I Quaderni di
Nuova Scena Antica
GALLERY DICEMBRE 2011. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI
RIVISTA
ON LINE
ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
Bilancio di fine anno: il futuro possibile attraverso gli occhi degli artisti
Cosa c’è da cambiare?
Se per un istante ci fermassimo a
riflettere quanto tempo l’uomo ha
impiegato per raggiungere il livello attuale
di evoluzione biologica e tecnologica,
forse molto di ciò che crediamo essere “il
problema” svanirebbe in un batter
d’occhio. Non esiste alcun tipo di ansia,
tor mento, dolore, paura, angoscia
quotidiani che possano stare al passo con
il miracolo d’essere vivi e di avere la
fortuna di partecipare al mistero e alla
bellezza della vita. Ma è raro ricordarci di
esserci ed emozionarci fino alle lacrime
per il fatto di sentirlo!
Se ci rammentassimo di questo
miracolo straordinario che è stato e
continua ad essere il cammino evolutivo
della nostra specie, improvvisamente si
spalancherebbe la porta del tempo e
scopriremmo che tutto ciò che siamo e
che abbiamo altro non è che l’opera
d’arte della facoltà più preziosa, invisibile
e misteriosa che esista in natura, la quale
ha voluto con bruciante desiderio ogni
dettaglio che ci contraddistingue,
trovando il modo di riprodursi in ogni
nascita. Ecco perché è impossibile
separare l’arte dalla vita, dal momento
che entrambe hanno a che fare con la
creazione. Ma se le cose stanno così,
perché fatichiamo a sentirci parte di
questo miracolo e perché l’arte continua
a mendicare la sua sopravvivenza? Dal
momento che evolversi mediante la
creazione è un atto volontario, che non ci
viene dato di default alla nascita,
possiamo contribuire a cambiare
qualcosa solo quando la desideriamo
ardentemente e agiamo con impegno
costante e quotidiano per ottenerla.
Niente nella lunga storia dell’uomo è stato
regalato, neppure la bellezza!
Celebrare la vita al presente e
garantire un futuro all’arte sono la stessa
cosa: implicano ricordarsi d’essere vivi e
partecipare con emozione. “Il problema”,
quello che non funziona, che è ingiusto,
che ci fa soffrire, che ci distrae e che
“condiziona” l’evoluzione in fondo è
sempre e soltanto dentro di noi.
Un futuro possibile inizia con la percezione
del presente e chiede a ciascuno di noi
di occuparci con dedizione, costanza,
passione e gioia di noi stessi, per
ricordarci di essere vivi e iniziare
finalmente a partecipare all’invisibile e
alla perfezione dell’esistenza.
Merry Christmas and a Happy New Year!
(di Silvio Da Rù)
SOMMARIO
1
Arte 2
Musica
3
Performance 4
I Quaderni nel mondo 5
Editoriale ANNO 3 N. 4 DICEMBRE 2011
Redazione Italia
Nuova Scena Antica
RIVISTA TRIMESTRALE
direttore responsabile SILVIO DA RU’
project & art director DANIELA BESTETTI
I Quaderni di Nuova Scena Antica
nascono per raccogliere gli incontri
significativi avvenuti nel panorama
artistico contemporaneo internazionale
ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
I Quaderni di
I Quaderni - editoriale
Nuova Scena Antica 2011
Alcuni diritti riservati
www.nuovascenaantica.it
pag.1
ARTE
ZOOM ON ANNALISA
1. Il tuo maggior pregio
Sono una persona estrema, nei
rapporti e nelle situazioni: un pregio,
che vale anche naturalmente come
difetto. So dare molto ma pretendo
molto. Mi piacerebbe che tutto fosse
come lo sogno.
Annalisa Pardi
Annalisa Pardi (scrittrice, drammaturga, regista)
Può accadere che il connubio talento/notorietà sia un mito da sfatare, quando la
notorietà soggiace a fattori che non hanno sempre e solo a che fare con il talento. E’ il
caso di Annalisa Pardi, giovane scrittrice, drammaturga, regista e attrice dalle indiscusse
capacità, il cui ultimo romanzo Contra Mundum si è aggiudicato il Premio la Vela d’Oro
2011 del Concorso Italia Narrativa Inedita del festival Women in Art.
L’abbiamo intervistata per conoscere più da vicino la sua ultima opera e il suo impegno
artistico a tuttotondo.
Tu sei molto giovane, ma hai già all’attivo tre romanzi e diverse piece teatrali che hai
messo in scena con la tua compagnia Quieta Movere. Che ruolo occupa l’arte della
scrittura nella tua vita?
AP: Mi piacerebbe occupasse una parte sempre più grande. Quando dirigo uno
spettacolo, o recito, leggo o scrivo, sento che queste attività rivelano la parte migliore di
me. Non esisto se non in quei momenti. Vivo ogni esperienza per farne tesoro da
spendere nella scrittura. A che cosa serva questo tesoro non so dirlo, ma lo stesso
Aristotele, quando gli domandarono a che cosa serva mai la filosofia, rispose che la
filosofia è tutto, e non è serva di niente.
Abituati ad un approccio “settoriale iperspecializzato” anche nel campo dell’arte,
come vivi e come concili il tuo rapporto a tuttotondo con la scrittura e con la scena?
AP: Per me la scrittura drammatica e il teatro sono l’altra faccia del mio studio per il
romanzo. Credo che “cuncta fluunt”, tutte le cose fluiscono l’una nell’altra, come
pensava Leonardo da Vinci. Anzi mi rammarico per tutte quelle arti (la danza e la pittura,
per esempio) che non ho potuto coltivare nella vita. Sogno di avere molto tempo per
imparare.
“Incontra difficoltà chi cerca cose difficili”: così esordisce il tuo ultimo romanzo
Contra Mundum. Di cosa tratta questa opera e perché hai scelto questa frase?
AP: Il romanzo tratta di un amore, un amore sublime e insostituibile, che non cerca di
conciliarsi con il mondo. Troppo spesso l’arte moderna mostra conflitti che si risolvono con
una certa facilità; io credo che niente, nella vita come nell’arte, si possa sciogliere: tutto
resta invece enigmatico, forte, indissolubile appunto. La difficoltà di cui parlo è quella
legata al tipo particolare di amore che ho descritto, un amore che si pone come al di là
del tempo, della società e delle contingenze.
C’è un’altra frase che colpisce e che ricorre tra le pagine del libro: “Ciò che è, non
ha nome”. Che cosa sottintende esattamente?
AP: Con questa frase intendo porre l'attenzione sull'autenticità del sentimento che non ha
bisogno di essere etichettato. Quello di Fabienne e Constance - le protagoniste del
romanzo - non è un amore omosessuale: è l'amore, semplicemente. Con le etichette
tendiamo a definire ciò che ci spaventa e che non sappiamo, in fondo, catalogare.
A tuo avviso che contributo può dare l’arte per migliorare il futuro?
AP: L’arte potrebbe salvarci dalla volgarità e dall’omologazione. Potrebbe dare voce
alla diversità e alla solitudine. L’arte dovrebbe riuscire a parlare oltre il suo tempo, oltre le
mode. Il difficile è riconoscerla. Spesso siamo troppo immersi nel flusso della vita per
capire.
Grazie, Annalisa.
I Quaderni - arte
(intervista ad Annalisa Pardi del 29.12.2011)
2. Il tuo peggior difetto
Mi sembra sempre di avere poco
tempo, per cui tendo a divorare la
vita. Mi piacerebbe sapermi
soffermare, invece una sorta di ansia
di conquista mi spinge sempre oltre, e
raramente dove vorrei essere.
3. Progetti per il futuro
Mettere in scena il mio dramma Don
Giovanni; continuare a tenere corsi di
scrittura e mimo e terminare due
commedie iniziate e mai concluse.
Spero di avere la caparbietà di
scrivere sempre cose nuove, a volte
anche difficili.
Bio in sintesi di Annalisa Pardi
Nata a Pisa nel 1981. Scrittrice,
drammaturga, regista, attrice e
insegnante, si laurea con lode in
Storia del teatro, dello spettacolo e
delle Arti visive all’Università di Pisa.
Come scrittrice pubblica il romanzo Il
mondo al rovescio (L’Autore Libri,
Firenze 2004), un racconto nella
raccolta Una giornata particolare
(Titivillus editrice, Pisa 2008), ) il
romanzo Il Molière immaginario (Il
Filo, Roma 2009) e il romanzo Contra
Mundum (Albatros, 2011), vincitore
del Premio La vela d’Oro Narrativa
Inedita al festival Women in Art 2011.
Come attrice, regista e drammaturga
fonda con Sara Teresa Russo la
compagnia teatrale Quieta Movere
(2003), conquistando svariati premi a
livello regionale e nazionale in
spettacoli da lei scritti, diretti e
interpretati: La nave dei folli (2005);
Il Molière immaginario (2006),
spettacolo selezionato al Festival
Nazionale Premio Città di Viterbo e
vincitore di tre premi tra cui Migliore
regia; Barbablù – Un noir a tempo di
jazz (2007); L’Arte dei pazzi (2008);
Un volo orizzontale (2009); Un
inferno verticale (2010); La prima e
l’ultima (2011). Come insegnante dal
2005 tiene corsi di scrittura creativa e
drammaturgia presso il CineTeatro
LUX di Pisa. Pagine Facebook Annalisa Pardi
e Quieta Movere compagnia teatrale
www.quietamovere.it
pag. 2
MUSICA
ZOOM ON ARCHIMIA
1. Il vostro maggior pregio
L’agilità musicale con la quale
affrontiamo qualsiasi brano.
2. Il vostro peggior difetto
Ci piace monetizzare le nostre
capacità, ma non è un difetto.
Archimia in concerto
Archimia string quartet
Quattro musicisti di formazione classica - due violini, una viola e un violoncello s’incontrano per esplorare nuove sonorità e possibilità acustiche. La sfida è quella di unire
la disciplina classica all’estro della musica pop, rock, jazz, funky. Il risultato è un nuovo
approccio e una nuova filosofia nell’accostarsi alla musica tutta, generando, attraverso i
loro stessi arrangiamenti, un cocktail esplosivo di suoni, sfruttando le potenzialità poco
esplorate degli strumenti ad arco. Il nostro suggerimento è di partire ascoltando “Smoke
on the water” dei Deep Purple nella loro versione, per convincersi dell’effetto sbalorditivo
che questi strumenti riescono ad ottenere in mani sapienti.
Quando è iniziata questa sfida e perché avete scelto questo nome per il quartetto?
AA: Il sogno di formare un quartetto d’archi che potesse incontrare e rigenerare tutti i
generi musicali esistenti è sempre stato presente nell’animo mio e di Serafino, i fondatori.
Ormai possiamo dire di essere arrivati alla realizzazione delle nostre aspirazioni e da dieci
anni calchiamo le scene con un nome che crediamo rappresenti la nostra musica:
l’alchimia, antica disciplina empirica, spesso a carattere magico, impegnata a
trasformare i metalli in oro, si fonde con la parola archi che è il nostro mondo strumentale.
Esiste una differenza nel vostro approccio tra l’incisione e il concerto live?
AA: La differenza è enorme. Il concerto è un momento magico che vive di vita propria: la
sala o la piazza, il tipo di pubblico preparato o spontaneo fanno del live una creatura
sempre diversa. Ci piace moltissimo avere un dialogo con il pubblico, non vogliamo mai
avere il programma di sala perché desideriamo raccontarlo prima di suonarlo e plasmare
la scaletta in tempo reale a seconda delle reazioni del pubblico. Lo studio è tutt’altro:
possiamo solo contare sul feedback del fonico e l’asetticità del luogo non aiuta a
liberare le emozioni. Due mondi completamente diversi.
Quali sono le caratteristiche che un musicista deve avere oggi per affrontare artisti
e pubblico in ambito internazionale?
AA: Fondamentalmente è la qualità tecnica che può supportare quella artistica, quindi
bisogna essere solidi individualmente e quartettisticamente. Il quartetto è la formazione
da camera più completa, ma necessita una uniformità di intenti incredibile: bisogna
imparare a respirare insieme e costruire un percorso comune. Fatto questo bisogna avere
un progetto credibile, che riesca a coinvolgere più pubblico possibile, dallo snob
all’anima più semplice. Solo la musica può raggiungere tutti e trovare per ognuno le
corde giuste dell’emozione. Il tratto culturale poi si evincerà dalla scelta dei brani che
abbiamo arrangiato e trasformato, seguendo un percorso intellettuale che attinge alla
nostra formazione.
Questo numero trae un bilancio di fine anno ed è dedicato al futuro visto attraverso
gli occhi degli artisti. Qualche commento?
AA: Devo dire che la domanda è tremenda, come tutti i resoconti finali, come tutte le
somme tirate. Soprattutto se dal giudizio finale si deve trovare un indirizzo per il futuro.
Posso dire che nel nostro paese il problema della cultura e del suo sviluppo è grave, ma è
troppo facile dirlo, lo diciamo tutti, è ormai un assioma. Penso invece a tutte quelle realtà
che con poche risorse, se non nulle, vanno avanti per la loro strada producendo cultura,
spettacolo, informazione. Sono tante - credo che dove state leggendo sia una di quelle.
E ci sono anche istituzioni che nonostante tutto si sforzano di fare quello che credono
giusto: penso ai piccoli comuni che vanno su internet per cercare gruppi musicali
interessanti, fuori dagli schemi. Ne abbiamo conosciuti tanti in tutta Italia. Quindi il futuro è
come sempre nelle mani di ognuno di noi. Se si riesce a sfuggire dall’appiattimento, dal
conformismo, dall’ignoranza, in fondo in fondo una lucina la si può vedere.
Grazie, Andrea.
(intervista ad Andrea Anzalone del 16.12.2011)
I Quaderni - musica
3. Progetti per il futuro
Molti. Il più internazionale: una
collaborazione con musicisti iraniani
in una compagine internazionale. A
gennaio finiremo il nostro secondo
disco.
Bio in sintesi di Archimia
I componenti hanno collaborato con i
maggiori enti lirici e orchestre sinfoniche
italiani. 2002/2008: spettacoli con
musiche originali del quartetto al Teatro
NOHMA di Milano di Teresa Pomodoro.
2003: musiche per 6 eventi Lexmark;
esibizioni a Palazzo Farnese e ai
Filodrammatici di Milano; registrazione
del cd Tacchino Latino. 2004/2006:
Vocal Tour con Kalivocali e Marco
Baldini. 2005: accompagnano Journey
to the moon di William Kentridge nei
più importanti festival teatrali d'Europa;
prime parti dell'Orchestra ritmico
sinfonica del M° Diego Basso; con
Basso e la cantante Cheryl Porter
creano The American Musicals
Orchestra. 2006: nel cast dello
spettacolo di Sergio Sgrilli Neuro,
tecniche di rianimazione collettive, in
scena tutti i lunedì al Teatro delle Erbe e
poi al Teatro dell'Arte di Milano. 2007:
collaborazioni con l'attrice Margherita
Antonelli; ospiti al Pigro Show e al
programma su Rai Radio 2 Fegiz Files;
progetto discografico di Cheryl Porter
Knockin on heavens door; Notte Bianca
di Madrid, 8 serate al Blue Note di
Milano, 4 al Teatro Madre di Napoli, 2
al Sallis Benney Theatre di Brighton, 2
a l T h e a t r e Ke n n e d y C e n t e r d i
Washington. 2008: quaranta concerti;
invito a Sanremoff; esibizioni accanto a
Ellade Bandini, Andrea Mingardi,
Eugenio Finardi, Paola Folli e Roy Paci;
Notte Bianca di Tolentino, Clusone Jazz
Festival; collaborazioni con Fabrizio
Meloni (primo clarinetto dell'Orchestra
Teatro alla Scala) e con Zucchero al
singolo Una carezza; registrazione del
disco di Irene Fornaciari. 2009: Theatre
de la Vaudeville a Bruxelles, Teatro
San Domenico di Crema, Teatro
Ponchielli di Cremona, concerto
d’apertura festival Anima Mundi sotto
la torre di Pisa. 2010: con Gino
Vannelli in 8 concerti a Milano e Roma.
www.quartettoarchimia.it
www.myspace.com/anzacello
pag. 3
PERFORMANCE
ZOOM ON KILILI
1. Il vostro maggior pregio
Essere un gruppo flessibile e misto,
dove la creatività nasce
dall’interazione con le realtà e i luoghi
che pratichiamo. Aprire un lavoro è
ogni volta cominciare un’avventura.
2. Il vostro peggior difetto
Non avere un’organizzazione fissa, il
che implica sforzi gestionali che a
volte massacrano il lavoro e ne
rallentano la realizzazione.
“Visioni” di Laboratorio Kilili
Laboratorio Kilili (ensamble di sperimentazione)
Ogni metropoli è un contenitore di realtà, ognuna con i propri tratti distintivi. Al
contempo, ogni città è un contenitore di spazi aperti e chiusi che custodiscono
un’anima. Dall’incontro con una realtà e determinati spazi possono nascere progetti
multidisciplinari e multimediali, il cui scopo e il cui senso consiste nella scoperta e nella
valorizzazione delle connessioni luogo – città – performance. Il Laboratorio Kilili è un
ensamble di sperimentazione formato da una regista-architetto, una coreografa-trainer,
una drammaturga, una musicista e un gruppo di scenografi, attori, danzatori, cantanti
che nella città di Milano condividono questo tipo di approccio e di progettualità.
Come nasce e come si sviluppa il Laboratorio Kilili?
MF: Nasce a Milano più di 20 anni fa, dall’inventiva e dalla ricerca di un gruppo di
laureandi architetti che vuole parlare dello spazio urbano con i linguaggi dell’arte e del
teatro, giudicati molto più adatti a rappresentare la complessa realtà dell’abitare di
quanto lo siano gli strumenti strettamente architettonici. Nel tempo si è consolidato un
gruppo di ricerca e sperimentazione con una metodologia propria. Il gruppo crea
performance urbane, che nascono dalla frequentazione dei luoghi, delle storie, delle
presenze vive della città, e le restituiscono tramutate da un’interpretazione artistica
basata sulla contaminazione delle arti con gli spazi.
Quali sono gli approcci e le figure che hanno direttamente o indirettamente
influenzato il vostro modo di creare?
MF: Trattandosi di un collettivo piuttosto variegato, direi che ognuno ha i suoi maestri.
Personalmente riconosco l’influenza delle scuole di teatrodanza europee e del teatro di
ricerca italiano, a contatto coi quali sono cresciuta; la scuola territorialista di progettazione
e di architettura sostenibile hanno ispirato il mio metodo e l’approccio creativo.
Che cosa vi orienta nella scelta di temi e materiali che diventano studi e poi
performance, istallazioni, video o spettacoli?
MF: Il laboratorio Kilili lavora da sempre sul tema dell’interpretazione tramite il linguaggio
artistico dello spazio urbano. Oltre al tema di base del “genius loci”, il percorso di ricerca
incrocia altri temi caratteristici del gruppo: l’immagine del sacro, altamente simbolica e
iconografica, che appare e scompare tra i ruderi; la fiaba, che conduce il filo narrativo in
un percorso “iniziatico”, ricalcando le orme dei percorsi sacri delle cattedrali. Lle nostre
cattedrali saranno gli “avanzi di città”. E poi le figure femminili della storia, portatrici di
valori paralleli, non consacrati dalle vittorie e dalla storia, spesso perdenti. Valori non
codificati, tramandati nei racconti, nelle suggestioni, più che scritti a chiare lettere nei
trattati. Un sapere antico, informato dal dolore, dalle piccole gesta eroiche quotidiane.
Come vedete il futuro attraverso i vostri occhi d’artista?
MF: Rispondo a titolo personale. Questo laboratorio nasce da una convinzione
importante, cioè che l’interazione, la cooperazione di soggetti diversi, la frequentazione
del territorio, la creazione di eventi complessi portatori di cultura diffusa e materiale,
legata alla quotidianità, siano i valori della civiltà. L’espressione artistica deve giocare ed
emozionare nel contatto diretto con lo spettatore e sul territorio. Così l’abitare è
fenomeno complesso di interazione tra persone e, nella cura e nella salvaguardia delle
risorse, nella condivisione diffusa, sta la risorsa delle future generazioni.
Se riusciremo a dare nome ai luoghi, rispetto alle persone, e valore alla collaborazione e
all’espressione dei singoli, il futuro sarà dei tanti che oggi se ne sentono espropriati.
Grazie, Maddalena.
(intervista a Maddalena Ferraresi del 12.12.2011)
Contact: Milano, v.le Pasubio 16 [email protected]
I Quaderni - performance
3. Progetti per il futuro
Un laboratorio su Milano e la sua
matrice più profonda: quella delle
acque. Un lavoro per ridare identità
ad una città antica e viva, spesso
sfruttata e vissuta distrattamente,
riconoscendone la matrice originaria, i
luoghi vitali, aldilà delle forme
ostentate e false, aldilà dell’aridità che
la percorre e delle brame speculative
a cui è di continuo sottoposta.
Bio in sintesi di Laboratorio Kilili
Fondato da Maddalena Ferraresi a
Milano nel 1990, allestisce spettacoli
di teatrodanza e performances che si
distinguono per la ricerca di uno
spazio di rappresentazione non
ordinario: un legame con il luogo e
chi lo abita che diventi strutturante
per lo spettacolo. Dal 1995 la ricerca
è incentrata sulle figure femminili che
appartengono al nostro immaginario,
con particolare attenzione alle figure
archetipiche e agli antichi miti
mediterranei. Tra i lavori realizzati:
1990 itinerario teatrale GaribaldiRepubblica, gruppo “Le cimici nere”;
1991 spettacolo La città senza luna,
spazio Ansaldo, gruppo “Le cimici
nere”; 1992 spettacolo Le città
invisibili, finalista Premio Scenario
gruppo “Pandora"; 1994 Itinerario
teatrale Adriano fa spettacolo, gruppo
"La favola della città"; 1995 festival
Villa Arconati, gruppo "ITUrbani";
1996 percorso urano Parco Ravizza,
A.R.CI Milano e gruppo "ITUrbani";
1997 spettacolo Rosa carne, gruppo
DEES; 1998 spettacolo Profezie,
gruppo "Sibille"; 1999 Profezie al
Festival di Babilonia (Bagdad- Irak);
2003 scenografie spettacolo Il concilio
di M. Capato; 2003 scenografie
spettacolo Dal mio sangue di M.
Capato; 2004 spettacolo Madonne
nere; 2005 video Visioni, area ExFalk selezionato Festival Napoli
Danza, menzione speciale Concorso
Corti d’Architettura Ischia 2009; 2010
scenografie concerto I sogni hanno
entrate segrete di Anna Restelli; 2011
evento Visioni, la performance festival
Women in Art; 2011 allestimento Il
fuoco e la fanciulla festival Mitomanie, Ragusa.
pag. 4
Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero
per scoprire cosa succede nel resto del mondo.
I Quaderni
nel mondo
In questo numero Daniela ha scelto per noi
JOSEP-RAMÓN OLIVÉ SOLER. 23 años. Barítono, director de coro,
violonchelista y pianista
En momentos de crisis parece más difícil hablar de arte y de artistas.
Como ha sido afectado el mundo artístico de España de los últimos
dos años?
JR: Últimamente ha habido una disminución
considerable de la aportación económica
pública en el campo del arte. Supongo que
habrá disminuido de igual forma en todas las
disciplinas artísticas; en el campo que yo
conozco, que es la música, creo que podemos
dar las gracias a todas las iniciativas privadas
que aún mantienen el número de producciones
musicales de este país. Debo decir que
sorprende cómo en Cataluña, la gente continúa
apostando por el arte de una forma encomiable.
A veces se necesita más soporte por parte de la
administración, y por eso pedimos
continuamente que se concedan más
subvenciones y ayudas.
Tu versatilidad parece te favorezca en el
encontrar ocasiones de trabajo como músico.
JR: Siempre defiendo que, cómo músico, es muy
importante tener una formación global. Es
imposible conocer todas las disciplinas, pero recomiendo hacerlo con el máximo
posible, sobretodo en la infancia y la adolescencia. Cuando uno crece, el camino ya te
lleva a reducir i a focalizar tus preferencias. Esta formación me ha llevado hoy en día a
poder cantar de barítono solista, mientras dirijo un coro amateur con mucha proyección
o acompaño con el piano algún cantante.
Qué aconsejarías a un joven que hoy en día quiera empezar su carrera en campo
artístico?
JR: Que no deje de querer aprender y de querer mejorar y que tenga optimismo e ilusión
con aquello que hace. Siempre hay oportunidades para todos, lo único que hay que
hacer es no dejar de buscarlas.
(di Daniela De Marchi)
(ES) Daniela De Marchi
Tempi bui per
l’economia: sembra
che il futuro delle
nuove generazioni
sarà garantito solo
dal risparmio e da un
cambio radicale
nella gestione delle
risorse. E l’arte? Quanto sarà
penalizzata? Sappiamo quanto essa
sia “superflua”, ossia necessaria solo
dopo che l’uomo ha soddisfatto i
bisogni primari (cibo, salute, lavoro).
Eppure ci sono esempi nella storia
che smentiscono queste priorità: Le
Quatour pour la fin du monde di
Olivier Messiaen, scritto nel campo
di concentramento di Görlitz nel
1940-41; o le conferenze su pittura e
scultura organizzate dai cittadini di
Leningrado, rifugiati nei sotterranei
dell’Hermitage durante l’assedio
tedesco durato 900 giorni. In quei
momenti fu vitale soddisfare altri
bisogni. Fu l’arte a mantenere viva la
speranza di tempi migliori, a far
credere in un futuro diverso.
Condividere le grandi emozioni,
contemplare il bello, partecipare al
sublime: è il compito dell’arte,
soprattutto quando sembra di
vivere in un tunnel senza uscita...
Buon Anno Nuovo a tutti!
www.danielademarchi.es
(BR) Sergio Nunes Melo
In questo numero Sergio ha scelto per noi
TEATRO BASE. Arbitrio, the show.
Arbítrio is one of these courageous theatrical events derived from
devising. The show’s main theme is how freedom is intensily pursued by
individuals and smothered by society, which is depicted as being
conditioned by constructs that both dictate behaviour patterns and
punish deviations within family structures. As usual in devising processes, the dramaturgy is
a fortunate collage of passages of fiction, drama, poetry, you name it... As the situation is
grosso modo transcultural, Grammelot is also deployed – with Italian and German
inspirations given that these are the main cultures that influenced Brazil after the
Portuguese one. The Teatro Base, the troupe’s name, led by the director Diego Pinheiro
(student at UFBA), emerges in a particularly vibrant setting amidst many other emerging
companies. As opposed to most of its counterparts, however, instead of showing off, of
producing works that will barely have a chance of transposing the province’s borders,
Teatro Base has been investing in the high quality of its acting. Their word of order is
“We’re actors, directors, dramaturgues, dancers, painters and composers. We’re lyrics,
music, dance, painting… THEATRE! We’re artists! Constructors of the World, not one of its
constructs!”
Here is a link to a teaser:
http://www.4shared.com/video/8OpApQ7u/teaser_arbitrio_2.html?
www.oteatrobase.blogspot.com
(di Sergio Nunes Melo)
I Quaderni nel Mondo
Come accademico
alla Universidade
Federal da Bahia, a
Salvador, conosco
tanti giovani teatranti
che da grandi
sognano di vivere
d’arte. Con la
maggioranza di questi allievi mi trovo
nel mezzo di una cultura talmente
radicale nel suo edonismo da
dimenticare l’atteggiamento tramite
il quale si raggiunge la poesia,
ovvero lavori artistici capaci di
aggiunge qualcosa di nuovo e
significativo alla tradizione, in un
rapporto di rottura e di continuità.
Cerco di trasmettere il valore del
silenzio come componente
essenziale dello stato creativo e,
dopo molta resistenza, cominciano
ad arrivare i primi riscontri... Così,
come augurio per il Nuovo Anno, mi
piace pensare al teatro come ad un
silenzio, magicamente interrotto...
pag. 5
In questo numero Iwona ha scelto per noi
ACQUARIA. Sicilian music as a way to communicate with all generations
Thinking of the future can be terrifying. Our society is heading in a direction that drifts
away from togetherness, emphasizes individuality and creates a strange distance with
the presence of electronics invented specifically for the purpose of keeping us closer
together. An oxymoron. How is that possible that in a world where long distances have
been practically erased with the invention of the internet, email and video calls, solitude
and lonesomeness enter the realm of everyday lives? Is there still hope? How do we
proceed into the future without being devoured?
Learning from one’s culture and carrying
messages deriving from the past close to the
heart seems to be a way of life for a duo called
AcquAria, a group that draws their inspiration
from Sicily, its culture, history and especially its
music. The lead vocalists of AcquAria are Michela
Musolino and Vincenzo Castellana, both uniquely
talented young individuals capable of instantly
enchanting an audience with the first sounds of
their song. The duo paints a vivid picture of the
“Musica Sicliana”. It is evident that they are
passionate about what they do and most of all
about relaying and infecting their listeners. Ms.
Musolino is also a talented percussionist in the
Sicilian tradition and Mr. Castellana’s talents
include the ability to play different instruments
such as the friscalettu, brogna or the marranzanu.
Back in October the duo held a concert in the auditorium of NYU’s Casa Italiana Zerilli
Marimò. The legend of Colapisci, a Sicilian boy who loved swimming so much that he
turned into a fish; U Pisci Spada, written by Domenico Modugno, talking about everything
from ill-fated lovers immortalized as swordfish; or Gricalata by Luciano Maio, were
performed together with songs of celebration, the tarantellas, upbeat and fast-tempo
pieces. Ms. Musolino says: “It is the force of desire and the force of the accompanying
emotions that make Sicilian music stand apart from other traditions. This desire connects
one to others be they our present neighbors or be they people who lived centuries ago.
The rawness and the truth of such desires and emotions are understood by all. At the end
of physical life, only memories remain. Sicilian music reflected the cycle of life, not in real
time, but in humanity’s time”. Mr. Castellana states: “I began my career with traditional
instruments of my homeland, but that has since expanded to musical instruments of other
cultures. For more than twenty years I conduct my musical activity in a multifaceted way
with my goal to bring positive energy to people. My open mindedness, my determination
and love for my roots gave me the opportunity to travel the world and popularize the
music of my homeland. My life is completely dedicated to art and communication with
all generations, in short: freedom of expression and sincere exchange”.
Both artists are very focused on the importance of community, togetherness and most of
all, interaction between people. What they have learned from their predecessors seems
to be carrying them in interesting and always new directions.
(USA) Iwona Adamczyk
Generalmente la
fine dell'anno
coincide con il
periodo dei bilanci.
Diamo uno sguardo
al passato recente
e ci diciamo: sì,
questo va, no, questo non va, deve
cambiare. Quasi sempre la
proiezione è in senso materialistico:
voglio guadagnare di più, devo
comprar mi quella macchina,
voglio fare un viaggio, convinti che
questi miglioramenti possano
renderci felici. Io credo invece che
queste aspirazioni portino
all'esasperazione dell'essere umano
e che la felicità passi attraverso le
piccole cose di tutti i giorni. Se
potessimo incantarci per il canto di
un uccellino, o meravigliarci
quando scorgiamo un raggio di
sole che spunta da una nube, o
ancora sorprenderci di fronte al
miracolo del corpo umano, non ci
sarebbe motivo di andare a
cercare le cose sempre “al di là”.
Forse noi metropolitani paghiamo il
prezzo più alto e l'urbanizzazione ci
impedisce di vivere a contatto con
la natura, così gradualmente
abbiamo perso la sensibilità per
apprezzare determinate cose.
Il mio augurio per l'Anno Nuovo è
che l'uomo possa recuperare un
equilibrio attraverso la rivalutazione
delle piccole cose, che poi sono
grandi. Incluso il contatto umano
che, anche a causa di tutta questa
tecnologia, si sta smarrendo del
tutto.
(di Iwona Adamczyk)
http://www.vincenzocastellana.org
http://www.michelamusolino.com
Se avete voglia di collaborare
con noi, presentando gli artisti
e l’arte della vostra nazione o
città, non esitate a contattarci
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I Quaderni nel Mondo
pag. 6
Nuova Scena Antica
I Quaderni di
RIVISTA TRIMESTRALE
ANNO 3 N. 4 DICEMBRE 2011
IN QUESTO NUMERO
Hanno collaborato:
Daniela De Marchi (ES),
Sergio Nunes Melo (BR)
Iwona Adamczyk (USA)
Desideriamo ringraziare:
Annalisa Pardi
Quartetto Archimia
Laboratorio Kilili
ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
Il prossimo appuntamento è per marzo 2012
con un nuovo numero de I QUADERNI
Buone Feste e Felice Anno Nuovo!
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