stagione 2007-2008, numero 2, 29 ottobre 2007 in questo numero I due gemelli veneziani Lei dunque capirà Jekyll & Hyde Le cinque rose di Jennifer Politeama 13-18 novembre Sala Bartoli 16-19 novembre Politeama 20-25 novembre Sala Bartoli 20-25 novembre Periodico del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia redazione Viale XX Settembre, 45 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it [email protected] Martedì 13 ottobre 8.30 Biglietterie Prenotazioni abbonamenti stelle per “Tap Dogs”, “L’una e l’altra, “Quale droga fa per me?”, “Un certo Signor G” 20.30 Politeama Rossetti, turno PRI Anno XVI - numero 153 13 novembre 2007 Aut. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 stampa Stella Arti Grafiche,Trieste direttore responsabile Stefano Curti redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna Sabato 17 novembre 20.30 Politeama Rossetti, turno C I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni 21.00 Sala Bartoli Lei dunque capirà di Claudio Magris Domenica 18 novembre 16.00 Politeama Rossetti, turno D I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni 17.00 Sala Bartoli Lei dunque capirà di Claudio Magris Lunedì 19 novembre I due gemelli veneziani di Carlo Galdoni Mercoledì 14 ottobre 16.00 Politeama Rossetti, turno E I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni Giovedì 15 ottobre 8.30 Biglietterie Inizio prevendita biglietti per “Tap Dogs”, “L’una e l’altra, “Quale droga fa per me?”, “Un certo Signor G” 18.00 Café Rossetti Antonio Calenda e Massimo Dapporto leggono brani di Giorgio Strehler. A cura di Roberto Canziani. Ingresso gratuito 20.30 Politeama Rossetti, turno A I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni 20.30 Politeama Rossetti Società dei concerti. American String Quartet 21.00 Sala Bartoli Lei dunque capirà di Claudio Magris Martedì 20 novembre 20.30 Politeama Rossetti, turno M 21.00 Sala Bartoli Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello Giovedì 22 novembre 17.00 Sala Bartoli Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello 20.30 Politeama Rossetti, turno libero Jekyll & Hyde musiche di Frank Widhorn 21.00 Sala Bartoli Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello Venerdì 23 novembre 18.00 Café Rossetti Incontro con Giò Di Tonno e la compagnia dello spettacolo “Jekyll & Hyde”. A cura di Stefano Curti Ingresso gratuito 20.30 Politeama Rossetti, turno O Jekyll & Hyde musiche di Frank Widhorn 21.00 Sala Bartoli Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello Sabato 24 novembre Jekyll & Hyde musiche di Frank Widhorn 21.00 Sala Bartoli Venerdì 16 novembre 20.30 Politeama Rossetti, turno B I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni 21.00 Sala Bartoli 17.00 Sala Bartoli Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello 20.30 Politeama Rossetti, turno N Jekyll & Hyde musiche di Frank Widhorn 21.00 Sala Bartoli Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello Domenica 25 novembre Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello 16.00 Politeama Rossetti, turno P Jekyll & Hyde musiche di Frank Widhorn 17.00 Sala Bartoli Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello Mercoledì 21 novembre Lunedì 26 novembre Lei dunque capirà di Claudio Magris 20.30 Politeama Rossetti, turno libero Jekyll & Hyde musiche di Frank Widhorn 20.30 Politeama Rossetti Società dei concerti Lars Vogt, pianoforte I due gemelli veneziani un capolavoro della scrittura comica: composta nel 1747 – non ancora nel periodo della piena maturità dell’autore – la commedia infatti intreccia con sapienza l’incanto e il divertissement del gioco teatrale dei simili e degli opposti, con le vene malinconiche del ritratto di una società in mutamento. In esse – assieme ai primi segni dell’imporsi nella realtà veneziana della borghesia mercantile con i suoi livori e le sue concrete preoccupazioni – si leggono chiaramente gli iniziali sviluppi della fondamentale riforma teatrale goldoniana. Una materia drammaturgica di grande interesse dunque, Tonino è un vero “cortesan”: gentiluomo, profondamente radicato nella sua città, si distingue per contegno, autocontrollo e ci appare quasi un raisonneur della nascente borghesia veneziana, di cui esprime consapevolezze e valori. Di tutt’altra stoffa è Zanetto: appartiene al mondo rurale di cui riflette tutta l’immediatezza, la pragmaticità, la rozzezza... Opposti per carattere, mentalità, educazione i due sono però gemelli: assolutamente identici d’aspetto e completamente ignari l’uno dell’esistenza dell’altro. Il destino che li ha divisi alla nascita, li fa riunire nella medesima città – una Verona dipinta come luogo d’arrivi e partenze, d’incontri e di scambi – dove giungono entrambi con l’intenzione di ammogliarsi: da qui l’esplosione di un turbine d’equivoci, rivelazioni, divertenti ambiguità, poiché per amici, servi, fidanzate è davvero impossibile non confonderli... Ne I due gemelli veneziani Carlo Goldoni tratta il classico tema del “doppio” con originalità, creando 4 durata 2 ore e 45’ con intervallo che diviene oggetto della nuova produzione del Teatro Stabile regionale con Noctivagus Produzioni Teatrali. Antonio Calenda, che dirige con la consueta sapienza e sensibilità lo spettacolo, ha scelto proprio questo titolo per un ritorno a Goldoni che – a livello produttivo – si attendeva da molto e che assume un significato particolare. Il geniale drammaturgo veneziano ha infatti sempre rappresentato – negli oltre cinquant’anni di storia dello Stabile – un imprescindibile punto di riferimento. Un ritorno – Politeama Rossetti dal 13 al 18 novembre prosa va aggiunto – per il quale il regista ha scelto un allestimento accurato ed essenziale, una compagnia di classe e un protagonista dello spessore di Massimo Dapporto, a cui affidare il virtuosistico e duplice ruolo di Tonino e Zanetto. Un banco di prova come rari nella storia del teatro, che Goldoni scrisse per mettere in luce le doti del celebre Pantalone Cesare d’Arbes: «Per meglio consolidare la sua fama – scrive l’autore nei Mémoires – bisognava farlo brillare a viso scoperto. [...]Avevo avuto abbastanza tempo e modo per esaminare i vari caratteri personali dei miei attori. In D’Arbes avevo notato due movimenti opposti e soliti nel suo aspetto e nel suo giuoco. A volte era l’uomo di mondo più ridente, brillante e vivace; a volte assumeva l’aria, i tratti, i discorsi d’un sempliciotto, d’un balordo: e quei mutamenti accadevano in lui naturalmente, senza che ci pensasse. Tale scoperta mi suggerì l’idea di farlo comparire sotto quei due aspetti nello stesso lavoro». di Ilaria Lucari di Carlo Goldoni scene di Pier Paolo Bisleri costumi di Elena Mannini musiche di Germano Mazzocchetti luci di Sergio Rossi regia di Antonio Calenda con Massimo Dapporto, e con Alessandra Raichi, Giovanna Centamore, Francesco Gusmitta, Umberto Bortolani, Marianna de Pinto, Carlo Ragone, Felice Casciano, Adriano Braidotti, Lamberto Consani e con la partecipazione di Osvaldo Ruggieri produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Noctivagus Produzioni Teatrali Srl 5 I due gemelli veneziani La morte comica. conversazione con Antonio Calenda «Ho molto amato il realismo lirico di cui Strehler era un irraggiungibile Maestro – continua poi il regista – e proprio nella riflessione su questa complessità del testo, è stato per me significativo riscoprire un suo saggio, in cui evidenzia una contiguità fra Goldoni e Brecht, poiché col loro realismo investono il teatro della fondamentale necessità di testimoniare il tempo in cui si vive. Come Goldoni restituisce attraverso la propria opera ombre e luci di un passato che soccombe alla nascente borghesia mercantile, così Brecht ci conduce dalle avanguardie dell’espressionismo ad un teatro politico, che nonostante i suoi anacronismi storici possiede tuttavia temi emblematici, una forza evocatrice sul piano dei valori umani che continua a toccarci. Lo dimostrano testi quali Madre Coraggio col suo grido dolente contro la guerra o Vita di Galileo, uno dei più grandi apologhi sulla necessità di una scienza non asservita al potere. Interrogandosi sulle grandi problematiche dell’umanità, ogni autore può respirarne l’universalità, ricevere e riportare presagi che lo rendono attuale. Ecco, è questa la “funzione dell’arte” su cui anche Strehler s’interroga; questo a mio avviso è il teatro che continua ad avere un senso. Mettendo in scena I due gemelli veneziani mi sono reso conto ancor più limpidamente di come tutto ciò valga per Goldoni, capace di rappresentare personaggi sì comici, ma profondamente umani e verosimili anche nei loro lati bui, nelle malinconie, nei piccoli strappi appena accennati nel generale divertissement della commedia, ma reali, tangibili». La commedia si chiude con la morte di Zanetto: resta un fatto audace – come per Goldoni era stato scriverla – rappresentarla in Fin dal primo anno di direzione, Antonio Calenda ha focalizzato il lavoro di ricerca e approfondimento dello Stabile regionale su un doppio binario: da un lato la ricerca sulla drammaturgia contemporanea, dall’altro i grandi classici della storia del teatro. Non poteva mancare, nel trecentenario della nascita, un omaggio a Carlo Goldoni «Oltre a ciò, più ragioni ci inducono ad affrontare oggi, con entusiasmo, ma anche con grande senso di responsabilità, I due gemelli veneziani. Non va dimenticato, innanzitutto – sottolinea Calenda –che l’area in cui il nostro Teatro radica la propria attività è “venetofona”, ha con la realtà veneta profonde contiguità linguistiche, storiche e culturali. In tale prospettiva ci è sembrato naturale onorare Goldoni attraverso una commedia in cui il dialetto possiede forte necessità e pregnanza: e il veneziano dei Gemelli è interessante in tutte le sue implicazioni. Appare come un linguaggio un po’ diverso da quello morbido e allegro della tradizione più classica, inoltre vi è una diversificazione preziosa del suo uso da parte dei diversi personaggi. Tale fantasmagoria nel lessico e nella phoné ha rappresentato sul piano del lavoro attorale un impegno notevole ed anche un vero divertimento. Inoltre – prosegue il regista – interessa il fatto che inizi ad affiorare nella commedia una delle grandi componenti della rivoluzione teatrale goldoniana: il gusto della realtà, della plausibilità. Una plausibilità che si lega a una antesignana indagine dei caratteri e dei rapporti sociali» Quale peso ha questa indagine ne “I due gemelli veneziani”? «Non è ancora un’indagine evoluta, ma si avvia verso quel tipo di realismo “critico” che costituirà l’asse portante del teatro di Goldoni, un teatro nuovo e rigenerato, lontano dagli stereotipi della Commedia dell’Arte, capace di rivelare l’evoluzione di una società. E di tale mutamento Goldoni registra gli eventi, le nostalgie, i livori e le preoccupazioni». 6 giovedì 15 novembre ore 18.30, Café Rossetti incontro con Massimo Dapporto e Antonio Calenda, a cura di Roberto Canziani la locandina personaggi...............................................interpreti Rosaura.................................... Alessandra Raichi scena oggi? «Trovo che sia un momento patetico, ma anche molto comico: è una scena fondamentale perché è il simbolo di questa commedia allo stesso tempo drammatica (se si potesse definire tale una commedia) e palpitante di quella comicità feroce, per cui si ride quando un uomo cade in un tombino. Abbiamo già accennato ai meccanismi di questa comicità, che senza scomodare le teorie di Bergson e Pirandello, sappiamo scaturire da una “mancanza”, da una pena dei personaggi: la morte di Zanetto è un prototipo eccezionale di questa definizione del comico. È così dolente, vorremmo talmente esorcizzarla, che appena lui accenna a qualcosa di comico ci si aggrappa a quell’ironia come se ci aggrappassimo alla vita. Credo che Massimo Dapporto in questa scena sia molto intenso. Osservandolo, provo da una parte una naturale emozione e nello stesso tempo il distacco critico che scaturisce da una “morte comica”: ossimoro strano e feroce cui questa commedia e questo autore riescono a dare sostanza teatrale» Colombina.............. Giovanna Centamore Il dottor Balanzoni....... Osvaldo Ruggieri Brughella........................Francesco Gusmitta Tonino e Zanetto.... Massimo Dapporto Pancrazio........................ Umberto Bortolani Beatrice............................... Marianna de Pinto Florindo............................................. Carlo Ragone Lelio. ................................................Felice Casciano Arlecchino..........................Adriano Braidotti Bargello.................................Lamberto Consani Notevole la sua attività negli il protagonista sceneggiati e nelle fiction teletra le quali si segnalano, Massimo Dapporto visive: L’ultima cifra, Nucleo Centrale Nato a Milano nel 1945, Massimo Dapporto ha studiato recitazione all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica nel 1969 e 1970. Ha debuttato a teatro nel 1971 nello spettacolo Le farfalle sono libere della Compagnia Giordana, Chelli, Berti. Nella stagione 1973-74 è stato al fianco di Antonella Steni ed Elio Pandolfi in La brutta epoque di Dino Verde, mentre l’anno successivo ha interpretato Il ritorno a casa di Harold Pinter per la regia di Mauro Bolognini al fianco della Gravina, Corrado Pani, Umberto Orsini e Mario Carotenuto. La collaborazione con Mauro Bolognini prosegue nella stagione seguente con il Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare. L’anno seguente è protagonista del Lorenzaccio diretto da Sergio Fantoni. Successivamente è nel Rudens e nei Menecmi di Plauto. Nel 1977 è al fianco di Lauretta Masiero e Oreste Lionello nella commedia La signora dorme a sinistra per la regia di Castellacci e Pingitore. Tra il 1978 e il 1980 si dedica al teatro classico interpretando Le Donne in Parlamento e Gli Ucceli di Aristofane, Truculentus di Plauto (regie di Lorenzo Salveti) e L’avaro di Molière (regia di Mario Scaccia). Nel 1985 inizia la collaborazione con la ditta Garinei & Giovannini partecipando alla commedia musicale Pardon Monsieur Moliere diretto da Pietro Garinei (al fianco di Gino Bramieri) e a Quadrifoglio di Maurizio Costanzo. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta Dapporto è protagonista di campioni d’incasso come Mercanti di Bugie, diretto e interpretato da Luca Barbareschi, Ninà diretto da Filippo Crivelli, con Nancy Brilli, Il prigioniero della Seconda Strada e Plaza Suite di Neil Simon, La coscienza di Zeno diretta da Pietro Macarinelli, che Tullio Kezich ha adattato dall’opera letteraria di Italo Svevo. Con questo spettacolo inizia la collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, che coproduce l’allestimento. Nel 2004 ritorna a Molière interpretando Il malato immaginario nella traduzione di Tullio Kezich e Alessandra Levantesi e la regia di Guglielmo Ferro. 7 Investigativo, Philadelphia Story, Sarti Antonio Brigadiere, Il Mercante di Venezia, Amico Mio 1 e 2, Storia d’amore e d’amicizia, Domino, Io e il Duce, Il Boss, Diventerò Padre, Un prete tra noi 1, 2 e 3, Mio Padre è Innocente, Ciao Professore, Mio Figlio ha 70 Anni, Per Amore, Per Vendetta, Il Commissario, Nerone, Giovanni Falcone, Distretto Di Polizia 7. Al cinema è nella Città Braccata (regia di S. Massi), La Famiglia (regia di Ettore Scola), per il quale ha ricevuto il Ciak d’oro per l’attore non protagonista, Soldati (regia di Marco Risi), Disamistade (regia di Gianfranco Cabiddu), Mignon è Partita (regia di Francesca Archibugi), premio David di Donatello, Rosso Veneziano (regia di Etienne Perier), Tre Colonne in Cronaca (regia di Carlo Vanzina), L’alba (regia di Francesco Maselli, con Nastassja Kinnsky), Una Storia Semplice (regia di Emidio Greco), premiato con la Grolla d’Oro, Ultimo Respiro (regia di Felice Farina), Anni Ribelli (regia di Rosalia Polizzi), Segreto di Stato (regia di Giuseppe Ferrara), Con rabbia e con amore (regia di Alfredo Angeli), Marciando nel Buio (regia di Massimo Spano) e Celluloide (regia di Carlo Lizzani). I due gemelli veneziani i “nostri” e Goldoni di Guido Botteri Il Teatro Stabile nasce, a Trieste, con Goldoni. Il fondatore-presidente, il sindaco Gianni Bartoli, che sarà anche il primo “attore” a presentarsi sul palcoscenico del Teatro Nuovo, la sera del 22 dicembre 1954, aveva voluto che la stagione si aprisse con un testo “italiano”. E il direttore artistico, il regista Ottavio Spadaro – che proveniva dal romano Istituto del Dramma Italiano – aveva proposto La donna di Garbo, anche perché questa scelta gli permetteva di avere, come protagonista goldoniana, un’attrice triestina, che aveva già conquistato larga fama nel cinema: Laura Camaur, che si era dato il nome d’arte di Laura Solari. Dopo oltre mezzo secolo di attività del teatro che, dal 1967, è diventato lo “Stabile di prosa del Friuli-Venezia Giulia”, il commediografo veneziano conserva il primato fra gli autori degli spettacoli prodotti: sui palcoscenici di via Giustiniano prima (il Teatro Nuovo), quindi di via Tor Bandena (l’Auditorium) e, infine, di viale XX Settembre (il Politeama Rossetti) le commedie goldoniane prodotte (altre a quelle “ospitate”) sono quasi una ventina, seguite – a distanza - dai testi drammatici di Pirandello e dalle sceneggiature di Furio Bordon. (...) Paolo Quazzolo, nella sua puntuale ricognizione sui quarant’anni del Teatro Stabile, sottolinea come «aprire con un teatro goldoniano in una città di frontiera quale Trieste» sia stata «una chiara indicazione ideologica, politica e patriottica», aggiungendo che il «Teatro Stabile non ha mai trascurato di offrire – come spettacoli prodotti o come ospitalità – un testo goldoniano.» Accanto alla Rosaura della triestina Solari, si vedono – già in quello spettacolo della fine del 1954 – i primi apporti delle realtà artistiche “locali”, inizialmente soprattutto fra gli interpreti. Fanno parte del cast della Donna di garbo la giovanissima Nini Perno, che poi diventerà regista televisiva, Mimmo Lo Vecchio e Gianni Lorenzon, che a Radio Trieste faceva l’annunciatore e, in teatro, assumerà il cognome d’arte di Solaro. L’ormai conquistata identità artistico–cultura- le del Teatro Stabile è tutta “leggibile” nella ripresa che della commedia goldoniana si è voluto fare nel 1979, per celebrare il 25° compleanno dello Stabile stesso. (...) Il ruolo che era stato della Solari è affidato a Lucilla Morlacchi, ma accanto a Rosaura l’Arlecchino è affidato ad uno degli attori nati con il Teatro Stabile, Franco Jesurum. Il Goldoni realizzato nella terza stagione dello Stabile, La bottega del Caffè, vede da un lato il debutto nella formazione triestina di Giulio Bosetti, destinato ad intrecciare nei successivi decenni il suo con i destini del Teatro, di cui sarà anche il direttore artistico, e dall’altro rappresenta l’ultima, grande, interpretazione teatrale di Memo Benassi, che due mesi dopo le recite triestine resterà vittima, nella sua Bologna, di una trombosi. Anche questo secondo Goldoni è affidato alla coppia Carlo Lodovici, regista, - “Mischa” (Mario) Scandella, scenografo, veneziano. Nei quadri della compagnia stabile sono anche entrati – e prendono parte alle dodici repliche della Bottega, gli attori triestini Aurora Trampus, Alberto Ricca, Mario Sestan ed altri due destinati a diventare le “colonne” del ciclo teatrale della Maldobrie di Carpinteri & Faraguna: Lino Savorani e Giorgio Valletta. Nel dicembre del 1960 arriva a Trieste, da Venezia, Giovanni Poli, che nel 1949 ha fondato il teatro Universitario di Ca’ Foscari e ha avuto un successo mondiale con La commedia degli Zanni (che poi riallestirà, a Trieste, con il Teatro Stabile, nel 1968). Poli nella sua goldoniana Vedova Scaltra, accanto ad attrici ed attori affermati, come Anna Miserocchi, Marisa Fabbri, Ottorino Guerrini e Carlo Bagno, dirige tutta una serie di ex allievi della Scuola di recitazione “Silvio D’Amico”, che il Teatro ha voluto dedicare al fondatore della romana Accademia d’arte drammatica, che ha tenuto a battesimo lo Stabile triestino ed è scomparso nel 1955: vi compaiono anche Margherita Guzzinati, Dario Mazzoli, Rino Romano (che poi finirà a Radio Trieste, come annunciatore e programmista), e al suo secondo anno da professionista, 8 Omero Antonutti. Poli ha l’appoggio del più – giustamente – celebrato scenografo e costumista goldoniano, Lele Luzzatti. Il regista veneto, che nel frattempo ha creato, a Venezia, anche il Teatro dell’Avogaria dove ha realizzato quell’Alfabeto dei Villani che poi ricreerà per il Teatro Stabile, ritorna - nel 1971 – a Trieste, questa volta al Politeama Rossetti, per dirigere il “quartetto” delle goldoniane Massere: le triestine Giusi Carrara e Lidia Braico e le venete Donatella Ceccarello ed Anna Maestri. «Spettacolo da vedere oltre che da ascoltare – scrive Giorgio Bergamini, critico teatrale, in quegli anni, de “Il Piccolo” – anche per le scene sobriamente stilizzate e molto funzionali di Sergio D’Osmo». D’Osmo era stato anche lo scenografo delle tre versioni che il “Teatro stabile della città di Trieste” aveva presentato del capolavoro goldoniano Arlecchino servitore di due padroni, nel triennio 1960-1963. Nel luglio 1960 costituisce il saggio degli allievi della Scuola di recitazione; l’anno dopo - in agosto – la compagnia del Teatro Stabile lo allestisce, per cinque sere, sul grande palcoscenico del cortile delle Milizie del Castello di San Giusto e, infine, lo riprende al chiuso, al Nuovo, per la Stagione del 1961, con repliche anche nel febbraio del 1962. D’Osmo, dopo aver contribuito all’allestimento di una serie di spettacoli e saggi del “Teatro ragazzi” e degli allievi della Scuola di recitazione, proprio con l’Arlecchino goldoniano si cimenta, come scenografo (i costumi sono ancora quelli che Lele Luzzatti ha disegnato per Strehler e che il Piccolo Teatro di Milano “presenterà” a Trieste) con un deciso impegno professionale. Lo spettacolo – o meglio le tre edizioni – segna anche, di fatto il debutto nella regia del “giovane e già esperto” (così lo definisce Bergamini) Fulvio Tolusso. Le due stagioni dell’Arlecchino registrano, infine, il definitivo passaggio al professionismo di numerosi allievi della scuola, a cominciare dalle allieve Elisabetta Bonino, Lidia Braico ad Ariella Reggio e, fra i maschi, del “giovanissimo Franco Jesurum”, interprete di Arlecchino, giudicato «un autentico valore sia come attore sia come saltatore, contorsionista ed acrobata», Dario Mazzoli e Dario Penne, che diventerà, a Roma, uno dei più ricercati doppiatori cinematografici. Giorgio Valletta è consacrato “Pantalone”, personaggio che – anche con altre varianti drammaturgiche – contrassegnerà tutta la sua lunga carriera con il Teatro Stabile. Con l’Arlecchino Fulvio Tolusso ritornerà, dieci anni dopo, alla fine della stagione 1972-’73, “trasferendo” alla compagnia del Teatro Stabile, fin nei minimi dettagli, il modello registico che Giorgio Strehler ha dato alla commedia goldoniana già nel 1947. Tolusso – che di Strehler è ormai diventato stretto collaboratore al “Piccolo” di Milano, dove si è trasferito dalla sua città natale – autorizzato, fa ripetere a Lino Savorani i gesti e le cadenze che il suo maestro e concittadino aveva inventato per l’indimenticabile Arlecchino di Marcello Moretti. Preziosa, nella edizione del ’73, è la presenza di Gianfranco Saletta, il quale – essendo veneziano – può aiutare i colleghi nell’esatta edizione del veneziano. Con Tolusso collabora, per l’Arlecchino, il musicista triestino Fabio Vidali. Un altro musicista triestino, di grande talento, Doriano Saracino, è presente nell’allestimento del Teatro comico di Goldoni (Gigi Lunari ne introduce alcuni interventi drammaturgici) che il Teatro Stabile presenta, ormai all’Auditorium di via Tor Bandena, nell’autunno del 1964, per la regia di Eriprando Visconti, nipote del celebre regista. Doriano Saracino “volerà” a Milano e quindi a Genova, chiamato da Squarzina. Strehler, che l’aveva voluto al “Piccolo”, lo ricorderà – dopo la tragica morte a soli 38 anni – come uno dei suoi “collaboratori artistici più vivi”, un amico cui era legato “anche dalla nostra Trieste e dunque dai nostri dialetti e dai nostri paesaggi del cuore”. Un delizioso contributo musicale lo dà Lino Toffolo allo spettacolo goldoniano Sior Tonin bellagrazia (che ha per sotto-titolo Il frappatore, cioè “L’ingannatore”), di cui è protagonista e che il regista Giuseppe, “Bepi”, Maffioli allestisce all’Auditorium nel novembre del 1966, inserendovi anche – proprio per dare agio a Toffolo di intervenire, come musicista e cantante – brani dei “drammi giocosi per musica” del commediografo veneziano. Toffolo è sino ad allora un cantautore conosciuto soltanto nelle Venezie – abita in una delle isole della laguna – e soltanto dopo le recite triestine prenderà parte anche ad alcuni film, tra cui, nel 1970, il Brancaleone alle crociate con Gassman. Accanto a Toffolo debutta (dopo essere stata con Dario Fo per due anni) un’attrice tanto poco conosciuta che i critici segnalano solo due attrici del cast (Clara Zovianoff e la triestina Fulvia Gasser). Eppure nel ruolo di Rosaura, l’innamorata di Tonino, c’è Mariangela Melato. Con Sior Tonin il Teatro Stabile fa anche debuttare, come scenografo e costumista un altro giovane artista triestino: Bruno Chersicla. Anche la stagione di prosa 1967-’68, all’Auditorium, è inaugurata con uno spettacolo goldoniano: Il bugiardo. È proposto da Giulio Bosetti, che fa la parte di “Lelio”, il protagonista ed è appena stato nominato alla direzione artistica dello Stabile “del Friuli-Venezia Giulia”. (...). Anche con il Bugiardo c’è un prestigioso debutto triestino: quello del ventitreenne allievo di Orazio Costa, Gabriele Lavia, che nello spettacolo goldoniano si esibisce anche come eccelente interprete di musiche settecentesche, che canta accompagnandosi con un prezioso strumento d’epoca. Con il Sior Todero brontolon, prende vita, nel 1975, il binomio Goldoni-Macedonio, che vedrà il regista goriziano realizzare, per il Teatro Stabile, nell’arco di un decennio, sei testi goldoniani, di cui due “interpretati” dalle marionette di Podrecca. Dopo il Todero Francesco, “Cesco”, Macedonio dirigerà, all’Auditorium, gli attori del Teatro Stabile ne Le donne gelose e, nel marzo del ’79, al Rossetti, nella “ripresa” – già richiamata – de La donna di garbo. Con le marionette create dal cividalese Vittorio Podrecca ed “integrate” da quelle disegnate da D’Osmo Macedonio allestisce, nel febbraio 1983 Il mondo della luna; inaugurerà la stagione di prosa al Politeama Rossetti il 15 ottobre 1985 con I Rusteghi - infine – nel gennaio dell’anno successivo metterà in scena al Teatro Cristallo (dedicato, nel 2007, alla memoria di Orazio Bobbio, uno dei fondatori de “La Contrada”), con le marionette, il libretto teatrale goldoniano L’arcadia in Brenta. Per tutti gli spettacoli goldoniani di Macedonio, Sergio D’Osmo disegna scene e costumi («un ormai affiatato duo», conferma il critico Giorgio Polacco, su “Il Piccolo”). (...) Con il Todero – che ha per protagonista Enrico Gaipa – il Teatro Stabile è «ospite di Vienna, per la prima volta a vent’anni dalla sua costruzione – scrive il critico dell’autorevole “Die Presse” – Successo sin9 cero e applausi prolungati». Con Macedonio collaborano, con le loro musiche di scena, Giampaolo Coral per gli spettacoli teatrali e Silvio Donati per i due allestimenti con le marionette. (...) Macedonio utilizza gli attori triestini – ed in particolare Orazio Bobbio e Lidia Braico – per dare voce alle marionette, che per lui – confessa – sono «incantate e incantatrici». La “serie” Macedonio-Goldoni è interrotta, nell’estate e nell’autunno del 1977 dallo spettacolo La famiglia dell’antiquario, presentato inizialmente all’aperto, al Castello di San Giusto, e quindi all’Auditorium di via Tor Bandena. La regia è affidata a Furio Bordon, che il Teatro Stabile di Trieste ha tenuto a battesimo come autore, nel 1966, con Canto e controcanto, da qualche anno è “collaboratore drammaturgico” e nell’ ’89 succederà a D’Osmo nella direzione del Teatro. (...) Il regista triestino sceglie una giovane attrice pordenonese, Anna Bonaiuto, per la parte di Doralice, la ragazza veneziana «catapultata nella metà del ‘700 in una casa palermitana, quindi diciamo pure, catapultata su Marte», alla quale «è affidato il compito di rendere evidente il concetto di “diversità”». (...) Fra gli interpreti un altro giovane attore triestino, che poi “spiccherà il volo”: Stefano Lescovelli. Al Goldoni di Bordon collaborano – oltre a D’Osmo, sempre per scene e costumi – anche Luisa Crismani, come regista assistente, e Giampaolo Coral, per le musiche. Sono invece del friulano Marco Mario Tosolini le musiche che Giorgio Pressburger inserisce nel suo spettacolo goldoniano L’adulatore, che debutta – nell’estate del 1986 – al Festival ligure di Borgo Verezzi e sarà ripreso, in autunno, al Rossetti. (...) Con D’Osmo debutta, come “collaboratore scenografo”, Pier Paolo Bisleri. Allo spettacolo – protagonista Giulia Brogi, con Anna Campori “Cicci” Rossini, Giampiero Becherelli e Riccardo Peroni, che diventerà una presenza costante al Festival triestino dell’operetta – debutta, come attore e cantante, nella parte del “virtuoso” sopranista il futuro medico triestino Marco Podda. L’ungaro-triestino Giorgio Pressburger è l’ultimo ad affrontare, per conto del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, un testo di Carlo Goldoni. Fino all’avvento di Calenda. il testo completo è pubblicato nel Quaderno “I due gemelli veneziani” Lei dunque capirà Daniela Giovanetti in Lei dunque capirà scene di Pier Paolo Bisleri costumi di Elena Mannini luci di Nino Napoletano regia di Antonio Calenda di Claudio Magris di Claudio Magris scena di Pier Paolo Bisleri costumi di Elena Mannini regia di Antonio Calenda con Daniela Giovanetti produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia 10 Sala Bartoli dal 16 al 19 novembre durata 1 ora e 30’ senza intervallo eventi speciali talvolta. Un ospedale, o forse una casa di riposo… Un posto, comunque, ove si entra per non uscirne più: come capita a Euridice, la figura monologante impegnativa e di straordinaria bellezza cui Daniela Giovanetti offre tutta la sua limpidezza e sensibilità interpretativa, intrecciando appassionate memorie e malinconica dolcezza, a una lancinante, femminile determinazione. La protagonista al suo uomo ha dato e insegnato tutto: a scrivere, a misurarsi con la vita, ad amare e ad essere generoso, a guardare con coraggio ciò che si teme… A lei egli deve ogni cosa, fino all’estremo sacrificio che – lasciandosi travolgere da un meraviglioso mare di nostalgie e ricordi veri, quotidiani o assoluti – la donna confida ora a un misterioso Presidente e al pubblico: è stata lei a chiamare il suo Orfeo, a costringerlo a guardarla, rimandandola – con quello sguardo – per l’eternità nell’Averno. Altrimenti avrebbe dovuto rivelargli il grigiore, la “normalità” di quell’Aldilà, troppo simile a un riflesso silenzioso e un po’ cupo del mondo reale, per essere materia del suo alto lirismo… Sulla linea dell’antico mito, anche Magris immagina un Orfeo straziato dalla morte della propria sposa, che con il suo canto commuove a tal punto Persefone, da ottenere di riportarla con sé sulla terra. A condizione che l’uomo non si volga mai a guardarla prima di essere uscito dall’Ade: ma per troppo amore, non riesce a resistere al divieto ed Euridice viene restituita al suo destino di ombra e morte. La novità della rilettura di Magris è invece nella scelta consapevole di Euridice di immolarsi per il proprio uomo e nelle tante induzioni attuali di cui il monologo è disseminato, offerte al pubblico in un vortice di piccoli frammenti quotidiani, accenti di un universo poetico commovente, espresso attraverso una scrittura che armonizza con raffinatezza, altissima consapevolezza culturale e intensa sensibilità. Già applaudito in Italia e all’estero, Lei dunque capirà parte da Trieste per una tournée importante che toccherà – oltre a importanti piazze italiane, come Milano, Bologna, Napoli, Palermo – la Germania e a gennaio Budapest e Vienna. (i.lu.) «Quella fitta d’amore, quegli occhi stranieri e perduti che per un attimo dicono tutto ciò che manca… La felicità, il vuoto, la catastrofe, la pienezza insostenibile di stare insieme». Quante emozioni, quanti impalpabili, ma fondamentali messaggi scivolano negli sguardi di chi si ama: uno sguardo per dire sofferenza, gioia, passione, tormento, tenerezza infinita… Per dire anche inesorabilmente “addio”, come accade ai novelli Orfeo ed Euridice che Claudio Magris ha posto al centro del suo ultimo monologo teatrale, e che – fin dal primo apparire del libro e poi dal debutto dello spettacolo firmato da Antonio Calenda e interpretato da una bravissima Daniela Giovanetti – hanno conquistato e commosso numerosissimi lettori e spettatori. Tanto che Lei dunque capirà, dopo l’esordio, avvenuto esattamente un anno fa, ritorna – caso unico nella storia dello Stabile regionale – per la terza volta a replicare alla Sala Bartoli. Rispetto al resto dell’opera di saggista, narratore, drammaturgo di Claudio Magris, Lei dunque capirà appare sorprendente, nuovo: i topoi della sua scrittura come il tema del disincanto, i richiami alla cultura mitteleuropea, percorrono un testo che si incentra però su una storia intima ed avvincente, sulla verità e l’impossibilità di un amore struggente e totale, raccontato in una dimensione che gioca continuamente sul filo fra realtà e metafora. Suggestioni che Antonio Calenda ha tradotto sul palcoscenico in un emozionante universo di spazi, luci, ombre, suoni, ove continuamente il realismo si fonde al mistero, all’impalpabile. È la rappresentazione attuale dell’Averno, così come lo intuisce Magris, così come lo sente Calenda: una casa silenziosa e grigia, essenziale negli arredi e labirintica negli spazi, inquietante 11 Jekyll & Hyde Una partitura ricca e romantica composta da Frank Wildhorn, melodie di rara intensità, una preziosa scrittura per la voce e una storia – quella concepita nel 1886 da Robert Louis Stevenson – che, resa efficacemente nel libretto di Leslie Bricusse, regala sicure emozioni e infine, ben 17 anni di preparazione minuziosa prima di andare in scena: sono questi gli ingredienti del successo davvero imponente di Jekyll & Hyde. Il musical ha debuttato a Broadway il 28 aprile 1997, accolto dal pubblico con molto entusiasmo fin dalla prima replica, e presto ha raggiunto con successo anche l’Europa. La bella sfida del ruolo del titolo – impegnativo sia dal punto di vista interpretativo, sia sul piano vocale – ha attratto protagonisti di notevole spessore: basti citare il nome di David Hasseloff (l’eclettico divo di Supercar e Baywatch) per un’applaudita edizione broadwayana e lo straordinario Thomas Borchert per la versione in lingua tedesca, andata in scena al Theater an der Wien a cura dei Verenigten Bühnen. E se proprio in occasione del concerto di Borchert al Politeama Rossetti, nel giugno scorso, il pubblico regionale ha ricevuto un’eccellente anticipazione del musical, con l’esecuzione ineccepibile di This is the moment, una delle arie principali di Jekyll & Hyde, tocca ora a un altro ottimo protagonista quale è Giò Di Tonno “raccogliere il testimone” e dare vita a questo complesso e affascinante personaggio sui palcoscenici ita- liani. L’idea di portare in scena nel nostro Paese per la prima volta il musical di Wildhorn, si deve al Teatro Stabile d’Abruzzo che in collaborazione con “TeatroMusica Mamò” ha acquisito dalla Music Theater International di New York i diritti d’autore per realizzare l’opera e ne ha affidato la messinscena a un gruppo preparato di giovani artisti: il già citato Giò Di Tonno – le cui doti espressive hanno brillato nell’imponente Notre Dame de Paris – si assume la responsabilità del ruolo del titolo, affiancato da ottimi compagni sul palcoscenico e sostenuto dalle idee registiche di Federica Ferrauto e Valeria Bafile, dalle coreografie di Francesca Di Maio 12 durata 2 ore e 30’ con intervallo Politeama Rossetti dal 20 al 25 novembre musical che con violenza e disperazione dentro siamo. È la maschera dietro la maschera. O la maschera che si sovrappone alla maschera. Un viaggio affascinante che si nutre anche di amore e ostinata speranza, di quella sola forza, in conclusione, in grado di innalzarci al di là di ogni confine». Medico brillante, felicemente fidanzato con la dolce Emma, il dottor Jekyll, con l’intento di curare la malattia mentale del padre, inizia a studiare la psiche umana, sperimentando una formula per separare le due nature – buona e malvagia – che risiedono nell’animo di ognuno. Ignaro delle possibili conseguenze, compie l’esperimento su sé stesso e la sua personalità si scinde in due metà speculari che alternativamente prendono possesso di lui trasformandolo interiormente come pure nell’aspetto. La parte malvagia è incarnata dall’aberrante Mr. Hyde, capace di desideri sfrenati, atroci misfatti e brutalità. Jekyll & Hyde incarna, il cosiddetto Victorian Compromise, denuncia il compromesso tra la facciata di rispettabilità e ricchezza dell’alta società vittoriana e la dura realtà di miseria, sfruttamento di donne e bambini, di prostituzione e corruzione che dietro quella dorata apparenza si celava. Un “compromesso” che per certi versi esiste ancora, e non troppo lontano dai nostri occhi. (i.lu.) e da un ispirato gruppo di collaboratori. «Hyde è selvaggio, sfrenato, impudico, perverso come la parte infantile che è stata in noi. Ed è proprio per questo che Jekyll non sa e non può ucciderlo, se non eliminando anche se stesso. Perché, per quanto allontani da sé quella parte della propria identità ne è affascinato» scrivono le due registe, spiegando i motivi del mordente che ancora possiede, anche per gli spettatori di oggi, la storia concepita da Stevenson. «Hyde – proseguono – è ciò che potremmo essere, ma anche ciò musiche di Frank Wildhorn libretto di Leslie Bricusse direzione musicale Alberto Martinelli scene di Andrea Taddei costumi di Silvia Polidori coreografie di Francesca Di Maio disegno luci di Corrado Rea regia di Federica Ferrauto,Valeria Bafile con Giò Di Tonno, Ilaria Deangelis, Nejat Isik Belen, Simona Molinari, Alberto Martinelli e con Federica Ferrauto,Valeria Bafile, Marco Rotilio, Miriam Foresti, Roberto Ferrauto, Luca De Paoli, Stefania Ricci, Nicola Faillace, Francesco Gioia, Fabio Casali, Fabio Vagnarelli, Silvia Rotilio, Chiara Vivola, Chiara De Polis, Franco Casilli produzione TSA Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con Teatro Musica Mamò 13 Jekyll & Hyde Frank Wildhorn, Leslie Bricusse e Giò Di Tonno Jekyll & Hyde è uno degli spettacoli simbolo degli anni Novanta a Broadway. Anni nei quali, dopo l’invasione britannica dei vari capolavori di Andrew Lloyd Webber e dei mega musical tipo Miss Saigon e Les Miserables, il teatro americano era alla continua ricerca di nuovi talenti che potessero garantire un futuro a Broadway. Uno di questi è sicuramente quello del newyorkese Frank Wildhor n, che, dopo la laurea all’Università del Sud della California nel 1982, inizia con successo la carriera di compositore di brani di musica pop. Scrive infatti per cantanti come Whitney Houston (sua la canzone “Where do the broken hearts go?”), Natalie Cole e Freddy Jackson (“I Do”), Stacy Lattislaw (“Miracles”), Kenny Rogers, Sammy Davis, Liza Minnelli, Peabo Bryson, Ben Vereen, The Moody Blues, Jeffrey Osborne, Tennis De Young, Molly Hatchet, Robin S., Trisha Yearwood e Colm Wilkinson (l’indimenticabile protagonista della prima edizione a Broadway di Les Miserables). Jekyll & Hyde è, a oggi, il suo più importante e applaudito lavoro nel campo del musical. Lo spettacolo è rimasto in scena a Broadway per quattro anni (dal 1997 al 2001), per un totale di 1543 repliche (dell’edizione newyorkese, oltre al tradizionale cd, è stato pubblicato anche un dvd). Notevole è stato il successo di pubblico e di critica dell’edizione tedesca, diretta da Dietrich Hilsdorf, andata in scena prima a Brema e successivamente a Vienna, presso il Theater an der Wien (con Thomas Borchert nel ruolo del protagonista e Maya Hakvoort in quello di Lucy). Jekyll & Hyde è stato poi rappresentato in molti altri paesi, tra cui la Svezia, la Repubblica Ceca, l’Inghilterra, il Canada, il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda e la Corea. Gli altri musical di Wildhorn sono Svengali (1991) e The Scarlet Pimpernel (“La pri- mula rossa”), andato in scena a Broadway nel 1997, sulla scia del successo proprio di Jekyll & Hyde. Successivamente ha composto le musiche di The Civil War, musical sulla guerra civile americana che però non ha ottenuto il riscontro dei lavori precedenti. Nel 2004 ha debuttato a Broadway la sua versione di Dracula, in un allestimento diretto dal regista californiano Des McAnuff. Lo spettacolo è stato ripreso in Europa in Svizzera e, l’estate scorsa, in un importante allestimento a Graz, in occasione della prima edizione del Musical Festival del capoluogo della Stiria, con due interpreti d’eccezione quali Uwe Kröger e Thomas 14 vene e la compagnia di “ Borchert. Nell’occasione Frank Wildhorn ha partecipato a una selezione di musical originali di autori emergenti nella veste di presidente della giuria. Nel 2006 ha debuttato a Budapest il suo nuovo lavoro, Rudolf, incentrato sulla vita del figlio di Elisabetta d’Austria, morto suicida a Mayerling (il personaggio era già presente nel musical Elisabeth). Una nuova edizione del musical debutterà nel 2009 a Vienna, presso il Raimund Theater. Tra gli altri lavori di Wildhorn, si segnalano le musiche per la commedia Cyrano de Bergerac lo spettacolo teatrale di Arthur Kopit The Road Of Nirvana, l’opera Vampyr e la partitura per il Balletto del Bolshoi di Mosca dal titolo Natasha. Ha firmato inoltre tre canzoni originali per l’edizione del 1995 del musical Victor Victoria. Alcuni brani di Jekyll & Hyde sono stati eseguiti in occasione di eventi sportivi quali la Coppa del Mondo di Sci USA ’94, il Super Bowl e i Giochi Olimpici. Wildhorn ha ricevuto molteplici premi in erdì 23 novembre ore 18, Café Rossetti incontro con Giò Di Tonno “Jekyll & Hyde”, a cura di Stefano Curti tutto il mondo, oltre a numerosi dischi d’oro e di platino. Altrettanto importante è il curriculum di Leslie Bricusse, una delle firme più apprezzate nel campo del musical. Nato a Londra, si laurea a Cambridge, dove diventa presidente del Dipartimento Universitario Scenografico e del Musical Commedy Clubs. A Cambridge scrive, dirige e interpreta due musical, Out of the Blue e Lady at the Wheel, che in seguito porterà in scena presso il West End di Londra. Dopo alcuni anni scrive il suo terzo musical The Boy on the Corner e la sua prima sceneggiatura con spartito musicale per Charley Moon che gli vale la vittoria del premio Ivor Novello. Per i testi delle canzoni di Jekyll & Hyde vince il Grammy Award. La sua vasta produzione di testi teatrali include anche Stop the World, I want to get off, The Roar of the Greasepaint, The Smell of the Crowd, Pickwick, Say Hello to Harvey!, The Good Old Bad Old Days, One Shining Moment, Sherlock Holmes, Scrooge e Victor/Victoria. Inoltre, scrive canzoni e sceneggiature per vari film molto noti anche dal pubblico italiano come Il Dottor Doolittle, Scrooge, Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato, Goodbye Mr Chips, Victor/ Victoria, Santa Claus, Hook, Mamma ho Perso l’Aereo, Goldfinger, Si Vive Solo Due Volte, Superman, La Pantera Rosa e Tom e Jerry – il film. La prima edizione italiana di Jekyll & Hyde ha trovata in Giò Di Tonno un interprete d’eccezione. Nato a Pescara nel 1973 è attratto irresistibilmente dal mondo della musica già in tenera età. Ancora adolescente inizia a scrivere con passione e a desiderare un contatto diretto con il pubblico. Sarà il leader di alcuni gruppi e con essi inizierà a presentare i suoi originalissimi brani in svariate manifestazioni canore che culmineranno, poi, nella partecipazione al Festival di Sanremo in due anni consecutivi, nel 1994 con il brano Senti uomo e nel 1995 con Padre e padrone; partecipazioni a cui farà seguito il suo primo CD omonimo con un ottimo i numeri musicali Primo Atto 1. Perso nel buio (Lost in the darkness)................................................Dr. Jekyll 2. Façade............................................................................................................................ Ensemble 3. Qual è la verità? (Jekyll’s Plea)....................... Dr. Jekyll e il Consiglio 4. Façade (ripresa) ............................................................................................... Ensemble 5. Emma e Jekyll (Emma’s Reasons).............. Mr. Stride. Emma Carew 6. Amami così (Take me as I am)......................... Dr. Jekyll, Emma Carew 7. Sarò felice se tu lo sarai................ Sir Carew, Emma Carew 8. Non ho scelta (Now there is no choice)............................................Dr. Jekyll 9. Questo è il momento (This is the moment).......................Dr. Jekyll 10. La trasformazione.............................................................................Dr. Jekyll 11. Vivo (Alive)....................................................................................................... Edward Hyde 12. Se tu fossi mio (Someone like you)............................................................Lucy 13. Vivo (ripresa).............................................................. Edward Hyde, Ensemble Secondo Atto 1. Morte! (Murder, Murder)...................................................................................... Ensemble 2. Avevamo un sogno (Once Upon A Dream)................ Emma Carew 3. La forza oscura (Obsession)....................................................................Dr. Jekyll 4. Nei suoi occhi (In his eyes)............................................................. Lucy, Emma 5. Angeli…Demoni (Dangerous Game).................... Edward Hyde, Lucy 6. Qual è il mio volto (The Way Back).............................................Dr. Jekyll 7. Una nuova vita (A new life)..............................................................................Lucy 8. Anima candida (Sympathy, Tenderness).............................. Edward Hyde 9. Il confronto (Confrontation)................................ Dr. Jekyll, Edward Hyde 10. Façade (ripresa) .......................................................................................... Ensemble 11. Il matrimonio....................................................................................................Emma riscontro da parte della critica. Tra il 1995 e il 200 Giò è ospite in diverse trasmissioni televisive nei maggiori programmi RAI e MEDIASET e molte sono le tournèe che lo vedono impegnato in Italia e all’estero anche insieme ad altri grossi nomi della musica. Inizia anche il suo importante impegno come direttore artistico del “Laboratorio per Cantautori”. Tra le sue incisioni più importanti c’è Les Nuits d’Afrique, un brano cantato con Fabio Concato ed Eugenio Finardi che fa parte della compilation omonima distribuita ed edita dalla Edel. Dopo estenuanti sessioni di provini, nel 2001, sarà scelto da Riccardo Cocciante 15 e David Zard per interpretare il ruolo di Quasimodo nell’opera musicale Notre Dame de Paris (presentata anche a Trieste nel 2003 e nel 2004). Giò si scopre così cantante e attore nello stesso tempo, con un riscontro professionale incredibile da parte di pubblico e critica. Da Notre Dame sono stati tratti un cd in versione “studio” e “live” e un dvd registrato in occasione delle repliche nello straordinario scenario dell’Arena di Verona. La voce di Giò ha offerto la caratterizzazione di un personaggio che, indubbiamente, rimarrà nella storia della musica leggera nazionale. Nel 2005 canta due brani del film natalizio della Walt Disney Chicken Little. Le cinque rose di Jennife tinuamente la lettura a temi nuovi e “sotterranei”. Così questa Jennifer, che l’autore descrive al maschile e fa parlare al femminile, che è circondata da squilli di telefono di gente che si cerca per non trovarsi mai, che attende un fidanzato che in verità non si fa sentire da mesi, cercando la forza nelle canzoni di Mina e Patty Pravo, che sostanzia in sé tutto il cinismo della prostituta e tutta la tenera ingenuità di chi vuole ancora sognare, ci appare l’emblema di una profonda e dolente solitudine. È questo il profilo di lei che Cirillo illumina nella sua messinscena, donando attraverso la sua stessa interpretazione carne ed emozioni alla protagonista. Al suo fianco, un misterioso “doppio”, Anna (interpretata dalla brava Monica Piseddu): l’unico personaggio cui è concesso fisicamente di entrare nello spazio di Jennifer, di tentare di vincere la solitudine che attanaglia entrambe, ma che poi finirà per perderne l’opportunità. Un esempio di drammaturgia contemporanea di alto livello, messa in scena da una grintosa realtà produttiva partenopea. (i.lu.) «Leggo Le cinque rose di Jennifer come una metafora della nostra esistenza, o per usare il linguaggio di uno degli altri personaggi che abitano la stanza in cui avviene la vicenda: “come una specie di simbolo di questa mia atroce solitudine”. Di tutti i testi che Ruccello ha scritto credo che questo sia quello dove maggiormente egli si sia rappresentato attraverso un altro da sé, certamente è il testo più legato ad una sua personale interpretazione come attore». È impossibile che chi ama il teatro non apprezzi la scrittura forte, vivida e l’intuito presago di Annibale Ruccello, ma Arturo Cirillo – uno degli artisti più interessanti della scena attuale – legato a doppio filo alla sua drammaturgia. Cirillo si è infatti rivelato proprio con un testo L’ereditiera testo dell’autore napoletano – purtroppo prematuramente scomparso – e ad esso ritorna con Le cinque rose di Jennifer nel ventennale della morte. Ed è nuovamente un grande successo: a dimostrazione del talento di questo singolarissimo attore e regista, dell’universalità e della forza anticipatrice di Ruccello, della capacità del regista di intuirne le potenzialità e di illuminarle per noi, in uno spettacolo che critica e pubblico hanno unanimemente premiato. «Un testo che cresce con il tempo – ha scritto il critico Franco Quadri – Vista un quarto di secolo dopo, quella che Annibale Ruccello concepiva come la rappresentazione di una solitudine racchiusa in un quadro di ambiente da ironizzare anche se conduce a un suicidio, acquista un doloroso valore di documento». E infatti, se al momento dell’esordio Le cinque rose di Jennifer appariva come la testimonianza del tumultuoso mutamento che stava vivendo Napoli, che si affacciava a un’ambigua modernità. oggi il testo – e in particolar modo grazie a questa intelligente regia – diviene una riflessione su dinamiche esistenziali tormentate e attualissime nelle loro fragilità. Jennifer è un travestito e vive in un quartiere-ghetto per diversi, un luogo (non troppo immaginario) di disagio dove circola impunito un assassino che lascia sui cadaveri delle sue vittime – tutti travestiti – cinque rose rosse. Ogni vittima viene trovata morta nella propria casa, chiusa dall’interno, senza forzature e viene uccisa con un’arma di sua proprietà… Più surrealtà che thriller in queste linee del racconto. Più segni di un malessere “altro”, che indizi da giallo, quelli di cui il testo è disseminato e che aprono con16 durata 1 ora e 20’ senza intervallo er Sala Bartoli dal 20 al 25 novembre altri percorsi musiche di Annibale Ruccello scene di Massimo Bellando Randone costumi di Gianluca Falaschi musiche di Francesco De Melis regia di Arturo Cirillo con Arturo Cirillo e Monica Piseddu produzione Nuovo Teatro Nuovo Teatro Stabile d’Innovazione in collaborazione con AMAT 17 café Rossetti primadurante tre parole per dire possiamo mangiare qualcosa? .... quando? prima durante e dopo ... con molta semplicità! e con la stessa offriamo una scelta di “piatti” così semplicemente chiamati piatti, dove ognuno è libero di poter scegliere fra antipasti, primi, secondi e dolci a seconda del tempo e della voglia di consumarne uno o più. ... e per i più golosi una nostra proposta: abbonamento “degustazione” 4 portate dall’antipasto al dolce. Piatti della nostra tradizione e piatti nuovi lavorati con cura e con ingredienti freschi stagionali, costruiti con diversi ingredienti, cotture e metodi. 18 ilmenù e&dopoteatro Snacks Friccoli € 4,00 Giardinetto € 6,00 Formaggi, Mostarde, Confetture e Mieli € 6,00 Frittole con l’Anima € 5,00 Tempura in cartoccio € 7,00 Burrata e pomodorino candito € 4,00 Misticanza d’erbe alla nizzarda € 5,00 Piatti Polenta e Salmone della Valrosandra in Savor € 12,00 Mistica ….”insalata d’erbe”, cereali tostati, pesciolini e crostacei € 14,00 Pesce & carne in crudo € 13,00 Lubianska in stecco € 12,00 Jota Box € 10,00 Minestra di Patate e Sedano, Rapa, Crostacei, Extravergine “buran 2006” € 14,00 Pastapadella.... Maccheroni aglio, olio, pomodoro, taggiasche, erbe e pecorino € 12,00 Pastapadella.... Spaghetti aglio, olio, crostacei, pesciolini e pomodoro € 14,00 Burrata 38, Piovra Bruciata € 13,00 Patate, carciofi, pesciolini scottati e taggiasche € 14,00 Brodetto di pesce € 12,00 Anatra in conserva € 12,00 Dolci Soufflè al cioccolato fondente e gianduia € 7,00 Mandarino € 6,00 Catalana € 6,00 abbonamento “degustazione” 4 portate € 28,00 Il Café Rossetti è aperto tutti i giorni dalle 18 alle 01. Per informazioni e prenotazioni 040-578882. 19 Novembre 2007 Politeama Rossetti 20.30, turno PRI 16.00, turno E I Due Gemelli Veneziani 20.30, turno A 20.30, turno B 20.30, turno C 16.00, turno D Società dei Concerti 20.30, turno M Jekyll & Hyde 20.30, turno libero 20.30, turno libero 20.30, turno O 20.30, turno N 16.00, turno P Società dei Concerti Why... Se stasera sono qui Dicembre 2007 Se stasera sono qui 20.30, turno DAN 20.30, turno libero 20.30, turno M 20.30, turno O 16.00, turno P Società dei Concerti 20.30, turno DAN Tap Dogs 20.30, turno libero 20.30, turno libero Scooby Doo Live on Stage 20.30, turno FAM 11.00 - 16.00 11.00 - 16.00 Società dei Concerti Giorgio Panariello 20.30, turno libero 20.30, turno PRI L’una e L’altra 16, t. E - 20.30, t. A 20.30, turno B 20.30, turno C 16.00, turno D 20.30, turno N Un certo Signor G. 20.30, turno AP 20.30, turno libero 20.30, turno libero Concerto di Cori Alpini I Cosacchi del Don 20.30, turno DAN 16.00, turno libero Festival Canzone Triestina Lo Schiaccianoci 20.30, turno DAN 16.00, turno libero Sala Bartoli Mar 13 Mer 14 Gio 15 Ven 16 Sab 17 Dom18 Lun 19 Mar 20 Mer 21 Gio 22 Ven 23 Sab 24 Dom25 Lun 26 Mar 27 Mer 28 Gio 29 Ven 30 Sab 1 Dom 2 Lun 3 Mar 4 Mer 5 Gio 6 Ven 7 Sab 8 Dom 9 Lun 10 Mar 11 Mer 12 Gio 13 Ven 14 Sab 15 Dom16 Lun 17 Mar 18 Mer 19 Gio 20 Ven 21 Sab 22 Dom23 Lun 24 Mar 25 Mer 26 Gio 27 Ven 28 Sab 29 Dom30 Lun 31 21.00 21.00 17.00 Lei dunque capirà 21.00 21.00 21.00 17 e 21.00 21.00 Le cinque rose di Jennifer 17 e 21.00 17.00 21.00 21.00 17.00 21.00 21.00 21.00 21.00 Quale droga fa per me? 21.00 17.00 i punti vendita a TRIESTE Biglietteria del Politeama Rossetti Viale XX Settembre, 45 - Tel. 040-35.93.511 Ticket Point di Corso Italia - Tel. 040-349.82.76 - 040-349.82.77 Centro Commerciale Torri d’Europa info point terzo livello, ingresso via D’Alviano i prossimi appuntamenti I Due Gemelli Veneziani di Carlo Goldoni regia di Antonio Calenda con Massimo Dapporto Platea A-B Interi € 28 Ridotti € 23 Platea C Interi € 20 Ridotti € 16 Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12 Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★ Lei Dunque Capirà di Claudio Magris regia di Antonio Calenda con Daniela Giovanetti Interi € 15 Ridotti € 12,50 Posto unico 1★ Jekyll & Hyde musiche di Frank WIldhorn libretto di Leslie Bricusse con Giò Di Tonno Platea A-B Interi € 35 Ridotti € 29 Platea C Interi € 32 Ridotti € 25 I Gall Interi € 28 Ridotti € 22 II Gall Interi € 20 Ridotti € 17 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Why... il nuovo spettacolo di Daniel Ezralow Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Se Stasera Sono Qui di Riccardo Cassini e Loretta Goggi regia di Gianni Brezza con Loretta Goggi Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Tap Dogs di Dein Perry e Nigel Triffitt Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Scooby Doo Live on Stage coreografie Alberta Palmisano regia di Salvatore Vivinetto Platea A-B Interi € 38 Ridotti € 30 Platea C Interi € 33 Ridotti € 25 I Gall Interi € 28 Ridotti € 20 II Gall Interi € 24 Ridotti € 16 stelle junior: Platea A-B 4★★★★ Platea C - I Galleria 3★★★ II Galleria 2★★ Faccio del Mio Meglio di e con Giorgio Panariello regia di Giampiero Solari Platea A-B Interi € 35 Ridotti € 29 Platea C Interi € 32 Ridotti € 25 I Gall Interi € 28 Ridotti € 22 II Gall Interi € 20 Ridotti € 17 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ L’Una e l’Altra di Botho Strauss regia di Cesare Lievi con Paola Mannoni Platea A-B Interi € 28 Ridotti € 23 Platea C Interi € 20 Ridotti € 16 Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12 Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★ news diretto da Antonio Calenda Fu protagonista di tanti spettacoli e l’indimenticabile voce di “Sior Bortolo” In viale c’è Largo Lino Savorani La piazzetta del Rossetti intitolata a uno degli attori più amati dai triestini Di lui si ricorda soprattutto la burbera tenerezza di Sior Bortolo, quegli innaturali e buffi innalzamenti del tono di voce, le nostalgie da lupo di mare e le divertenti stroncature elargite agli interventi della Siora Nina… Questo è Lino Savorani nell’immaginario collettivo, a cui si guarda con affetto oltre che con il sorriso e una profonda ammirazione. Ma questo attore è stato molto di più: una vera “colonna portante” delle eccellenti trasmissioni di Radio Trieste a partire dagli anni Cinquanta; ispirato e generoso protagonista di tutti i complessi anni iniziali e di tutti i successi del Teatro Stabile di Trieste, poi Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia; beniamino del pubblico del Festival dell’Operetta… Nato nel 1927 e scomparso nel 1979 – come ricorda Elena Bizjak Vinci nel libro Io, Bortolo – ha scelto il mondo del teatro fin da giovanissimo, affrontandolo con serietà, instancabile ricerca della perfezione e con un raro talento naturale, ammirato da grandi registi come Sandro Bolchi, Aldo Trionfo, Franco Enriquez… Da martedì 13 novembre il largo prospiciente all’ingresso del Politeama Rossetti, sede dello Stabile regionale, porterà il suo nome: un omaggio che la città gli rende con calore, perpetuando così il suo ricordo. Alla cerimonia d’intitolazione hanno preso parte il Sindaco Dipiazza, Paris Lippi, Antonio Calenda e Massimo Dapporto. D’ora in poi sarà il nome di Lino Savorani a dare il benvenuto chi entrerà in quel Politeama Rossetti, che nel 1969 è stato restituito allo splendore teatrale proprio con I nobili ragusei di cui egli fu memorabile interprete. Si è chiusa all’insegna del tutto esaurito la permanenza a Milano Successo per “Galileo” al Piccolo Si sono concluse domenica 11 novembre – dopo tre settimane di pieno successo e di platee affollate – le repliche del nostro Vita di Galileo al Piccolo Teatro di Milano. La presenza del proprio spettacolo di produzione nel cartellone dell’importante teatro milanese ha rappresentato per lo Stabile regionale un appuntamento di partico- lare prestigio: inserito fra i titoli con cui il Piccolo Teatro celebra il Sessantesimo 22 anniversario della sua fondazione, Vita di Galileo firmato da Antonio Calenda e interpretato da Franco Branciaroli riportava il capolavoro di Bertolt Brecht sul palcoscenico milanese, dopo il memorabile allestimento strehleriano interpretato da Tino Carraro. un assaggio della prossima stagione Milva inaugura la mostra su Strehler flash Record di presenze per “Peter Pan” Nel Foyer Gassman fino a gennaio È stata inaugurata sabato 10 novembre la mostra Strehler allo Stabile del Friuli Venezia Giulia che si potrà visitare fino a gennaio a partire da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli nel foyer del Il musical Peter Pan è lo spettacolo più visto tra quelli andati in scena al Politeama Rossetti negli ultimi 10 anni. Sono stati 10.437 gli spettatori che hanno assistito alle 8 repliche del musical (tra le quali una strordinaria aggiunta a grande richiesta), con una media di 1.305 spettatori a recita. Il musical, interpretato da Manuel Frattini, ha così battuto il precedente record di Grease, che nella stagione 2003-2004 totalizzò ben 9.012 spettatori in 6 recite e quello di Sweet Charity, con Lorella Cuccarini, che lo scorso anno superò quota 8.000. Da segnalare, per Peter Pan, la grandissima presenza di giovani e giovanissimi: per molti di loro è stato un “debutto” da spettatori del Rossetti! tre soldi. A dieci anni dalla sua scomparsa, con affetto, Trieste vuole ricordarne la personalità e la creatività di Giorgio Strehler: più eventi celebreranno, negli ultimi mesi del 2007, la figura e I Monaci Shaolin in scena anche alle Torri d’Europa Politeama Rossetti. Al vernissage, accanto a Stefano Bianchi rappresentante dei Civici Musei di Storia e Arte, al curatore Roberto Canziani e al direttore dello Stabile Antonio Calenda, ha fatto omaggio alla memoria di Strehler una raffinata signora del teatro italiano, la bravissima Milva. L’artista, che era in scena con La variante di Lüneburg per la stagione dello Stabile regionale, ha ricordato la grande lezione di Giorgio Strehler, soffermandosi in particolare sui recital brechtiani e sul personaggio affascinante di Minnie che le era stato affidato ne L’opera da il talento di questo straordinario artista triestino: la prima iniziativa è proprio l’esposizione Strehler allo Stabile del Friuli Venezia Giulia che nasce dalla collaborazione fra il Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura - Civici Musei di Storia e Arte - Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” e il Teatro Stabile regionale e anticipa la più imponente Strehler privato che sarà ospitata nelle sale di Palazzo Gopcevich dal 14 dicembre. Strehler allo Stabile del Friuli Venezia Giulia pone in mostra fotografie, disegni, bozzetti ed esecutivi che ripercorrono gli spettacoli strehleriani ospitati sul pal- Qualche centinaio di sorpresi clienti ha applaudito nel pomeriggio dell’8 novembre una straordinaria performance dei monaci Shaolin al Centro Commerciale Torri d’Europa. L’iniziativa rientra nell’ambito della convenzione stipulata tra il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e il Centro Commerciale Torri d’Europa e di certo si ripeterà in futuro con altri artisti. I monaci Shaolin e Wudang – che la sera stessa hanno entusiasmato il pubblico del Politeama Rossetti nel loro L’altro volto della Cina – hanno regalato ai clienti del centro commerciale un’anteprima del loro show tutto basato su esercizi al limite della resistenza fisica, che richiedono un’incredibile forza, equilibrio, controllo del corpo e concentrazione. coscenico dello Stabile dal 1968 ai giorni nostri. «Dei tanti spettacoli di Giorgio Strehler, ospiti dei cartelloni del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – sottolinea Canziani - il pubblico conserva un ricordo ancora vivo. Le fotografie di questa esposizione ripercorrono gli 23 allestimenti andati in scena all’Auditorium e al Politeama Rossetti, per rinnovare nella memoria di chi li ha visti quelle impressioni, e per trasmettere a chi era ancora troppo giovane il segno di una personalità fortissima, quella di Strehler, maestro della scena del Novecento». Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92 il colore del benessere sociale Non può esserci stabile ricchezza economica senza ricchezza spirituale. In qualsiasi ambito siano rivolti – dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura, all’arte, al tempo libero – gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati da concreto impegno verso la collettività. In una società evoluta sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità il colore del benessere sociale.