Grande successo a Firenze per l `opera di Auber

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Totalità.it - Grande successo a Firenze per l ‘opera di Auber
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ULTIMO DI CARNEVALE CON IL DIAVOLO
Grande successo a Firenze per l
‘opera di Auber
E’ davvero un peccato che Fra’ Diavolo stenti a rientrare nel repertorio italiano...
di Domenico Del Nero
Daniel Auber
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Chapeau, Monsieur Auber! Ritorna finalmente Fra’ Diavolo dopo una lunghissima
assenza nei palcoscenici fiorentini – anzi, in quelli del teatro Comunale non c’era
addirittura mai stato – con una carica di comicità, eleganza e charme tutto francese.
Ma chapeau anche – e con tutto il cuore – ai fantastici ragazzi del Conservatorio
fiorentino Luigi Cherubini che in collaborazione con il Teatro dell’Opera, dove si
tengono le rappresentazioni, hanno messo in scena questo capolavoro così
ingiustamente dimenticato, almeno in Italia. L’orchestra, il coro, i solisti …. Tutti con
una professionalità, un entusiasmo e un piglio giovanile che dopo una iniziale
incertezza hanno in un crescendo di bravura e di empatia conquistato
completamente il pubblico. Una serata di cui essere orgogliosi: uno squisito menù
francese (peraltro, nella versione italiana) ma con uno staff tutto italiano e quasi
tutto fiorentino, di cui essere davvero profondamente fieri.
E’ davvero un peccato che Fra’ Diavolo stenti a rientrare nel repertorio italiano. Si
tratta di un’opera brillante, raffinata, capolavoro – e neppure l’unico - di un
musicista che sapeva veramente incantare e trascinare. [i] Oggi alcune opere di
Auber sono state riscoperte e vengono riproposte all’estero, ma in Italia sembra
esserci verso questo compositore un atteggiamento di sufficienza: semplicemente lo
si ignora, sebbene nel panorama musicale della prima metà dell’Ottocento sia un
nome di tutto rispetto. Ed è certo peccato – anche se le ragioni sono facilmente
comprensibili – che l’edizione fiorentina abbia due sole esecuzioni: ieri e oggi.
Qualche perplessità – come purtroppo sovente accade – solo sulla regia di Francesco
Torrigiani o meglio sulle scene (Gabriele Vanzini) e i costumi soprattutto dei primi
due atti. E’ già abbastanza sconcertante che una taverna di Terracina di inizio
ottocento diventi una sorta di motel Agip anni 50-60 del Novecento; ma cosa
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Torna il teatro classico con la seconda parte
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ottocento diventi una sorta di motel Agip anni 50-60 del Novecento; ma cosa
diavolo c’entra il coro con le tute dell’Eni e l’elmetto? passino i gendarmi che
diventano carabinieri con tanto di paletta per fermare il traffico (di che? Di ciuchi e
carrozze, al più di qualche destriero?) , ma proprio l’Eni ….. Decisamente migliore
l’ultima scena, una festa nuziale con abiti tradizionali e tre semplici finti alberi nel
mezzo di scena. Al regista bisogna comunque dare atto di aver molto curato i
movimenti scenici e la recitazione dei personaggi, questi sì decisamente adeguati al
soggetto e gradevoli.
Per quanto riguarda gli interpreti, Fra Diavolo era impersonato da Filippo Adami,
noto interprete del repertorio belcantista. Non sempre convincente: sembrava a
tratti mancare un po’ di spavalderia, un po’ deludente il suo intervento nel brano più
famoso ( Quell’uom dal fiero aspetto, in cui si alterna a Zerlina), la vocalità a tratti
un po’ aspra e il timbro un po’ nasale. Molto migliore invece, anche per vivacità e
mimica, nell’aria del terzo atto Seguir vegg’io i miei colori. Nell’insieme comunque
apprezzabile, anche se con qualche riserva.
Ma la vera star della serata, salutata giustamente da una ovazione del pubblico, è
stata la Zerlina (ruolo di soprano) di Eleonora Bellocci, che ha dato prova di una
tecnica formidabile: voce ben impostata, buon fraseggio, padronanza degli acuti e
abilità nelle colorature: memorabile davvero l’interpretazione dell’aria del secondo
atto Or son sola, uno dei rari ma molto sentiti momenti “lirici” dell’opera. Per
essere una allieva di conservatorio è stata davvero notevole: un nome da tenere
d’occhio. Alfonso Zambuto (tenore) è stato un Lorenzo caldo e passionale, con una
buona tecnica e una discreta potenza vocale: perfettamente “british” anche
nell’accento il lord Rocburg di William Hernandez, degnamente accompagnato dalla
lady Pamela di Laura Verrecchia. Apprezzabili anche gli altri interpreti, decisamente
buona la prova del coro e dell’orchestra, sapientemente guidata da Alessandro
Agostini che ha saputo condurre al meglio questi giovani orchestrali: il risultato è
un gioco strumentale sempre brioso e vivace, attento alle sfumature e ai colori di una
partitura scritta da un musicista che era spesso un finissimo strumentatore.
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E a proposito di colore: apprezzabilissimo il direttore che si presenta al secondo atto
con mantellaccio e brigante e impugna per un momento il fucile al posto della
bacchetta, alcuni orchestrali in vivaci costumi come del resto buona parte del pubblico:
molti i “diavoli” ovviamente, ma c’era anche un raffinatissimo gentiluomo settecentesco
che sembrava sbarcato da una commedia di Goldoni e tanta altra fantasia. Davvero una
bellissima serata, salutata da entusiastici applausi: un “ultimo di carnevale” da
ricordare e si spera replicare. E a proposito: chi può oggi faccia uno .. strappo alla
quaresima e si goda la seconda e purtroppo ultima replica dell’opera. Passerà una …
serata col diavolo, ma è un diavolo davvero buono, anche perché messo in scena con il
cuore, la passione ma anche la preparazione di tanti ragazzi veramente in gam
[i] Per la presentazione dell’opera e dello spettacolo cfr http://www.totalita.it/articolo.asp?
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