I Quaderni di Nuova Scena Antica GALLERY DICEMBRE 2011. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI RIVISTA ON LINE ARTE MUSICA PERFORMANCE Bilancio di fine anno: il futuro possibile attraverso gli occhi degli artisti Cosa c’è da cambiare? Se per un istante ci fermassimo a riflettere quanto tempo l’uomo ha impiegato per raggiungere il livello attuale di evoluzione biologica e tecnologica, forse molto di ciò che crediamo essere “il problema” svanirebbe in un batter d’occhio. Non esiste alcun tipo di ansia, tor mento, dolore, paura, angoscia quotidiani che possano stare al passo con il miracolo d’essere vivi e di avere la fortuna di partecipare al mistero e alla bellezza della vita. Ma è raro ricordarci di esserci ed emozionarci fino alle lacrime per il fatto di sentirlo! Se ci rammentassimo di questo miracolo straordinario che è stato e continua ad essere il cammino evolutivo della nostra specie, improvvisamente si spalancherebbe la porta del tempo e scopriremmo che tutto ciò che siamo e che abbiamo altro non è che l’opera d’arte della facoltà più preziosa, invisibile e misteriosa che esista in natura, la quale ha voluto con bruciante desiderio ogni dettaglio che ci contraddistingue, trovando il modo di riprodursi in ogni nascita. Ecco perché è impossibile separare l’arte dalla vita, dal momento che entrambe hanno a che fare con la creazione. Ma se le cose stanno così, perché fatichiamo a sentirci parte di questo miracolo e perché l’arte continua a mendicare la sua sopravvivenza? Dal momento che evolversi mediante la creazione è un atto volontario, che non ci viene dato di default alla nascita, possiamo contribuire a cambiare qualcosa solo quando la desideriamo ardentemente e agiamo con impegno costante e quotidiano per ottenerla. Niente nella lunga storia dell’uomo è stato regalato, neppure la bellezza! Celebrare la vita al presente e garantire un futuro all’arte sono la stessa cosa: implicano ricordarsi d’essere vivi e partecipare con emozione. “Il problema”, quello che non funziona, che è ingiusto, che ci fa soffrire, che ci distrae e che “condiziona” l’evoluzione in fondo è sempre e soltanto dentro di noi. Un futuro possibile inizia con la percezione del presente e chiede a ciascuno di noi di occuparci con dedizione, costanza, passione e gioia di noi stessi, per ricordarci di essere vivi e iniziare finalmente a partecipare all’invisibile e alla perfezione dell’esistenza. Merry Christmas and a Happy New Year! (di Silvio Da Rù) SOMMARIO 1 Arte 2 Musica 3 Performance 4 I Quaderni nel mondo 5 Editoriale ANNO 3 N. 4 DICEMBRE 2011 Redazione Italia Nuova Scena Antica RIVISTA TRIMESTRALE direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico contemporaneo internazionale ARTE MUSICA PERFORMANCE I Quaderni di I Quaderni - editoriale Nuova Scena Antica 2011 Alcuni diritti riservati www.nuovascenaantica.it pag.1 ARTE ZOOM ON ANNALISA 1. Il tuo maggior pregio Sono una persona estrema, nei rapporti e nelle situazioni: un pregio, che vale anche naturalmente come difetto. So dare molto ma pretendo molto. Mi piacerebbe che tutto fosse come lo sogno. Annalisa Pardi Annalisa Pardi (scrittrice, drammaturga, regista) Può accadere che il connubio talento/notorietà sia un mito da sfatare, quando la notorietà soggiace a fattori che non hanno sempre e solo a che fare con il talento. E’ il caso di Annalisa Pardi, giovane scrittrice, drammaturga, regista e attrice dalle indiscusse capacità, il cui ultimo romanzo Contra Mundum si è aggiudicato il Premio la Vela d’Oro 2011 del Concorso Italia Narrativa Inedita del festival Women in Art. L’abbiamo intervistata per conoscere più da vicino la sua ultima opera e il suo impegno artistico a tuttotondo. Tu sei molto giovane, ma hai già all’attivo tre romanzi e diverse piece teatrali che hai messo in scena con la tua compagnia Quieta Movere. Che ruolo occupa l’arte della scrittura nella tua vita? AP: Mi piacerebbe occupasse una parte sempre più grande. Quando dirigo uno spettacolo, o recito, leggo o scrivo, sento che queste attività rivelano la parte migliore di me. Non esisto se non in quei momenti. Vivo ogni esperienza per farne tesoro da spendere nella scrittura. A che cosa serva questo tesoro non so dirlo, ma lo stesso Aristotele, quando gli domandarono a che cosa serva mai la filosofia, rispose che la filosofia è tutto, e non è serva di niente. Abituati ad un approccio “settoriale iperspecializzato” anche nel campo dell’arte, come vivi e come concili il tuo rapporto a tuttotondo con la scrittura e con la scena? AP: Per me la scrittura drammatica e il teatro sono l’altra faccia del mio studio per il romanzo. Credo che “cuncta fluunt”, tutte le cose fluiscono l’una nell’altra, come pensava Leonardo da Vinci. Anzi mi rammarico per tutte quelle arti (la danza e la pittura, per esempio) che non ho potuto coltivare nella vita. Sogno di avere molto tempo per imparare. “Incontra difficoltà chi cerca cose difficili”: così esordisce il tuo ultimo romanzo Contra Mundum. Di cosa tratta questa opera e perché hai scelto questa frase? AP: Il romanzo tratta di un amore, un amore sublime e insostituibile, che non cerca di conciliarsi con il mondo. Troppo spesso l’arte moderna mostra conflitti che si risolvono con una certa facilità; io credo che niente, nella vita come nell’arte, si possa sciogliere: tutto resta invece enigmatico, forte, indissolubile appunto. La difficoltà di cui parlo è quella legata al tipo particolare di amore che ho descritto, un amore che si pone come al di là del tempo, della società e delle contingenze. C’è un’altra frase che colpisce e che ricorre tra le pagine del libro: “Ciò che è, non ha nome”. Che cosa sottintende esattamente? AP: Con questa frase intendo porre l'attenzione sull'autenticità del sentimento che non ha bisogno di essere etichettato. Quello di Fabienne e Constance - le protagoniste del romanzo - non è un amore omosessuale: è l'amore, semplicemente. Con le etichette tendiamo a definire ciò che ci spaventa e che non sappiamo, in fondo, catalogare. A tuo avviso che contributo può dare l’arte per migliorare il futuro? AP: L’arte potrebbe salvarci dalla volgarità e dall’omologazione. Potrebbe dare voce alla diversità e alla solitudine. L’arte dovrebbe riuscire a parlare oltre il suo tempo, oltre le mode. Il difficile è riconoscerla. Spesso siamo troppo immersi nel flusso della vita per capire. Grazie, Annalisa. I Quaderni - arte (intervista ad Annalisa Pardi del 29.12.2011) 2. Il tuo peggior difetto Mi sembra sempre di avere poco tempo, per cui tendo a divorare la vita. Mi piacerebbe sapermi soffermare, invece una sorta di ansia di conquista mi spinge sempre oltre, e raramente dove vorrei essere. 3. Progetti per il futuro Mettere in scena il mio dramma Don Giovanni; continuare a tenere corsi di scrittura e mimo e terminare due commedie iniziate e mai concluse. Spero di avere la caparbietà di scrivere sempre cose nuove, a volte anche difficili. Bio in sintesi di Annalisa Pardi Nata a Pisa nel 1981. Scrittrice, drammaturga, regista, attrice e insegnante, si laurea con lode in Storia del teatro, dello spettacolo e delle Arti visive all’Università di Pisa. Come scrittrice pubblica il romanzo Il mondo al rovescio (L’Autore Libri, Firenze 2004), un racconto nella raccolta Una giornata particolare (Titivillus editrice, Pisa 2008), ) il romanzo Il Molière immaginario (Il Filo, Roma 2009) e il romanzo Contra Mundum (Albatros, 2011), vincitore del Premio La vela d’Oro Narrativa Inedita al festival Women in Art 2011. Come attrice, regista e drammaturga fonda con Sara Teresa Russo la compagnia teatrale Quieta Movere (2003), conquistando svariati premi a livello regionale e nazionale in spettacoli da lei scritti, diretti e interpretati: La nave dei folli (2005); Il Molière immaginario (2006), spettacolo selezionato al Festival Nazionale Premio Città di Viterbo e vincitore di tre premi tra cui Migliore regia; Barbablù – Un noir a tempo di jazz (2007); L’Arte dei pazzi (2008); Un volo orizzontale (2009); Un inferno verticale (2010); La prima e l’ultima (2011). Come insegnante dal 2005 tiene corsi di scrittura creativa e drammaturgia presso il CineTeatro LUX di Pisa. Pagine Facebook Annalisa Pardi e Quieta Movere compagnia teatrale www.quietamovere.it pag. 2 MUSICA ZOOM ON ARCHIMIA 1. Il vostro maggior pregio L’agilità musicale con la quale affrontiamo qualsiasi brano. 2. Il vostro peggior difetto Ci piace monetizzare le nostre capacità, ma non è un difetto. Archimia in concerto Archimia string quartet Quattro musicisti di formazione classica - due violini, una viola e un violoncello s’incontrano per esplorare nuove sonorità e possibilità acustiche. La sfida è quella di unire la disciplina classica all’estro della musica pop, rock, jazz, funky. Il risultato è un nuovo approccio e una nuova filosofia nell’accostarsi alla musica tutta, generando, attraverso i loro stessi arrangiamenti, un cocktail esplosivo di suoni, sfruttando le potenzialità poco esplorate degli strumenti ad arco. Il nostro suggerimento è di partire ascoltando “Smoke on the water” dei Deep Purple nella loro versione, per convincersi dell’effetto sbalorditivo che questi strumenti riescono ad ottenere in mani sapienti. Quando è iniziata questa sfida e perché avete scelto questo nome per il quartetto? AA: Il sogno di formare un quartetto d’archi che potesse incontrare e rigenerare tutti i generi musicali esistenti è sempre stato presente nell’animo mio e di Serafino, i fondatori. Ormai possiamo dire di essere arrivati alla realizzazione delle nostre aspirazioni e da dieci anni calchiamo le scene con un nome che crediamo rappresenti la nostra musica: l’alchimia, antica disciplina empirica, spesso a carattere magico, impegnata a trasformare i metalli in oro, si fonde con la parola archi che è il nostro mondo strumentale. Esiste una differenza nel vostro approccio tra l’incisione e il concerto live? AA: La differenza è enorme. Il concerto è un momento magico che vive di vita propria: la sala o la piazza, il tipo di pubblico preparato o spontaneo fanno del live una creatura sempre diversa. Ci piace moltissimo avere un dialogo con il pubblico, non vogliamo mai avere il programma di sala perché desideriamo raccontarlo prima di suonarlo e plasmare la scaletta in tempo reale a seconda delle reazioni del pubblico. Lo studio è tutt’altro: possiamo solo contare sul feedback del fonico e l’asetticità del luogo non aiuta a liberare le emozioni. Due mondi completamente diversi. Quali sono le caratteristiche che un musicista deve avere oggi per affrontare artisti e pubblico in ambito internazionale? AA: Fondamentalmente è la qualità tecnica che può supportare quella artistica, quindi bisogna essere solidi individualmente e quartettisticamente. Il quartetto è la formazione da camera più completa, ma necessita una uniformità di intenti incredibile: bisogna imparare a respirare insieme e costruire un percorso comune. Fatto questo bisogna avere un progetto credibile, che riesca a coinvolgere più pubblico possibile, dallo snob all’anima più semplice. Solo la musica può raggiungere tutti e trovare per ognuno le corde giuste dell’emozione. Il tratto culturale poi si evincerà dalla scelta dei brani che abbiamo arrangiato e trasformato, seguendo un percorso intellettuale che attinge alla nostra formazione. Questo numero trae un bilancio di fine anno ed è dedicato al futuro visto attraverso gli occhi degli artisti. Qualche commento? AA: Devo dire che la domanda è tremenda, come tutti i resoconti finali, come tutte le somme tirate. Soprattutto se dal giudizio finale si deve trovare un indirizzo per il futuro. Posso dire che nel nostro paese il problema della cultura e del suo sviluppo è grave, ma è troppo facile dirlo, lo diciamo tutti, è ormai un assioma. Penso invece a tutte quelle realtà che con poche risorse, se non nulle, vanno avanti per la loro strada producendo cultura, spettacolo, informazione. Sono tante - credo che dove state leggendo sia una di quelle. E ci sono anche istituzioni che nonostante tutto si sforzano di fare quello che credono giusto: penso ai piccoli comuni che vanno su internet per cercare gruppi musicali interessanti, fuori dagli schemi. Ne abbiamo conosciuti tanti in tutta Italia. Quindi il futuro è come sempre nelle mani di ognuno di noi. Se si riesce a sfuggire dall’appiattimento, dal conformismo, dall’ignoranza, in fondo in fondo una lucina la si può vedere. Grazie, Andrea. (intervista ad Andrea Anzalone del 16.12.2011) I Quaderni - musica 3. Progetti per il futuro Molti. Il più internazionale: una collaborazione con musicisti iraniani in una compagine internazionale. A gennaio finiremo il nostro secondo disco. Bio in sintesi di Archimia I componenti hanno collaborato con i maggiori enti lirici e orchestre sinfoniche italiani. 2002/2008: spettacoli con musiche originali del quartetto al Teatro NOHMA di Milano di Teresa Pomodoro. 2003: musiche per 6 eventi Lexmark; esibizioni a Palazzo Farnese e ai Filodrammatici di Milano; registrazione del cd Tacchino Latino. 2004/2006: Vocal Tour con Kalivocali e Marco Baldini. 2005: accompagnano Journey to the moon di William Kentridge nei più importanti festival teatrali d'Europa; prime parti dell'Orchestra ritmico sinfonica del M° Diego Basso; con Basso e la cantante Cheryl Porter creano The American Musicals Orchestra. 2006: nel cast dello spettacolo di Sergio Sgrilli Neuro, tecniche di rianimazione collettive, in scena tutti i lunedì al Teatro delle Erbe e poi al Teatro dell'Arte di Milano. 2007: collaborazioni con l'attrice Margherita Antonelli; ospiti al Pigro Show e al programma su Rai Radio 2 Fegiz Files; progetto discografico di Cheryl Porter Knockin on heavens door; Notte Bianca di Madrid, 8 serate al Blue Note di Milano, 4 al Teatro Madre di Napoli, 2 al Sallis Benney Theatre di Brighton, 2 a l T h e a t r e Ke n n e d y C e n t e r d i Washington. 2008: quaranta concerti; invito a Sanremoff; esibizioni accanto a Ellade Bandini, Andrea Mingardi, Eugenio Finardi, Paola Folli e Roy Paci; Notte Bianca di Tolentino, Clusone Jazz Festival; collaborazioni con Fabrizio Meloni (primo clarinetto dell'Orchestra Teatro alla Scala) e con Zucchero al singolo Una carezza; registrazione del disco di Irene Fornaciari. 2009: Theatre de la Vaudeville a Bruxelles, Teatro San Domenico di Crema, Teatro Ponchielli di Cremona, concerto d’apertura festival Anima Mundi sotto la torre di Pisa. 2010: con Gino Vannelli in 8 concerti a Milano e Roma. www.quartettoarchimia.it www.myspace.com/anzacello pag. 3 PERFORMANCE ZOOM ON KILILI 1. Il vostro maggior pregio Essere un gruppo flessibile e misto, dove la creatività nasce dall’interazione con le realtà e i luoghi che pratichiamo. Aprire un lavoro è ogni volta cominciare un’avventura. 2. Il vostro peggior difetto Non avere un’organizzazione fissa, il che implica sforzi gestionali che a volte massacrano il lavoro e ne rallentano la realizzazione. “Visioni” di Laboratorio Kilili Laboratorio Kilili (ensamble di sperimentazione) Ogni metropoli è un contenitore di realtà, ognuna con i propri tratti distintivi. Al contempo, ogni città è un contenitore di spazi aperti e chiusi che custodiscono un’anima. Dall’incontro con una realtà e determinati spazi possono nascere progetti multidisciplinari e multimediali, il cui scopo e il cui senso consiste nella scoperta e nella valorizzazione delle connessioni luogo – città – performance. Il Laboratorio Kilili è un ensamble di sperimentazione formato da una regista-architetto, una coreografa-trainer, una drammaturga, una musicista e un gruppo di scenografi, attori, danzatori, cantanti che nella città di Milano condividono questo tipo di approccio e di progettualità. Come nasce e come si sviluppa il Laboratorio Kilili? MF: Nasce a Milano più di 20 anni fa, dall’inventiva e dalla ricerca di un gruppo di laureandi architetti che vuole parlare dello spazio urbano con i linguaggi dell’arte e del teatro, giudicati molto più adatti a rappresentare la complessa realtà dell’abitare di quanto lo siano gli strumenti strettamente architettonici. Nel tempo si è consolidato un gruppo di ricerca e sperimentazione con una metodologia propria. Il gruppo crea performance urbane, che nascono dalla frequentazione dei luoghi, delle storie, delle presenze vive della città, e le restituiscono tramutate da un’interpretazione artistica basata sulla contaminazione delle arti con gli spazi. Quali sono gli approcci e le figure che hanno direttamente o indirettamente influenzato il vostro modo di creare? MF: Trattandosi di un collettivo piuttosto variegato, direi che ognuno ha i suoi maestri. Personalmente riconosco l’influenza delle scuole di teatrodanza europee e del teatro di ricerca italiano, a contatto coi quali sono cresciuta; la scuola territorialista di progettazione e di architettura sostenibile hanno ispirato il mio metodo e l’approccio creativo. Che cosa vi orienta nella scelta di temi e materiali che diventano studi e poi performance, istallazioni, video o spettacoli? MF: Il laboratorio Kilili lavora da sempre sul tema dell’interpretazione tramite il linguaggio artistico dello spazio urbano. Oltre al tema di base del “genius loci”, il percorso di ricerca incrocia altri temi caratteristici del gruppo: l’immagine del sacro, altamente simbolica e iconografica, che appare e scompare tra i ruderi; la fiaba, che conduce il filo narrativo in un percorso “iniziatico”, ricalcando le orme dei percorsi sacri delle cattedrali. Lle nostre cattedrali saranno gli “avanzi di città”. E poi le figure femminili della storia, portatrici di valori paralleli, non consacrati dalle vittorie e dalla storia, spesso perdenti. Valori non codificati, tramandati nei racconti, nelle suggestioni, più che scritti a chiare lettere nei trattati. Un sapere antico, informato dal dolore, dalle piccole gesta eroiche quotidiane. Come vedete il futuro attraverso i vostri occhi d’artista? MF: Rispondo a titolo personale. Questo laboratorio nasce da una convinzione importante, cioè che l’interazione, la cooperazione di soggetti diversi, la frequentazione del territorio, la creazione di eventi complessi portatori di cultura diffusa e materiale, legata alla quotidianità, siano i valori della civiltà. L’espressione artistica deve giocare ed emozionare nel contatto diretto con lo spettatore e sul territorio. Così l’abitare è fenomeno complesso di interazione tra persone e, nella cura e nella salvaguardia delle risorse, nella condivisione diffusa, sta la risorsa delle future generazioni. Se riusciremo a dare nome ai luoghi, rispetto alle persone, e valore alla collaborazione e all’espressione dei singoli, il futuro sarà dei tanti che oggi se ne sentono espropriati. Grazie, Maddalena. (intervista a Maddalena Ferraresi del 12.12.2011) Contact: Milano, v.le Pasubio 16 [email protected] I Quaderni - performance 3. Progetti per il futuro Un laboratorio su Milano e la sua matrice più profonda: quella delle acque. Un lavoro per ridare identità ad una città antica e viva, spesso sfruttata e vissuta distrattamente, riconoscendone la matrice originaria, i luoghi vitali, aldilà delle forme ostentate e false, aldilà dell’aridità che la percorre e delle brame speculative a cui è di continuo sottoposta. Bio in sintesi di Laboratorio Kilili Fondato da Maddalena Ferraresi a Milano nel 1990, allestisce spettacoli di teatrodanza e performances che si distinguono per la ricerca di uno spazio di rappresentazione non ordinario: un legame con il luogo e chi lo abita che diventi strutturante per lo spettacolo. Dal 1995 la ricerca è incentrata sulle figure femminili che appartengono al nostro immaginario, con particolare attenzione alle figure archetipiche e agli antichi miti mediterranei. Tra i lavori realizzati: 1990 itinerario teatrale GaribaldiRepubblica, gruppo “Le cimici nere”; 1991 spettacolo La città senza luna, spazio Ansaldo, gruppo “Le cimici nere”; 1992 spettacolo Le città invisibili, finalista Premio Scenario gruppo “Pandora"; 1994 Itinerario teatrale Adriano fa spettacolo, gruppo "La favola della città"; 1995 festival Villa Arconati, gruppo "ITUrbani"; 1996 percorso urano Parco Ravizza, A.R.CI Milano e gruppo "ITUrbani"; 1997 spettacolo Rosa carne, gruppo DEES; 1998 spettacolo Profezie, gruppo "Sibille"; 1999 Profezie al Festival di Babilonia (Bagdad- Irak); 2003 scenografie spettacolo Il concilio di M. Capato; 2003 scenografie spettacolo Dal mio sangue di M. Capato; 2004 spettacolo Madonne nere; 2005 video Visioni, area ExFalk selezionato Festival Napoli Danza, menzione speciale Concorso Corti d’Architettura Ischia 2009; 2010 scenografie concerto I sogni hanno entrate segrete di Anna Restelli; 2011 evento Visioni, la performance festival Women in Art; 2011 allestimento Il fuoco e la fanciulla festival Mitomanie, Ragusa. pag. 4 Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero per scoprire cosa succede nel resto del mondo. I Quaderni nel mondo In questo numero Daniela ha scelto per noi JOSEP-RAMÓN OLIVÉ SOLER. 23 años. Barítono, director de coro, violonchelista y pianista En momentos de crisis parece más difícil hablar de arte y de artistas. Como ha sido afectado el mundo artístico de España de los últimos dos años? JR: Últimamente ha habido una disminución considerable de la aportación económica pública en el campo del arte. Supongo que habrá disminuido de igual forma en todas las disciplinas artísticas; en el campo que yo conozco, que es la música, creo que podemos dar las gracias a todas las iniciativas privadas que aún mantienen el número de producciones musicales de este país. Debo decir que sorprende cómo en Cataluña, la gente continúa apostando por el arte de una forma encomiable. A veces se necesita más soporte por parte de la administración, y por eso pedimos continuamente que se concedan más subvenciones y ayudas. Tu versatilidad parece te favorezca en el encontrar ocasiones de trabajo como músico. JR: Siempre defiendo que, cómo músico, es muy importante tener una formación global. Es imposible conocer todas las disciplinas, pero recomiendo hacerlo con el máximo posible, sobretodo en la infancia y la adolescencia. Cuando uno crece, el camino ya te lleva a reducir i a focalizar tus preferencias. Esta formación me ha llevado hoy en día a poder cantar de barítono solista, mientras dirijo un coro amateur con mucha proyección o acompaño con el piano algún cantante. Qué aconsejarías a un joven que hoy en día quiera empezar su carrera en campo artístico? JR: Que no deje de querer aprender y de querer mejorar y que tenga optimismo e ilusión con aquello que hace. Siempre hay oportunidades para todos, lo único que hay que hacer es no dejar de buscarlas. (di Daniela De Marchi) (ES) Daniela De Marchi Tempi bui per l’economia: sembra che il futuro delle nuove generazioni sarà garantito solo dal risparmio e da un cambio radicale nella gestione delle risorse. E l’arte? Quanto sarà penalizzata? Sappiamo quanto essa sia “superflua”, ossia necessaria solo dopo che l’uomo ha soddisfatto i bisogni primari (cibo, salute, lavoro). Eppure ci sono esempi nella storia che smentiscono queste priorità: Le Quatour pour la fin du monde di Olivier Messiaen, scritto nel campo di concentramento di Görlitz nel 1940-41; o le conferenze su pittura e scultura organizzate dai cittadini di Leningrado, rifugiati nei sotterranei dell’Hermitage durante l’assedio tedesco durato 900 giorni. In quei momenti fu vitale soddisfare altri bisogni. Fu l’arte a mantenere viva la speranza di tempi migliori, a far credere in un futuro diverso. Condividere le grandi emozioni, contemplare il bello, partecipare al sublime: è il compito dell’arte, soprattutto quando sembra di vivere in un tunnel senza uscita... Buon Anno Nuovo a tutti! www.danielademarchi.es (BR) Sergio Nunes Melo In questo numero Sergio ha scelto per noi TEATRO BASE. Arbitrio, the show. Arbítrio is one of these courageous theatrical events derived from devising. The show’s main theme is how freedom is intensily pursued by individuals and smothered by society, which is depicted as being conditioned by constructs that both dictate behaviour patterns and punish deviations within family structures. As usual in devising processes, the dramaturgy is a fortunate collage of passages of fiction, drama, poetry, you name it... As the situation is grosso modo transcultural, Grammelot is also deployed – with Italian and German inspirations given that these are the main cultures that influenced Brazil after the Portuguese one. The Teatro Base, the troupe’s name, led by the director Diego Pinheiro (student at UFBA), emerges in a particularly vibrant setting amidst many other emerging companies. As opposed to most of its counterparts, however, instead of showing off, of producing works that will barely have a chance of transposing the province’s borders, Teatro Base has been investing in the high quality of its acting. Their word of order is “We’re actors, directors, dramaturgues, dancers, painters and composers. We’re lyrics, music, dance, painting… THEATRE! We’re artists! Constructors of the World, not one of its constructs!” Here is a link to a teaser: http://www.4shared.com/video/8OpApQ7u/teaser_arbitrio_2.html? www.oteatrobase.blogspot.com (di Sergio Nunes Melo) I Quaderni nel Mondo Come accademico alla Universidade Federal da Bahia, a Salvador, conosco tanti giovani teatranti che da grandi sognano di vivere d’arte. Con la maggioranza di questi allievi mi trovo nel mezzo di una cultura talmente radicale nel suo edonismo da dimenticare l’atteggiamento tramite il quale si raggiunge la poesia, ovvero lavori artistici capaci di aggiunge qualcosa di nuovo e significativo alla tradizione, in un rapporto di rottura e di continuità. Cerco di trasmettere il valore del silenzio come componente essenziale dello stato creativo e, dopo molta resistenza, cominciano ad arrivare i primi riscontri... Così, come augurio per il Nuovo Anno, mi piace pensare al teatro come ad un silenzio, magicamente interrotto... pag. 5 In questo numero Iwona ha scelto per noi ACQUARIA. Sicilian music as a way to communicate with all generations Thinking of the future can be terrifying. Our society is heading in a direction that drifts away from togetherness, emphasizes individuality and creates a strange distance with the presence of electronics invented specifically for the purpose of keeping us closer together. An oxymoron. How is that possible that in a world where long distances have been practically erased with the invention of the internet, email and video calls, solitude and lonesomeness enter the realm of everyday lives? Is there still hope? How do we proceed into the future without being devoured? Learning from one’s culture and carrying messages deriving from the past close to the heart seems to be a way of life for a duo called AcquAria, a group that draws their inspiration from Sicily, its culture, history and especially its music. The lead vocalists of AcquAria are Michela Musolino and Vincenzo Castellana, both uniquely talented young individuals capable of instantly enchanting an audience with the first sounds of their song. The duo paints a vivid picture of the “Musica Sicliana”. It is evident that they are passionate about what they do and most of all about relaying and infecting their listeners. Ms. Musolino is also a talented percussionist in the Sicilian tradition and Mr. Castellana’s talents include the ability to play different instruments such as the friscalettu, brogna or the marranzanu. Back in October the duo held a concert in the auditorium of NYU’s Casa Italiana Zerilli Marimò. The legend of Colapisci, a Sicilian boy who loved swimming so much that he turned into a fish; U Pisci Spada, written by Domenico Modugno, talking about everything from ill-fated lovers immortalized as swordfish; or Gricalata by Luciano Maio, were performed together with songs of celebration, the tarantellas, upbeat and fast-tempo pieces. Ms. Musolino says: “It is the force of desire and the force of the accompanying emotions that make Sicilian music stand apart from other traditions. This desire connects one to others be they our present neighbors or be they people who lived centuries ago. The rawness and the truth of such desires and emotions are understood by all. At the end of physical life, only memories remain. Sicilian music reflected the cycle of life, not in real time, but in humanity’s time”. Mr. Castellana states: “I began my career with traditional instruments of my homeland, but that has since expanded to musical instruments of other cultures. For more than twenty years I conduct my musical activity in a multifaceted way with my goal to bring positive energy to people. My open mindedness, my determination and love for my roots gave me the opportunity to travel the world and popularize the music of my homeland. My life is completely dedicated to art and communication with all generations, in short: freedom of expression and sincere exchange”. Both artists are very focused on the importance of community, togetherness and most of all, interaction between people. What they have learned from their predecessors seems to be carrying them in interesting and always new directions. (USA) Iwona Adamczyk Generalmente la fine dell'anno coincide con il periodo dei bilanci. Diamo uno sguardo al passato recente e ci diciamo: sì, questo va, no, questo non va, deve cambiare. Quasi sempre la proiezione è in senso materialistico: voglio guadagnare di più, devo comprar mi quella macchina, voglio fare un viaggio, convinti che questi miglioramenti possano renderci felici. Io credo invece che queste aspirazioni portino all'esasperazione dell'essere umano e che la felicità passi attraverso le piccole cose di tutti i giorni. Se potessimo incantarci per il canto di un uccellino, o meravigliarci quando scorgiamo un raggio di sole che spunta da una nube, o ancora sorprenderci di fronte al miracolo del corpo umano, non ci sarebbe motivo di andare a cercare le cose sempre “al di là”. Forse noi metropolitani paghiamo il prezzo più alto e l'urbanizzazione ci impedisce di vivere a contatto con la natura, così gradualmente abbiamo perso la sensibilità per apprezzare determinate cose. Il mio augurio per l'Anno Nuovo è che l'uomo possa recuperare un equilibrio attraverso la rivalutazione delle piccole cose, che poi sono grandi. Incluso il contatto umano che, anche a causa di tutta questa tecnologia, si sta smarrendo del tutto. (di Iwona Adamczyk) http://www.vincenzocastellana.org http://www.michelamusolino.com Se avete voglia di collaborare con noi, presentando gli artisti e l’arte della vostra nazione o città, non esitate a contattarci [email protected] I Quaderni nel Mondo pag. 6 Nuova Scena Antica I Quaderni di RIVISTA TRIMESTRALE ANNO 3 N. 4 DICEMBRE 2011 IN QUESTO NUMERO Hanno collaborato: Daniela De Marchi (ES), Sergio Nunes Melo (BR) Iwona Adamczyk (USA) Desideriamo ringraziare: Annalisa Pardi Quartetto Archimia Laboratorio Kilili ARTE MUSICA PERFORMANCE Il prossimo appuntamento è per marzo 2012 con un nuovo numero de I QUADERNI Buone Feste e Felice Anno Nuovo! Copyright Tutti i testi e le fotografie appartengono ai rispettivi autori. Responsabilità Ogni singolo autore è direttamente responsabile di ciò che ha pubblicato. 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