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Festival dei Due Mondi, trionfo
per Le Nozze di Figaro | Dieci
minuti di applausi
Astrattismi a parte, una messa in scena impreziosita da
costumi e luci | Cast perfetto| La freschezza di James Conlon e
dell' Orchestra Cherubini
Carlo Vantaggioli - 25 giugno 2016 - 0 Commenti
Alla ne la scaramanzia dei mocassini rossi di Giorgio Ferrara si è rivelata vincente.
Il feticcio “porta bene”. La Prima del 59° Festival dei Due Mondi, Le Nozze di Figaro,
è andata in scena ieri sera, 24 giugno, ed il pubblico che ha gremito il Teatro
Nuovo Gian Carlo Menotti, gli ha tributato ben 10 minuti di applausi, senza contare
quelli al termine delle arie più conosciute. I “brava/o” del Loggione all’indirizzo dei
cantanti si sono sprecati, nemmeno fossimo nei blasonati templi della lirica come
Milano, Parma, Palermo o Venezia, tanto per citarne alcuni. Nessun “Buu” ma solo
commenti entusiastici, inclusi quelli di addetti ai lavori come Rai5 che ha ripreso e
trasmesso in diretta televisiva l’allestimento spoletino dell’opera, e che ha de nito
la messa in scena e la regia “Sobria ed elegante”.
Una prima
“concreta”
, si potrebbe de nire lo spettacolo visto al Nuovo, per
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un pubblico poco incline alla mondanità e molto più convinto di ciò che andava a
vedere. Niente sfoggio di mise adatte alla prima de La Scala , niente eccentricità, a
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Alla ne la scaramanzia dei mocassini rossi di Giorgio Ferrara si è rivelata vincente.
Il feticcio “porta bene”. La Prima del 59° Festival dei Due Mondi, Le Nozze di Figaro,
è andata in scena ieri sera, 24 giugno, ed il pubblico che ha gremito il Teatro
Nuovo Gian Carlo Menotti, gli ha tributato ben 10 minuti di applausi, senza contare
quelli al termine delle arie più conosciute. I “brava/o” del Loggione all’indirizzo dei
cantanti si sono sprecati, nemmeno fossimo nei blasonati templi della lirica come
Milano, Parma, Palermo o Venezia, tanto per citarne alcuni. Nessun “Buu” ma solo
commenti entusiastici, inclusi quelli di addetti ai lavori come Rai5 che ha ripreso e
trasmesso in diretta televisiva l’allestimento spoletino dell’opera, e che ha de nito
la messa in scena e la regia “Sobria ed elegante”.
Una prima molto “concreta” , si potrebbe de nire lo spettacolo visto al Nuovo, per
un pubblico poco incline alla mondanità e molto più convinto di ciò che andava a
vedere. Niente sfoggio di mise adatte alla prima de La Scala , niente eccentricità, a
parte il sindaco di Spoleto, Fabrizio Cardarelli, che con balzo atletico è sceso da una
vecchia Multipla 600 degli anni ’50 davanti all’ingresso del teatro ed i pantaloni
verde smeraldo e la maglietta nera con scritto “I love Spoleto” del costumista del
Figaro, Maurizio Galante. Ma davanti al sindaco ed al costumista meglio alzare le
mani in segno di resa.
L’opera
Composta fra l’ottobre del 1785 e l’aprile del 1786, Le nozze di Figaro di Wolfgang
Amadeus Mozart, è la prima delle tre opere scritte dal compositore salisburghese
su libretto di Lorenzo da Ponte . Una collaborazione straordinaria che avrebbe
prodotto altri due capolavori del teatro lirico quali Don Giovanni e Così fan tutte . Il
soggetto del libretto fu tratto dalla commedia di Beaumarchais
Le mariage de
Figaro del 1781. Un intreccio serrato e travolgente, in cui donne e uomini si
contrappongono nel corso di una “folle giornata”, ricca di eventi drammatici e
comici e tale da consentire l’indagine musicale delle psicologie in gioco. Una satira
sulle classi sociali privilegiate dell’epoca, ma anche un’acuta metafora delle diverse
fasi dell’amore.
L’opera, andata in scena per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 1º maggio
1786, è articolata in quattro atti , e narra, tra mille complicazioni, l’ardua ma
vittoriosa difesa che Figaro, servitore del conte d’Almaviva, fa della propria
danzata Susanna, insidiata dal capriccio del padrone, alla ne gabbato, deriso da
tutti e costretto ad acconsentire alle nozze dei due servi. Mariti be ati, dame di
compagnia scaltrissime, nobili e nobilastri, arru apopoli e camerlenghi
protodemocristiani, vittime sacri cali e quant’altro popolano la scena per 4 atti
densi di recitati e colpi di scena.
Le scene
Alla ne, Dante Ferretti era stato n troppo sincero nella conferenza stampa di
apertura del Festival. “Le scene le vedrete domani. Non sono un granchè” , aveva
detto con quello che al momento sembrava un formidabile sense of humor
aggiungendo subito dopo, “Si parla così tanto di tutto questo per poi arrivare a
vedere quelle 4 cose…..” . Ecco! Visto che si tratta di un premio Oscar noi lo
prendiamo in parola e non smentiamo. Ci deve essere in giro una sorta di virus
pernicioso tra gli scenogra , che li porta ad essere troppo rilassati. Quattro atti e
quattro sipari sul boccascena, ognuno di colore diverso. Dietro un fondale a
sottolineare l’ambiente in cui ci si trova e poi il nulla assoluto. Un nulla di
grandissima classe, ma nulla. In confronto la scena essenziale di Ferretti per il Così
Fan Tutte di Spoleto58 rischia di diventare una cattedrale barocca ( CLICCA QUI). Il
temuto astrattismo annunciato da Giorgio Ferrara come leitmotiv del Figaro è
proprio il caso di dire che “entra in scena” prepotentemente. Riluce di vita propria
solo il fondale del 4° atto (il giardino del palazzo ndr.), evocativo e rasserenante.
Va molto meglio negli arredi di scena, studiati e scelti da Francesca Lo Schiavo, che
ne risultano una sorta di farmaco
“salvavita” per l’intera messa in scena. Impossibile non notare il gusto per il
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sul boccascena,
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grandissima classe, ma nulla. In confronto la scena essenziale di Ferretti per il Così
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Fan Tutte di Spoleto58 rischia di diventare una cattedrale barocca ( CLICCA QUI). Il
temuto astrattismo annunciato da Giorgio Ferrara come leitmotiv del Figaro è
proprio il caso di dire che “entra in scena” prepotentemente. Riluce di vita propria
solo il fondale del 4° atto (il giardino del palazzo ndr.), evocativo e rasserenante.
Va molto meglio negli arredi di scena, studiati e scelti da Francesca Lo Schiavo, che
pur presenti in numero monacale, alla ne risultano una sorta di farmaco
“salvavita” per l’intera messa in scena. Impossibile non notare il gusto per il
dettaglio nella scelta di alcuni elementi come il letto a baldacchino del secondo atto
nella camera della contessa o gli scranni del terzo atto della stanza del Conte.
Le luci
In conferenza stampa,
A.J. Weissbard ci aveva colpito molto per l’assoluta
spontaneità nel dichiarare il suo amore per Spoleto ed il Festival. Il Lighting
Designer americano non ha tradito le sue intenzioni sentimentali e nella
composizione del progetto luci del Figaro ha messo davvero tutta la sapienza di cui
è capace. Un caleidoscopio di luce dosata in quantità da alchimista ha reso viva e
palpitante l’opera nei sui 4 atti senza che il pubblico potesse distrarsi su altro. I
colori delle scene o degli arredi, ma sopratutto quelli dei costumi, hanno preso vita
e sono stati essi stessi un elemento di movimento scenico. Un cantante in più, fuori
partitura, che non ha mai stonato ed ha seguito l’orchestra in maniera impeccabile.
Qualche osservatore ha raccontato che la resa di questo progetto, nella diretta
televisiva, non era apprezzabile. Ma chi era presente a teatro, come anche nei
commenti del dopo spettacolo, non ha potuto fare a meno di commentare
positivamente il ruolo vivi cante delle luci.
Viralize Spot
I costumi
Pantaloni verdi smeraldo a parte, il vero eroe de Le Nozze di Figaro alla 59 edizione
del Festival dei Due Mondi di Spoleto è proprio Maurizio Galante. E’ merito suo se
molti spettatori, alcuni anche vicini a noi, all’apparire dei primi protagonisti in
scena hanno potuto esclamare un “ohh” di meraviglia. Già dalle prime foto di scena
apparse 2 giorni fa, e poi per tutto il tempo dei 4 atti, abbiamo pensato e ripensato
a cosa o a chi si fosse ispirato Galante. Non certo al mantra dell’astrattismo o della
geometria di Giorgio Ferrara. Prevale invece un certo gusto cinematogra co,
qualche rimando a edizioni mozartiane famose ed anche un occhio al simbolismo
dei colori, pur rimanendo su una base settecentesca di fondo e di una ricchezza
sartoriale evidente. Molti dei personaggi protagonisti, Figaro in testa, vestiranno di
bianco dall’inizio alla ne dell’opera. Un bianco che sarà reso assoluto in alcuni
passaggi della partitura, grazie all’opera delle luci di Weissbard, al punto da
conferire ai cantanti una sorta di aura rilucente intorno alla gura. Un bianco che
può essere il colore del lutto in Oriente (la morte delle convenzioni?), oppure
l’innocenza primigenia che animerebbe alcune classi sociali. Un bianco che a tratti
fa ricordare il Don Giovanni di Joseph Losey , o i rossi e i viola del Conte e la
Contessa di Almaviva nel 3° atto che sembrano richiamare, anche per la fattura dei
costumi, alcune nobiltà barocche di lm comeStar Wars e Dune.
Oppure gli importanti plissè, alla
Roberto Capucci, dei costumi di Susanna,
Barbarina e Cherubino mascherato. Un simpatico e smaliziato Antonio, giardiniere
di palazzo, che sembra il
Sancho Panza di Cervantes, solo molto più magro.
Insomma un tripudio che avvolge l’occhio ed i sensi. Il quid che serviva.
James Conlon e L’Orchestra Cherubini
Sprizzano freschezza da tutti i pori James Conlon e l’Orchestra Cherubini. In un
opera come il Figaro di Mozart, si capisce già tutto da come verrà suonata
l’overture. Un interessante esercizio anche per i meno esperti è andarsi a vedere le
clip delle overture delle Nozze di Figaro dirette da bacchette famose come Riccardo
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Muti (fondatore della Cherubini ndr.), Claudio Abbado, Arturo Toscanini, Leonard
Bernstein, Daniel Baremboim, Herbert Von Karajan, Nicolaus Harnoncourt etc. La
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giugno 2016 e L’Orchestra Cherubini
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Sprizzano freschezza da tutti i pori James Conlon e l’Orchestra Cherubini. In un
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opera come il Figaro di Mozart, si capisce già tutto da come verrà suonata
l’overture. Un interessante esercizio anche per i meno esperti è andarsi a vedere le
clip delle overture delle Nozze di Figaro dirette da bacchette famose come Riccardo
Muti (fondatore della Cherubini ndr.), Claudio Abbado, Arturo Toscanini, Leonard
Bernstein, Daniel Baremboim, Herbert Von Karajan, Nicolaus Harnoncourt etc. La
vertigine è la velocità iperbrillante, come a volte accade a Muti. Il rischio maggiore
è la pastosità quasi cameristica di Harnoncourt.
James Conlon invece, come già nel
Così Fan Tutte dello scorso anno, ha una
tessitura complessa molto legata alla regia. Anche se da superbo direttore qual’è
non lesina l’imposizione del ritmo laddove necessario. In tutto questo la
malleabilità dei giovani professori d’orchestra della Cherubini, il violino di spalla ha
solo 20 anni, diventa fondamentale per una esecuzione di grande fascino. Giusto
quello che ci si aspettava da una prima importante come quella del Festival dei Due
Mondi.
Il cast dei cantanti
Perfetti! E non vorremmo aggiungere altro. Un cast decisamente all’altezza della
situazione. Voci appropriate al ruolo e nessuna sbavatura. Le arie famose, come
Farfallone amoroso… strappano applausi a scena aperta. I recitativi, il vero scoglio
del Figaro, eseguiti con su ciente sicurezza e chiarezza. Ci rammarichiamo solo di
non aver potuto godere appieno della capacità attoriale dei cantanti che la regia di
Ferrara ha voluto molto più concentrati nell’esecuzione, e poco saltimbanchi.
Potremmo anche raccontare di chi ha ricevuto più applausi degli altri, ma a nostro
parere sarebbe una sorta di vertigine della lista che non vogliamo propinare ai
lettori poiché nel Figaro l’amalgama dei cantanti è uno degli elementi essenziali
della riuscita di una messa in scena. Ecco gli eroi della serata: Conte di Almaviva
Alessandro Luongo , Contessa di Almaviva
Davinia Rodriguez , Figaro Daniel
Giulianini, Susanna Lucia Cesaroni, Cherubino Emily D’Angelo, Marcellina Isabel
De Paoli , Bartolo Luca Dall’Amico , Basilio Matteo Falcier , Don Curzio Giorgio
Trucco, Barbarina Arianna Vendittelli, Antonio Miguel Ángel Zapater . International
Opera Choir, maestro del coro Gea Garatti ed in ne la coreogra a, Simona Chiesa
con gli allievi della Scuola del Teatro Musicale di Novara,
Cecilia Andreasi, Fabio
Crivellari, Valentina Milan e Simone Manzotti.
La regia di Giorgio Ferrara
Mocassini rossi a parte, ormai è palese l’innamoramento del direttore artistico del
Festival per le geometrie descrittive e gli astrattismi loso ci tardoromantici e
anche un po’ decadenti. Un po’ Grotowski ( Jerzy Grotowski fondatore del Teatro
Povero) e un po’ come il suo mentore, il compianto Luca Ronconi, Giorgio Ferrara
alla regia predilige l’asciugatura, la lio lizzazione, la cucina macrobiotica e l’azoto
liquido. Scherzi a parte, è chiara l’impostazione del regista che dallo scorso anno ha
chiaramente indicato il suo credo in termini di messa in scena operistica. Niente
tintorie, niente u ci postali, niente bar, ma solo canto, comprensione e musica.
Inutile insistere che nel libretto di Da Ponte il movimento dei cantanti in ambienti
descrittivi è il secondo spartito musicale oltre quello scritto sul pentagramma.
Ferrara del resto ha il suo carattere e nchè le ciambelle riescono con il buco inutile
riempirle di crema. I gusti sono gusti.
I vip
Come detto all’inizio molti meno Vip e più persone interessate all’opera e al
Festival. Tra loro Gianni Letta e signora, Giuliano Ferrara con la moglie Anselma
Dell’Olio, Corrado Augias, Chicco Testa, Carla Fendi con la sorella Anna, Catiuscia
Marini in compagnia di Fernanda Cecchini e Donatella Porzi. Il presidente di Banca
Popolare di Spoleto, Stefano Lado e l’ex-commissario straordinario di BpS,
Gianluca
Brancadoro.
rappresentanza della Fondazione Carispo, l’Avv. Salvatore
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Ad uso
Esclusivo delIn
destinatario
Finocchi e Dario Pompili, mentre il Presidente Sergio Zinni all’ultimo minuto è stato
costretto a rinunciare a causa di una in uenza.
Come detto all’inizio molti meno Vip e più persone interessate all’opera e al
DATA
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Festival. Tra loro Gianni Letta e signora, Giuliano Ferrara con la moglie Anselma
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Dell’Olio, Corrado Augias, Chicco Testa, Carla Fendi con la sorella Anna, Catiuscia
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Marini in compagnia di Fernanda Cecchini e Donatella Porzi. Il presidente di Banca
Popolare di Spoleto, Stefano Lado e l’ex-commissario straordinario di BpS,
Gianluca Brancadoro. In rappresentanza della Fondazione Carispo, l’Avv. Salvatore
Finocchi e Dario Pompili, mentre il Presidente Sergio Zinni all’ultimo minuto è stato
costretto a rinunciare a causa di una in uenza.
Presenti anche il Procuratore Generale Fausto Cardella ed il Prefetto Ra aele
Cannizzaro, la presidente del Tribunale di Spoleto, Emilia Bellina, e la prefetto di
Terni, Angela Pagliuca, il Presidente della Corte di Appello, Mario Vincenzo D’aprile.
Riproduzione riservata
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)
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