta a Modena, Teatro Storchi, fino al 17/1, e a Cesena, Teatro Bonci, dal 28 al 31/01/2016. CLICCA PER CONDIVIDERE ©RIPRODUZIONE RISERVATA COMMENTA LA NOTIZIA DAI NOSTRI ARCHIVI Leggi e scrivi TAG: Paolo Di Paolo, Olimpia Greco, Claudio Longhi, Tommaso Checcucci, Donatella Allegro, Simone Tangolo, Simone Francia, Lino Guanciale, Eugenio Papalia, Diana Manea, Michele Dell'Utri, Nicola Bortolotti, Gianluca -23059385 Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. Sbicca, Karl Kraus, Kipling, Teatro Servizi di Media Monitoring http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-01-15/nel-grottesco-cabaret-grande-guerra-154246.shtml?uuid=ACLGzoAC Edizione del: 15/01/16 Estratto da pag.: 29 Foglio: 1/1 Peso: 24% Servizi di Media Monitoring Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. 075-126-080 Sezione: SPETTACOLI Dir. Resp.: Maurizio Molinari Tiratura: 293.648 Diffusione: 227.929 Lettori: 1.383.000 Edizione del: 17/01/16 Estratto da pag.: 55 Foglio: 1/1 Peso: 43% Servizi di Media Monitoring Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. 075-126-080 Sezione: SPETTACOLI Dir. Resp.: Mario Calabresi Tiratura: 327.328 Diffusione: 391.681 Lettori: 2.835.000 38 GIOVEDÌ 21 GENNAIO 2016 Spettacoli Eroico Jamie Foxx: salva un uomo estraendolo dal furgone che era finito in un fosso e stava per essere avvolto dalle fiamme Bologna: Vasco Rossi e Gaetano Curreri hanno L'incidente era avvenuto a poca distanza dall'abitazione dell'attore, che è subito intervenuto incontrato i piccoli pazienti dell'Istituto Rizzoli MUSICAL IN PROGRAMMA DAL 3 AL 10 CON IL CAST ORIGINALE, DA LOLA PONCE A GIO' DI TONNO E MATTEO SETTI TEATRO AL PARCO STAMATTINA E DOMANI Un'altra estate parmigiana per «Notre Dame de Paris» Torna in luglio il musical di Cocciante. David Zard: «La Pilotta, un luogo unico» Mariagrazia Manghi II Torna a Parma la storia di Quasimodo ed Esmeralda, il musical dei record «Notre Dame de Paris», prodotto da David Zard con le musiche di Riccardo Cocciante e il cast originale. Lo spettacolo, ospitato per la prima volta al Palacassa nel 2002 (l’anno del debutto), poi in Pilotta nel 2008 e al Teatro Regio nel 2010, promette ancora meraviglie e novità registiche nella versione che andrà in scena nella stagione estiva (il cui cartellone verrà presentato il 30 gennaio), con tre o quattro repliche dal 3 al 10 luglio nel cortile della Pilotta. Il patrocinio è del Comune di Parma. «In un’estate densa di occasioni avremo anche questo spettacolo fantastico - ha salutato il sindaco Federico Pizzarotti sappiamo che Parma ama il musical e in città c’è voglia, interesse e aspettativa per un’opera che ha contagiato milioni di spettatori in tutto il mondo”. A due anni dal Romeo e Giulietta si ricostruisce la sinergia tra Zard, l’organizzazione di Puzzle Spettacoli e il Comune di Parma. «Quello fu un successo straordinario - ricorda l’assessore alla Cultura Laura Maria Ferraris - la Per la quarta volta a Parma «Notre Dame de Paris» è già stato ospitato al PalaCassa, in Pilotta e al Regio. città vive questi spettacoli con autentica gioia. Con la presentazione di Notre Dame de Paris, unica data emiliana, anticipiamo un appuntamento del calendario estivo che si va definendo. Nella nostra città il percorso non è mai semplice, ha bisogno di una certa dose di follia. Contiamo di coinvolgere il Teatro Regio e altre realtà locali per l’organiz- atastrofe», il breve testo di Beckett che apre la serata e dà il titolo allo spettacolo ora in scena a Teatro Due, comprendente anche «Il linguaggio della montagna», «Il bicchiere della staffa» e «Il nuovo ordine mondiale» di Harold Pinter, lascia trapelare, nella sua densa essenzialità, una forma limpida, pura, molteplici strati interpretativi. Quella P che indica il Protagonista sottintende anche la condizione di Prigioniero? Frequente questa lettura, ricordando che l’opera era dedicata a Vaclav Havel, il drammaturgo di Praga in quel momento prigioniero politico. E nell’insieme dello spettacolo, diretto con l’abituale maestria da Massimiliano Farau, un bel rigore, fondamentale per autori così controllati, una distillazione di sensi e parole, il Beckett d’apertura finisce forse per nutrirsi, per riflesso, anche della precisa valenza politica dei testi di Pinter capaci di impegnare gli spettatori a ricordare, con il pensiero consapevole e la partecipa- «C zazione di una stagione che raccolga l’interesse del pubblico”. Conferma che la tappa del musical è stata inserita «senza ancora conoscere bene le condizioni», il produttore David Zard che si è affidato all’organizzazione della Puzzle Spettacoli, realtà parmigiana con cui ha costruito un rapporto di fiducia e stima. «Di Pilotta ce n’è una sola - ribadisce Prime del Teatro Valeria Ottolenghi «P» COME PROTAGONISTA MA ANCHE PRIGIONIERO NEI TESTI POLITICI DI BECKETT E PINTER zione emotiva, quanta sofferenza gli uomini sappiano procurare ai propri simili in nome dell’ordine, del potere, del controllo assoluto. Allora quando A (l’Assistente di R, il Regista) ripete due volte, guardando P, posto su di un piedistallo per essere ben visibile a tutti, Zard dichiarando il suo amore per Parma - Notre Dame è entrato nel dna degli italiani. Nei quattro anni in cui ci siamo fermati il pubblico ha sentito nostalgia. Io avrei anche aspettato, ma la richiesta era incessante. A questa ripresa non poteva mancare Parma». Lo spettacolo sarà in tour in tutta Italia. Il cast è quello originale con Lola Ponce, nel ruolo «sta tremando», l’attore/ artista così costretto all’obbedienza cieca, muto, sottomesso alle imposizioni esterne, sembra proprio di cogliere reale, concreta, l’affinità con le opere di Pinter che seguono. Oppure è quello solo un gioco metateatrale, anche autoironico, richiedendo i testi di Beckett un’adesione incondizionata non solo alle battute, ma anche ai gesti, alle pause, tutto millimetrato, necessario, definitivo? Non è importante darsi delle risposte: l’ambiguità è carattere prezioso dell’opera. Anche se la parola «Catastrofe», con l’applauso registrato, esposto P alla folla (il consenso del popolo?) crea inevitabilmente echi di disastri inarrestabili, dalle infinite, travolgenti sofferenze.Questo spettacolo di Massimiliano Farau, produzione Fondazione Teatro Due, è una ripresa, ma solo in piccola parte sono in scena gli stessi interpreti. E anche lo spazio è mutato, non più la sala Bignardi, il pubblico che si fronteggia, il piano girevole: nella sala piccola ora gli spettatori si trovano a seguire a poca distanza l’azione, minacce, di Esmeralda, Giò di Tonno, Quasimodo, Vittorio Matteucci, Frollo, Leonardo di Minno, Clopin, Matteo Setti, Gringoire, Graziano Galatone, Febo, Tania Tuccinardi, Fiordaliso. Coreografie e movimenti di scena sono curati da Martino Muller, i costumi sono di Fred Sathal e le scene di Christian Ratz; il regista Gilles Maheu. «Riporto nella mia città Notre Dame de Paris ha detto Ilaria Gradella di Puzzle Spettacoli, annunciando anche l'apertura delle prevendite dei biglietti - lo spettacolo sarà interpretato da un cast che ha dato tanto e che ha raccolto consensi in tutto il mondo. Questa sarà un’occasione per arricchire il calendario della stagione estiva a cui pensiamo di poter dare qualche altro contributo con la proposta di nuove rappresentazioni. Oggi è possibile per noi riaprire e rinnovare una collaborazione con il Teatro Regio e con l’amministrazione comunale». I biglietti a Parma (prezzo da 34 euro fino a 80 euro per la poltronissima gold) saranno disponbibili nel circuito Ticketone e presso la biglietteria di Puzzle in via Borsari, 1B. Infoline 0521 993628.u © RIPRODUZIONE RISERVATA «Catastrofe» di: Samuel Beckett. Traduzione Carlo Fruttero e Franco Lucentini «Il linguaggio della montagna», «Il bicchiere della staffa», «Il nuovo ordine mondiale» di: Harold Pinter traduzione: Alessandra Serra REGIA: Massimiliano Farau Un epico paradosso di vertiginosa energia II Uno spettacolo epico, dal ritmo rapsodico (nell’intento di Paolo Di Paolo, autore della complessa drammaturgia), vertiginoso, caleidoscopico, dinamico per quel libero evolvere di una trama in cui convergono molteplici linguaggi espressivi, tra documenti storici, proiezioni e vicende familiari inventate, solenne per l’impianto scenografico (tendaggi scorrevoli, rossi e lucidi, come grondanti sangue, scale metalliche manovrabili, sipari mobili) e, al contempo, sfer- Progetto di ERT Una scena. zante di energia proprio per la movimentazione degli stessi quadri rappresentativi, spazio da scomporre, ricomporre, dilatare, in un turbinio incessante di tradizione ronconiana. Ma ad innescare nel pubblico insolite e acute riflessioni, e momenti di straniante ilare vivacità, è soprattutto l’azione performativa dissacrante, un po’ anarcoide, espressione del felice crossover di vis comica e follia tragica che permea il maestoso lavoro del regista Claudio Longhi: “Istruzioni per non morire in pace” (nel titolo l’avvisaglia di un al- larmante paradosso) il trittico che ha chiuso il lungo progetto di ERT “Carissimi Padri-Almanacchi della Grande Pace 1900-1915”e che ha debuttato, con grande successo al Teatro Storchi di Modena. Innegabile lo sforzo registico, attoriale e produttivo, compiuto per restituire teatralmente il prisma dell’epoca frivola e apparentemente pacifica, antecedente la Prima Guerra Mondiale (si muove dalla celebrazione della ricorrenza ma per indagare le cause scatenanti di quella mattanza), decifrarne le tante facce e i latenti folli meccanismi “guerreschi e guerrafondai” attraverso un triplice sguardo esemplificativo: le brame capitaliste (la prima parte “Patrimoni”), le utopie socialistee le ansie libertarie (“Rivoluzioni”), la cultura satirica celebrata nel cabaret (“Teatro”). E il risultato non tradisce il disegno ambizioso d’interrogarsi sul nostro presente guardando a quel “mondo di ieri”, per dirla alla Zweig, in una prospettiva scevra di pregiudizievoli legate all’attualità, richiamandosi al registro suggerito da Kraus ne “Gli ultimi giorni dell’umanità” FOTO ROGNONI In «Fuori misura» il prof spiega Leopardi agli allievi-spettatori II Stamattina alle 11 e domani alle 10 al Teatro al Parco, nella rassegna «Un posto per i ragazzi», va in scena «Fuori misura (Il Leopardi come non ve lo ha mai raccontato nessuno)», spettacolo di Manifatture Teatrali Milanesi, rivolto ai ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Lo spettacolo di Valeria Cavalli, con Andrea Robbiano, diretto dalla stessa Valeria Cavalli e Claudio Intropido, racconta la storia di Andrea, laureato in lettere e filosofia che per vivere è costretto a lavorare in un call center. Un giorno, finalmente, riceve l’incarico di una supplenza proprio nella scuola media da lui frequentata da ragazzo. La professoressa che deve sostituire gli lascia l’arduo compito di CON: Cristina Cattellani, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Luca Nucera, Gian Marco Pellecchia, Bruna Rossi, Emanuele Vezzolie con: Mattia Gambetta PRODUZIONE: Fondazione Teatro Due DOVE: repliche a Teatro Due, fino al 31 gennaio GIUDIZIO: PROGETTO TEATRALE ALLO STORCHI DI MODENA IL TRITTICO FINALE «ISTRUZIONI PER NON MORIRE IN PACE» Francesca Ferrari Per gli studenti L'attore Andrea Robbiano in «Fuori misura» ***** spiegare ai ragazzi “vita e opere di Giacomo Leopardi”. Così Andrea, anzi il Professor Roversi, dovrà misurarsi con una classe che sarà rappresentata dagli spettatori presenti in teatro. Nasce così una bizzarra e coinvolgente lezione nella quale si mescolano poesie, riflessioni personali, interazioni con la platea. Attraverso la dolorosa vicenda umana e l’opera di Leopardi, il professor Roversi toccherà temi e problemi legati all’adolescenza come l’inadeguatezza, il desiderio e la paura d’amare, la sensazione di essere sbagliati, di essere “fuori misura”. Per informazioni tel. Teatro al Parco 0521/992044 989430 [email protected], www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole.u torture, violenze, più forte il coinvolgimento, anche per lo strazio del ricatto degli affetti. Alla madre viene permesso di utilizzare la sua lingua, prima vietata, ma la donna non riuscirà a dire più nulla di fronte al figlio seviziato. E chi guida il gioco discorre di valori religiosi, patriottici, mentre fa crescere l’angoscia in chi gli sta di fronte, il dissidente martoriato, con domande sulla moglie, il loro bambino. Brevissimo l’ultimo pezzo di Pinter, la vittima bendata, nuovi echi da Beckett, dove R, di fronte alla proposta di A di mettere il bavaglio a colui che comunque deve tacere, si irrita: «per l’amore di Dio! Questa smania d’esternare tutto!». Pinter grandissimo, ma di un’incisività forse più misteriosamente profonda Beckett... Applausi lunghissimi per tutti gli interpreti, Cristina Cattellani, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Luca Nucera, Gian Marco Pellecchia, Bruna Rossi, Emanuele Vezzoli e al bambino Mattia Gambetta.u (così come a stilemi brechtiani) di osservare quella realtà attraverso una comicità grottesca, parodica e caricaturale (la formula del varietà di Petrolini e del cabaret espressionista) che non ammanta i colori della tragedia, ma bensì li esalta, fendendo le coscienze con la beffa. Così, in scena i destini di quei “personaggi da operetta che recitarono la tragedia dell’umanità” (operetta che riemerge nella scelta delle musiche dal vivo): la famiglia Gottardi, modello semi-immaginario dei borghesi del tempo, gente comune ma anche artisti, rivoluzionari, intellettuali e politici del tempo (da Freud a D’Annunzio, da Trotzky a Churchill ), tutti inconsapevolmente votati allo sfascio, tutti genialmente rappresentati come fantocci spettrali, con maschere mo- © RIPRODUZIONE RISERVATA struose, esasperate, parrucche e camauri deformanti, che pur sottendono l’attenzione alla dimensione antropologica della guerra, ossia alla disumanizzazione cui inevitabilmente conduce. Parodia crudele, nel senso teatrale di Artaud, corrosiva, a tratti idiosincratica per quel premere sulla visione farsesca dell’orrore imminente, ma efficacissima. Nel finale l’umanità si svela e rivela con grande intensità: tolto il camuffamento, il febbrile e commovente monologo di Lelo Gottardi (interpretato da Lino Guanciale), partito per il fronte e poi disperso, ci riconsegnala reale tragedia della Storia, verità di un Passato che può illuminare il Presente e trasformare il tanto invocato Futuro.u © RIPRODUZIONE RISERVATA Edizione del: 25/01/16 Estratto da pag.: 16 Foglio: 1/1 Peso: 23% Servizi di Media Monitoring Il presente documento è ad uso esclusivo del committente. 071-131-080 Sezione: SPETTACOLI Dir. Resp.: Erasmo D'Angelis Tiratura: n.d. Diffusione: n.d. Lettori: n.d.