stagione 2007-2008, numero 2, 29 ottobre 2007
in questo numero
I due gemelli veneziani
Lei dunque capirà
Jekyll & Hyde
Le cinque rose di Jennifer
Politeama
13-18 novembre
Sala Bartoli
16-19 novembre
Politeama
20-25 novembre
Sala Bartoli
20-25 novembre
Periodico del Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
redazione Viale XX Settembre, 45
34126 Trieste
tel. 040-3593511 fax 040-3593555
www.ilrossetti.it [email protected]
Martedì 13 ottobre
8.30 Biglietterie
Prenotazioni abbonamenti stelle per “Tap
Dogs”, “L’una e l’altra, “Quale droga fa per
me?”, “Un certo Signor G”
20.30 Politeama Rossetti, turno PRI
Anno XVI - numero 153
13 novembre 2007
Aut. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992
stampa Stella Arti Grafiche,Trieste
direttore responsabile Stefano Curti
redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna
Sabato 17 novembre
20.30 Politeama Rossetti, turno C
I due gemelli veneziani
di Carlo Goldoni
21.00 Sala Bartoli
Lei dunque capirà di Claudio Magris
Domenica 18 novembre
16.00 Politeama Rossetti, turno D
I due gemelli veneziani
di Carlo Goldoni
17.00 Sala Bartoli
Lei dunque capirà di Claudio Magris
Lunedì 19 novembre
I due gemelli veneziani
di Carlo Galdoni
Mercoledì 14 ottobre
16.00 Politeama Rossetti, turno E
I due gemelli veneziani
di Carlo Goldoni
Giovedì 15 ottobre
8.30 Biglietterie
Inizio prevendita biglietti per “Tap Dogs”,
“L’una e l’altra, “Quale droga fa per me?”,
“Un certo Signor G”
18.00 Café Rossetti
Antonio Calenda e Massimo Dapporto
leggono brani di Giorgio Strehler.
A cura di Roberto Canziani.
Ingresso gratuito
20.30 Politeama Rossetti, turno A
I due gemelli veneziani
di Carlo Goldoni
20.30 Politeama Rossetti
Società dei concerti.
American String Quartet
21.00 Sala Bartoli
Lei dunque capirà
di Claudio Magris
Martedì 20 novembre
20.30 Politeama Rossetti, turno M
21.00 Sala Bartoli
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
Giovedì 22 novembre
17.00 Sala Bartoli
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
20.30 Politeama Rossetti, turno libero
Jekyll & Hyde
musiche di Frank Widhorn
21.00 Sala Bartoli
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
Venerdì 23 novembre
18.00 Café Rossetti
Incontro con Giò Di Tonno e la compagnia
dello spettacolo “Jekyll & Hyde”.
A cura di Stefano Curti
Ingresso gratuito
20.30 Politeama Rossetti, turno O
Jekyll & Hyde
musiche di Frank Widhorn
21.00 Sala Bartoli
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
Sabato 24 novembre
Jekyll & Hyde
musiche di Frank Widhorn
21.00 Sala Bartoli
Venerdì 16 novembre
20.30 Politeama Rossetti, turno B
I due gemelli veneziani
di Carlo Goldoni
21.00 Sala Bartoli
17.00 Sala Bartoli
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
20.30 Politeama Rossetti, turno N
Jekyll & Hyde
musiche di Frank Widhorn
21.00 Sala Bartoli
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
Domenica 25 novembre
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
16.00 Politeama Rossetti, turno P
Jekyll & Hyde
musiche di Frank Widhorn
17.00 Sala Bartoli
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
Mercoledì 21 novembre Lunedì 26 novembre
Lei dunque capirà di Claudio Magris
20.30 Politeama Rossetti, turno libero
Jekyll & Hyde
musiche di Frank Widhorn
20.30 Politeama Rossetti
Società dei concerti
Lars Vogt, pianoforte
I due gemelli veneziani
un capolavoro della scrittura comica: composta
nel 1747 – non ancora nel periodo della piena
maturità dell’autore – la commedia infatti intreccia con sapienza l’incanto e il divertissement del
gioco teatrale dei simili e degli opposti, con le
vene malinconiche del ritratto di una società
in mutamento. In esse – assieme ai primi segni
dell’imporsi nella realtà veneziana della borghesia mercantile con i suoi livori e le sue concrete
preoccupazioni – si leggono chiaramente gli iniziali sviluppi della fondamentale riforma teatrale
goldoniana. Una materia drammaturgica di grande interesse dunque,
Tonino è un vero “cortesan”: gentiluomo, profondamente radicato nella sua città, si distingue
per contegno, autocontrollo e ci appare quasi un
raisonneur della nascente borghesia veneziana, di
cui esprime consapevolezze e valori. Di tutt’altra
stoffa è Zanetto: appartiene al mondo rurale di
cui riflette tutta l’immediatezza, la pragmaticità,
la rozzezza... Opposti per carattere, mentalità,
educazione i due sono però gemelli: assolutamente identici d’aspetto e completamente ignari
l’uno dell’esistenza dell’altro. Il destino che li ha
divisi alla nascita, li fa riunire nella medesima città
– una Verona dipinta come luogo d’arrivi e partenze, d’incontri e di scambi – dove giungono
entrambi con l’intenzione di ammogliarsi: da qui
l’esplosione di un turbine d’equivoci, rivelazioni,
divertenti ambiguità, poiché per amici, servi,
fidanzate è davvero impossibile non confonderli... Ne I due gemelli veneziani Carlo Goldoni
tratta il classico tema del
“doppio” con originalità, creando
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durata
2 ore e 45’
con intervallo
che diviene oggetto della nuova produzione
del Teatro Stabile regionale con Noctivagus
Produzioni Teatrali. Antonio Calenda, che dirige
con la consueta sapienza e sensibilità lo spettacolo, ha scelto proprio questo titolo per un
ritorno a Goldoni che – a livello produttivo – si
attendeva da molto e che assume un significato
particolare. Il geniale drammaturgo
veneziano ha infatti sempre rappresentato – negli oltre cinquant’anni di
storia dello Stabile – un imprescindibile punto di riferimento.
Un ritorno –
Politeama Rossetti
dal 13 al 18 novembre
prosa
va aggiunto – per il quale il regista ha scelto un
allestimento accurato ed essenziale, una compagnia di classe e un protagonista dello spessore di
Massimo Dapporto, a cui affidare il virtuosistico
e duplice ruolo di Tonino e Zanetto. Un banco
di prova come rari nella storia del teatro, che
Goldoni scrisse per mettere in luce le doti del
celebre Pantalone Cesare d’Arbes: «Per meglio
consolidare la sua fama – scrive l’autore
nei Mémoires – bisognava farlo brillare a
viso scoperto. [...]Avevo avuto abbastanza
tempo e modo per esaminare i vari caratteri
personali dei miei attori. In D’Arbes avevo
notato due movimenti opposti e soliti nel
suo aspetto e nel suo giuoco. A volte era
l’uomo di mondo più ridente, brillante
e vivace; a volte assumeva l’aria, i tratti,
i discorsi d’un sempliciotto, d’un balordo: e quei mutamenti accadevano in lui
naturalmente, senza che ci pensasse.
Tale scoperta mi suggerì l’idea di farlo
comparire sotto quei due aspetti nello
stesso lavoro».
di Ilaria Lucari
di Carlo Goldoni
scene di Pier Paolo Bisleri
costumi di Elena Mannini
musiche di Germano Mazzocchetti
luci di Sergio Rossi
regia di Antonio Calenda
con Massimo Dapporto,
e con Alessandra Raichi, Giovanna Centamore,
Francesco Gusmitta, Umberto Bortolani,
Marianna de Pinto, Carlo Ragone,
Felice Casciano, Adriano Braidotti, Lamberto Consani
e con la partecipazione di Osvaldo Ruggieri
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Noctivagus Produzioni Teatrali Srl
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I due gemelli veneziani
La morte comica.
conversazione con Antonio Calenda
«Ho molto amato il realismo lirico di cui Strehler era un irraggiungibile Maestro – continua poi il regista – e proprio nella
riflessione su questa complessità del testo, è stato per me significativo riscoprire
un suo saggio,
in cui evidenzia
una contiguità
fra Goldoni e
Brecht, poiché
col loro realismo investono
il teatro della
fondamentale
necessità di
testimoniare il
tempo in cui
si vive. Come
Goldoni restituisce attraverso
la propria opera
ombre e luci di
un passato che
soccombe alla
nascente borghesia mercantile, così Brecht ci
conduce dalle avanguardie dell’espressionismo
ad un teatro politico, che nonostante i suoi
anacronismi storici possiede tuttavia temi
emblematici, una forza evocatrice sul piano
dei valori umani che continua a toccarci. Lo
dimostrano testi quali Madre Coraggio col
suo grido dolente contro la guerra o Vita
di Galileo, uno dei più grandi apologhi sulla
necessità di una scienza non asservita al potere. Interrogandosi
sulle grandi problematiche dell’umanità, ogni autore può respirarne l’universalità, ricevere e riportare presagi che lo rendono
attuale. Ecco, è questa la “funzione dell’arte” su cui anche Strehler
s’interroga; questo a mio avviso è il teatro che continua ad avere
un senso. Mettendo in scena I due gemelli veneziani mi sono reso
conto ancor più limpidamente di come tutto ciò valga per Goldoni,
capace di rappresentare personaggi sì comici, ma profondamente
umani e verosimili anche nei loro lati bui, nelle malinconie, nei
piccoli strappi appena accennati nel generale divertissement della
commedia, ma reali, tangibili».
La commedia si chiude con la morte di
Zanetto: resta un fatto audace – come per
Goldoni era stato scriverla – rappresentarla in
Fin dal primo anno di direzione, Antonio Calenda ha focalizzato il
lavoro di ricerca e approfondimento dello Stabile regionale su un
doppio binario: da un lato la ricerca sulla drammaturgia contemporanea, dall’altro i grandi classici della storia del teatro.
Non poteva mancare, nel trecentenario della
nascita, un omaggio a Carlo Goldoni
«Oltre a ciò, più ragioni ci inducono ad affrontare oggi, con
entusiasmo, ma anche con grande senso di responsabilità, I due
gemelli veneziani. Non va dimenticato, innanzitutto – sottolinea
Calenda –che l’area in cui il nostro Teatro radica la propria
attività è “venetofona”, ha con la realtà veneta profonde contiguità
linguistiche, storiche e culturali. In tale prospettiva ci è sembrato
naturale onorare Goldoni attraverso una commedia in cui il dialetto
possiede forte necessità e pregnanza: e il veneziano dei Gemelli è
interessante in tutte le sue implicazioni. Appare come un linguaggio
un po’ diverso da quello morbido e allegro della tradizione più
classica, inoltre vi è una diversificazione preziosa del suo uso da
parte dei diversi personaggi. Tale fantasmagoria nel lessico e nella
phoné ha rappresentato sul piano del lavoro attorale un impegno
notevole ed anche un vero divertimento. Inoltre – prosegue il
regista – interessa il fatto che inizi ad affiorare nella commedia
una delle grandi componenti della rivoluzione teatrale goldoniana:
il gusto della realtà, della plausibilità. Una plausibilità che si lega a
una antesignana indagine dei caratteri e dei rapporti sociali»
Quale peso ha questa indagine ne “I due
gemelli veneziani”?
«Non è ancora un’indagine evoluta, ma si avvia verso quel tipo
di realismo “critico” che costituirà l’asse portante del teatro di
Goldoni, un teatro nuovo e rigenerato, lontano dagli stereotipi della
Commedia dell’Arte, capace di rivelare l’evoluzione di una società. E
di tale mutamento Goldoni registra gli eventi, le nostalgie, i livori e
le preoccupazioni».
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giovedì 15 novembre ore 18.30, Café Rossetti
incontro con Massimo Dapporto
e Antonio Calenda, a cura di Roberto Canziani
la locandina
personaggi...............................................interpreti
Rosaura.................................... Alessandra Raichi
scena oggi?
«Trovo che sia un momento patetico, ma anche molto comico: è
una scena fondamentale perché è il simbolo di questa commedia
allo stesso tempo drammatica (se si potesse definire tale una
commedia) e palpitante di quella comicità feroce, per cui si ride
quando un uomo cade in un tombino. Abbiamo già accennato ai
meccanismi di questa comicità, che senza scomodare le teorie di
Bergson e Pirandello, sappiamo scaturire da una “mancanza”, da
una pena dei personaggi: la morte di Zanetto è un prototipo eccezionale di questa definizione del comico. È così dolente, vorremmo
talmente esorcizzarla, che appena lui accenna a qualcosa di comico
ci si aggrappa a quell’ironia come se ci aggrappassimo alla vita.
Credo che Massimo Dapporto in questa scena sia molto intenso.
Osservandolo, provo da una parte una naturale emozione e nello
stesso tempo il distacco critico che scaturisce da una “morte comica”: ossimoro strano e feroce cui questa commedia e questo autore
riescono a dare sostanza teatrale»
Colombina.............. Giovanna Centamore
Il dottor Balanzoni....... Osvaldo Ruggieri
Brughella........................Francesco Gusmitta
Tonino e Zanetto.... Massimo Dapporto
Pancrazio........................ Umberto Bortolani
Beatrice............................... Marianna de Pinto
Florindo............................................. Carlo Ragone
Lelio. ................................................Felice Casciano
Arlecchino..........................Adriano Braidotti
Bargello.................................Lamberto Consani
Notevole la sua attività negli
il protagonista
sceneggiati e nelle fiction teletra le quali si segnalano,
Massimo Dapporto visive:
L’ultima cifra, Nucleo Centrale
Nato a Milano nel 1945, Massimo
Dapporto ha studiato recitazione all’Accademia Nazionale di
Arte Drammatica nel 1969 e
1970. Ha debuttato a teatro
nel 1971 nello spettacolo Le farfalle sono
libere della Compagnia Giordana, Chelli,
Berti. Nella stagione 1973-74 è stato al
fianco di Antonella Steni ed Elio Pandolfi
in La brutta epoque di Dino Verde, mentre
l’anno successivo ha interpretato Il ritorno
a casa di Harold Pinter per la regia di
Mauro Bolognini al fianco della Gravina,
Corrado Pani, Umberto Orsini e Mario
Carotenuto. La collaborazione con Mauro
Bolognini prosegue nella stagione seguente
con il Sogno di una notte di mezza estate
di William Shakespeare. L’anno seguente
è protagonista del Lorenzaccio diretto
da Sergio Fantoni. Successivamente è nel
Rudens e nei Menecmi di Plauto. Nel 1977
è al fianco di Lauretta Masiero e Oreste
Lionello nella commedia La signora dorme
a sinistra per la regia di Castellacci e
Pingitore. Tra il 1978 e il 1980 si dedica
al teatro classico interpretando Le Donne
in Parlamento e Gli Ucceli di Aristofane,
Truculentus di Plauto (regie di Lorenzo
Salveti) e L’avaro di Molière (regia di
Mario Scaccia). Nel 1985 inizia la collaborazione con la ditta Garinei & Giovannini
partecipando alla commedia musicale
Pardon Monsieur Moliere diretto da Pietro
Garinei (al fianco di Gino Bramieri) e a
Quadrifoglio di Maurizio Costanzo. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta
Dapporto è protagonista di campioni
d’incasso come Mercanti di Bugie, diretto
e interpretato da Luca Barbareschi, Ninà
diretto da Filippo Crivelli, con Nancy Brilli,
Il prigioniero della Seconda Strada e Plaza
Suite di Neil Simon, La coscienza di Zeno
diretta da Pietro Macarinelli, che Tullio
Kezich ha adattato dall’opera letteraria di
Italo Svevo. Con questo spettacolo inizia
la collaborazione con il Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia, che coproduce
l’allestimento. Nel 2004 ritorna a Molière
interpretando Il malato immaginario nella
traduzione di Tullio Kezich e Alessandra
Levantesi e la regia di Guglielmo Ferro.
7
Investigativo, Philadelphia Story,
Sarti Antonio Brigadiere, Il Mercante di
Venezia, Amico Mio 1 e 2, Storia d’amore
e d’amicizia, Domino, Io e il Duce, Il Boss,
Diventerò Padre, Un prete tra noi 1, 2 e
3, Mio Padre è Innocente, Ciao Professore,
Mio Figlio ha 70 Anni, Per Amore, Per
Vendetta, Il Commissario, Nerone, Giovanni
Falcone, Distretto Di Polizia 7.
Al cinema è nella Città Braccata (regia
di S. Massi), La Famiglia (regia di Ettore
Scola), per il quale ha ricevuto il Ciak
d’oro per l’attore non protagonista, Soldati
(regia di Marco Risi), Disamistade (regia
di Gianfranco Cabiddu), Mignon è Partita
(regia di Francesca Archibugi), premio
David di Donatello, Rosso Veneziano (regia
di Etienne Perier), Tre Colonne in Cronaca
(regia di Carlo Vanzina), L’alba (regia di
Francesco Maselli, con Nastassja Kinnsky),
Una Storia Semplice (regia di Emidio
Greco), premiato con la Grolla d’Oro,
Ultimo Respiro (regia di Felice Farina),
Anni Ribelli (regia di Rosalia Polizzi),
Segreto di Stato (regia di Giuseppe
Ferrara), Con rabbia e con amore (regia di
Alfredo Angeli), Marciando nel Buio (regia
di Massimo Spano) e Celluloide (regia di
Carlo Lizzani).
I due gemelli veneziani
i “nostri” e Goldoni
di Guido Botteri
Il Teatro Stabile nasce, a Trieste, con Goldoni.
Il fondatore-presidente, il sindaco Gianni
Bartoli, che sarà anche il primo “attore” a
presentarsi sul palcoscenico del Teatro Nuovo,
la sera del 22 dicembre 1954, aveva voluto
che la stagione si aprisse con un testo “italiano”. E il direttore artistico, il regista Ottavio
Spadaro – che proveniva dal romano Istituto
del Dramma Italiano – aveva proposto La
donna di Garbo, anche perché questa scelta
gli permetteva di avere, come protagonista
goldoniana, un’attrice triestina, che aveva già
conquistato larga fama nel cinema: Laura
Camaur, che si era dato il nome d’arte di
Laura Solari.
Dopo oltre mezzo secolo di attività del teatro
che, dal 1967, è diventato lo “Stabile di prosa
del Friuli-Venezia Giulia”, il commediografo
veneziano conserva il primato fra gli autori
degli spettacoli prodotti: sui palcoscenici di
via Giustiniano prima (il Teatro Nuovo), quindi di via Tor Bandena (l’Auditorium) e, infine,
di viale XX Settembre (il Politeama Rossetti)
le commedie goldoniane prodotte (altre a
quelle “ospitate”) sono quasi una ventina,
seguite – a distanza - dai testi drammatici
di Pirandello e dalle sceneggiature di Furio
Bordon. (...) Paolo Quazzolo, nella sua puntuale ricognizione sui quarant’anni del Teatro
Stabile, sottolinea come «aprire con un teatro
goldoniano in una città di frontiera quale
Trieste» sia stata «una chiara indicazione
ideologica, politica e patriottica», aggiungendo
che il «Teatro Stabile non ha mai trascurato
di offrire – come spettacoli prodotti o
come ospitalità – un testo goldoniano.»
Accanto alla Rosaura della triestina Solari,
si vedono – già in quello spettacolo della
fine del 1954 – i primi apporti delle realtà
artistiche “locali”, inizialmente soprattutto
fra gli interpreti. Fanno parte del cast della
Donna di garbo la giovanissima Nini Perno,
che poi diventerà regista televisiva, Mimmo
Lo Vecchio e Gianni Lorenzon, che a Radio
Trieste faceva l’annunciatore e, in teatro,
assumerà il cognome d’arte di Solaro.
L’ormai conquistata identità artistico–cultura-
le del Teatro Stabile è tutta “leggibile” nella
ripresa che della commedia goldoniana si è
voluto fare nel 1979, per celebrare il 25°
compleanno dello Stabile stesso. (...) Il ruolo
che era stato della Solari è affidato a Lucilla
Morlacchi, ma accanto a Rosaura l’Arlecchino
è affidato ad uno degli attori nati con il
Teatro Stabile, Franco Jesurum.
Il Goldoni realizzato nella terza stagione dello
Stabile, La bottega del Caffè, vede da un lato
il debutto nella formazione triestina di Giulio
Bosetti, destinato ad intrecciare nei successivi
decenni il suo con i destini del Teatro, di cui
sarà anche il direttore artistico, e dall’altro
rappresenta l’ultima, grande, interpretazione
teatrale di Memo Benassi, che due mesi
dopo le recite triestine resterà vittima, nella
sua Bologna, di una trombosi. Anche questo
secondo Goldoni è affidato alla coppia Carlo
Lodovici, regista, - “Mischa” (Mario) Scandella,
scenografo, veneziano. Nei quadri della compagnia stabile sono anche entrati – e prendono parte alle dodici repliche della Bottega,
gli attori triestini Aurora Trampus, Alberto
Ricca, Mario Sestan ed altri due destinati a
diventare le “colonne” del ciclo teatrale della
Maldobrie di Carpinteri & Faraguna: Lino
Savorani e Giorgio Valletta.
Nel dicembre del 1960 arriva a Trieste, da
Venezia, Giovanni Poli, che nel 1949 ha
fondato il teatro Universitario di Ca’ Foscari
e ha avuto un successo mondiale con La
commedia degli Zanni (che poi riallestirà, a
Trieste, con il Teatro Stabile, nel 1968). Poli
nella sua goldoniana Vedova Scaltra, accanto
ad attrici ed attori affermati, come Anna
Miserocchi, Marisa Fabbri, Ottorino Guerrini
e Carlo Bagno, dirige tutta una serie di
ex allievi della Scuola di recitazione “Silvio
D’Amico”, che il Teatro ha voluto dedicare
al fondatore della romana Accademia d’arte
drammatica, che ha tenuto a battesimo lo
Stabile triestino ed è scomparso nel 1955: vi
compaiono anche Margherita Guzzinati, Dario
Mazzoli, Rino Romano (che poi finirà a Radio
Trieste, come annunciatore e programmista),
e al suo secondo anno da professionista,
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Omero Antonutti. Poli ha l’appoggio del
più – giustamente – celebrato scenografo e
costumista goldoniano, Lele Luzzatti.
Il regista veneto, che nel frattempo ha creato,
a Venezia, anche il Teatro dell’Avogaria dove
ha realizzato quell’Alfabeto dei Villani che poi
ricreerà per il Teatro Stabile, ritorna - nel
1971 – a Trieste, questa volta al Politeama
Rossetti, per dirigere il “quartetto” delle goldoniane Massere: le triestine Giusi Carrara e
Lidia Braico e le venete Donatella Ceccarello
ed Anna Maestri. «Spettacolo da vedere oltre
che da ascoltare – scrive Giorgio Bergamini,
critico teatrale, in quegli anni, de “Il Piccolo”
– anche per le scene sobriamente stilizzate
e molto funzionali di Sergio D’Osmo».
D’Osmo era stato anche lo scenografo delle
tre versioni che il “Teatro stabile della città
di Trieste” aveva presentato del capolavoro
goldoniano Arlecchino servitore di due padroni, nel triennio 1960-1963. Nel luglio 1960
costituisce il saggio degli allievi della Scuola
di recitazione; l’anno dopo - in agosto – la
compagnia del Teatro Stabile lo allestisce,
per cinque sere, sul grande palcoscenico del
cortile delle Milizie del Castello di San Giusto
e, infine, lo riprende al chiuso, al Nuovo, per
la Stagione del 1961, con repliche anche nel
febbraio del 1962.
D’Osmo, dopo aver contribuito all’allestimento
di una serie di spettacoli e saggi del “Teatro
ragazzi” e degli allievi della Scuola di recitazione, proprio con l’Arlecchino goldoniano
si cimenta, come scenografo (i costumi sono
ancora quelli che Lele Luzzatti ha disegnato
per Strehler e che il Piccolo Teatro di
Milano “presenterà” a Trieste) con un deciso
impegno professionale. Lo spettacolo – o
meglio le tre edizioni – segna anche, di
fatto il debutto nella regia del “giovane e
già esperto” (così lo definisce Bergamini)
Fulvio Tolusso. Le due stagioni dell’Arlecchino
registrano, infine, il definitivo passaggio al
professionismo di numerosi allievi della
scuola, a cominciare dalle allieve Elisabetta
Bonino, Lidia Braico ad Ariella Reggio e, fra
i maschi, del “giovanissimo Franco Jesurum”,
interprete di Arlecchino, giudicato «un
autentico valore sia come attore sia come
saltatore, contorsionista ed acrobata», Dario
Mazzoli e Dario Penne, che diventerà, a Roma,
uno dei più ricercati doppiatori cinematografici. Giorgio Valletta è consacrato “Pantalone”,
personaggio che – anche con altre varianti
drammaturgiche – contrassegnerà tutta la
sua lunga carriera con il Teatro Stabile.
Con l’Arlecchino Fulvio Tolusso ritornerà, dieci
anni dopo, alla fine della stagione 1972-’73,
“trasferendo” alla compagnia del Teatro
Stabile, fin nei minimi dettagli, il modello
registico che Giorgio Strehler ha dato alla
commedia goldoniana già nel 1947. Tolusso
– che di Strehler è ormai diventato stretto
collaboratore al “Piccolo” di Milano, dove si è
trasferito dalla sua città natale – autorizzato,
fa ripetere a Lino Savorani i gesti e le cadenze che il suo maestro e concittadino aveva
inventato per l’indimenticabile Arlecchino di
Marcello Moretti. Preziosa, nella edizione del
’73, è la presenza di Gianfranco Saletta, il
quale – essendo veneziano – può aiutare
i colleghi nell’esatta edizione del veneziano.
Con Tolusso collabora, per l’Arlecchino, il
musicista triestino Fabio Vidali. Un altro
musicista triestino, di grande talento, Doriano
Saracino, è presente nell’allestimento del
Teatro comico di Goldoni (Gigi Lunari ne
introduce alcuni interventi drammaturgici)
che il Teatro Stabile presenta, ormai all’Auditorium di via Tor Bandena, nell’autunno
del 1964, per la regia di Eriprando Visconti,
nipote del celebre regista. Doriano Saracino
“volerà” a Milano e quindi a Genova, chiamato da Squarzina. Strehler, che l’aveva voluto
al “Piccolo”, lo ricorderà – dopo la tragica
morte a soli 38 anni – come uno dei suoi
“collaboratori artistici più vivi”, un amico
cui era legato “anche dalla nostra Trieste
e dunque dai nostri dialetti e dai nostri
paesaggi del cuore”.
Un delizioso contributo musicale lo dà Lino
Toffolo allo spettacolo goldoniano Sior Tonin
bellagrazia (che ha per sotto-titolo Il frappatore, cioè “L’ingannatore”), di cui è protagonista e che il regista Giuseppe, “Bepi”, Maffioli
allestisce all’Auditorium nel novembre del
1966, inserendovi anche – proprio per dare
agio a Toffolo di intervenire, come musicista
e cantante – brani dei “drammi giocosi per
musica” del commediografo veneziano. Toffolo
è sino ad allora un cantautore conosciuto
soltanto nelle Venezie – abita in una delle
isole della laguna – e soltanto dopo le recite
triestine prenderà parte anche ad alcuni film,
tra cui, nel 1970, il Brancaleone alle crociate
con Gassman.
Accanto a Toffolo debutta (dopo essere stata
con Dario Fo per due anni) un’attrice tanto
poco conosciuta che i critici segnalano solo
due attrici del cast (Clara Zovianoff e la
triestina Fulvia Gasser). Eppure nel ruolo
di Rosaura, l’innamorata di Tonino, c’è
Mariangela Melato. Con Sior Tonin il Teatro
Stabile fa anche debuttare, come scenografo e
costumista un altro giovane artista triestino:
Bruno Chersicla.
Anche la stagione di prosa 1967-’68,
all’Auditorium, è inaugurata con uno spettacolo goldoniano: Il bugiardo. È proposto
da Giulio Bosetti, che fa la parte di “Lelio”,
il protagonista ed è appena stato nominato
alla direzione artistica dello Stabile “del
Friuli-Venezia Giulia”. (...). Anche con il
Bugiardo c’è un prestigioso debutto triestino:
quello del ventitreenne allievo di Orazio
Costa, Gabriele Lavia, che nello spettacolo
goldoniano si esibisce anche come eccelente
interprete di musiche settecentesche, che
canta accompagnandosi con un prezioso
strumento d’epoca.
Con il Sior Todero brontolon, prende vita,
nel 1975, il binomio Goldoni-Macedonio, che
vedrà il regista goriziano realizzare, per il
Teatro Stabile, nell’arco di un decennio, sei
testi goldoniani, di cui due “interpretati”
dalle marionette di Podrecca. Dopo il Todero
Francesco, “Cesco”, Macedonio dirigerà, all’Auditorium, gli attori del Teatro Stabile ne Le
donne gelose e, nel marzo del ’79, al Rossetti,
nella “ripresa” – già richiamata – de La
donna di garbo. Con le marionette create
dal cividalese Vittorio Podrecca ed “integrate”
da quelle disegnate da D’Osmo Macedonio
allestisce, nel febbraio 1983 Il mondo della
luna; inaugurerà la stagione di prosa al
Politeama Rossetti il 15 ottobre 1985 con
I Rusteghi - infine – nel gennaio dell’anno
successivo metterà in scena al Teatro Cristallo
(dedicato, nel 2007, alla memoria di Orazio
Bobbio, uno dei fondatori de “La Contrada”),
con le marionette, il libretto teatrale goldoniano L’arcadia in Brenta.
Per tutti gli spettacoli goldoniani di
Macedonio, Sergio D’Osmo disegna scene e
costumi («un ormai affiatato duo», conferma
il critico Giorgio Polacco, su “Il Piccolo”). (...)
Con il Todero – che ha per protagonista
Enrico Gaipa – il Teatro Stabile è «ospite
di Vienna, per la prima volta a vent’anni
dalla sua costruzione – scrive il critico
dell’autorevole “Die Presse” – Successo sin9
cero e applausi prolungati». Con Macedonio
collaborano, con le loro musiche di scena,
Giampaolo Coral per gli spettacoli teatrali e
Silvio Donati per i due allestimenti con le
marionette. (...) Macedonio utilizza gli attori
triestini – ed in particolare Orazio Bobbio e
Lidia Braico – per dare voce alle marionette,
che per lui – confessa – sono «incantate
e incantatrici».
La “serie” Macedonio-Goldoni è interrotta,
nell’estate e nell’autunno del 1977 dallo
spettacolo La famiglia dell’antiquario, presentato inizialmente all’aperto, al Castello di
San Giusto, e quindi all’Auditorium di via Tor
Bandena. La regia è affidata a Furio Bordon,
che il Teatro Stabile di Trieste ha tenuto a
battesimo come autore, nel 1966, con Canto
e controcanto, da qualche anno è “collaboratore drammaturgico” e nell’ ’89 succederà
a D’Osmo nella direzione del Teatro. (...) Il
regista triestino sceglie una giovane attrice
pordenonese, Anna Bonaiuto, per la parte di
Doralice, la ragazza veneziana «catapultata
nella metà del ‘700 in una casa palermitana,
quindi diciamo pure, catapultata su Marte»,
alla quale «è affidato il compito di rendere
evidente il concetto di “diversità”». (...) Fra
gli interpreti un altro giovane attore triestino,
che poi “spiccherà il volo”: Stefano Lescovelli.
Al Goldoni di Bordon collaborano – oltre a
D’Osmo, sempre per scene e costumi – anche
Luisa Crismani, come regista assistente, e
Giampaolo Coral, per le musiche.
Sono invece del friulano Marco Mario Tosolini
le musiche che Giorgio Pressburger inserisce
nel suo spettacolo goldoniano L’adulatore,
che debutta – nell’estate del 1986 – al
Festival ligure di Borgo Verezzi e sarà ripreso,
in autunno, al Rossetti. (...) Con D’Osmo
debutta, come “collaboratore scenografo”,
Pier Paolo Bisleri.
Allo spettacolo – protagonista Giulia Brogi,
con Anna Campori “Cicci” Rossini, Giampiero
Becherelli e Riccardo Peroni, che diventerà
una presenza costante al Festival triestino
dell’operetta – debutta, come attore e cantante, nella parte del “virtuoso” sopranista il
futuro medico triestino Marco Podda.
L’ungaro-triestino Giorgio Pressburger è l’ultimo ad affrontare, per conto del Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia, un testo di Carlo
Goldoni. Fino all’avvento di Calenda.
il testo completo
è pubblicato nel Quaderno
“I due gemelli veneziani”
Lei dunque capirà
Daniela Giovanetti in
Lei
dunque capirà
scene di
Pier Paolo Bisleri
costumi di
Elena Mannini
luci di
Nino Napoletano
regia di
Antonio Calenda
di
Claudio Magris
di Claudio Magris
scena di Pier Paolo Bisleri
costumi di Elena Mannini
regia di Antonio Calenda
con Daniela Giovanetti
produzione
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
10
Sala Bartoli
dal 16 al 19 novembre
durata 1 ora e 30’
senza intervallo
eventi speciali
talvolta. Un ospedale, o forse una casa di riposo… Un posto, comunque, ove si entra per non
uscirne più: come capita a Euridice, la figura
monologante impegnativa e di straordinaria
bellezza cui Daniela Giovanetti offre tutta la sua
limpidezza e sensibilità interpretativa, intrecciando appassionate memorie e malinconica dolcezza, a una lancinante, femminile determinazione.
La protagonista al suo uomo ha dato e insegnato
tutto: a scrivere, a misurarsi con la vita, ad amare
e ad essere generoso, a guardare con coraggio
ciò che si teme… A lei egli deve ogni cosa, fino
all’estremo sacrificio che – lasciandosi travolgere
da un meraviglioso mare di nostalgie e ricordi
veri, quotidiani o assoluti – la donna confida ora
a un misterioso Presidente e al pubblico: è stata
lei a chiamare il suo Orfeo, a costringerlo a guardarla, rimandandola – con quello sguardo – per
l’eternità nell’Averno. Altrimenti avrebbe dovuto
rivelargli il grigiore, la “normalità” di quell’Aldilà,
troppo simile a un riflesso silenzioso e un po’
cupo del mondo reale, per essere materia del
suo alto lirismo… Sulla linea dell’antico mito,
anche Magris immagina un Orfeo straziato dalla
morte della propria sposa, che con il suo canto
commuove a tal punto Persefone, da ottenere di
riportarla con sé sulla terra.
A condizione che l’uomo non si volga mai a
guardarla prima di essere uscito dall’Ade: ma
per troppo amore, non riesce a resistere al
divieto ed Euridice viene restituita al suo destino di ombra e morte. La novità della rilettura
di Magris è invece nella scelta consapevole di
Euridice di immolarsi per il proprio uomo e
nelle tante induzioni attuali di cui il monologo è
disseminato, offerte al pubblico in un vortice di
piccoli frammenti quotidiani, accenti di un universo poetico commovente, espresso attraverso
una scrittura che armonizza con raffinatezza,
altissima consapevolezza culturale e intensa
sensibilità. Già applaudito in Italia e all’estero, Lei
dunque capirà parte da Trieste per una tournée
importante che toccherà – oltre a importanti
piazze italiane, come Milano, Bologna, Napoli,
Palermo – la Germania e a gennaio Budapest e
Vienna. (i.lu.)
«Quella fitta d’amore, quegli occhi stranieri
e perduti che per un attimo dicono tutto ciò
che manca… La felicità, il vuoto, la catastrofe,
la pienezza insostenibile di stare insieme».
Quante emozioni, quanti impalpabili, ma fondamentali messaggi scivolano negli sguardi
di chi si ama: uno sguardo per
dire sofferenza, gioia, passione,
tormento, tenerezza infinita…
Per dire anche inesorabilmente
“addio”, come accade ai novelli
Orfeo ed Euridice che Claudio
Magris ha posto al centro del
suo ultimo monologo teatrale,
e che – fin dal primo apparire
del libro e poi dal debutto
dello spettacolo firmato da
Antonio Calenda e interpretato da una bravissima
Daniela Giovanetti – hanno
conquistato e commosso numerosissimi lettori
e spettatori. Tanto che Lei
dunque capirà, dopo l’esordio, avvenuto esattamente un anno
fa, ritorna – caso unico nella storia dello
Stabile regionale – per la terza volta a replicare
alla Sala Bartoli.
Rispetto al resto dell’opera di saggista, narratore,
drammaturgo di Claudio Magris, Lei dunque capirà appare sorprendente, nuovo: i topoi della sua
scrittura come il tema del disincanto, i richiami
alla cultura mitteleuropea, percorrono un testo
che si incentra però su una storia intima ed
avvincente, sulla verità e l’impossibilità di un
amore struggente e totale, raccontato in una
dimensione che gioca continuamente sul filo fra
realtà e metafora.
Suggestioni che Antonio Calenda ha tradotto
sul palcoscenico in un emozionante universo
di spazi, luci, ombre, suoni, ove continuamente
il realismo si fonde al mistero, all’impalpabile. È
la rappresentazione attuale dell’Averno, così
come lo intuisce Magris, così come lo sente
Calenda: una casa silenziosa e grigia, essenziale
negli arredi e labirintica negli spazi, inquietante
11
Jekyll & Hyde
Una partitura ricca e romantica composta da
Frank Wildhorn, melodie di rara intensità, una
preziosa scrittura per la voce e una storia – quella
concepita nel 1886 da Robert Louis Stevenson
– che, resa efficacemente nel libretto di Leslie
Bricusse, regala sicure emozioni e infine, ben 17
anni di preparazione minuziosa prima di andare
in scena: sono questi gli ingredienti del successo
davvero imponente di Jekyll & Hyde.
Il musical ha debuttato a Broadway il 28 aprile
1997, accolto dal pubblico con molto entusiasmo
fin dalla prima replica, e presto ha raggiunto con
successo anche l’Europa. La bella sfida del ruolo
del titolo – impegnativo sia dal punto di vista
interpretativo, sia sul piano vocale – ha attratto
protagonisti di notevole spessore: basti citare il
nome di David Hasseloff (l’eclettico
divo di Supercar e Baywatch) per
un’applaudita edizione broadwayana e lo straordinario Thomas
Borchert per la versione in lingua tedesca, andata in scena al
Theater an der Wien a cura
dei Verenigten Bühnen. E
se proprio in occasione del concerto di
Borchert al Politeama
Rossetti, nel giugno
scorso, il pubblico
regionale ha ricevuto un’eccellente
anticipazione del
musical, con l’esecuzione ineccepibile di
This is the moment, una
delle arie principali di
Jekyll & Hyde, tocca ora
a un altro ottimo protagonista quale è Giò
Di Tonno “raccogliere il
testimone” e dare vita
a questo complesso e
affascinante personaggio sui palcoscenici ita-
liani. L’idea di portare in scena nel nostro Paese
per la prima volta il musical di Wildhorn, si deve
al Teatro Stabile d’Abruzzo che in collaborazione
con “TeatroMusica Mamò” ha acquisito dalla Music
Theater International di New York i diritti d’autore per realizzare l’opera e ne ha affidato la messinscena a un gruppo preparato di giovani artisti:
il già citato Giò Di Tonno – le cui doti espressive
hanno brillato nell’imponente Notre Dame de Paris
– si assume la responsabilità del ruolo del titolo,
affiancato da ottimi compagni sul palcoscenico e
sostenuto dalle idee
registiche di Federica
Ferrauto
e
Valeria Bafile, dalle
coreografie di
Francesca Di Maio
12
durata
2 ore e 30’
con intervallo
Politeama Rossetti
dal 20 al 25 novembre
musical
che con violenza e disperazione dentro siamo. È la
maschera dietro la maschera. O la maschera che si
sovrappone alla maschera. Un viaggio affascinante
che si nutre anche di amore e ostinata speranza,
di quella sola forza, in conclusione, in grado di
innalzarci al di là di ogni confine». Medico brillante,
felicemente fidanzato con la dolce Emma, il dottor
Jekyll, con l’intento di curare la malattia mentale
del padre, inizia a studiare la psiche umana, sperimentando una formula per separare le due nature
– buona e malvagia – che risiedono nell’animo di
ognuno. Ignaro delle possibili conseguenze, compie
l’esperimento su sé stesso e la sua personalità si
scinde in due metà speculari che alternativamente
prendono possesso di lui trasformandolo interiormente come pure nell’aspetto. La parte malvagia è
incarnata dall’aberrante Mr. Hyde, capace di desideri sfrenati, atroci misfatti e brutalità. Jekyll & Hyde
incarna, il cosiddetto Victorian Compromise,
denuncia il compromesso tra la facciata di
rispettabilità e ricchezza dell’alta società
vittoriana e la dura realtà di miseria,
sfruttamento di donne e bambini, di
prostituzione e corruzione che dietro quella dorata apparenza si celava.
Un “compromesso” che
per certi versi esiste
ancora, e non troppo lontano dai
nostri occhi.
(i.lu.)
e da un ispirato gruppo di collaboratori. «Hyde
è selvaggio, sfrenato, impudico, perverso come la
parte infantile che è stata in noi. Ed è proprio per
questo che Jekyll non sa e non può ucciderlo, se
non eliminando anche se stesso. Perché, per quanto allontani da sé quella parte della propria identità
ne è affascinato» scrivono le due registe, spiegando i motivi del mordente che ancora possiede,
anche per gli spettatori di oggi, la storia concepita
da Stevenson. «Hyde – proseguono – è ciò che
potremmo essere, ma anche ciò
musiche di Frank Wildhorn libretto di Leslie Bricusse
direzione musicale Alberto Martinelli
scene di Andrea Taddei costumi di Silvia Polidori
coreografie di Francesca Di Maio
disegno luci di Corrado Rea
regia di Federica Ferrauto,Valeria Bafile
con Giò Di Tonno, Ilaria Deangelis, Nejat Isik Belen,
Simona Molinari, Alberto Martinelli
e con Federica Ferrauto,Valeria Bafile, Marco Rotilio, Miriam Foresti,
Roberto Ferrauto, Luca De Paoli, Stefania Ricci, Nicola Faillace,
Francesco Gioia, Fabio Casali, Fabio Vagnarelli, Silvia Rotilio,
Chiara Vivola, Chiara De Polis, Franco Casilli
produzione TSA Teatro Stabile d’Abruzzo
in collaborazione con Teatro Musica Mamò
13
Jekyll & Hyde
Frank Wildhorn,
Leslie Bricusse e Giò Di Tonno
Jekyll & Hyde è uno degli spettacoli simbolo degli anni Novanta a Broadway. Anni
nei quali, dopo l’invasione britannica dei
vari capolavori di Andrew Lloyd Webber
e dei mega musical tipo Miss Saigon e
Les Miserables, il teatro americano era
alla continua ricerca di nuovi talenti che
potessero garantire un futuro a Broadway.
Uno di questi è
sicuramente quello del newyorkese
Frank Wildhor n,
che, dopo la laurea
all’Università del
Sud della California
nel 1982, inizia
con successo la
carriera di compositore di brani di
musica pop. Scrive
infatti per cantanti come Whitney
Houston (sua la
canzone “Where do
the broken hearts
go?”), Natalie Cole e Freddy Jackson (“I
Do”), Stacy Lattislaw (“Miracles”), Kenny
Rogers, Sammy Davis, Liza Minnelli, Peabo
Bryson, Ben Vereen, The Moody Blues,
Jeffrey Osborne, Tennis De Young, Molly
Hatchet, Robin S., Trisha Yearwood e Colm
Wilkinson (l’indimenticabile protagonista
della prima edizione a Broadway di Les
Miserables).
Jekyll & Hyde è, a oggi, il suo più importante e applaudito lavoro nel campo del
musical. Lo spettacolo è rimasto in scena
a Broadway per quattro anni (dal 1997
al 2001), per un totale di 1543 repliche
(dell’edizione newyorkese, oltre al tradizionale cd, è stato pubblicato anche un dvd).
Notevole è stato il successo di pubblico e
di critica dell’edizione tedesca, diretta da
Dietrich Hilsdorf, andata in scena prima a
Brema e successivamente a Vienna, presso
il Theater an der Wien (con Thomas
Borchert nel ruolo del protagonista e
Maya Hakvoort in quello di Lucy). Jekyll &
Hyde è stato poi rappresentato in molti
altri paesi, tra cui la Svezia, la Repubblica
Ceca, l’Inghilterra, il Canada, il Giappone,
l’Australia, la Nuova Zelanda e la Corea.
Gli altri musical di Wildhorn sono Svengali
(1991) e The Scarlet Pimpernel (“La pri-
mula rossa”), andato in
scena a Broadway nel 1997,
sulla scia del successo
proprio di Jekyll & Hyde.
Successivamente ha composto le musiche di The Civil
War, musical sulla guerra
civile americana che però
non ha ottenuto il riscontro dei lavori precedenti.
Nel 2004 ha debuttato a
Broadway la sua versione
di Dracula, in un allestimento diretto dal regista
californiano Des McAnuff.
Lo spettacolo è stato ripreso in Europa in
Svizzera e, l’estate scorsa, in un importante allestimento a Graz, in occasione della
prima edizione del Musical Festival del
capoluogo della Stiria, con due interpreti
d’eccezione quali Uwe Kröger e Thomas
14
vene
e la compagnia di “
Borchert. Nell’occasione Frank Wildhorn
ha partecipato a una selezione di musical
originali di autori emergenti nella veste di
presidente della giuria.
Nel 2006 ha debuttato a Budapest il suo
nuovo lavoro, Rudolf, incentrato sulla vita
del figlio di Elisabetta d’Austria, morto
suicida a Mayerling (il personaggio era già
presente nel musical Elisabeth). Una nuova
edizione del musical debutterà nel 2009 a
Vienna, presso il Raimund Theater.
Tra gli altri lavori di Wildhorn, si segnalano le musiche per la commedia Cyrano
de Bergerac lo spettacolo teatrale di Arthur
Kopit The Road Of
Nirvana, l’opera Vampyr
e la partitura per il
Balletto del Bolshoi
di Mosca dal titolo
Natasha. Ha firmato
inoltre tre canzoni
originali per l’edizione
del 1995 del musical
Victor Victoria.
Alcuni brani di Jekyll & Hyde sono stati
eseguiti in occasione di eventi sportivi
quali la Coppa del Mondo di Sci USA
’94, il Super Bowl e i Giochi Olimpici.
Wildhorn ha ricevuto molteplici premi in
erdì 23 novembre ore 18, Café Rossetti
incontro con Giò Di Tonno
“Jekyll & Hyde”, a cura di Stefano Curti
tutto il mondo, oltre a numerosi dischi
d’oro e di platino.
Altrettanto importante è il curriculum
di Leslie Bricusse, una delle firme più
apprezzate nel campo del musical. Nato
a Londra, si laurea a Cambridge, dove
diventa presidente del Dipartimento
Universitario Scenografico e del Musical
Commedy Clubs. A Cambridge scrive, dirige
e interpreta due musical, Out of the
Blue e Lady at the Wheel, che in seguito
porterà in scena presso il West End di
Londra. Dopo alcuni anni scrive il suo
terzo musical The Boy on the Corner e
la sua prima sceneggiatura con spartito
musicale per Charley Moon che gli vale
la vittoria del premio Ivor Novello. Per i
testi delle canzoni di Jekyll & Hyde vince
il Grammy Award.
La sua vasta produzione di testi teatrali
include anche Stop the World, I want to
get off, The Roar of the Greasepaint, The
Smell of the Crowd, Pickwick, Say Hello to
Harvey!, The Good Old Bad Old Days, One
Shining Moment, Sherlock Holmes, Scrooge
e Victor/Victoria.
Inoltre, scrive canzoni e sceneggiature
per vari film molto noti anche dal pubblico italiano come Il Dottor Doolittle,
Scrooge, Willy Wonka e la Fabbrica di
Cioccolato, Goodbye Mr Chips, Victor/
Victoria, Santa Claus, Hook, Mamma ho
Perso l’Aereo, Goldfinger, Si Vive Solo Due
Volte, Superman, La Pantera Rosa e Tom e
Jerry – il film.
La prima edizione italiana di Jekyll & Hyde
ha trovata in Giò Di Tonno un interprete
d’eccezione. Nato a Pescara nel 1973
è attratto irresistibilmente dal mondo
della musica già in tenera età. Ancora
adolescente inizia a scrivere con passione
e a desiderare un contatto diretto con il
pubblico. Sarà il leader di alcuni gruppi
e con essi inizierà a presentare i suoi
originalissimi brani in svariate manifestazioni canore che culmineranno, poi, nella
partecipazione al Festival di Sanremo in
due anni consecutivi, nel 1994 con il
brano Senti uomo e nel 1995 con Padre e
padrone; partecipazioni a cui farà seguito
il suo primo CD omonimo con un ottimo
i numeri musicali
Primo Atto
1. Perso nel buio (Lost in the darkness)................................................Dr. Jekyll
2. Façade............................................................................................................................ Ensemble
3. Qual è la verità? (Jekyll’s Plea)....................... Dr. Jekyll e il Consiglio
4. Façade (ripresa) ............................................................................................... Ensemble
5. Emma e Jekyll (Emma’s Reasons).............. Mr. Stride. Emma Carew
6. Amami così (Take me as I am)......................... Dr. Jekyll, Emma Carew
7. Sarò felice se tu lo sarai................ Sir Carew, Emma Carew
8. Non ho scelta (Now there is no choice)............................................Dr. Jekyll
9. Questo è il momento (This is the moment).......................Dr. Jekyll
10. La trasformazione.............................................................................Dr. Jekyll
11. Vivo (Alive)....................................................................................................... Edward Hyde
12. Se tu fossi mio (Someone like you)............................................................Lucy
13. Vivo (ripresa).............................................................. Edward Hyde, Ensemble
Secondo Atto
1. Morte! (Murder, Murder)...................................................................................... Ensemble
2. Avevamo un sogno (Once Upon A Dream)................ Emma Carew
3. La forza oscura (Obsession)....................................................................Dr. Jekyll
4. Nei suoi occhi (In his eyes)............................................................. Lucy, Emma
5. Angeli…Demoni (Dangerous Game).................... Edward Hyde, Lucy
6. Qual è il mio volto (The Way Back).............................................Dr. Jekyll
7. Una nuova vita (A new life)..............................................................................Lucy
8. Anima candida (Sympathy, Tenderness).............................. Edward Hyde
9. Il confronto (Confrontation)................................ Dr. Jekyll, Edward Hyde
10. Façade (ripresa) .......................................................................................... Ensemble
11. Il matrimonio....................................................................................................Emma
riscontro da parte della critica.
Tra il 1995 e il 200 Giò è ospite in
diverse trasmissioni televisive nei maggiori
programmi RAI e MEDIASET e molte sono
le tournèe che lo vedono impegnato in
Italia e all’estero anche insieme ad altri
grossi nomi della musica.
Inizia anche il suo importante impegno
come direttore artistico del “Laboratorio
per Cantautori”. Tra le sue incisioni
più importanti c’è Les Nuits d’Afrique,
un brano cantato con Fabio Concato
ed Eugenio Finardi che fa parte della
compilation omonima distribuita ed edita
dalla Edel.
Dopo estenuanti sessioni di provini, nel
2001, sarà scelto da Riccardo Cocciante
15
e David Zard per interpretare il ruolo
di Quasimodo nell’opera musicale Notre
Dame de Paris (presentata anche a Trieste
nel 2003 e nel 2004). Giò si scopre così
cantante e attore nello stesso tempo, con
un riscontro professionale incredibile da
parte di pubblico e critica. Da Notre Dame
sono stati tratti un cd in versione “studio”
e “live” e un dvd registrato in occasione
delle repliche nello straordinario scenario
dell’Arena di Verona.
La voce di Giò ha offerto la caratterizzazione di un personaggio che, indubbiamente, rimarrà nella storia della musica
leggera nazionale.
Nel 2005 canta due brani del film natalizio della Walt Disney Chicken Little.
Le cinque rose di Jennife
tinuamente la lettura a temi nuovi e “sotterranei”.
Così questa Jennifer, che l’autore descrive al maschile e fa parlare al femminile, che è circondata da
squilli di telefono di gente che si cerca
per non trovarsi mai, che attende
un fidanzato che in verità non
si fa sentire da mesi, cercando la forza nelle canzoni di
Mina e Patty Pravo, che
sostanzia in sé tutto il
cinismo della prostituta e
tutta la tenera ingenuità di
chi vuole ancora sognare,
ci appare l’emblema di una
profonda e dolente solitudine. È questo il profilo di lei
che Cirillo illumina nella sua
messinscena, donando attraverso la sua stessa interpretazione carne ed emozioni alla protagonista. Al
suo fianco, un misterioso
“doppio”,
Anna (interpretata dalla
brava Monica
Piseddu): l’unico personaggio
cui è concesso fisicamente
di entrare nello
spazio di Jennifer, di
tentare di vincere la
solitudine che attanaglia entrambe, ma che
poi finirà per perderne
l’opportunità.
Un esempio di drammaturgia contemporanea di alto livello, messa
in scena da una grintosa
realtà produttiva partenopea. (i.lu.)
«Leggo Le cinque rose di Jennifer come una metafora
della nostra esistenza, o per usare il linguaggio di
uno degli altri personaggi che abitano la stanza in
cui avviene la vicenda: “come una specie di simbolo
di questa mia atroce solitudine”. Di tutti i testi che
Ruccello ha scritto credo che questo sia quello dove
maggiormente egli si sia rappresentato attraverso
un altro da sé, certamente è il testo più legato ad
una sua personale interpretazione come attore».
È impossibile che chi ama il teatro non apprezzi la
scrittura forte, vivida e l’intuito presago di Annibale
Ruccello, ma Arturo Cirillo – uno degli artisti più
interessanti della scena attuale – legato a doppio
filo alla sua drammaturgia. Cirillo si è infatti rivelato
proprio con un testo L’ereditiera testo dell’autore
napoletano – purtroppo prematuramente scomparso – e ad esso ritorna con Le cinque rose di Jennifer
nel ventennale della morte. Ed è nuovamente un
grande successo: a dimostrazione del talento di questo singolarissimo attore e regista, dell’universalità e
della forza anticipatrice di Ruccello, della capacità del
regista di intuirne le potenzialità e di illuminarle per
noi, in uno spettacolo che critica e pubblico hanno
unanimemente premiato. «Un testo che cresce con
il tempo – ha scritto il critico Franco Quadri – Vista
un quarto di secolo dopo, quella che Annibale
Ruccello concepiva come la rappresentazione di
una solitudine racchiusa in un quadro di ambiente da
ironizzare anche se conduce a un suicidio, acquista
un doloroso valore di documento».
E infatti, se al momento dell’esordio Le cinque rose
di Jennifer appariva come la testimonianza del tumultuoso mutamento che stava vivendo Napoli, che si
affacciava a un’ambigua modernità. oggi il testo – e
in particolar modo grazie a questa intelligente regia
– diviene una riflessione su dinamiche esistenziali
tormentate e attualissime nelle loro fragilità.
Jennifer è un travestito e vive in un quartiere-ghetto
per diversi, un luogo (non troppo immaginario) di
disagio dove circola impunito un assassino che lascia
sui cadaveri delle sue vittime – tutti travestiti – cinque rose rosse. Ogni vittima viene trovata morta
nella propria casa, chiusa dall’interno, senza forzature
e viene uccisa con un’arma di sua proprietà… Più
surrealtà che thriller in queste linee del racconto.
Più segni di un malessere “altro”, che indizi da giallo,
quelli di cui il testo è disseminato e che aprono con16
durata
1 ora e 20’
senza intervallo
er
Sala Bartoli
dal 20 al 25 novembre
altri percorsi
musiche di Annibale Ruccello
scene di Massimo Bellando Randone
costumi di Gianluca Falaschi
musiche di Francesco De Melis
regia di Arturo Cirillo
con Arturo Cirillo e Monica Piseddu
produzione Nuovo Teatro Nuovo Teatro
Stabile d’Innovazione
in collaborazione con AMAT
17
café Rossetti primadurante
tre parole
per dire
possiamo mangiare qualcosa? ....
quando?
prima durante e dopo
... con molta semplicità!
e con la stessa offriamo
una scelta di “piatti”
così semplicemente chiamati piatti,
dove ognuno è libero
di poter scegliere fra
antipasti, primi, secondi e dolci
a seconda del tempo
e della voglia di consumarne
uno o più. ...
e per i più golosi una nostra proposta:
abbonamento “degustazione”
4 portate dall’antipasto al dolce.
Piatti della nostra tradizione
e piatti nuovi lavorati con cura
e con ingredienti freschi stagionali,
costruiti con diversi ingredienti,
cotture e metodi.
18
ilmenù
e&dopoteatro
Snacks
Friccoli
€ 4,00
Giardinetto
€ 6,00
Formaggi, Mostarde,
Confetture e Mieli
€ 6,00
Frittole con l’Anima
€ 5,00
Tempura in cartoccio
€ 7,00
Burrata e pomodorino candito € 4,00
Misticanza d’erbe alla nizzarda € 5,00
Piatti
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Mistica ….”insalata d’erbe”, cereali
tostati, pesciolini e crostacei
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Pesce & carne in crudo
€ 13,00
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€ 12,00
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erbe e pecorino
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Pastapadella.... Spaghetti aglio, olio,
crostacei, pesciolini e pomodoro € 14,00
Burrata 38, Piovra Bruciata
€ 13,00
Patate, carciofi, pesciolini
scottati e taggiasche
€ 14,00
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€ 12,00
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Soufflè al cioccolato fondente
e gianduia
€ 7,00
Mandarino
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Catalana
€ 6,00
abbonamento
“degustazione”
4 portate
€ 28,00
Il Café Rossetti
è aperto tutti i giorni
dalle 18 alle 01.
Per informazioni e prenotazioni
040-578882.
19
Novembre 2007
Politeama Rossetti
20.30, turno PRI
16.00, turno E
I Due Gemelli
Veneziani
20.30, turno A
20.30, turno B
20.30, turno C
16.00, turno D
Società dei Concerti
20.30, turno M
Jekyll
&
Hyde
20.30, turno libero
20.30, turno libero
20.30, turno O
20.30, turno N
16.00, turno P
Società dei Concerti
Why...
Se stasera
sono qui
Dicembre 2007
Se stasera
sono qui
20.30, turno DAN
20.30, turno libero
20.30, turno M
20.30, turno O
16.00, turno P
Società dei Concerti
20.30, turno DAN
Tap Dogs
20.30, turno libero
20.30, turno libero
Scooby Doo
Live on Stage
20.30, turno FAM
11.00 - 16.00
11.00 - 16.00
Società dei Concerti
Giorgio Panariello
20.30, turno libero
20.30, turno PRI
L’una
e L’altra
16, t. E - 20.30, t. A
20.30, turno B
20.30, turno C
16.00, turno D
20.30, turno N
Un certo Signor G.
20.30, turno AP
20.30, turno libero
20.30, turno libero
Concerto di Cori Alpini
I Cosacchi del Don
20.30, turno DAN
16.00, turno libero
Festival Canzone Triestina
Lo Schiaccianoci
20.30, turno DAN
16.00, turno libero
Sala Bartoli
Mar 13
Mer 14
Gio 15
Ven 16
Sab 17
Dom18
Lun 19
Mar 20
Mer 21
Gio 22
Ven 23
Sab 24
Dom25
Lun 26
Mar 27
Mer 28
Gio 29
Ven 30
Sab 1
Dom 2
Lun 3
Mar 4
Mer 5
Gio 6
Ven 7
Sab 8
Dom 9
Lun 10
Mar 11
Mer 12
Gio 13
Ven 14
Sab 15
Dom16
Lun 17
Mar 18
Mer 19
Gio 20
Ven 21
Sab 22
Dom23
Lun 24
Mar 25
Mer 26
Gio 27
Ven 28
Sab 29
Dom30
Lun 31
21.00
21.00
17.00
Lei dunque capirà
21.00
21.00
21.00
17 e 21.00
21.00
Le cinque rose
di Jennifer
17 e 21.00
17.00
21.00
21.00
17.00
21.00
21.00
21.00
21.00
Quale droga
fa per me?
21.00
17.00
i punti vendita a TRIESTE
Biglietteria del Politeama Rossetti Viale XX Settembre, 45 - Tel. 040-35.93.511
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Centro Commerciale Torri d’Europa info point terzo livello, ingresso via D’Alviano
i prossimi appuntamenti
I Due Gemelli Veneziani
di Carlo Goldoni regia di Antonio Calenda con Massimo Dapporto
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Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12
Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★
Lei Dunque Capirà
di Claudio Magris regia di Antonio Calenda
con Daniela Giovanetti
Interi € 15 Ridotti € 12,50
Posto unico 1★
Jekyll & Hyde
musiche di Frank WIldhorn libretto di Leslie Bricusse con Giò Di Tonno
Platea A-B Interi € 35 Ridotti € 29 Platea C Interi € 32 Ridotti € 25
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Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
Why...
il nuovo spettacolo di Daniel Ezralow
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Se Stasera Sono Qui
di Riccardo Cassini e Loretta Goggi regia di Gianni Brezza con Loretta Goggi
Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29
I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
Tap Dogs
di Dein Perry e Nigel Triffitt
Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29
I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
Scooby Doo Live on Stage
coreografie Alberta Palmisano regia di Salvatore Vivinetto
Platea A-B Interi € 38 Ridotti € 30 Platea C Interi € 33 Ridotti € 25
I Gall Interi € 28 Ridotti € 20 II Gall Interi € 24 Ridotti € 16
stelle junior: Platea A-B 4★★★★ Platea C - I Galleria 3★★★ II Galleria 2★★
Faccio del Mio Meglio
di e con Giorgio Panariello regia di Giampiero Solari
Platea A-B Interi € 35 Ridotti € 29 Platea C Interi € 32 Ridotti € 25
I Gall Interi € 28 Ridotti € 22 II Gall Interi € 20 Ridotti € 17 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
L’Una e l’Altra
di Botho Strauss regia di Cesare Lievi con Paola Mannoni
Platea A-B Interi € 28 Ridotti € 23 Platea C Interi € 20 Ridotti € 16
Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12
Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★
news
diretto da Antonio Calenda
Fu protagonista
di tanti spettacoli e l’indimenticabile voce di “Sior Bortolo”
In viale c’è Largo Lino Savorani
La piazzetta del Rossetti intitolata a uno degli attori più amati dai triestini
Di lui si ricorda soprattutto
la burbera tenerezza di Sior
Bortolo, quegli innaturali e
buffi innalzamenti del tono
di voce, le nostalgie da lupo
di mare e le divertenti stroncature elargite agli interventi
della Siora Nina…
Questo è Lino Savorani
nell’immaginario collettivo, a
cui si guarda con affetto
oltre che con il sorriso e
una profonda ammirazione. Ma questo attore è
stato molto di più: una
vera “colonna portante”
delle eccellenti trasmissioni
di Radio Trieste a partire
dagli anni Cinquanta; ispirato e generoso protagonista
di tutti i complessi anni
iniziali e di tutti i successi
del Teatro Stabile di Trieste,
poi Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia; beniamino
del pubblico del Festival
dell’Operetta…
Nato nel 1927 e scomparso
nel 1979 – come ricorda
Elena Bizjak Vinci nel libro
Io, Bortolo – ha scelto
il mondo del teatro fin
da giovanissimo, affrontandolo con serietà, instancabile
ricerca della perfezione e
con un raro talento naturale,
ammirato da grandi registi
come Sandro Bolchi, Aldo
Trionfo, Franco Enriquez…
Da martedì 13 novembre il
largo prospiciente all’ingresso
del Politeama Rossetti, sede
dello Stabile regionale, porterà il suo nome: un omaggio
che la città gli rende con
calore, perpetuando così il
suo ricordo. Alla cerimonia
d’intitolazione hanno preso
parte il Sindaco Dipiazza,
Paris Lippi, Antonio Calenda
e Massimo Dapporto. D’ora
in poi sarà il nome di Lino
Savorani a dare il benvenuto chi entrerà in quel
Politeama Rossetti, che nel
1969 è stato restituito allo
splendore teatrale proprio
con I nobili ragusei
di cui egli fu memorabile
interprete.
Si è chiusa all’insegna del tutto esaurito la permanenza a Milano
Successo per “Galileo” al Piccolo
Si sono concluse domenica
11 novembre – dopo tre
settimane di pieno successo
e di platee affollate – le
repliche del nostro Vita di
Galileo al Piccolo Teatro
di Milano.
La presenza del proprio spettacolo di produzione nel cartellone dell’importante teatro
milanese ha rappresentato
per lo Stabile regionale un
appuntamento di partico-
lare prestigio: inserito fra
i titoli con cui il Piccolo
Teatro celebra il Sessantesimo
22
anniversario della sua fondazione, Vita di Galileo
firmato da Antonio Calenda
e interpretato da Franco
Branciaroli riportava il capolavoro di Bertolt Brecht sul
palcoscenico milanese, dopo
il memorabile allestimento
strehleriano interpretato da
Tino Carraro.
un assaggio della prossima stagione
Milva inaugura
la mostra
su Strehler
flash
Record di presenze per “Peter Pan”
Nel Foyer Gassman fino a gennaio
È stata inaugurata sabato
10 novembre la mostra
Strehler allo Stabile
del Friuli Venezia
Giulia che si potrà visitare fino a gennaio a partire
da un’ora prima dell’inizio
degli spettacoli nel foyer del
Il musical Peter Pan è lo spettacolo più visto tra quelli
andati in scena al Politeama Rossetti negli ultimi 10 anni. Sono
stati 10.437 gli spettatori che hanno assistito alle 8 repliche del
musical (tra le quali una strordinaria aggiunta a grande richiesta),
con una media di 1.305 spettatori a recita.
Il musical, interpretato da Manuel Frattini, ha così battuto il precedente record di Grease, che nella stagione 2003-2004 totalizzò
ben 9.012 spettatori in 6 recite e quello di Sweet Charity,
con Lorella Cuccarini, che lo scorso anno superò quota 8.000.
Da segnalare, per Peter Pan, la grandissima presenza di
giovani e giovanissimi: per molti di loro è stato un “debutto” da
spettatori del Rossetti!
tre soldi.
A dieci anni dalla sua scomparsa, con affetto, Trieste
vuole ricordarne la personalità e la creatività di
Giorgio Strehler: più eventi
celebreranno, negli ultimi
mesi del 2007, la figura e
I Monaci Shaolin in scena
anche alle Torri d’Europa
Politeama Rossetti.
Al vernissage, accanto a
Stefano Bianchi rappresentante dei Civici Musei di
Storia e Arte, al curatore
Roberto Canziani e al direttore dello Stabile Antonio
Calenda, ha fatto omaggio
alla memoria di Strehler
una raffinata signora del
teatro italiano, la bravissima
Milva. L’artista, che era in
scena con La variante
di Lüneburg per la
stagione dello Stabile regionale, ha ricordato la grande
lezione di Giorgio Strehler,
soffermandosi in particolare
sui recital brechtiani e sul
personaggio affascinante di
Minnie che le era stato
affidato ne L’opera da
il talento di questo straordinario artista triestino: la
prima iniziativa è proprio
l’esposizione Strehler allo
Stabile del Friuli Venezia
Giulia che nasce dalla collaborazione fra il Comune
di Trieste - Assessorato alla
Cultura - Civici Musei di
Storia e Arte - Civico Museo
Teatrale “Carlo Schmidl” e il
Teatro Stabile regionale e
anticipa la più imponente
Strehler privato che sarà
ospitata nelle sale di Palazzo
Gopcevich dal 14 dicembre.
Strehler allo Stabile del
Friuli Venezia Giulia pone
in mostra fotografie, disegni,
bozzetti ed esecutivi che
ripercorrono gli spettacoli
strehleriani ospitati sul pal-
Qualche centinaio di sorpresi clienti ha applaudito nel pomeriggio dell’8 novembre una straordinaria performance dei monaci
Shaolin al Centro Commerciale Torri d’Europa. L’iniziativa rientra
nell’ambito della convenzione stipulata tra il Teatro Stabile del
Friuli Venezia Giulia e il Centro Commerciale Torri d’Europa e di
certo si ripeterà in futuro con altri artisti. I monaci Shaolin e
Wudang – che la sera stessa hanno entusiasmato il pubblico del
Politeama Rossetti nel loro L’altro volto della Cina –
hanno regalato ai clienti del centro commerciale un’anteprima del
loro show tutto basato su esercizi al limite della resistenza fisica,
che richiedono un’incredibile forza, equilibrio, controllo del corpo
e concentrazione.
coscenico dello Stabile dal
1968 ai giorni nostri. «Dei
tanti spettacoli di Giorgio
Strehler, ospiti dei cartelloni
del Teatro Stabile del Friuli
Venezia Giulia – sottolinea Canziani - il pubblico
conserva un ricordo ancora
vivo. Le fotografie di questa
esposizione ripercorrono gli
23
allestimenti andati in scena
all’Auditorium e al Politeama
Rossetti, per rinnovare nella
memoria di chi li ha visti
quelle impressioni, e per
trasmettere a chi era ancora
troppo giovane il segno di
una personalità fortissima,
quella di Strehler, maestro
della scena del Novecento».
Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92
il colore del benessere sociale
Non può esserci stabile ricchezza economica
senza ricchezza spirituale.
In qualsiasi ambito siano rivolti
– dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura,
all’arte, al tempo libero –
gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati
da concreto impegno verso la collettività.
In una società evoluta
sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità
il colore del benessere sociale.