-PICCOLA BIBLIOTECA IGIENICA Volume v» E. PAGLIA IGIENE DEI VESTITI VoluD1.e lJnico PA.lOOVA. PREMIATA TIPOGRAFIA ALLA MINERVA 1873 Proprietà degli Editori. INTRODUZIONE 11 bisogno è stimolo l'uomo - progredire a Importanza igienica tra la Moda e la Morte ..,.- Il vestito caratterizza - dei vestiti Dialogo - Alleanza tra la Moda e l'Igiene. Dimmi come vesti e ti dirò chi sei. PROVERBIO. Alcuni moralisti, che hanno trattato la morale rime obbligate, ora tenera come una canzonetta a come un gliese, idillio, ed ora furente hanno dissimulato zioni del a come una sè stessi le Marsi­ gravi le­ lo hanno esagerato al punto da chiamarlo vile, 'turpe, nefasto, ingiurioso ai di­ ritti della umanità. Ma le menti sane, non ìnfatuate da vana bisogno, poesia, o o intorbidate da pregiudizi, hanno primo fattore del pro­ della attività il fido umano, consigliere gresso più ed il necessario e benefico movente di ogni pro­ sperità individuale e sociale. riconosciuto nel bisogno il -4- Senza bisogni istintivi l'uomo sarebbe stato meno d'una bestia, senza bisogni razionalmente diretti l'uomo sarebbe rimasto un selvaggio; senza i raf­ finati cora bisogni della civiltà e del lusso sarebbe an­ costretto nella stereotipa forma del tradizio- nalismo, gretto, infecondo. Spingete, dice uno scrittore di buon senso e miglior cuore, Edmondo About (1), spingete agli estremi I'ipotesi del paradiso terrestre, e vedrete « di il genere umano errante sopra la terra, come mosche in 'una sala da ·pranzo. Le genorazionì ·si sarebbero succedute all'infinito per una serie di secoli senza che. questi felici animali nulla perfezionassero in­ - torno a sè ed in sè.» Lasciando i preamboli, nessuno di noi vorrebbe cambiare il suo vestito, quantunque lacero, con una di fico, foglia del così detto « il che formò sovrano primo paludamento della natura. I vestiti, continua i1 sopracitato scrittore, popoli inciviliti; bondano siffattamente tra i ab­ noi veder la gente vestita intorno quasi uno sforzo d'immagina­ zione per rappresentarsi un corpo ignudo. Pigliate un bimbo in una scuola infantile e ditegli di dise­ gnare un uomo, egli comincerà dal cappello. L'e­ strema miseria ci viene raffigurata da abiti a bran­ delli, da scarpe svivagnate, da un cappello riunto siamo tanto usati a noi, a che ci vuole . (1) EDMONDO pagina 13. ABOUT. L'abbicì di chi lavora. Milano 1869 -5- sbertucciato. L'uomo incivilito, sia egli ricco o povero, non si spoglia che per entrare nel letto o nel bagno. Ma il letto stesso è un vestimento più dolce, più comodo e più confortevole degli altri. e Non tutti hanno paglia ricci elastici e lenzuola di tela d'Olanda; ma pochi sono, che, scesa la notte, non abbiano un letto qualunque ove posare le membra. Quando vogliamo rappresentarci un mìseralrile, non manchiamo di farlo coricare sopra un giaciglio sporco e duro, senza riflettere, che quel giaciglio sarebbe l'ideale per coloro che dormono nudi dell'agiatezza sulla nuda terra.» È vero: vivono tutto dì sulla faccia della terra" . regioni bruciate dal sole, intere popolazioni ignude, non difese da folta peluria che sul capo: in ebbene, anche per loro la Natura non ha mancato di preparare un vestito, intanto che il graduato e svilupparsi delle loro facoltà umane insegni coprirsi di abiti più opportuni a difenderli dalle ingiurie del tempo, dalle asprezze del suolo, dalle punture degli insetti e dei rovi, a educare in sè stessi il sentimento del pudore, del decoro, lento loro a personale, della rispettabilità, che caratterizzano l'uomo incivilito, cioè il vero uomo, quale la Na­ tura intese si facesse bozzò sotto i perduti fiumi poscia da sè, quando l'ab palmeti dell'Imalaya sulle sponde dei dell'Eden primitivo. .... Per ben intendere ciò è sufficiente sue necessario di avere una della struttura della cognizione funzioni, e perciò della pelle, delle importanza riguardo sua -6- all'economia animale. In questa cognizione stanno . le premesse del mio lavoro, nel quale mi sono proposto di dimostrare i vestiti, non che utili, neces­ sari al mantenimento della buona salute; donde ri­ sulta la loro importanza igienica, e la convenienza migliori condizioni possibili ri-' spetto alla qualità, alla' quantità, al colore, alla di fare ad essi le foggta, ecc. Di tale maniera si mette la Moda al ban­ non do della civiltà, solo si consiglia a mettersi essa d'accordo colla scienza ; ed a stringere con questa un'alleanza di . famiglia, tisca la fratellanza da una parentela che smen- celebre nostro scrittore un dialogo famoso, tra la Moda e la Morte (1). dopo essersi bisticciate alquanto, siccome donne clìe non patiscono rivali, la Moda' 'così stringe il proprio argomentare: « Dico che la esaltata in un In vostra natura tinuamente il esso e usanza comune Mondo; ma è di rinnovare tu fino da con­ principio ti gittasti alle persone ed al sangue: io mi contento per lo più delle barbe, dei capelli, degli abiti, delle masserizie, dei palazzi ch'io non sono però e di cose' tali. mancata e non Ben. è manco vero di fare parecchi giuochi da paragonare ai tuoi, come ver hìgrazia storpiare la gente colle calzature snelle, chiuderle il fiato e fare che gli occhi le scoppino ... dalla strettura dei bustini quest'andare (1) ..... G. LEOPARDI. lo non Dialoghi. e cento altre cose' di ti vo' dir nulla dei mali -7- -di capo, delle infreddature, delle flussioni di ogni -sorta, delle febbri quotidiane, terzane, quartane, che gli uomini si guadagnano per ubbidirmi, con­ sentendo di tremare dal freddo, o affogare dal caldo secondo che io voglio; difendersi le spalle coi panni­ e il petto con quei di tela e fare d'ogni cosa mio modo, ancorchè sia con loro danno.» NDi non promettiamo di essere più indulgenti lani, a colle . che fanno Mode, a pugni colla Igiene; ma non ugualmente così ingiusti da mìsconoscere i vantaggi che la MO'da sa portare nella società, quando vi regna costituzionalmente, d'accordo cioè saremo a cui si vuole riconoscere il diritto e l'esercìzio del potere legislativo. Intanto non perdiamo di vista l'epigrafe posta coll'Igiene, a capo di questo scritto, il quale a proposito di vestiti, comincia colla morale, e potrà forse termi­ nare colla morale, senza otlendere le tendenze PD­ sitiviste del vostro secolo, che alcuni calunniando sì sforzano di dimostrare materialistiche. Ma .niamo alla pelle. .. ve­ CAPITOLO I. Struttura della Tessuto malpighiano Epiderma pelle Pigmento Esperienza Horn sulla pelle d'un Negro Apparente contraddizione colla legge fisica' dell'as-' sorbimento termale Spiegazioni di Fleming e di - - - - - - Boislinière, I corpi degli animali sono involti naturalmente mantello membranaceo, molle, elastico, oppure: indurito e corazzante, che dicesi pelle o cute; la quale non veste solamente il corpo all' esterno, ma si ripiega e continua anche all'interno tapez­ zando le cavità più. riposte, l'interno dello stomaco e degl'intestini. Questa pelle interna, detta mucosa, ha una conformazione sua particolare e perciò pro­ in un prietà ed uffici diversi. Tralasciando di estranea la al nostro occuparcì della assunto, pelle -propriamente mucosa, siccome diremo che tagliando: detta ed osservandola nel suo spessore, si scorge ch'essa si compone principalmente d'un strato inferiore, variamente grosso, biancheg­ e robusto, essendo formata intreccio strettissimo di fibre e' laminette, Questo è il derma, il quale colla superfìcie interna. giante, mollo elastico) da un -10 - .aderisce alle parti che informa, per mezzo di una falda di tessuto cellulare, in mezzo alla quale decor­ rono i filamenti muscolari, che attaccati da una parte alle meinbra e dall'altra al derma fanno muo- . vere la , pelle. , All'esterno il derma è tutto rugoso e sparso di prominenze rosseggianti, fornite di vasi sanguigni e di nervi, sensibilissime, appaiate, e in alcune parti, sul -come palmo della mano e allineate in serie dita, ,.1Japille all'estremità delle e che diconsi le regolari, pelle. Il derma è ricoperto da uno strato di' materia cornea, in alcune parti sottilissimo e quasi nullo ed della, . in altre assai denso duro, e trasparente, insensibile .. e come nei calli: mezzo che si rinnova molto fa­ cilmente, essendo formato da otricelli provenienti dal derma, aderenti tra loro e che al contatto dell'aria si diseccano e formano come uno strato continuo di vernice. Questo strato chiamasi epiderma ed è 'tutto crivellato da un numero stragrande di forel­ lini, detti pori, pei quali .svapora dal derma molta aqua, e vengono rigettate all'esterno le secrezioni delle gIanduIe, che nello spessore del derma elabo­ rano e , filtrano il sudore ed una materia grassa, spe­ ciale, vegetano peli e le lamine delle unghie. Gli otricelli dell'eplderma sono disposti a strati -soprappostl, gli inferiori dei quali in alcune parti d'el corpo umano, o quasi interamente sopra tutta la superficie del corpo di alcune razze umane, for­ mano un tessuto particolare mucose reticolato che .contiene la sostanza particolare, ossia il pigmento che dà alla pelle un colore distinto, come colora diversamente i peli, le unghie e le penne degli anie , dove i -11- 'mali. Questo tessuto reticolare scoperto nell'uomo dal .Malpighi, e perciò detto Malpighiano si ramifica -tra le papille del derma, ed espone il pigmento al­ .I'influenza della luce, che agisce su di esso in modo analogo che sul nitrato d'argento nelle preparazioni fotografiche. Non è questo il luogo per discutere l'arduo tema dell'origine del vario coloramento della pelle nelle . , diverse far razze umane, bastando al nostro scopo di ch'esso è in qualche rapporto coi climi e coll'insolazione, non essendo ignoto ad alcuno che la pelle dei bianchi, che si espongono alla luce viva delle campagne ed all'ardore della canicola, imbrunisce notevolmente; e non accidentalmente ed a tempo, ma stabilmente, come .può vedersi in tante : famiglie, che abbandonate le penombre cittadine vivono da varie generazioni in campagna, e si di­ stinguono dai loro antenati per .la bronzata tinta della pelle. Per intendere come il pigmento giovi a preser­ vare la pelle dal soverchio calore esterno e a ral­ lentare, se non a impedire, il raggiamento del 'calore interno, e a mantenere perciò alla pelle una tem­ peratura costante ed opportuna per le sue funzioni, giova ricordare l'esperienza del sig. Horn, riportata dal Mantegazza (l), il quale concentrò con una lente i. raggi del sole sopra il suo braccio e sopra quello d'un Negro: egli ne ebbe la pelle profondamente scottata e sollevata l'epidermide, mentre il Negro osservare non sofferse incomodo alcuno. (l) Dott. PAOLO. MANTEGAZZA, Elementi d'Igiene. Milano 1864, Cap. XIII, pago 270 .. - '12 ;_ . Tutto questo pare contrasti a ciò che la Fisbt· insegna intorno al potere riflettente ed assorbente . del calorico per parte dei colori. Infatti il potere riflettente il calorico, secondo le tavole di Leslie, se dicasi convenzionalmente !DO per l'ottone, pel nero flIIDO è O; e viceversa il potere assorbente ed e.mis�, sìvo del nero fumo è 100, mentre per l'ottone è circa lO: il che vale a dire che, mentre un corpo esposto all'azione del calorico si riscalda 'assai perde tanto facilmente il calore assorbito, un corpo di. color chiaro, e meglio se lucido, si ri-' scalda difficilmente e prestamente si raffredda. La nero e non adunque Mantegazza sembra ca­ dall'esperienza dell'Horn, riguardo al color nero della pelle, è erronea riguardo a l solo colore: che anzi dovrebbe inferirsene che la pelle del Negro si riscalda al sole, più della pelle del Bianco. Perciò bisogna ritenere, come osserva il dotto Flemìng (1), che una maggiore intensità di colore producendo ai raggi solari assorbimento di .calorico, potrebbe riuscire talvolta cagione di gravi inconve­ nienti, ave i suoi effetti non fossero contrabilanciatì conseguenza che il va re , disposizioni, da circostanze locali riferibili secrezioni, e principalmente dall'aumentata per­ spirazione. Senza adunque il color nero, la pelle dei Negri in' un clima ardente sarebbe diseccata, mentre invece è mantenuto il giusto equilibrio tra da altre alle l'interna si l'esterna temperatura, che altrimenti non conseguirebbe che a spese dell'energia vitale, e dall'aumentata energia (l) Dott. pago 34. FLEMING. delle secrezioni cutanee. Filosofia Zoologica. Pavia 1829, T. n, :_ Una 13- spiegazione di que­ (I), il quale opina che i Negri non sieno soggetti alle mala ttie del 'fegato ed alle altre cagionate dall'insolazione per es­ sere provveduti di doppio apparato secretore di so­ stanze hiliosej del fegato cioè propriamente detto" e del pigmento nero' della' pelle. Egli considera più chiara e conveniente sto fenomeno la dà il dotto Boislinière questa sostanza, a base, di principiì idro-carbonici, come una specie di bile nera segregata dal Malpi­ ghiano: per questo' il' Negro vive 'nei paesi più mal­ sani, ma non vi contrae le febbri biliose, nè la febbre gialla, e trova si costantemente sano e gajo; lavora tutto il giorno sotto gli ardenti raggi del sole, e I Bianchi, danza le notti intere a cielo scoperto. che non trovansi nelle condizioni anatomiche e fisio­ - logiche dei Negri, soccombono per le influenze so� praddette. E quando questi uomini Negri perdono sotto i climi del Nord il loro colore e la loro lucen­ tezza, assumendo intrattabili e una tinta cìnericcia, divengono apatico. analoga a quella dei d'animo freddo ed L'epidermide, di natura peli e delle unghie} e perciò cattiva conduttrice del calorico, insensibile, e sempre più grossa nelle parti più esposte, serve ad impedire la sorvechia evapo­ .razìone il diseccamento della pelle non che a dal immediato dei corpi esterni, contatto proteggerla diminuendone la sensibilità, e sottraendola all'in­ e fluenza malefica dell'umidità cive in mezzo a cui viviamo. e delle esalaz ioni no­ _ (1) Gazzetta M-edica Italiana. Lombardia, 15 Gennaio­ .1870, pago 23. CAPITOLO II. Pori della - pelle Traspirazione insensibile traspirazione cutanea - Prodotti della sua, composizione Salvar la pelle, e - - Potere assorbente della sensibile' Sudore pelle e' -­ è salvare la vita. Abbiamo detto che l'epidermide degli anìmali grande di pori. L'olan­ dese Leusrenhoek ha numerato su ogni centimetro quadrato di pellè 3000 pori; ora calcolandosi a due metri quadrati la superficie di un uomo di media è crivellata da statura, ne un numero risulta l'enorme cifra di sei mila milioni' si trasuda giornalmente i�O gram­ mi di materia. Questa traspirazione in parte è in-­ sensibile ed aquosa, in parte è rappresentata dal di pori, dai quali sudore, dal grasso, dalle che si' distaccano Il grasso da appositi e squammette epidermiche cadono come polvere. è elaborato nello spessore del derma­ follicoli, e portato all'esterno dai pori, donde si diffonde sulle de Ila rimane e spalmata impermeabilità, e superficie perciò lucida pelle che ne molle. Accresce. la poco conducibilità del calorico, la dolcezza al tatto, e la mobilità della pelle il. grasso, che si deposita sotto di essa nel tessuto cel­ la lullare, - onde aderisce alle membra. -15 - Il sudore è segregato dalle glandulette che sono sparse nello spessore della pelle in numero non inferiore pel corpo umano di due milioni e mezzo. Da sì grande numero di pori esce il sudore, in quan­ tità e qualità diverse secondo la stagione, la condi·­ zione igrometrica dell'ambiente, l'alimentazione, lò o di malattia; ma principalmente, in relazione col nostro assunto, secondo la temperatura e l'esercizio della pelle. La media della traspirazione­ cutanea corrisponde alla temperatura media di 13· centigradi. Secondo Weyrich (I) ad ogni grado di temperatura sotto 1.30 la traspirazione diminuisce dell'l. 112 per cento, e cresce del 2 per cento sopra stato di salute temperatura. Al contatto del ghiaccio la tra­ spirazione scema della metà: stropicciando la pelle con una spazzola la traspirazione aumenta dell'8O­ per cento in confronto della pelle non stropicciata. Quando si lavora, il corpo suda il doppio di quando, tale si sta fermi. qualità del sudore, sebbene sia varia nelle­ parti e condizioni della pelle, in media è rappresentata da un liquido nel quale di ogni 1000, La .dìverse 986 sono aqua, e le restanti 14 sono sostanze animali e minerali, che gli danno un odore parti­ colare ed un sapore salato. Infatti esso contiene in soluzione del sal marino, ossia del cloruro di sodio parti, insieme cloruro di potassio, e grasso, e lattico. Nel sudore d'un (l) WEYRICH. dell' uomo. La Lipsia, traspirasione 1862. con fosfati alcalini; .tico, e fosfato di soda, ferro, urea, gli acidi butirrico, formico, acetico, idro­ con ed altri solfati terrosi uomo ammalato si. insensibile della pelle 16.:,;_' � riscontrano, secondo le malattie, anche dell'acido urico.dell'ammonìaca, dell'albumina, dello zucchero;' della bile.' Le' quali sostanze provenienti dal sangue, se sonò 'récate od, elaborate 'nella pelle per essere 'espulse dall'organismo, bisogna, perché non si al­ teri l'equilibrio delle funzioni vitali, che nessun impedimento sia messo al regolare lavoro della pelle, la quale in questo caso funziona come una valvola ai sicurezza del dore ed esso, è indizio una cuore. moderata, Una debole acidità nel ma su­ continna secrezione di caparra di buona salute: quando divenga molto acido, oppure oltre­ neutralità, si mostra eccessivamente alca­ e invece il sudore 'passata la lino, conviene con chiudere che il corpo è amma­ lato o che gli minaccia una qualche crisi, non 'sempre salutare. I moltissimi pori di cui è provveduta l'epidermide non sono solamente' vie stanze estratte dal delle funzioni di eliminazione delle sangue animali, ma e so­ nocive all'economia possono divenire altret­ tante bocche di assorbimento dall'esterno di principi pelle si possono .assorbìre i miasmi ed altri principi tossici, le inie­ zioni di china per difendersi dalle febbri, il pus 'vaccino per salvarsi dal vaiolo; e come in una at­ mosfera molto umida sia prudenza ungersi la pelle, per non assorbirne in quantità nocevoIe. La pelle 'spogliata dall'epidermide è ancora più assorbente, e diviene una veraspugna. Nessuno potrebbe esporsi impunemente a trattare sostanze velenose colla mano ,escoriata, od anche con semplici fenditure o setole "nella pelle. dannosi. A tutti è noto come per la Sono notissime le relazioni della pelle con lo -17 - degli altri organi corporei, ma non sono meno .evìdentì quelle che ha la pelle con le condizioni del­ -l'animo, per cui essa' ne diventa come lo specchio rivelatore. Avere la pelle d'oca è segno di racca­ .pricoio; la paura, che richiama il sangue dalla pe• riferia al centro di circolazione, lascia la pelle 'pallida e fredda; il pudore imporpora le guancìe; l'ira arrossa la pelle, come l'invidia l'ingiallisce, Improvvise tempeste, e lunghi patimenti dell'animo lasciano nella pelle sì chiare traccie di sé, che nel pronto imbianchire dei capelli, o nelle macchie bianche o giallastre che talvolta vedonsi comparire sulle mani, sul volto o per tutta la persona dure­ volmente od a tempo, si può talvolta leggere tutta la storia d'una vi ta, o vedere tradi 10 un segreto del cuore. Non così deve dirsi di quelle macchiette bianche, che compariscono sulle unghie, e non è bene che noi seguitiamo ad ingannare ed a smora­ lizzare i ragazzi, facendo loro credere sieno quelle il segno delle bugie; mentre provengono da offesa alla radice dell'unghia, fatta principalmente col non saper mantenere intatto ed aderen te il margine libero dell' epidermide, e peggio coll'assottigliarlo troppo e col lacerarlo. Lasciando ciò, concludiamo che il motto salvar la pelle equivalente a salvar la vita non é solamen te una figura retorica, ma una verità scientifica, che ci impegna ad avere la mas­ sima cura dell'integumento corporeo e che ha creato .perciò un ramo speciale dell'Igiene. .stato , 2 CAPITOLO' III. Vestimento naturale degli Animali indifeso contro la natura Le - L'uomo pr imitivo-, migrazioni degli uc­ cosmopolitismo Impara dagli - celli gl'insegnano animali - Suoi a vestirsi vantaggi il - - Nasce l'industria manifatturiera,' ed abusi. Da tutto quanto fu esposto qua sopra sulla strut-· tura, sulla proprietà e sugli uffici della pelle, di­ scendono conseguenze di facile applicazione al no­ stro assunto. La prima è che la pelle è il primo e naturale vestlmento di 'che ci ha forniti la natura, la quale non mancò di dotarne variamente gli altri animali secondo i particolari loro bisogni. I polipi, i molluschi e gli altri animali, vivendo nelle acque, alcuni con scarsi mezzi di locomozione, altri provveduti di apparato digestivo molto imper­ fetto, hanno una pelle assai vascolare ed assorbente, sicché possono nutrirsi direttamente colle sostanze sciolte nel liquido da cui sono circonfusi. Altri, come i crostacei, hanno la incrostata di sostanze pelle a difesa dei loro corpi pietrose; o coperta di squame, i pesci; o corazzata di sostanza tartarughe, gli armadilli. I volatili come cornea, le sono come 'Coperti -19- da soffici piume, spalmate negli uccelli aquatici da ne impedisce la macerazione. Gli animali olio, terrestri sono difesi da peli più o meno lunghi e setolosi, da spine, da denso e quasi ligneo derma, da scaglie. Una conchiglia pietrosa serve alla chioc­ ciola da abitazione, che trasporta sempre con sé, come Diogene faceva della sua botte. E l'uomo � quest'essere, che si predica privile­ giato dalla natura, non ha che la pelle nuda. Nato un . che dalla terra, in ogni albore di remotissimo tempo, innanzi ad civiltà, sugli altipiani dei continenti un che l'uomo abbia trovato le condizioni sfavorevoli per propagare la propria specie. ltIa quali condizioni Il Un clima tropicale, dove non antichi, pare meno generalmente che due stagioni. La piovosa, in cui cadono torrenti di aqua tra il più spaventoso apparato di lampi e tuoni e soffiare di venti impe­ sono tuosi; la vegetazione però vi si svolge vigorosa; il riso vi fruttifica fin quattro volte l'anno; le palme, i ba­ nani, i tuberi fecolacei della maranta, dell'ignamo, somministrano un facile, .ma sempre meschino ali .. stagione calda occupa p altra metà del­ l'anno, con ostinate siccità, un ardore che cuoce il lerreno, disecca gli alberi, inaridisce le sorgenti, asciuga i paduli, e induce nei coccodrilli un letargo estivo pari al letargo in cui d' inverno vivono le marmotte e gli orsi dei climi freddi. Di notte uncielo purissimo, una .lrradiazione del suolo che fa discen­ dere la temperatura a qualche grado solamente sopra zero, mentre di giorno sale rapidamente verso i 40 gradi. Insetti velenosi, rettili orrendi, e Paria infe­ stata da miasmi mortiferi; e per solo riparo tra que­ mento. La ste si nemiche condizioni una grotta, l'ombra di un. -20- di fico, una ristretta zona, dove, sé foglia e sano dirsi il clima, diminuite in­ può temperato sieme le spontanee produzioni, poteva l'uomo appena vivacchiare duramente, senza speranza di migliora­ "mento; col timore continuo di non perdurare in" quella" lotta per l'esistenza, che era per lui prov­ vide-nziale ginnastica delle sue facoltà, ma di cui ignorava ancora le ragioni. Bisognava adunque provvedere; ma "con quale espediente? La natura benefica sempre, anche quando flagella, fece che l'uomo primitivo avvertisse al pe­ albero, una riodico ritorno dell'usignolo, alle migrazioni di tanti alla" vicenda del loro lasciare terre uccelli, conosciute per cercarne altre più opportune al so­ altri praggiungere delle estreme stagioni. Dopo qualche prova imparò ch'egli poteva essere cosmopolita, che una breve zona di terreno, per quanto ospitale, non confinarlo, per costringerlo forse a perire. emancipazione dai molti bisogni di cui era circondato, lo spinsero sulla via delle avven­ ture, lo allettarono i viaggi, la crescente famiglia, a cui più non bastava la paterna capanna, P obbligò a prendere il bordone del pellegrino. doveva Gli istinti della - 1\Ia il nostro viaggiatore era ancora nudo. 1\Iano allargava nelle sue escursioni, però climi, alimenti e condi­ stagioni, sperimentando zioni di vita diverse, dovette studiarsi di riparare al difetto di vestimento, essendosi trovato sotto que­ sto riguardo inferiore agli altri animali, con la coscienza della sua capacità a diventare il domatore della natura che ]0 circondava. Questa capacità di­ venne tanto pIù grande, quanto più progredì nella osservazione e negli esperimen ti. mano che si -"­ -21- Le larghe foglie stuoia dell' aloe dei banani di certe e le fibre intessute a bastarono più a difenderlo dal rigore delle notti estive e dalle intemperie nei paesi discosti dalla zona tropicale. Quando l'uomo, o le terre e toccate le boreali, palme giogaje più non alte dei monti, si trovò tra le nevi ed i dovette invidiare alle fiere la loro calda affrettarsi ad ucciderle colla sua mazza di ghiacci, pelliccia, pietra, a scuoiarle col suo coltello di selce, per prepararsene vestimenta masticandole a lungo onde ammollirle, e col grasso delle loro viscere renderle sempre più pastose e durevoli. I tendini sfilacciati servirono per­ cucirle, e fibre diverse a ttorcigliate in funicelle serrarono comodamente intorno al corpo. Di grasso si -spalmò le membra, onde la pelle delicata tollerasse meglio l'ardore' dei deserti, ed il gelo gliele . delle artiche spiagge. Stanco della vita nomade, ed avendo imparato ad apprezzare il non meno periglioso e tuttavia fan": tastico errare del pastore, destinò le pelli alle tende, e un vestito alle pecore, che gli furono larde'loro velli lanosi, La filatura divenne l'occu­ chiese ghe pazione ordinaria delle donne; la tessitura diede grossolane, delle quali ravvolse il all'uomo stoffe corpo, fasciò i bastò più piedi, difese il capo quando non capigliatura. Nelle guerre domandò la folta ed ai metalli l'invulnerabilità delle membra; già stabilite in regioni agri­ cole, che coltivavano piante tessili ed, allevavano. animali setìgeni, gli fornirono il lino, il cotone, il al cuojo i commerci con le tribù canape, la seta. Il vestito. divenne abito, questo si trasformò in abbigliamento; la Moda ebbe un culto; l'ignudo s�l- -22 - damina isterica, che batte i capelli perché la sarta le ri­ tardò l'abito da ballo, o la neve trattenne sul Ce­ nisio il figurino di Parigi (I). Cento industrie, delle quali vivono centinaja di migliaia di lavoratori, servite da macchine, d a esplo­ razioni e da commerci lontanissimi, trasformarono il mondo in un vasto mercato; sul quale si scam­ biano a migliaia di tonnellate le materie per ve stirsi più svariate e preziose. A migliaia muoiono di fame e di sferzate gli uomini di una parte del mondo, per vestire di cotone l'altra parte; intanto che gli uomini dell'Occidente mitragliano quelli dell'Oriente per provvedersi la seta. I navigli si armano di mille bocche di fuoco, .non per andare alla conquista del vello d'oro, ma per fare incetta di cenci da tra­ sformare in nuovi tessuti, pei quali la chimica di­ stilla i più nuovi e variati colori. I vocabolari 'delle nazioni non hanno oramai spazio suffìcente per registrare tutte le parole significative delle mol­ teplici .materie e Ioggie indumentali. vaggìo piedi e divenne una si straccia i .. - (l) S' iatende da questo prima .del compiuto traforo presente libro fu scritto Frejus. che il del CAPITOLO IV. "L'uomo civile è vestito climi caldi colore e I - Come vestono - nei freddi capelli Da tutto ciò che gli animali nei Muta del vello - e del SU() bianchi. precede si trae la naturale con­ seguenza, che se l'uomo nasce ignudo e nudo ritorna alla terra, per vivere sulla stessa nello stato più perfetto o meno di civiltà, a cui è chiamato dalla sua natura, ha bisogno ùi vestirsi. In non epoca geologica abbia cominciato il sod­ tale necessità con abili propriamente detti, quale .dìsfure a si può stabilire se tra sicurezza; bisogna però i non trovansi filati di tessuto, le nei con l'abbia fatto prestamente; poiché, monumenti dell' epoca umana preistorica credere che lino, reti e qualche brandello di vesti nori si scopersero finora che quaternarj dell'età del bronzo. Nel vere depositi :Museo delle antichità del Nord posto nel palazzo del Principe in Christianbourg in Danimarca, si con­ perfette, bonneti, mantelli, giubboni, e un grande sciallo, di tessuto di lana trovati a Ihveenkoei e a Kongo­ .grossolano .koei in stazioni preistoriche di tale epoca. Ciò non servano con vesti lunga cintura -24 che l'uomo - siasi servito di vesti anche­ toglie prima e forse fino dall'epoca terziaria, come vuole­ il Pruner, di cui rechiamo la testimoniarza <1). «Le vt!­ tement de poil don t le singe est couvert et qui manque à Thomme: caractère anatomique dont le résultat fon­ ctùmnel. est immense pour la nature humaine, puisqu' il la force à s'ingénier, et à chercher le mieux-étre : ainsi, dès l'époque tertiaire le feu est découvert, les non eétemetus sant inventés 1) . • Fu osservato poco sopra che l'uomo per vestirsi si consigliò dapprima con le necessità e quindi con vogliamo dire con. ciò, che l'Igiene sia stata esclusa dalla consulta fino ai tempi nostri, la Moda. Non in cui a suono di tromba se ne proclamarono gli ora- J coli ai quattro angoli dell'universo. Col bisogno e colla' vanità, anche la ragione ebbe sempre qualche parte nel determinare l'uomo alla invenzione ed _vesti, né fu senza provvidenziale intendimento, che l'uomo potesse anche in questa bisogna imparare' dal mondo esterno, e tesoreggiare per sè quanto la natura aveva disposto pel bene degli altri esseri. Salomone disse all'uomo pigro: va, ed impara l'attività dalla formica. Nello stesso riguardo noi' potremo dire: Impariamo dagli animali a vestirei, poiché nessuna altra ragione in loro parla fuori del alla scelta delle . semplice .. istinto di loro conservazione in mezzo aì var] accidenti del vivere. Nelle regioni calde, nelle­ quali il soverchìo calore nuoce, quanto nelle fredde l'estremo rigore, non (l) PRUNER.-REV. si Società duta del 18 Novembre 1869. osservano aniniali d'antropologia di a lungo: Parigi. Se ... - pelo. nuda, come asini, 25- Il loro corpo è coperto da una pelle quasi' ordinariamente distinta da vivissimì colori, nelle: tigri, nelle giraffe, nelle zebre, negli' antilopi, nelle gazzelle, nelle scimie. Il Capo di Buona Speranza ha.la giubba molto nelle leone del corta, e scade in selvaggia bellezza col leone delle solitudini settentrionali dell' Africa; siccome è sprov­ veduto di giubba il giaguaro dell'America centrale. L'elefante, il rinoceronte, l'ippopotamo, se hanno un di cuoio assai duro qualche toriali; di un raro e pelo, calloso, non sono finché vivono nei coperti che paesi equa­ a tutti la scoperta del cadavere elefante involto dei ghiacci della Siberia, il ma è nota quale aveva la pelle difesa da una lana densa e ricciuta, intrecciata a lunghi e ruvidi peli. Quest'ere­ fan te, di cui oggidì è perduta la specie, ha vissuto anche nei nostri paesi in un' epoca antichissima, quando le ghiaccìaje, discese fino nelle più basse· pianure, avevano irrigidito d'assai il nostro clima. Le pecore dell'Arabia. dell'Indostan, della Spagna hanno un vello ricco, ma di pelo finissimo e corto, mentre le capre che frequentano luoghi montuosi. più elevati e più freddi hanno il pelo più lungo e grossolano, come le pecore della Zetlandia, e del­ l'Islanda. I lama, la vigogna, l'alpaca, che vivono a torme negli alti e freddi pascoli dell'America Me­ ridionale, hanno il corpo vestito da bionda e foltis­ sima lana, lunga firio a 30 centimetri; come sulle­ alte montagne dell'Europa e dell' Asia, e tra i ghiacci natanti del mal' gelato, possiedono una ricca pel­ liccia gli orsi. Il porco indigeno dei paesi caldi ha­ la cotenna sparsa di rade setole, tutte rigide ed uniformi, mentre lo stesso animale acclimatato in: -26- -regioni più fredde ha il corpo coperto da un pelo fino, arricciato, aderente, tra cui sopravanzano le irte setole comuni. Siffatte diversità si mostrano pure tra il majale delle contrade meridionali d'In­ .ghilterra e quelle più settentrionali della Scozia. Cl Egli è valendosi di questi mezzi, osserva il il citato dotto Fleming (1), che individui i quali sog­ in un dato paese si trovano abilitati a .giornano premunirsi contro il variare della temperatura, nelle diverse stagioni, diminuendo cioè il vestimento in estate ed accrescendolo nell'inverno, siccome ognun 'vede verificarsi in parecchi dei nostri animali do­ mestici. Cotesto aumento si fa costantemente in ra­ .gione della temperatura, per modo che, scemando questa per la maggiore altezza del luogo, troviamo il bestiame ed i cavalli, che vivono nei poderi situati .presso il livello del mare, vestiti di un pelo più breve e sottile che non quelli che abitano situa.zionì più elevate. Buoi e cavalli tenuti nella stalla -durante l'inverno hanno il pelo più corto e più fino di quelli che vivono continuamente all'aria / .aperta; anzi la . stessa differenza si osserva per lo stesso animale in un inverno mite ed in altro che rigido e crudo. Questo processo del mutare di pelo ha luogo altresì in tempi diversi secondo la .costituzione dell'animale riguardo al colore. La talpa \in generale muta il pelo alla fine di Maggio; il vello sia . della pecora, se si lasci mutare l'aro è che cada innanzi la fine di Tutti .un SallJ.110 del resto che anche abito d'inverno (1) .Dott. FLEMING. più pennuto, Op�ra cito Vol. e spontaneamente, Giugno». gli' uccelli hanno che d'estate II, pago 23. ca- -27- -dono loro le penne vecchie restando mezzo spelace semi nudi. Che più? Il cane, questo fedele -carnpagno dell'uomo, che ha intrapreso con lui sì lunghi viaggi, modificando la sua natura a seconda ·chiati -del clima in cui pose sua stanza, ci mostra colle sue varietà una splendida conferma -di questo fatto. Il cane della Guinea, dove la media .innumerevnli 1emperatura annuale è di gradi �26°, ha il pelo raso e lucente, ed è vestito alla leggera come lacchè ì dei nostri bisavoli. Mentre il e · · · quello di Terranova ha cane un del San Bernardo sì folto giubbone di pelo, principalmente sulle parti deretane, onde' s'accovaccia impunemente tra la neve senza cadere in letargo, come la marmotta. Di questa disposizione approfitta il cacciatore per impadronirsi delle pellìccìe degli animali, le quali d'estate avrebbero un pregio minore attesa la scarsità del loro pelo, ed attende la stagione fredda per avere pelliccie ricche e durevoli, dipinte dei colori più vaghi ed apprezzati. Anche il colore pertanto del naturale vestimento animali è conforme alle stagioni ed alle lati­ degli tudini abitate da essi. Il biondo leone, il grigio struzzo trovansi in armonia perfetta col biancheggiare delle deserti; i pavoni, i papagallì fanno variopinte loro penne là dove una ve.getazione lussureggiante ed i fiori ritraggono le loro tinte dai vivi colori dell' aurora e delle iridi tropi­ cali. L'orso bianco, l'ermellino, il lepre, il francolino, il colimbo, il pinguino, hanno il pelo e le penne -candìdissime, finché la terra è ricoperta di neve, ·ed ogni cosa si confonde nella abbagliante bianchezza del paese gelato da loro abi tato. arene pompa delle nei -28- l\fa al sopraggiungere della piu mite stagione, che fa verdeggiare anche le inospiti spiagge boreali,.. il lepre alpino riprende la preziosa sua pelliccia­ grìgio-argentìna, l'ermellino si veste. dì bruno-ros­ sìccio, il francolino di cenericcio, il colimbo di un, .nero fuligginoso con una sola macchia bianca sulle ali;' il pinguino ricolora le guancie e la gola di nero, come . . anche tra noi la coditremola o ballerina. Sebbene alcuni naturalisti abbiano tentato di spiegare questi fatti con supposte armonie tendenti a difendere gli animali dai loro. nemici, che più facilmente li distruggerebbero, quando il colore non li togliesse alla loro vista, confondendoli colle tinte del paesaggio, non dobbiamo dimenticare che il, principale loro nemico è il clima in cui vivono. Perciò è più sicuro il ricordarci come il bianco, se riflette meglio il calore, ed impedisce un riscalda­ mento che sarebbe fatale agli abitatori dei climi ardenti, rende del paro più lenta l'irradiazione e mantiene il calore animale in giusta armonia coi bisogni dell'organismo 'nei climi freddi. ,Per questo la capigliatura dell'uomo, che siman­ tenne colorita durante la giovinezza, all'avvicinarsi dell'inverno della vita, si fa bianca, quasi ad impe­ dire una soverchia perdita di calore. Non senza, meraviglia ricorre in questo punto alla memoria l'intuito sublime di Dante, che fa di Caronte, noc­ chiero indurato alle intemperie sulla trista riviera . , d'Acheronte: Un vecchio bianco per antico pelo. CAPITOLO V. 'Calore animale l'Uomo Lana - Limiti di - temperatura sopportabili dal­ Materie coibenti il calorico - Lino - - Pelliccie - Seta. La natura ha vestito l'uomo di pelle: ma avendo dato alla stessa uffici particolari da compiere in relazione alle altre funzioni animali, egli non potè esclusivamente, anzi ha dovuto rivestire pelle artificialmente, imparando dall'osservazione e dall'esperienza la materia, la quantità e la foggia .più conveniente dei suoi abiti. L'alunno della na­ servirsene la però fece buon uso dei severi suoi insegnamenti, sicché l'Igiene è intervenuta .per di­ mostrare che, se è vero che salvare la pelle equi­ valga a salvare la oita, non è men vero che vestire lura non sempre convenientemente quindi corrisponde a salvare la pelle, e ad assicurare la vita. Un buon vestito deve dunque primieramente essere mentre trattiene il calore ·col sangue, non l'ambiente lo di tal materia che circola nella permetta che il calore accresca che, pelle esterno del­ notevolmente. Il calore ani­ male varia nelle diverse specie. Negli animali così i rettili, i pesci, sangue freddo manca il non ecc. calore gl' insetti, assolutamente, perché allora sarebbero morti, ma trovasi inferiore detti a come sono 30- - all'ambiente in cui vivono, mentre negli animali al sangue caldo, o è uguale o supera nei casi speciali il calore del mezzo in cui compiono le loro fun­ zioni vitali. Nell'uomo, qualunque sia l'età, ed il clima in cui: vive, il calore prodotto dalle diverse combustioni che si effettuano nei suoi organi oscilla tra i 36()­ e i �Oo del termometro centigrado. Ma può ritenersi in media di 37° 00; non potendo impunemente esporsi a temperature che oltrepassino i �6(}, nè ad un raffreddamento eccessivo e prolungato, che ab­ bassi la temperatura del corpo alla metà della media temperatura normale, cioè circa a 19°: in questi casi segue necessariamente un'alterazione delle funzioni animali: il sangue si coagula e si muore. Straordinariamente la più alta temperatura a cui potè esporsi l'uomo fu di ljJo � ad Esnè nell'Africa; e la più bassa di 06° 7 sotto zero al Forte Relance nell'America del Nord presso il lago degli Schiavi. Fino però a questi estremi l'uomo reagisce contro. il ·calore ed il freddo con equilibrare in sé stesso la temperatura per mezzo della perspirazione della pelle e dei polmoni. Sudando molto s'indebolisce, ma per l'evaporazione si rinfresca. Nel freddo funziona quasi più, ma la pelle aumentata produce molto più calore e la' non è mantenuto dalla sottrazione esteriore. Ad un eccesso secco respirazione l'equilibrio operata dal freddo e di freddo, ma di calore umido, l'uomo resiste meno, disturbando esso pro·· fondamente le funzioni della pelle, dei polmoni e degli altri visceri interni: per cui le più gravi e fatali malattie SI sviluppano nei paesi, dove trovasi tale condizione climaterica. Più dannosa ancora è -Si- la variabilità a stagione rapida solo, non delle temperature, da stagione' ma dal giorno alla notte e da ad ora, che in certe parti d'Italia, come a Ge­ Palermo, può essere fino dai 9° ai 12� gradì]­ impossibile in tali casi è sfuggire alla dissenteria" alle febbri, alle pneumoniti, alle bronchiti, ed al reumatismo articolare. In queste condizioni, oltre a molte altre provvidenze igieniche l'uomo ricorre al vestito. Per questo onde impedire le sottrazioni ora nova, a di calorico al suo corpo, nei climi dove la tempe­ ratura discende fin oltre i 40° sotto zero, ha di coprirsi di folte bisogno pelliccie. Queste per la loro natura cuoiacea, e per il pelo sono fornite, difendono il corpo dall' ìrradìa­ di cui calore, principalmente per i molti strati d'aria che imprigionano nell' intreccio filamentoso del loro vello. Tale proprietà dell'aria è abbastanza zione del nota, e tutti alle nostre sanno le applicazioni che ne facciamo abitazioni, quando procuriamo che le non abbiano i muri direttamente espo­ sti alla temperatura esterna, ma recinti dallo strato d'aria delle soffitte e dei sotterranei, e nelle case nostre stanze meglio costrutte anche da un vano pieno d'aria, o meglio ancora di sostanze coibenti, legno, carbone, borra, ecc. nello spessore dei muri stessi. Uguale disposizione è usata nelia doppia camicia, onde ri­ vestiamo le ghiacciaie. Un vestito di pelliccia è indispensabile al mon­ tanaro della Lapponia, che deve sopportare nel lungo' inverno di dieci mesi una temperatura ordinaria di 10° sotto zero, e che Incrudisce straordinariamente fino a 40°; all'abitatore della Groenlandia, al caccia­ tore di foche e d'orsi bianchi nei mari gelati e -32,- 'sulle coste della Siberia, dove il terreno è per la dell'anno gelato a due metri di profondità, 'più parte -e per altrettanti coperto di neve. 1\la nei nostri climi le pelliccie sarebbero soverchiamente riscaldanti, ed appena sono conosciute come oggetto di lusso. La lana invece, potendo lavorarsi in tessuti poco 'pesanti, e di differente spessore, è pregievolìssima . ·come materia coibente ed irradiante il calorico. Una pentola deposta nell'apparecchio di 1\laire, una specie di scatola con 'coperchio a doppia parete, nell'intervallo delle quali sono poste lana, penne, carta e contenente 23 litri di aqua bollen te, dopo 2� ore si trovò con l'aqua che aveva ancora la temperatura di 02° centigradi. Sono troppo interessanti a questo riguardo le esperienze del Dottor Coulier, con le quali concor­ dano quelle di Motard e di Hammond, per dispen­ sarci dal riferirle in sunto. Egli volle riconoscere in quale rapporto stieno la lana, il cotone, la canapa nella proprietà di opporre ostacolo alla dispersione 'consistente in . . del calorico. A tale scopo prese un vaso cilindrico capacità di 600 centimetri cubi, ri­ alla temperatura di (10° gradi al di pieno d'aqua di ottone della circostante, e lo rivestì suc­ pezzi di tessuto, osservando cannocchiale il discendere della colonna di sopra della temperatura cessivamente dei diversi con un mercurio di un termometro assai sensibile immerso nell'acqua. Notando il tempo preciso impiegato a -discendere di o gradi, constatò che la canapa lascia disperdere attraverso a sé stessa il calorico molto più presto del cotone, e che la lana ritardava invece tale irradiazione più delle altre materie tessili .sperimentate, attesa la sua natura cornea carbo- -33 -nìosa (l) -diventa - all'epidermide cutanea, della qualesupplemento. Il colore diverso apportò differenze apprezzabili nel­ ed affine un delle stoffe naturale non l'accelerare o ritardare il raffreddamento. Volle quindi sperimentarne il potere assorbente la capacità a proteggere,dal riscaldamento esterno. Riempì di mercurio alcuni vasi d'uguale capacità ,e d'uguale temperatura, li' coperse uno con stoffa di lana, un'altro con cotonina, il terzo con tela di -canape greggia, ed espose il tutto al sole, ad una temperatura di 37° gradi. In tempi uguali il mer -e .. curio del vaso mometro 30,0 coperto della cotonina segnò al ter­ quello vestito di canapa uo, e quello di lana �3°: donde con chiuse, che la lana assorbe più calore della canape, e questa più del cotone. Questo risultato fu confermato da altra espe� coll'esposizione delle stoffe suddette al sole d'Agosto, sotto il quale la lana segnò 510 ed il cotone �2.0 Allora soprappose al pannolano un pezzo di cotonina e il primo discese da Dio a 4�0; rienza cocente mentre un pannolano soprapposto alla cotonina ne inalzò la temperatura da 42° a 500 gradi e mezzo. L'applicazione di questi fatti ai vestiti è molto ovvia ed evidente, quindi la superiorità della lana per gli abiti di sotto, e del cotone per soprabiti. Aggiugni la ruvidezza dovuta alla struttura del pelo, che è una serie di cornetti ìmbossolati gli uni negli altri in modo d'a renderne la superficie golare e scagliosa. Infatti deve essere così, se la .cresce \.6 irre­ lana appunto per la successiva secrezione della (1) La lana si compone per 100 parti, di 50 di carbonio, d'idrogeno, 17 d"azoto; 22 d'ossigeno, 5 di zolfo. 3 -34- materia cornea' dalle' glandulette della pelle degl� animali lanigenì. Per questo la lana esercita una. salutare eonfrieazione sulla pelle, che vi eccita la­ circolazione nei vasi capillari del sangue, e mantìene­ la sua attività, quando l'inazione o la bassa tempe­ ratura tenderebbero a rallentarla, ed anche a sopprl­ merla. Un vestito di lana sulla rabile coll' pelle diviene tolle­ anche alle persone delicate e troppo, le compensa del leggiero incomodo pro-­ uso eccitabili, e prime volte, con mille vantaggi, che non) isfuggirono anche alle genti rozze e primitive. Il lino, come si è veduto, è meno irradiante della: vato le come pure la canapa; ma lo è meno ancora il cotone. Questo esposto al sole insieme al lino ed alla lana si scaldò go gradi meno della lana, go meno. lana, del . lino, e perciò si mostra attissimo a mantenere alla pelle il suo calore naturale, e sarebbe da pre-· ferirsi alla lana se fosse insieme ugualmente igro-, scopi co e meno irritante. Il cotone perciò è prezio-· 'sissimo per l'estate e per i paesi caldi, dove non vi. è il bisogno di coprire interamente il corpo, come usano le popolazioni dell'Africa equatoriale, cinte di un semplice panno ai lombi, ignude del resto. La sovrana delle materie da coprire la pelle è la seta, coibente al paro della lana, meno aspra, anzi. di piacevolissima sensazione al· ta tto. Ma, a l di re di l\fantegazza (I), « in alcuni individui la seta por-, tata immediatamente sta lo elettrico e sulla pelle, ne può produrre eruzioni disturba lo· cuta nee; il massimo de'suoi inconvenienti é di costar troppo. !'.t. E noi ne .Iascieremo il privilegio ai Chinesì: (1) MANTEGAZZA. Opera cito p. 295. CAPITOLO VI. Cautsciuc Tela incerata Scarpe Impermeabilità Loro Osservazione di Gola e vesti impermeabili delle stesse; Nuova svantaggi preparazione igienica - - - - - - lana, alla seta, ed altre materie vestiti, una grande importanza per rispetto alla loro poca con­ ducibilità del calorico, pare che dovranno dirsi tanto più opportune, quanto più. il loro intreccio sia se1'-' Avendo dato alla di che si fabbricano ordinariamente i rato e fitto il tessuto per modo pori o da interruzioni di continuità non presentare qualsiansi. Una stoffa perfettamente impermeabile dovrebbe essere perciò preferibile a qualunque altra; e dietro que­ sto supposto non ha mancato l'ingegno umano di preparare tali specie di tessuti, che foggiati a sacco contenessero l'acqua come le catinelle metalliche, sicché ammantandone il corpo lo fornissero di una copertura impenetrabile all'umido ed all'aria stessa. I sanrocchini di tela incerata, che formavano il costume dei pellegrinanti ,a Gerusalemme, o a San Jacopo di Compostella, ne furono un esempio. Non sappiamo se incatramate, alcuno siasi servito per vesti di stoffe', come s'usa nella marineria per la cli�, - 36"';_ fesa di alcune parti delle navi. È noto però che' appena si diffuse la notizia e l'uso di una materia eminentemente coibente ed impenetrabile, elastica, lattiginoso con­ 'centrato di certe piante, come il ficus elastica del regno d'Assam ed il ficus radula e pronoùie« delle Indie, la Siphonia cahucta del Brasile, e conosciuto laminabile, sotto il tessile, qual e nome di cautsciuc ad utilizzarla subitamente primo a è il sugo o gomma elastica, si vestiti. pensò pei in Europa il cautseiuc viaggiatore La Condamine nel 175i. L'ingegnere Fresneau scoperse la Siphonia nella Guiana francese, onde la produzione ne crebbe grandemente. L'Americano Goodyear nel :l8�2 trovò di rendere il cautsciuc maggiormente elastico col n far conoscere fu il celebre naturalista e vulcanizzarlo ossia nel combinarlo coll'un per cento di zolfo, elevandone la temperatura a 1500 gradi. Prima eleganti, se ne formarono calzature inverniciate che si dissero opportunissime come sopra­ scarpe, per chi è costretto a camminare in luoghi inondati, od anche pei marciapiedi delle città irr tempi piovosi. Le scarpe di gomma diventarono un moda, ed io stesso che scrivo ricordo come la prima volta elle ne usai, con giovanile leg­ articolo di gerezza preconizzassì ogni sorta di fortune per lo inventore d'una calzatura, che avea assicurato al piede l'asciuttezza, e la mutezza al passo. Per que­ st'ultìma qualità cominciai subito a stimarle meno, quando sperimentai le scarpe di cautsciuc troppo favorevoli ai borsaiuoli ed alle spie. Poi, non pa­ rendomi troppo comoda, né possibile l'abitudine di deporre in ogni anticamera le soprascarpe, come la imperturbabilmente il Mussulmano, m'avvidi che 37- - a lungamente il piede tenerle calzate si gonfiava', l'umidità si condensava abbondantemente sotto di bastava il riposo della notte per rido­ piede la sua elasticità, e lìberarlo dalle do­ glie che ne risentiva. Ho smesso perciò ben presto le scarpe di gomma, e con me tanti altri; ed oggi esse, e non nare al è appena se circostanze. le qualcheduno usa, in straordinarie Uno straterello di cautsciuc riscalda to presso tra due tessuti stessi, aderisce e com­ perfettamente agli fanno stoffe per mantelli. Anche di si é generalizzato l'uso siffattamente, e se ne questi non che possa dirsi trovato per essi un vestito comodo e sopra tutto igienico; essendosi alla prova confer­ quanto poteva supporsi anche prima, intorno mato pelle, ma non di sof­ soverchio calore, ed pelle quando è troppo fermentano in essa prin­ alla necessità di coprire sì la focarla col condensarvi sopra impedirne la respirazione. La riscaldata si indebolisce, nocivi alla e costituzione, di cui sono conseguenza svariate, dolorose,' e schifose malattie. Inoltre la pelle, che in alcuni animali, come i ero­ stacei e vari insetti, funziona da polmone ed è vero cipi sua sana ed unico organo respiratorio, nell'uomo stesso com­ pie in parte questa funzione assorbendo ossigeno ed emettendo acido carbonico, a ciò stimolata dalla, luce, come fanno le parti verdi delle piante. Con molta sito il brìetà opportunità osserva a questo propo­ sig. Gola (1) che con molto esercizio e so·' negli alimenti, l'uomo può mantenere la (1) CARLO GOLA. - Dei bagni Turchi 1. Ott.obre del 1863. pago 106. - Politecnico vol. XIx... - 38- in perfetta attività. 1\1a nei paesi in­ superiori e medie, alimentandosi succosamente di cibi animali, senza darsi a pro­ porzionati esercizi gagliardi di corpo e curando cento altre delicature, ne ritraggono una pelle floscia e ,lluasi inerte. Perciò' assorbendo poco ossigeno langue in essa la circolazione, scema. il calore animale e bisogna ricorrere a rimedi forse peggiori del male coll'aumento cioè dei vestiti, ed alle bevande spi­ propria pelle ci vili ti, le classi , ritose. Con queste si accresce nel sangue il carbo­ nio, la fibrina e l'albumina 'vi si condensano, di­ vengono le infiammazioni, e tutta la triste' tubercoli, delle scrofole, delle ostru­ frequenti dei famiglia zioni glandulari regna, alleata del decadimento della delle morti premature. Lo stesso autore, parlando dei bagni, ed inculcandone l'uso secondo la pratica dei turchi, constata che nel ba­ umana razza e vapore, col corpo immerso in un'atmosfera caldissima e satura di acqua, si risente un malessere cagionato da impedita traspirazione, come quando gno a si ha' il corpo avviluppato da panni inzuppati di liquido. L'espirazione dell'acido carbonico dalla pelle fu calcolata da Bannover 1138, da Schuling 1150, da .Hegnault 11100 di quello che si elimina dai polmoni. Sottrarre adunque la pelle alla benetìca influenza dell'ossigeno atmosferico con vesti del tutto imper­ meabili, equivale a sottoporla all'esperienza, che riuscì fatale a tre cavalli, i quali, inverniciati da Bouley su tutta la superficie del corpo, morirono di lenta asfissia, nel settimo giorno il primo, nel nono l'altro e nel decimo l'ultimo, dopo l'operazione; presentando all'autopsia i polmoni ed i visceri in­ gorgatì di sangue nero. -39- Riserviamo perciò le -stoffe impermeabili alle ':tende da campo, ai velari, ai letti idrostatici fatti materassi pieni di acqua, ed a molti altri usi economici, e per opportunissimi apparati di salva­ taggio e di navigazione, ma escludiamole affatto pei vestimentì, se non fossero di quelle rese im­ permeàbili con processi particolari, tendenti a con­ servare alle stoffe la. loro porosìtà. Uno di tali me­ todi è riassunto dal periodico, il Tecnico (2), che si pubblicava a Torino nel 1859, in quesLi termini: «Si prendono 000 grammi di gelatina ed altret­ tanti di sapone di sego: si fanno sciogliere .in 17 'litri d'acqua bollente, cui si aggiungono a poco a poco 7DO grammi di allume: si fa bollire il tutto per un quarto d'ora, e poi si lascia raffreddare fino a 00 gradi. Vi si immergono allora le stoffe fino a compiuta imbibizione, poi si mettono a sgocciolare e ad asciugare: si lavano quindi accuratamente e si asciugano di nuovo. Fra sapone ed allume formasi .con · .solfato di soda e sapone di allumina: sendo insolubile tenderebbe questo es­ ri­ precipitare, completamente incorporato colla gelatina. Così fissa nelle stoffe e l'aqua non può più inzupparle.» L'impermeabilltà perfetta dei vestiti, che ci siamo ma a mane si studiati di dimostrare · · inopportuua e dannosa ri- guardo alla' respirazione della pelle, lo è con tanto maggiore evidenza quando si consideri che la pelle è organo essenzialmente secretorio, e che per la .traspiraziono vengono espulsi dal corpo tante ma(2) Il Tecnico delle scienze <pag.319. - fisiche Periodico mensile per le applicazioni agli usi sociali. Torino 1859, Vol, II. -40 terie inutili o - nocive. alla buona costituzione del­ l'organismo. Sicché la porosità dei vestiti è una delle qualità indispensabili e preziosa per l'igiene. degli stessi, come tenteremo di dimostrare meglio. in appresso. CAPITOLO VII. Porosità sti - - Fanciullo indorato Igroscopicità - Permeabilità delle delle materie mento per imbibizione razione. - tessili - ve-­ Riscalda­ Raffreddamento per evapo­ Si narra, che in Firenze per festeggiare il papa-­ gli si presentasse un fanciullo, che a sim­ Leone X boleggiare l'età dell'oro, di cui adulandolo si faceva credergli essere egli il rinnovatore, era stato ìndo­ rato su tutta la superficie dell'ignudo- corpicciuolo Rappresentare l'età dell'oro non fu pel mal capitato­ fanciullo goderne i vantaggi, perché in poche ore' dappoi si mori, La foglia d'oro fatta aderire alla pelle con una sostanza gommosa, ne avea chiusi i pori, impedita ogni traspirazione e turbata profon­ .. damente l'economia delle funzioni animali. Oltre quanto fu detto intorno alla respirazione­ pelle, giova richiamare alla memoria i sei mila milioni di pori, ond'è crivellata, e la notevole quantità delle materie traspirate, che si raggua­ della - gliano per ogni 2� ore a HO grammi, cioè a due: grammi per ogni Chilogrammo del peso medio del corpo umano, oppure a .sette milligrammi per ogni; - 42- -ccntimetro quadrato di superficie cutanea traspiquindi a cinque ottavi di ciò che si mangia e si beve giornalmente. Il fatto è provato, oltrechè dalle sperienze istituite a Padova su di sé stesso dal Medico Santorio nel secolo XVII, e più recentemente da quelle di Segui n, Valenti n, Rye, Funke, Weyrich, rante e ·dall'imbrattarsi personale anche talora il colore che e fanno le biancherie ad uso dal riscontrarvi l'odore dello zolfo che fu preso se mutate spesso, e per medicina. Certi ortaggi, come i cavoli e gli aspa­ ragi, danno non solo alle orine, ma al sudore tra­ odore particolare, anche fino dopo qualche giorno mangiati. Supremamente utile è adunque che il vestito sia poroso onde si disperdano sollecitamente attraverso dì esso i prodotti della traspirazione. Questo può ot­ tenersi indipendentemente dalla materia dei tessuti colla sola disposizione Jei fili degli stessi, ed a 'questo riguardo i panni feltrati, che serrano i peli ,0 le fibre vegetali in un corpo molLo addensato e perciò poco poroso, sarebbero da bandirsi come vestiti ed anche come cappelli; ma di ciò più in­ nanzi. Non perciò vorremmo vestirei di pura maglia; sebbene, più che alla conformazione, debbasi anche per rispetto agli uffici della porosità avere riguardo spirato un averli . alla natura delle materie onde si fanno i vestiti. perciò qui non si parla di sola porosità fisica igroscopicità, che in parte sola vi è proporzionata ed in parte dipende dalla natura stessa della materia tessile, e consiste nella sua attitudine ad imbeversi di fluido tanto liquido che aeriforme. Il sopracitato dotto Coulier ha istituito altre espe­ -rienze, dalle quali ha potuto -ricavare preziosissime E ma anche di 43- - ":nozioni intorno terie da vestiti al comportarsi delle diverse ma­ coll'aqua. Egli potè prima di tutto distinguere nei panni la facoltà di nascondere in sé stessi, e di tenere latente I'aqua in istato igro­ scopico, dall'altra di assorbirne per capillarità fino ad esserne pienamente inzuppati. Chiamò quindi aqua d'interposizione la seconda, aqua igrometrica la prima. Per determinare l'a qua igrometrica prese alcuni pezzi uguali per superficie e per peso di tessuto di Iang, di canapa, e di cotone, e li tenne per 24' ore sotto una campana di vetro dove lo spazio era man­ tenuto saturo di vapore aqueo: poscia li' trasportò sotto altra campana d'aria contenente calce non mosse l'evaporazione dell'a qua che veniva assorbita tosto formando stoffe un perfettamente' asciutta e spenta. In questo modo pro­ dai pezzi di stoffa combinavasi colla calce idrato di calce spenta: dopo 24 ore le e perfettamente asciutte. Avendole pesate prima quand'erano sature d'umidità, e dopo che fu­ rono seccate nel modo descritto, trovò una diffe­ renza tra i due pesi, che attestava essersi combinata igroscopicamente coi tessuti una parte dell'aqua, erano ritenendola in sè sebbene fossero in istato di fisica chilogrammo di lana fu così trovato secchezza. Un quasi 200 grammi d'acqua igrometrica; uguale quanti là di canape 150 grammi e 1.00 grammi contenere il panno di igroscopica 'e del lino, cotone; donde dedusse che se la facoltà come 1, quella della canape del cotone è che ha con essa qualità poco differenti, dimostrandosi la lana doppiamen te igro­ scopìca del cotone. Avendo quindi immersi i pezzi delle varie stoffe è 1. f 12, ...,... 44- suddette, prima purgate diligentemente, nell' aqua distillata, ne le inzuppò perfettamente, e poscia le:· lasciò per 2� ore gocciolare sotto campana di vetro, sospese per un angolo. Furono poscia ripesatì e trovò così quanto contenessero d'aqua tra igrome-­ triea e d'ìnterposìzlone. Un chilogrammo di stoffa di lana avendo pesato 2 chilogrammi e mezzo, uno di cotone 1850 grammi, ed uno di canapa !500, de­ dotta l'aqua igrometrica prevìamente conosciuta, si ha che la lana s'inzuppò perfettamente con 1300' grammi d'aqua, con 700 grammi il cotone, con 400 la canapa. E perciò la facoltà d'imbibizione se è per­ la canapa e per il lino come i, è quasi doppia pel cotone e più che tre volte per la lana. Un' altra osservazione, dovuta allo stesso Coulier e troppo concludente pel nostro assunto, è la se­ guente. Avendo egli inviluppato il bulbo di un ter­ mometro in un pezzo di pannolano, e messo lo stru­ mento in un mezzo ben secco, onde il pannolano, non ritenesse che quel tanto di aqua igrometrica di cui era capace, lo portò successivamente in uno spazio saturo di umidità. Vide allora che mentre il pannolano s'imbeveva di aqua d'interposizione, la colonna termometrica si innalzò di 5 a 6 gradi al di sopra della prima temperatura. Ciò prova che le materie tessili, e specialmente la lana, nell'ìnzup­ parsi d' aqua sviluppano calore. L'aqua infatti è un cattivo conduttore del calo-, rico, e sono note le esperienze dei fisici che consta-­ tano tale fatto: principalmente quella riportata da Ganot dell'aqua fatta bollire nella parte superiore di, un tubo di vetro, in fondo al quale si conserva un: pezzo di ghiaccio, che comincia a fondere appena, , " - - allora che la " 45- colonna liquida, all'estremità opposta lontana appena pochi centimetri, ha raggiunto la temperatura di 100 gradi. La stoffa adunque, che aderendo alla pelle s'im­ € . beve di sudore, non raffredda per questo solo fatto la a mantenerla calda, disponendo aggiunta alle altre sue qualità, questa di uno speciale sviluppo di calorico latente. Non sappiamo perciò in base a quale fatto constatato dalla scienza il dotto Mantegazza (l) potesse asserire che «il cotone mantiene più caldo che il lino, assorbe meno di umidità e quindi non di­ strugge la propria facoltà irradiatrice col sostituire un buon conduttore, com'è l'aqua, ad uno cattivo, l'aria asciutta.» Il primo fatto è verissimo, ma non stessa, ma continua in . la conseguenza che ne trae, essendo che se I'aqua conduce meglio dell'aria il calorico, non per così questo può dirsi buon conduttore, principalmente quando si consideri associata ad molto una materia tessile il lino. coibente, raffreddamento, a cui va soggetta la pelle quando sia coperta da una stoffa inumidita, deve invece attribuirsi alla evaporazione del liquido, la quale si compie sempre coll'assorbire calorico dai corpi circostanti. Né qui è bisogno di ricordare le ragioni del fatto e le molteplici applicazioni di esso; per cui puossi conchiudere che la capacità igrosco­ pica dei tessuti è assai giovevole ad impedire un troppo rapido raffreddamento del corpo in sudore, quando, essendosi imbevuti di questo, II) disperdano non rapidamente dalla superficie. Questa conclusione anche non come Il : �1) Dott. PAOLO MANTEGAZZA. Op. cito pagina 296. -46 - però sempre intatta la graduazione stabilita di sopra a tutto vantaggio della lana, sopra. il cotone, la canapa ed il lino; un'evaporazione in­ mantiene vece rapida e copiosa nuoce ad abbassare bruscamente la quale, se può in ogni caso tendendo la temperatura della pelle, tollerare anche la più estrema tem­ è sempre a condizione che sia stata con­ dotta ad abituarvisi a poco a poco, e si usino le: precauzioni necessarie consigliate dall'igiene. peratura, .. CAPITOLO VIIJ. Le materie tessili ed i gas Filtrazione dell'aria. Assorbimento dei miasmi - Finora abbiamo considerata la materie verse quanto essa tessili giovi o -,­ capacità delle di­ di liquido e­ ad imbeversi nuoca all'economia animaler. però dimenticare l'altra proprietà co­ mune a tutti i corpi porosi di assorbire nei loro interstizi capillari i gas, e con questi i principi miasmatici. Quanto più un tessuto sarà igroscopico, e tanto meno esso avrà capacità capillari disponi­ bili da riempire con materie aeriformi; quando non vuolsi non concorra a correggerlo l'affinità speciale di esso per tali materie. Così la lana troverebbesi all'ul­ timo posto nella facoltà di assorbire i gas, se per altre considerazioni non dovesse credersi non es-­ . sprovvista affauo. Immergendo infatti un serne si vede ch'ella non tessuto di lana nell'aqua, s'imbeve subitamente di liquido più prestamente del lino e del cotone: segno evidente che non è subito dato ad esso di scacciarne dai pori l'aria contenutavi, sia per l'affinità di que- nè - 48- -sta colle sostanze animali, 'sia ancora per quella 'parte di untuosità che la lana anche più purgata .mantìene principalmente al contatto della pelle, da cui è eliminata continuamente una parte notevole di materie adipose. Vedremo come meglio si cor­ regga tale difetto, se pure vi abbia col moltiplicare -glì strati del tessuto. Intanto giova osservare che la elasticità dei peli anima li, superiore a' quelle delle fibre vegetali, e J a facoltà di arricciarsi quanto più sono asciutti, to.glie che quando sono attorti in filo si serrino così strettamente tra loro da non lasciare interstizi. Tutti sanno che il filo di lana è molto più soffice, e quasi lino; sprimacchiato, del filo di cotone o di penetrarlo meglio, e di quindi nel tessuto lanoso uno strato coibente diremo onde Paria trova di formare alla difesa del corpo. Con tutto ciò po­ tendosi insieme alle sostanze gasose impregnarsi di principl mìasmatìcì, principalmente se disciolti o utilissimo .combinatì col vapore aqueo, che nell'aria non manca mai, conviene portare una speciale osservazione an ... che riconoscere anche da questo portare al contatto questo fatto, quali materie tessili giovi della pelle e quali esporre al contatto dell'ambiente a e lato , esterno. Riportiamo a questo scopo l'esperienza del signor (I), il quale, esposti di notte, in luoghi donde .sì svolgevano miasmi paludosi vari tessuti, trovò che quelli di lana s'imbeverono di grammi 1,4:2 di Selmi (1) ANTONIO SEL�!l. Ii .Leaione VI. pago 85. miasma palustre. Padova 1870. -49 - ne assorbirono grammi '4'ugiada; quelli di O,83�; quelli canape grammi O,�36, e colla ru­ giada proporzionati germi miasmatici. Per cui posti tali tessuti nel sciroppo di zucchero, vi destarono la fermentazione lattica, tanto nocevole alla salute, 'prima di tutti la lana con notevole sviluppo diodore solforoso: mentre aveva osservato che i detti tessuti, diligentemente espurgati e lavati, non avevano de­ stato nel sciroppo di zucchero alcuna fermentazione. Il che confermava quanto aveva già esposto il .sìgnor Ramon de Luna di Madrid intorno alla fa­ .cottà di assorbire i gas putridi,. e che può vedersi di cotone . . .dal quadretto seguente: Gutta Paglia percha di maiz. Miste di Paglia .0 l · paglie diverse di frumento Pannolino L'impermeabilità · · veste di tela incera ta .medici indossano 41 6 . 7 8 9 .10 3 I d'un vestito è una condizione esporsi in un atmosfera mia­ 'favorevole nel caso di -ematiea, e trovasì così : 3\ Penne Lana. · Panno di colone 2 Maglia di filo Maglia di cotone. Copertine. l'uso della sopra­ di gomma elastica, che i spedali e in tempi di epi­ giustificato o negli degli ammalati. Fuori di queste cir-costanze eccezionali, lasciate le vesti impermeabili per le ragioni già esposte, conviene tener conto' ·della superiorità del cotone e più, del lino, sulla lana riguardo a convenienza per abili esterni; men­ .tre a quest'ultima va conservato il primo .posto .come vestito da ricoprirne immediatamente la pelle -demìa al letto .. 4 -- 50- In questi tempi, in cui svariatissime crittogame sviluppate in modo straordinario, e con­ corrano con altri ignoti agenti a generalizzare ma lattìe fatali all'organismo delle piante e degli ani. mali, non sarà fuor di proposito l'aggiugnere come i vestiti in genere, e specialmente gli abiti di co. tone e di lino possono preservare dalle stesse, agendo come altretta nti filtri, che tra ttengano nelle loro maglie i principi miasmatici e ne impediscano perciò l'Immediato assorbimento per parte della­ pelle. È vero che restano sempre aperte agli stessi le vie del naso e della bocca, ma nulla toglie che principalmente nelle epidemie non si imitino i con­ ciatori di pelli, i quali, lavorando in ambienti assai malsani per esalazioni miasmatiche, si coprono il viso con una specie di maschera di stoffa o di co­ pare siansi .. , · tone cardato. Il che potrebbe confermare la pratica utilità quale a di­ delle proposte del signor Mayo (1), il fendere le bigattiere dalla invasione dei corpu­ si micidiali al baco da seta, suggerisce dl filtrare l'aria, che entra dalle porte e dalle fillestre­ attraverso la tela. E la ragione della sua proposta, scoli sta nella esperienza a tutti nota, nel collo di che .un fiocco dr bottiglia, contenente posto materie che possono putrefarsi pel contatto dell'aria. in cui nuotano microzooi e microfiti provocatori di fermenti, impedisce la loro alterazione. Così in certe case esposte alla ma l'aria, se si levano i vetri alle finestre, e si surroga ad essi la tela di cotone cotone (1) Dott. N. S. MAYO. aeu« Società Agraria una Bigattiere ad aria filtrata. Giornale::: .di Lombardia. 1868. N. l, pago 22. -51- sottile e fitta, si riesce a salvarle dalle infezioni; si difende dalle febbri chi vive in paese pa­ lustre, o tra le risaie, coprendo diligentemente iL come corpo con abito di tela. Nelle stalle ugualmente, dove la cattiva costru­ zione, l'indifferenza pei miglioramenti e l'ignoranza'. tradizionale dei guardiani di bestiame favoriscono principalmente l'inverno l'accumularsi nel loro am­ bien te delle condizioni più pericolose per la salute degli animali e dell'uomo, come sono l'aria assai umida, calda e impregnata di esalazioni putride" ammoniacali, e miasmatiche per eccellenza, i ve­ stili di lana ne assorbono tale quantità da portarna anche all'aria aperta e per lungo tempo la traccia nel fetore che emanano. tessuto serrato Un abito di canape o di lucido, meglio imper­ meabile, provvederebbe alla sanità dei mandrianì e a quella degli altri che frequentano i luoghi im­ pestati dalla loro presenza: molto più se i precetti od i consigli dell'igiene trovassero maggior acco­ glienza da quelli che più ne hanno bisogno. Ed uno di tali consigli assai fecondo di bene é, che le­ stalle, non dovendo essere abitate da uomini ma da animali, pel servizio di questi i mandriani non de­ vono trattenervisi un minuto solo di più del neces­ sario, e cosi potranno senza nessun inconveniente­ far uso di un abito impermeabile. Ad ogni modo­ saranno' sempre da preferirsi in simili casi ì vestiti, meno porosi e leggieri, da soprapporsi agli abiti; lino a ordinarì. e o un - 52- CAPITOLO IX. Colori primitivi masia -' - Scala cromatica e termica - Diater­ Valore igienico delle stoffe secondo il co­ Il colore degli abiti nelle battaglie lore Corazza Tinte velenose per stoffe da portare sulla Muratori pelle. - - - Per apprezzare con cognrztone di causa il va­ igienico delle stoffe anche dal colore che pre­ sentano, o che noi artificialmen te diamo alle stesse lore per mezzo della tintura, giova di richiamare alcune nozioni che la scienza ci fornisce intorno alla luce. pel primo constatò che la luce semplice primitiva, quale almeno appare ai nostri occhi e possiamo sperimentare coi nostri strumenti, non è Newton e sola. Sette sono le luci, diversamente colorate, le quali combinandosi tra loro in quantità e con­ dizioni date, producono le varie tinte, che noi ve­ una diamo nei corpi; i quali perciò non appariscono colorati per sé stessi, ma a seconda della luce, che cadendo sopra di essi viene dagli stessi rimandata al nostro occhio. Queste sette luci sono di colore: violetto, indaco, turchino, verde, giallo, rancìato, rosso. Esse pro- - 53- gono dalle varie sorgenti di luce, come i corpi in combustione, il sole, ecc. separate o riunite in ven modo da formare la luce bianca, che è sempre com­ posta. Il nero non è uno dei colori della luce per sé stesso, ma la negazione e la dissimulazione insieme di tutte le altre luci. La luce bianca s'ot­ tiene anche combinando tra loro non tutte, ma al­ cune delle luci primitive, le quali secondo l'espres­ sione di Newton si comportano allora da luci com.­ plementari. Il rosso violaceo ed il verde riuniti, danno il bianco; come pure il ranciato col turchino, il violetto col giallo. Perché una stoffa mostrisi colorata in rosso, è necessario o che sia illuminata da una luce rossa primitiva, come ad esempio quella che emana dal Bengala, oppure, come è il caso più gene­ fuoco di rale, che rifletta solamente la luce rossa ed assorba, ritenga e nasconda in sé stessa le altre luci, che insieme alla adunque nosciute, non ma di tersissima rossa la illuminavano. Una stoffa bianca assorbe superficie; rimanda alcuna e le delle sette luci nessuna le rimanda tutte, come mentre conce n tra una tutte nera in co­ specchiò uno sé non ne stessa, può inzupparsi di li­ non SOIlO però riflesse colla stessa intensità, ed il giallo ed il verde sono quei colori, che dopo il bianco spargono in-torno a sé maggior copia di luce e rischiarano per riflessione i corpi vicini. Un bel viso di donna incorniciato da un zendado di stoffa gialla, splende con pompa sul fondo di un abito di colori oscuri, per esempio di violetto, che possiede la minima facoltà irradia­ trice della luce e confina col nero. imbevendosi di luce, quido. Le diverse luci come .. -- tanti Dopo degli agenti naturali 'che forme t.anto diverse, noi si manifestano sotto a non la luce ed il calorico esperienze 54- studj dei fisici moderni sulla unità non è più sieno lecito dubitare che una sola cosa. Le del fisico l\1elloni giunsero a poter sta­ bilire che esistono varie specie di raggi calorifici, .j quali possono essere emanati dalle sorgenti di ca­ lore isolatamente o combinati in proporzioni varia­ bili, e quindi assorbiti simultaneamente od in parte, oppure tutti insieme o in parte solo riflessi dai di­ versi corpi, al modo stesso che questi fanno colla luce. Perciò ogni colore ha una facoltà riscaldante sua propria, che risulta dalla sua capacità pel ca­ lorico, o meglio dalla sua identità col medesimo. Il colore violetto, fu dimostrato per la prima volta da Leslie, che è il meno caldo, ed Herschel stabili che il rosso è il più caldo di tutti; sicchè la scala cromatica, ossia dei colori secondo il grado di loro rinfrangibili là attraverso il prisma di vetro, sarebbe uguale alla scala termica, dei vari raggi calorifìci, trovati da Melloni nelle sue esperienze sulla diater­ masìa dei corpi, cioè sulla facoltà che hanno di lasciar passare il calore attraverso di sè, come pei corpi diafani passa liberamente la luce. Ma Seebeck osservò che, cambiando il prisma di vetro in uno di aqua, il massimo calore si concentrava nel giallo. Questo fatto ci guida a rìconfermare I'aqua igro­ .: metrica di cui s'imbeve .dìzione favorevole ad un tessuto come una con­ impedire il suo riscaldamento, essendo I'aqua pochissimo diaterrnica. Vi hanno al­ tresì dei corpi, come l'allume, che, mentre lasciano passare liberamente la luce, intercettano il calorico, e rendono coibenti perciò le stoffe che ne sono im- -55 - 'bevute. L'impermeabilità delle stoffe, ottenuta col allume, sopra ricordata, si associa adun­ un'altra preziosa, qualità, quella della difficoltà .sapone di . -que a riscaldarsi: vedremo 1ra poco come l'allume stesso serva a renderle anche incombustibili. Da quanto venne esposto qui sopra sui rapporti "del colore dei tessuti colla loro capacità irradiante .ed assorbente la luce ed il calore, puos si adunque conchiudere che i colori chiari . tutti il bianco, luce, non o smorti, e sopra concentrando in sé che poca o . quindi pochissimo calore, accre­ stoffe; mentre le tinte vive e le oscure con alla testa il nero, possedendo de'bole facoltà irradiante la luce, e grande capacità pel calorico, rendono le stoffe sempre più riscaldanti. Presentiamo per maggior evidenza il quadro gru­ duato delle dette facoltà, pei colori fondamentali. nessuna scono e la facoltà coibente delle . > Il COLORI Nero. Rosso. Rancio Giallo. Verde Turchino Indaco Violetto. Bianco Non è :::.anche i Irradiazione della luce Assorbimento del calore O 4 D 8 7 6 5 7 6 3 2 I t 8 4· 3 2 :l. O adunque arbitraria la classificazione, che profani alla scienza sanno fare dei colori, -56- impossessata l'arte, quando di stingue i colori caldi dai freddi, intendendo quem� leggermente tinti da quelli che lo sono con inten.,· e della sìtà e quale si è .. - vivezza. Fu deLto di sopra che il Coulier nelle cerche trovò che la diversità del colore non sue l'i··· apporta variazione di qualche rilievo nell'accelerare o ritar­ dare il raffreddamento di una stoffa. Ma questa sua", conclusione era ristretta al panno-lana da vestire i soldati francesi bigio di ferro, e di quindi azzurro robbìa, di' i quali colori, come tinto di cupo = rosso vedesi dal nostro quadro, avrebbero anzi una capa­ cità grande pel calorico, non escluso l'azzurro quando appunto sia cupo e nereggiante. Egli del resto non curò tanto di stabilire questa capacità, quanto dl raffrontarla al tempo impiegato a raffreddarsi par­ tendo da una temperatura ugualmente data alle trs· tinte sperimentate. Più concludenti al nostro argo­ mento sono invece le esperienze di Starck (i) com­ pendiate da Bequerel (2) in questi terrniuì : « Sono dovute allo Starck le ricerche più nume­ rose e le più suscettive d'applicazione immediata ai vestiti, per quanto riguarda il loro colore. Egli trovò che il termometro coperto da pannolana di diverso colore, per 'salire da iO a 70 gradi, impiegò colla lana verde scura 5 minuti, colla rossa 5 minuti e mezzo, colla lana bianca 8 minuti. In un'altra prova fatta (l) con un termometro aria, graduato di Dell'influenza del colore dì Igiene, ·1834. Tomo XII, STARCK. odori. Annali ad sul calorico un � sugli. - p. 54. (2). A. BEQUEREL. Trattato elementare d'Igiene privata pubblica. Parigi, 1864, 3a edizione, p. 440. e . - 57 � decimo di pollice in serie discendente, la cui bolla. veniva successivamente colorala differentemente, ha �onstatalo che nel medesimo tempo: Il termometro a bolla nera discese da i a 83. » » . . da {. a 7i: rosso-ranciata da l a 5&·, gialla . da i a 53 • da i a i3v bruno-scura . . bianca. . . donde risulta che la lana colorata in nero è assai più permea bile al calore della lana bianca. D Un altra osservazione importante troviamo nel libro del Timbs (1), ed è che i soldati sembra che> vengano colpi ti in battaglia giusta il colore del loro, abito nell'ordine seguente. Il rosso è il colore più fatale, e rappresentato dal numero 12, supera di E}. punti il verde, di 6 punti il bruno; di 7 il bigio, azzurrognolo. Sarebbe desiderabile che si avessero­ i dati anche per gli altri colori. Questi intanto non. corrispondendo colla scala da noi riportata della. irradiazione della luce dei vari colori, ci manca un. criterio scientifico per discuterla; per cui la abban­ doniamo alla pratica, non tralasciando però di no­ tare collo stesso autore quanto imponi di studiare loro, anche sotto questo­ aspetto dell'essere più o meno facilmente veduto e colpito dal nemico. Grande importanza umanitaria avrebbe del paro, per le vesti militari il colore nuovo l'invenzione del genovese Muratori, che renderebbe­ invulnerabile il soldato coprendolo d'un abito o' corazza speciale. La (l) GIOVANNI TIMBS. pago 38. corazza Cose utili Muratori, respinta dal, e poco 1�ote. 1869, Ila Seria; - 58- -dal governo Italiano e sperimentata, pare, con sue-cesso in Francia al campo di Chalons è un feltro -che ripara il petto dai colpi di bajonetta, d'arme taglio e di revolver a bruciapelo; e può essere adoperato a corazzare le navi. Questo feltro è com­ "posto di fibre vegetali tessute, agglutinate e imbe­ da vute di certe sostanze, che formano il segreto del­ "l'inventore genovese. - un Preparato coll'ajuto il feltro viene colato in macchine, - metallo fuso, ed una la stessa resistenza che il miglior mercio, costando solo il quarto ciaio stesso. Notiamo inoltre renda, - mento di potenti stampo, come volta solidificato, presenta uno come la o acciaio del il quinto superficie com­ dell'ac­ dei corpi grossolana, più facile l'assorbi­ del calore, che non quando sia liscia e lu­ se scabra e E perciò la lucentezza delle stoffe di lana a questo riguardo sommamente pre­ giarsi, anche quando non si possano per essa otte­ cente. e - di seta deve i favolosi effetti dello scudo incantato d'Atlante. Da ullimo vuolsi avvertire che il- colore delle nere - - stoffe . . è ordinariamente naturale, ma dato alle speciali, sieno esse mi­ nerali od organiche. Come più volle ebbe l'igiene a richiamare l'attenzione sopra le qualità nocive di ,alcune sostanze coloranti, impiegate a dare vaga apparenza alle tappezzerie delle pareti, od ai ma­ nicareti ed ai dolciumi, di che sono ghiotti i fan­ ciulli, piccoli e grandi; così al contatto della pelle possono le stoffe colorat.e portare qualche tinta, che sciogliendosi nei prodotti nella traspirazione, ed es­ sendo assorbita pei fori della cute, diventi perìco­ non stesse da materie coloranti : - .10sa per la buona salute. - 59- Chi scrive ha conosciuto 'l ndossato nel una pettinarsi un signore, che avendo camicia di lana tin ta di rosso, trovava la forfora ed i capelli più caduchi -del solito: segno dell'azione tutt'altro che innocua <li quella tinta a contatto della pelle. In questi ultimi tempi si è parlato pure di calze 'avvelenate, tinte in rosso brillante, che provocarono nella pelle una infiammazione dolorosa, ed un ma­ 'lessere generale, simile a un leggero avvelenamento. La tintura rossa di tali calze analizzate dal signor Bidard, professore di chimica a Rouen, era formata .colla corallina, che é una nuova materia colorante -estratta dal catrame mediante l'acido fenico. Nuovi studi del Dott. .rallina -dente . non Guyot farebbero credere che la è velenosa per sé adoperato stessa, ma pel co­ mor­ per fissarla alle calze. che è l'acido arsenioso. Anche .hianche per questo riguardo adunque le stoffe da preferirsi a qualunque d'altro co­ sono -lore, principalmente per abiti �alla pelle. da portare aderenti 60- - CAPITOLO X. Stratificazione dei vestiti gazione todo di Tessier miasmi - Tessuti mercerizzati ad imbiancamento delle materie tessili - Mantegazza Le - materie tessili - Bucato ordinario essenze Azione - degli alcali Metodi ottico e - e - Puro' Me-' Disinfezione dei - ed i miasmi - Nuovi studi del degli chimico acidi sulle per rico­ noscerle. rapporti che le materie. gli altri agenti naturali, e quindi la loro maggiore o minore opportunità come vestiti per difenderne il corpo umano; quando la loro. azione possa essergli dannosa. Riguardo alla nesessità, non mai abbastanza ri­ cordata, di mantenere al corpo un'equa e costante temperatura, vuolsi aggiungere primamente che in tanta diversità di climi, ed oscillazioni di tempe­ ratura parrebbe impossibile, non che il ripararvi, il pensarvi. Eppure non è cosi. Come l'uomo primitivo ha imparato dagli animaI i di quali materie e di quali colori vestirsi, perfezionando in seguito colla propria esperienza tale sua cognizione; così dagli animali stessi e dai bisogni propri polè apprendereRestano da considerare i tessili hanno con - -esaue nozioni ,onde igieniche difendere il suo 61- sulla quantità dei vestiti, corpo dal contatto degli .agenti esteriori. Vestito assai leggermente, né totalmente coperto ogni membro potè tollerare gli ardori dei climi .equatorialì, al modo stesso che, coprendosi di drappi .grossolaul e pesanti, oppure di folta pelliccia, potè acclimatarsi nelle regioni polari; a parità di circo stanze però invece di una sola stoffa di grande .spessore, giova vestirsi di stoffe più sottili e molte ·.plici, per modo da procurare intorno al corpo una in .. . .. stratificazione alternata di materia tessile coibente -e di aria. Questa disposizione, che nelle esperienze di Mel­ 'Ioni sulla diatermasia fu provata ad accrescere la facoltà coibente assai favorevole degli infe­ strati riori, pel solo fatto dell'esercizio naturale di tale facoltà negli strati superiori, come torna utilissimo. all'economia animale, diventa del pari opportuna 'per la facilità a crescere o a diminuire gradata­ 'mente la qualità dei vestiti: e perciò una vera ne­ cessità nei climi assai incostanti. Per' le stoffe di cotone riguardo va acquistando importanza perta del sig. Mercer, che altri attribuisce delle a questo la sempre crescente una a sco­ Persoz, che hanno ·le soluzioni di potassa e a 36 gradi dell' areometro di Beaumè di. accorciare le fibre del cotone; per cui le stoffe di cotone cosi preparate, o come dicesi mer­ proprietà di soda concentrate .. ce rizza te, si fanno più fitte e perciò meno per­ meabili. Giova moltissimo inoltre che alle stoffe sieno le varie loro qualità igieniche ricono- 'conservate - 62- sclute, col mantenerle in istato di purezza senza che gli imbratti o le sostanze coloranti o le altre preparazioni vengano talvolta a diminuirne, o a togliere ad esse del tutto l'importanza. Tutti i van­ taggi suesposli, che presentano le stoffe bianche, hanno fatto pensare e praticare innumerevoli pro-­ cessi d'imbianchimento delle materie prime, e di purgazione quando ad usarle siensi rese indecenti e­ malsane. Noi doci a non riferiremo tutti ricordare il i tessuti di più antico questi e metodi limltan­ notissimo dell'esporre di canape e di cotone, all'aria alla umidità ed alla luce del sole, sia sull'erba dei prati, lino, spiagge' arenose dei laghi, al bacio delle purissime e decoloranti forse maggiormente quel poco di cloruro di sodio e del jodio 'che che 'sulle onde per con tengono. dell'aria Probabilmen te serve ad ossidare in e a tale materie che incrostano i tessuti. Oggi che la chimica è divenuta più autorevole onde purgarle pel l'ozono la consigliera tessili, deteriorarne la qualità, si ot­ trattamento senza caso rendere solubili le­ delle fibre delle tele con molta mag-­ ed economia. Si comincia dal di-­ giore prestezza farle col bollire nel latte di calce (400'· grassarle, tiene l'imbiancamento grammi di calce per ogni fOO metri di tessuto) mantenendole immerse nel bagno, onde allontanare l'aria, che, secondo l'osservazione dello Schwartz, in. concorso della calce altera la cellulosa, che è la so-· stanza costituente delle fibre tessili vegetali. Quindi' si eliminano i saponi calcari insolubili che si sono­ formati, e la residua calce, con un bagno di acido clorìdico diluito, e con liscivia alcalina di soda, in. - 63- cui si discioglie del sapone di colofonia; e final­ con ripetute lavature. L'imbiancamento si' ottiene quindi col passare i tessuti in una soluzione di cloruro di calce, a circa un grado di Beaumè, e quindi in un bagno d'acido cloridico allungato. Per la lana il digrassamento si fa in una solu­ mente zione di sapone bianco e di carbonato di soda, a temperatura che non superi i 60° gl'adi, onde' l'azione del bagno si limiti a emulsionare le materie una grasse, e non intacchi la fibra; le replicate lavature' bastano per esportarle dalla stoffa e non resta che' d' imbiancarla coll'acìdo solforoso in soluzione nel­ l'aqua, oppure in un bagno di solfito di soda, che' decompone lentamente a contatto dell'acido clo­ ridico che vi si aggiugne. La lavatura con aqua calda e fredda è quindi di suprema necessità, onde non­ si accada che l'acido solforoso rimasto nel tessuto poroso si trasformi, come avvertì pel primo Dumas, in acido . solforico, che corrode la fibra tessile. più delicata della lana, non reggerebbe: La seta alle soluzioni alcaline anche diluite, se di elevata' temperatura, ed anche ad un trattamento a freddo molto prolungato, per lo prima in o meno un e le fibre ne sarebbero assai indebolite. Per ciò si bagno caldo, distrutte­ dìgrezza contenente il 2a per 100 di sapone, e quindi si passa in un secondo bagno acidificato dall'acido solforico assai diluito. S' im-· bianca quindi colla soluzione aquea d'acido solfo-· roso e coi solfiti alcalini decomposti da un acido, si fa per la lana. Un nuovo, più efficace ed economico processo, d'imbiancamento è dovuto al chimico francese Tes-­ come sier de Monthay. - 64- Ossidare la materia colorante delle fibre tessili, -eosicchè diventi solubile nelle soluzioni alcaline: Il insolubile, cosicchè si faccia incolora lungo procedimento' della espo­ prato, all'azione della luce, o della quan­ mediflcare la senza ricorrere al -sizione al tità minima dell'ozono atmosferico: fare a meno -del cloro, degli ipocloriti, che non di rado esercì­ aano un'azione corrodente sulle fibre tessili; ecco il problema elle propose a sè stesso il Tessier, e che sembra avere risolto felicemente coll'ossidare diret­ ossigeno attivo la materia colorante, per poi discioglierla nell'alcali. Preparato un bagno di rnanganato di soda alcalino, ed aggiuntovi solfato di magnesia, vi immerge il filato od il tessuto, la­ vato e digrassato prima diligentemente in bagno eli 'sapone, se trattasi di lana o di seta, e in bagno di liscivia pel cotone, il lino e la canapa. Dalla solu­ zione di 'manganato passano le stoffe in bagno di acido solforoso, di acido azoto-solforico, e di aqua ossi­ genato: quindi si lavano replicatamente con aqua tamenle con sum cruda, cioè non contenente sali calcari. Con ciò 1'imbiancamento perfetto si ottiene al più in tre e colla giorni, spesa di Lire 0,3� al Chilogramma o di Lire 6 per ogni 100 metri di tessuti (1). Il Il metodo .razionale per. imbucatare i pannilini sudici non dovrebbe scostarsi molto dai suesposti. Pel bucato ordinario (l) Dott. occorrono P. CARLEVARIS. - 20 Chilogrammi di Lezioni sulle materie tessili. Torino, 1868, pago 62. - Non molto diverso dal metodo TESSIER è , sentato dal quello pre­ A. SELMI all'Istituto Lombardo nel 1872 per ed imbiancare il tiglio delle piante tessili senza prof. degommare preventiva macerazione. - 65- �'�uona('cenere, che contenga cioè un ottavo del suo peso di potassa, per ogni 100 Chilogrammi di bian­ cheria. Dalle lavandaie del Lodigiano, lo scrivente . ha veduto .Iavature a a vapore, .Francia da usare con mollo vantaggio nelle prime freddo col sapone, il borace. Il Duca lo già usato in Oriente ed introdotto in Captal nel 1790, dove fu, perfezionato Curandeau, si fa inzuppando di liscivia la bian­ .cheria, e sottoponendola all'azione del vapore, in da tino col fondo sforacchiato posto sopra ad .una caldaia d'acqua che bolle, per otto ore. La mondezza delle biancherie da applicare alla pelle, e degli abiti esterni da conservare sempre .un è condizione indispensabile per mantenere salute, e togliere ogni pretesto alla .pigrizia ed alla mancanza di rispettabilità personale con l'uso degli abiti di colore scuro, sui quali non si vedono facilmente le macchie. L'abito a questo ri­ .guardo dovrebbe anzi essere, come quel filosofo bianchi, 'l'uomo in florida 'avrebbe voluto le .del giusto, case di vetro; che si assicura Sotto l'usbergo o come la coscienza del sentirsi pura. Ma le stoffe dei vestiti non 'mente coll'assorbire dal corpo si imbrattano sola­ e dall'ambiente so­ Abbiamo studiata la polviscolo, capacità per i gas rnìasmatìcì, e giova grande­ mente di lìberarsene, onde non si perpetui la triste eredità dei mali epidemici, conserva ti e trasportati talvo1ta nei vari paesi del mondo con gli abiti dei pellegrini, e col ciarpame che alimenta tante indu­ strie. Le donne, che nelle cartiere scelgono i cenci non imbucatali, contraggono facilmente la lebbra ed stanze grasse, ecc. loro 5 - 66- altre malattie cutanee; e tutti sanno il bel regalo, che annualmente farebbero all' Europa i reduci dai .. pellegrinaggi alla Mecca e da altre regioni, dove la peste bubonica, la febbre gialla, il choléra, sono': indigeni, se la previdenza .deì governi civili non. avesse stabilito le quarantene, ed altri provvedi-­ menti igienici nei porti dove sbarcano. Un abito, che per l'uso suo possa sospettarsi che abbia assorbito qualche gas putrido e malsano" devesi subitamente disinfettare, sia esponendolo nei Casi ordinarj all'azione diretta della. luce, dell'aria; .. della esalazione spontanea, prolungato e coll' esposizione e con un aerea mento alla rugiada; nella miasma, potrà essere più quale disciogliendosi facilmente dalla evaporazione esportato. Così trovasì razionale la pratica di esporre nella notte del S. Gio­ vanni (2� Giugno) i pannolani, onde governarli e riporli nel dì seguente per l'inverno venturo: es· sondo nelle notti serene estive, notevole l'abbassa­ mento della temperatura, e grande la differenza. colle temperature diurne, per cui le stotfe che vi si assoggettano possono ritrarne, o la distruzione' dei germi miasmatici, dovuta a tali rapidi passaggi, di temperatura, od almeno la loro esportazione dalle correnti atmosferiche. Ma a distruggerli più sicura­ mente conviene ricorrere ai disin fettan ti; ai quali dovrassi, è vero, sacrificare i colori delle stoffe, ma sarà provvidentissimo l'effetto, trattandosi di togliere· non solamente il male presente, ma d'impedire la il .. . sua diffusione uccidendolo in germe. I disinfettanti ci dispensiamo. più usati sono moltissimi, e noi dall'enumerarli, nominando appena creozoto, l'acido solforoso, il cloro. l'acido fenico, n, 67-- - Sommamente attivo è il disinfettante proposta ed esperimentato fino dal 1860 dal dotto Giacometti di Mantova (I) quando dominava il cholèra, consì­ stente nei di 2 3 gas che si sviluppano da una miscella di cloruro di calce, con una parte di fiori di zolfo non lavato. Questa miscella, posta in un cartoccio all'aria, ben presto si accende spon­ taneamente, e svolge in gran copia cloro, acido sol­ a parti foroso ed altri gas, tutti scoloranti, deleterj, e di­ germi delle diverse fermentazioni tanto struttori dei nocive alla salute. Parimenti furono sin qui tenuti dannosi i pro­ odori, che impregnando i; ogni tessuti portassero nelle vie respiratorie ed al con­ tatto della mucosa e della pelle principj narcotici, ed essenze, che avessero un'azione sui nervi; tanto da creare il noto bisticcio, che il miglior odore pe�1 l'aria e pei vestiti era quello di non aver odore. Gli studj recentissimi del dotto Mantegazza (2) avrebbero provato che le essenze al contatto dell'aria e sotto l' influenza della luce del sole, svolgono molto ozono, ossia ossigenandosi attivamente, metamorfizzano l'os­ sigeno e lo esalano in quello stato particolare, che­ fumi ed sorta di ha fatto dare allo stesso il nome di ozono, e ne] antì-mìasmatiche. Per qual pare possieda proprietà cui consiglia di allargare le esperienze, onde con­ fermare tale proprietà delle essenze. « Conviene sperimentare, egli scrive, se portando, (l) Dott. VINCENZO GlACOMETTJ. - Lettera a Gabriele Rosa . giornale Il Sole N. 114. Facoltà igienica delle essenze (2) Dott. P. l\lANTEGAZZA. Resoconto del R. Istituto Lombardo. 1870, 24 Marzo. sui bozzoli rugginosi. 1870. Nel - •. - Colonia o 68- sulla persona profumi di aqua di di altre tinture aromatiche, si 'possa an­ sul moccìchino o che per questa via difendersi dalle affezioni palustri o dai danni di una infezione di miasmi animali. In questi casi sarà bene adoperare essenze o tinture, che in vaso semi aperto hanno potuto con una lunga esposizione al sole ossidarsi d'ora propongo ai prossima stagione e caricarsi d'ozono. Fin proprietari risaie, che nella contadini, che do­ di estiva i loro attendere alla mondatura del riso o alla mietitura, debbano portare sempre al collo una piccola spugna imbevuta di essenze di trementina, di lavanda o di ginepro, profumandone anche i capelli e gli abiti.» Se gli alcali liberi, potassa e soda e i loro car­ honati, quali trovansi nelle soluzioni lisciviali che servono al bucato, sono innocui alle fibre tessili vegetali od animali, purché mediocremente concen­ trate, come pure gli acidi nitrico, solforico, clori­ drico, ossalico, citrico, moltissimo diluiti ed a bassa temperatura; non è più così quando sieno adoperati assai concentrati e ad alta temperatura. In tale caso, vranno sua . tanto la cellulosa che la lana si e la seta si alte­ si distruggono; e profondamente, sciolgono, perciò tali reagenti chimici non vanno adoperati che con le debite precauzioni nel trattamento delle stoffe, quando vogli ansi purgare o liberare dalle macchie. Ancora è da avvertire col Colvert, che ad uno stesso grado di concentrazione, gli acidi minerali ed organici non agiscono con uguale energia sulle rano fibre tessili solforico, vegetali ed animali: mentre infatti l'acido assai diluilo intacca la lana. e È perciò caldo, altera il colone, non necessario di saper distin- 61)- - guere nei tessuti la. vera natura delle. fibre che li compongono, occorrendo troppo spesso che il me­ todo di filatura, di tessitura e di apparecchìo, dieno alle stoffe un' apparenza non corrispondente alla realtà; cosicché al tatto ed alla vista sembrino di puro lino o di canapa stoffe, a cui è mescolata buona quantità di coLone, e così dicasi delle stoffe di seta di lana che si pagano per tali, ma nelle qualil'abi­ lità del fabbricante ha saputo nascondere il cotone e più facilmente Sfilacciando che non faccia l'oste l'aqua nel tessuto ed osservandone vino, i peli microscopio, si distinguono subitamente, appa­ rendo quelli di cotone come altrettanti tubetti mem­ hranosi, appiattiti, spirali e sparsi alla superficie di strie e di punteggiature. Il lino mostra filamenti omogenei e tondeggianti: la canapa tubi più grossi un col sfaldati e intaccati circolarmente: la seta tubetti la lana fi­ i lati alati singolarmente lungo opposti; scagliosi ed irregolari. Il diametro di questi diversi peli è piccolissimo: 10 mllleslmì di milli­ lamenti metro nella canapa, 12 nel cotone, 10 nella seta, 20 nella lana. Ma il microscopio, che pure oggidì è più delicato e potente strumento di os­ dopo gli apparati spettroscopicì, non è nelle mani di tutti, e pochi ancora sanno servirsene senza pericolo di abbagli. Un mezzo di più comune e facile applicazione l'abbiamo nei reagenti chimici. Se havvi sospetto divenuto il servazione .che la tela di lino . o di canapa contenga del cotone, lava, come insegna il Kinde, con diligenza un pezzetto nell'aqua distilla l'a, e poi s'immerge nel­ se ne l'acido solforico concentrato minuto secondo: poi e si lava' freddo per circa un ammoniaca e sì con -70 . - risciaqua ben bene per toalìergli ogni acidità. L'a­ cìdo, mentre ritarda alquanto la sua azione sul lino e .sul canape, distrugge prontamente il cotone, e la tela così provata si mostra assottigliata, rada e retiforme. Volendo conoscere se un drappo di seta contenga della lana, non si ha che ad immergerla ne) l'acido nitrico: questo discioglie la seta perfettamente, ma non avendo azione sulla lana, la lascierebbe intatta subito riconoscibile. La seta è pure solubile nel­ l' ossi-ammoniuro di rame, nel cloruro di zinco, 'e concentrato a lana invece si 60°, bollito con ossidi di zinco. La scioglie interamente nella potassa e soda caustica. Chi avverta alla che sia piuttosto tessili, non distinguerle importanza igienica troverà oziosi con d'una stoffa, di tutta lana che mista ad altre sicurezza. questi cenni sul modo di -7'1- CAPITOLO XI. <Il cloruro di zinco sti nocivi dei e 1'allume d'amianto Stoffe - bagni - di luce Combustibilità delle - Luce II sole - ve­ Effetti salutari - e la pellagra o - Elettricità. Un danno "quindi gravissimo può venire alla pelle e organismo dalle bruciature, pro­ all'intero dotte dall'incendio delle vesti. ,dri e delle nutricl è causa L'incuria delle tante volte mestici, che devono lasciare in .rimorsì. È . loro ma­ di lutti do­ tormentosi spettacolo desolante il vedere' una creatura inesperta involta nelle fiamme, contro le quali agitandosi per ispegnerle, le avviva sempre più, rinnovando l'accesso dell'ossigeno, che invece .deve essere allontanato col comprimere intorno al -corpo le vesti, col rotolarsi sul terreno, od avvilupparsi in una coperta. Come non è meno desolante e luttuoso l'Incendio che investe un luogo di pubbliche riunioni, una Chiesa, un Teatro, dove si affollano migliaia di persone, e l'angustia delle uscite le con-danna a uno certa destato da morte: incendio che tante volte è imprudenti decorazioni, ael a, la carta ed i lumi sono nelle quali troppo ravvicinati, la non . -72 -- che dal fortuito accostarsi ai lumi del proscenio delle­ leggere e combustibilissime delle danzatrici. Sarebbe quindi sommamente vantaggioso di poter donare alle stoffe principalmente I' incombustìbilìtà.. senza togliere loro le a ltre qualità, che le rendono cosi preziose. A questo fine fu trovato che una lunga solu-· zione di cloruro di zinco, in cui s'immerga una stoffa qualunque, tranne la seta, la rende perfettamente incombustibile (l); O a dir giusto impedisce che vi si appigli la fiamma; poiché è chiaro che una tela.. -Vesti anche così . preparata, gettata sul fuoco non mancherà non facendo fiamma, sarà im-· d'incenerirsi. Tuttavia il subito pedito cendio. Ancora divampa mento e fu sperimentato il dilatarsi dell' in-·· utilissimo contro deì tessuti, il dar loro la salda con· cui si mescoli allume e polvere di creta. l'i ntìammarsl amido, a Migliore d'çgnì altro spediente sarebbe il ve­ stirsi di stoffa d'amianto� che, come ognuno può sa­ pere, è un minerale setoso; bianco, elastico, che si fila come il cotone. I Chinesi ne fabbricano fino da. antichissimo delle tele, le quali quando voglionsi si gettano senz'altro nel fuoco, e si ritrag-· da gono quello incombuste e candide come neve pulire .. Per questa proprietà gli antichi ne traevano dalla Persia, onde formare lenzuola da bruciarvi dentro i cadaveri, le cui ceneri non si sperdevano così pel rogo e potevano raccogliersi e conservarsi nelle domestiche urne. Ai nostri tempi se ne fecero vesti pei pompieri, e così difesi poterono avvolgersi impunemente tra le fiamme; ma il costo troppo elevato di queste tele per la rarità dell'amianto tessile, to--. . (l) Tecnico .. 1857. Anno I, fase. II, pago 80. , -73 glie . - che se ne approfitti in più larga misura. Biso-adunque contentarsi delle preparazioni poco­ costose coll' allume, il quale intercettando il calo­ rico, difende i corpi sottoposti dall'innalzare la pro­ pria temperatura fino al punto di bruciare. Studiati fin qui gli effetti del calorico compara­ tivamente alle proprietà di tessuti, resta da consi­ derare ancora le vesti relativamente agli altri agenti­ gnu naturali. Comincieremo dalla luce. Nel nostro secolo, detto non senza giuste ragioni lumi, non è ancora nei riguardi igie­ specie umana il secolo della luce. Tutti il secolo dei nici della conoscono l'efficacia di questo agente sulla natura' organica ed inorganica: tutti, meno i gufi, ripetono «Benedite in coro il salmo del Mantegazza (t): la luce, che è la vita del mondo; benedite la luce, che uccide le muffe e fa scappare gli scorpioni. «Benedite la luce, che dà il profumo alla rosa, il miele all'ape, il nerbo ai muscoli, la vita all'a­ nima. Dinanzi alla luc.e fuggono solo gli scarafaggi, i ladri e gli ignoranti. «Benedite la luce, senza di cui il nostro pianeta sarebbe una sfera di ghiaccio e di deserti senza uno stelo di erba, senza il sussurro d'un insetto.» Anche la scienza si accorda con la poesia, e tri­ buta alla luce, come agente vivificatore degli orga­ nismi, gli elogi più meritati, fino a creare per essa uno di quei neologismi, che fanno torcere il naso agli accademici della Crusca, ma che non sono per questo meno espressivi. Bagni di luce, ecco la parola. d'ordine della nuova scuola igienista: la quale deve - (l) Dott. MANTEGAZZA. Almanacco Igienico, 1867, pag.54 •. -74 - anche umanitaria e in conseguenza perciò cospiratrice contro l'aristocrazia delle pelli bianche. Secondo alcuni, oggidì bisogna essere gente di "colore; chi ci vuoI rossi, come gli indigeni ameri­ cani, ai quali Colombo fece il gran servigio di andare a scoprirli, e gli Spagnuoli quello di massacrarlì. Chi d vuol neri come gli Ottentotti, dichiarando che padre Adamo era negro, e che la pelle nera è .il più autentico diploma di nostra antica nobiltà, il documento più certo di nostra discendenza dalla nobilissima schiatta degli Oranghì e dei Gorilli. Chi i infine ci' vorrebbe come i Chinesi, del bel colore dell'oro, onde almeno ci consolassimo vicendevol­ .rnente degli scrigni vuoti guardandoci in volto. Abbiamo già veduto come una pelle colonta da un ricco pigmento, è un preservalivo contro la diminuita attività organìcaneì climi eccessivamente caldi ed illu­ minati; e perciò chi non vuol essere schiavo dei mille riguardi.che deve imporsi eh i vuo l conserva re alla pelle .Il pregiato candore, ed è meno esposto a pagare anche -essere : . in questo alla moda un tributo di debolezza e d'inferlo organica e patologica, non tema la luce. Con tutto ciò non vogliamo dire che l'esposizione diretta ai raggi del sole, nelle stagioni e nei paesi dove essi vibrano più potenti, non richieda un riparo, e non renda ne­ cessario difendersene, come i Crociali del Grossi (1) .rìtà , , , Sul terre n tormentoso aneli Di vesti e e stanchi scudi al sol facendo schermo, sfuggire alle facili congestioni cerebrali, alle .emorragie, alle morti improvvise per colpo di sole, onde . (l) .TOMM:ASO GROSSI. I Lombardi alla <-canto XIL prima Crociatas­ -75 - -alle irritazioni eritematose della pelle. Questi effetti artificiali, come ebbe a constatare il signor Charcot (I), il .quale con la luce elettrica e coll'azione dei raggi chimici che l'accompagnano, seppe produrre sulla pelle le stesse alterazioni che il colpo di sole. Il 'Vestito adunque è un opportuno riparo contro la soverchia azione della luce, e tanto più quanto possederà maggiormente di quelle qualità che ab­ · 'dannosi si producono anche da intense luci · · biamo dimostrato utilissime soverchio calore e dagli a altri difendere il corpo dal agenti naturali nocivi .alla salute. Nell'interesse · · principalmen le della classe contadinesca, esposta per la natura dei suoi lavori al vivo raggiare della luce solare, noi vorremmo fossero meglio studiati i fenomeni vitali secondo le 'leggi della fisica, onde stabilire i rapporti che de­ vono esistere tra il soleggìamento e la salute dei contadini. Al nostro tempo, in cui la pellagra de­ serta funestamente la campagna, popola gli ospedali e carica di cifre le tavole luttuose della statistica suicidi, non sarà disopportuno pel nostro assunto dei riportare le conclusioni di uno studio del signor (2) sulla essenza della pellagra degli agricol­ tori e sul metodo igienico e preventivo di curarla. il 'Pari «Trova l'autore che i medici smarrirono la "traccia, che li avrebbe condotti alla scoperta della pellagra, perché dopo il Frappolli, I'Odoardi ed il Gherardini, che ne scrissero l primi e che avevano (l) prodotto dall'azione della luce elet­ Biologica. 1859, Tomo V, flag. 63. Essenza della pellagra degli açricoltori: CHARCOT. Eriterxa .:.trica. Resoconto della Società (2) A. G. lJdine, 1864. P ARI. - 76- 'del solegglamento, non seppero insistere a espressione volgare in un termine­ scientifico, che caratterizzasse una vera combustione, parlato convertire la che si opera sulla cute dell'uomo in date condizioni. Tali condizioni sono per lui appunto lo stato in cui; si trovano molti poveri carnpagnuoli, specialmente di offrire al sole in sé stessi la in regioni, accensibile, e questa materia è la fungina, della" quale essi sono nutriti e saturi col cibarsene che:' fanno, sia direttamente, sia cogli alimenti di cui si pascono, sia coll'aria che respirano, che n'è pregna. certe ma­ teria in molte campagne e che vegeta nei loro abituri in guisa da avvilupparli in un ambiente crittoga­ mico, il quale invade laddove si è una uno spazio sempre maggiore volta annidato. I medici non con-:-· siderarono che nella e quando giunsero pellagra a c'erano due curarne dimenticarono che l'altra rimaneva riva malattie, palliativi una, con e che ricompa­ tutte le sue funeste conseguenze, non ap-· pena si restituiva il malato nelle condizioni di prima, con cioè dalla città e dall'ospizio nella sua povera campagnuola, nella sua permanente fungaia .. « L'autore viene quindi alla cura deducendola palliativa casa del dai nuovi studii principio pellagroso, teorico-pratici da lui intrapresi. La pellagra, ei dice, è il risultato di due malattie riconoscibilmente di .. stinte, l'una tacita nel misto organico, costituita' dall'ardere della fungina 10 un organismo vivo ed umano; per cui bisogna dividerla in due parli l'una. contro l'incendio, l'altra contro la Iunginotrofla. La. prima è nota, l'altra fu quasi nulla, perchè ignota .Ia malattia; ch'è la principale. Noi non possiamo citare i suggerimenti ch'el dà ai medici, né. le espe .. · -77 - propone, e soltanto notiamo tra molli avvertimenti igienici, che possono giudicarsi utili in proposito, il seguente. Si determinino i pel­ rienze che loro tanto reali che sospetti, a portar calzoni lunghi, nonché cappello a larghissima falda, ciò onde coprire il più possibile tutta la persona di Iagrosi, 'ricchi ,'e e fitta ed estesa ombra, cotanto benefica a preservare principio accensibile, cioè la combustibile fungina, .il dal pericoloso Dopo il contatto dei penetranti raggi solari.» calore, qualche parola sulla 'elettricità. .L'azlone. di' questa sul corpo umano non fu abba­ stanza studiata dai fisiologi, 'e meno ancora dagli .igienistì, onde si possa con sicurezza 'stabilìre i li­ può giovare, essendo noti solamente i casi più ordinari in cui può nuocere. Certo che il confrìcamento della pelle a conta uo della lana e miti dentro cui della seta, deve alterare la condizione elettrica della e forse giovarle collo stimolare i' atti­ pelle stessa, vità secretoria. Non si conoscono abbastanza le re­ lazioni che passano tra ]0 stato elettrico dell' aria e del suolo con quello del corpo, se non per tesi .generale , com' è i' indursi nel corpo l'elettricità contraria a quelle dei corpi vicini, e quindi la fa. . cilità d'essere colpiti dannosamente nella ricompo­ sizione delle due elettricità. Quale e quanta influenza abbiano in questi fatti vestiti, mercè le materie diverse onde sono for­ mati, non è noto completamente, eccetto l'essere la lana e la seta cattivi conduttori, il lino ed' il colone buoni conduttori dell' elettricità. Se giova durante i temporali per difendersi dal fulmine, secondo il consiglio di FrankIin, isolarsi dal suolo collocandosi i sopra un letto sospeso a corde di seta, non dovrebbe -78 - nuocere il vestire a tale scopo di lana o di seta .... l\fa dubitiamo che trovandosi esposti ad una scarica d'elettricità all' aperto, non giovi meglio essere vestiti di materie che conducano bene l'elettrico; le quali in aggiunta, se fossero ben municazione col suolo, pel corpo mine per un gli noi 'perché potrebbero bagnate ed in co­ considerate­ essere apparato difensore, com' è il parafuledifizi. Mancano ci arroghiamo di . .. però le esperienze,. portare più innanzi. . la induzione. Di per un quello mattina testimoni, e lo riferiamo proposito può valere. La luglio 1869 fu colpito dal fulmine solo fatto fummo che al nostro dal 21 all'istante, sopra un battello nelle aque del Lago Mantova, un pescatore. Il fulmine, entrato sotto l' orecchio sinistro, uscì dal piede de­ stro arsicciando in quella direzione i peli del corpo, e fatto cadavere di rompendo tutti i fili del vestito che si trovavano trasversalmenle, ossia in direzione normale al pas­ saggio dell' elettricità, mentre i fili longitudinali rimasero intatti. S'aggiunga, che i fili rotti erano di lana, gli illesi di lino. Donde potrebbe arguirsi --ChB forse, senza l'ostacolo della lana e dei fili tra­ sversali, l'abito di soli fili discendenti poteva essere" un preservativo dai danni della folgore, facendola scaricare nel suolo con un investimento superfìciale della persona. :Ma sospendiamo ogni giudizio, aspet­ tando che nuovi fatti ci guidino con maggior sicu­ rezza ad una conclusione qualunque di valore certo per l'igiene dell' uomo. e � 79- CAPITOLO XII. Storia naturale e coltura industriale delle materie tessili animali. Troviamo opportuno, dopo compiuto lo studio delle' proprietà diverse delle materie tessili, di presentarne in breve la storia naturale e la coltura industriale delle stesse, onde si conosca quanto dobbiamo per:' esse alla natura e quanto all'ingegno dell'uomo, che seppe farne il suo pro. Le principali e più note dr queste materie tratte dal regno animale sono: 1. La Seta - altro che il filo Nessuno ignora che la seta nobilissimo, segregato liquido quindi per eva porazione all'aria da chiamato dai naturalisti Bornbyx �Mori� sodato mente baco vita un e non è e ras­ insetto.. comune .. da seta, quando compiuto lo stadio della da .. si poi con esso un bozzolo in trasformasi crisalide, per uscirne quale insetto perfetto i n forma di farfalla notturna, che muore sua bruco, tesse dentro il la futura dopo deposte le ova, dalle quali nascerà. generazione di bruchi filugelli. Ricorderemo setto prezioso, piuttosto la storia di questo patria originaria sembra la cui in­ che' sia la China. Senza credere alla favolosa antichità. - 80-- .attribuita da VolLaire alla colLivazione del baco da China, ch' egli fa rimontare all' Imperatore a sua moglie Lime-Heva 23�7 anni prima 'di Cristo, è certo però ch'essa è assai antica in .quel paese, essendo di là che le altre nazioni anseta in Yao ed conobbero e trassero la seta. Pare che in Grecia si introducesse l'arte di lavorare la seta, ma .non di produrla, fino da tempi remotissimi, se fa­ tiche volosamen te essi l'a ttri bui vano Tra i Romani, a Pam fila. che attraverso la Persia andavano comperare dai Seri o Chinesi a peso d'oro la pre­ ziosa materia, detta perciò serica, non divenne co­ mune che verso l'era volgare, ai tempi di Giulio a . Cesare. Solo nel 552 dopo. Cristo, due frati dell' ordine -di S. Basilio portarono a Costantinopoli nelle loro canne da viaggio dalla China. un poco di seme di. bachi e di gelso bianco, di cui appunto questi bru­ chi si cibano. L'Imperatore Giustiniano incoraggiò la nuova tico industria, che in breve si diffuse nell'an­ e nella Grecia. Di là passò nella Peloponneso Sicilia e nelle Calabri e nel H47 per opera del Re Ruggero II. Dall' Italia meridionale si normanno lentamente, provincie italiane estese e non prima del UOO, alle altre ed alla Francia: troviamo infatti che nel U23 Firenze esentava a questo scopo dal pagare il dazio la foglia di gelso Sulla fine di quel secolo Lodovieo Sforza, detto il Moro forse da ciò, ne .. : arricch iva HM ilanese; Si sto V l'impose alle come circa Romagne, la protesse, facendo costruire un secolo dopo Papa ed Enrico IV eli Francia una presso il palazzo delle Tuilerie e .gelsl da distribuire gratuitamente bacheria modello piantare vivai di a chi ne voleva .. - 81-. In seguilo l'allevamento del filugello si estese. sempre più, meno che nei paesi settentrionali dove, fallì per difetto del clima, fino al 1850: intorno al qual anno si avvertirono in Francia nei dintorni d'Avignone i primi sintomi della malattia che ferì profondamente gl'interessi dei paesi sericoli, ma-· lattia che è conosciuta coi nomi infausti di atrofia, gattina, petecchia o pebrina, senza che se ne sappia infino ad oggi la vera na tura e il modo di curarla. Cominciata la malattia in Francia e diffusasi nella nell'Italia, camminò sempre verso l'Orien te la Dalmazia, la Grecia, di modo che nel !858 per era giunta fino alle rive del Mar Caspio. Fu allora che i cercatori di seme sano si spinsero sempre più ad Oriente, dove in breve furono raggiunti dalla pehrina, che già invase la Persia, l'India, la China e persino il Giappone, che era restato l'ultima ta­ vola di salvamento in così vasto naufragio. La diffusione dei bachi giapponesi data dal 186f" quando giunsero a Parigi i dodici cartoni di seme giapponese donati dal Re d' O1anda all' Imperatore Napoleone I1LO e da esso divisi ai più distinti alle­ vatori di Francia, di Prussia e d'Italia. In Francia Spagna e fallirono allora completamente, ma diedero ottimi risultati quelli allevati.in Prussia ed in Italia; talchè il seme giapponese divenne fonte di lucrosissime speculazioni. Conoscendosi inoltre come già nella China seta selvatica di color si diversa bigio, raccogliesse da quella del filugello domestico, ma alla a far drappi feltrati pel vestito dei popolani, ed avendone mostrata d'altra qualità alcuni Negri venuti a Pa­ rigi nel 1862, prodotta nel Sudan da un baco seluna 6 , - 82- che vive sull'albero del Tamarindo, si pensò di surrogare al Bombice del gelso altri bachi che vaggio venissero in soccorso dell'Industria serica tanto mi­ nacciata. Si propose' il ,Bombyx Arrindia, originario l'India, arrivato in Europa 'nel 1.85'�, e, del­ che vive foglie del ricino e di quelle del Dipsacus fulma riproducendosi da 7 a 1.2 volte -in un anno, e non potendo quindi trasportarsene facil­ mente il seme lontano, dopo i primi esperimenti non se ne parlò altro. Nel 185u si introdusse il Bombyx Perny della China, delle -lonum ; che vive sulla rovere, ma con risultato poco felice. Nel 1856 'il padre Fantoni trasportò dalla Chi na in Europa il Bombyx Cynthia, che si nutre delie foglie d'ailanto, e venne' presto in gran voga. La facilità di stabilire un bosco d'ailanti, la selvatì­ chezza del baco che non esige che di guardarlo da'suoi nemici, che pure forflcole, coccinelle, ecc.) sono e molti (uccelli, 'vespe, l'abbondante produzione di bozzoli, di finissima seta color di foglia secca, parevano promettere bene di questa nuova industria incoraggiata e premiata in Francia, in Italia ed al­ trove. 1\1a la difficoltà di salvare appunto il baco dalla distruzione e di svolgere la seta dal suo boz­ zolo, che rimane forato ad fatto sbollire il estremità, hanno primo entusiasmo, ed oggi dì se ne parla appena. Comparve quindi una un altro baco da seta, detto, Saturnia Bauchinùe, mandato dal governatore del Se­ negal, e che si nutre delle foglie del giuggiolo come il Bombyx Militta dell' India già proposto fino dal i82� dal Lamare. . -- 83 - 'L'America offriva come bruchi setigeni l'Atacus Poliphemus, l'Atacus Cecropia, e l'Atacus Prometheus. ,Nel 1861 il signor Duchesne di Bellecourt introdu­ ceva dal Giappone in Francia un altro baco della Yama-mai, che è forse quello che dà migliori speranze di profittevole allevamento, pro­ rovere, detto Je ducendo 41 alquan lo grossa, ma elastica come che forma tessuti lucidi o consistenti, seta una cautsciuc, e sebbene poco atti a ritenere le tinte chiare. Il boz­ zolo pesa da 70 ad 80 centigrammi, cioè più del bozzolo del filugello comune. signor Guerin Meneville annunziava 'altro baco della rovere, il Bombyx Roqlei, che dà 'un bozzolo d'un bel grigio chiaro e più grosso delle altre specie affini. Riceveva pure dal capitano Hul­ ton il gigantesco Bombyx Atlas delle montagne del­ l'Imalaia nell'India, che si nutre di berberi asiatici, H cui bozzolo pesa quanto cinque dei nostri: e Nel t.86� il dell'America meridionale un altro baco ancora, che delle foglie dell'espicillo che forse è la,' selvatica (Mimosa Farueslana), e che fu tro­ gaggia vato dai signori Fauvety ed Herrera, nell' Uruguaì ; si il nutre suo bozzolo è di colore ranciato. Il Professar Cornaglia fece conoscere' il baco del Ienusco, detto Laxiocarpa Otus, scoperto dal sig. Correale in Italia presso Cotrone, che tesse un -bozzolo bianco-lucido lungo 8 centimetri, e di facile trattura. Finalmente il governatore del Senegal in­ viò in Francia la Bouckenia reticulata, baco da seta che vi ve sotto un arbusto africano, chiamato Ngu­ sguis, e che produce una seta abbondante di color grigiastro, forte ed elastica, come quella della Bom­ hyx Atias, a cui somiglia anche nella farfalla. - Si citano uno del Brasile, Madagascar; loro coltivazione è 2. La Lana. - baco delJa del Zibano ed uno sola di 84- un nuovo ancora ma la ancora La lana un Luigiana, altro dell'I­ possibilità e l'utile della problematica. è prodotta dagli animali assai hl successiva secrezione della materia cornea dalle glandulette poste nella pelle dell' ani­ male alla radice dei peli. Tale accrescimento non é sempre regolare e perciò i peli della lana non sono sempre cilindrici: sono però attorcigliati in modo da riescire sommamente elastici, e da formare quindi delle belle ciocche così opportune pel ripieno lanigeni con dei nostri materassi. L'impiego però più stimato della lana è quello qualità più fine, e feltri colle inferiori, segnalandosi così per una materia di an­ di farne tessuti colle tichissimo uso, siccome antichissimo è il domestica­ mento della capra e della pecora, che segna i primi passi dell' umano incivilimento. L'animale selvaggio da cui derivano stato, per la capra, l' onagro, che glienti, il pelo scuro-cenere e ha le appunto pare sia corna ta­ vive tuttodì nell'Asia sulle montagne del Caucaso e dell' Imalaia; e per la pecora europea, il muflone, animale setoloso, grigio; colle corna circolari curvate dietro la testa, e che selvaggio per le balze della Corsica, della Sar­ degna e delle Isole Greche. Le pecore del Levante. erra pare invece elle derivino dall'argali di Siberia. Come' che sia, è certo che tutte le diverse razze di pe­ core, che fanno la ricchezza di tanti popoli, sorio il risultato degli studi pratici, onde l'arte umana ha saputo piegare le facoltà animali alle varie condi­ zioni del clima, delle fertilità del suolo, e della . _,.. 85 - -civiltà istessa. Stimatissime erano in antico le pe­ core della Gallizia, della Grecia, di Creta, di Tar­ e le Persiane della Caramania. Conservano la loro fama quelle del mezzogiorno d'Italia, princi­ palmente le Pugliesi e le Tarantine, e le prezio­ tarìa Spagnuole, dette merinos, perfezionate dagli razze inglesi di Galles, di Keroy, di Che­ Arabi; di South-Down, di Dorset; le Francesi della viot, Normandia e di Versailles; quelle di Olanda e di .Svezia. Celebri finalmente dall'antichità più remota .sono le capre del Thibet e del Cascemir. In Grecia, in Ispagna ed altrove, onde conservare al vello delle pecore tutta la sua bellezza ed integrità, si vestono con una copertina di tela, che le difende dalla pioggia, dagli imbratti e dagli sterpi. Più si aspetta a tosare le pecore, più la lana diventa lunga e sottile: l'uso generale però è di tosarle tutti gli anni quando sissime le vi è non unaggio bagno e e più timore del freddo, cioè da noi tra giugno. Prima di losarle si conducono al se ne lavano i. velli con cura. La losatura delle pecore, che per gli antichi Ebrei costituiva una delle feste campestri più celebrate, conserva tra i .ancora nostri montanari la tradizionale sua ogni dì scemando il nu­ importanza, mero delle nostre greggi e lanifere, perché l'agri­ -coltura invade disonestamente quelle giogaie, che sebbene vada la natura avrebbe riservate alla selva. Il carnello, la vigogna, il lama somministrano pelo una materia tessile abbastanza pregiata, -col loro 'ma li vince tutti P alpaca, che vive domestica in nel Perù e nel Chili. Questo animale senza più grosso della pecora, ed ha il corpo, ad -eccezione delle gambe, tutto coperto di folte ciocche .America, -corna è - 86 --- di una lana lionata, finissima, morbida e lunga flno30 centimetrl: si tosa circa ogni otre anni da no­ vembre a marzo e generalmente di gennaio. questi Si fecero tentativi di acclimatare Ianigenì neiIe diverse parti d'Europa; ° nuovi l'esito,.. però ancora assicu­ rato. Il Re d'Olanda nel iSi 7 possedeva una man­ dra di lama nel parco della sua capitale L'Aja; ma; alla sua morte fu trasferita all'Istituto agronomico, di Versailles, dove presto periva Interamente. se può dirsi probabile, non ma è Nel iS65 il Ministro Francese Drouyn deLhuys. d'Agricollura, senatore, giornali dissero destinati; donava al nostro Ministro Torelll, due lama, 'per un che i tentativo di acclimatazione in Valtellina. 87- - CAPITOLO XIII. Cotone - Lirio Canape � - Altre piante tigliose, Come abbiamo fatto per .le materie tessili ani­ mali, daremo qualche notizia sulle altre materie tessili, che ci sono fornite dai vegetali) quali sono: 1. Il Cotone -- Il re cotone, come lo chiamano gl'Inglesi, oggidì è il sovrano delle materie tessili vegetali, e non è altro che la peluria onde sono rivestiti i semi d'una bella pianta, della famiglia delle malvacee, racchiusi in capsule grosse come un uovo. Nei paesi equatoriali il cotone si semina in dicembre, onde cresca in tempo, tanto da reg­ gere ai forti calori dell' estate. Dopo il raccolto, le piante tagliate al piede rimettono nuovi rami, dai quali si ottengono nuovi frutti in maggior copia ed in più breve tempo che non dalle piante novelle. Il, seme" di cotone poi conservasi germinativo per non più di due anni. pianta del 'colone Le chiamata dagli Indiani Car­ basso" dai Greci Kilon; dai Latini Gossypium, dagli Arabi al Kuta» ed anche Bombaso, forma il genere hotanico Gossypium, di cui si conoscono ventinove -88- Alcune di specie. abbisognano di irriga­ più ardenti, come il altre restano assai basse, Vesuvianum; Gossypium altre si innalzano come gli alberi a cinque o sei esse non zione e metri d'altezza, altre infine sono annuali, altre pe­ poi quesLi gruppi producono- quali un fruttano nei terreni renni. TuLLi cotone di fibra grossolana, corta, bianca o giallo­ quali una finissima seta candidissima e Di quesli caratteri si servono i coltivatori per la scelta delle specie, dando la preferenza alle ultime. Adattatissimo al clima dell' Europa meridionale è il Gossypium herbaceum, di cui si hanno cinquantasei gnola, lunga. e varietà e che può durare fino tre anni: le altre sono più delicate, ed esigono clima ad arbusto specie ·più caldo e cure moltiplicate. Il cotone è una pianta .proprla dei paesi caldi e prospera nei luoghi caldo­ umidi e marittimi. I limiti geografici della coltivazione di questa pian la sono in Europa il grado �3° .di latitudine boreale, in Asia il 4l e nell'America . . o fra il �2° di latitudine boreale ed il 30° od anche .fino il 33° sulle coste occidentali di latitudine au­ 'strale. In quanto all' altezza sul livello del mare, -se nei paesi tropicali può trovarsi il cotone fino a 2000 metri, nella zona temperata potrà toccare i :1000 metri solamente. Da tutto ciò risulta che il cotone colle .sue specie e varietà si accomoda ad numerose una grande 'diversità di climi, purché questi gli assicurino sei. o selle mesi dì calore non inferiore a HSo centig, - ed una media estiva di {90 centig. necessari al suo dei semi, che non è circa dopo la fioritura. cresca spontaneo nell'Egitto, svìluppo ed alla maturanza 'perfetta se non settanta giorni Sebbene il cotone 89,- - Siria, nella Persia ed in America, sembra però <che abbia per patria originaria della sua industria l'India, dove venne coltiva to fino dalla più remota antichità, secondo la testimonianza del greco Ero­ -doto, che scrisse M5 anni prima di Cristo. Dall'India 'in passò in Egitto al tempo -d'Anacarsl, 050 anni prima di Cristo: che poi fosse noto in antico nella China, come in America anche .prima della sua scoperta per parte degli Europei, non si può dubitarne, avendovi testimoni storici antichi attendihillssimi. Nei paesi Americani però la colti­ .la coltivazione del cotone vazione industriale dei coloni data dal 1756. Ir' al­ .ìora si conobbero in commercio i cotoni di seta lunga della Georgia, di Portorico, di Borbone, di Caienna, di Marankao, di Motril, di Fernambuco, di Haiti, della Guadalupa, dì S. Domingo, di Cuba, di Cumana" di Caracos, di Cartagena ; ed i cotoni Luìgiana, della Carolina, dell'A labama: nei quali paesi vengono pure coltivate le varietà proprie dell'Egitto, del Senegal e delle Indie. In Europa la introduzione del cotone rimonta �I nono secolo ed è dovuta agli Arabi, che solto di seta corta della .. il regno di Abderamo Ill? ne iniziarono la coltiva·· .zlone nelle campagne di Valenza in Ispagna. Asseriscono alcuni che certe specie di colone erano già .state introdotte in Italia parecchi secoli fa; però la rimonta che al principio grande nostro all' -del secolo, epoca del blocco continentale. -bandìto da Napoleone c-ontro 1'Inghilterra nel 1806 :} risultati che allora si ottennero nel mezzogiorno della Francia e dell' Italia furono assai lusinghìerì ; -ma in seguito i nostri cotoni non poterono sostenere �la concorrenza dei c.otoni Americani, e la loro colsua coltura in non . . 90- - tura si protrasse quasi ignorata scala in Sicilia ed in Sardegna . 1860 l'America aveva circa 89f> milioni di ancora sui tre milioni: di nel i86� e piccolissima sua produzione mentre P ltalia a era. Nel 1863 sopra 4,0,000 et­ di 1.2 milioni e produzione divenne Chilog. del valore di 63 tari la nostra mezzo portata la Chilog., e su fino al !863. Nel f865 essendosi milioni di lire; la coltivazione" allargata 180)000 ettari, si calcola in media un prodotto­ milioni di Chilog. ossia di 180 milioni di lire. 2. Il Lino Il lino è una' pianticella annuale­ della famiglia delle Ipericinee, di cui si coltivano­ su di 30 - specie. Il ed illinelto (Linum usitatissimum) ravagno (Linum humile); il primo si semina in autunno, l'altro in primavera, e prosperano in terreni ricchi di avanzi' vegetali e in clima umido. Il clima d'Italia in generale cald.o e secco favorisce meglio la produ-· zione del seme che del tiglio; a differenza dei climi settentrionali, dove, come nel Belgio, nell'O landa, a Riga e nella Russia, piove molto più che da noi. Le pianti celle si strappano dal campo in giugno o luglio; se ne stacca la corteccia colla macerazibne in aque stagnanti. Oggìdì si ottiene lo stesso risultato con un processo più lento e quindi meno offensivo a 11' olfato, esponendo cioè il lino all' influenza alternata della rugiada, del sole e della pioggia per circa quaranta giorni: ma ciò può con­ siderarsi come un ripiego piuttosto che per un me-­ todo plausibile, giacché in tal modo il tiglio riesce' per . averne la corteccia filamentosa due .. floscio e sdrusci to, e senza la sufficien te bianchezza. Altri lo sommergono nell' acqua corrente per estrar-· nelo a tempo ed ammucchiarlo così inzuppato, onde, - 91- fermenti bene fino al grado voluto pel disgregamento­ del tiglio, che resta perciò crudo e sbiadito, ma pure resistente. Altri il macerano lino in pozze sta� gnanti e putride, dove la fermentazione è accelerata con perdita di robustezza nel tiglio, sebbene acqui-· sti in morbidezza sostituire e lucidità. In fine si è tentato di questi processi troppo empirici la a vapore, mercé il concorso carbone, dell' orina. o 4 ma­ aqua riscaldata a eziandio della creta, del, cerazione in vasche chiuse con Clause, botanico del Belgio, bolle invece per 3, ore due parli di soda ca ustica in 100 d' aqua, poi la neutralizza coll' acido solforico (l per uOO d'aqua) e vi macera il lino. Dopo si lavano, seccano e maciullano i fusti, ed il tiglio ottenuto si tratta con altra soluzione alcalina (l di carbonato di soda, in iO d'aqua) e con nuova soluzione d'acido sol­ c' con una macchina, inventata Leoni, schiaccia e trita direttamente i fusti, divide ed isola i filamenti, ed ottiene così il tiglio operando così a secco. La canape è una pianta, an�, 3. La Canape Duale della famiglia delle Urticacee, che porta i fiori maschi e i fiori femmine sopra piedi distinti con foglie palma te d'un odore assai penetrante. Cresce' fino a 2 metri e vuolsi originaria della Persia, donde acclimatò in tutta Europa. La coltivazione della ca nape esige un terreno ficco ed una concimazione" assaì dispendiosa, non bastando il letame da stalla, ma esigendo i panelli, il guano e simile più grasso, alimento. Il prodotto però ne è assai rileva n le, ed il beneficio superiore a quello del lino; anche peì miglioramenti che ne sente il terreno per quel resto- forico. Altri da Coblenz ancora e - .. - 92- .di concimi che la canape non si appropria. Quando' però non c'entri qualche malanno a decimarlo, come avvenne nel Bolognese in causa di una crittogama parassita, somigliante a bianca gruma che i nvolge la parte bassa del gambo, dove ebbe a prad urre dei guasti assai rilevanti, fino a scemare di due terzi F ordinario prodotto . I popoli antichi, ad eccezione forse degli Ame­ ricani, conobbero questi utilissimi vegetali fino dai primissimi crepuscoli della civiltà: e senza dire degli Egiziani che nelle tele di li no fasciavano le loro mummie, degli Ebrei che ne vestivano i loro Sa­ cerdoti, dei Greci e quindi 'dei Bomanl, presso i quali le vesti d i lino erano delle più nobili e non divennero comuni che al tempo degli Imperatori; giovi ricordare come nelle recentissime scoperte fatte Ira le palafitte dei laghi Svizzeri el Italiani, che accennano ad un'antichità molto remota in Europa, il lino v'è rappresentato come una delle piante col­ tivate pel filo da farne reti e perfino tessuti. Nei bassi tempi il lino era assai apprezzato tra gli An­ glo-sassonì, gli Scandinavi ed i Normanni. In seguito divennero celebri pei loro finissimi lini, attese le speciali condizioni del clima favore­ volissimo, l'Olanda, la Polonia, Riga, e nel mezzodì le Calabrie, come per la canape il Bolognese e la . Sicilia. Anche in Russia per opera di Pietro il Grande fu assai promossa sulla fine del i600 la coltivazione piante tessili, con risultato inferiore però quello si ottenne in Italia, .Spagna e Francia all'epoca Napoleonica. Oggidi la produzione annua -del lino e della canape è ancora più considerevole. L'Italia, secondo i dati del signor Maestri nelrItalie di queste .3 - Economique, produce 93- circa H milioni di Chilo­ lino, e 50 milioni di Chilogrammi di canape, la più parte del quale si vende e si lavora­ all'estero, ritraendone lO milioni di lire. Si può ottenere del buon 4. Altre piante tigliose. tiglio per fare dei Lessuti anche da altre piante corner La Ginestra, fruttice che cresce nei boschi con fiori gialli farfallini, e della quale i botanici di­ stinguono due specie, chiamate Snartium [unceum, coi rami quasi senza foglie a guisa di giunchi, e· Spartium scoparium colle vermene quadrangolari. L' Altea, che cresce abbondantemente nei luoghi paludosi. Le specie botaniche a ciò opportune sono grammi di - l'Althea officinalis e 1'Althea cannabina colle sue varietà. L'Ibisco., detto llibiscus roseus, assomiglia all'Altea, pi ù alto, colle foglie. fatte a cuore e pe­ lose solamente al di sotto, ed i fiuri rosei larghis­ ma cresce una delle piante più vistose dei luoghi palustri, dove cresce insieme ad un' altra pianta parimenti tessile, che è la Sùla Abutilon;, pelosa anch'essa, alla fino 2 metri e coi fiorellini gialli poco apparenti. Fu da poco introdotta la Sida textilie; da cui si ricava un tiglio forte e lucente. VAsclepia proveniente dalla Siria, Asclepias Sy­ simi: talchè è riaca. Il Girasole, che piantato nei di luoghi malaria; parte dei suoi miasmi. I botanici lo chiamano lIelianthus annuus. li risana coll' assorbire buona Il Luppolo., per le siepi, dare l'amaro Anche detto Humulus Luçulus, che ed i suoi fiori femminei e dagli serpeggia servono a l'aroma alla birra. alberi d'alto fusto era facile accor- - gersi 94- di poter trarre alcun partito dalla corteccia resistente, come è infatti principal­ quella del gelso e dell'olmo. Il francese signor assai fibrosa mente e Autier propone per l'olmo il seguente metodo. In 'agosto si co mincia a fare lo scortecciamento dei getti dell' 01 mo, i cui filamenti a quell' epoca hanno acquistato una gran solidità. Un getto ordinario da ,il doppio dei filamenti di una bella pianta di ca­ napa. Raccolta la corteccia, se ne toglie la materia mucllaginosa lavandola -in una liscivia di carbonato di soda. la lavatura si ottiene Dopo filaccia nella misura di 35 ogni 100 Ch ilogrammì una bellissima 40 Chilogrammi per impiegate. sig. Duponchel ed il signor di a scorze ,In Francia pure, il Cambon hanno ouenuto dei bei tessuti con la scorza del gelso; ma una difficoltà grand issìma a fare ac­ quistar credilo a questo trovato sarà sempre avere il gelso le fibre così intricate possono separarsi dursi molto fine. loro, che non lunghezza, .nè ri­ tra con una certa Prussia, il sig. Pannevitz, ispetLore generale' boschi, ideò un processo chimico col cui mezzo ricavare una sostanza filamentosa dalle foglie del pino silvestre, chiamata dall' inventore lana di le­ .qno. La pianta del' pino, trovandosi già largamente diffusa, potrà così fornire la' materia prima di una industria quanto nuova altrettanto profilte­ vele. Già fino dal 1842 il sig. Pannevitz aveva In dei fondato in Breslavia rarvi la lana di ·e Breslavia, questa .costo nuova legno: si uno vari fornirono stabilimento per prepa­ ospizi di Vienna, Berlino di tessuti forma ti con materia tess il e, che alla mitezza del aggiunge il vantaggio di allontanare gr insetti -:-- -in grazia dell' odore 95 - aromatico che le è parti- -colare. Questi studi e queste ricerche meritano di essere proseguiti con zelo, onde rimediare in parte ai gravi danni che soffrono le popolazioni manifattu­ riere per la mancanza, oggidì tanto lamentata, {Ielle materie tessili ordinarie; mollo più che a noi non é dato di servirei semplicemente di quei tessuti grossolani che gli abitatori dei paesi' tropi cali sanno formare colle fibre delle foglie di palma, d'agave, colla canna d'India ed altre piante di quella regione; tessuti che noi dobbiamo classi­ ficare più propriamente per stuoje, come sono .. appunto i sacchi in il caffè rebbe forse cui droghe. essere fatta ci arrivano dall'Oriente -- a Una eccezione vor­ questo riguardo per };lusa textitie dei bota­ o banano tessile, nici, che origina dall'Asia meridionale, i frulli del quale non sono commestibili, ma dalle cui foglie, lunghe circa due metri, gl' Indiani otlengono una filaccia, che serve a tessere i lenzuoli funerari in cui involgono -i 101'0 morti. Le altre specie di ba­ nani, che danno invece ottimi frutti zuccherini ed alimentano così tanta parte delle popolazioni equa­ toriali, non hanno Iìnora prestato che vantaggi se­ condari come piante tessili, ad' onta degli sforzi adoperati a tale intento dal signor Fremendity in Francia e dal sig. Burke negli Stati Uniti. Di tale .insuccesso si incolpa a ragione la struttura stessa del banano, che in ogni sua parte ha fibre differenti, e quindi, di troppo costosa manipolazione prima di souoporle all'azione delle macchine, che solo ne possono fabbricare a buon 'mercato i prodotti. l'Abaca , ed, altre - 96- Non è così di un'ultima pianta, di cm SI spe­ rimentò da poco la coltivazione anche tra noi, e che vuoi si destinata a diventare il più utile sur­ rogato del cotone, quand'anche non riesca, secondo predizioni dei suoi loda tori, ad ecclis­ compiutamente. Questa pianta è l'ortica bianca della China, o China-grass, chiamata dai botanici Boehmeria nivea. Essa assomiglia all'ortica dei nostri campi, ma è più gigantesca e può crescere fino le enfatiche sarlo all'altezza di quattro metri. I suoi steli ramificati sono ordinariamente pelosi e le foglie selose al di­ sotto, dall'ascella delle quali partono delle pannoc­ chiette di fiori tutti maschili in basso, e tutti fem­ minili nell'alto della Ha pianta. radici fibrose e per cui la pianta dura più anni. Già dalla nostra ortica comune, Urtica dioica, si sapeva da un pezzo cavare rìlaccìa, che trattata a modo del vivaci, lino serve alla tessitura di quelle tele d'involto che che ci vengono di Germania. 1\1a il prodotto del­ l'ortica chinese è una preziosa materia tessile di fibre lunghe, fine, cotone e del e bianche, emule del quale i Chinesi si fabbri­ magnifico tessuto lucido, conosciuto col nome di Apoo, e che lino, tempo 'cano da molto . morbide con la un candido, elastico gl' Inglesi introdussero nel loro commercio facen­ done un traffico assai esteso, sotto il nome speciale di Grass-Cloth, ossia tela d'erba. La patria della Boehmeria è veramente la China,. ma travasi ed è utilizzata eziandio nel nella Corea, nell' Indo-China e Giappone, nell' arcipelago Ma­ lese. Di là fu introdotta a Calcutta nelle Indie, dove perfettamente, nel Senegal, in Algeria; e pro­ riesci mette di acclimarsi: secondo le prove già fatte, nel. - V1- delia Francia, dell' Italia e degli altri paesi profitto di questa pianta non può a meno di essere grande, costando assai poco la sua coltura e potendosi estrarre le sue fibre senza grande lavoro meccanico, non occorrendone la ma­ cerazione come pel canape. Una palma (Chamoerops excelsa), importata dalla China in Francia nel 1.833, e. che fornisce colle guaine delle .sne foglie una· materia fibrosa, colla -quale i Chìnesì fanno corde, e fabbricano cappelli -e sopra biti comodissimi in tempo di pioggia. Un'ultima materia per abiti è la carta. I giornali nanno parlato di una casa industriale Americana, che prepara a. buon mercato abiti e cappelli igienici mezzodì di clima caldo ed umido. Il c durevoli di carta; né veduti né ma· finora noi sperimentati, non ne abbiamo­ fuorché i solini e i ma­ bianca, che· poi non costano tanto poco. Invece i Giapponesi adoperano la carta oliata·per mantelli da pioggia: pure di carta fina e bianca hanno i moccichini; poiché essi non conoscono quella che noi diciamo biancheria, compresa la camicia. nlcheul di carla Non estenderemo questa rivista sulle materie tessili più impoi·tanti, fino a vederle dall'Industria­ manifatturiera convertite in molte varietà di stoffe ·e di vesti ti, potendo trovarla il lettore nel volu-· metto illustrato della -Camieùz Biblioteca utile, intitolato La (I). (1) ENRICO PAOÙA. -sulle materie e La Camicia. Conversazioni in le arti fìlereccie e famiglia. tessili. Milano, 1869. 7 . CAPITOLO XIV Bisogno pel - vestiario' dei testa - di neonato Fasciature . 'riscaldamento 'c di pulitezza =--Progresei nell'igiene, __:... Culla e' zanzariera bambini - Il vestito da Le vesti' per le fanciulle e uomo pei e la pre-­ vecchi. Cominci eremo subito a trattare dei vesìitl nei loro rapporti colla salute dell'uomo, nelle varie con­ dizioni in cui" questo può trovarsi, cominciando dell'età infantile. Il pulcino difeso da calda appena uscito dall'uovo ha il corpo peluria, l'agnello ha già ricevuto fino dalla nascita un i vestito di lana; il bambino interamente ignudo, polmoni foggiati ed esercitati alla respirazione aerea, per cui la combustione imperfetta del sangue gli pro­ duce in principio pochissimo calore, e solo col ere­ scere dell'età potrà innalzare la produzione del calore animale al grado da soddisfare ai bisogni dell'organismo. Ma nei primi giorni' della sua esi­ stenza non è così; egli è esposto' a continue perdite di calore, senza che 'pos�a da sé stesso ripararle, nasce .per cui con non ancora la morte spegne nella culla tanta parte- -99 dell' umanità, Leopardi; Al confermando il triste che canta E - periglio bisogno preludio del : di morte il nascimento. di riscaldamento pei neonati provvede tepido contatto del suo petto poi ravvolgendolì in pannilìni e posandolì .. subito la. madre col amoroso, in soffici letticciuoli, . Considerata la delicatezza e l'estrema sensibilità della pelle nei bambini, il lino, colla sua morbìdezza speciale, sembra il più adattato­ per le vesti della prima età; ma la sua poca coi­ benza uso, e pel calorico dovrebbe farlo rifiutare per tale­ alla lana, che d'altra parte preferenza ruvidezza mostrasi assai disopportuna. dare la per la sua Si potrebbe per ciò servirsi più cotone, usandoJo in tessuti di sottili, morbidi, La facilità e ed asciutti opportunamente del ugualissima trama!", perfettamente. P incoscienza onde i bambini s'im­ impiego : ogni evacuazione: questa è pra tìca indispensabile, se non. si vuole esporre il bambino al pericolo di assorbì­ menti pericolosi, e ad irritazioni della pelle che­ riescono fatali, poiché il bambino respira e vive' colla pelle, meglio che non facciano gli adulti. Di sapproviamo a questo scopo l'uso della tela incerata, e d'ogni altro corpo impermeabile, quando non 'sia per sottoporla temporariamente al bambino; onde l'imbratto e I'umidore non si spandano pel leuìc­ brattano di feci di un d'orina, pannolino speciale, e ha da consigliato l' rimuovere ad .... ciuolo. _. 100 - Le nostre nonne, di venerata memoria, fuori che, insegnato alle avere per l'uso delle nostre madri per stabilito dalla esperienza dei che i bambini dovessero strettamente serrarsi fasce, secoli, avevano fasce, obbligandoli ad una distensione torrnen­ membra, i cui legamenti non erano an­ cora si saldati da resistervi impunemente ed a lungo: obbligavano così i bambini ad una immobilità ed nelle tosa della svantaggiosissima, anzi contraria affatto allo sviluppo del loro tenero corpicciuolo, impedendo del paro il libero allargarsi del loro torace alle vivifiche iuspirazionì dell'ossigeno. Cosi pure gli altri visceri, il fegato principalmente, compressi dalle fasciature inerzia potevano che danneggiati; e contrastata digestione, quando dopo averli allattat.i, e quindi hen riempiuto il loro stomaco, si veniva colla stretta non essere la fasciatura a sposizione a provocarne il vomito, e a creare la di­ fatalissimi disturbi intestinali. Il bambino adunque non vuoi essere imprigio­ fascie; ma involto semplicemente in pezze di cotone, sempre monde ed asciutte, a cui soprap­ nato nelle porre una pezza di .rlnvolto di lana: nell' imbracare il bambino colla pezza di sotto, si badi che il troppo morbidezza, e le molte pieghe che cagioni infiammazione e rottura alle spessore, la poca essa fa, cosce non . dello stesso. La donna sé stessa, . o selvaggia tiene il suo bimbo sopra di sospende in una foglia di palma ad lo albero, incaricando il vento di cullarlo rIe nostre ingegnosamente ci depongono sopra un guan­ cialino di piume in una culla di vimini, difenden­ doci dal freddo con soffici copertine, dagli insetti con le zanzariere. Per queste t'igiene non ha nulla un madri _' 101 . -- -da dire, quando sieno rade assai, e nulla più che una rete di fili sottilissimi e a maglie abbastanza larghe. Nè si creda che' le zanzare e le mosche en­ . trino per esse a disturbare il sonno, che è tanta parte della vita (lei bambi fii; perché fu sperimentato che a difendere un appartamento dall'invasione degli insetti volanti basta distendere sulle aperture una rete, la quale, sia che spaventi gli insettì coll'ap­ parenza della tela del r�gno in cui essi sanno di . trovare certa morte, o che sospettino dì peggiore inganno scorgendo le aperture non più Iiberamento patenti ed accessibili, produce l'efìottò desideralo di tenere alla porta ospiti tanto incomodi. Ancora è buona pratica di porre a giacere il bambino sopra un guancialino, di lana o di piume, vestito di fodera amplissima, che poi si rimbocca sopra il corpicino della creatura, e nel quale vièn porta to a ltorno quando è affatto piccinino. In tale caso non si dovrà PPfÒ' stringere di molto il guan­ ciale intorno al bambino, ma 8010 di quanto è ne­ cessario onde non ìsgusci e cada fuori. Anche la testolina del neonato vuol essere difesa berrettino o cuffìetto di cotone, più o meno rado a seconda -della stagione; nè mai troppo stretto, con onde colla compressione non isformi il cranio an­ cora plastico del bambino, o.l impedisca la libera circolazioue del sangue. Non deve far meraviglia, che alcune barbare popolazioni dell' Oceania strin­ gano le teste dei loro bambini in cassette di legno, allo scopo di dare alla testa una forma quadran­ gola re, e con dò una convenzionale bellezza, come fauno i Chinesi collo stringere i piedi in searpeue di ferro. De gustibus non est' dispulilndum. �fa ciò - non 102- toglie che questi non deLbano dirsi gusti da e perciò da non ìntermare per nulla le barbari, conclusioni opposte che scienza e civiltà credono buon diritto di formulare contro di essi. a Che nel nostro paese i lattanti debbano tenersi se inlendasi di' vere vesti aderenti ed allacciate al corpo; ma ripetiamo essere sommamente dannoso il lasciarli esposti nella loro nudezza alle vicende del calore e del freddo, e doversi perciò riparare con le coperte da ogni .svesutì, crediamo .anche noi, : . intemperie, senza togliere ai loro teneri corpicciuoli la più ampia libertà dei movimenti. con Si dice che al nostro tempo i bambini nascono gli occhi aperti, e la precocità del loro sviluppo 'essere un fenomeno che fa strabiliare i vecchi, i quali ricordano che ai loro tempi i marmocchini pencolavano nelle fascie fino quasi al biennio. Il me­ .rito di questo progresso è tutto del trattamento ìgienìco, col quale si allevano oggidi, se non da tutti, da mollissimi, avendo sbandito le seggioline, i ce­ . stini, i carrucci, e per fino le falde, a cui sospen­ come marionette, quando è venuto il tempo di avvezzarli a reggersi e a camminare da loro. Da ul limo è pel bambino un arredo necessario quel bavaglino che gli pende sul petto, e che lo preserva dall'imbrodolarsi quando gli si dà la pappa, o dallo scombavarsi i sottoposti panni specialmente al tempo derli della. dentizione. · · , · Il pregiudizio che i fanciulli debbano crescere seminudi, anche dove non si ha il clima caldo e la barbarie della Spagna. e del Napoletano, si prolunga fin presso gli anni dall'adolescenza. I figurini delle mode, complici di tanti .attentali contro la pubblica -103 - che è la legge suprema d'ogni umana e Cl'Vile società, non mancano d� .suggerire e d'imporre pei fanciulletti d'ambo i sess] tali vestiti, che, a parte -salute, 11 pericolo di quelle vanità vare. smoralizzare colla care Ieggerezza e colla non può appro­ animine, :l'igiene Questa sconsiglia dalle vesti succinte; che la­ sciano denudate o spalle, braccia, e gambe, e poco riparano le altri parli dai rapidi mutamenti di tem­ peratura, più fatali ai bambini che agli adulti: rì­ prova le calzature strette ed ogni sorta di legature intorno a corpìccìuolì che crescono continuamente: non trova necessario, né utile 'specializzare troppo presto il vestito pei bambini dei due sessi riconoscendo le mutande, il gonnellino, il mantelletto, ed una leggera copertura del capo, siccome gli arredi più naturali ed igienici per ambo i sessi, fino al tempo in cui i maschietti, dovendo lasciare buona parte delle abitudini di famiglia, per iniziarsi a quelle delle società nella scuola o nel collegio mi­ litare, muteranno il gonellino 'nel vestito da uomo; avendo cosi guadagnalo un punto sui fanciulli degli an­ tichi senatori Bomani, i quali flno :a 17 anni vestì­ pretesta, per indossare. solamente in tale età virile. Quando la loro educazione fisica non toga sia stata viziata dal soverchio o dal difetto di cure, vano la la . i giovinetti abbastanza robusti per meglio intemperie, e colla vivacità dei loro saranno resistere alle movimenti e la freschezza dell'appetito, sapranno animale, da permettere loro un ve'Stilo più leggero e che non li impacci, sempre però di lana, a colori. chiari, onde abituarli alla nettezza ed a schifare quelle macchie, che sopra -un abito bianco spiccano vergognosamente. produrre quel tanto di calore - Non è cosi 104 -- dette fanciulle, alle quali la naturale­ debolezza. la vita più sedentaria è i movimenti meno­ vibrati in cui si stito esercitano, rende necessario un ve­ leggero si, ma caldo, "e' che loro non vpl i. ma copra effettivamente il petto, onde soffrire i polmonì ; e libero così da non alcun movimento delle le naturali fun­ zioni membra, e abbiano non a­ .Impedire degli organi. In quanto agli adulti, le speciali loro condi­ zioni, che esamineremo in seguito, esigono criteri per vestire che -n�'lla veechiaj« -speciali ciullo: dimìnulsce la igienicamente. Diremo P uomo sua si ravvlciua resistenza coutro intanto al fan­ gli agenti esterio ri ; sente maggior bisogno di l'\tJ r ca" lo e quasi ritornerebbe al tepido sello della ma.Ire, come, il vecchio Re Davide, che benché lo coprissero di panni, uou però si riscaldava; laomle i suoi l'PoI'vi-tori gli rrrc.irono quel rimedio clie narra la Bibbia, nel primo libro dei Re, al capo t Versetti 2, 3 e 4. Noi ripeteremo che anche al vecchio convengono­ abiti cuibenri il calore, comodamente ampi, e che .nene ne difeudauo le estremità. 105 - . Copertura bambini decente Eccoci uomini CAPITOLO XV. naturale della testa Gli antichi in pei �- - zucca - Il Parrucca - II collare e - - evo - Croati dei vestiti r-: Cercine. - il medio giunti alla rivista Berretta da notte primo cappello Barba salutare e non e in­ cravatte. diversi, onde donne si coprono, per' istudiare opportunità igienica ed i peccati che in e la loro generale si commettono da noi a tale riguardo. Dacché la necessità per un poco, e la moda pel resto inventò ilmotto: vestito da capo a piedi, è naturule che in­ cominciamo dalla testa parlando però sempre di uomini, chè al vestito delle donne consacreremo un capitolo apposito . La natura 113 . provveduto alla testa dell'uomo capelli, atta a difendere tale estremità dallo ìnteuiperie dei climi, attesa la na­ tura cornea, coibente dei capelli, la loro untuosità con­ traria all'umidoçe il rapido loro accrescimento. Il taglio piuttosto trequente dei capelli e la pulitezza una copertura .suffìciente Ilei mantenuta alla testa con spesse lavature, senza far uso sov-rchio di unto e di pomate, conserveranno ai capelli tutta la loro vigoria fino alla tarda età; 106- . che la calvezza venga presto: a rendere ne­ cessaria una copertura artificiale della testa. Più pos­ siamo emanciparci da questi ripieghi, più godremo senza di sanità, .risultato è e il modo quello migliore per di abituarsi rìuscìre per tempo a tanto a non co­ prirsi mai il capo in luoghi chiusi, e poco in luoghi aperti, La cuffietta' del bambino deve a poco a poco sparire verso la adolescenza, per non ricom­ parire che come eccezionale necessità nei vecchi. Parimenti la notte non è bene coprire in letto la testa con berrette o fazzoletti, perché la pelle del capo soverchiamente riscaldata predispone alle con­ gestioni cerebrali, alle emicranie, e' alla precoce caduta dei capelli: quando non si possa farne a meno, dormendo, in luogo freddo e mal riparato si usi della berretta di cotone, perché di lana riscalderebbe . e d i lino troppo poco. Gli antichi abitatori del nostro paese, che non aLbiamo ragi one di credere abbia mutato assai il suo clima dagli antichi tempi storici ai nostri, fa­ troppo, cevano un uso gli assai moderato di coperture al capo; ilcapo dall'ardente antichi orientali difendevano sole del loro paese conun lembo del mantello, con bende, oggidì Romani stavano in zucca anche fuori di casa, e non si coprivano che alla campagna quando pioveva, servendosi di cap­ speciale cappuccio, uno o con fassi col turbante. I Greci .pelli Il bianchi di feltro e come i grossolano. di castoro fu porta lo, nel U:�9, ingresso a Boma, dove gli ec­ clesiastici l'usavano già, essendo stato dalo il cap­ pelle rosso. ai Cardinali da .Innocenzo .IV fluo dal 124iS, cominciando allora a divenire tra loro comune primo cappello .da Carlo VII nel suo -107 - 11 tricorno. Nel secolo XVI si generalizzò l'uso del 'Cappello tra i nobili, ma i popolani seguitavano a coprirsi il capo col cappuccio: finché le mode spa­ gnuole imposero generalmente il cappello, che da tri­ .corno fatto cilindrico non resta di essere ugualmente incomodo e poco igienico, impedendo la traspira zlone della testa e favorendo le congestioni cere .. .. . hralì. Più utile liana assai 'colla questo riguardo, a profìttevole, è il del e per I'industria ita­ cappello che si intesse salice, o più nobilmente gelso o del Toscana, donde se ne esport.ano fino paglia in' America, per 3 milioni di Lire' all'anno. A Carpi piccola terra del Modenese, ed a Mantova si fabbricano ogni anno oltre due milioni e mezzo di cap­ 'Pelli collegno del sa] iceselvatico, che cresce lungo il Po. Ai cappelli di paglia della Toscana venne in questi ultimi' anni a far concorrenza il Panamo, che è un cappello proveniente dall'America, intessuto come quelli di paglia, colla scorza sfilacciata di una pianta «lel Perù, chiamata dai botanici Carludovica palmata. 1\la perché accogliere con frenetico trasporto ogni novità, quando uguali, per non dir di migliori, ne sa produrre l'industria paesana 'l Forse che per leg­ gerezza, durevolezza 'e bellezza insieme, un cappello .dì Firenze vale meno di un Panama, per la sola .ragtone che il primo l'abbiamo in casa, e l'altro fu colla scorza in tessuto al di là dei mari? Fra i Chinesi e i Giapponesi invece di cappelli si fa uso di ombrelle e· di ventagli; i quali per questi ultimi sono tanto più necessari, in quanto che, fuori del viaggiare, .capo mai per non non di coprìrsl il pettinatura. usano isconciare la 108 - - L'abitudine ha fatto oramai del pendice cappello un'ap­ sì necessaria al non se ne avrebbe un vestito, anche pei paesi dove bisogno vero o continuo. che insistere sull'abolizione di questo in­ comodo arnese, contentandoci di l'accomandare che non vogliamo sia larga lesa se deve om­ gli occhi dalla luce viva .Ma in e casa, troppo quanto più possiamo anche fuori, non copriamo col cappello, o con altra sorta di berrette o papaline, non soffochiamo la pelle della lesta. I cappelli dei sol.ìatì, eli cuojo o di metallo per difenderli dai colpi alla lesta nelle mischie guerresche, presentano tutte le qualità più svantag­ giose riguardo all'igteue : ;Jg-gillllgiamo che essendo troppo alti e pesanti" obblig.mo il soldato a con­ leggero, bianco, breggiare le spalle poroso, a salvare e . trarre dolorosamente i muscoli cervicali per tener­ equilibrali sul capo. Tra le molte innovazioni pensate e sperimentate, onde rendere piu igienico l'abito militare, quella tlel cappello è l,l più difficile seli a realizzare, soldato una Non meno che non si volesse fornire usare al. solumeuie in rappello ordinario di feltro flessibile pcgli altri servizi. dimenticano gli igienisti. di suggerire pei guerra, ed di paglia o il celata metallica. da un bambini certi berretti COli orlatura imbottita di criui, o d'altra materia leggera ed elastica; e per fluo un cercine guernlto intorno di stocchlne di oalena cur­ areo', per impedire che i eimhnttoli non, producano pesca o bernoccoli sul Ci) [10 del hambi no. :Ma la maggio!' sorveglianza t'Ile (lggi si esercita su; essi rende soverchia questa precauzione; cile �'a.l­ vate in troude ha i suoi lnconvenienrl e non glori Corse che si fa il di quel po' di male piccoli, e mug­ bambino, -109 - che é daltronde salutare lezione' a meglio reggersi meglio misurare le distanze. Quando infine la vecchiaia obblighi a coprire' maggiormente la testa calva onde preservarsi dalle cetalalgie, dalle conize croniche, dalle nevralgie dei denti e dalle malattie degli occhi, si faccia con una sui piedini e a - heretta di seta capigliatura o presa di cotone, a ma non mai con prestito, che al ridicolo che una ac­ compagna la parrucca, aggiunge la difficoltà della mondezza «Quando si perdono i capelli poco a poco, basta bagnarsi il capo ogni giorno e più volte al giorno con aqua fredda, per abituarsi alle vicende atmosferiche e potere fare senza di una sucida e e ridicola papalina di capelli falsi.» (1) Pare impossibile che la parrucca abbia dominato nei secoli scorsi in Europa ed in America come una moda delle più aristocratiche, prima voluminosa e ricciuta, poi con la nota appendice, intanto che i ca­ valieri e i damerini tenevano l'ozioso ca ppello pie­ gato sotto l'ascella I Né ci volle meno della rivolu­ zione francese per mandare al diavolo parrucche e code; seppure il diavolo non abbia trovato più comodo ai nostri tempi di farne senza anch'esso. moda, che ha coperto e scoperto a vicenda si varie parti del corpo, non ha risplarmiata la faccia, La dimenticando che attentava con ciò alla più alta dell'uomo onesto, che è quella di andare prerogativa a capo alto e a viso scoperto. La natura ha già prov­ veduto a difendere l'uomo dalle nevralgie dei denti sottraendo le guancie alle impressioni del caldo a­ del freddo col fornirle di peli. Barba virile decu«: (l) �hNTEGA1.1.t\, Elementi di Igiene. Pngina 290, -HO.- solo decoro, ma riparo naturale, che sarebbe tempo, d'accordo coll'igiene, di assolvere dell'ana-­ tema di indecenza, onde l'ha colpita l'età nostra. I secoli XVI e XVII principalmente credettero'. d'essere molto ingegnosi quando, presa una testa ben. pettinata e barbuta, e messa in un canestro di vo­ luminose lattuche, deposero il tutto sulle spalle d'un'. gentiluomo o d'un soldato .gridando : Ecce homo. Ecco­ un uomo, diciamo noi adesso, che si abbuona ai ra f­ freddori, alle angine, alle larlngiti, alle congestioni. e non cerebrali. Sebbene l'abito debba tenersi chiuso intorno al collo, onde non scenda direttamente l'aria a raffred­ dare il tronco, non si deve però serrarlo cosi stret­ tamente da impedire la libera circolazione del san­ gue, che per le grosse arterie laterali, o carotidi; s'injetta nella testa e nel cervello. Oltre allo strin­ gere si fascia da tal uni il collo con cravatte di varia foggia, fatte di stoffa, raddoppia o di maglia di lana per modo che si mantiene il collo eccessivamente-­ caldo e perciò impressionabile quando si scopra al più piccolo variare di temperatura. I disturbi alla gola e le più gravi lamentano tra noi paesi caldi, che lesioni ai sono non polmoni, sconosciute fanno ai. che tanto si popoli dei di cravatte, ma mo­ il collo denudato e toru-, uso strano, come gli orientali, loso portare le magnifiche loro teste e lunghe barbe. con capelli corti Quando adunque voglìasì più per ornamento che­ bisogno portare intorno al collo il solino e il cravattino, sia questo a un sol giro, leggerissimo e per largo: e i sicché collarini, sono da proscrìversi affatto le cravatte e preti usano ancora, forse. che soldati -il! perché domina la - le due classi sociali sulle sono ancora disciplina dura, inesorabile dei quali tempi feu­ avanzi di barbarie e segni di schiavitù. Il loro collo stretto in un'armatura d'osso di balena o di cartone, aftìbbiata posteriormente, non è più libero. nei suoi moviment.i, ma deve eseguire, e non senza dali, sforzo soli che quei Secondo Percy, sono comandati. che ha studiati gl'inconvenienti soldati, essa fa gonfiare il volto, perdere la voce) projettare gli occhi dalle orbite, e produce perfino deliqui, congestioni ed emorragie cerebrali. Per accrescere l'antipatia che dobbiamo avere alle cravatte, le stesso Percy (1) ci avvisa che' prima del secolo XVIII non erano conosciute' tra noi le cravatte, e la Francia ne imparò l'uso, per poi regalarlo, come ha fatto di tante altre belle cose, agli altri paesi, indovinate da chi? Da un reggimento di Croati, che nel 16,60 sotto Luigi XIV guerreggiarono della cravatta dei in Francia e lasciarono il loro nome ad una fascia­ duro ed istecchito, com'è usata anche tura del collo . oggidi: Da quei soldati settentrionali, Come sarebbe Boemi Stati qui nella vigna e Croati, a far da pali (2). (I) PERCY Dieionario delle science mediche. Artic. era vatta; (2) GIUSTI. S.' Ambrogio. 1846. -112 - CAPITOLO XVI.· La camicia Camicia - - Sua storia - I bagni +: Mutamento della I Romani antichi ed i Russi Precauzioni per mutar la camicia. - moderni - La camicia di lana. . Quando gli uomini, per le ragioni a lungo superiormente discorse, sentirono il bisogno di coprirsi, conservarono a lungo la semplicità del vestito; il quale consisteva piuttosto in una copertura qualun­ que della persona senza acconcezza di taglio e di ornamenti, che in un ahi lo propriamen te detto. Quando passò ad adattarla alla persona, e se ne fece pezzi con o senza maniche ed anche con una manica sola, oppure tessuta al telaio tutta d'un pezzo con un semplice sparo per passarvì il capo; .Iormò essa l'unico vesti to degli an­ tichissimi Persiani, Egizii, Ebrei, Greci, Romani, ecc. La tunica non poteva però dirsi ancora che fosse una camicia; ma lo divenne ben presto, quando in­ trodottosì l'uso della pluralità delle tuniche, quella aderente alla pelle perdeue il nome di tunica, o fu distinta, come presso i Latini, coll'aggiunto: tunica. poi si la tunica cucita da vari . .intima, o indusium. Questa camicia, divenuta già comune tra i Greci 113.- - ed i Romani nel secolo precedente l'era volgare era generalmente di lana; mentre le vesti si facevano ordinariamente di lino, colorate le usuali, bianche quelle dei sacerdoti e dei nobili, tinte di porpora le più preziose. L'invasione dei Barbari settentrio­ nali ed i nuovi bisogni sociali, divulgarono per l'Eu­ ropa l'uso delle vesti succinte; la necessità, della camicia divenne più sentita, e così finì ad essere adottata universalmente. Era però sempre l'antica camicia di lana, che mantenutasi sovrana fino al secolo XIU dovette dominio con a poco a poco dividere il suo la camicia di lino, di canape e di cotone. Poco dopo il mille, i reduci dalle Crociale porta­ Europa dall'Oriente l'uso ed il nome della camicia di' tela, imitata dal Camiss dei Persiani; un secolo dopo, l'introduzione della canape la genera­ lizzò sempre più. Con tutto ciò in gran parte d'Eu­ l'ono in ropa le camicie di tela furono una rarità fino al secolo XII[; e forse perché tale, troviamo negli sto­ rici che alcuni Monaci di Lilla i2U6. Il Senato Genovese ne usavano regalava fino dal al Kan di Tarta­ ria, per ingraziarselo ed averlo favorevole al loro coll'Oriente, delle camicie di tela che i possedevano ancora. È storico che ne11376 Amedeo VI, di Savoja, detto il Conte Verde, spo­ sando a Parigi suo figlio con Bona di Berry ebbe in dono da Ila regina moglie di Re Carlo V di Francia un pajo di lenzuoli di tela di Reims, ch'egli ricam­ commercio lìe hiò non con chi. Ciò e un fibbiale d'oro del valore di H>OO fran­ spiega come fosse ancora rara la tela fina, rende credibile che intorno al :1.425 Maria moglie di Carlo VII re di Francia elle due sole camicie di tela di non lino, d'Angiò possedesse come verso la -114 metà ùeI U>OO Caterina dei cia, . - Medici, reggente di Fran­ che due di canapa. L'industria cotoniera rese popolare non ne aveva dal secolo XVII in avanti la camicia di cotone, preferibile a quella di lino per buone ragioni, come fu veduto di sopra si esaminarono le stoffa' che deve aderire alla pelle. quando Se la camicia e le altre qualità di biancherie una tardarono generalizzarsi, conviene pensare che l'uso estesissimo che si faceva dei bagni nell'antichità, tanto a provvedeva direttamente mentre più tardi si pensò alla mondezza della pelle; di ottenerla indirettamente coll'assorbirne le secrezioni colla camicia e liberarne così il corpo col mutare e imbuca tare di quella. In ciò influì grandemente il cristanesimo colle sue dot­ trine d'igiene spirituale, contrarie al costume licen­ negli stabilimenti balneari dell'impero Romano. Ciò non vuoI dire che, se oggi gli igienisti con­ sigliano di tornare all'uso salutare dei bagni con la frequenza e la popolarità dei Romani antichi e dei Turchi moderni, intendano di abolire la camicia. zioso che s'era introdotto all'epoca della decadenza Questa continuerà ad essere assai utile assorbente le secrezioni cutanee come corpo proibente ciò ajutata il dis­ e anche siparsi del calore deJla pelle, in dagli altri vestiti. Perciò la camicia non deve es­ sere di lino, né di canape, ma di cotone o di lana; non troppo grossa, né ruvida; bianca, monda ed asciutta sempre, e quindi spesso mutata. Chi ha la possibilità di mutare camicia, quando si mette in letto, per riprenderla alla mattina asciutta e libera da ogni odore assorbìto, farà cosa ottima. In questo caso esporrà la camicia, durante la notte, H5- - fuori della stanza in cui dorme, in luogo ventilato, all'aperto, per non trovarla alla mattina più bagnata di prima. Chi non può godere di questa comodità, piuttosto che coricarsi colla camicia del giorno, portando nel letto, principalmente gli operai, ma non polvere, di sudore, (li odori tauro imbratto di noce­ volìssimi, dovrà imitare quegli abitanti dei paesi caldi, che hanno l'abitudine di spogliarsi della camicia del però come giorno l'igiene e di ignudi. Vedremo dormire dia la mano alla morale per di­ sapprovare questa pratica. Intanto insistiamo sulla necessità camicia almeno una alla facciasi di non uso volta di mutare la settimana, quando bagni generulì, ud anche parti­ della persona più esposte ad imbrat­ tarsi secondo le arti ed i mestieri professati, e che colari alle sono parti fornite d'un numero maggiore di pori come sotto le ascelle ed il dorso. L'operaio ed il contadino russo dà a questo ri­ guardo una lezione a noi, che dovremmo vergognarci di apprendere da esso: noi che ci vantiamo nipoti di quei Romani, che empirono il mondo del. loro I nome vittorioso e le nostre città di terme tane. Con tutto ciò mente del sappiamo che ad e di ton­ usare larga­ del bucato, anche tra i Romani non erano che le classi più abbienti, i nobili vestiti di bianco; mentre anche tra loro il popolo era co­ stretto a vestire di panni scuri, onde dissimulare a sè stesso l'immondezza e ricorrere più di rado alla lavatura ed al mutamento degli stessi. Il russo bagno e moderno non manca ogni sabbatò sera di recarsi col fardelletto della biancheria di bucato al bagno a vapore, nel quale per piccola moneta si -116 - gli abiti netti, e riporta sudici, preparandosi così al riposo della domenica, più cristianamente di chi ha la ripulisce a pelle; sinonimo reso indossa il fardelletto dei casa sporcizia e devozione. Devesi pure ritenere che I'abìtudìne di mutar camicia per ogni po' di sudore, di che la sentiamo intrisa. non è pacità buona, quando non trattisi d'una ca­ di canape, la quale avendo poca ca­ igrometrica e raffreddandosi subitamente può micia di lino cagionare o reumi od altri disturbi. Ma con la camicia questi pericoli, giova abi­ se alquanto bagnata, poiché s'asciuga presto senza raffreddare la pelle. Dovendo mutare la camicia bagnata, bisogna farlo fuori dalle correnti d'aria, in ambiente tepido e secco, asciu­ gando bene la pelle, prima di coprirla d'altro in­ dumento privo d'umidità. Infine è pregiudizio dan­ nosissimo il non cambiare la camicia agli ammalati principalmente di miliare o d'altra eruzione cutanea; purché si osservino le precauzioni suesposte. Intorno alla camicia di lana, chi scrive dettava una pagina che crede opportuno di qui riprodurre (I). di lana tuarsi cc non e tollerarla anche a La vi hanno scarsezza del cotone tre materie tessili diedero dustria, che offensiva aveva già e l'incarimento delle al­ all'Igiene un alleato nell'in­ stretto un trattato difensiva colla d'alleanza cosi la camicia moda; potuto riconquistare il trono. Ma inten­ diamoci, a patto di regnare non più per la sola gra­ zia di Dio, ma anche per la volontà delle nazioni, e e di lana ha sottomettendosi alla prova del Il plebiscito fu bandito senza PAGLIA. La Camicia. Op. cito suffragio solennità, pagina 158. universale. tanto che -117 molti Se - non se ne sono ancora non lo. credete, accorti, ma fu fatto. all'Inghilterra, che domandatene in conseguenza di esso. si affrettò di fabbricare e di. spedire sul continente un maggior numero. di pezze di flanella, che non facesse negli anni precedenti. Quanti poì abbiano. votato pel sì e quanti pel no. non potrebbe dirsi, ancora a derà a per questo. solo che le urne sono e lo scrutinio. tar­ dìsposizione dei votanti, farcelo. conoscere, chi sa ancora per quanto me non ho vergogna di dire che sotto tempo. Per il regime della camicia di tela fui cospiratore ed agente secreto, non della moda perchè non simpa­ tizzo. colle persone volubili, e neppure di quella in­ dustria che troppe volte promette troppo per man­ tenere troppo pDCD; ma dell'Igiene che mi è sempre paruta ragionevole e degna di porsi a capo d'un partito. La rivoluzione scoppiò, pertò, si vinse. si combattè all'a­ J) Vince però bene chi vince in ultimo ; per ciò che il basso prezzo. onde oggidì può l'in­ dustria fornirci la flanella, renda possibile anche all'operaio il coprirsì la pelle di lana, onde rispar­ auguriamoci, miarsi parte dei dolori che lo lata sua vecchiaja. affliggono. nella deso­ -118 - CAPITOLO XVII. Mutande usate anche dagli antichi i Calze bianche - - varì popoli I guanti. papuccie - - Le scarpe presso piedi Calzature per le diverse età Le Il tannino ed il sudore dei - - Sulla mutande, pelle, oltre i guanti e camicia, noi portiamo le le calze. Le prime col loro la ci avvisano di non usarle lungamente, ma di mutarle spesso, essendo più facili ad imbrattare della camicia; la quale non dev'essere troppo lunga, nome onde formare troppe non doppiature intorno alle cosce, che impedirebbero la libertà dei movimenti, e nei fanciulli indurrebbero una viziata andatura. Le mutande di cotone da preferirsi, perché possedendo igieniche poco inferiori a quelle di lana, sono più facili ed economiche a ripulirsi. Esse non devono stringere troppo i fianchi, ma sono quali tà basta che si sostengano su di essi bottonatura sul davanti delle serre, che siavi il di a mezzo o dell'ab­ cintelle; senza tiran ti o bisogno sospenderle l' della con bretelle; stringerle increspamento guaina superiormente. In fondo alla gamba, dove è o di a -H9- bene che si devono prolunghino, parimenti essere senza fermarsi al legate ginocchio, mollemente, assai appena i calzini e non impedire la libera circolazione del sangue. La comodità e la decenza hanno insegnato l'uso tanto da ritenere agli antichi. I Romani si ser­ fascie, quali avviluppavano le coscie, sebbene questo costume fosse rimproverato da Cice­ rone a Pompeo come segno d'animo molle ed effe­ minato. Le persone gracili, come Augusto, portavano [emoralia ossia vere mutande scendenti al ginocchio. I calzoni lunghi e larghi, cadenti sul collo del piede, erano usati dai Parti, dai Medi, dai Persiani e da altri popoli Asiatici e settentrionali. I piedi piuttosto che fasciarli con panni, onde soprapporvi la calza­ tura, giova vestirli con calzini di lana all' inverno, delle mutande anche virono di di lino o possibile colle di canape tutti i all' estate, I piedi giorni. da mutarsi sono corpo da cui trasudano maggiormente che riassorhiti dalla pelle produrrebbero e se sia la parte del umori putridi, guasti nella salute. Perciò è bene che le calze colorate, almeno nel pedule che sieno bianche, non sta a contatto colla pianta del piede, dove la pelle è assai porosa, onde impedire che la sostanza colorante sia assorbita, il che non avviene mai innocuamente. I piedi vogliono essere mantenuti caldi in ogni stagione, in opposi­ zione alla testa che bisogn a tenere sempre fresca; e perciò bisogna mutare le calze prontamente quando sieno bagnate, onde l' evaporazione non raffreddi troppo i piedi e ne sospenda la traspirazione. A chi suda molto, ed ha perciò la pelle dei piedi come cotta e dolorosa, si consiglia di spolverare -120 l'interno delle calze con - tannino o con sostanze polverizzate che lo contengano come noci di galla, graspi d'uve, ecc. Questo astringente, usato a con­ ciare il cuojo, si combina coll'epidermide dei piedi, e senza togliere ad essa né la porosìtà né l'elasticità propria, la rende meno impressionabile agli squilibri di temperatura, meno assorbente principi nocivi. Se non che è da e neutralizzante i dubitare che il tannino combinandosi anche colla fibra tessile della calza, tolga alla stessa la sua elasticità e permea­ bilità, tanto opportune a mantenere al piede la sua mobilità che e oggi si solidità del ad perfetta traspirazione: poiché sappiamo è trovato il modo di dare al cotone la cuoio, coll'assoggettarlo, una concia Le qualità quando a tratta si come le pelli, base di tannino. del cuojo pertanto cosi preziose, di difenderne il piede dal ruvido contatto del suolo, dall' umidità e dal riscaldamento soverchio, devono essere utilizzate per le scarpe. Non tutti portano scarpe e di cuojo. Gli Ottentotti di Buona Speranza avvolgono semplice­ piedi ìu pelli, che assicurano con legacci pure di pelle o di tendini: al modo stesso gli Abdadi dell' interno dell' Africa, come tra noi i contadini delle Calabrie, si raccomandano ai piedi sandali formati da una suola di legno è da un cavicchio che passa tra il pollice e il dito vicino. Il signor del Capo mente i Simpson, che visitò il settentrione dell' Asia del fìume Lena, trovò abitanti lungo il che por­ che sarebbero gli cavallo, una vera tortura per delicati piedi dei nostri ele­ ganti.» Nella Mancìuria calzano pantofole di tessuto con grossissime suole. Le donne Chinesi sono notiscorso tavano calzari di crini di « - 121- sime per i loro piedi piccoli e storpiati collo strin­ gerli da bambine con fascìe in modo che le quattro dita minori si solto piegano ed il pollice viene schiacciato di traverso sopra quelli. Chiudono quindi quelle loro zampette in piccola pantofola di seta con­ la suola altissima. Nell' star seduti colle cenza mostrare ciò i turchi in giallo, e oriente, dove si gambe incrociate, costuma di sarebbe inde­ la suola delle scarpe imbrattata: per­ portano scarpette di marocchino casa fuori vi soprappongono si levano all' entrare nelle le pantofole, che case. Tutte queste calzature diverse, a cui sì aggiun­ gono i sandali eleganti degli antichi greci e romani e le forti calzature degli antichi germani, che in­ segnarono a noi 1'uso degli stivali, hanno un valore­ igienico molto diverso. Per noi essendo indispensa­ bili le scarpe, usiamole di cuojo, ben flessibili e di perfetta concia tura; la durezza delle scarpe incallisce la pelle, atrofizza i muscoli e toglie al piede la sua mobilità, sformandolo bruttamente. Il bambino non porterà scarpe, ma calzette di lana a maglia colla suola di treccia .dì crini. Il fan­ ciulletto porterà stivaletti, che non comprimano il collo del piede, né costringano le dita a rattrappirsi in una forma di scarpa, che non è conforme a quella naturale del piede. L'adulto continui di usare scarpe di larga punta e di basso calcagno, strette modera­ tamente al collo del piede non da allacciature, ma da elastici di cautsciuc, di stoffa o di pelle non ver­ niciata, o di cuoio più grosso e che salgano a co­ prire anche la gamba nell' inverno. L'uso però con­ tinuo degli stivali alla scudiera, che riscaldano troppo e quindi indeboliscono la pelle, e la rendono facile - 122- escoriazioni, è da proscriversi tra noi. Bispar­ mangiare una pietanza a tavola, ma pro­ curiamoci una calzatura sempre appropriata. Non avere scarpe in piedi, fuori che nei climi e nei momenti in cui l'uomo può farne senza, non solo è indizio di miseria, ma di degradazione. Una volta i nostri nonni passavano maggior tem­ po di noi in casa, sotto la cappa del cammino, alle mìamo di Favoleggiando colla sua famiglia De' 'I'roianì, di Fiesole e di Roma: pelle o di stoffa, delle perciò papuccìe quali l'igienenon ha che da lodarsi, principalmente se a suola alta e leggiera, quando il pavimento della casa sia alquanto umido e non coperto da stuoie. I bisogni del nostro tempo esigono che, come -gli antichi ebrei mangiavano l'agnello pasquale in piedi, col bastone in mano, in atto di partenza, così la più parte dì noi calziamo le scarpe tutto il giorno per essere pronti ai molteplici affari. Ragione di più per servirsi di scarpe comode, che mantengano il piede caldo- ed asciutto, e che non ci storpino per far piacere ai modisti di Parigi. Finalmente anche i guanti hanno una impor­ tanza. igienica, quando servono a mantenere alla pelle ed all' organo del tatto la propria sensibilità e a difendere le mani dalle callosità, dalle esco­ riazioni, dai geloni. Contro questi giova ai fanciulli far portare guanti di lana fino dallo scorcio del­ l'autunno, onde avvicinandosi il tempo umido e freddo, che fa nascere i geloni, le estremità sieno mante­ nute calde, e il sangue vi circoli liberamente, senza dar luogo alle ostruzioni dei vasi capillari, che pro­ ducono poi la flogosi della pelle, e l'impiagarsi usavano di -123 - della stessa tanto doloroso ed incomodo. I guanti di pelle semplice sono i più costosi, ma i più igie­ nici anche per Pestate, quando la mano non sia In tale abbondantemente. trasudi troppo grossa caso è più salutare il guanto di seta o di cotone. e Fra le manopole di ferro dei guerrieri medio-evali profumati gants glacès dei nostri damerini, che gradazione enorme !..... rivelatrice d'una tendenza della nostra civiltà, la quale trascorre agli eccessi della debolezza, piuttosto che ritornare alla fortezza ed .i della barbarie. -124- CAPITOLO XVIII.· Il corpetto Mantello I calzoni - e Cinture - Giubba - e tunica - soprabito. qui abbiamo discorso dei sottabiti da uomo; qualche cosa degli abiti di sopra. Fra que­ panciotto o il corpetto ricopre l'imbusto al Fin diciamo sti il di sopra della camicia. Una volta si facevano di stoffe leggere, o di seta, ben attillati e sparati più o meno dei d'innanzi: calzoni, onde non conservare Non devono però raddoppiato, per oggidì si fanno della stessa stoffa troppo serrati, al torace il bene accollati, calore naturale. ma suo il colletto molto grosso o aggiugnere cogli altri abiti avere non calore intorno al collo, che, come abbiamo moversi liberamente neg1i abiti. L'accol­ deve detto, latura del corpetto giova in ogni caso a non lasciar peso e penetrare bruscamente Paria fredda come "la sua larghezza a sotto i panni, permettere al torace di ' -125 - dilatarsi nelle inspirazioni, ed ai visceri dell' addome impedisce alcuna loro funzione, come la dige­ non stione e la secrezione biliare. calzoni, che ai tempi romani erano il distintivo della barbarie, e davano il nome alle nazioni set­ tentrionali (gens bracata), al tempo nostro furono adottati da tutti i popoli civili, meno lo scozzese che porta ancora il tradizionale suo gonellino e le ginocchia ignude. Presso altri popoli, gli indiani ad esempio, i calzoni sono suppliti da un pezzo di stoffa, che cinge loro le reni, e passa tra le gambe rialzato posteriormente e fermato sui fianchi. I veri calzoni, che possono scendere fino sul collo del piede, o fermarsi sotto il ginocchio, sono I destinati a difendere il tronco e le membra addo­ pendono da cìgne o bretelle accavalcate spalle; e quando queste sieno elastiche e non minali. Essi alle tirino troppo i calzoni contro il biforcamento del tronco, possono dirsi migliori delle cinture, onde alcuni usano di fermare i calzoni sui fianchi. Una fascia di lana che cinga largamente le reni preziosa principalmente dove sono fa­ cili gli sbalzi di temperatura; ma una cinghia di cuoio, od altra fasciatura che stringa siffattamente i fianchi da dare al corpo umano una taglia disin­ volta, se vuolsi, ma che costringa fegato e ventri­ colo in uno spazio insufficiente ai loro organici bi­ sogni, sarà sempre da proscriversi da una saggia igiene. Poiché per tale costume, comune tra i greci, la respirazione e la digestione si fanno più difflcili, facilissime l'ernie, e le congestioni cerebrali. Anche lo stringere i calzoni sotto i ginocchi ar­ è una difesa resta il corso del sangue nelle membra inferiori e -126 può produrre delle varici - o delle ulceri varicose spesso incurabili. ,I calzoni troppo stretti, impedi­ scono il movimento delle gambe, ne atrofizzano i muscolì ed offendono le parti genitali: ma se sono .troppo larghi lasciano penetrare troppo l'aria, raf­ freddano l'addome e le coscie, non sostengono né proteggono abbastanza i testicoli e possono predì­ sporli al varicocele all' idrocele. Così i e moderatamente serrati alle membra, igienici quando sieno di drappo di ca lzoni i più lana, più leg­ saranno ma sempre di lana. Il vestito che si porta sopra il corpetto ed i cal­ zoni, serve a difendere tutto il busto; e meglio se geri d'estate, colle falde scenda a coprire le membra infe­ ginocchio, e non più giù per non impacciare il movimento delle gambe. Il vestito vuol essere agiato, a maniche larghe, ma piuttosto ser­ ra te, senza s tri ngere, ai polsi ed accollato: di lana sue riori fin verso il . cotone P l'inverno, di chiaro. Le impone al estate, e sempre di colore foggie diverse dei vestiti, che la moda sesso forte nelle debolezze, nei paesi dove passato ribambinito e non si sa volere un presente più saggio, non domandano il permesso all' Igiene per introdursi. Alcuni di essi, come la giacchetta lascia, scoperto troppo la parte si sconfessa un inferiore dell' addome, e solo è tollerabile nell'eser­ cizio delle arti, nella caccia, ecc. La giubba, che colle sue falde copre solamente la parte posteriore delle coscie, è della tunica che ha le falde aperte d'innanzi e di dietro, e d'una meno ma igienica soprapposte lunghezza varia, ma sufficiente sempre allo scopo di difendere la metà superiore delle membra addominali. Il sig. Cham- -127 - constatò nell'armata francese una diminu­ zione nelle infiammazioni intestinali, dacchè si so­ stituì alla giubba la tunica; ma conviene osservare poillon che questa pei soldati può sia imbottita di cotone o riescire dannosa, quando di stoppa troppo altamente ai fianchi ed al collo. Se sul petto, troppo stretta con tali spedienti si crede di dare al busto del sol­ dato una tendo del forma pari elegante un insieme ed atletica, met­ ostacolo al movimento dei scoli del torace ed alla libera respirazione, mu­ mal si provvede; poiché tutto quanto si acquista nelle ap­ parenze va perduto per la realtà. Povera civiltà, se invece di nudi petti cittadini, avesse avuto a di­ fenderla dalla barbarie solo i petti di stoppa li­ .. cenziati da certe accademie militari! 11 mantello, che presso primo talvolta e certi popoli e in dati climi è il solo vestito di che sia utile servirsi, da noi è supplemento necessario nelle stagioni incostanti e fredde. Esso prende due forme. La prima è l'antico e tradizionale pallio dei greci, o toga dei romani; che consisteva in un ampio pezzo dì drappo che pendeva dalle spalle con va­ riate ed artìstìche pieghe. In viaggio e nelle intem­ perie soprapponevano alla tunica una specie eli man­ tello rotondo, con u n foro da passarvi la testa ed un cappuccio per coprirlo, chiamato pemtla, che di­ venne la cappa del medio evo. Pare che l'impera­ tore Caracalla facesse dare ai soldati un mantello grandi maniche, che in seguito meglio assettato alla persona e fornito di bottoni diventò la casacca, il soprabito o il paletot dei nostri tempi. con Il mantello di lana ampio, soppannato, che chiuso intorno al collo lo difende con un caldo bavero di -128 - pelo, e conserva intorno al corpo uno strato d'aria calda, senza comprimerlo in nessuna parte, è una vera provvidenza durante il freddo ed in viaggio; s'/ intende che deve deporsi entrando in casa ed in ambiente più tepido. Le braccia però non ponno adoperarsi liberamente, e quindi diviene più co­ moda e più igienica l'altra forma a soprabito, che permette i movimenti, e può essere semplicemente portato sulle spalle come un .mantello, oppure im­ manicato ed abbottonato sul corpo. Nei paesi esposti a rapidi abbassamenti di temperatura nella stagione calda, un soprabito leggero, da non dar noia por­ tandolo ad armacollo od imbracciato, onde al biso­ gno coprirsene il petto ed il ventre, è un vero in­ dispensabile, e può riparare da tanti mali; siccome giova in tali casi una fasciatura intorno alle reni, che per tanti è altresì un preservativo contro il mal di mare. - 129- CAPITOLO XIX. Abiti femminili Ma.<;chera - Il busto - Sciallo - - La gonnella Il crinolino - - Piedi e Le mode capo­ e la civetteria. Da quanto fu detto sugli abiti maschili apparisce poco in essi si sacrifica all' utile per la vanità. Potremo dire altrettanto delle vesti femminili 'l Senza volere da profani scrutare troppo che in generale profondamente misteri delfa i tavoletta e dell'abbi­ gliatoio delle donne, sono eviden ti in essa alcuni peccati contro P igiene, che non possiamo tralasciare di indicare coi relativi rimedi. In generale le donne vestono troppo leggermente troppo scollate; si coprono troppo la testa, strin­ gono troppo il corsetto e le calzature. In particolare e poi la camicia e gli abiti non accollati ed a mani­ che assai corte lasciano esposti il collo e le braccia e quindi i grandi vasi superficiali per cui il sangue 9 -130 ritorna ai polmoni, alla salute. È a - mille accidenti tutti dannosi che il ricco strato adiposo, che tondeggiare caratte­ ristico, può difenderle meglio di una stoffa; ma è vero altresì che esso non provvede abbastanza ai disturbi di traspirazione, al raffreddamento delle ascel­ le; del collo e delle spalle. Da questa imprudenza na­ sce poi la disposizione alle laringiti, alle angine, alle bronchiti, ed alla stessa tisi polmonare. Che dire del corsetto o del busto? Basta aprire un trattato qualunque d'igiene per leggervi una in­ vettiva a rime obbligate contro questo arnese, che stringendo il torace ed il seno in una gabbia di ferro o d'osso di balena, paralizza tanti movimenti vitali, impedisce tante funzioni organiche, tortura la parte più delicata del corpo, di cui con provo­ vero dona alle membra femminili il cante modestia nasconde le forme. Il e rende insieme evidenti fece di più: (1) disegno di pose sotto due toraci, gli 1'uno normale; l'altro deformato dall' abuso del busto. Il ribrezzo che si prova a mirare quelle co­ stole piegate, la capacità del torace rimpiccolita, al­ Mantegazza occhi delle sue lettrici il lungata tanto da respingere nell'addome e tenervì compressi il fegato, lo stomaco, gl' intestini, è pari allo sdegno che desta ogni attentato contro la co­ mune sicurezza. Danneggia l'umanità più il busto delle donne, che la guerra che si fanno gli uomini. Questa è burrasca passeggera, che i rami schianta, abbatte e­ porta i fiori; quello è radici e un parassita che pianta. lentamente fa morire la �ANTBG..u;ZA. Elementi d,' Igiene. cito pago infesta le Senza 303, 304. esa-, -131 - i medici più sperimentati attribuiscono al busto tante tisi polmonari, gastralgie, digestioni dif­ gerazìone, ficili, palpitazioni, disposizione alla sincope in gio­ vinette, per cui la primavera della vita non ha un giorno di sole, non un fiore che la profumi. Fra noi fino ai H:, od anche ai 17 anni, le fan­ ciulle non devono portare sorta alcuna di busto; un corpetto sulla camicia e l'abitino ordinario agia­ tissimo, cinto sui fianchi assai mollemente da una fascia elastica, e mai di cuoio o d'altra materia re­ sistente, e che le copra senza stringere nè collo nè polsi, ecco quan to occorre. Dopo i t 7 anni, i busti di forte tela impuntita, armati di stecche di legno, di metallo, di osso, serrati con violenza intorno al corpo, si lasceranno a quelle donne sconsigliate, che in nome dell' eleganza autorizzano P ingiurioso motto: Donna è un sacco di mali. Il bisogno però di sostenere il seno consiglia fascetta, o bustina leggermente impun­ tita, con pochissime stecchine di balena, e sottili, tanto da lasciare al torace ogni libertà di movi­ mento ed alla respirazione tutta la sua attività. Chi ben respira, fa buon sangue, cioè rinnova ad ogni momento la vita. Anche gli spallacci devono essere tolti dalla fascetta, bastando che questa sia sostenuta sui fianchi dall' adattarvisi con garbo per mezzo dei gheroncini, che la allargano tanto in basso che l'uso d'una in alto. . Le donne antiche semplice fascia non portavano busto, recinta solto il seno, e ma una i loro corpi modello sublime all' arte greca, come lo potrebbero oggidì le donne d'Oriente e d'Ame­ rica, che non portano busto. Si può vedere in fornirono un -132 Bouvier eia in e - (i) la storia del corsetto muliebre in generale nell'Occidente; egli prova Fran .. come sulla fine del medio evo solamente divenissero ge­ abiti al corpo, e alla metà del sé­ stretti gli colo XVI fossero già comuni i busti ad osso di ba­ nerali lena, busti come sulla fine del secolo XVIII o corazze d'acciaio, inventate teggere il petto virile contro i offendere nella donna le parti non i moderni più colpi nemici, a pro­ ad ma più delicate. Tanta angustia ed aderenza di vesti al corpo nella parte superiore, che, quand' anche siano di stoffa riscaldante, disperdono il calore più facilmente quando ritengono sul corpo uno stato d'aria, perfetto squilibrio e contraddizione con l'ampiezza delle gonne e il libero accesso dell' aria di trovasi in per di sotto intorno alle membra addominali esposte cosi alle dannose influenze del freddo e dell' umido. Infatti i medici attribuiscono a questo difetto del vestito' femminile i frequenti e variati disturbi ute­ rini, a cui vanno soggette le donne dopo la pubertà, e nello stato di gestazione perfino la facilità degli aborti. Non sarà perciò mai raccomandato abbastanza alle donne )' uso delle mutande destinate appunto a proteggere dal freddo e dall' umidità le membra ad­ domìnalì : ed in questo anche la Moda pare adempia tra noi ad un efficace remmo allargato a apostolato igienico, che vor­ tutto il vestimento. Senza adun­ que trascorrere all' esagerazione delle giapponesi, che portano calzoni cosi larghi da parere gonne ed' (1) BOUVIER. Studi storici e medici sull'uso del busto, 1853. Bollettino dall'Accademia di Medicina, tomo 18, pago 355. -133 impacciarle nesi e assai nel le turche che - camminare, si imitino le chi­ usano calzoncini di seta ele­ igienici. Le mutande non devono allacciarsi strettamente, ma sospendere al corpetto con lacciuoli elastici, od in altro modo, purché il corpo sia co­ perto e non imprigionato dagli abiti. Anche le scarpe non devono stringere il piede delle donne: si persuadano che, se natura non ha dato alle figlie di Eva un piedino ben disegna to ogni artifizio di calzatura varrà non a correggerlo, ma sibbene a storpicarlo. Dannosissimo poi è l'uso degli stivdletti con caleagninì assai alti e strettissimi tanto da prestare un punto d'appoggio troppo in­ stabile alla persona, ed obbligare il piede a posi­ zioni forzate, con stiramenti di muscoli, ed a por­ tare tutto il peso della persona colla punta, piutto­ sto che con l'intera pianta del piede. Il vantaggio di guadagnare qualche centimetro nella statura, non ci pare che compensi abbastanza gli inconvenienti suesposti: perciò lasciamo all' archeologia le esage­ rate calzature delle nostre nonne, che oggi si ve­ dono risuscitare, insieme agli esagerati e ridicoli chignons, dei quali va ripetuto tutto il bene che abbiamo detto delle parrucche. Oggi che non si tagliano più le chiome alla donna, come una volta alle ebree che andavano a marito, una capigliatura artificiale non solo è inu­ tile, ma vuolsi ritenere siccome causa delle tante ganti ed emicranie ed altri malini femminili che fanno la di­ famiglie. La capiglia­ più oppor­ tuno della testa, e perciò vuolsi mantenere con ogni cura. lavandola spesso semplicemente con sapone e sperazione dei medici e tura naturale è la difesa delle e l'ornamento -·134 - molta .acqua, e tenendola raccolta nella foggia che più aggrada sul capo, senza stringerla o stirarla con pericolo di precoce calvezza. Esponendosi al sole, an­ che alla donna gioverà coprirsi la testa con un cap­ lJe110 Ieggiero ed ombreggiare il corpo con ombre1lino, bianco di sopra, verde di sotto, onde non riscaldi la testa ed non offenda la vista. Del resto non si tema Paria aperta, nè che essa possa offendere la morbidezza della pelle, fino all'e­ sagerazione delle donne di Francia nel secolo XVII, che non uscivano di casa se non con maschere sul volto per conservare poi la pelle delicata. alle mosche ed ai DaUà maschera dei nei, quali coper­ punto di non essere ravvi­ sate. Oggi si fa dalle nostre signore quasi altrettanto col velo fitto, che calcano sul viso, non sappiamo se più per pudore, o per potere più liberamente guar­ dare senza essere ravvisate. Ad ogni modo, vuoI es­ sere sempre tenuta scoperta la bocca per ben respi­ passarono sero tutta la faccia fino al rare. Anche le sciarpe, le rebecche, ecc. onde fasciano collo e 'viso ali' inverno, sono da proscriverei, riscal­ dando troppo e facilitando i raffreddori, se non siano adoperate momentaneamente per difendersi da una corrente fredda d'aria, e dalle altre intemperie, al­ l'uscire dai teatri nelle notti invernali. Gli scialli, le mantìglie, ed ogni altro indumento leggiero, largo, di seta o di lana, a colori chiari, non dovranno mai di­ menticarsi dalle donne in nessun luogo e tempo, sic­ come opportunissimi a coprire le spalle, il petto, i lombi, e quella parte qualunque del corpo che possa trovarsi esposta ad improvviso raffreddamento o ri­ scaldamento soverchio. E un errore gravissimo, tanto -135 - per gli uomini che per le donne, il ridurre l'abito dell' estate così succinto da aderire al corpo perfetta­ mente; giovando invece tanto per difendersi dal freddo che dal caldo l'abito ampio e drappeggiante. Resta nolini, a dire una parola dei guardinfanti che al tempo nostro sono tanta e dei cri­ parte dei pen­ sieri delle donne; ma ce ne sbrigheremo ricordando abbiamo detto delle gonne troppo ampie, e quanto ·.quindi poco igieniche. Se dal campo dell' Igiene al­ cuno volesse portare la questione in quella della mo­ rale della estetica, gli consigliamo di leggere, tra le pubblicate, la critica del crinolino fatta dal poeta Guadagnoli, la risposta a favore dalla contessa A. M. di Modena, e la conciliazione tra i due partitì da noi tentata e pubblicata nella Gazzetta di Verona e molte cose fino dal 1858. Parlare di vesti femminili una sfuria ta rettori ca con senza terminare con tro la moda, o senza un inno moda al giorno d'oggi. Noi favore di essa, non è di però non faremo né l'una né l'altra a cosa: ma richia­ mando quanto fu superiormente toccato dei casi in cui la moda e l'Igiene si contrastano il benessere de­ e degli altri, sebbene pochi, in cui con­ che anche in fatto di vestiti conchiuderemo cordano; non approviamo né la immobilità chinese, né la vo­ lubilità francese, Noi ameremmo una moda, che senza gli indìvìdui, cosmopolitismo. fosse un pochino al,:, nazionale; ma non secondo le teorie di certi mistici di vario colore) sibbene secondo la scienza rinunciare al meno che vuole si adatti il vestito all'uomo ed alle condi­ vive, e non l'uomo al vestito. Ritenute invariabili le condizioni del vesti to, su cui l'igiene non può accordare alcuna dispensa, si va- zioni in cui -136 rjno pure le foggie e - gli accessori, secondo il gusto fosse spontaneo ed individuale, piutto­ stochè imposto a tutti da un oracolo qualunque oItra­ che ameremo montano; salvo sempre il diritto ridicolo, ed a chi lo vuole di altri quello di ridersi delle agli L'uomo saggio però, che ha da natura ridicolaggini. il protettorato della donna, dovrebbe prima di abban­ donarsi a sprezzarla se civettuola, o a disistimarla se bacchettona, riflettere seriamente alla morale che si rendersi può ricavare dal seguente aneddoto, che ha fatto giro del mondo, sui giornali del p. p. maggio. il Nell'Istituto Packer di Nuova York, le alunne del­ corso che abbandonano la scuola, incaricano l'ultimo una di loro, di scrivere un rapporto sui lavori scola­ stici, sul progresso educativo e sul carattere delle alunne. Nello scorso anno fu relatrice Miss Maria La­ fon; la quale dopo avere conslatato con finezza da donna le virtù ed i difetti delle sue compagne, riferi­ sce che due sole, vere mosche bianche, dimostrarono alcuna tendenza alla civetteria. Né ella che in onta alla buona educa­ di non avere si meraviglia punto, zìone che si riceve in quell'Istituto, la più parte delle quel difetto; perché, soggiugne Miss Maria_, gli uomini che gridano tanto contro la civet­ teria femminile, sono poi incapaci di amare una donna, che non sia un poco civettuola. alunne abbiano 137 - -- CAPITOLO XX. Vestiti propri dei climi caldi I vestiti e presso i vari Letti elastici popoli - Sue - - - condizioni Occhiali - igieniche Il vestito Ombrello - - Il letto - e e - le venta­ Anelli ed Orecchini. Resta da considerare guardo temperati - polmonari e Nuove invenzioni professioni diverse Mazzetta glio - freddi - le malattie cutanee gli abiti ai climi ed alla salute ed a parzialmente ri­ professioni del­ lle l'uomo. Tutto quanto fu detto, conduce a stabilire la necessità di vestimento anche pei climi ardenti, onde difendere il corpo da ogni estremità di temperatura . ugualmente dannosa. Ripetiamo che l'andare ignudi non è da uomo, ma da selvaggio; poiché nessun clima dispensa dal vestito, dacché abbiamo riconosciuto che l'uomo non un vesti mento naturale sufficiente. L'in­ è fornito di diano non veste che un pezzo di stoffa intorno ai reni; l'abitante di Ceylan v'aggiugne un ombrello di carta verniciata per ripararsi dal sole; il negro del Sennaar e dell' interno dell' Africa, come pure i barbari della -138 - I'olinesia, non conoscono vestito alcuno, e come le fiere riparano dalle intemperie nellegrotte o all'ora­ bra delle boscaglie. Ma l'uomo più o meno incivilito usa nei climi ca Idi di un vestito largo, ordinariamente di lana e hìanco difende i piedi con sandali ed il capo con un turbante, e si mette cosi nelle condizioni igieni­ che più favorevoli, per resistere ad un clima estre­ , mamente caldo ed umido. Nel Marocco tutti un lungo e largo haic di lana portano bianca, simile alla toga romana, che ravvolge l'intero corpo e colle sue pieghe dona grazia e maestà alla persona: sotto di quello usano larghi calzoni bianchi e cintura di seta; pappucce di pelle gialla ai piedi, sul capo il turbante. Ma il popolo minuto ed il contadino non portano che una sola tunica di lino o di lana, lunga lino ai piedi, simile ad un sacco, con tre fori per passarvl la testa o le braccia. Le donne coprono inoltre anche il viso, non mostrando che gli occhi. Nell' Arabia il Beduino porta ancora l'antico Ka­ mise, o tunica aperta d'innanzi, con un ampio man­ tello bianco, di lana, e ravviluppa la testa ste una detto heram, col quale copre l'intera persona. Il turco ve­ camicia di lana o di cotone, mutande piut­ ampie, un corpetto di seta, detto Kaftan; un soprabito con maniche, chiamato gebba, ed il burnu o leggero mantello di lana bianca. Sul capo porta una calotta di lana rossa, foderata di tela, intorno cui avvolge il noto sciallo di lana o di cotone, che forma il turbante: molti portano una semplice ber­ retta di lana rossa con fiocco, detta fez. Poco dissi­ mìle è l'abito delle altre popolazioni asiatiche della zona calda. In America, nel Però, nelle Antille, nel tosto ;_ 139 - Messico, si veste all' Europea, ma più semplicemente con larghi calzoni, mantelli dì tela o di lana fina, e larghi cappelli di paglia. I climi freddi impongono invece abiti maggior­ mente coibenti, di grossi tessuti di lana e dì peli; bene aderenti al corpo, e che non ne lasciano sco­ perto quasi alcuna parte. Ill\longolo resiste allungo e crudo inverno di nove mesi col chiudere la per­ ampia e larga pelliccia di pelle di pecora; Kìrghiso, il quale è costretto nelle povere tende che mal lo difendono dal freddo e dai venti, a seppellire sotto le ceneri calde i fanciullettì, perché non muoiano assiderati. n Samoiedo, vestito intera­ mente di una bisunta pelliccia, come 1'orso a cui dà la caccia, è costretto, per potere esporre impu­ nemente all'aria ghiacciata delle regioni polari parte del viso, di riempirsi le narici d'un' erba acre, onde reagire, col provocare nella pelle uno straordinario calore, alla sua esterna sottrazione, che potrebbe facilmente incancrenire la pelle. Nei climi temperati, si hanno nelle diverse sta­ gioni, sebbene più moderatamente, i bisogni stessi sona in il come .. dei climi estremi. Perciò anche da noi convengono d'inverno le stoffe morbide, grosse, di lana, a più strati intorno al corpo: forti stivalli ai piedi, e suf­ ficiente copertura pel capo. D'estate ipvece abiti leg­ geri, ma sempre di lana, con un soprabito di lino, cappello leggerissimo ed ampio di paglia; e, piuttosto che un parasole un leggero mantello di cotonina bian­ ca sotto il quale gli studj già riferiti di Coulier pro­ vano che si può godere di una temperatura da IO a 12 gradi inferiore all' ambiente. D'estate i medici consigliano di levare la camicia .. -140 - lana, per rimettersela nell'autunno, principalmente alle persone cagionevoli, e per le quali il provocare la pelle ad un' attività straordinaria, che affievolisce di quella dei polmoni, potrebbe essere una causa di ma­ lattie viscerali. Così pure le predisposizioni a certe malattie possono essere modificate dagli effetti del ve­ stito, in modo pletamente. da aggravarle, oppure Pei fanciulli nati da è mai da toglìerle com­ genitori scrofolosi o tisici non vestito caldo, ruvido sulla pelle, raccomandato abbastanza un asciutto e sempre pulito, ma non onde questa non si irriti troppo, e divengano croniche e forse incurabili le affezioni morbose della stessa. L'influenza della umidità è mai e del freddo sulla pelle non modifica le funzioni, diminuen­ done l'atti vità. Per questo, in conseguenza della legge d'equilibrio tra le funzioni animali, l'esalazione pol­ salutare; essa ne si fa più attiva; e se ciò non è un male nella sanità, negli individui ammalati di bronchite acuta o cronica, di pneumonite, può aggravarne la condizione patologica, e cooperare allo sviluppo dei tubercoli più che non si creda da tanti genitori, i quali espongono imprudentemente i loro bambini seminudi alle intemperie delle stagioni col pregiudizio di ren­ derli più robusti. Il dotto Du Jardin nell'ottimo suo giornaletto (I) scrive: « I predisposti alle malattie dell' apparato digerente" ed a quelle speciali, che oggi si dicono catarri intestinali (e che un giorno si nominavano gastriche con o senza febbre), manterranno riparata monare stato di . (l) La salute. Giornale pago 278. d'Igiene popolare. Genova 1867, -141 - la parte inferiore del tronco, adoperando anche quelle cinte di flanella che S'l'inglesi hanno messo in uso con molto freddo-umidi. vantaggio, specialmente Anche i vecchi dovranno caldo, tore e santi, e che nei climi » ne però usare un vestito ripara:' ricorrere ad abiti troppo pe­ impediscano il movimento, di cui il senza vecchio ba bisogno dentro i limiti delle proprie forze poiché se il giovane deve muoversi per svilup­ pare l'organismo, il vecchio deve muoversi del paro per conservarlo. Le persone sanguigne non devono far uso di lana o di seta sulla pelle, onde non fa­ vorire una soverchia attività periferica, diminuire quella centrale e produrre cosi una stasi pericolosa nei polmoni, ed il disequilibro nell' economia ani­ vi tali: male. '« Un vestito molto proprio per l'uomo ammalato il Ietto» scrive Be quere l (1). Il poeta Burns, aveva pure cantato del letto: è When sickness comes, to whom I scozzese fìy, ' To soothe my pain. Nel letto infatti I' uomo ammalato trova un con­ fortevole riposo, e quell' abbandono che facilita alle forze na turali il loro esercizio, non dìstureato dalle reazioni di una posizione corporale sempre violenta per un ammala to che non si adagia tra soffici' coltri. Anche per l'uomo (1) BEQUEVBL Op. sano il letto è cito pago 162.' come un abito -142 - che nel notturno riposo lo protegge, e lo riconforta sopportare le fatiche del giorno. Un letto troppo morbido e sprimacciato, con coltri troppo riscal­ a danti, snerva, ed ottunde le facollà sensitive. [ gio­ vani devono dormire sopra un materasso piuttosto duro, riempiuto di crini o di lana, non mai di piume: il capo poi deve riposare sopra un guan­ troppo alto, nè che riscaldi la testa, onde evitare il pericolo di congestioni cerebrali, e di de­ bilitanti polluzioni. La donna ed il vecchio hanno maggior bisogno di u n letto caldo, ma anche per ciale non essi il riscaldamento del letto con carboni accesi nel trabiccolo, fa più male che bene. Nelle stagioni più rigide e nei climi umidi, è meglio riscaldare la stanza da letto, e questo asciu­ gare ben bene prima di coricarsi, onde il Ietto as­ sorba dal corpo i prodotti di una moderata traspi­ razione, e non viceversa. Né giova coprirsi troppo; coperta di lana, ed un altra di cotone, oltre la biancheria sempre monda, possono bastare d'inver­ no, con un coltroncina leggera di borra di seta sui piedi. Nell' estate non bisogna scoprirsi del tutto, principalmente nei climi in costanti, ed un raffred­ damen to del corpo nelle ore che precedono l'aurora quando immersi in profondo sonno non sapremmo impedirlo. è più dannoso del soverchio calore. Dormire tra le coltri vestiti, colle calze, la ca­ una micia, le mutande del giorno, tezza; e solo può permettersi è a colpevole trascura­ chi si corica sulle tavole d'un corpo di guardia, o sulle stuoie, come si pratica nei paesi meridionali. Il letto, alto da terra, mondo, rifatto tutti i giorni, col lascìarne esposte alla mattina all'aria ed al sole le lenzuola, . -143 - materasso, per libe­ rarli dalle esalazioni assorbite, è un contrassegno e di di t.ratto in tratto anche il da civiltà, più lino; e l'uso dei letti. Gli i usano poveri popoli sopra immondi gli arabi odierni •. egiziani stendono tappetti sopra vi dormono lenzuola di seta o di tìnìs­ materassi sui vestiti: i ricchi simo ignudi terreno. «I turchi conoscono uno o alla semibarbarie dei che dormono meridionali, giacigli sul non opporsi e si addormentano sopra le stuoie. letti, a guisa di canapè, I barbari costumano certi chiamati legno hanqareb, composti con intreccio di di quattro spranghe di e sostenuti da cordicelle quattro piedi.» (I) Nell' interno dell' Africa si dorme sopra stuoie o semplici pagliaricci ripieni di foglie secche. Gli Ottentotti si addormentano nelle miserabili loro ca­ panne, sul terreno, intorno al fuoco acceso nel mezzo e tra un denso fumo per allontanare gli in­ setti. Molti selvaggi dormono sulle piante, sospesi hamache, come le scimie. Questa specie di letti da campo, come si chia­ mano tra noi, ha negli usi più raffinati del nostro nelle corrispondente nel letto a molli ela­ stiche; igienicamente quando al saccone elastico siano soprapposti due materassi uno di lana e l'altro di crini. Diversamente, dovendo per l'economia e la pulitezza restare aperto per di sotto, d'inverno è troppo raffreddante, e potrebbe con maggior vantaggio essere sostituito dal saccone impermeabile gonfiato d'aria. tempo il suo esso deve dirsi ottimo (l) G. FORNI Viaggio lano, 1859, vol, II, p. 222 nell' e Egitto 356. e nell'Alta Nubia. Mi­ -144 - Furono messi in mostra nelle ultime mondiali sacconi più confortevoli sciuti, ripieni d'acqua, che ed igienici di tutti i esposizioni si vantano letti cono­ ci consta che sieno state fatte espe­ raccomandarcelì per tali. Tuttavia teo­ ma non rienze atte a ricamente si stabilisce che il riposo del corpo sarà più perfetto, quanto maggiore nella posizione orizzonta le saranno i punti d'appoggio del corpo sul letto. Ora nei letti ordinari, e più se poco sof­ fici, il corpo non vi si appoggia che con le estre­ mità del dorso, delle natiche, delle polpe, dei cal­ cagni, e sopra un materasso ad aria o ad acqua in­ vece ogni punto del corpo è a contatto del suo so­ stegno, e perciò il peso distribuito sopra tanti punti riesce insensibile, e quindi nessuna la fatica e pieno tanto il riposo . . professioni diverse richiedono nel ve­ proprietà, delle quali si è toccato per superiormente, ma che giova di qui rias­ Anche le stilo alcune incidenza sumere. luoghi Chi lavora all' aperto umidi e miasmatici, o non deve trattenersi in deve mai scoprirsi il corpo, ma difendersi anzi con un vestito caldo di sotto; bianco ed impermeabile od almeno poco assorbente, come la tela. fitta di lino, al di sopra. Chi sente il bisogno di denudarsi lavorando in am­ caldi, d'innanzi alla bocca di ardenti t'orni, non trascuri di coprirsi ben bene, appena debba esporsi a temperatura più bassa. Il marinaio continui pure ad usare una larga fasciatura di lana alle reni, e l'ottima sua schiavina, o capotto di hienti assai lana molto grossa e battuta. La civiltà moderna, come ha livellate tante ine­ guaglìanze sociali ereditate dal passato, cosi va uni-· - 145- formando il vestire delle diverse classi sociali, me­ che non è I' abito che fa il monaco. Per ciò tra noi si aspira a distinguere le persone dal me­ riLo morale, e non dal colore delle scarpe e dal more numero delle bottoni del berretto tra i turchi, oppure dai i chinesi. Pure per la milizia si ritiene necessaria l'uniformità del ve­ rode, come come tra stilo, studiando di combinarla colla comodità e col­ l'igiene personale del soldato: per cui oggi si vo­ gliono bandite le corazze e le cravatte e le cinghie troppo stringenti, i sacchi troppo riscaldanti ed ag­ gravanti la schiena, i shakò troppo pesanti. L'abito invece dei religiosi, talare, senza un sottabito suffi­ ciente, senza copertura ai piedi ed alla testa, se potè essere opportuno nei climi orientali, donde il monachismo si sparse pel mondo, nel nostro paese ,è contraddizione colle condizioni climateriche e colle leggi della igiene; essendo evidentemente troppo caldo per l' estate, e troppo freddo per l'inverno. Ugualmente dicasi dei calzoni corti, e del color nero per gli ecclesiastici, i quali potrebbero capire che ultra cosa è la modestia ed il decoro n ell' abito, ed altro una foggia che, non difende abbastanza le membra inferiori, ed un colore che d'estate al sole si riscalda tanto da dare alla lana 1'odore di nell' inverno ripara poco, sicchè sopraccarloarsì di panni, con in­ comodo non lieve delle spalle e della borsa; senza dire che il color nero è il più assorbente i miasmi. Non v' ha professione che scusi dall'Immondezza, che è la prima nemica della buona salute: anzi più è necessario l'abito pulito quanto più l' ope­ bruciaticcio, e rende necessario il raio trovasi per necessità tra le immondezze. Non 10 ·146 -- v' ha fortuna sì almeno bassa, che - non propri cenci e di grembiale, una spol­ blusa qualunque, che li preservi dagli im­ soprapporre agli abili ordinari verina, una pennella di lavare volta alla settimana i una un bratti necessari od accidentali. In ultimo, come accessori, del vestito accenneremo agli occhiali colorati, che nell' estate si inforcano sul naso da moltissimi più per darsi l'aria di persone de­ licate, che per bisogno che abbiano di difendere la vista dalla luce. Gli uccelli notturni, i pipistrelli, le talpe ed i gatti fuggono la luce del giorno per una squisita sensibilità in loro della retina. L'uomo deve abituare 'il suo imprudenze, occhio a sostenere ma senza riguardi soffre moltissimo delle alternative secondo le A chi le nei la luce viva senza soverchì, 1...' occhio rapide di luce, climi dove abita. stagioni viaggia tra sconfinate pianure biancheggianti e ore di neve, o ardenti ed infuocate sotto la sferza del sole africano, s'intende come possa giovare un vetro colorato, attraverso il quale sieno intercettati i raggi più caldi. A questo scopo si consiglia, tanto pe.i tubi alle lucerne come per gli occhiali, il vetro grigio, piuttosto del verde o dell'azzurro usato comunemente. Fuori di questi casi, e delle imperfezioni degli occhi che rendono necessario un tale rimedio, non usiamo oechialì colorati d'estate; se non vogliamo prepa­ rarci per l'autunno un' oftalmia, orì almeno la pre­ disposizione ad essa per un altro anno. Come appendice al vestito notiamo pure l'om­ utile del parasole, in tutti quei casi in un'aquazzone rammollendo le vesti, e non avendo agio di cambiarle con altre asciutte, potrebbe esserci di grave pericolo per la salute. brello, più cui '14·j - Il nato - ventaglio con che le donne, e qualche effemi­ omicciattolo, ventilano il viso, il collo e le spalle, procurandosi un momentaneo ristoro contro l'arsura della pelle, che per l'evaporazione provocata si sente rinfrescare, ha P inconveniente per muoverlo di una delle agitazione braccia, che riscalda ed af­ fanna tanto quanto con essa si crede di rinfrescarsi; e per ciò vuol dirsi più un oggetto di lusso, che fu perfino telegrafo di amanti, che un accessorio igienico. Più utile potrebbe tornare il costume per gli uomini di portare in mano una mazzetta, più o meno pesante, quando però non si facesse sempre abitualmente colla destra. L'inerzia della nistra potrebbe mano si­ corretta da essere che renderebbe utilizzabile un quest' esercizio membro, per i più improduttivo. insieme coll' L'estetica dover dire di quegli di schiavitù che si igiene ci porterebbe a barbarie, di quei segni avanzi di vogliono conse-rvare come orna­ menti preziosi, e che invece in modo vario tortu­ rano il corpo, sia stringendo e persino strozzando le dita delle mani se sono anelli, o stirando e de­ formando genti gli orecchi se civili si vedono sieno orecchini. Quando tali controsensi, non si sa più come rimproverare agli Austriani, gli anelli passati per le narici, le lastre di piombo ap­ tra ancora pese al labbro inferiore per rovesciarselo fino a co­ prire il petto, ed il tatuaggio con che si isteria e colorisce la pelle. Contro questi traviamenti leva la la natura, che proclama il corpo umano bella e la più rispettabile delle opere sue. sua voce la più Sicché non ci resta che di congedarci dal Ieuore, -148 ricordandogli il proverbio - che abbiamo scritto in fronte al nostro, libretto e del quale ora potrà me­ glio comprendere la verità e l'importanza. Vestire con proprietà e secondo i consigli della scienza è debito che abbiamo contratto colla che abbiamo accettato da essa l'in· il civiltà, giorno dirizzo e gli ajuti molteplici a divenire e a manie­ soddisfare ad un nerci veramente umani. INDICE·· INTRODUZlOKK C..lPI1'OLO • ' " • '" , , , 1. Struttura de'Ila • • • • • pag', , :� Tessuto pelle Epiderma malpighiano Pigmento, Esperienza Horn sulla pelle d'un negro Apparente contrad­ dizione colla legge fisica dell' assorbi mento termale Spiegazioni eli Fleming e di Bois- - - - - .- Iinlère • , . • • • • . • • . • • • ,. . 9 Traspirazione Insensibile e sensibile Prodotti della traspirazione cutanea Sudore e sua composiaione Po­ tere assorbente della pelle Salvar la pelle, é II, Pori della pelle .. -, .. - - salvare la .vita » , . • III. Vestimento naturale • , . degli . . animali . . primitivo indifeso. contro la natura migrazioni degli uccelli gli insegnano Impara dagli animali smopolitismo Suoi » .. vantaggi 1\'. L'uomo civile' è vestito animali nei climi caldi del vello co­ a ve­ Nasce l'industria manifatturiera ed abusi e del suo colore . . . .. " . . Come vestono - e .. nei freddi I capelli 14 Le .. il .. stirsi )) , L'uomo - p - )) IS gli Muta bianchi» 23. -150 CAPITOLO V. Calore animale dall'uomo portabili rico » VI. Pelliccie - Limiti di - temperatura sop­ Materie coibenti il calo­ - Lana Lino Seta pago 29 Impermeabilità Tela incerata Cautsciuc Osservaaìone Scarpe e vesti impermeabili di Gola Nuova prepara­ Loro svantaggi zione igienica delle stesse 35 - - - - - - - - - - • » VII. Porosità . . Fanciullo in dorato - lità delle vesti . » . delle materie Igroscopicità - . Permeabi- - Riscaldamento per imbibizione Raffreddamento per evaporazione tessili - » - » 41 VIII. Le materie tessili ed i gas Assorbimento dei miasmi Filtrazione dell'aria. » 47 • . . - - . » IX. Colori mica primitivi Scala - Diatermasia .. cromatica Valore - stoffe secondo il colore abiti nelle battaglie ter- igienico delle colore degli Il - . e Corazza Muratori - - Tinte velenose per stoffe da portare sulla pelle • . . . • • . . . X. Stratificazione dei vestiti rizzati. 'ordinario • • . bilità delle vesti » la e . _. pellagra XII. Storia naturale e • XIII. Cotone Lino - • XIV. • - Luce di luce bagni Elettricità « » . • • • • . - 'Jl - 71 coltura industriale delle • • Canape . 60 - Altre - • » • . • • • • . • 79 ti- piante » gliose. Bisogno pel neonato di riscaldamento e di pulitezza Fasciature Culla e zanzariera­ Progressi nell'igiene, vestiario dei bambini • » - Le - Combusti- - materie tessili animali » 52 Bucato - Stoffe d'amianto nocivi dei e • • . l'allume e . Effetti salutari » . Nuovi studi del Man­ - . • Xl. Il cloruro di zinco Il sole . merce­ Disinfezione dei miasmi - tegazza » . Metodo di Tessier - ed i miasmi essenze . ed imbiancamento delle Purgazione materie tessili . Tessuti - . Si - - li vestito da uomo e la pretesta per le fanciulle e pei vecchi • ')I XV. naturale da notte Gli antichi in � _ zucca - - . • • della testa Copertura Le vesti - • )\ Berretta Il primo 9 151 - cappello Cercine - Barba salutare - pei bambini Parrucca - indecente non e .. Il col­ - lare e il medio evo Croati e cravatte pago 105 CAPITOLO XVI. La camicia I bagni Muta­ Sua storia - - - mento della camicia i Russi moderni camicia » - - - I Romani antichi ed Precauzioni per mutar la .. La camicia di lana. • . • . » 112 XVII. Mutande usate anche dagli antichi Calze bianche Il tannino ed il sudore dei piedi Le scarpe presso i popoli Calzature per - - _ - Ie diverse età » Le - pappuccie - e nolino - - • XIX. Abiti femminili Piedi » guanti, - - - » I XVIII. 11 corpetto I Calzoni Cinture tunica Mantello e soprabito. Capo - Il busto - Maschera Le mode e la - La e • » Sciallo - . . gonnella civetteria, » Giubba - • 118 124 - Il cri­ • • }) 128 freddi propri dei climi caldi Temperati I vestiti e le malattie cutanee Il letto presso i vari popoli e polmonari Letti elastici Sue condizioni igieniche Nuove invenzioni Il vestito e le profes­ XX. Vestiti - - - - - - - - sioni diverse taglio - - Occhiali Mazzetta • - Ombrello e Anelli ed orecchini ven­ . » 135