XXXIX Festival di Morgana Kainós: nuovo/insolito/inatteso Direttore Rosario Perricone 8 > 23 novembre 2014 Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, Palermo Programma SABATO 8 NOV. ore 20.30 - 22.00 - 23.30 DOMENICA 9 NOV. ore 17.00 -18.30 - 20.00 Mi Gran Obra David Espinosa (Spagna) LUNEDÌ 10 NOV. ore 18.30 inaugurazione della mostra Alfa Berry Le marionette di Vittorio Podrecca al Museo Pasqualino a cura di Rosario Perricone a seguire presentazione del volume Le note dei sogni I compositori del Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca a cura di Alfonso Cipolla - Titivillus edizioni a seguire Proiezione docu-film Vittorio Podrecca e il Teatro dei Piccoli SABATO 15 NOV. ore 17.30 DOMENICA 16 NOV. ore 17.30 I tre orsetti Teatro statale di Tula (Russia) LUNEDÌ 17 NOV. ore 18.30 presentazione del volume Teatri di figura La poesia di burattini e marionette fra tradizione e sperimentazione a cura di Brunetti - Pasqualicchio edizioni di pagina MARTEDÌ 18 NOV. MERCOLEDÌ 19 NOV. ore 21.00 e 22.30 Le petit cirque L’Oisiveraie (Francia) di Ennio Guerrato e Fabio Parente GIOVEDÌ 13 NOV. ore 21.15 VENERDÌ 14 NOV. ore 21.15 Tandem di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco VENERDÌ 21 NOV. ore 21.15 SABATO 22 NOV. ore 21.15 Vite senza fine Storie operaie del nostro tempo di Gigio Brunello e Gyula Molnar DOMENICA 23 NOV. ore 17.30 Lumi dall’alto di Gigio Brunello e Gyula Molnar SABATO 8 nov. ore 20.30 - 22.00 - 23.30 DOMENICA 9 nov. ore 17.00 -18.30 - 20.00 Mi Gran Obra David Espinosa (Spagna) Mi Gran Obra é uno spettacolo che vede una narrazione lillipuziana nascere dalle mani dell'artista catalano David Espinosa. Una messa in scena unica nel suo genere, che coinvolge gli spettatori in maniera totalizzante. L'artista manovra microscopiche figurine e oggetti per mettere in scena i grandi temi dell'esistenza: tutto è miniaturizzato, dalle scenografie agli attori, con musiche, luci e cambi scena: per lo spettacolo ideato per il Festival di Morgana, gli spettatori - solamente 20 per ogni spettacolo - potranno assistere ai fatti narrati dalle loro sedie, muniti di binocolo. David Espinosa spiega così il suo spettacolo: «Mi Gran Obra è un'utopia. Ho pensato di poter avere a disposizione risorse illimitate, 300 attori in scena, una orchestra, una rockband, animali, macchine, elicotteri. Uno spettacolo che permette di sviluppare tutte le idee che arriveranno, con un cast e possibilità illimitate. Ma con un piccolo particolare: la scala, miniaturizzata. Nella difficile condizione economica in cui viviamo, mi sembra questo il momento adatto per questo progetto, pensando in grande e agendo in piccolo. Continuando a riflettere su i limiti del teatro e sull'idea di rappresentazione. Il risultato è un gioco formale dal quale nascono differenti segni narrativi, non lineari, che sono un ritratto della società in cui viviamo, che innescano metafore che ciascun spettatore potrà interpretare in maniera soggettiva». David Espinosa (Elche, 1976). Attore, danzatore, regista si è formato alla Scuola di Interpretación Textual di Valencia. Collabora con Alex Rigola, che nel 2013 lo invita nella sezione Teatro della Biennale di Venezia, Sergi Faustino, Mal Pelo, Las Malqueridas; è presente nei maggiori festival di teatro internazionale. Elemento centrale del suo lavoro è il rapporto tra attore/ corpo e spazio/tempo, investigati con modalità “precarie” e “low tech”, muovendosi tra arti visive, danza e teatro. davidespinosa.org N.B. Ogni spettacolo è riservato ad un numero massimo di 20 persone. Prenotazione consigliata. LUNEDÌ10 novembre ore 18.30 inaugurazione della mostra Alfa Berry Le marionette di Vittorio Podrecca al Museo Pasqualino a cura di Rosario Perricone La mostra espone i materiali, alcuni dei quali inediti, che fanno parte delle collezioni del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino. Per questa occasione, una stanza del museo propone un nuovo allestimento interamente dedicato alle marionette di Vittorio Podrecca- straordinaria figura di intellettuale e innovatoredivise in tre nuclei essenziali, dove le marionette a filo reinterpretano alcuni dei personaggi delle opere più amate del Teatro dei Piccoli: Il barbiere di Siviglia, dove lopera lirica e i suoi personaggi sono guidati dai fili; il Circo con i suoi colorati personaggi fantastici e il gruppo dei musicisti, di cui fa parte il celebre Pianista. La mostra rimarrà visibile per l'intera durata del Festival di Morgana, fino al 23 novembre. Note su Vittorio Podrecca Correva l’anno 1914, quando Vittorio Podrecca (1883-1959), avvocato, musicologo e direttore di “Primavera”, la più innovativa rivista per l’infanzia dell’epoca, fondò a Roma il Teatro dei Piccoli in collaborazione con Luigi Fornaciari, rappresentante della Casa Ricordi, e il marionettista napoletano Giovanni Santoro. Le vecchie scuderie di palazzo Odescalchi furono trasformate in poche settimane in uno spazio di sperimentazione teatrale, musicale e figurativa capace di coinvolgere i talenti di vari ambiti artistici in una felice e creativa collaborazione, attraendo un pubblico ampio e variegato e ricevendo il plauso della critica nazionale ed internazionale. Per la sua geniale intuizione e anticipazione dei tempi, Podrecca può essere considerato tra i rifondatori del teatro italiano del Novecento. I suoi Piccoli rappresentano infatti un modello imprescindibile per quanto concerne il rinnovamento estetico dell’allestimento scenico, in virtù delle collaborazioni eccellenti con le migliori menti delle arti figurative e musicali italiane del Novecento: nuovi talenti ed esponenti delle avanguardie artistiche furono coinvolti nell'impostazione visiva e scenografica degli spettacoli realizzando nuove inedite soluzioni. Podrecca trasformò la compagnia da lui fondata in un laboratorio aperto, reinventando l’arte delle marionette, esplorando e sviluppando un genere storicamente radicato in Italia: la “marionetta musicale”, che fondeva rappresentazione poetica, gusto del grottesco, del surreale e dell'ironia, interpretazione fantastica dei personaggi e delle situazioni. Definito “il Diaghilev delle marionette”, Podrecca collaborò con le più importanti famiglie del teatro di figura, rinomati marionettisti e burattinai (Ugo Campogalliani, Giovanni Santoro, Ottorino Gorno dall'Acqua, i Ferrari, Corsi, Prandi) contribuirono allo sviluppo di un repertorio estremamente eclettico che partendo dalla tradizione del teatro di figura italiano giunse ad esplorare nuovi territori attraverso opere originali come La Bella dormiente composta espressamente da Ottorino Respighi. I Piccoli di Podrecca hanno attraversato l’intero Novecento registrandone inquietudini e mode, innovazioni e avvenimenti e divenendo testimone della sua storia. Capace di coniugare la tradizione marionettistica con una cultura borghese aperta sia alla nuova sensibilità artistica sia a un’imprenditorialità organizzata, Vittorio Podrecca e il Teatro dei Piccoli sono stati per molti decenni fra le più alte bandiere italiane all’estero. Le sue celebri marionette hanno trionfato da Parigi a Londra, da Hollywood a Buenos Aires, da Berlino a Mosca. Partiti per una tournée internazionale nel 1923 i Piccoli abbandonarono la sede romana intraprendendo una carriera all'estero che sarebbe durata oltre 30 anni. La complessa amministrazione e la costosa gestione di una compagnia composta da circa 800 attori di legno e “di testa” tra cui cantanti, marionettisti, direttori d'orchestra, musicisti, pittori, etc.; il mancato sostegno delle autorità nazionali e lo scoppio della prima e della seconda guerra mondiale imposero alla compagnia la scelta di proseguire con le tournée all'estero pur programmando ripetute tappe in Italia (tra cui la Sicilia e Palermo nel 1923) e a subire l'emigrazione forzata: nel '37 i Piccoli si imbarcarono per l'America, dove trascorsero 14 anni vivendo a distanza le conseguenze di un conflitto mondiale che impediva loro il rientro nel paese natale e al contempo li rendeva nemici in uno stato che li aveva accolti con clamore e dove ora rischiavano l'internamento in un campo di concentramento. Dopo anni difficili trascorsi in Sud America, tra Brasile e Argentina, nel 1951 Vittorio Podrecca e la compagnia dei Piccoli fecero finalmente ritorno a casa ma nonostante la fama e il successo, la compagnia non ottenne l'appoggio sperato da parte delle istituzioni. Nel tentativo di far fronte alle ingenti spese di gestione, Podrecca decise di affiancare alla Compagnia madre una seconda compagnia, il “Nucleo musicale”, con sede a Roma sotto la sua personale direzione. Conflitti interni e competizione tra le due compagnie contribuirono ad aggravare le già precarie condizioni di salute di Vittorio che morì nel 1959. Marionette e musica nel teatro di Podrecca Le marionette sono fatte della stessa stoffa della musica … Le marionette, anche per il fatto di essere guidate da fili, arieggianti le corde sonore, sono quasi strumenti musicali, sono intessute di musica, di sostanza melodica e sinfonica. I marionettisti sono dei virtuosi di questo strumento musicale e d’artigianato scenico che è il fantoccio, il pupo, con le sue molteplici corde come un’arpa, in un paziente sforzo diuturno di ardua tecnica … Gli interpreti tecnici, ossia gli operatori, sono strumentisti di un’orchestra di figure di fili, che si unisce al suono umano degli interpreti lirici e comici, in un’armonia di accenti e di ritmi, o talvolta in qualche breve pantomima sinfonica. (Vittorio Podrecca) Vittorio Podrecca fondò il periodico musicale “L’Italia Orchestrale” e scrisse di critica d’arte e di musica in vari giornali e periodici. Nominato segretario del Liceo Musicale di Santa Cecilia di Roma, vi rimase alcuni anni al fianco di Marco Enrico Bossi e Ottorino Respighi. L’interesse per la musica si coniugò ben presto con l’attrazione per il mondo delle marionette e l’alleanza fra musica e marionette fu stabilita sin dagli esordi romani del Teatro dei Piccoli dove venivano rappresentati spettacoli di prosa e musica. Tale felice incontro, che ha radici lontane nel teatro marionettistico italiano ed europeo, fu inoltre evidente nel repertorio che includeva balletti, opere liriche ed operette, favole musicate fino ad arrivare al varietà e alle parodie dei musicisti. La passione per la musica, ripresa negli anni ’50 con la fondazione del Nucleo musicale, fornì a Podrecca l’occasione di partecipare al XXI Festival della Musica Contemporanea, nell’ambito della Biennale di Venezia. Il Barbiere di Siviglia, opera comica in due atti di Paisiello (1780) debuttò il 4 dicembre 1914 al Teatro dei Piccoli di Roma. L’opera faceva parte del repertorio di Ottorino Gorno Dall’Acqua, marionettista di Venezia che iniziò a collaborare con Vittorio Podrecca nel 1914. Nel anni ’20 (stagione 1926-1927) Podrecca mise in scena la riduzione del Barbiere di Siviglia di Rossini. In questi anni, i programmi della tournée documentano che i Piccoli puntavano soprattutto sui numeri di varietà. Numeri tra cui Il pianista, Il clown meraviglioso, Concerto da camera, Gli ercoli del circo, costituivano la spina dorsale dello spettacolo che, al centro, presentava comunque una favola lirica, come La bella dormiente nel bosco di Respighi, o riduzioni di opere come Il barbiere di Siviglia di Rossini, o operette. Lo spettacolo si apriva e si chiudeva sempre con il Prologo, non più affidato alla recitazione di una marionetta ma alla colloquiale dizione dello stesso Vittorio Podrecca, e con Il concerto da camera. Il primo Prologo era stato scritto nel 1914 da Alfredo Testoni e veniva recitato da una marionetta in frac e cravatta bianca, con gibus in mano. Se nei primi anni romani, il Teatro dei Piccoli aveva seguito la politica delle novità, stimolando marionettisti, librettisti, musicisti e scenografi a produrre, a rivangare la tradizione, a rispolverare dal dimenticatoio copioni e spartiti per adattarli al mezzo della marionetta, a pensare per il piccolo palcoscenico, in questi anni, i ritmi ossessivi delle tournée obbligano Podrecca ad attingere al vastissimo e collaudato repertorio. Prima di ogni tournée, stabilisce uno spettacolo tipo, con parecchie varianti per agevolare il viaggio della compagnia e limitare i materiali da trasportare. Il Barbiere di Siviglia di Rossini faceva anche parte del repertorio di Podrecca negli anni di tournée in America ( anni ’30). Il repertorio di Podrecca, negli anni di tournée in America può essere così sintetizzato: opere, favole, rivista e operette, varietà. Il pianista e altri musicisti.. Numerosi gli spettacoli in cui comparivano musicisti di legno, rappresentati sia in Italia che all’estero: nella stagione 1914-15, lo spettacolo Duetto di Miss Legnetti e Facanapa iniziò la serie marionettistica dei cantanti accompagnati da un pianista, fino alla versione che rese famoso il maestro Piccolowsky, creato in Spagna nel 1924 da Mario Gorno, che ne fu anche manovratore, mentre il maestro Renzo Massarini suonava al pianoforte “La preghiera della Vergine”. Il prodigioso pianista di legno divenne “una sorta di marchio che chiudeva lo spettacolo dei Piccoli” (Signorelli, p. 12) e durante gli anni di esilio forzato in Argentina fu soprannominato Pingafogo1. Ma la galleria dei musicisti includeva anche chitarristi, jazzisti, flautisti, etc. Tra gli spettacoli del genere del varietà che facevano dei musicisti protagonisti unici: Il pianista, Il maestro Piccolowsky, Chitarre, Il flautista Pifferetti, Concerto da camera, Il jazz dei mori, Il duetto dell’ombrello, Music Hall, L’orchestra viennese, Spirituals2, etc… Marionette e varietà Il circo. L’esperienza americana degli anni Trenta segnò una radicale messa a punto e una profonda correzione di rotta nell’opera di Podrecca, sia dal lato tecnico sia da quello dei contenuti. La tecnica arrivò al massimo della perfezione: fu regolato il meccanismo delle marionette fino a permettere movimenti quasi umani. Fu migliorata la disposizione delle luci, il sistema di diffusione delle voci dei cantanti e la perfetta sincronizzazione di luci, suoni e movimenti. Dal lato dei contenuti, Podrecca ebbe la 1 2 Il pianista poteva anche essere accompagnato dal violinista, creato da Giacomo Fefè. Negli anni ’40 in Argentina, Podrecca e i suoi marionettisti lasciano spazio a nuove invenzioni: L’orchestra viennese, Spirituals, Il flautista Pifferetti. prova che bisognava dare più spazio al varietà, spostare ancora di più l’asse dello spettacolo dalla sfera colta ed elitaria (riduzione di opere liriche, marionette al servizio di spartiti d’avanguardia o recuperati dal dimenticatoio) ai temi mediati dal folclore e dall’attualità, ai numeri comici, alle imitazioni., ai numeri funambolici del circo. Non fu una resa ai gusti più facili ma un aggiustamento formale del programma non condizionò la natura, le fondamentali caratteristiche del teatro di Podrecca. L’attenzione rivolta al genere del circo è inoltre manifestata dal cortometraggio a colori intitolato Circo che i Piccoli girano da protagonisti e che sarà presentato alla Mostra d’Arte cinematografica di Venezia nel 1952. Dopo 14 anni di esilio forzato, al rientro in Italia, i Piccoli ripartono con la propria attività riscuotendo successo di critica e di pubblico: il contenuto è ora differente. Gli spettacoli, più frazionati tengono ormai della rivista, del circo e del varietà. Ma lo spirito e l’arte sono sempre gli stessi: siano scene di folclore internazionale, siano parodie di virtuosi della danza, del jazz, del flauto, del piano, siano ironiche rievocazioni del teatro di una volta… Numeri da circo faranno anche parte del repertorio del Nucleo sinfonico (fine anni ’50 – 1959). Giochi di clown faceva parte dei numeri di attrazione che precedevano le opere rappresentate (stagione ‘22-‘23). Il clown meraviglioso: (1926-’27). Clowns rientra nel genere del varietà. LUNEDÌ 10 NOVEMBRE presentazione del volume Le note dei sogni I compositori del Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca a cura di Alfonso Cipolla - Titivillus edizioni Il Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca è il più eclettico teatro d’arte del Novecento tra musica e marionette, e rappresenta l’impresa teatrale italiana più longeva e conosciuta all’estero, dato che in circa cinquant’anni di attività realizzerà oltre trentacinquemila repliche nei maggiori teatri di Europa e delle Americhe. Fondato da Podrecca nel 1914, il Teatro dei Piccoli può essere considerato, dal punto di vista della ricerca estetica, il corrispettivo italiano dei Balletti Russi di Diaghilew, e rappresenta un’autentica rivoluzione per quanto concerne l’allestimento scenico, dato che vi collaborarono scenografi come Prampolini, Pompei, Angoletta, Cambellotti. Fine musicologo, Podrecca poté contare su collaborazioni eccellenti, allestendo non solo i celebri Balli Plastici di Fortunato Depero (musiche di Casella, Bartok, Malipiero), ma anche La bella dormiente di Ottorino Respighi, e opere di Cui, Ferrari Trecate, Lualdi, Luizzi, Carabella, Massarani. Inoltre Podrecca fu il primo a recuperare un certo repertorio lirico dimenticato del Settecento e dell’Ottocento (Pergolesi, Paisiello, Rossini, Bottesini), a misurarsi con le Visioni sinfoniche (Debussy, Ravel, De Falla, Satie) e a mettere in scena il Jazz. Le Note dei Sogni. I compositori del Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca, edito da Titivillus in occasione del Centenario della fondazione del Teatro dei Piccoli, raccoglie i frutti di un progetto di ricerca promosso dall’Istituto Superiore di Studi Musicali “Conservatorio Guido Cantelli” di Novara e dall’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare. Il volume raccoglie saggi di Roberto Balconi, Ettore Borri, Bruno Cagnoli, Chiara Cernuto, Alfonso Cipolla, Roberta D’Errico, Pier Giuseppe Gillio, Renato Meucci, Anelide Nascimbene, Oliviero Pari, Attilio Piovano, Pompeo Vagliani, Alberto Viarengo, unitamente a rari documenti d’archivio e scritti di Silvio d’Amico, Angelo Frattini, Eugenio Montale, Vittorio Podrecca, Mario Pompei. Alfonso Cipolla. Docente di Teoria e Tecnica dell’Interpretazione Scenica presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Conservatorio Guido Cantelli” di Novara, ha insegnato per svariati anni Teatro di Animazione presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino. Con Giovanni Moretti ha fondato e dirige l’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare, centro studi che si è caratterizzato nel corso degli anni per l’intensa attività di ricerca, promuovendo decine di pubblicazioni e mostre che hanno impresso un nuovo corso di studi sul teatro con marionette e burattini. Tra i suoi ultimi saggi: The Italian Puppet Theater. A History, con John McCormick e Alessandro Napoli (2010), Storia delle marionette e dei burattini in Italia, con Giovanni Moretti (2011), la sezione Italia ne Il mondo delle figure a cura di Luigi Allegri e Manuela Bambocci (2012), e il capitolo Marionette e burattini del volume Musica e Teatro a cura di Luigi Allegri e Francesco Luisi della Storia di Parma (2013). Drammaturgo, è autore di una cinquantina di testi teatrali, tra libretti d’opera, di teatro-danza, e copioni destinati sia al teatro d’attore che a quello di figura. I suoi lavori, rappresentati in Italia e all’estero sono stati prodotti, tra gli altri, dal Teatro Regio di Torino, dal Teatro Stabile di Torino, dalla Fondazione de “Il Vittoriale degli Italiani”, dalla Fenice di Venezia, dal Ravenna Festival… Da oltre trent’anni è critico teatrale, prima per la «Gazzetta del Popolo», poi per «Stampa Sera», quindi dal 1996 per «La Repubblica». LUNEDÌ 10 NOVEMBRE Proiezione docu-film Vittorio Podrecca e il Teatro dei Piccoli di Ennio Guerrato e Fabio Parente Ennio Guerrato e Fabio Parente ripercorrono, attraverso questo documentario storico, l’avventurosa vicenda di Vittorio Podrecca e della compagnia del Teatro dei Piccoli, l'impresa italiana più longeva e conosciuta del secolo scorso: in 50 anni di attività realizzò oltre 35.000 rappresentazioni in tutto il mondo rivelandosi uno tra i laboratori più originali del teatro d'arte del Primo Novecento. Prodotto da TicoFilm e Cassiopea per Rai Educational, il documentario ripropone rari documenti d'archivio e commenti di Fausta Braga, Alfonso Cipolla, Eugenio Monti Colla e Giuseppina Volpicelli. GIOVEDÌ 13 NOV. ore 21.15 VENERDÌ 14 NOV. ore 21.15 Tandem di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco Il titolo richiama la scultura che domina la scena: una macchina paradossale che tiene due corpi in equilibrio, concepita per il movimento ma costretta sulla scena all'immobilità; un veicolo su cui vengono vissuti e condivisi sogni e conflitti, avventure e pericoli dei protagonisti. All’inizio dello spettacolo tutto è già avvenuto: un corpo giovane riverso sull'asfalto e la solitudine di chi vorrebbe ricostruire l'accaduto e cerca di colmare il vuoto e il silenzio lasciato da quel tonfo. Il mondo dei giovani, la necessità di cambiamento, i meccanismi di passaggio dalla gioventù al mondo degli adulti sono protagonisti di uno spettacolo che con semplicità, precisione e lirismo ricostruisce atmosfere intense, al contempo oniriche, allucinatorie e comiche sfruttando al massimo la forza dell'immagine e l'espressività del linguaggio fisico e svincolandosi da un approccio puramente mimetico del teatro. Lo spettacolo è il frutto di uno scambio con professionisti e artisti volto a favorire la confluenza di modalità espressive diverse attraverso cui lo spettatore viene coinvolto in una riflessione e interrogazione sulla vita e le sue dinamiche nella contemporaneità. Un appello alla partecipazione attiva dello spettatore nel lavoro di decodifica dei significati e ricostruzione degli eventi. SABINO CIVILLERI e MANUELA LO SICCO iniziano la loro collaborazione artistica nel 1995 condividendo l’interesse per un linguaggio teatrale che si fonda sul dualismo parola-movimento. Sono stati co-fondatori della compagnia SudCostaOccidentale insieme a Emma Dante, Gaetano Bruno e Italia Carroccio e dell’Associazione culturale UddUfullyunnecessary production. Hanno esordito in qualità di registi con lo spettacolo teatrale Educazione Fisica (2010). Tra gli altri, hanno collaborato nell’ambito della ricerca e della formazione con la Fondazione Mertz e la GAM di Torino, e Crt - Centro di ricerca per il Teatro di Milano. SABATO 15 NOVEMBRE ore 17.30 DOMENICA 16 NOVEMBRE ore 17.30 I tre orsetti Teatro statale di Tula (Russia) C’erano un volta tre orsi che vivevano in una piccola casa nel bosco. C’era Papà Orso grosso grosso, con una voce grossa grossa; c’era Mamma Orsa grossa la metà, con una voce grossa la metà; e c’era un Orsetto piccolo piccolo con una voce piccola piccola… Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, il genere della “fiaba” ebbe in Russia un particolare successo: sulla scia delle ricerche realizzate dalla scuola mitologica inaugurata in Germania dai fratelli Grimm, il giurista e folclorista russo Andrej Afanasjev, studiò il folclore russo, raccogliendo circa 600 testi, molti dei quali prodotti dalla viva voce del popolo, realizzando al prima imponente raccolta di racconti della tradizione orale locale. La documentazione raccolta da Afanasjev costituì una solida base per le ricerche avviate da Vladimir Propp, la cui opera è ancora oggi considerata di inestimabile valore: rintracciando nei riti di iniziazione uno degli elementi fondanti del racconto fiabesco, egli notò che tutte le fiabe erano accomunate da alcune funzioni che interessano i personaggi e individuò le costanti e le variabili che accomunavano i racconti fiabeschi ricreando una sorta di sintassi o grammatica del genere. Lo spettacolo ripropone una delle favole del repertorio tradizionale alternando cartoni animati e figure manovrate a vista. Cedendo all’irresistibile tentazione di conoscere ed esplorare, la giovane protagonista cede alla curiosità di intrufolarsi in una casa del bosco: assaggiato il cibo, bevuto il latte, la piccola si addormenta sfinita. Sarà svegliata dai tre orsi, abitanti della casa …. Il Teatro Statale di Tula (Russia europea centrale, a Sud di Mosca) è stato fondato nel 1937 e ha esordito con la messa in scena delle Fiabe di Pushkin in occasione del centenario della morte del poeta russo. Sin da subito ha coinvolto attori, artisti, e registi rinomati per la realizzazione degli spettacoli attirando un pubblico sempre più ampio, di adulti e bambini. A partire dal 1997, con la nomina di un nuovo direttore, Natalia Riazanceva, il repertorio della compagnia si è ampliato includendo opere di autori di fama internazionale: da Shakespeare a Molière, da Tolstoj a Gogol, da Andersen a Grimm. Nuova attenzione è stata dedicata alla ricerca ed esplorazione di nuovi stili e linguaggi teatrali. Numerosi sono i festival nazionali ed internazionali a cui ha preso parte e i premi ricevuti. LUNEDÌ 17 NOVEMBRE ore 18.30 presentazione del volume Teatri di figura La poesia di burattini e marionette fra tradizione e sperimentazione a cura di Simona Brunetti e Nicola Pasqualicchio edizioni di pagina Il volume raccoglie le relazioni del convegno sui «Teatri di figura» svoltosi a Verona dal 22 al 24 novembre 2012 incentrato su alcune tematiche legate al rapporto fra tradizione e innovazione, alle relazioni del teatro di figura con altri linguaggi artistici, all’incidenza dell’idea di marionetta sulla concezione dei personaggi di certa drammaturgia primo novecentesca come sulla nuova figura di performer auspicata dai riteatralizzatori e dalle avanguardie. Accanto a interventi che testimoniassero la persistente vitalità artistica nella contemporaneità del teatro di figura nelle sue modalità “all’antica”, si sono cercati contributi che, aprendo a dimensioni etiche ed estetiche di straordinario fascino e novità, evidenziassero anche la pluralità linguistica propria del teatro di figura del secondo Novecento. Raccogliendo tali riflessioni per la stampa è nato un testo che, nell’indagare l’ideale contemporaneo di un “marionettismo” integrale – cioè di un teatro puro e perfetto perché affidato al protagonismo di simulacri mobili e congegni meccanici (o di performer che sappiano farsene il vivente corrispettivo) –, si propone di instillare interesse e, perché no, un po’ d’amore, per il mondo meraviglioso degli attori di pezza, di legno e d’ombra. Il volume raccoglie i seguenti saggi: Anna Maria Babbi, Rosvita e le marionette della galerie Vivienne Paola Degli Espositi, Il teatro “inanimato” di Philippe-Jacques de Loutherbourg Elisa Grossato, La musica per il teatro delle marionette: dall’esperienza haydniana a Satie Simona Brunetti, La divina donna-manichino di Massimo Bontempelli Rosario Perricone, Opra î pupi siciliana: Masterpiece of the Oral and Intangibile Heritage of Humanity Paola Conti, Nino Pozzo: l’arte di un burattinaio veronese del Novecento Fabrizio Montecchi, Alla ricerca di un’identità. Riflessioni sul teatro d’Ombre contemporaneo Maria Ida Biggi, Gran Teatrino “La fede delle femmine” Cristina Grazioli, «Une histoire d’amour»: la rivista “Puck” e le intersezioni tra le arti. Un omaggio a Brunella Eruli Didier Plassard, Etica ed estetica sulla scena contemporanea: la figura come immagine dell’altro Elena Randi, «Cries of “dehumanization”, “coldness”, “puppetry” and “mechanicalness” arose». La danza di Alwin Nikolais Nicola Pasqualicchio, Don Šain di Jan Švankmajer: il teatro delle marionette come macchina infernale Simona Brunetti è ricercatore di Discipline dello Spettacolo presso l’Università di Verona. Si occupa principalmente di teatro ottocentesco italiano e francese. Accanto a due monografie dedicate alla fortuna scenica in Italia della Signora dalle Camelie (2004, 2008), ha pubblicato diversi saggi e un volume sul rapporto tra scrittura drammaturgia e prassi attorica nel XIX secolo (Autori, attori, adattatori, 2008); ha collaborato inoltre all’edizione complanare di Angelo, Tyran de Padoue di Victor Hugo (2012), a cura di Elena Randi. I suoi studi più recenti ruotano all’analisi di copioni e libere trasposizioni tra il XVII e il XIX secolo. Nicola Pasqualicchio è ricercatore di Discipline dello Spettacolo presso l’Università di Verona. I suoi interessi scientifici riguardano principalmente le teorie ed estetiche del teatro del Novecento, con particolare attenzione ad Artaud, e la drammaturgia dello stesso secolo: in tale ambito ha pubblicato una monografia su Beckett (Il sarto gnostico, 2006) e saggi su Pirandello, Savinio, Genet, Fo. Le ricerche più recenti riguardano la presenza del fantastico nel teatro dell’Ottocento e del Novecento: su tale tema ha pubblicato vari saggi e ha curato il volume La meraviglia e la paura. Il fantastico nel teatro europeo (1750-1950), 2013. MARTEDÌ 18 NOVEMBRE MERCOLEDÌ 19 NOVEMBRE ore 21.00 e 22.30 Le petit cirque L’Oisiveraie (Francia) Le petit cirque è un oggetto sonoro complesso il cui corpo, composto da plastica, fili e legno, è capace di vibrare con un semplice soffio. Su una istallazione che evoca una pista del circo, un musicista elettroacustico mette in movimento degli oggetti, dei giochi. Gli attriti e le vibrazioni prodotti sono replicati da microfoni e diffusi senza artifici. Ogni azione è guidata dal suono. Circo sonoro in cui la manovra, delicatissima, di piccole cose nasce da un equilibrio precario. Teatro d'oggetti sonori in cui la manipolazione di cianfrusaglie dà origine ad un gioco sull'improvvisazione a partire dalla meccanica di oggetti ritrovati attraverso l'incontro di due diverse logiche: quella stereotipata del circo, il cui immaginario modifica la percezione del tempo musicale, e quella più astratta dei suoni che, trasformati in azioni, aprono a nuove inedite prospettive e situazioni teatrali. Traiettorie casuali e movimenti perpetui che nutrono l'improvvisazione passando da un punto di vista all'altro. L’OISIVERAIE. Fondata dal musicista e compositore francese Laurent Bigot, la compagnia fonda il suo lavoro su una ricerca incentrata sul rapporto tra la musica e le altre discipline artistiche (danza, cinema, scrittura), l’ambiente urbano e naturale, gli oggetti e la quotidianità proponendo una visione del mondo che tende a conciliare il lavoro con l’ozio, e una diversa percezione del tempo, da vivere e raccontare. Recentemente la ricerca si è concentrata sugli oggetti sonori utilizzati nell’ambito di performance in cui musica e scenografia coesistono interferendo l’una con l’altra: piccoli circhi in cui si rielaborano i suoni della quotidianità, prodotti da giocattoli meccanici a buon mercato che vivono sul palcoscenico una seconda vita. Gli spettacoli dell’Oisiveraie sono stati rappresentati in diversi Paesi del mondo: dalla Germania all’Austria, dalla Polonia a Israele. VENERDÌ 21 NOVEMBRE ore 21.15 SABATO 22 NOVEMBRE ore 21.15 Vite senza fine Storie operaie del nostro tempo di Gigio Brunello e Gyula Molnar I due spettacoli Vite senza fine. Storie operaie del nostro tempo e Lumi dall’alto. Corse clandestine in città, si inseriscono nell’ambito di un percorso di sperimentazione sul teatro di figura che trova spunta nelle storie della città di Mestre, del Villaggio San Marco e del Petrolchimico: a partire dai moti del 1848 gli spettacoli attraversano la storia della città dal Risorgimento allo sviluppo industriale fino all’immigrazione dei giorni nostri. In Vite senza fine. Storie operaie del nostro tempo Gigio Brunello racconta la storia di un posto vero, di nomi e cognomi, e “di conoscenze tecniche, della manualità, della capacità inventiva e artigianale degli operai di Porto Marghera del secolo scorso…” Il turnista, il meccanico, il postino, l’infermiera, il maresciallo, l’elettricista, il prete, l’ingegnere: vite di paese, forse anche da strapaese, ma che si intersecano l’una con l’altra in un clima perso nel tempo di quando ci si conosceva un po’ tutti. Non soltanto la comunità fatta di relazione e scambio, ma anche il racconto dell’importanza del lavoro pratico, manuale: elegia di un mondo analogico, antecedente e opposto al digitale, in cui la risoluzione di un problema significava “smontare-aggiustarerimontare”. Sopra un lungo tavolo, simile a quelli delle feste popolari, è immaginato un quartiere operaio di Mestre con le sue case, la chiesa, il filare di pioppi e gli abitanti che appaiono come statuine di un presepio laico. “Teatro degli oggetti” in cui pupazzi, modellini delle case, della chiesa, degli alberi vengono animati, dai movimenti alla voce, da Gigio Brunello. La tovaglia di carta, realizzata con un foglio di quaderno disseminato di calcoli, scarabocchi e schizzi preparatori, funge da piazzale asfaltato ed è allo stesso tempo lo schermo del cinema all’aperto. Il risultato è uno spettacolo incantevole che, senza note di nostalgia, ci fa immergere nella delicata poesia di quel micromondo. DOMENICA 23 NOVEMBRE ore 17.30 Lumi dall’alto. Corse clandestine in città di Gigio Brunello e Gyula Molnar I due spettacoli Vite senza fine. Storie operaie del nostro tempo e Lumi dall’alto. Corse clandestine in città, si inseriscono nell’ambito di un percorso di sperimentazione sul teatro di figura che trova spunta nelle storie della città di Mestre, del Villaggio San Marco e del Petrolchimico: a partire dai moti del 1848 gli spettacoli attraversano la storia della città dal Risorgimento allo sviluppo industriale fino all’immigrazione dei giorni nostri. Lumi dall’alto. Corse clandestine in città prende spunto da una storia realmente accaduta e da un racconto che affronta il complesso tema dell’emigrazione: presenze invisibili, gare clandestine in pieno centro fatte da statuine che, per le loro dimensioni, sfuggono alle telecamere della Ztl… “Quando Kira mi raccontò questa storia, era incinta del primo bimbo. Mi aveva fatto vedere il video del suo matrimonio. Mi spiegò che quel video era un falso: lo avevano girato, di nascosto dai proprietari, in una villa veneta approfittando del giorno di chiusura del ristorante e grazie al giardiniere albanese, loro amico. Soldi per un matrimonio vero e proprio non ne avevano ma quel video serviva per far felici i parenti rimasti in Albania. E pensare che papà e mamma avevano già combinato un matrimonio con un cugino ricchissimo che viveva in Canada. Così cominciò a raccontarmi la sua storia fin da quando era partita in gommone col suo fratellino”. Gigio Brunello è autore di teatro, attore e burattinaio. Per la sua attività di sperimentazione e innovazione nel teatro di figura ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero, dove parecchie sue opere sono state tradotte e rappresentate. Negli ultimi dieci anni, spesso in collaborazione con il regista Gyula Molnar, ha presentato al pubblico spettacoli originali e rivisitazioni di classici da Goldoni a Nievo, da Bruckner a Shakespeare e Leopardi, spaziando dal teatro di burattini, alle maschere della Commedia dell’arte al teatro di figura. Nel 2002 ha ricevuto il Premio Nazionale Critici di Teatro per l’opera Macbeth all’improvviso. www.gigiobrunello.it