-PICCOLA BIBLIOTECA IGIENICA
Volume v»
E. PAGLIA
IGIENE DEI VESTITI
VoluD1.e lJnico
PA.lOOVA.
PREMIATA TIPOGRAFIA ALLA MINERVA
1873
Proprietà degli
Editori.
INTRODUZIONE
11
bisogno
è stimolo
l'uomo
-
progredire
a
Importanza igienica
tra la Moda
e
la Morte
..,.-
Il vestito caratterizza
-
dei vestiti
Dialogo
-
Alleanza tra la Moda
e
l'Igiene.
Dimmi
come
vesti e ti dirò chi sei.
PROVERBIO.
Alcuni moralisti, che hanno trattato la morale
rime obbligate, ora tenera
come una canzonetta a
come un
gliese,
idillio, ed
ora
furente
hanno dissimulato
zioni del
a
come una
sè stessi le
Marsi­
gravi
le­
lo hanno esagerato al punto
da chiamarlo vile, 'turpe, nefasto, ingiurioso ai di­
ritti della umanità. Ma le menti sane, non ìnfatuate
da
vana
bisogno,
poesia,
o
o
intorbidate da
pregiudizi,
hanno
primo fattore del pro­
della attività
il
fido
umano,
consigliere
gresso
più
ed il necessario e benefico movente di ogni pro­
sperità individuale e sociale.
riconosciuto nel
bisogno
il
-4-
Senza bisogni istintivi l'uomo sarebbe stato meno
d'una bestia, senza bisogni razionalmente diretti
l'uomo sarebbe rimasto un selvaggio; senza i raf­
finati
cora
bisogni della civiltà e del lusso sarebbe an­
costretto nella stereotipa forma del tradizio-
nalismo, gretto, infecondo.
Spingete, dice uno scrittore di buon senso e
miglior cuore, Edmondo About (1), spingete agli
estremi I'ipotesi del paradiso terrestre, e vedrete
«
di
il
genere
umano
errante
sopra la terra, come mosche
in 'una sala da ·pranzo. Le genorazionì ·si sarebbero
succedute all'infinito per una serie di secoli senza
che. questi felici animali nulla perfezionassero in­
-
torno
a
sè ed in sè.»
Lasciando i preamboli, nessuno di noi vorrebbe
cambiare il suo vestito, quantunque lacero, con una
di fico,
foglia
del così detto
«
il
che formò
sovrano
primo paludamento
della natura.
I vestiti, continua i1
sopracitato scrittore,
popoli inciviliti;
bondano siffattamente tra i
ab­
noi
veder la gente vestita intorno
quasi uno sforzo d'immagina­
zione per rappresentarsi un corpo ignudo. Pigliate
un bimbo in una scuola infantile e ditegli di dise­
gnare un uomo, egli comincerà dal cappello. L'e­
strema miseria ci viene raffigurata da abiti a bran­
delli, da scarpe svivagnate, da un cappello riunto
siamo tanto usati
a
noi,
a
che ci vuole
.
(1) EDMONDO
pagina 13.
ABOUT. L'abbicì di chi lavora. Milano 1869
-5-
sbertucciato. L'uomo incivilito, sia egli ricco o
povero, non si spoglia che per entrare nel letto o
nel bagno. Ma il letto stesso è un vestimento più
dolce, più comodo e più confortevole degli altri.
e
Non tutti hanno
paglia ricci elastici e lenzuola di tela
d'Olanda; ma pochi sono, che, scesa la notte, non
abbiano un letto qualunque ove posare le membra.
Quando vogliamo rappresentarci un mìseralrile, non
manchiamo di farlo coricare sopra un giaciglio sporco
e duro, senza riflettere, che quel giaciglio sarebbe
l'ideale
per coloro che dormono nudi
dell'agiatezza
sulla nuda terra.»
È
vero:
vivono tutto dì sulla faccia della terra"
.
regioni bruciate dal sole, intere popolazioni
ignude, non difese da folta peluria che sul capo:
in
ebbene, anche per loro la Natura non ha mancato
di preparare un vestito, intanto che il graduato e
svilupparsi delle loro facoltà umane insegni
coprirsi di abiti più opportuni a difenderli
dalle ingiurie del tempo, dalle asprezze del suolo,
dalle punture degli insetti e dei rovi, a educare
in sè stessi il sentimento del pudore, del decoro,
lento
loro
a
personale, della rispettabilità, che caratterizzano
l'uomo incivilito, cioè il vero uomo, quale la Na­
tura intese si facesse
bozzò sotto i
perduti
fiumi
poscia da sè, quando l'ab
palmeti dell'Imalaya sulle sponde dei
dell'Eden primitivo.
....
Per ben intendere ciò è
sufficiente
sue
necessario
di
avere una
della struttura della
cognizione
funzioni, e perciò
della
pelle, delle
importanza
riguardo
sua
-6-
all'economia animale. In questa cognizione stanno
.
le premesse del mio lavoro, nel quale mi sono proposto di dimostrare i vestiti, non che utili, neces­
sari al mantenimento della buona salute; donde ri­
sulta la loro
importanza igienica, e la convenienza
migliori condizioni possibili ri-'
spetto alla qualità, alla' quantità, al colore, alla
di fare ad essi le
foggta,
ecc.
Di tale maniera
si mette la Moda al ban­
non
do della civiltà, solo si consiglia a mettersi essa
d'accordo colla scienza ; ed a stringere con questa
un'alleanza di
.
famiglia,
tisca la fratellanza da
una
parentela
che
smen-
celebre nostro scrittore
un
dialogo famoso, tra la Moda e la
Morte (1).
dopo essersi bisticciate alquanto,
siccome donne clìe non patiscono rivali, la Moda'
'così stringe il proprio argomentare: « Dico che la
esaltata in
un
In
vostra natura
tinuamente il
esso
e usanza comune
Mondo;
ma
è di rinnovare
tu fino da
con­
principio
ti
gittasti alle persone ed al sangue: io mi contento
per lo più delle barbe, dei capelli, degli abiti, delle
masserizie, dei palazzi
ch'io
non sono
però
e
di
cose' tali.
mancata
e
non
Ben. è
manco
vero
di fare
parecchi giuochi da paragonare ai tuoi, come ver
hìgrazia storpiare la gente colle calzature snelle,
chiuderle il fiato e fare che gli occhi le scoppino
...
dalla strettura dei bustini
quest'andare
(1)
.....
G. LEOPARDI.
lo
non
Dialoghi.
e
cento altre cose' di
ti vo' dir nulla dei mali
-7-
-di capo, delle infreddature, delle flussioni di ogni
-sorta, delle febbri quotidiane, terzane, quartane,
che gli uomini si guadagnano per ubbidirmi, con­
sentendo di tremare dal freddo, o affogare dal caldo
secondo che io voglio; difendersi le spalle coi panni­
e il petto con quei di tela e fare d'ogni cosa
mio modo, ancorchè sia con loro danno.»
NDi non promettiamo di essere più indulgenti
lani,
a
colle
.
che fanno
Mode,
a
pugni
colla
Igiene;
ma non
ugualmente così ingiusti da mìsconoscere
i vantaggi che la MO'da sa portare nella società,
quando vi regna costituzionalmente, d'accordo cioè
saremo
a cui si vuole riconoscere il diritto e
l'esercìzio del potere legislativo.
Intanto non perdiamo di vista l'epigrafe posta
coll'Igiene,
a capo di
questo scritto, il quale a proposito di
vestiti, comincia colla morale, e potrà forse termi­
nare colla morale, senza otlendere le tendenze PD­
sitiviste del vostro secolo, che alcuni calunniando
sì sforzano di dimostrare materialistiche. Ma
.niamo alla pelle.
..
ve­
CAPITOLO I.
Struttura della
Tessuto malpighiano
Epiderma
pelle
Pigmento
Esperienza Horn sulla pelle d'un Negro
Apparente contraddizione colla legge fisica' dell'as-'
sorbimento termale
Spiegazioni di Fleming e di
-
-
-
-
-
-
Boislinière,
I
corpi degli animali sono involti naturalmente
mantello membranaceo, molle, elastico, oppure:
indurito e corazzante, che dicesi pelle o cute; la
quale non veste solamente il corpo all' esterno,
ma si ripiega e continua anche all'interno tapez­
zando le cavità più. riposte, l'interno dello stomaco
e degl'intestini. Questa pelle interna, detta mucosa,
ha una conformazione sua particolare e perciò pro­
in
un
prietà
ed uffici diversi.
Tralasciando di
estranea
la
al nostro
occuparcì della
assunto,
pelle -propriamente
mucosa, siccome
diremo che tagliando:
detta ed osservandola nel
suo
spessore, si scorge ch'essa si compone principalmente
d'un strato inferiore, variamente grosso, biancheg­
e robusto, essendo formata
intreccio strettissimo di fibre e' laminette,
Questo è il derma, il quale colla superfìcie interna.
giante, mollo elastico)
da
un
-10
-
.aderisce alle
parti che informa, per mezzo di una
falda di tessuto cellulare, in mezzo alla quale decor­
rono i filamenti muscolari, che attaccati da una
parte alle meinbra
e
dall'altra al derma fanno
muo-
.
vere
la
,
pelle.
,
All'esterno il derma è tutto rugoso e sparso di
prominenze rosseggianti, fornite di vasi sanguigni
e di nervi, sensibilissime, appaiate, e in alcune parti,
sul
-come
palmo della
mano
e
allineate in serie
dita,
,.1Japille
all'estremità delle
e che diconsi le
regolari,
pelle.
Il derma è ricoperto da uno strato di' materia
cornea, in alcune parti sottilissimo e quasi nullo ed
della,
.
in altre assai denso
duro,
e
trasparente, insensibile
..
e
come
nei calli:
mezzo
che si rinnova molto fa­
cilmente, essendo formato da otricelli provenienti dal
derma, aderenti tra loro e che al contatto dell'aria
si diseccano e formano come uno strato continuo
di vernice. Questo strato chiamasi epiderma ed è
'tutto crivellato da un numero stragrande di forel­
lini, detti pori, pei quali .svapora dal derma molta
aqua, e vengono rigettate all'esterno le secrezioni
delle gIanduIe, che nello spessore del derma elabo­
rano e
,
filtrano il sudore ed
una
materia grassa, spe­
ciale,
vegetano peli e le lamine delle unghie.
Gli otricelli dell'eplderma sono disposti a strati
-soprappostl, gli inferiori dei quali in alcune parti
d'el corpo umano, o quasi interamente sopra tutta
la superficie del corpo di alcune razze umane, for­
mano un tessuto particolare mucose reticolato che
.contiene la sostanza particolare, ossia il pigmento
che dà alla pelle un colore distinto, come colora
diversamente i peli, le unghie e le penne degli anie
,
dove
i
-11-
'mali. Questo tessuto reticolare scoperto nell'uomo
dal .Malpighi, e perciò detto Malpighiano si ramifica
-tra le papille del derma, ed espone il pigmento al­
.I'influenza della luce, che agisce
su
di
esso
in modo
analogo che sul nitrato d'argento nelle preparazioni
fotografiche.
Non è questo il luogo per discutere l'arduo tema
dell'origine del vario coloramento della pelle nelle
.
,
diverse
far
razze
umane, bastando al
nostro scopo di
ch'esso è in
qualche rapporto coi climi
e coll'insolazione, non essendo ignoto ad alcuno
che la pelle dei bianchi, che si espongono alla luce
viva delle campagne ed all'ardore della canicola,
imbrunisce notevolmente; e non accidentalmente ed a
tempo, ma stabilmente, come .può vedersi in tante
:
famiglie, che abbandonate le penombre cittadine
vivono da varie generazioni in campagna, e si di­
stinguono dai loro antenati per .la bronzata tinta
della pelle.
Per intendere come il pigmento giovi a preser­
vare la pelle dal soverchio calore esterno e a ral­
lentare, se non a impedire, il raggiamento del 'calore
interno, e a mantenere perciò alla pelle una tem­
peratura costante ed opportuna per le sue funzioni,
giova ricordare l'esperienza del sig. Horn, riportata
dal Mantegazza (l), il quale concentrò con una lente
i. raggi del sole sopra il suo braccio e sopra quello
d'un Negro: egli ne ebbe la pelle profondamente
scottata e sollevata l'epidermide, mentre il Negro
osservare
non
sofferse incomodo alcuno.
(l) Dott. PAOLO. MANTEGAZZA, Elementi d'Igiene. Milano
1864, Cap. XIII, pago 270
..
-
'12
;_
.
Tutto questo pare contrasti a ciò che la Fisbt·
insegna intorno al potere riflettente ed assorbente
.
del calorico per parte dei colori. Infatti il potere
riflettente il calorico, secondo le tavole di Leslie, se
dicasi convenzionalmente !DO per l'ottone, pel nero
flIIDO è O; e viceversa il potere assorbente ed e.mis�,
sìvo del nero fumo è 100, mentre per l'ottone è
circa lO: il che vale a dire che, mentre un corpo
esposto all'azione del calorico si riscalda 'assai
perde tanto facilmente il calore assorbito,
un corpo di. color chiaro, e meglio se lucido, si ri-'
scalda difficilmente e prestamente si raffredda. La
nero
e non
adunque
Mantegazza sembra ca­
dall'esperienza dell'Horn, riguardo al color
nero della pelle, è erronea riguardo a l solo colore:
che anzi dovrebbe inferirsene che la pelle del Negro
si riscalda al sole, più della pelle del Bianco.
Perciò bisogna ritenere, come osserva il dotto
Flemìng (1), che una maggiore intensità di colore
producendo ai raggi solari assorbimento di .calorico,
potrebbe riuscire talvolta cagione di gravi inconve­
nienti, ave i suoi effetti non fossero contrabilanciatì
conseguenza
che il
va re
,
disposizioni, da circostanze locali riferibili
secrezioni, e principalmente dall'aumentata per­
spirazione. Senza adunque il color nero, la pelle
dei Negri in' un clima ardente sarebbe diseccata,
mentre invece è mantenuto il giusto equilibrio tra
da altre
alle
l'interna
si
l'esterna temperatura, che altrimenti non
conseguirebbe che a spese dell'energia vitale,
e
dall'aumentata energia
(l) Dott.
pago 34.
FLEMING.
delle secrezioni cutanee.
Filosofia Zoologica. Pavia 1829, T. n,
:_
Una
13-
spiegazione di que­
(I), il quale
opina che i Negri non sieno soggetti alle mala ttie del
'fegato ed alle altre cagionate dall'insolazione per es­
sere provveduti di doppio apparato secretore di so­
stanze hiliosej del fegato cioè propriamente detto"
e del pigmento nero' della' pelle. Egli considera
più
chiara
e
conveniente
sto fenomeno la dà il dotto Boislinière
questa sostanza, a base, di principiì idro-carbonici,
come una specie di bile nera segregata dal Malpi­
ghiano: per questo' il' Negro vive 'nei paesi più mal­
sani, ma non vi contrae le febbri biliose, nè la febbre
gialla, e trova si costantemente sano e gajo; lavora
tutto il giorno sotto gli ardenti raggi del sole, e
I Bianchi,
danza le notti intere a cielo scoperto.
che non trovansi nelle condizioni anatomiche e fisio­
-
logiche dei Negri, soccombono per le influenze so�
praddette. E quando questi uomini Negri perdono
sotto i climi del Nord il loro colore e la loro lucen­
tezza, assumendo
intrattabili
e
una
tinta
cìnericcia, divengono
apatico.
analoga a quella dei
d'animo freddo ed
L'epidermide, di natura
peli e delle unghie} e perciò cattiva conduttrice del
calorico, insensibile, e sempre più grossa nelle parti
più esposte, serve ad impedire la sorvechia evapo­
.razìone
il diseccamento della
pelle non che a
dal
immediato
dei corpi esterni,
contatto
proteggerla
diminuendone la sensibilità, e sottraendola all'in­
e
fluenza malefica dell'umidità
cive in mezzo a cui viviamo.
e
delle esalaz ioni
no­
_
(1) Gazzetta M-edica Italiana. Lombardia, 15 Gennaio­
.1870, pago 23.
CAPITOLO II.
Pori della
-
pelle
Traspirazione insensibile
traspirazione cutanea
-
Prodotti della
sua, composizione
Salvar la
pelle,
e
-
-
Potere assorbente della
sensibile'
Sudore
pelle
e'
-­
è salvare la vita.
Abbiamo detto che
l'epidermide degli anìmali
grande di pori. L'olan­
dese Leusrenhoek ha numerato su ogni centimetro
quadrato di pellè 3000 pori; ora calcolandosi a due
metri quadrati la superficie di un uomo di media
è crivellata da
statura,
ne
un numero
risulta l'enorme cifra di sei mila milioni'
si trasuda giornalmente i�O gram­
mi di materia. Questa traspirazione in parte è in-­
sensibile ed aquosa, in parte è rappresentata dal
di
pori, dai quali
sudore, dal grasso, dalle
che si' distaccano
Il grasso
da
appositi
e
squammette epidermiche
cadono
come
polvere.
è elaborato nello spessore del derma­
follicoli, e portato all'esterno dai pori,
donde si diffonde sulle
de Ila
rimane
e
spalmata
impermeabilità,
e
superficie
perciò lucida
pelle
che
ne
molle. Accresce.
la poco conducibilità del calorico,
la dolcezza al tatto, e la mobilità della pelle il.
grasso, che si deposita sotto di essa nel tessuto cel­
la
lullare,
-
onde aderisce alle membra.
-15
-
Il sudore è segregato dalle
glandulette
che
sono
sparse nello spessore della pelle in numero non
inferiore pel corpo umano di due milioni e mezzo.
Da sì grande numero di pori esce il sudore, in quan­
tità e qualità diverse secondo la stagione, la condi·­
zione igrometrica dell'ambiente, l'alimentazione, lò
o di malattia; ma principalmente, in
relazione col nostro assunto, secondo la temperatura
e l'esercizio della pelle. La media della traspirazione­
cutanea corrisponde alla temperatura media di 13·
centigradi. Secondo Weyrich (I) ad ogni grado di
temperatura sotto 1.30 la traspirazione diminuisce
dell'l. 112 per cento, e cresce del 2 per cento sopra
stato di salute
temperatura. Al contatto del ghiaccio la tra­
spirazione scema della metà: stropicciando la pelle
con una spazzola la traspirazione aumenta dell'8O­
per cento in confronto della pelle non stropicciata.
Quando si lavora, il corpo suda il doppio di quando,
tale
si sta fermi.
qualità del sudore, sebbene sia varia nelle­
parti e condizioni della pelle, in media è
rappresentata da un liquido nel quale di ogni 1000,
La
.dìverse
986 sono aqua, e le restanti 14 sono sostanze
animali e minerali, che gli danno un odore parti­
colare ed un sapore salato. Infatti esso contiene in
soluzione del sal marino, ossia del cloruro di sodio
parti,
insieme
cloruro di
potassio,
e
grasso,
e
lattico. Nel sudore d'un
(l) WEYRICH.
dell' uomo.
La
Lipsia,
traspirasione
1862.
con
fosfati alcalini;
.tico,
e
fosfato di
soda,
ferro, urea,
gli acidi butirrico, formico, acetico, idro­
con
ed altri solfati terrosi
uomo
ammalato si.
insensibile della
pelle
16.:,;_'
�
riscontrano, secondo
le malattie, anche dell'acido
urico.dell'ammonìaca, dell'albumina, dello zucchero;'
della bile.' Le' quali sostanze provenienti dal sangue,
se sonò 'récate od, elaborate 'nella pelle per essere
'espulse dall'organismo, bisogna, perché non si al­
teri l'equilibrio delle funzioni vitali, che nessun
impedimento sia messo al regolare lavoro della pelle,
la quale in questo caso funziona come una valvola
ai sicurezza del
dore
ed
esso,
è indizio
una
cuore.
moderata,
Una debole acidità nel
ma
su­
continna secrezione di
caparra di buona salute: quando
divenga molto acido, oppure oltre­
neutralità, si mostra eccessivamente alca­
e
invece il sudore
'passata la
lino, conviene con chiudere che il corpo è amma­
lato o che gli minaccia una qualche crisi, non
'sempre salutare.
I moltissimi pori di cui è provveduta l'epidermide
non sono solamente' vie
stanze
estratte dal
delle funzioni
di eliminazione delle
sangue
animali,
ma
e
so­
nocive all'economia
possono divenire altret­
tante bocche di assorbimento dall'esterno di
principi
pelle si possono
.assorbìre i miasmi ed altri principi tossici, le inie­
zioni di china per difendersi dalle febbri, il pus
'vaccino per salvarsi dal vaiolo; e come in una at­
mosfera molto umida sia prudenza ungersi la pelle,
per non assorbirne in quantità nocevoIe. La pelle
'spogliata dall'epidermide è ancora più assorbente,
e diviene una veraspugna. Nessuno potrebbe esporsi
impunemente a trattare sostanze velenose colla mano
,escoriata, od anche con semplici fenditure o setole
"nella pelle.
dannosi. A tutti è noto
come
per la
Sono notissime le relazioni della
pelle
con
lo
-17
-
degli altri organi corporei, ma non sono meno
.evìdentì quelle che ha la pelle con le condizioni del­
-l'animo, per cui essa' ne diventa come lo specchio
rivelatore. Avere la pelle d'oca è segno di racca­
.pricoio; la paura, che richiama il sangue dalla pe•
riferia al centro di circolazione, lascia la pelle
'pallida e fredda; il pudore imporpora le guancìe;
l'ira arrossa la pelle, come l'invidia l'ingiallisce,
Improvvise tempeste, e lunghi patimenti dell'animo
lasciano nella pelle sì chiare traccie di sé, che nel
pronto imbianchire dei capelli, o nelle macchie
bianche o giallastre che talvolta vedonsi comparire
sulle mani, sul volto o per tutta la persona dure­
volmente od a tempo, si può talvolta leggere tutta
la storia d'una vi ta, o vedere tradi 10 un segreto
del cuore. Non così deve dirsi di quelle macchiette
bianche, che compariscono sulle unghie, e non è
bene che noi seguitiamo ad ingannare ed a smora­
lizzare i ragazzi, facendo loro credere sieno quelle
il segno delle bugie; mentre provengono da offesa
alla radice dell'unghia, fatta principalmente col non
saper mantenere intatto ed aderen te il margine
libero dell' epidermide, e peggio coll'assottigliarlo
troppo e col lacerarlo. Lasciando ciò, concludiamo
che il motto salvar la pelle equivalente a salvar la
vita non é solamen te una figura retorica, ma una
verità scientifica, che ci impegna ad avere la mas­
sima cura dell'integumento corporeo e che ha creato
.perciò un ramo speciale dell'Igiene.
.stato
,
2
CAPITOLO' III.
Vestimento naturale degli Animali
indifeso contro la natura
Le
-
L'uomo pr imitivo-,
migrazioni degli uc­
cosmopolitismo
Impara dagli
-
celli
gl'insegnano
animali
-
Suoi
a
vestirsi
vantaggi
il
-
-
Nasce l'industria manifatturiera,'
ed abusi.
Da tutto quanto fu esposto qua sopra sulla strut-·
tura, sulla proprietà e sugli uffici della pelle, di­
scendono conseguenze di facile applicazione al no­
stro assunto. La prima è che la pelle è il primo e
naturale vestlmento di 'che ci ha forniti la natura,
la quale non mancò di dotarne variamente gli altri
animali secondo i particolari loro bisogni.
I polipi, i molluschi e gli altri animali, vivendo
nelle acque, alcuni con scarsi mezzi di locomozione,
altri provveduti di apparato digestivo molto imper­
fetto, hanno una pelle assai vascolare ed assorbente,
sicché possono nutrirsi direttamente colle sostanze
sciolte nel liquido da cui sono circonfusi. Altri, come
i
crostacei,
hanno la
incrostata di sostanze
pelle a difesa dei loro corpi
pietrose; o coperta di squame,
i pesci; o corazzata di sostanza
tartarughe, gli armadilli. I volatili
come
cornea,
le
sono
come
'Coperti
-19-
da soffici
piume, spalmate negli uccelli aquatici da
ne impedisce la macerazione. Gli animali
olio,
terrestri sono difesi da peli più o meno lunghi e
setolosi, da spine, da denso e quasi ligneo derma,
da scaglie. Una conchiglia pietrosa serve alla chioc­
ciola da abitazione, che trasporta sempre con sé,
come Diogene faceva della sua botte.
E l'uomo � quest'essere, che si predica privile­
giato dalla natura, non ha che la pelle nuda. Nato
un
.
che
dalla terra, in
ogni albore di
remotissimo tempo, innanzi ad
civiltà, sugli altipiani dei continenti
un
che l'uomo abbia trovato le condizioni
sfavorevoli per propagare la propria specie.
ltIa quali condizioni Il Un clima tropicale, dove non
antichi, pare
meno
generalmente che due stagioni. La piovosa, in
cui cadono torrenti di aqua tra il più spaventoso
apparato di lampi e tuoni e soffiare di venti impe­
sono
tuosi; la vegetazione però vi si svolge vigorosa; il riso
vi fruttifica fin quattro volte l'anno; le palme, i ba­
nani, i tuberi fecolacei della maranta, dell'ignamo,
somministrano un facile, .ma sempre meschino ali
..
stagione calda occupa p altra metà del­
l'anno, con ostinate siccità, un ardore che cuoce il
lerreno, disecca gli alberi, inaridisce le sorgenti,
asciuga i paduli, e induce nei coccodrilli un letargo
estivo pari al letargo in cui d' inverno vivono le
marmotte e gli orsi dei climi freddi. Di notte uncielo
purissimo, una .lrradiazione del suolo che fa discen­
dere la temperatura a qualche grado solamente sopra
zero, mentre di giorno sale rapidamente verso i 40
gradi. Insetti velenosi, rettili orrendi, e Paria infe­
stata da miasmi mortiferi; e per solo riparo tra que­
mento. La
ste si nemiche condizioni una
grotta, l'ombra di un.
-20-
di
fico, una ristretta zona, dove, sé
foglia
e
sano
dirsi il clima, diminuite in­
può
temperato
sieme le spontanee produzioni, poteva l'uomo appena
vivacchiare duramente, senza speranza di migliora­
"mento; col timore continuo di non perdurare in"
quella" lotta per l'esistenza, che era per lui prov­
vide-nziale ginnastica delle sue facoltà, ma di cui
ignorava ancora le ragioni.
Bisognava adunque provvedere; ma "con quale
espediente? La natura benefica sempre, anche quando
flagella, fece che l'uomo primitivo avvertisse al pe­
albero,
una
riodico ritorno
dell'usignolo, alle migrazioni di tanti
alla"
vicenda del loro lasciare terre
uccelli,
conosciute per cercarne altre più opportune al so­
altri
praggiungere
delle estreme
stagioni. Dopo qualche
prova imparò ch'egli poteva essere cosmopolita, che
una breve zona di terreno, per quanto ospitale, non
confinarlo, per costringerlo forse a perire.
emancipazione dai molti bisogni di
cui era circondato, lo spinsero sulla via delle avven­
ture, lo allettarono i viaggi, la crescente famiglia, a
cui più non bastava la paterna capanna, P obbligò
a
prendere il bordone del pellegrino.
doveva
Gli istinti della
-
1\Ia il nostro
viaggiatore
era ancora
nudo. 1\Iano
allargava nelle sue escursioni,
però
climi, alimenti e condi­
stagioni,
sperimentando
zioni di vita diverse, dovette studiarsi di riparare
al difetto di vestimento, essendosi trovato sotto que­
sto riguardo inferiore agli altri animali, con la
coscienza della sua capacità a diventare il domatore
della natura che ]0 circondava. Questa capacità di­
venne tanto pIù grande, quanto più progredì nella
osservazione e negli esperimen ti.
mano
che si
-"­
-21-
Le
larghe foglie
stuoia dell' aloe
dei banani
di certe
e
le fibre intessute
a
bastarono
più a difenderlo dal rigore delle notti estive e dalle
intemperie nei paesi discosti dalla zona tropicale.
Quando l'uomo,
o
le terre
e
toccate le
boreali,
palme
giogaje più
non
alte dei
monti,
si trovò tra le nevi ed i
dovette invidiare alle fiere la loro calda
affrettarsi ad ucciderle colla
sua
mazza di
ghiacci,
pelliccia,
pietra, a
scuoiarle col suo coltello di selce, per prepararsene
vestimenta masticandole a lungo onde ammollirle, e
col grasso delle loro viscere renderle sempre più
pastose e durevoli. I tendini sfilacciati servirono per­
cucirle, e fibre diverse a ttorcigliate in funicelle
serrarono comodamente intorno al corpo. Di
grasso si -spalmò le membra, onde la pelle delicata
tollerasse meglio l'ardore' dei deserti, ed il gelo
gliele
.
delle artiche
spiagge.
Stanco della vita
nomade, ed avendo imparato
ad apprezzare il non meno periglioso e tuttavia fan":
tastico errare del pastore, destinò le pelli alle tende,
e
un vestito alle pecore, che gli furono larde'loro velli lanosi, La filatura divenne l'occu­
chiese
ghe
pazione
ordinaria delle donne; la tessitura diede
grossolane, delle quali ravvolse il
all'uomo stoffe
corpo, fasciò i
bastò
più
piedi, difese il capo quando non
capigliatura. Nelle guerre domandò
la folta
ed ai metalli l'invulnerabilità delle
membra;
già stabilite in regioni agri­
cole, che coltivavano piante tessili ed, allevavano.
animali setìgeni, gli fornirono il lino, il cotone, il
al
cuojo
i commerci
con
le tribù
canape, la seta.
Il vestito. divenne abito, questo si trasformò in
abbigliamento; la Moda ebbe un culto; l'ignudo
s�l-
-22
-
damina isterica, che batte i
capelli perché la sarta le ri­
tardò l'abito da ballo, o la neve trattenne sul Ce­
nisio il figurino di Parigi (I).
Cento industrie, delle quali vivono centinaja di
migliaia di lavoratori, servite da macchine, d a esplo­
razioni e da commerci lontanissimi, trasformarono
il mondo in un vasto mercato; sul quale si scam­
biano a migliaia di tonnellate le materie per ve
stirsi più svariate e preziose. A migliaia muoiono di
fame e di sferzate gli uomini di una parte del mondo,
per vestire di cotone l'altra parte; intanto che gli
uomini dell'Occidente mitragliano quelli dell'Oriente
per provvedersi la seta. I navigli si armano di mille
bocche di fuoco, .non per andare alla conquista del
vello d'oro, ma per fare incetta di cenci da tra­
sformare in nuovi tessuti, pei quali la chimica di­
stilla i più nuovi e variati colori. I vocabolari
'delle nazioni non hanno oramai spazio suffìcente
per registrare tutte le parole significative delle mol­
teplici .materie e Ioggie indumentali.
vaggìo
piedi e
divenne
una
si straccia i
..
-
(l) S' iatende da questo
prima .del compiuto traforo
presente libro fu scritto
Frejus.
che il
del
CAPITOLO IV.
"L'uomo civile è vestito
climi caldi
colore
e
I
-
Come vestono
-
nei freddi
capelli
Da tutto ciò che
gli
animali nei
Muta del vello
-
e
del
SU()
bianchi.
precede
si trae la naturale
con­
seguenza, che se l'uomo nasce ignudo e nudo ritorna
alla terra, per vivere sulla stessa nello stato più
perfetto
o meno
di
civiltà,
a
cui è chiamato dalla
sua
natura, ha bisogno ùi vestirsi.
In
non
epoca geologica abbia cominciato il sod­
tale necessità con abili propriamente detti,
quale
.dìsfure
a
si
può stabilire
se
tra
sicurezza; bisogna però
i
non
trovansi filati di
tessuto, le
nei
con
l'abbia fatto prestamente; poiché,
monumenti dell' epoca umana preistorica
credere che
lino,
reti
e
qualche
brandello di
vesti nori si scopersero finora che
quaternarj dell'età del bronzo. Nel
vere
depositi
:Museo delle antichità del Nord posto nel palazzo
del Principe in Christianbourg in Danimarca, si con­
perfette, bonneti, mantelli, giubboni,
e un grande sciallo, di tessuto
di
lana
trovati a Ihveenkoei e a Kongo­
.grossolano
.koei in stazioni preistoriche di tale epoca. Ciò non
servano
con
vesti
lunga
cintura
-24
che l'uomo
-
siasi servito di vesti anche­
toglie
prima e forse fino dall'epoca terziaria, come vuole­
il Pruner, di cui rechiamo la testimoniarza <1). «Le vt!­
tement de poil don t le singe est couvert et qui manque
à Thomme: caractère anatomique dont le résultat fon­
ctùmnel. est immense pour la nature humaine, puisqu' il
la force à s'ingénier, et à chercher le mieux-étre :
ainsi, dès l'époque tertiaire le feu est découvert, les
non
eétemetus sant inventés
1)
.
•
Fu osservato poco sopra che l'uomo per vestirsi
si consigliò dapprima con le necessità e quindi con
vogliamo dire con. ciò, che l'Igiene
sia stata esclusa dalla consulta fino ai tempi nostri,
la Moda. Non
in cui
a suono
di tromba
se ne
proclamarono gli
ora-
J
coli ai quattro angoli dell'universo. Col bisogno e
colla' vanità, anche la ragione ebbe sempre qualche
parte nel determinare l'uomo alla invenzione ed
_vesti, né fu senza provvidenziale
intendimento, che l'uomo potesse anche in questa
bisogna imparare' dal mondo esterno, e tesoreggiare
per sè quanto la natura aveva disposto pel bene
degli altri esseri.
Salomone disse all'uomo pigro: va, ed impara
l'attività dalla formica. Nello stesso riguardo noi'
potremo dire: Impariamo dagli animali a vestirei,
poiché nessuna altra ragione in loro parla fuori del
alla scelta delle
.
semplice
..
istinto di loro conservazione in
mezzo
aì
var] accidenti del vivere. Nelle regioni calde, nelle­
quali il soverchìo calore nuoce, quanto nelle fredde
l'estremo
rigore,
non
(l) PRUNER.-REV.
si
Società
duta del 18 Novembre 1869.
osservano
aniniali
d'antropologia
di
a
lungo:
Parigi. Se
...
-
pelo.
nuda,
come
asini,
25-
Il loro corpo è coperto da una pelle quasi'
ordinariamente distinta da vivissimì colori,
nelle: tigri, nelle giraffe, nelle zebre, negli'
antilopi, nelle gazzelle, nelle scimie. Il
Capo di Buona Speranza ha.la giubba molto
nelle
leone del
corta, e scade in selvaggia bellezza col leone delle
solitudini settentrionali dell' Africa; siccome è sprov­
veduto di giubba il giaguaro dell'America centrale.
L'elefante, il rinoceronte, l'ippopotamo, se hanno
un
di
cuoio assai duro
qualche
toriali;
di
un
raro
e
pelo,
calloso,
non sono
finché vivono nei
coperti che
paesi equa­
a tutti la scoperta del cadavere
elefante involto dei ghiacci della Siberia, il
ma
è nota
quale aveva la pelle difesa da una lana densa e
ricciuta, intrecciata a lunghi e ruvidi peli. Quest'ere­
fan te, di cui oggidì è perduta la specie, ha vissuto
anche nei nostri paesi in un' epoca antichissima,
quando le ghiaccìaje, discese fino nelle più basse·
pianure, avevano irrigidito d'assai il nostro clima.
Le pecore dell'Arabia. dell'Indostan, della Spagna
hanno un vello ricco, ma di pelo finissimo e corto,
mentre le capre che frequentano luoghi montuosi.
più elevati e più freddi hanno il pelo più lungo e
grossolano, come le pecore della Zetlandia, e del­
l'Islanda. I lama, la vigogna, l'alpaca, che vivono a
torme negli alti e freddi pascoli dell'America Me­
ridionale, hanno il corpo vestito da bionda e foltis­
sima lana, lunga firio a 30 centimetri; come sulle­
alte montagne dell'Europa e dell' Asia, e tra i ghiacci
natanti del mal' gelato, possiedono una ricca pel­
liccia gli orsi. Il porco indigeno dei paesi caldi ha­
la cotenna sparsa di rade setole, tutte rigide ed
uniformi, mentre lo stesso animale acclimatato in:
-26-
-regioni più fredde ha il corpo coperto da un pelo
fino, arricciato, aderente, tra cui sopravanzano le
irte setole comuni. Siffatte diversità si mostrano
pure tra il majale delle contrade meridionali d'In­
.ghilterra e quelle più settentrionali della Scozia.
Cl
Egli
è valendosi di
questi mezzi,
osserva
il
il citato dotto
Fleming (1), che individui i quali sog­
in un dato paese si trovano abilitati a
.giornano
premunirsi contro il variare della temperatura, nelle
diverse stagioni, diminuendo cioè il vestimento in
estate ed accrescendolo nell'inverno, siccome ognun
'vede verificarsi in parecchi dei nostri animali do­
mestici. Cotesto aumento si fa costantemente in
ra­
.gione della temperatura, per modo che, scemando
questa per la maggiore altezza del luogo, troviamo
il bestiame ed i cavalli, che vivono nei poderi situati
.presso il livello del mare, vestiti di un pelo più
breve e sottile che non quelli che abitano situa.zionì più elevate. Buoi e cavalli tenuti nella stalla
-durante l'inverno hanno il pelo più corto e più
fino di quelli che vivono continuamente all'aria
/
.aperta; anzi la
.
stessa differenza
si
osserva
per lo
stesso animale in un inverno mite ed in altro che
rigido e crudo. Questo processo del mutare di
pelo ha luogo altresì in tempi diversi secondo la
.costituzione dell'animale riguardo al colore. La talpa
\in generale muta il pelo alla fine di Maggio; il vello
sia
.
della pecora, se si lasci mutare
l'aro è che cada innanzi la fine di
Tutti
.un
SallJ.110
del resto che anche
abito d'inverno
(1)
.Dott. FLEMING.
più pennuto,
Op�ra
cito Vol.
e
spontaneamente,
Giugno».
gli' uccelli
hanno
che d'estate
II, pago
23.
ca-
-27-
-dono loro le penne vecchie restando mezzo spelace semi nudi. Che più? Il cane, questo fedele
-carnpagno dell'uomo, che ha intrapreso con lui sì
lunghi viaggi, modificando la sua natura a seconda
·chiati
-del clima in cui pose sua stanza, ci mostra colle
sue varietà una splendida conferma
-di questo fatto. Il cane della Guinea, dove la media
.innumerevnli
1emperatura annuale è di gradi �26°, ha il pelo raso
e lucente, ed è vestito alla leggera come
lacchè
ì
dei nostri bisavoli. Mentre il
e
·
·
·
quello
di Terranova ha
cane
un
del San Bernardo
sì folto
giubbone
di
pelo, principalmente sulle parti deretane, onde'
s'accovaccia impunemente tra la neve senza cadere
in letargo, come la marmotta.
Di questa disposizione approfitta il cacciatore
per impadronirsi delle pellìccìe degli animali, le
quali d'estate avrebbero un pregio minore attesa
la scarsità del loro pelo, ed attende la stagione
fredda per avere pelliccie ricche e durevoli, dipinte
dei colori più vaghi ed apprezzati.
Anche il colore pertanto del naturale vestimento
animali è conforme alle stagioni ed alle lati­
degli
tudini abitate da essi. Il biondo leone, il grigio
struzzo trovansi in armonia perfetta col biancheggiare
delle
deserti; i pavoni, i papagallì fanno
variopinte loro penne là dove una ve.getazione lussureggiante ed i fiori ritraggono le loro
tinte dai vivi colori dell' aurora e delle iridi tropi­
cali. L'orso bianco, l'ermellino, il lepre, il francolino,
il colimbo, il pinguino, hanno il pelo e le penne
-candìdissime, finché la terra è ricoperta di neve,
·ed ogni cosa si confonde nella abbagliante bianchezza
del paese gelato da loro abi tato.
arene
pompa delle
nei
-28-
l\fa al sopraggiungere della piu mite stagione,
che fa verdeggiare anche le inospiti spiagge boreali,..
il lepre alpino riprende la preziosa sua pelliccia­
grìgio-argentìna, l'ermellino si veste. dì bruno-ros­
sìccio, il francolino di cenericcio, il colimbo di un,
.nero fuligginoso con una sola macchia bianca sulle
ali;' il pinguino ricolora le guancie e la gola di nero,
come
.
.
anche tra noi la coditremola
o
ballerina.
Sebbene alcuni naturalisti abbiano tentato di
spiegare questi fatti con supposte armonie tendenti
a difendere gli animali dai loro. nemici, che più
facilmente li distruggerebbero, quando il colore non
li togliesse alla loro vista, confondendoli colle tinte
del paesaggio, non dobbiamo dimenticare che il,
principale loro nemico è il clima in cui vivono.
Perciò è più sicuro il ricordarci come il bianco, se
riflette meglio il calore, ed impedisce un riscalda­
mento che sarebbe fatale agli abitatori dei climi
ardenti, rende del paro più lenta l'irradiazione e
mantiene il calore animale in giusta armonia coi
bisogni dell'organismo 'nei climi freddi.
,Per questo la capigliatura dell'uomo, che siman­
tenne colorita durante la giovinezza, all'avvicinarsi
dell'inverno della vita, si fa bianca, quasi ad impe­
dire una soverchia perdita di calore. Non senza,
meraviglia ricorre in questo punto alla memoria
l'intuito sublime di Dante, che fa di Caronte, noc­
chiero indurato alle intemperie sulla trista riviera
.
,
d'Acheronte:
Un vecchio bianco per antico
pelo.
CAPITOLO V.
'Calore animale
l'Uomo
Lana
-
Limiti di
-
temperatura sopportabili dal­
Materie coibenti il calorico
-
Lino
-
-
Pelliccie
-
Seta.
La natura ha vestito l'uomo di pelle: ma avendo
dato alla stessa uffici particolari da compiere in
relazione alle altre funzioni animali, egli non potè
esclusivamente, anzi ha dovuto rivestire
pelle artificialmente, imparando dall'osservazione
e dall'esperienza la materia, la quantità e la foggia
.più conveniente dei suoi abiti. L'alunno della na­
servirsene
la
però fece buon uso dei severi suoi
insegnamenti, sicché l'Igiene è intervenuta .per di­
mostrare che, se è vero che salvare la pelle equi­
valga a salvare la oita, non è men vero che vestire
lura non sempre
convenientemente
quindi
corrisponde a salvare la pelle, e
ad assicurare la vita. Un buon vestito deve
dunque primieramente
essere
mentre
trattiene il calore
·col sangue,
non
l'ambiente lo
di tal materia
che circola nella
permetta che il calore
accresca
che,
pelle
esterno del­
notevolmente. Il calore ani­
male varia nelle diverse
specie. Negli animali così
i rettili, i pesci,
sangue freddo
manca
il
non
ecc.
calore
gl' insetti,
assolutamente,
perché allora sarebbero morti, ma trovasi inferiore
detti
a
come sono
30-
-
all'ambiente in cui vivono, mentre negli animali al
sangue caldo, o è uguale o supera nei casi speciali
il calore del mezzo in cui compiono le loro fun­
zioni vitali.
Nell'uomo, qualunque sia l'età, ed il clima in cui:
vive, il calore prodotto dalle diverse combustioni
che si effettuano nei suoi organi oscilla tra i 36()­
e i �Oo del termometro
centigrado. Ma può ritenersi
in media di 37° 00; non potendo impunemente
esporsi a temperature che oltrepassino i �6(}, nè ad
un raffreddamento eccessivo e prolungato, che ab­
bassi la temperatura del corpo alla metà della media
temperatura normale, cioè circa a 19°: in questi casi
segue necessariamente un'alterazione delle funzioni
animali: il sangue si coagula e si muore.
Straordinariamente la più alta temperatura a cui
potè esporsi l'uomo fu di ljJo � ad Esnè nell'Africa;
e la più bassa di 06° 7 sotto zero al Forte Relance
nell'America del Nord presso il lago degli Schiavi.
Fino però a questi estremi l'uomo reagisce contro.
il ·calore ed il freddo con equilibrare in sé stesso
la temperatura per mezzo della perspirazione della
pelle e dei polmoni. Sudando molto s'indebolisce,
ma
per
l'evaporazione
si rinfresca. Nel freddo
funziona quasi più, ma la
pelle
aumentata produce molto più calore e
la'
non
è mantenuto dalla sottrazione
esteriore. Ad
un
eccesso
secco
respirazione
l'equilibrio
operata dal freddo
e di freddo, ma
di calore
umido, l'uomo resiste meno, disturbando esso pro··
fondamente le funzioni della pelle, dei polmoni e
degli altri visceri interni: per cui le più gravi e
fatali malattie SI
sviluppano
nei
paesi,
dove trovasi
tale condizione climaterica. Più dannosa
ancora
è
-Si-
la variabilità
a
stagione
rapida
solo,
non
delle temperature, da stagione'
ma dal giorno alla notte e da
ad ora, che in certe
parti d'Italia, come a Ge­
Palermo, può essere fino dai 9° ai 12� gradì]­
impossibile in tali casi è sfuggire alla dissenteria"
alle febbri, alle pneumoniti, alle bronchiti, ed al
reumatismo articolare. In queste condizioni, oltre
a molte altre provvidenze igieniche l'uomo ricorre
al vestito. Per questo onde impedire le sottrazioni
ora
nova,
a
di calorico al
suo
corpo, nei climi dove la tempe­
ratura discende fin oltre i 40° sotto zero, ha
di
coprirsi
di folte
bisogno
pelliccie.
Queste per la loro natura cuoiacea, e per il pelo
sono fornite, difendono il corpo dall' ìrradìa­
di cui
calore, principalmente per i molti strati
d'aria che imprigionano nell' intreccio filamentoso
del loro vello. Tale proprietà dell'aria è abbastanza
zione del
nota,
e
tutti
alle nostre
sanno le applicazioni che ne facciamo
abitazioni, quando procuriamo che le
non abbiano i muri direttamente espo­
sti alla temperatura esterna, ma recinti dallo strato
d'aria delle soffitte e dei sotterranei, e nelle case
nostre stanze
meglio costrutte anche da un vano pieno d'aria, o
meglio ancora di sostanze coibenti, legno, carbone,
borra, ecc. nello spessore dei muri stessi. Uguale
disposizione è usata nelia doppia camicia, onde ri­
vestiamo le ghiacciaie.
Un vestito di pelliccia è indispensabile al mon­
tanaro della Lapponia, che deve sopportare nel lungo'
inverno di dieci mesi
una
temperatura ordinaria
di 10° sotto zero, e che Incrudisce straordinariamente
fino a 40°; all'abitatore della Groenlandia, al caccia­
tore di foche e d'orsi bianchi nei mari gelati e
-32,-
'sulle coste della
Siberia, dove il terreno è per la
dell'anno
gelato a due metri di profondità,
'più parte
-e per altrettanti coperto di neve. 1\la nei nostri climi
le pelliccie sarebbero soverchiamente riscaldanti, ed
appena sono conosciute come oggetto di lusso.
La lana invece, potendo lavorarsi in tessuti poco
'pesanti, e di differente spessore, è pregievolìssima
.
·come
materia coibente ed irradiante il calorico.
Una
pentola deposta nell'apparecchio di 1\laire,
una specie di scatola con 'coperchio a
doppia parete, nell'intervallo delle quali sono poste
lana, penne, carta e contenente 23 litri di aqua
bollen te, dopo 2� ore si trovò con l'aqua che aveva
ancora la temperatura di 02° centigradi.
Sono troppo interessanti a questo riguardo le
esperienze del Dottor Coulier, con le quali concor­
dano quelle di Motard e di Hammond, per dispen­
sarci dal riferirle in sunto. Egli volle riconoscere
in quale rapporto stieno la lana, il cotone, la canapa
nella proprietà di opporre ostacolo alla dispersione
'consistente in
.
.
del calorico. A tale scopo prese un vaso cilindrico
capacità di 600 centimetri cubi, ri­
alla
temperatura di (10° gradi al di
pieno d'aqua
di ottone della
circostante, e lo rivestì suc­
pezzi di tessuto, osservando
cannocchiale il discendere della colonna di
sopra della temperatura
cessivamente dei diversi
con
un
mercurio di
un
termometro assai sensibile immerso
nell'acqua. Notando il tempo preciso impiegato a
-discendere di o gradi, constatò che la canapa lascia
disperdere attraverso a sé stessa il calorico molto
più presto del cotone, e che la lana ritardava invece
tale irradiazione più delle altre materie tessili
.sperimentate, attesa la sua natura cornea carbo-
-33
-nìosa
(l)
-diventa
-
all'epidermide cutanea, della qualesupplemento. Il colore diverso
apportò differenze apprezzabili nel­
ed affine
un
delle stoffe
naturale
non
l'accelerare o ritardare il raffreddamento.
Volle quindi sperimentarne il potere assorbente
la capacità a proteggere,dal riscaldamento esterno.
Riempì di mercurio alcuni vasi d'uguale capacità
,e d'uguale
temperatura, li' coperse uno con stoffa
di lana, un'altro con cotonina, il terzo con tela di
-canape greggia, ed espose il tutto al sole, ad una
temperatura di 37° gradi. In tempi uguali il mer
-e
..
curio del
vaso
mometro
30,0
coperto della cotonina segnò al ter­
quello vestito di canapa uo, e quello
di lana �3°: donde
con
chiuse, che la
lana assorbe
più calore della canape, e questa più del cotone.
Questo risultato fu confermato da altra espe�
coll'esposizione delle stoffe suddette al sole
d'Agosto, sotto il quale la lana segnò 510
ed il cotone �2.0 Allora soprappose al pannolano un
pezzo di cotonina e il primo discese da Dio a 4�0;
rienza
cocente
mentre un pannolano soprapposto alla cotonina ne
inalzò la temperatura da 42° a 500 gradi e mezzo.
L'applicazione di questi fatti ai vestiti è molto ovvia
ed evidente, quindi la superiorità della lana per gli
abiti di sotto, e del cotone per soprabiti.
Aggiugni la ruvidezza dovuta alla struttura del
pelo, che è una serie di cornetti ìmbossolati gli uni
negli altri in modo d'a renderne la superficie
golare e scagliosa. Infatti deve essere così, se la
.cresce
\.6
irre­
lana
appunto per la successiva secrezione della
(1) La lana si compone per 100 parti, di 50 di carbonio,
d'idrogeno, 17 d"azoto; 22 d'ossigeno, 5 di zolfo.
3
-34-
materia cornea' dalle' glandulette della pelle degl�
animali lanigenì. Per questo la lana esercita una.
salutare eonfrieazione sulla pelle, che vi eccita la­
circolazione nei vasi capillari del sangue, e mantìene­
la sua attività, quando l'inazione o la bassa tempe­
ratura tenderebbero a rallentarla, ed anche a sopprl­
merla. Un vestito di lana sulla
rabile coll'
pelle
diviene tolle­
anche alle persone delicate e troppo,
le compensa del leggiero incomodo pro-­
uso
eccitabili, e
prime volte, con mille vantaggi, che non)
isfuggirono anche alle genti rozze e primitive.
Il lino, come si è veduto, è meno irradiante della:
vato le
come pure la canapa; ma lo è meno ancora
il cotone. Questo esposto al sole insieme al lino ed
alla lana si scaldò go gradi meno della lana, go meno.
lana,
del
.
lino,
e
perciò
si mostra attissimo
a
mantenere
alla pelle il suo calore naturale, e sarebbe da pre-·
ferirsi alla lana se fosse insieme ugualmente igro-,
scopi co e meno irritante. Il cotone perciò è prezio-·
'sissimo per l'estate e per i paesi caldi, dove non vi.
è il bisogno di coprire interamente il corpo, come
usano le popolazioni dell'Africa equatoriale, cinte
di un semplice panno ai lombi, ignude del resto.
La sovrana delle materie da coprire la pelle è
la seta, coibente al paro della lana, meno aspra, anzi.
di piacevolissima sensazione al· ta tto. Ma, a l di re
di l\fantegazza (I), « in alcuni individui la seta por-,
tata
immediatamente
sta lo elettrico e
sulla
pelle,
ne
può produrre eruzioni
disturba lo·
cuta nee; il
massimo de'suoi inconvenienti é di costar troppo. !'.t.
E noi ne .Iascieremo il privilegio ai Chinesì:
(1) MANTEGAZZA. Opera cito
p. 295.
CAPITOLO VI.
Cautsciuc
Tela incerata
Scarpe
Impermeabilità
Loro
Osservazione di Gola
e vesti
impermeabili
delle
stesse;
Nuova
svantaggi
preparazione igienica
-
-
-
-
-
-
lana, alla seta, ed altre materie
vestiti, una
grande importanza per rispetto alla loro poca con­
ducibilità del calorico, pare che dovranno dirsi tanto
più opportune, quanto più. il loro intreccio sia se1'-'
Avendo dato alla
di che si fabbricano ordinariamente i
rato e fitto il tessuto per modo
pori
o
da
interruzioni di continuità
non presentare
qualsiansi. Una
stoffa
perfettamente impermeabile dovrebbe essere
perciò preferibile a qualunque altra; e dietro que­
sto supposto non ha mancato l'ingegno umano di
preparare tali specie di tessuti, che foggiati a sacco
contenessero l'acqua come le catinelle metalliche,
sicché ammantandone il corpo lo fornissero di una
copertura impenetrabile all'umido ed all'aria stessa.
I sanrocchini di tela incerata, che formavano il
costume dei pellegrinanti ,a Gerusalemme, o a San
Jacopo di Compostella, ne furono un esempio. Non
sappiamo se
incatramate,
alcuno siasi servito per vesti di stoffe',
come s'usa nella marineria per la cli�,
-
36"';_
fesa di alcune parti delle navi. È noto però che'
appena si diffuse la notizia e l'uso di una materia
eminentemente coibente ed
impenetrabile, elastica,
lattiginoso con­
'centrato di certe piante, come il ficus elastica del
regno d'Assam ed il ficus radula e pronoùie« delle
Indie, la Siphonia cahucta del Brasile, e conosciuto
laminabile,
sotto il
tessile, qual
e
nome
di cautsciuc
ad utilizzarla subitamente
primo a
è il sugo
o
gomma elastica, si
vestiti.
pensò
pei
in Europa il cautseiuc
viaggiatore La Condamine
nel 175i. L'ingegnere Fresneau scoperse la Siphonia
nella Guiana francese, onde la produzione ne crebbe
grandemente. L'Americano Goodyear nel :l8�2 trovò
di rendere il cautsciuc maggiormente elastico col
n
far
conoscere
fu il celebre naturalista
e
vulcanizzarlo ossia nel combinarlo coll'un per cento
di zolfo, elevandone la temperatura a 1500 gradi.
Prima
eleganti,
se
ne
formarono calzature inverniciate
che si dissero
opportunissime come sopra­
scarpe, per chi è costretto a camminare in luoghi
inondati, od anche pei marciapiedi delle città irr
tempi piovosi. Le scarpe di gomma diventarono un
moda, ed io stesso che scrivo ricordo
come la prima volta elle ne usai, con giovanile leg­
articolo di
gerezza preconizzassì ogni sorta di fortune per lo
inventore d'una calzatura, che avea assicurato al
piede l'asciuttezza, e la mutezza al passo. Per que­
st'ultìma qualità cominciai subito a stimarle meno,
quando sperimentai le scarpe di cautsciuc troppo
favorevoli ai borsaiuoli ed alle spie. Poi, non pa­
rendomi troppo comoda, né possibile l'abitudine di
deporre in ogni anticamera le soprascarpe, come
la imperturbabilmente il Mussulmano, m'avvidi che
37-
-
a
lungamente il piede
tenerle calzate
si
gonfiava',
l'umidità si condensava abbondantemente sotto di
bastava il riposo della notte per rido­
piede la sua elasticità, e lìberarlo dalle do­
glie che ne risentiva. Ho smesso perciò ben presto
le scarpe di gomma, e con me tanti altri; ed oggi
esse,
e non
nare
al
è
appena se
circostanze.
le
qualcheduno
usa,
in
straordinarie
Uno straterello di cautsciuc riscalda to
presso tra due tessuti
stessi,
aderisce
e
com­
perfettamente agli
fanno stoffe per mantelli. Anche di
si é generalizzato l'uso siffattamente,
e se ne
questi
non
che possa dirsi trovato per essi un vestito comodo
e sopra tutto igienico; essendosi alla prova confer­
quanto poteva supporsi anche prima, intorno
mato
pelle, ma non di sof­
soverchio calore, ed
pelle quando è troppo
fermentano in essa prin­
alla necessità di coprire sì la
focarla col condensarvi sopra
impedirne la respirazione. La
riscaldata si
indebolisce,
nocivi alla
e
costituzione, di cui sono
conseguenza svariate, dolorose,' e schifose malattie.
Inoltre la pelle, che in alcuni animali, come i ero­
stacei e vari insetti, funziona da polmone ed è vero
cipi
sua sana
ed unico organo respiratorio, nell'uomo stesso com­
pie in parte questa funzione assorbendo ossigeno
ed emettendo acido carbonico, a ciò stimolata dalla,
luce, come fanno le parti verdi delle piante.
Con molta
sito il
brìetà
opportunità osserva a questo propo­
sig. Gola (1) che con molto esercizio e so·'
negli alimenti, l'uomo può mantenere la
(1) CARLO GOLA.
-
Dei
bagni Turchi
1. Ott.obre del 1863. pago 106.
-
Politecnico vol. XIx...
-
38-
in
perfetta attività. 1\1a nei paesi in­
superiori e medie, alimentandosi
succosamente di cibi animali, senza darsi a pro­
porzionati esercizi gagliardi di corpo e curando cento
altre delicature, ne ritraggono una pelle floscia e
,lluasi inerte. Perciò' assorbendo poco ossigeno langue in essa la circolazione, scema. il calore animale
e bisogna ricorrere a rimedi forse peggiori del male
coll'aumento cioè dei vestiti, ed alle bevande spi­
propria pelle
ci vili ti, le classi
,
ritose. Con queste si accresce nel sangue il carbo­
nio, la fibrina e l'albumina 'vi si condensano, di­
vengono
le infiammazioni, e tutta la triste'
tubercoli, delle scrofole, delle ostru­
frequenti
dei
famiglia
zioni glandulari
regna, alleata del decadimento della
delle morti premature. Lo stesso
autore, parlando dei bagni, ed inculcandone l'uso
secondo la pratica dei turchi, constata che nel ba­
umana
razza
e
vapore, col corpo immerso in un'atmosfera
caldissima e satura di acqua, si risente un malessere
cagionato da impedita traspirazione, come quando
gno
a
si ha' il corpo
avviluppato da panni inzuppati di
liquido. L'espirazione dell'acido carbonico dalla pelle
fu calcolata da Bannover 1138, da Schuling 1150, da
.Hegnault 11100 di quello che si elimina dai polmoni.
Sottrarre adunque la pelle alla benetìca influenza
dell'ossigeno atmosferico con vesti del tutto imper­
meabili, equivale a sottoporla all'esperienza, che
riuscì fatale a tre cavalli, i quali, inverniciati da
Bouley su tutta la superficie del corpo, morirono di
lenta asfissia, nel settimo giorno il primo, nel nono
l'altro e nel decimo l'ultimo, dopo l'operazione;
presentando all'autopsia i polmoni ed i visceri in­
gorgatì di sangue nero.
-39-
Riserviamo perciò le -stoffe impermeabili alle
':tende da campo, ai velari, ai letti idrostatici fatti
materassi pieni di acqua, ed a molti altri usi
economici, e per opportunissimi apparati di salva­
taggio e di navigazione, ma escludiamole affatto
pei vestimentì, se non fossero di quelle rese im­
permeàbili con processi particolari, tendenti a con­
servare alle stoffe la. loro porosìtà. Uno di tali me­
todi è riassunto dal periodico, il Tecnico (2), che
si pubblicava a Torino nel 1859, in quesLi termini:
«Si prendono 000 grammi di gelatina ed altret­
tanti di sapone di sego: si fanno sciogliere .in 17
'litri d'acqua bollente, cui si aggiungono a poco a
poco 7DO grammi di allume: si fa bollire il tutto
per un quarto d'ora, e poi si lascia raffreddare fino
a 00 gradi. Vi si immergono allora le stoffe fino a
compiuta imbibizione, poi si mettono a sgocciolare
e ad asciugare: si lavano quindi accuratamente e si
asciugano di nuovo. Fra sapone ed allume formasi
.con
·
.solfato di soda
e
sapone
di allumina:
sendo insolubile tenderebbe
questo
es­
ri­
precipitare,
completamente incorporato colla gelatina. Così
fissa nelle stoffe e l'aqua non può più inzupparle.»
L'impermeabilltà perfetta dei vestiti, che ci siamo
ma
a
mane
si
studiati di dimostrare
·
·
inopportuua
e
dannosa ri-
guardo alla' respirazione della pelle, lo è con tanto
maggiore evidenza quando si consideri che la pelle
è organo essenzialmente secretorio, e che per la
.traspiraziono vengono espulsi dal corpo tante ma(2)
Il Tecnico
delle scienze
<pag.319.
-
fisiche
Periodico mensile per le applicazioni
agli usi sociali. Torino 1859, Vol, II.
-40
terie inutili
o
-
nocive. alla buona costituzione del­
l'organismo. Sicché la porosità dei vestiti è una
delle qualità indispensabili e preziosa per l'igiene.
degli stessi, come tenteremo di dimostrare meglio.
in appresso.
CAPITOLO VII.
Porosità
sti
-
-
Fanciullo indorato
Igroscopicità
-
Permeabilità delle
delle materie
mento per imbibizione
razione.
-
tessili
-
ve-­
Riscalda­
Raffreddamento per evapo­
Si narra, che in Firenze per festeggiare il papa-­
gli si presentasse un fanciullo, che a sim­
Leone X
boleggiare l'età dell'oro, di cui adulandolo si faceva
credergli essere egli il rinnovatore, era stato ìndo­
rato su tutta la superficie dell'ignudo- corpicciuolo
Rappresentare l'età dell'oro non fu pel mal capitato­
fanciullo goderne i vantaggi, perché in poche ore'
dappoi si mori, La foglia d'oro fatta aderire alla
pelle con una sostanza gommosa, ne avea chiusi i
pori, impedita ogni traspirazione e turbata profon­
..
damente l'economia delle funzioni animali.
Oltre quanto fu detto intorno alla respirazione­
pelle, giova richiamare alla memoria i sei
mila milioni di pori, ond'è crivellata, e la notevole
quantità delle materie traspirate, che si raggua­
della
-
gliano per ogni 2� ore a HO grammi, cioè a due:
grammi per ogni Chilogrammo del peso medio del
corpo umano, oppure a .sette milligrammi per ogni;
-
42-
-ccntimetro
quadrato di superficie cutanea traspiquindi a cinque ottavi di ciò che si mangia
e si beve giornalmente. Il fatto è
provato, oltrechè
dalle sperienze istituite a Padova su di sé stesso dal
Medico Santorio nel secolo XVII, e più recentemente
da quelle di Segui n, Valenti n, Rye, Funke, Weyrich,
rante e
·dall'imbrattarsi
personale
anche
talora il colore
che
e
fanno
le biancherie
ad
uso
dal riscontrarvi
l'odore dello zolfo che fu preso
se
mutate spesso,
e
per medicina. Certi ortaggi, come i cavoli e gli aspa­
ragi, danno non solo alle orine, ma al sudore tra­
odore
particolare,
anche fino
dopo qualche
giorno
mangiati.
Supremamente utile è adunque che il vestito sia
poroso onde si disperdano sollecitamente attraverso
dì esso i prodotti della traspirazione. Questo può ot­
tenersi indipendentemente dalla materia dei tessuti
colla sola disposizione Jei fili degli stessi, ed a
'questo riguardo i panni feltrati, che serrano i peli
,0 le fibre vegetali in un corpo molLo addensato
e perciò poco poroso, sarebbero da bandirsi come
vestiti ed anche come cappelli; ma di ciò più in­
nanzi. Non perciò vorremmo vestirei di pura maglia;
sebbene, più che alla conformazione, debbasi anche
per rispetto agli uffici della porosità avere riguardo
spirato
un
averli
.
alla natura delle materie onde si fanno i vestiti.
perciò qui non si parla di sola porosità fisica
igroscopicità, che in parte sola vi è
proporzionata ed in parte dipende dalla natura stessa
della materia tessile, e consiste nella sua attitudine
ad imbeversi di fluido tanto liquido che aeriforme.
Il sopracitato dotto Coulier ha istituito altre espe­
-rienze, dalle quali ha potuto -ricavare preziosissime
E
ma
anche di
43-
-
":nozioni intorno
terie da vestiti
al
comportarsi delle diverse ma­
coll'aqua. Egli potè prima di tutto
distinguere nei panni la facoltà di nascondere in
sé stessi, e di tenere latente I'aqua in istato igro­
scopico, dall'altra di assorbirne per capillarità fino
ad esserne pienamente inzuppati. Chiamò quindi
aqua d'interposizione la seconda, aqua igrometrica
la prima.
Per determinare l'a qua igrometrica prese alcuni
pezzi uguali per superficie e per peso di tessuto di
Iang,
di canapa,
e
di cotone,
e
li tenne per 24'
ore
sotto una campana di vetro dove lo spazio era man­
tenuto saturo di vapore aqueo: poscia li' trasportò
sotto altra campana d'aria
contenente calce non
mosse
l'evaporazione
dell'a qua
che veniva assorbita tosto
formando
stoffe
un
perfettamente'
asciutta
e
spenta. In questo modo pro­
dai
pezzi
di stoffa
combinavasi colla calce
idrato di calce spenta: dopo 24 ore le
e
perfettamente asciutte. Avendole pesate
prima quand'erano sature d'umidità, e dopo che fu­
rono seccate nel modo descritto, trovò una diffe­
renza tra i due pesi, che attestava essersi combinata
igroscopicamente coi tessuti una parte dell'aqua,
erano
ritenendola in sè sebbene fossero in istato di fisica
chilogrammo di lana fu così trovato
secchezza. Un
quasi 200 grammi d'acqua igrometrica;
uguale quanti là di canape 150 grammi e 1.00 grammi
contenere
il panno di
igroscopica
'e del lino,
cotone; donde dedusse che se la facoltà
come 1, quella della canape
del cotone è
che ha con essa qualità poco differenti,
dimostrandosi la lana doppiamen te igro­
scopìca del cotone.
Avendo quindi immersi i pezzi delle varie stoffe
è 1. f 12,
...,...
44-
suddette, prima purgate diligentemente, nell' aqua
distillata, ne le inzuppò perfettamente, e poscia le:·
lasciò per 2� ore gocciolare sotto campana di vetro,
sospese per un angolo. Furono poscia ripesatì e
trovò così quanto contenessero d'aqua tra igrome-­
triea e d'ìnterposìzlone. Un chilogrammo di stoffa
di lana avendo pesato 2 chilogrammi e mezzo, uno
di cotone 1850 grammi, ed uno di canapa !500, de­
dotta l'aqua igrometrica prevìamente conosciuta, si
ha che la lana s'inzuppò perfettamente con 1300'
grammi d'aqua, con 700 grammi il cotone, con 400
la canapa. E perciò la facoltà d'imbibizione se è per­
la canapa e per il lino come i, è quasi doppia
pel cotone e più che tre volte per la lana.
Un' altra osservazione, dovuta allo stesso Coulier
e troppo concludente pel nostro assunto, è la se­
guente. Avendo egli inviluppato il bulbo di un ter­
mometro in un pezzo di pannolano, e messo lo stru­
mento in un mezzo ben secco, onde il pannolano,
non ritenesse che quel tanto di aqua igrometrica
di cui era capace, lo portò successivamente in uno
spazio saturo di umidità. Vide allora che mentre il
pannolano s'imbeveva di aqua d'interposizione, la
colonna termometrica si innalzò di 5 a 6 gradi al
di sopra della prima temperatura. Ciò prova che
le materie tessili, e specialmente la lana, nell'ìnzup­
parsi d' aqua sviluppano calore.
L'aqua infatti è un cattivo conduttore del calo-,
rico, e sono note le esperienze dei fisici che consta-­
tano tale fatto: principalmente quella riportata da
Ganot dell'aqua fatta bollire nella parte superiore di,
un tubo di vetro, in fondo al quale si conserva un:
pezzo di ghiaccio, che comincia a fondere appena,
,
"
-
-
allora che la
"
45-
colonna liquida,
all'estremità opposta
lontana appena pochi centimetri, ha raggiunto la
temperatura di 100 gradi.
La stoffa adunque, che aderendo alla pelle s'im­
€
.
beve di
sudore,
non
raffredda per questo solo fatto la
a mantenerla calda, disponendo
aggiunta alle altre sue qualità, questa di uno
speciale sviluppo di calorico latente.
Non sappiamo perciò in base a quale fatto constatato dalla scienza il dotto Mantegazza (l) potesse
asserire che «il cotone mantiene più caldo che il
lino, assorbe meno di umidità e quindi non di­
strugge la propria facoltà irradiatrice col sostituire
un buon conduttore, com'è l'aqua, ad uno cattivo,
l'aria asciutta.» Il primo fatto è verissimo, ma non
stessa,
ma
continua
in
.
la conseguenza che ne trae, essendo che se
I'aqua conduce meglio dell'aria il calorico, non per
così
questo può dirsi buon conduttore, principalmente
quando
si consideri associata ad
molto
una
materia tessile
il lino.
coibente,
raffreddamento, a cui va soggetta la pelle
quando sia coperta da una stoffa inumidita, deve
invece attribuirsi alla evaporazione del liquido, la
quale si compie sempre coll'assorbire calorico dai
corpi circostanti. Né qui è bisogno di ricordare le
ragioni del fatto e le molteplici applicazioni di esso;
per cui puossi conchiudere che la capacità igrosco­
pica dei tessuti è assai giovevole ad impedire un
troppo rapido raffreddamento del corpo in sudore,
quando, essendosi imbevuti di questo, II) disperdano
non rapidamente dalla superficie. Questa conclusione
anche
non
come
Il
:
�1) Dott. PAOLO
MANTEGAZZA.
Op.
cito
pagina
296.
-46
-
però sempre intatta la graduazione stabilita di sopra a tutto vantaggio della lana, sopra.
il cotone, la canapa ed il lino; un'evaporazione in­
mantiene
vece
rapida
e
copiosa
nuoce
ad
abbassare bruscamente
la
quale, se può
in
ogni
caso
tendendo
la temperatura della pelle,
tollerare anche la più estrema tem­
è sempre a condizione che sia stata con­
dotta ad abituarvisi a poco a poco, e si usino le:
precauzioni necessarie consigliate dall'igiene.
peratura,
..
CAPITOLO VIIJ.
Le materie tessili ed i gas
Filtrazione dell'aria.
Assorbimento dei miasmi
-
Finora abbiamo considerata la
materie
verse
quanto
essa
tessili
giovi
o
-,­
capacità delle di­
di liquido e­
ad imbeversi
nuoca
all'economia animaler.
però dimenticare l'altra proprietà co­
mune a tutti i corpi porosi di assorbire nei loro
interstizi capillari i gas, e con questi i principi
miasmatici. Quanto più un tessuto sarà igroscopico,
e tanto meno esso avrà capacità capillari disponi­
bili da riempire con materie aeriformi; quando
non
vuolsi
non concorra a
correggerlo
l'affinità
speciale
di
esso
per tali materie. Così la lana troverebbesi all'ul­
timo posto nella facoltà di assorbire i gas, se per
altre considerazioni non dovesse credersi non es-­
.
sprovvista affauo.
Immergendo infatti un
serne
si vede ch'ella
non
tessuto di lana nell'aqua,
s'imbeve subitamente di liquido
più prestamente del lino e del cotone: segno
evidente che non è subito dato ad esso di scacciarne
dai pori l'aria contenutavi, sia per l'affinità di que-
nè
-
48-
-sta colle sostanze
animali, 'sia ancora per quella
'parte di untuosità che la lana anche più purgata
.mantìene principalmente al contatto della pelle, da
cui è eliminata continuamente
una
parte notevole
di materie
adipose. Vedremo come meglio si cor­
regga tale difetto, se pure vi abbia col moltiplicare
-glì strati del tessuto.
Intanto giova osservare che la elasticità dei peli
anima li, superiore a' quelle delle fibre vegetali, e J a
facoltà di arricciarsi quanto più sono asciutti, to.glie che quando sono attorti in filo si serrino così
strettamente tra loro da
non lasciare interstizi. Tutti
sanno che il filo di lana è molto più soffice, e
quasi
lino;
sprimacchiato, del filo di cotone o di
penetrarlo meglio, e di
quindi nel tessuto lanoso uno strato coibente
diremo
onde Paria trova di
formare
alla difesa del corpo. Con tutto ciò po­
tendosi insieme alle sostanze gasose impregnarsi di
principl mìasmatìcì, principalmente se disciolti o
utilissimo
.combinatì col vapore aqueo, che nell'aria non manca
mai, conviene portare una speciale osservazione an
...
che
riconoscere anche
da questo
portare al contatto
questo fatto,
quali materie tessili giovi
della pelle e quali esporre al contatto dell'ambiente
a
e
lato
,
esterno.
Riportiamo a questo scopo l'esperienza del signor
(I), il quale, esposti di notte, in luoghi donde
.sì svolgevano miasmi paludosi vari tessuti, trovò
che quelli di lana s'imbeverono di grammi 1,4:2 di
Selmi
(1) ANTONIO SEL�!l. Ii
.Leaione VI. pago 85.
miasma
palustre.
Padova 1870.
-49
-
ne assorbirono grammi
'4'ugiada; quelli
di
O,83�; quelli
canape grammi O,�36, e colla ru­
giada proporzionati germi miasmatici. Per cui posti
tali tessuti nel sciroppo di zucchero, vi destarono la
fermentazione lattica, tanto nocevole alla salute,
'prima di tutti la lana con notevole sviluppo diodore
solforoso: mentre aveva osservato che i detti tessuti,
diligentemente espurgati e lavati, non avevano de­
stato nel sciroppo di zucchero alcuna fermentazione.
Il che confermava quanto aveva già esposto il
.sìgnor Ramon de Luna di Madrid intorno alla fa­
.cottà di assorbire i gas putridi,. e che può vedersi
di cotone
.
.
.dal
quadretto seguente:
Gutta
Paglia
percha
di maiz.
Miste di
Paglia
.0
l
·
paglie diverse
di frumento
Pannolino
L'impermeabilità
·
·
veste di tela incera ta
.medici indossano
41
6
.
7
8
9
.10
3
I
d'un vestito è una condizione
esporsi in un atmosfera mia­
'favorevole nel caso di
-ematiea, e trovasì così
:
3\ Penne
Lana.
·
Panno di colone
2
Maglia di filo
Maglia di cotone.
Copertine.
l'uso della sopra­
di gomma elastica, che i
spedali e in tempi di epi­
giustificato
o
negli
degli ammalati. Fuori di queste cir-costanze eccezionali, lasciate le vesti impermeabili
per le ragioni già esposte, conviene tener conto'
·della superiorità del cotone e più, del lino, sulla
lana riguardo a convenienza per abili esterni; men­
.tre a quest'ultima va conservato il primo .posto
.come vestito da ricoprirne immediatamente la pelle
-demìa al letto
..
4
--
50-
In
questi tempi, in cui svariatissime crittogame
sviluppate in modo straordinario, e con­
corrano con altri ignoti agenti a generalizzare ma
lattìe fatali all'organismo delle piante e degli ani.
mali, non sarà fuor di proposito l'aggiugnere come
i vestiti in genere, e specialmente gli abiti di co.
tone e di lino possono preservare dalle stesse,
agendo come altretta nti filtri, che tra ttengano nelle
loro maglie i principi miasmatici e ne impediscano
perciò l'Immediato assorbimento per parte della­
pelle. È vero che restano sempre aperte agli stessi
le vie del naso e della bocca, ma nulla toglie che
principalmente nelle epidemie non si imitino i con­
ciatori di pelli, i quali, lavorando in ambienti assai
malsani per esalazioni miasmatiche, si coprono il
viso con una specie di maschera di stoffa o di co­
pare siansi
..
,
·
tone cardato.
Il che
potrebbe
confermare
la
pratica utilità
quale a di­
delle proposte del signor Mayo (1), il
fendere le bigattiere dalla invasione
dei corpu­
si micidiali al baco da seta, suggerisce dl
filtrare l'aria, che entra dalle porte e dalle fillestre­
attraverso la tela. E la ragione della sua proposta,
scoli
sta nella
esperienza
a
tutti nota,
nel collo di
che
.un
fiocco dr
bottiglia, contenente
posto
materie che possono putrefarsi pel contatto dell'aria.
in cui nuotano microzooi e microfiti provocatori di
fermenti, impedisce la loro alterazione. Così in
certe case esposte alla ma l'aria, se si levano i vetri
alle finestre, e si surroga ad essi la tela di cotone
cotone
(1)
Dott. N. S. MAYO.
aeu« Società
Agraria
una
Bigattiere
ad aria filtrata.
Giornale:::
.di Lombardia. 1868. N. l, pago 22.
-51-
sottile
e
fitta,
si riesce
a
salvarle dalle
infezioni;
si difende dalle febbri chi vive in paese pa­
lustre, o tra le risaie, coprendo diligentemente iL
come
corpo con abito di tela.
Nelle stalle ugualmente, dove la cattiva costru­
zione, l'indifferenza pei miglioramenti e l'ignoranza'.
tradizionale dei guardiani di bestiame favoriscono
principalmente l'inverno l'accumularsi nel loro am­
bien te delle condizioni più pericolose per la salute
degli animali e dell'uomo, come sono l'aria assai
umida, calda e impregnata di esalazioni putride"
ammoniacali, e miasmatiche per eccellenza, i ve­
stili di lana ne assorbono tale quantità da portarna
anche all'aria aperta e per lungo tempo la traccia
nel fetore che
emanano.
tessuto serrato
Un abito di
canape
o
di
lucido, meglio
imper­
meabile, provvederebbe alla sanità dei mandrianì
e a quella degli altri che frequentano i luoghi im­
pestati dalla loro presenza: molto più se i precetti
od i consigli dell'igiene trovassero maggior acco­
glienza da quelli che più ne hanno bisogno. Ed
uno di tali consigli assai fecondo di bene é, che le­
stalle, non dovendo essere abitate da uomini ma da
animali, pel servizio di questi i mandriani non de­
vono trattenervisi un minuto solo di più del neces­
sario, e cosi potranno senza nessun inconveniente­
far uso di un abito impermeabile. Ad ogni modo­
saranno' sempre da preferirsi in simili casi ì vestiti,
meno porosi e leggieri, da soprapporsi agli abiti;
lino
a
ordinarì.
e
o
un
-
52-
CAPITOLO IX.
Colori
primitivi
masia
-'
-
Scala cromatica
e
termica
-
Diater­
Valore
igienico delle stoffe secondo il co­
Il colore degli abiti nelle battaglie
lore
Corazza
Tinte velenose per stoffe da portare sulla
Muratori
pelle.
-
-
-
Per apprezzare con cognrztone di causa il va­
igienico delle stoffe anche dal colore che pre­
sentano, o che noi artificialmen te diamo alle stesse
lore
per mezzo della tintura, giova di richiamare alcune
nozioni che la scienza ci fornisce intorno alla luce.
pel primo constatò che la luce semplice
primitiva, quale almeno appare ai nostri occhi e
possiamo sperimentare coi nostri strumenti, non è
Newton
e
sola. Sette sono le luci, diversamente colorate,
le quali combinandosi tra loro in quantità e con­
dizioni date, producono le varie tinte, che noi ve­
una
diamo nei
corpi;
i
quali perciò
non
appariscono
colorati per sé stessi, ma a seconda della luce, che
cadendo sopra di essi viene dagli stessi rimandata
al nostro occhio.
Queste sette luci sono di colore: violetto, indaco,
turchino, verde, giallo, rancìato,
rosso.
Esse pro-
-
53-
gono dalle varie sorgenti di luce, come i corpi
in combustione, il sole, ecc. separate o riunite in
ven
modo da formare la luce bianca, che è sempre com­
posta. Il nero non è uno dei colori della luce per
sé stesso, ma la negazione e la dissimulazione
insieme di tutte le altre luci. La luce bianca s'ot­
tiene anche combinando tra loro non tutte, ma al­
cune
delle luci
primitive, le quali secondo l'espres­
sione di Newton si comportano allora da luci com.­
plementari. Il rosso violaceo ed il verde riuniti,
danno il bianco; come pure il ranciato col turchino,
il violetto col giallo.
Perché una stoffa mostrisi colorata in rosso, è
necessario o che sia illuminata da una luce rossa
primitiva, come ad esempio quella che emana dal
Bengala, oppure, come è il caso più gene­
fuoco di
rale, che rifletta solamente la luce rossa ed assorba,
ritenga e nasconda in sé stessa le altre luci, che
insieme alla
adunque
nosciute,
non
ma
di tersissima
rossa
la illuminavano. Una stoffa bianca
assorbe
superficie;
rimanda alcuna
e
le
delle sette luci
nessuna
le rimanda tutte,
come
mentre
conce n tra
una
tutte
nera
in
co­
specchiò
uno
sé
non
ne
stessa,
può inzupparsi di li­
non SOIlO però riflesse colla
stessa intensità, ed il giallo ed il verde sono quei
colori, che dopo il bianco spargono in-torno a sé
maggior copia di luce e rischiarano per riflessione
i corpi vicini. Un bel viso di donna incorniciato
da un zendado di stoffa gialla, splende con pompa
sul fondo di un abito di colori oscuri, per esempio
di violetto, che possiede la minima facoltà irradia­
trice della luce e confina col nero.
imbevendosi di luce,
quido. Le diverse luci
come
..
--
tanti
Dopo
degli agenti
naturali 'che
forme t.anto
diverse,
noi si manifestano sotto
a
non
la luce ed il calorico
esperienze
54-
studj dei fisici moderni sulla unità
non
è
più
sieno
lecito dubitare che
una
sola
cosa.
Le
del fisico l\1elloni
giunsero a poter sta­
bilire che esistono varie specie di raggi calorifici,
.j quali possono essere emanati dalle sorgenti di ca­
lore isolatamente o combinati in proporzioni varia­
bili, e quindi assorbiti simultaneamente od in parte,
oppure tutti insieme o in parte solo riflessi dai di­
versi corpi, al modo stesso che questi fanno colla
luce. Perciò ogni colore ha una facoltà riscaldante
sua propria, che risulta dalla sua capacità pel ca­
lorico, o meglio dalla sua identità col medesimo.
Il colore violetto, fu dimostrato per la prima volta
da Leslie, che è il meno caldo, ed Herschel stabili
che il rosso è il più caldo di tutti; sicchè la scala
cromatica, ossia dei colori secondo il grado di loro
rinfrangibili là attraverso il prisma di vetro, sarebbe
uguale alla scala termica, dei vari raggi calorifìci,
trovati da Melloni nelle sue esperienze sulla diater­
masìa dei corpi, cioè sulla facoltà che hanno di
lasciar passare il calore attraverso di sè, come pei
corpi diafani passa liberamente la luce. Ma Seebeck
osservò che, cambiando il prisma di vetro in uno di
aqua, il massimo calore si concentrava nel giallo.
Questo fatto ci guida a rìconfermare I'aqua igro­
.:
metrica di cui s'imbeve
.dìzione favorevole ad
un
tessuto come una con­
impedire il suo riscaldamento,
essendo I'aqua pochissimo diaterrnica. Vi hanno al­
tresì dei corpi, come l'allume, che, mentre lasciano
passare liberamente la luce, intercettano il calorico,
e rendono coibenti perciò le stoffe che ne sono im-
-55
-
'bevute.
L'impermeabilità delle stoffe, ottenuta col
allume, sopra ricordata, si associa adun­
un'altra preziosa, qualità, quella della difficoltà
.sapone di
.
-que
a riscaldarsi: vedremo 1ra
poco come l'allume stesso
serva a renderle anche incombustibili.
Da quanto venne esposto qui sopra sui rapporti
"del colore dei tessuti colla loro capacità irradiante
.ed assorbente la luce ed il calore, puos si adunque
conchiudere che i colori chiari
.
tutti il
bianco,
luce,
non
o smorti, e
sopra
concentrando in sé che poca o
.
quindi pochissimo calore, accre­
stoffe; mentre le tinte
vive e le oscure con alla testa il nero, possedendo de'bole facoltà irradiante la luce, e grande capacità pel
calorico, rendono le stoffe sempre più riscaldanti.
Presentiamo per maggior evidenza il quadro gru­
duato delle dette facoltà, pei colori fondamentali.
nessuna
scono
e
la facoltà coibente delle
.
>
Il
COLORI
Nero.
Rosso.
Rancio
Giallo.
Verde
Turchino
Indaco
Violetto.
Bianco
Non è
:::.anche i
Irradiazione
della luce
Assorbimento
del calore
O
4
D
8
7
6
5
7
6
3
2
I
t
8
4·
3
2
:l.
O
adunque arbitraria la classificazione, che
profani alla scienza sanno fare dei colori,
-56-
impossessata l'arte, quando di
stingue i colori caldi dai freddi, intendendo quem�
leggermente tinti da quelli che lo sono con inten.,·
e
della
sìtà
e
quale
si è
..
-
vivezza.
Fu deLto di sopra che il Coulier nelle
cerche trovò che la diversità del colore non
sue
l'i···
apporta
variazione di
qualche rilievo nell'accelerare o ritar­
dare il raffreddamento di una stoffa. Ma questa sua",
conclusione era ristretta al panno-lana da vestire i
soldati francesi
bigio
di
ferro,
e
di
quindi
azzurro
robbìa, di'
i quali colori, come
tinto di
cupo =
rosso
vedesi dal nostro
quadro, avrebbero anzi una capa­
cità grande pel calorico, non escluso l'azzurro quando
appunto sia cupo e nereggiante. Egli del resto non
curò tanto di stabilire questa capacità, quanto dl
raffrontarla al tempo impiegato a raffreddarsi par­
tendo da una temperatura ugualmente data alle trs·
tinte sperimentate. Più concludenti al nostro argo­
mento sono invece le esperienze di Starck (i) com­
pendiate da Bequerel (2) in questi terrniuì :
« Sono dovute allo Starck le ricerche
più nume­
rose e le più suscettive d'applicazione immediata ai
vestiti, per quanto riguarda il loro colore. Egli trovò
che il termometro coperto da pannolana di diverso
colore, per 'salire da iO a 70 gradi, impiegò colla
lana verde
scura
5
minuti, colla
rossa
5 minuti
e
mezzo, colla lana bianca 8 minuti. In un'altra prova
fatta
(l)
con un termometro
aria, graduato di
Dell'influenza del colore
dì Igiene, ·1834. Tomo XII,
STARCK.
odori. Annali
ad
sul calorico
un
� sugli.
-
p. 54.
(2). A. BEQUEREL. Trattato elementare d'Igiene privata
pubblica. Parigi, 1864, 3a edizione, p. 440.
e
.
-
57
�
decimo di pollice in serie discendente, la cui bolla.
veniva successivamente colorala differentemente, ha
�onstatalo che nel medesimo tempo:
Il termometro a bolla nera
discese da i a 83.
»
»
.
.
da {.
a
7i:
rosso-ranciata
da l
a
5&·,
gialla
.
da i
a
53
•
da i
a
i3v
bruno-scura
.
.
bianca.
.
.
donde risulta che la lana colorata in
nero
è assai
più
permea bile al calore della lana bianca. D
Un altra osservazione importante troviamo nel
libro del Timbs (1), ed è che i soldati sembra che>
vengano colpi ti in battaglia giusta il colore del loro,
abito nell'ordine seguente. Il rosso è il colore più
fatale,
e
rappresentato
dal numero
12,
supera di E}.
punti il verde, di 6 punti il bruno; di 7 il bigio,
azzurrognolo. Sarebbe desiderabile che si avessero­
i dati anche
per gli altri colori. Questi intanto non.
corrispondendo
colla
scala da noi
riportata
della.
irradiazione della luce dei vari colori, ci manca un.
criterio scientifico per discuterla; per cui la abban­
doniamo alla pratica, non tralasciando però di no­
tare collo stesso autore quanto imponi di studiare
loro, anche sotto questo­
aspetto dell'essere più o meno facilmente
veduto e colpito dal nemico.
Grande importanza umanitaria avrebbe del paro,
per le vesti militari il colore
nuovo
l'invenzione del genovese Muratori, che renderebbe­
invulnerabile il soldato coprendolo d'un abito o'
corazza
speciale.
La
(l) GIOVANNI TIMBS.
pago 38.
corazza
Cose utili
Muratori, respinta dal,
e
poco
1�ote. 1869,
Ila
Seria;
-
58-
-dal governo Italiano e sperimentata, pare, con sue-cesso in Francia al campo di Chalons è un feltro
-che
ripara il petto dai colpi di bajonetta, d'arme
taglio e di revolver a bruciapelo; e può essere
adoperato a corazzare le navi. Questo feltro è com­
"posto di fibre vegetali tessute, agglutinate e imbe­
da
vute di certe
sostanze, che formano il segreto del­
"l'inventore genovese.
-
un
Preparato coll'ajuto
il feltro viene colato in
macchine,
-
metallo
fuso, ed
una
la stessa resistenza che il
miglior
mercio, costando solo il quarto
ciaio stesso.
Notiamo inoltre
renda,
-
mento
di
potenti
stampo, come
volta solidificato, presenta
uno
come
la
o
acciaio del
il
quinto
superficie
com­
dell'ac­
dei
corpi
grossolana, più facile l'assorbi­
del calore, che non quando sia liscia e lu­
se
scabra
e
E
perciò la lucentezza delle stoffe di lana
a
questo riguardo sommamente pre­
giarsi, anche quando non si possano per essa otte­
cente.
e
-
di seta deve
i favolosi effetti dello scudo incantato d'Atlante.
Da ullimo vuolsi avvertire che il- colore delle
nere
-
-
stoffe
.
.
è ordinariamente
naturale, ma dato alle
speciali, sieno esse mi­
nerali od organiche. Come più volle ebbe l'igiene
a richiamare l'attenzione sopra le qualità nocive di
,alcune sostanze coloranti, impiegate a dare vaga
apparenza alle tappezzerie delle pareti, od ai ma­
nicareti ed ai dolciumi, di che sono ghiotti i fan­
ciulli, piccoli e grandi; così al contatto della pelle
possono le stoffe colorat.e portare qualche tinta, che
sciogliendosi nei prodotti nella traspirazione, ed es­
sendo assorbita pei fori della cute, diventi perìco­
non
stesse da materie coloranti
:
-
.10sa per la buona salute.
-
59-
Chi scrive ha conosciuto
'l ndossato
nel
una
pettinarsi
un signore, che avendo
camicia di lana tin ta di rosso, trovava
la forfora ed i capelli più caduchi
-del solito: segno dell'azione tutt'altro che innocua
<li quella tinta a contatto della pelle.
In
questi ultimi tempi si è parlato pure di calze
'avvelenate, tinte in rosso brillante, che provocarono
nella pelle una infiammazione dolorosa, ed un ma­
'lessere generale, simile a un leggero avvelenamento.
La tintura rossa di tali calze analizzate dal signor
Bidard, professore di chimica a Rouen, era formata
.colla corallina, che é
una
nuova
materia colorante
-estratta dal catrame mediante l'acido fenico. Nuovi
studi del Dott.
.rallina
-dente
.
non
Guyot
farebbero credere che la
è velenosa per sé
adoperato
stessa,
ma
pel
co­
mor­
per fissarla alle calze. che è l'acido
arsenioso.
Anche
.hianche
per questo riguardo adunque le stoffe
da preferirsi a qualunque d'altro co­
sono
-lore, principalmente per abiti
�alla
pelle.
da portare
aderenti
60-
-
CAPITOLO X.
Stratificazione dei vestiti
gazione
todo di Tessier
miasmi
-
Tessuti mercerizzati
ad imbiancamento delle materie tessili
-
Mantegazza
Le
-
materie tessili
-
Bucato ordinario
essenze
Azione
-
degli
alcali
Metodi ottico
e
-
e
-
Puro'
Me-'
Disinfezione dei
-
ed i miasmi
-
Nuovi studi del
degli
chimico
acidi
sulle
per rico­
noscerle.
rapporti che le materie.
gli altri agenti naturali, e quindi
la loro maggiore o minore opportunità come vestiti
per difenderne il corpo umano; quando la loro.
azione possa essergli dannosa.
Riguardo alla nesessità, non mai abbastanza ri­
cordata, di mantenere al corpo un'equa e costante
temperatura, vuolsi aggiungere primamente che in
tanta diversità di climi, ed oscillazioni di tempe­
ratura parrebbe impossibile, non che il ripararvi, il
pensarvi. Eppure non è cosi. Come l'uomo primitivo
ha imparato dagli animaI i di quali materie e di
quali colori vestirsi, perfezionando in seguito colla
propria esperienza tale sua cognizione; così dagli
animali stessi e dai bisogni propri polè apprendereRestano da considerare i
tessili hanno
con
-
-esaue nozioni
,onde
igieniche
difendere
il
suo
61-
sulla
quantità
dei
vestiti,
corpo dal contatto degli
.agenti esteriori.
Vestito assai
leggermente, né totalmente coperto
ogni membro potè tollerare gli ardori dei climi
.equatorialì, al modo stesso che, coprendosi di drappi
.grossolaul e pesanti, oppure di folta pelliccia, potè
acclimatarsi nelle regioni polari; a parità di circo
stanze però invece di una sola stoffa di grande
.spessore, giova vestirsi di stoffe più sottili e molte
·.plici, per modo da procurare intorno al corpo una
in
..
.
..
stratificazione alternata di materia tessile coibente
-e
di aria.
Questa disposizione, che nelle esperienze di Mel­
'Ioni sulla diatermasia fu provata
ad accrescere la facoltà coibente
assai favorevole
degli
infe­
strati
riori, pel solo fatto dell'esercizio naturale di tale
facoltà negli strati superiori, come torna utilissimo.
all'economia animale, diventa del pari opportuna
'per la facilità a crescere o a diminuire gradata­
'mente la qualità dei vestiti: e perciò una vera ne­
cessità nei climi assai incostanti.
Per' le stoffe di cotone
riguardo
va
acquistando
importanza
perta del sig. Mercer, che altri attribuisce
delle
a
questo
la
sempre crescente
una
a
sco­
Persoz,
che hanno ·le soluzioni di potassa e
a 36 gradi dell' areometro di
Beaumè di. accorciare le fibre del cotone; per cui le
stoffe di cotone cosi preparate, o come dicesi mer­
proprietà
di soda concentrate
..
ce rizza te,
si
fanno
più
fitte
e
perciò
meno
per­
meabili.
Giova moltissimo inoltre che alle stoffe sieno
le varie loro qualità igieniche ricono-
'conservate
-
62-
sclute, col mantenerle in istato di purezza
senza
che
gli imbratti o le sostanze coloranti o le altre
preparazioni vengano talvolta a diminuirne, o a
togliere ad esse del tutto l'importanza. Tutti i van­
taggi suesposli, che presentano le stoffe bianche,
hanno fatto pensare e praticare innumerevoli pro-­
cessi d'imbianchimento delle materie prime, e di
purgazione quando ad usarle siensi rese indecenti e­
malsane.
Noi
doci
a
non
riferiremo tutti
ricordare il
i tessuti di
più
antico
questi
e
metodi limltan­
notissimo
dell'esporre
di canape e di cotone, all'aria alla
umidità ed alla luce del sole, sia sull'erba dei prati,
lino,
spiagge' arenose dei laghi, al bacio delle
purissime e decoloranti forse maggiormente
quel poco di cloruro di sodio e del jodio 'che
che 'sulle
onde
per
con tengono.
dell'aria
Probabilmen te
serve
ad ossidare
in
e
a
tale
materie che incrostano i tessuti.
Oggi che la chimica è divenuta
più
autorevole
onde
purgarle
pel
l'ozono
la
consigliera
tessili,
deteriorarne la qualità, si ot­
trattamento
senza
caso
rendere solubili le­
delle
fibre
delle tele con molta mag-­
ed
economia.
Si comincia dal di-­
giore prestezza
farle
col
bollire
nel
latte di calce (400'·
grassarle,
tiene
l'imbiancamento
grammi di calce per ogni fOO metri di tessuto)
mantenendole immerse nel bagno, onde allontanare
l'aria, che, secondo l'osservazione dello Schwartz, in.
concorso della calce altera la cellulosa, che è la so-·
stanza costituente delle fibre tessili vegetali. Quindi'
si eliminano i saponi calcari insolubili che si sono­
formati, e la residua calce, con un bagno di acido
clorìdico diluito, e con liscivia alcalina di soda, in.
-
63-
cui si
discioglie del sapone di colofonia; e final­
con ripetute lavature. L'imbiancamento si'
ottiene quindi col passare i tessuti in una soluzione
di cloruro di calce, a circa un grado di Beaumè, e
quindi in un bagno d'acido cloridico allungato.
Per la lana il digrassamento si fa in una solu­
mente
zione di sapone bianco e di carbonato di soda, a
temperatura che non superi i 60° gl'adi, onde'
l'azione del bagno si limiti a emulsionare le materie
una
grasse, e non intacchi la fibra; le replicate lavature'
bastano per esportarle dalla stoffa e non resta che'
d' imbiancarla coll'acìdo solforoso in soluzione nel­
l'aqua, oppure in un bagno di solfito di soda, che'
decompone lentamente a contatto dell'acido clo­
ridico che vi si aggiugne. La lavatura con aqua calda
e fredda è quindi di
suprema necessità, onde non­
si
accada che l'acido solforoso rimasto nel tessuto poroso si trasformi, come avvertì pel primo Dumas, in
acido
.
solforico, che corrode la fibra tessile.
più delicata della lana, non reggerebbe:
La seta
alle soluzioni alcaline anche diluite, se di elevata'
temperatura, ed anche ad un trattamento a freddo
molto
prolungato,
per lo
prima in
o
meno
un
e
le fibre
ne
sarebbero
assai indebolite. Per ciò si
bagno caldo,
distrutte­
dìgrezza
contenente il 2a per 100
di sapone, e quindi si passa in un secondo bagno
acidificato dall'acido solforico assai diluito. S' im-·
bianca quindi colla soluzione aquea d'acido solfo-·
roso e
coi solfiti alcalini
decomposti
da
un
acido,
si fa per la lana.
Un nuovo, più efficace ed economico processo,
d'imbiancamento è dovuto al chimico francese Tes-­
come
sier de
Monthay.
-
64-
Ossidare la materia colorante delle fibre tessili,
-eosicchè diventi solubile nelle soluzioni alcaline:
Il
insolubile, cosicchè si faccia incolora
lungo procedimento' della espo­
prato, all'azione della luce, o della quan­
mediflcare la
senza
ricorrere al
-sizione al
tità minima dell'ozono
atmosferico:
fare
a
meno
-del cloro, degli ipocloriti, che non di rado esercì­
aano un'azione corrodente sulle fibre tessili; ecco il
problema elle propose a sè stesso il Tessier, e che
sembra
avere
risolto felicemente coll'ossidare diret­
ossigeno attivo la materia colorante,
per poi discioglierla nell'alcali. Preparato un bagno
di rnanganato di soda alcalino, ed aggiuntovi solfato
di magnesia, vi immerge il filato od il tessuto, la­
vato e digrassato prima diligentemente in bagno eli
'sapone, se trattasi di lana o di seta, e in bagno di
liscivia pel cotone, il lino e la canapa. Dalla solu­
zione di 'manganato passano le stoffe in bagno di acido
solforoso, di acido azoto-solforico, e di aqua ossi­
genato: quindi si lavano replicatamente con aqua
tamenle con
sum
cruda, cioè
non
contenente sali calcari. Con ciò
1'imbiancamento
perfetto si ottiene al più in tre
e
colla
giorni,
spesa di Lire 0,3� al Chilogramma o
di Lire 6 per ogni 100 metri di tessuti (1). Il
Il metodo .razionale per. imbucatare i pannilini
sudici non dovrebbe scostarsi molto dai suesposti.
Pel bucato ordinario
(l) Dott.
occorrono
P. CARLEVARIS.
-
20
Chilogrammi
di
Lezioni sulle materie tessili.
Torino, 1868, pago 62.
-
Non molto diverso dal metodo TESSIER è
,
sentato dal
quello pre­
A. SELMI all'Istituto Lombardo nel 1872 per
ed imbiancare il tiglio delle piante tessili senza
prof.
degommare
preventiva macerazione.
-
65-
�'�uona('cenere, che contenga cioè un ottavo del suo
peso di potassa, per ogni 100 Chilogrammi di bian­
cheria. Dalle lavandaie del Lodigiano, lo scrivente
.
ha veduto
.Iavature
a
a vapore,
.Francia da
usare con
mollo
vantaggio
nelle
prime
freddo col sapone, il borace. Il Duca lo
già usato in Oriente ed introdotto in
Captal nel 1790, dove fu, perfezionato
Curandeau, si fa inzuppando di liscivia la bian­
.cheria, e sottoponendola all'azione del vapore, in
da
tino col fondo sforacchiato posto sopra ad .una
caldaia d'acqua che bolle, per otto ore.
La mondezza delle biancherie da applicare alla
pelle, e degli abiti esterni da conservare sempre
.un
è condizione
indispensabile per mantenere
salute, e togliere ogni pretesto alla
.pigrizia ed alla mancanza di rispettabilità personale
con l'uso degli abiti di colore scuro, sui quali non
si vedono facilmente le macchie. L'abito a questo ri­
.guardo dovrebbe anzi essere, come quel filosofo
bianchi,
'l'uomo in florida
'avrebbe voluto le
.del
giusto,
case di vetro;
che si assicura
Sotto
l'usbergo
o come
la coscienza
del sentirsi pura.
Ma le stoffe dei vestiti
non
'mente coll'assorbire dal corpo
si imbrattano sola­
e
dall'ambiente
so­
Abbiamo studiata la
polviscolo,
capacità per i gas rnìasmatìcì, e giova grande­
mente di lìberarsene, onde non si perpetui la triste
eredità dei mali epidemici, conserva ti e trasportati
talvo1ta nei vari paesi del mondo con gli abiti dei
pellegrini, e col ciarpame che alimenta tante indu­
strie. Le donne, che nelle cartiere scelgono i cenci
non imbucatali, contraggono facilmente la lebbra ed
stanze grasse,
ecc.
loro
5
-
66-
altre malattie cutanee; e tutti sanno il bel regalo,
che annualmente farebbero all' Europa i reduci dai
..
pellegrinaggi alla Mecca e da altre regioni, dove la
peste bubonica, la febbre gialla, il choléra, sono':
indigeni, se la previdenza .deì governi civili non.
avesse stabilito le quarantene, ed altri provvedi-­
menti igienici nei porti dove sbarcano.
Un abito, che per l'uso suo possa sospettarsi
che abbia assorbito qualche gas putrido e malsano"
devesi subitamente disinfettare, sia esponendolo nei
Casi ordinarj all'azione diretta della. luce, dell'aria;
..
della esalazione spontanea,
prolungato e coll' esposizione
e
con
un
aerea mento
alla
rugiada; nella
miasma, potrà essere più
quale disciogliendosi
facilmente dalla evaporazione esportato. Così trovasì
razionale la pratica di esporre nella notte del S. Gio­
vanni (2� Giugno) i pannolani, onde governarli e
riporli nel dì seguente per l'inverno venturo: es·
sondo nelle notti serene estive, notevole l'abbassa­
mento della temperatura, e grande la differenza.
colle temperature diurne, per cui le stotfe che vi
si assoggettano possono ritrarne, o la distruzione'
dei germi miasmatici, dovuta a tali rapidi passaggi,
di temperatura, od almeno la loro esportazione dalle
correnti atmosferiche. Ma a distruggerli più sicura­
mente conviene ricorrere ai disin fettan ti; ai quali
dovrassi, è vero, sacrificare i colori delle stoffe, ma
sarà provvidentissimo l'effetto, trattandosi di togliere·
non solamente il male presente, ma d'impedire la
il
..
.
sua
diffusione uccidendolo in germe. I disinfettanti
ci dispensiamo.
più usati sono moltissimi, e noi
dall'enumerarli, nominando appena
creozoto, l'acido solforoso, il cloro.
l'acido
fenico,
n,
67--
-
Sommamente attivo è il disinfettante proposta
ed esperimentato fino dal 1860 dal dotto Giacometti
di Mantova (I) quando dominava il cholèra, consì­
stente
nei
di 2
3
gas
che si
sviluppano da
una
miscella
di cloruro di
calce, con una parte
di fiori di zolfo non lavato. Questa miscella, posta
in un cartoccio all'aria, ben presto si accende spon­
taneamente, e svolge in gran copia cloro, acido sol­
a
parti
foroso ed altri gas, tutti scoloranti, deleterj, e di­
germi delle diverse fermentazioni tanto
struttori dei
nocive alla salute.
Parimenti furono sin
qui tenuti dannosi i pro­
odori, che impregnando i;
ogni
tessuti portassero nelle vie respiratorie ed al con­
tatto della mucosa e della pelle principj narcotici,
ed essenze, che avessero un'azione sui nervi; tanto
da creare il noto bisticcio, che il miglior odore pe�1
l'aria e pei vestiti era quello di non aver odore. Gli
studj recentissimi del dotto Mantegazza (2) avrebbero
provato che le essenze al contatto dell'aria e sotto
l' influenza della luce del sole, svolgono molto ozono,
ossia ossigenandosi attivamente, metamorfizzano l'os­
sigeno e lo esalano in quello stato particolare, che­
fumi ed
sorta
di
ha fatto dare allo stesso il
nome
di
ozono,
e
ne]
antì-mìasmatiche. Per
qual pare possieda proprietà
cui consiglia di allargare le esperienze, onde con­
fermare tale proprietà delle essenze.
« Conviene
sperimentare, egli scrive, se portando,
(l)
Dott. VINCENZO GlACOMETTJ.
-
Lettera
a
Gabriele Rosa
.
giornale Il Sole N. 114.
Facoltà igienica delle essenze
(2) Dott. P. l\lANTEGAZZA.
Resoconto del R. Istituto Lombardo. 1870, 24 Marzo.
sui bozzoli
rugginosi.
1870. Nel
-
•.
-
Colonia
o
68-
sulla persona profumi di aqua di
di altre tinture aromatiche, si 'possa an­
sul moccìchino
o
che per questa via difendersi dalle affezioni palustri
o dai danni di una infezione di miasmi animali.
In questi casi sarà bene adoperare essenze o tinture,
che in vaso semi aperto hanno potuto con una lunga
esposizione
al sole ossidarsi
d'ora propongo ai
prossima stagione
e
caricarsi d'ozono. Fin
proprietari
risaie, che nella
contadini, che do­
di
estiva i loro
attendere alla mondatura del riso o alla
mietitura, debbano portare sempre al collo una
piccola spugna imbevuta di essenze di trementina,
di lavanda o di ginepro, profumandone anche i capelli e gli abiti.»
Se gli alcali liberi, potassa e soda e i loro car­
honati, quali trovansi nelle soluzioni lisciviali che
servono al bucato, sono innocui alle fibre tessili
vegetali od animali, purché mediocremente concen­
trate, come pure gli acidi nitrico, solforico, clori­
drico, ossalico, citrico, moltissimo diluiti ed a bassa
temperatura; non è più così quando sieno adoperati
assai concentrati e ad alta temperatura. In tale caso,
vranno
sua
.
tanto
la cellulosa che la lana
si
e
la seta
si alte­
si
distruggono; e
profondamente,
sciolgono,
perciò tali reagenti chimici non vanno adoperati che
con le debite precauzioni nel trattamento delle
stoffe,
quando vogli ansi purgare o liberare dalle macchie.
Ancora è da avvertire col Colvert, che ad uno
stesso grado di concentrazione, gli acidi minerali
ed organici non agiscono con uguale energia sulle
rano
fibre tessili
solforico,
vegetali
ed animali: mentre infatti l'acido
assai diluilo
intacca la lana.
e
È perciò
caldo,
altera il colone,
non
necessario di saper distin-
61)-
-
guere nei tessuti la. vera natura delle. fibre che
li compongono, occorrendo troppo spesso che il me­
todo di filatura, di tessitura e di apparecchìo, dieno
alle stoffe un' apparenza non corrispondente alla
realtà; cosicché al tatto ed alla vista sembrino di
puro lino o di canapa stoffe, a cui è mescolata buona
quantità di coLone, e così dicasi delle stoffe di seta
di lana che si pagano per tali, ma nelle qualil'abi­
lità del fabbricante ha saputo nascondere il cotone
e
più facilmente
Sfilacciando
che
non
faccia l'oste
l'aqua nel
tessuto ed osservandone
vino,
i
peli
microscopio, si distinguono subitamente, appa­
rendo quelli di cotone come altrettanti tubetti mem­
hranosi, appiattiti, spirali e sparsi alla superficie di
strie e di punteggiature. Il lino mostra filamenti
omogenei e tondeggianti: la canapa tubi più grossi
un
col
sfaldati
e
intaccati circolarmente: la seta
tubetti
la lana fi­
i lati
alati
singolarmente lungo
opposti;
scagliosi ed irregolari. Il diametro di questi
diversi peli è piccolissimo: 10 mllleslmì di milli­
lamenti
metro nella canapa, 12 nel cotone, 10 nella seta, 20
nella lana. Ma il microscopio, che pure oggidì è
più delicato e potente strumento di os­
dopo gli apparati spettroscopicì, non è
nelle mani di tutti, e pochi ancora sanno servirsene
senza pericolo di abbagli.
Un mezzo di più comune e facile applicazione
l'abbiamo nei reagenti chimici. Se havvi sospetto
divenuto il
servazione
.che la tela di lino
.
o
di canapa
contenga del cotone,
lava, come insegna il Kinde, con diligenza un
pezzetto nell'aqua distilla l'a, e poi s'immerge nel­
se ne
l'acido solforico concentrato
minuto secondo:
poi
e
si lava'
freddo per circa un
ammoniaca e sì
con
-70
.
-
risciaqua ben bene per toalìergli ogni acidità. L'a­
cìdo, mentre ritarda alquanto la sua azione sul lino e
.sul canape, distrugge prontamente il cotone, e la tela
così provata si mostra assottigliata, rada e retiforme.
Volendo conoscere se un drappo di seta contenga
della lana, non si ha che ad immergerla ne) l'acido
nitrico: questo discioglie la seta perfettamente, ma
non avendo azione sulla lana, la lascierebbe intatta
subito riconoscibile. La seta è pure solubile nel­
l' ossi-ammoniuro di rame, nel cloruro di zinco,
'e
concentrato a
lana invece si
60°, bollito con ossidi di zinco. La
scioglie interamente nella potassa e
soda caustica.
Chi avverta alla
che sia
piuttosto
tessili, non
distinguerle
importanza igienica
troverà oziosi
con
d'una
stoffa,
di tutta lana che mista ad altre
sicurezza.
questi
cenni sul modo di
-7'1-
CAPITOLO XI.
<Il cloruro di zinco
sti
nocivi
dei
e
1'allume
d'amianto
Stoffe
-
bagni
-
di luce
Combustibilità delle
-
Luce
II sole
-
ve­
Effetti salutari
-
e
la
pellagra
o
-
Elettricità.
Un danno
"quindi
gravissimo può venire alla pelle e
organismo dalle bruciature, pro­
all'intero
dotte dall'incendio delle vesti.
,dri
e
delle nutricl è
causa
L'incuria delle
tante volte
mestici, che devono lasciare in
.rimorsì. È
.
loro
ma­
di lutti do­
tormentosi
spettacolo desolante il vedere' una
creatura inesperta involta nelle fiamme, contro le
quali agitandosi per ispegnerle, le avviva sempre
più, rinnovando l'accesso dell'ossigeno, che invece
.deve essere allontanato col comprimere intorno al
-corpo le vesti, col rotolarsi sul terreno, od avvilupparsi in una coperta. Come non è meno desolante e
luttuoso l'Incendio che investe un luogo di pubbliche
riunioni, una Chiesa, un Teatro, dove si affollano
migliaia di persone, e l'angustia delle uscite le con-danna
a
uno
certa
destato da
morte:
incendio che tante volte è
imprudenti decorazioni,
ael a, la carta ed i lumi
sono
nelle
quali
troppo ravvicinati,
la
non
.
-72
--
che dal fortuito accostarsi ai lumi del
proscenio delle­
leggere e combustibilissime delle danzatrici.
Sarebbe quindi sommamente vantaggioso di poter
donare alle stoffe principalmente I' incombustìbilìtà..
senza togliere loro le a ltre qualità, che le rendono cosi
preziose. A questo fine fu trovato che una lunga solu-·
zione di cloruro di zinco, in cui s'immerga una stoffa
qualunque, tranne la seta, la rende perfettamente
incombustibile (l); O a dir giusto impedisce che vi
si appigli la fiamma; poiché è chiaro che una tela..
-Vesti
anche così
.
preparata, gettata sul fuoco non mancherà
non facendo fiamma, sarà im-·
d'incenerirsi. Tuttavia
il subito
pedito
cendio.
Ancora
divampa mento e
fu sperimentato
il dilatarsi dell' in-··
utilissimo
contro
deì tessuti, il dar loro la salda con·
cui si mescoli allume e polvere di creta.
l'i ntìammarsl
amido, a
Migliore d'çgnì altro spediente sarebbe il ve­
stirsi di stoffa d'amianto� che, come ognuno può sa­
pere, è un minerale setoso; bianco, elastico, che si
fila come il cotone. I Chinesi ne fabbricano fino da.
antichissimo delle tele, le quali quando voglionsi
si gettano senz'altro nel fuoco, e si ritrag-·
da
gono
quello incombuste e candide come neve
pulire
..
Per questa proprietà gli antichi ne traevano dalla
Persia, onde formare lenzuola da bruciarvi dentro i
cadaveri, le cui ceneri non si sperdevano così pel
rogo e potevano raccogliersi e conservarsi nelle domestiche urne. Ai nostri tempi se ne fecero vesti pei
pompieri, e così difesi poterono avvolgersi impunemente tra le fiamme; ma il costo troppo elevato
di queste tele per la rarità dell'amianto tessile, to--.
.
(l)
Tecnico
..
1857. Anno
I,
fase.
II, pago 80.
,
-73
glie
.
-
che
se ne approfitti in più larga misura. Biso-adunque contentarsi delle preparazioni poco­
costose coll' allume, il quale intercettando il calo­
rico, difende i corpi sottoposti dall'innalzare la pro­
pria temperatura fino al punto di bruciare.
Studiati fin qui gli effetti del calorico compara­
tivamente alle proprietà di tessuti, resta da consi­
derare ancora le vesti relativamente agli altri agenti­
gnu
naturali. Comincieremo dalla luce.
Nel nostro
secolo, detto non senza giuste ragioni
lumi, non è ancora nei riguardi igie­
specie umana il secolo della luce. Tutti
il secolo dei
nici della
conoscono
l'efficacia di questo agente sulla natura'
organica ed inorganica: tutti, meno i gufi, ripetono
«Benedite
in coro il salmo del Mantegazza (t):
la luce, che è la vita del mondo; benedite la luce,
che uccide le muffe e fa scappare gli scorpioni.
«Benedite la luce, che dà il profumo alla rosa,
il miele all'ape, il nerbo ai muscoli, la vita all'a­
nima. Dinanzi alla luc.e fuggono solo gli scarafaggi,
i ladri e gli ignoranti.
«Benedite la luce, senza di cui il nostro pianeta
sarebbe una sfera di ghiaccio e di deserti senza
uno stelo di erba, senza il sussurro d'un insetto.»
Anche la scienza si accorda con la poesia, e tri­
buta alla luce, come agente vivificatore degli orga­
nismi, gli elogi più meritati, fino a creare per essa
uno di quei neologismi, che fanno torcere il naso
agli accademici della Crusca, ma che non sono per
questo meno espressivi. Bagni di luce, ecco la parola.
d'ordine della nuova scuola igienista: la quale deve
-
(l) Dott. MANTEGAZZA. Almanacco Igienico, 1867, pag.54
•.
-74
-
anche umanitaria
e in conseguenza
perciò
cospiratrice contro l'aristocrazia delle pelli bianche.
Secondo alcuni, oggidì bisogna essere gente di
"colore; chi ci vuoI rossi, come gli indigeni ameri­
cani, ai quali Colombo fece il gran servigio di andare
a scoprirli, e gli Spagnuoli quello di massacrarlì.
Chi d vuol neri come gli Ottentotti, dichiarando
che padre Adamo era negro, e che la pelle nera è
.il più autentico diploma di nostra antica nobiltà, il
documento più certo di nostra discendenza dalla
nobilissima schiatta degli Oranghì e dei Gorilli. Chi
i infine ci' vorrebbe come i Chinesi, del bel colore
dell'oro, onde almeno ci consolassimo vicendevol­
.rnente degli scrigni vuoti guardandoci in volto.
Abbiamo già veduto come una pelle colonta da un
ricco pigmento, è un preservalivo contro la diminuita
attività organìcaneì climi eccessivamente caldi ed illu­
minati; e perciò chi non vuol essere schiavo dei mille
riguardi.che deve imporsi eh i vuo l conserva re alla pelle
.Il pregiato candore, ed è meno esposto a pagare anche
-essere
:
.
in questo alla moda
un
tributo di debolezza
e
d'inferlo
organica e patologica, non tema la luce. Con tutto
ciò non vogliamo dire che l'esposizione diretta ai raggi
del sole, nelle stagioni e nei paesi dove essi vibrano
più potenti, non richieda un riparo, e non renda ne­
cessario difendersene, come i Crociali del Grossi (1)
.rìtà
,
,
,
Sul terre n tormentoso aneli
Di vesti
e
e
stanchi
scudi al sol facendo schermo,
sfuggire alle facili congestioni cerebrali, alle
.emorragie, alle morti improvvise per colpo di sole,
onde
.
(l)
.TOMM:ASO GROSSI. I Lombardi alla
<-canto XIL
prima Crociatas­
-75
-
-alle irritazioni eritematose della
pelle. Questi effetti
artificiali,
come ebbe a constatare il signor Charcot (I), il
.quale con la luce elettrica e coll'azione dei raggi
chimici che l'accompagnano, seppe produrre sulla
pelle le stesse alterazioni che il colpo di sole. Il
'Vestito adunque è un opportuno riparo contro la
soverchia azione della luce, e tanto più quanto
possederà maggiormente di quelle qualità che ab­
·
'dannosi si
producono anche
da intense luci
·
·
biamo dimostrato utilissime
soverchio calore
e
dagli
a
altri
difendere il corpo dal
agenti naturali nocivi
.alla salute. Nell'interesse
·
·
principalmen le della classe
contadinesca, esposta per la natura dei suoi lavori
al vivo raggiare della luce solare, noi vorremmo
fossero meglio studiati i fenomeni vitali secondo le
'leggi della fisica, onde stabilire i rapporti che de­
vono esistere tra il soleggìamento e la salute dei
contadini. Al nostro tempo, in cui la pellagra de­
serta funestamente la campagna, popola gli ospedali
e
carica di cifre le tavole luttuose della statistica
suicidi, non sarà disopportuno pel nostro assunto
dei
riportare le conclusioni di uno studio del signor
(2) sulla essenza della pellagra degli agricol­
tori e sul metodo igienico e preventivo di curarla.
il
'Pari
«Trova
l'autore che
i
medici smarrirono
la
"traccia, che li avrebbe condotti alla scoperta della
pellagra, perché dopo il Frappolli, I'Odoardi ed il
Gherardini, che ne scrissero l primi e che avevano
(l)
prodotto dall'azione della luce elet­
Biologica. 1859, Tomo V, flag. 63.
Essenza della pellagra degli açricoltori:
CHARCOT. Eriterxa
.:.trica. Resoconto della Società
(2) A. G.
lJdine, 1864.
P ARI.
-
76-
'del
solegglamento, non seppero insistere a
espressione volgare in un termine­
scientifico, che caratterizzasse una vera combustione,
parlato
convertire la
che si opera sulla cute dell'uomo in date condizioni.
Tali condizioni sono per lui appunto lo stato in cui;
si trovano molti
poveri carnpagnuoli, specialmente
di offrire al sole in sé stessi la
in
regioni,
accensibile, e questa materia è la fungina, della"
quale essi sono nutriti e saturi col cibarsene che:'
fanno, sia direttamente, sia cogli alimenti di cui si
pascono, sia coll'aria che respirano, che n'è pregna.
certe
ma­
teria
in molte campagne e che vegeta nei loro abituri
in guisa da avvilupparli in un ambiente crittoga­
mico,
il
quale invade
laddove si è
una
uno spazio sempre maggiore
volta annidato. I medici non con-:-·
siderarono che nella
e
quando giunsero
pellagra
a
c'erano due
curarne
dimenticarono che l'altra rimaneva
riva
malattie,
palliativi una,
con
e
che
ricompa­
tutte le sue funeste conseguenze, non ap-·
pena si restituiva il malato nelle condizioni di prima,
con
cioè dalla città e dall'ospizio nella sua povera
campagnuola, nella sua permanente fungaia ..
«
L'autore viene
quindi alla
cura
deducendola
palliativa
casa
del
dai nuovi studii
principio pellagroso,
teorico-pratici da lui intrapresi. La pellagra, ei dice,
è il risultato di due malattie riconoscibilmente di
..
stinte, l'una tacita nel misto organico, costituita'
dall'ardere della fungina 10 un organismo vivo ed
umano; per cui bisogna dividerla in due parli l'una.
contro l'incendio, l'altra contro la Iunginotrofla. La.
prima è nota, l'altra fu quasi nulla, perchè ignota
.Ia malattia; ch'è la principale. Noi non possiamo
citare i suggerimenti ch'el dà ai medici, né. le espe
.. ·
-77
-
propone, e soltanto notiamo tra
molli avvertimenti igienici, che possono giudicarsi
utili in proposito, il seguente. Si determinino i pel­
rienze che loro
tanto reali che sospetti, a portar calzoni
lunghi, nonché cappello a larghissima falda,
ciò onde coprire il più possibile tutta la persona di
Iagrosi,
'ricchi
,'e
e
fitta ed estesa ombra, cotanto benefica a preservare
principio accensibile, cioè la combustibile fungina,
.il
dal
pericoloso
Dopo
il
contatto dei
penetranti raggi solari.»
calore, qualche parola sulla 'elettricità.
.L'azlone. di' questa sul corpo umano non fu abba­
stanza studiata dai fisiologi, 'e meno ancora dagli
.igienistì,
onde si possa
con
sicurezza 'stabilìre i li­
può giovare, essendo noti solamente
i casi più ordinari in cui può nuocere. Certo che il
confrìcamento della pelle a conta uo della lana e
miti dentro cui
della seta, deve alterare la condizione elettrica della
e forse giovarle collo stimolare i' atti­
pelle stessa,
vità secretoria. Non si
conoscono abbastanza le re­
lazioni che passano tra ]0 stato elettrico dell' aria
e del suolo con quello del corpo, se non per tesi
.generale , com' è i' indursi nel corpo l'elettricità
contraria a quelle dei corpi vicini, e quindi la fa.
.
cilità d'essere
colpiti
dannosamente nella
ricompo­
sizione delle due elettricità.
Quale e quanta influenza abbiano in questi fatti
vestiti, mercè le materie diverse onde sono for­
mati, non è noto completamente, eccetto l'essere la
lana e la seta cattivi conduttori, il lino ed' il colone
buoni conduttori dell' elettricità. Se giova durante
i
temporali per difendersi dal fulmine, secondo il
consiglio di FrankIin, isolarsi dal suolo collocandosi
i
sopra
un
letto sospeso
a
corde di seta,
non
dovrebbe
-78
-
nuocere il vestire a tale scopo di lana o di seta ....
l\fa dubitiamo che trovandosi esposti ad una scarica
d'elettricità all' aperto, non giovi meglio essere vestiti di materie che conducano bene l'elettrico; le
quali
in
aggiunta,
se
fossero ben
municazione col suolo,
pel
corpo
mine per
un
gli
noi
'perché
potrebbero
bagnate
ed in
co­
considerate­
essere
apparato difensore, com' è il parafuledifizi. Mancano
ci
arroghiamo
di
.
..
però le esperienze,.
portare più innanzi.
.
la induzione.
Di
per
un
quello
mattina
testimoni, e lo riferiamo
proposito può valere. La
luglio 1869 fu colpito dal fulmine
solo fatto fummo
che al nostro
dal 21
all'istante, sopra un battello nelle
aque del Lago
Mantova, un pescatore. Il fulmine,
entrato sotto l' orecchio sinistro, uscì dal piede de­
stro arsicciando in quella direzione i peli del corpo,
e
fatto cadavere
di
rompendo tutti i fili del vestito che si trovavano
trasversalmenle, ossia in direzione normale al pas­
saggio dell' elettricità, mentre i fili longitudinali
rimasero intatti. S'aggiunga, che i fili rotti erano
di lana, gli illesi di lino. Donde potrebbe arguirsi
--ChB forse, senza l'ostacolo della lana e dei fili tra­
sversali, l'abito di soli fili discendenti poteva essere"
un preservativo dai danni della folgore, facendola
scaricare nel suolo con un investimento superfìciale
della persona. :Ma sospendiamo ogni giudizio, aspet­
tando che nuovi fatti ci guidino con maggior sicu­
rezza ad una conclusione qualunque di valore certo
per l'igiene dell' uomo.
e
�
79-
CAPITOLO XII.
Storia naturale
e
coltura industriale delle materie tessili
animali.
Troviamo opportuno, dopo compiuto lo studio delle'
proprietà diverse delle materie tessili, di presentarne
in breve la storia naturale
e
la coltura industriale
delle stesse, onde si conosca quanto dobbiamo per:'
esse alla natura e quanto all'ingegno dell'uomo, che
seppe farne il suo pro. Le principali e più note dr
queste materie tratte dal regno animale sono:
1. La Seta
-
altro che il filo
Nessuno ignora che la seta
nobilissimo, segregato liquido
quindi per eva porazione all'aria da
chiamato dai naturalisti Bornbyx �Mori�
sodato
mente baco
vita
un
e
non
è
e ras­
insetto..
comune
..
da seta, quando compiuto lo stadio della
da
..
si
poi
con esso un bozzolo
in
trasformasi
crisalide, per uscirne
quale
insetto perfetto i n forma di farfalla notturna,
che
muore
sua
bruco,
tesse
dentro il
la futura
dopo deposte le ova, dalle quali nascerà.
generazione di bruchi filugelli.
Ricorderemo
setto
prezioso,
piuttosto la storia di questo
patria originaria sembra
la cui
in­
che'
sia la China. Senza credere alla favolosa antichità.
-
80--
.attribuita da VolLaire alla colLivazione del baco da
China, ch' egli fa rimontare all' Imperatore
a sua moglie Lime-Heva 23�7 anni prima
'di Cristo, è certo però ch'essa è assai antica in
.quel paese, essendo di là che le altre nazioni anseta in
Yao ed
conobbero e trassero la seta. Pare che in
Grecia si introducesse l'arte di lavorare la seta, ma
.non di produrla, fino da tempi remotissimi, se fa­
tiche
volosamen te essi l'a ttri bui vano
Tra i
Romani,
a
Pam fila.
che attraverso la Persia andavano
comperare dai Seri o Chinesi a peso d'oro la pre­
ziosa materia, detta perciò serica, non divenne co­
mune che verso l'era volgare, ai tempi di Giulio
a
.
Cesare.
Solo nel 552
dopo. Cristo,
due frati dell' ordine
-di S. Basilio portarono a Costantinopoli nelle loro
canne da viaggio dalla China. un poco di seme di.
bachi e di gelso bianco, di cui appunto questi bru­
chi si cibano. L'Imperatore Giustiniano incoraggiò
la
nuova
tico
industria, che in breve si diffuse nell'an­
e nella Grecia. Di là passò nella
Peloponneso
Sicilia
e
nelle Calabri e nel H47 per opera del Re
Ruggero II. Dall' Italia meridionale si
normanno
lentamente,
provincie italiane
estese
e
non
prima del UOO, alle altre
ed alla Francia: troviamo infatti
che nel U23 Firenze esentava a questo scopo dal
pagare il dazio la foglia di gelso Sulla fine di quel
secolo Lodovieo Sforza, detto il Moro forse da ciò, ne
..
:
arricch iva HM ilanese;
Si sto V
l'impose
alle
come
circa
Romagne,
la protesse, facendo costruire
un
secolo dopo Papa
ed Enrico IV eli Francia
una
presso il palazzo delle Tuilerie e
.gelsl da distribuire gratuitamente
bacheria modello
piantare vivai di
a
chi
ne
voleva ..
-
81-.
In
seguilo l'allevamento del filugello si estese.
sempre più, meno che nei paesi settentrionali dove,
fallì per difetto del clima, fino al 1850: intorno
al qual
anno
si avvertirono in Francia nei dintorni
d'Avignone i primi sintomi della malattia che ferì
profondamente gl'interessi dei paesi sericoli, ma-·
lattia che è conosciuta coi nomi infausti di atrofia,
gattina, petecchia o pebrina, senza che se ne sappia
infino ad oggi la vera na tura e il modo di curarla.
Cominciata la malattia in Francia
e
diffusasi nella
nell'Italia, camminò sempre verso l'Orien te
la
Dalmazia, la Grecia, di modo che nel !858
per
era giunta fino alle rive del Mar Caspio. Fu allora
che i cercatori di seme sano si spinsero sempre più
ad Oriente, dove in breve furono raggiunti dalla
pehrina, che già invase la Persia, l'India, la China
e persino il Giappone, che era restato l'ultima ta­
vola di salvamento in così vasto naufragio.
La diffusione dei bachi giapponesi data dal 186f"
quando giunsero a Parigi i dodici cartoni di seme
giapponese donati dal Re d' O1anda all' Imperatore
Napoleone I1LO e da esso divisi ai più distinti alle­
vatori di Francia, di Prussia e d'Italia. In Francia
Spagna
e
fallirono allora completamente, ma diedero ottimi
risultati quelli allevati.in Prussia ed in Italia; talchè
il seme giapponese divenne fonte di lucrosissime
speculazioni.
Conoscendosi inoltre
come
già
nella China
seta selvatica di color
si
diversa
bigio,
raccogliesse
da quella del filugello domestico, ma alla a far
drappi feltrati pel vestito dei popolani, ed avendone
mostrata d'altra qualità alcuni Negri venuti a Pa­
rigi nel 1862, prodotta nel Sudan da un baco seluna
6
,
-
82-
che vive sull'albero del
Tamarindo, si pensò
di surrogare al Bombice del gelso altri bachi che
vaggio
venissero in
soccorso
dell'Industria serica tanto mi­
nacciata.
Si
propose'
il
,Bombyx Arrindia, originario
l'India, arrivato in Europa 'nel 1.85'�,
e,
del­
che vive
foglie del ricino e di quelle del Dipsacus fulma riproducendosi da 7 a 1.2 volte -in un
anno, e non potendo quindi trasportarsene facil­
mente il seme lontano, dopo i primi esperimenti
non se ne parlò altro.
Nel 185u si introdusse il Bombyx Perny della China,
delle
-lonum ;
che vive sulla rovere, ma con risultato poco felice.
Nel 1856 'il padre Fantoni trasportò dalla Chi na
in Europa il Bombyx Cynthia, che si nutre delie
foglie d'ailanto, e venne' presto in gran voga. La
facilità di stabilire un bosco d'ailanti, la selvatì­
chezza del baco che non esige che di guardarlo
da'suoi
nemici, che pure
forflcole, coccinelle, ecc.)
sono
e
molti
(uccelli, 'vespe,
l'abbondante
produzione
di bozzoli, di finissima seta color di foglia secca,
parevano promettere bene di questa nuova industria
incoraggiata e premiata in Francia, in Italia ed al­
trove. 1\1a la difficoltà di salvare appunto il baco
dalla distruzione e di svolgere la seta dal suo boz­
zolo, che
rimane forato ad
fatto sbollire il
estremità, hanno
primo entusiasmo, ed oggi dì se ne
parla appena.
Comparve quindi
una
un altro baco da seta, detto,
Saturnia Bauchinùe, mandato dal governatore del Se­
negal, e che si nutre delle foglie del giuggiolo come
il Bombyx Militta dell' India già proposto fino dal
i82� dal Lamare.
.
--
83
-
'L'America offriva come bruchi setigeni l'Atacus
Poliphemus, l'Atacus Cecropia, e l'Atacus Prometheus.
,Nel 1861 il signor Duchesne di Bellecourt introdu­
ceva dal Giappone in Francia un altro baco della
Yama-mai, che è forse quello che dà
migliori speranze di profittevole allevamento, pro­
rovere, detto
Je
ducendo
41
alquan lo grossa, ma elastica come
che forma tessuti lucidi o consistenti,
seta
una
cautsciuc,
e
sebbene poco atti a ritenere le tinte chiare. Il boz­
zolo pesa da 70 ad 80 centigrammi, cioè più del
bozzolo del
filugello comune.
signor Guerin Meneville annunziava
'altro baco della rovere, il Bombyx Roqlei, che dà
'un bozzolo d'un bel grigio chiaro e più grosso delle
altre specie affini. Riceveva pure dal capitano Hul­
ton il gigantesco Bombyx Atlas delle montagne del­
l'Imalaia nell'India, che si nutre di berberi asiatici,
H cui bozzolo pesa quanto cinque dei nostri: e
Nel t.86� il
dell'America meridionale
un
altro baco ancora, che
delle
foglie dell'espicillo che forse è la,'
selvatica
(Mimosa Farueslana), e che fu tro­
gaggia
vato dai signori Fauvety ed Herrera, nell' Uruguaì ;
si
il
nutre
suo
bozzolo è di colore ranciato.
Il Professar
Cornaglia
fece
conoscere'
il baco del
Ienusco, detto Laxiocarpa Otus, scoperto dal sig.
Correale in Italia presso Cotrone, che tesse un
-bozzolo bianco-lucido lungo 8 centimetri, e di facile
trattura. Finalmente il governatore del Senegal in­
viò in Francia la Bouckenia reticulata, baco da seta
che vi ve sotto
un arbusto africano, chiamato Ngu­
sguis, e che produce una seta abbondante di color
grigiastro, forte ed elastica, come quella della Bom­
hyx Atias, a cui somiglia anche nella farfalla.
-
Si citano
uno
del
Brasile,
Madagascar;
loro coltivazione è
2. La Lana.
-
baco delJa
del Zibano ed
uno
sola di
84-
un nuovo
ancora
ma
la
ancora
La lana
un
Luigiana,
altro dell'I­
possibilità e l'utile della
problematica.
è prodotta dagli animali
assai
hl successiva secrezione della materia
cornea dalle glandulette poste nella pelle dell' ani­
male alla radice dei peli. Tale accrescimento non
é sempre regolare e perciò i peli della lana non
sono sempre cilindrici: sono però attorcigliati in
modo da riescire sommamente elastici, e da formare
quindi delle belle ciocche così opportune pel ripieno
lanigeni
con
dei nostri materassi.
L'impiego però più stimato della lana è quello
qualità più fine, e feltri colle
inferiori, segnalandosi così per una materia di an­
di farne tessuti colle
tichissimo uso, siccome antichissimo è il domestica­
mento della capra e della pecora, che segna
i
primi passi dell' umano incivilimento.
L'animale selvaggio da cui derivano
stato, per la capra, l' onagro, che
glienti,
il
pelo
scuro-cenere
e
ha
le
appunto
pare sia
corna
ta­
vive tuttodì nell'Asia
sulle montagne del Caucaso e dell' Imalaia; e per la
pecora europea, il muflone, animale setoloso, grigio;
colle
corna
circolari curvate dietro
la testa,
e
che
selvaggio per le balze della Corsica, della Sar­
degna e delle Isole Greche. Le pecore del Levante.
erra
pare invece elle derivino dall'argali di Siberia. Come'
che sia, è certo che tutte le diverse razze di pe­
core, che fanno la ricchezza di tanti popoli, sorio il
risultato degli studi pratici, onde l'arte umana ha
saputo piegare le facoltà animali alle varie condi­
zioni del
clima,
delle fertilità del
suolo,
e
della
.
_,..
85
-
-civiltà istessa. Stimatissime erano in antico le pe­
core della Gallizia, della Grecia, di Creta, di Tar­
e le Persiane della Caramania. Conservano la
loro fama quelle del mezzogiorno d'Italia, princi­
palmente le Pugliesi e le Tarantine, e le prezio­
tarìa
Spagnuole, dette merinos, perfezionate dagli
razze inglesi di Galles, di Keroy, di Che­
Arabi;
di
South-Down, di Dorset; le Francesi della
viot,
Normandia e di Versailles; quelle di Olanda e di
.Svezia. Celebri finalmente dall'antichità più remota
.sono le capre del Thibet e del Cascemir. In Grecia,
in Ispagna ed altrove, onde conservare al vello delle
pecore tutta la sua bellezza ed integrità, si vestono
con una copertina di tela, che le difende dalla pioggia,
dagli imbratti e dagli sterpi. Più si aspetta a tosare
le pecore, più la lana diventa lunga e sottile: l'uso
generale però è di tosarle tutti gli anni quando
sissime
le
vi è
non
unaggio
bagno
e
e
più timore del freddo, cioè da noi tra
giugno. Prima di losarle si conducono al
se ne
lavano i. velli
con
cura.
La losatura
delle pecore, che per gli antichi Ebrei costituiva
una delle feste campestri più celebrate, conserva
tra i
.ancora
nostri montanari la tradizionale
sua
ogni dì scemando il nu­
importanza,
mero delle nostre greggi e lanifere, perché l'agri­
-coltura invade disonestamente quelle giogaie, che
sebbene vada
la natura avrebbe riservate alla selva.
Il carnello, la vigogna, il lama somministrano
pelo una materia tessile abbastanza pregiata,
-col loro
'ma
li
vince tutti P alpaca, che vive domestica in
nel Perù e nel Chili. Questo animale senza
più grosso della pecora, ed ha il corpo, ad
-eccezione delle gambe, tutto coperto di folte ciocche
.America,
-corna è
-
86
---
di una lana lionata, finissima, morbida e lunga flno30 centimetrl: si tosa circa ogni otre anni da no­
vembre
a marzo e
generalmente
di
gennaio.
questi
Si fecero tentativi di acclimatare
Ianigenì neiIe diverse parti d'Europa;
°
nuovi
l'esito,..
però ancora assicu­
rato. Il Re d'Olanda nel iSi 7 possedeva una man­
dra di lama nel parco della sua capitale L'Aja; ma;
alla sua morte fu trasferita all'Istituto agronomico,
di Versailles, dove presto periva Interamente.
se
può dirsi probabile,
non
ma
è
Nel iS65 il Ministro Francese
Drouyn deLhuys.
d'Agricollura, senatore,
giornali dissero destinati;
donava al nostro Ministro
Torelll, due lama,
'per
un
che i
tentativo di acclimatazione in Valtellina.
87-
-
CAPITOLO XIII.
Cotone
-
Lirio
Canape
�
-
Altre
piante tigliose,
Come abbiamo fatto per .le materie tessili ani­
mali, daremo qualche notizia sulle altre materie
tessili, che ci sono fornite dai vegetali) quali sono:
1. Il Cotone
--
Il
re
cotone,
come
lo chiamano
gl'Inglesi, oggidì è il sovrano delle materie tessili
vegetali, e non è altro che la peluria onde sono
rivestiti i semi d'una bella pianta, della famiglia
delle malvacee, racchiusi in capsule grosse come
un uovo. Nei paesi equatoriali il cotone si semina
in dicembre, onde cresca in tempo, tanto da reg­
gere ai forti calori dell' estate. Dopo il raccolto, le
piante tagliate al piede rimettono nuovi rami, dai
quali si ottengono nuovi frutti in maggior copia ed
in più breve tempo che non dalle piante novelle.
Il, seme" di cotone poi conservasi germinativo per
non
più di due anni.
pianta del 'colone
Le
chiamata
dagli Indiani Car­
basso" dai Greci Kilon; dai Latini Gossypium, dagli
Arabi al Kuta» ed anche Bombaso, forma il genere
hotanico
Gossypium,
di cui si
conoscono
ventinove
-88-
Alcune di
specie.
abbisognano di irriga­
più ardenti, come il
altre
restano assai basse,
Vesuvianum;
Gossypium
altre si innalzano come gli alberi a cinque o sei
esse non
zione
e
metri
d'altezza, altre infine sono annuali, altre pe­
poi quesLi gruppi producono- quali un
fruttano nei
terreni
renni. TuLLi
cotone di fibra
grossolana, corta, bianca o giallo­
quali una finissima seta candidissima e
Di quesli caratteri si servono i coltivatori per
la scelta delle specie, dando la preferenza alle ultime.
Adattatissimo al clima dell' Europa meridionale è il
Gossypium herbaceum, di cui si hanno cinquantasei
gnola,
lunga.
e
varietà
e
che può durare fino tre anni: le altre
sono più delicate, ed esigono clima
ad arbusto
specie
·più caldo e cure moltiplicate. Il cotone è una pianta
.proprla dei paesi caldi e prospera nei luoghi caldo­
umidi e marittimi. I limiti geografici della coltivazione di questa pian la sono in Europa il grado �3°
.di latitudine boreale, in Asia il 4l e nell'America
.
.
o
fra il �2° di latitudine boreale ed il 30° od anche
.fino il 33° sulle coste occidentali di latitudine
au­
'strale. In quanto all' altezza sul livello del mare,
-se nei paesi tropicali può trovarsi il cotone fino a
2000
metri, nella
zona
temperata potrà toccare i
:1000 metri solamente.
Da tutto ciò risulta che il cotone colle
.sue
specie
e
varietà si accomoda ad
numerose
una
grande
'diversità di climi, purché questi gli assicurino sei.
o selle mesi dì calore non inferiore a HSo centig,
-
ed una media estiva di {90
centig. necessari al suo
dei semi, che non è
circa dopo la fioritura.
cresca spontaneo nell'Egitto,
svìluppo ed alla maturanza
'perfetta se non settanta giorni
Sebbene il cotone
89,-
-
Siria, nella Persia ed in America, sembra però
<che abbia per patria originaria della sua industria
l'India, dove venne coltiva to fino dalla più remota
antichità, secondo la testimonianza del greco Ero­
-doto, che scrisse M5 anni prima di Cristo. Dall'India
'in
passò in Egitto al tempo
-d'Anacarsl, 050 anni prima di Cristo: che poi fosse
noto in antico nella China, come in America anche
.prima della sua scoperta per parte degli Europei, non
si può dubitarne, avendovi testimoni storici antichi
attendihillssimi. Nei paesi Americani però la colti­
.la coltivazione del cotone
vazione industriale dei coloni data dal 1756. Ir' al­
.ìora
si conobbero in commercio i cotoni di seta
lunga della Georgia,
di Portorico, di
Borbone,
di
Caienna,
di Marankao, di Motril, di Fernambuco, di
Haiti, della Guadalupa, dì S. Domingo, di Cuba,
di Cumana" di Caracos, di Cartagena ; ed i cotoni
Luìgiana, della Carolina, dell'A
labama: nei quali paesi vengono pure coltivate le
varietà proprie dell'Egitto, del Senegal e delle Indie.
In Europa la introduzione del cotone rimonta
�I nono secolo ed è dovuta agli Arabi, che solto
di seta corta della
..
il regno di Abderamo Ill? ne iniziarono la coltiva··
.zlone nelle campagne di Valenza in Ispagna. Asseriscono alcuni che certe specie di colone erano già
.state introdotte in Italia
parecchi secoli fa; però la
rimonta che al principio
grande
nostro
all'
-del
secolo,
epoca del blocco continentale.
-bandìto da Napoleone c-ontro 1'Inghilterra nel 1806
:} risultati che allora si ottennero nel mezzogiorno
della Francia e dell' Italia furono assai lusinghìerì ;
-ma in seguito i nostri cotoni non poterono sostenere
�la concorrenza dei c.otoni Americani, e la loro colsua
coltura in
non
.
.
90-
-
tura si
protrasse quasi ignorata
scala in Sicilia ed in
Sardegna
.
1860 l'America
aveva
circa 89f> milioni di
ancora
sui tre milioni:
di
nel i86�
e
piccolissima
sua
produzione
mentre P ltalia
a
era.
Nel 1863 sopra 4,0,000 et­
di 1.2 milioni e
produzione divenne
Chilog. del valore di 63
tari la nostra
mezzo
portata la
Chilog.,
e su
fino al !863. Nel
f865 essendosi
milioni di lire;
la coltivazione"
allargata
180)000 ettari, si calcola in media un prodotto­
milioni di Chilog. ossia di 180 milioni di lire.
2. Il Lino
Il lino è una' pianticella annuale­
della famiglia delle Ipericinee, di cui si coltivano­
su
di 30
-
specie. Il
ed
illinelto
(Linum
usitatissimum)
ravagno (Linum
humile); il primo si semina in autunno, l'altro in
primavera, e prosperano in terreni ricchi di avanzi'
vegetali e in clima umido. Il clima d'Italia in
generale cald.o e secco favorisce meglio la produ-·
zione del seme che del tiglio; a differenza dei
climi settentrionali, dove, come nel Belgio, nell'O
landa, a Riga e nella Russia, piove molto più che
da noi. Le pianti celle si strappano dal campo in
giugno o luglio; se ne stacca la corteccia colla
macerazibne in aque stagnanti. Oggìdì si ottiene lo
stesso risultato con un processo più lento e quindi
meno offensivo a 11' olfato, esponendo cioè il lino
all' influenza alternata della rugiada, del sole e della
pioggia per circa quaranta giorni: ma ciò può con­
siderarsi come un ripiego piuttosto che per un me-­
todo plausibile, giacché in tal modo il tiglio riesce'
per
.
averne
la corteccia filamentosa due
..
floscio
e
sdrusci to,
e senza
la sufficien te bianchezza.
Altri lo sommergono nell' acqua corrente per estrar-·
nelo a tempo ed ammucchiarlo così inzuppato, onde,
-
91-
fermenti bene fino al grado voluto pel disgregamento­
del tiglio, che resta perciò crudo e sbiadito, ma pure
resistente. Altri
il
macerano
lino
in pozze
sta�
gnanti e putride, dove la fermentazione è accelerata
con perdita di robustezza nel tiglio, sebbene acqui-·
sti in morbidezza
sostituire
e
lucidità. In fine si è tentato di
questi processi troppo empirici la
a
vapore, mercé il concorso
carbone, dell' orina.
o
4
ma­
aqua riscaldata a
eziandio della creta, del,
cerazione in vasche chiuse
con
Clause, botanico del Belgio, bolle invece per 3,
ore due parli di soda ca ustica in 100 d' aqua,
poi la neutralizza coll' acido solforico (l per uOO
d'aqua) e vi macera il lino. Dopo si lavano, seccano
e maciullano i fusti, ed il tiglio ottenuto si tratta
con altra soluzione alcalina (l di carbonato di soda,
in iO d'aqua) e con nuova soluzione d'acido sol­
c'
con una macchina, inventata
Leoni, schiaccia e trita direttamente
i fusti, divide ed isola i filamenti, ed ottiene così
il tiglio operando così a secco.
La canape è una pianta, an�,
3. La Canape
Duale della famiglia delle Urticacee, che porta i fiori
maschi e i fiori femmine sopra piedi distinti con
foglie palma te d'un odore assai penetrante. Cresce'
fino a 2 metri e vuolsi originaria della Persia, donde
acclimatò in tutta Europa. La coltivazione della ca
nape esige un terreno ficco ed una concimazione"
assaì dispendiosa, non bastando il letame da stalla,
ma esigendo i panelli, il guano e simile più grasso,
alimento. Il prodotto però ne è assai rileva n le, ed
il beneficio superiore a quello del lino; anche peì
miglioramenti che ne sente il terreno per quel resto-
forico. Altri
da Coblenz
ancora
e
-
..
-
92-
.di concimi che la
canape non si appropria. Quando'
però non c'entri qualche malanno a decimarlo, come
avvenne nel Bolognese in causa di una crittogama
parassita, somigliante a bianca gruma che i nvolge
la parte bassa del gambo, dove ebbe a prad urre dei
guasti assai rilevanti, fino a scemare di due terzi
F ordinario prodotto
.
I
popoli antichi, ad eccezione forse degli Ame­
ricani, conobbero questi utilissimi vegetali fino dai
primissimi crepuscoli della civiltà: e senza dire degli
Egiziani che nelle tele di li no fasciavano le loro
mummie, degli Ebrei che ne vestivano i loro Sa­
cerdoti, dei Greci e quindi 'dei Bomanl, presso i
quali le vesti d i lino erano delle più nobili e non
divennero comuni che al tempo degli Imperatori;
giovi ricordare come nelle recentissime scoperte fatte
Ira le palafitte dei laghi Svizzeri el Italiani, che
accennano ad un'antichità molto remota in Europa,
il lino v'è rappresentato come una delle piante col­
tivate pel filo da farne reti e perfino tessuti. Nei
bassi tempi il lino era assai apprezzato tra gli An­
glo-sassonì, gli Scandinavi ed i Normanni.
In seguito divennero celebri pei loro finissimi
lini, attese le speciali condizioni del clima favore­
volissimo, l'Olanda, la Polonia, Riga, e nel mezzodì
le Calabrie, come per la canape il Bolognese e la
.
Sicilia. Anche in Russia per opera di Pietro il Grande
fu assai promossa sulla fine del i600 la coltivazione
piante tessili, con risultato inferiore però
quello si ottenne in Italia, .Spagna e Francia all'epoca Napoleonica. Oggidi la produzione annua
-del lino e della canape è ancora più considerevole.
L'Italia, secondo i dati del signor Maestri nelrItalie
di queste
.3
-
Economique, produce
93-
circa
H milioni
di
Chilo­
lino, e 50 milioni di Chilogrammi di
canape, la più parte del quale si vende e si lavora­
all'estero, ritraendone lO milioni di lire.
Si può ottenere del buon
4. Altre piante tigliose.
tiglio per fare dei Lessuti anche da altre piante corner
La Ginestra, fruttice che cresce nei boschi con
fiori gialli farfallini, e della quale i botanici di­
stinguono due specie, chiamate Snartium [unceum,
coi rami quasi senza foglie a guisa di giunchi, e·
Spartium scoparium colle vermene quadrangolari.
L' Altea, che cresce abbondantemente nei luoghi
paludosi. Le specie botaniche a ciò opportune sono
grammi
di
-
l'Althea
officinalis
e
1'Althea cannabina colle
sue
varietà.
L'Ibisco., detto llibiscus roseus, assomiglia all'Altea,
pi ù alto, colle foglie. fatte a cuore e pe­
lose solamente al di sotto, ed i fiuri rosei larghis­
ma cresce
una delle piante più vistose dei luoghi
palustri, dove cresce insieme ad un' altra pianta
parimenti tessile, che è la Sùla Abutilon;, pelosa
anch'essa, alla fino 2 metri e coi fiorellini gialli
poco apparenti. Fu da poco introdotta la Sida textilie;
da cui si ricava un tiglio forte e lucente.
VAsclepia proveniente dalla Siria, Asclepias Sy­
simi: talchè è
riaca.
Il Girasole, che
piantato
nei
di
luoghi
malaria;
parte dei suoi miasmi.
I botanici lo chiamano lIelianthus annuus.
li risana coll' assorbire buona
Il
Luppolo.,
per le siepi,
dare l'amaro
Anche
detto Humulus
Luçulus,
che
ed i suoi fiori femminei
e
dagli
serpeggia
servono a
l'aroma alla birra.
alberi d'alto fusto
era
facile
accor-
-
gersi
94-
di poter trarre alcun
partito dalla corteccia
resistente, come è infatti principal­
quella del gelso e dell'olmo. Il francese signor
assai fibrosa
mente
e
Autier propone per l'olmo il seguente metodo. In
'agosto si co mincia a fare lo scortecciamento dei
getti dell' 01 mo, i cui filamenti a quell' epoca hanno
acquistato una gran solidità. Un getto ordinario da
,il doppio dei filamenti di una bella pianta di ca­
napa. Raccolta la corteccia, se ne toglie la materia
mucllaginosa lavandola -in una liscivia di carbonato
di soda.
la lavatura si ottiene
Dopo
filaccia nella
misura di 35
ogni 100 Ch ilogrammì
una
bellissima
40
Chilogrammi per
impiegate.
sig. Duponchel ed il signor
di
a
scorze
,In Francia pure, il
Cambon hanno ouenuto dei bei tessuti con la scorza
del gelso; ma una difficoltà grand issìma a fare ac­
quistar credilo a questo trovato sarà sempre avere
il
gelso
le fibre così intricate
possono separarsi
dursi molto fine.
loro, che non
lunghezza, .nè ri­
tra
con una certa
Prussia, il sig. Pannevitz, ispetLore generale'
boschi, ideò un processo chimico col cui mezzo
ricavare una sostanza filamentosa dalle foglie del
pino silvestre, chiamata dall' inventore lana di le­
.qno. La pianta del' pino, trovandosi già largamente
diffusa, potrà così fornire la' materia prima di
una industria quanto nuova altrettanto
profilte­
vele. Già fino dal 1842 il sig. Pannevitz aveva
In
dei
fondato in Breslavia
rarvi la lana di
·e
Breslavia,
questa
.costo
nuova
legno:
si
uno
vari
fornirono
stabilimento per prepa­
ospizi di Vienna, Berlino
di
tessuti
forma ti
con
materia tess il e, che alla mitezza del
aggiunge
il
vantaggio di allontanare gr insetti
-:--
-in
grazia
dell' odore
95
-
aromatico
che
le
è
parti-
-colare.
Questi studi
e
queste ricerche meritano di
essere
proseguiti con zelo, onde rimediare in parte ai
gravi danni che soffrono le popolazioni manifattu­
riere per la mancanza, oggidì tanto lamentata,
{Ielle materie tessili ordinarie; mollo più che a
noi non é dato di servirei semplicemente di quei
tessuti grossolani che gli abitatori dei paesi' tropi
cali sanno formare colle fibre delle foglie di palma,
d'agave, colla canna d'India ed altre piante di
quella regione; tessuti che noi dobbiamo classi­
ficare più propriamente per stuoje, come sono
..
appunto i sacchi in
il
caffè
rebbe
forse
cui
droghe.
essere
fatta
ci arrivano dall'Oriente
--
a
Una
eccezione
vor­
questo riguardo per
};lusa textitie dei bota­
o banano tessile,
nici, che origina dall'Asia meridionale, i frulli del
quale non sono commestibili, ma dalle cui foglie,
lunghe circa due metri, gl' Indiani otlengono una
filaccia, che serve a tessere i lenzuoli funerari in
cui involgono -i 101'0 morti. Le altre specie di ba­
nani, che danno invece ottimi frutti zuccherini ed
alimentano così tanta parte delle popolazioni equa­
toriali, non hanno Iìnora prestato che vantaggi se­
condari come piante tessili, ad' onta degli sforzi
adoperati a tale intento dal signor Fremendity in
Francia e dal sig. Burke negli Stati Uniti. Di tale
.insuccesso si incolpa a ragione la struttura stessa
del banano, che in ogni sua parte ha fibre differenti,
e quindi, di troppo costosa manipolazione prima di
souoporle all'azione delle macchine, che solo ne
possono fabbricare a buon 'mercato i prodotti.
l'Abaca
,
ed, altre
-
96-
Non è così di un'ultima pianta, di
cm SI spe­
rimentò da poco la coltivazione anche tra noi, e
che vuoi si destinata a diventare il più utile sur­
rogato del cotone, quand'anche non riesca, secondo
predizioni dei suoi loda tori, ad ecclis­
compiutamente. Questa pianta è l'ortica bianca
della China, o China-grass, chiamata dai botanici
Boehmeria nivea. Essa assomiglia all'ortica dei nostri
campi, ma è più gigantesca e può crescere fino
le enfatiche
sarlo
all'altezza di quattro metri. I suoi steli ramificati
sono ordinariamente pelosi e le foglie selose al di­
sotto, dall'ascella delle quali partono delle pannoc­
chiette di fiori tutti maschili in basso, e tutti fem­
minili nell'alto della
Ha
pianta.
radici
fibrose
e
per cui la pianta dura più anni. Già dalla
nostra ortica comune, Urtica dioica, si sapeva da
un pezzo cavare rìlaccìa, che trattata a modo del
vivaci,
lino
serve
alla tessitura di
quelle
tele d'involto che
che ci vengono di Germania. 1\1a il prodotto del­
l'ortica chinese è una preziosa materia tessile di
fibre
lunghe, fine,
cotone e del
e
bianche, emule del
quale i Chinesi si fabbri­
magnifico tessuto lucido,
conosciuto col nome di Apoo, e che
lino,
tempo
'cano da molto
.
morbide
con la
un
candido, elastico
gl' Inglesi introdussero nel loro commercio facen­
done un traffico assai esteso, sotto il nome speciale
di Grass-Cloth, ossia tela d'erba.
La patria della Boehmeria è veramente la China,.
ma
travasi ed è utilizzata eziandio nel
nella
Corea,
nell' Indo-China
e
Giappone,
nell' arcipelago Ma­
lese. Di là fu introdotta a Calcutta nelle Indie, dove
perfettamente, nel Senegal, in Algeria; e pro­
riesci
mette di
acclimarsi: secondo
le prove
già fatte, nel.
-
V1-
delia Francia, dell' Italia e degli altri paesi
profitto di questa pianta
non può a meno di essere grande, costando assai poco
la sua coltura e potendosi estrarre le sue fibre senza
grande lavoro meccanico, non occorrendone la ma­
cerazione come pel canape.
Una palma (Chamoerops excelsa), importata dalla
China in Francia nel 1.833, e. che fornisce colle
guaine delle .sne foglie una· materia fibrosa, colla
-quale i Chìnesì fanno corde, e fabbricano cappelli
-e sopra biti comodissimi in tempo di pioggia.
Un'ultima materia per abiti è la carta. I giornali
nanno parlato di una casa industriale Americana,
che prepara a. buon mercato abiti e cappelli igienici
mezzodì
di clima caldo ed umido. Il
c
durevoli di carta;
né veduti né
ma·
finora noi
sperimentati,
non ne
abbiamo­
fuorché i solini
e
i
ma­
bianca, che· poi non costano tanto
poco. Invece i Giapponesi adoperano la carta oliata·per mantelli da pioggia: pure di carta fina e bianca
hanno i moccichini; poiché essi non conoscono quella
che noi diciamo biancheria, compresa la camicia.
nlcheul di carla
Non estenderemo questa rivista sulle materie
tessili più impoi·tanti, fino a vederle dall'Industria­
manifatturiera convertite in molte varietà di stoffe
·e di vesti ti, potendo trovarla il lettore nel volu-·
metto illustrato della
-Camieùz
Biblioteca utile, intitolato La
(I).
(1) ENRICO PAOÙA.
-sulle materie
e
La Camicia. Conversazioni in
le arti fìlereccie
e
famiglia.
tessili. Milano, 1869.
7
.
CAPITOLO XIV
Bisogno pel
-
vestiario' dei
testa
-
di
neonato
Fasciature
.
'riscaldamento 'c di pulitezza
=--Progresei nell'igiene,
__:...
Culla e' zanzariera
bambini
-
Il vestito da
Le vesti' per le fanciulle
e
uomo
pei
e
la pre-­
vecchi.
Cominci eremo subito a trattare dei vesìitl nei
loro rapporti colla salute dell'uomo, nelle varie con­
dizioni in cui" questo può trovarsi, cominciando
dell'età infantile.
Il
pulcino
difeso da calda
appena uscito dall'uovo ha il corpo
peluria, l'agnello ha già ricevuto
fino dalla nascita
un
i
vestito di lana;
il bambino
interamente
ignudo,
polmoni
foggiati ed esercitati alla respirazione aerea, per
cui la combustione imperfetta del sangue gli pro­
duce in principio pochissimo calore, e solo col ere­
scere dell'età potrà innalzare la produzione del
calore animale al grado da soddisfare ai bisogni
dell'organismo. Ma nei primi giorni' della sua esi­
stenza non è così; egli è esposto' a continue perdite
di calore, senza che 'pos�a da sé stesso ripararle,
nasce
.per cui
con
non ancora
la morte spegne nella
culla tanta
parte-
-99
dell' umanità,
Leopardi;
Al
confermando il triste
che canta
E
-
periglio
bisogno
preludio
del
:
di morte il nascimento.
di riscaldamento
pei neonati provvede
tepido contatto del suo petto
poi ravvolgendolì in pannilìni e posandolì
..
subito la. madre col
amoroso,
in soffici letticciuoli,
.
Considerata
la delicatezza e
l'estrema sensibilità della pelle nei bambini, il lino,
colla sua morbìdezza speciale, sembra il più adattato­
per le vesti della prima età; ma la sua poca coi­
benza
uso,
e
pel
calorico dovrebbe
farlo rifiutare per tale­
alla
lana, che d'altra parte
preferenza
ruvidezza mostrasi assai disopportuna.
dare la
per la sua
Si potrebbe per ciò servirsi più
cotone, usandoJo in tessuti di
sottili, morbidi,
La facilità
e
ed asciutti
opportunamente del
ugualissima trama!",
perfettamente.
P incoscienza onde i bambini s'im­
impiego :
ogni
evacuazione: questa è pra tìca indispensabile, se non.
si vuole esporre il bambino al pericolo di assorbì­
menti pericolosi, e ad irritazioni della pelle che­
riescono fatali, poiché il bambino respira e vive'
colla pelle, meglio che non facciano gli adulti. Di
sapproviamo a questo scopo l'uso della tela incerata,
e d'ogni altro corpo impermeabile, quando non 'sia
per sottoporla temporariamente al bambino; onde
l'imbratto e I'umidore non si spandano pel leuìc­
brattano di feci
di
un
d'orina,
pannolino speciale,
e
ha
da
consigliato
l'
rimuovere ad
....
ciuolo.
_.
100
-
Le nostre nonne, di venerata memoria, fuori che,
insegnato alle
avere
per
l'uso delle
nostre madri
per stabilito dalla esperienza dei
che i bambini dovessero strettamente serrarsi
fasce,
secoli,
avevano
fasce, obbligandoli ad una distensione torrnen­
membra, i cui legamenti non erano an­
cora si saldati da resistervi impunemente ed a lungo:
obbligavano così i bambini ad una immobilità ed
nelle
tosa della
svantaggiosissima, anzi contraria affatto allo
sviluppo del loro tenero corpicciuolo, impedendo del
paro il libero allargarsi del loro torace alle vivifiche
iuspirazionì dell'ossigeno. Cosi pure gli altri visceri,
il fegato principalmente, compressi dalle fasciature
inerzia
potevano che
danneggiati; e contrastata
digestione, quando dopo averli allattat.i, e quindi
hen riempiuto il loro stomaco, si veniva colla stretta
non
essere
la
fasciatura
a
sposizione
a
provocarne il vomito, e a creare la di­
fatalissimi disturbi intestinali.
Il bambino
adunque non vuoi essere imprigio­
fascie; ma involto semplicemente in pezze
di cotone, sempre monde ed asciutte, a cui soprap­
nato nelle
porre una pezza di .rlnvolto di lana: nell' imbracare
il bambino colla pezza di sotto, si badi che il troppo
morbidezza, e le molte pieghe che
cagioni infiammazione e rottura alle
spessore, la poca
essa
fa,
cosce
non
.
dello stesso.
La donna
sé stessa,
.
o
selvaggia tiene il suo bimbo sopra di
sospende in una foglia di palma ad
lo
albero, incaricando il vento di cullarlo rIe nostre
ingegnosamente ci depongono sopra un guan­
cialino di piume in una culla di vimini, difenden­
doci dal freddo con soffici copertine, dagli insetti
con le zanzariere. Per queste t'igiene non ha nulla
un
madri
_' 101
.
--
-da dire, quando sieno rade assai, e nulla più che
una rete di fili sottilissimi e a maglie abbastanza
larghe. Nè si creda che' le zanzare e le mosche en­
.
trino per
esse a
disturbare il sonno,
che è
tanta
parte della vita (lei bambi fii; perché fu sperimentato
che a difendere un appartamento dall'invasione degli
insetti volanti basta distendere sulle aperture una
rete, la quale, sia che spaventi gli insettì coll'ap­
parenza della tela del r�gno in cui essi sanno di
.
trovare certa morte, o che sospettino dì peggiore
inganno scorgendo le aperture non più Iiberamento
patenti ed accessibili, produce l'efìottò desideralo di
tenere alla porta ospiti tanto incomodi.
Ancora è buona pratica di porre a giacere il
bambino sopra un guancialino, di lana o di piume,
vestito di fodera amplissima, che poi si rimbocca
sopra il corpicino della creatura, e nel quale vièn
porta to a ltorno quando è affatto piccinino. In tale
caso non si dovrà PPfÒ' stringere di molto il guan­
ciale intorno al bambino, ma 8010 di quanto è ne­
cessario onde non ìsgusci e cada fuori.
Anche la testolina del neonato vuol essere difesa
berrettino o cuffìetto di cotone, più o meno
rado a seconda -della stagione; nè mai troppo stretto,
con
onde colla compressione non isformi il cranio an­
cora plastico del bambino, o.l impedisca la libera
circolazioue del sangue. Non deve far meraviglia,
che alcune barbare popolazioni dell' Oceania strin­
gano le teste dei loro bambini in cassette di legno,
allo scopo di dare alla testa una forma quadran­
gola re, e con dò una convenzionale bellezza, come
fauno i Chinesi collo stringere i piedi in searpeue
di ferro. De
gustibus
non
est'
dispulilndum.
�fa ciò
-
non
102-
toglie che questi non deLbano dirsi gusti da
e perciò da non ìntermare per nulla le
barbari,
conclusioni opposte che scienza e civiltà credono
buon diritto di formulare contro di essi.
a
Che nel nostro paese i lattanti debbano tenersi
se inlendasi di' vere
vesti aderenti ed allacciate al corpo; ma ripetiamo
essere sommamente dannoso il lasciarli esposti nella
loro nudezza alle vicende del calore e del freddo,
e doversi
perciò riparare con le coperte da ogni
.svesutì, crediamo .anche noi,
:
.
intemperie, senza togliere ai loro teneri corpicciuoli
la più ampia libertà dei movimenti.
con
Si dice che al nostro tempo i bambini nascono
gli occhi aperti, e la precocità del loro sviluppo
'essere un
fenomeno che fa strabiliare i vecchi, i
quali ricordano che ai loro tempi i marmocchini
pencolavano nelle fascie fino quasi al biennio. Il me­
.rito di questo progresso è tutto del trattamento
ìgienìco, col quale si allevano oggidi, se non da tutti,
da mollissimi, avendo sbandito le seggioline, i ce­
.
stini, i carrucci, e per fino le falde, a cui sospen­
come marionette, quando è venuto il tempo
di avvezzarli a reggersi e a camminare da loro.
Da ul limo è pel bambino un arredo necessario quel
bavaglino che gli pende sul petto, e che lo preserva
dall'imbrodolarsi quando gli si dà la pappa, o dallo
scombavarsi i sottoposti panni specialmente al tempo
derli
della. dentizione.
·
·
,
·
Il pregiudizio che i fanciulli debbano crescere
seminudi, anche dove non si ha il clima caldo e la
barbarie della Spagna. e del Napoletano, si prolunga
fin presso gli anni dall'adolescenza. I figurini delle
mode, complici di tanti .attentali contro la pubblica
-103
-
che è la legge suprema d'ogni umana e Cl'Vile società, non mancano d� .suggerire e d'imporre
pei fanciulletti d'ambo i sess] tali vestiti, che, a parte
-salute,
11
pericolo di
quelle
vanità
vare.
smoralizzare colla
care
Ieggerezza e colla
non può appro­
animine, :l'igiene
Questa sconsiglia dalle vesti
succinte;
che la­
sciano denudate
o
spalle, braccia, e gambe, e poco
riparano le altri parli dai rapidi mutamenti di tem­
peratura, più fatali ai bambini che agli adulti: rì­
prova le calzature strette ed ogni sorta di legature
intorno a corpìccìuolì che crescono continuamente:
non trova necessario, né utile 'specializzare troppo
presto il vestito pei bambini dei due sessi riconoscendo le mutande, il gonnellino, il mantelletto, ed
una leggera copertura del capo, siccome gli arredi
più naturali ed igienici per ambo i sessi, fino al
tempo in cui i maschietti, dovendo lasciare buona
parte delle abitudini di famiglia, per iniziarsi a
quelle delle società nella scuola o nel collegio mi­
litare, muteranno il gonellino 'nel vestito da uomo;
avendo cosi guadagnalo un punto sui fanciulli degli an­
tichi senatori Bomani, i quali flno :a 17 anni vestì­
pretesta, per indossare. solamente in tale età
virile.
Quando la loro educazione fisica non
toga
sia stata viziata dal soverchio o dal difetto di cure,
vano
la
la
.
i
giovinetti
abbastanza robusti per meglio
intemperie, e colla vivacità dei loro
saranno
resistere alle
movimenti e la
freschezza
dell'appetito, sapranno
animale, da permettere
loro un ve'Stilo più leggero e che non li impacci,
sempre però di lana, a colori. chiari, onde abituarli
alla nettezza ed a schifare quelle macchie, che sopra
-un abito bianco
spiccano vergognosamente.
produrre quel
tanto di calore
-
Non è cosi
104
--
dette fanciulle,
alle
quali
la naturale­
debolezza. la vita più sedentaria è i movimenti
meno­
vibrati in cui si
stito
esercitano, rende necessario un ve­
leggero si, ma caldo, "e' che loro non vpl i. ma
copra effettivamente il petto, onde
soffrire i polmonì ; e libero così da
non
alcun movimento delle
le naturali fun­
zioni
membra,
e
abbiano
non
a­
.Impedire
degli organi.
In quanto agli adulti, le speciali loro condi­
zioni, che esamineremo in seguito, esigono criteri
per vestire
che -n�'lla veechiaj«
-speciali
ciullo: dimìnulsce la
igienicamente. Diremo
P
uomo
sua
si
ravvlciua
resistenza coutro
intanto
al
fan­
gli agenti
esterio ri ; sente maggior bisogno di l'\tJ r ca" lo e
quasi ritornerebbe al tepido sello della ma.Ire, come,
il vecchio Re Davide, che benché lo coprissero di
panni, uou però si riscaldava; laomle i suoi l'PoI'vi-tori gli rrrc.irono quel rimedio clie narra la Bibbia,
nel primo libro dei Re, al capo t Versetti 2, 3 e 4.
Noi ripeteremo che anche al vecchio convengono­
abiti cuibenri il calore, comodamente ampi, e che
.nene
ne
difeudauo le estremità.
105
-
.
Copertura
bambini
decente
Eccoci
uomini
CAPITOLO XV.
naturale della testa
Gli antichi in
pei
�-
-
zucca
-
Il
Parrucca
-
II collare
e
-
-
evo
-
Croati
dei vestiti
r-:
Cercine.
-
il medio
giunti alla rivista
Berretta da notte
primo cappello
Barba salutare
e non
e
in­
cravatte.
diversi, onde
donne si coprono, per' istudiare
opportunità igienica ed i peccati che in
e
la
loro
generale
si
commettono da noi a tale riguardo. Dacché la
necessità per un poco, e la moda pel resto inventò
ilmotto: vestito da capo a piedi, è naturule che in­
cominciamo dalla testa parlando però sempre di
uomini, chè al vestito delle donne consacreremo un
capitolo apposito
.
La natura 113
.
provveduto
alla
testa
dell'uomo
capelli, atta a difendere
tale estremità dallo ìnteuiperie dei climi, attesa la na­
tura cornea, coibente dei capelli, la loro untuosità con­
traria all'umidoçe il rapido loro accrescimento. Il
taglio piuttosto trequente dei capelli e la pulitezza
una
copertura .suffìciente
Ilei
mantenuta alla testa con spesse lavature, senza far
uso sov-rchio di unto e di pomate, conserveranno
ai capelli tutta la loro vigoria fino alla tarda età;
106-
.
che la calvezza venga presto: a rendere ne­
cessaria una copertura artificiale della testa. Più pos­
siamo emanciparci da questi ripieghi, più godremo
senza
di
sanità,
.risultato è
e
il modo
quello
migliore per
di abituarsi
rìuscìre
per tempo
a
tanto
a non co­
prirsi mai il capo in luoghi chiusi, e poco in luoghi
aperti, La cuffietta' del bambino deve a poco a
poco sparire verso la adolescenza, per non ricom­
parire che come eccezionale necessità nei vecchi.
Parimenti la notte non è bene coprire in letto la
testa con berrette o fazzoletti, perché la pelle del
capo soverchiamente riscaldata predispone alle con­
gestioni cerebrali, alle emicranie, e' alla precoce
caduta dei capelli: quando non si possa farne a meno,
dormendo, in luogo freddo e mal riparato si usi
della berretta di cotone, perché di lana riscalderebbe
.
e d i lino troppo poco.
Gli antichi abitatori del nostro paese, che non
aLbiamo ragi one di credere abbia mutato assai il
suo clima dagli antichi tempi storici ai nostri,
fa­
troppo,
cevano un uso
gli
assai moderato di coperture al capo;
ilcapo dall'ardente
antichi orientali difendevano
sole del loro paese
conun
lembo del
mantello,
con
bende,
oggidì
Romani stavano in
zucca anche fuori di casa, e non si coprivano che
alla campagna quando pioveva, servendosi di cap­
speciale cappuccio,
uno
o con
fassi col turbante. I Greci
.pelli
Il
bianchi di feltro
e
come
i
grossolano.
di castoro fu
porta lo, nel U:�9,
ingresso a Boma, dove gli ec­
clesiastici l'usavano già, essendo stato dalo il cap­
pelle rosso. ai Cardinali da .Innocenzo .IV fluo dal
124iS, cominciando allora a divenire tra loro comune
primo cappello
.da Carlo VII nel
suo
-107
-
11 tricorno. Nel secolo XVI si
generalizzò l'uso del
'Cappello tra i nobili, ma i popolani seguitavano a
coprirsi il capo col cappuccio: finché le mode spa­
gnuole imposero generalmente il cappello, che da tri­
.corno fatto cilindrico non resta di essere ugualmente
incomodo e poco igienico, impedendo la traspira
zlone della testa e favorendo le congestioni cere
..
..
.
hralì.
Più utile
liana assai
'colla
questo riguardo,
a
profìttevole,
è il
del
e
per I'industria ita­
cappello che si intesse
salice, o più nobilmente
gelso o del
Toscana, donde se ne esport.ano fino
paglia
in' America, per 3 milioni di Lire' all'anno.
A Carpi piccola terra del Modenese, ed a Mantova
si fabbricano ogni anno oltre due milioni e mezzo di cap­
'Pelli collegno del sa] iceselvatico, che cresce lungo il Po.
Ai cappelli di paglia della Toscana venne in questi
ultimi' anni a far concorrenza il Panamo, che è un
cappello proveniente dall'America, intessuto come
quelli di paglia, colla scorza sfilacciata di una pianta
«lel Perù, chiamata dai botanici Carludovica palmata.
1\la perché accogliere con frenetico trasporto ogni
novità, quando uguali, per non dir di migliori, ne
sa produrre l'industria paesana 'l Forse che per leg­
gerezza, durevolezza 'e bellezza insieme, un cappello
.dì Firenze vale meno di un Panama, per la sola
.ragtone che il primo l'abbiamo in casa, e l'altro fu
colla
scorza
in
tessuto al di là dei mari?
Fra i Chinesi e i Giapponesi invece di cappelli
si fa uso di ombrelle e· di ventagli; i quali per
questi ultimi sono tanto più necessari, in quanto
che, fuori del viaggiare,
.capo mai per
non
non
di coprìrsl il
pettinatura.
usano
isconciare la
108
-
-
L'abitudine ha fatto oramai del
pendice
cappello un'ap­
sì necessaria al
non se ne
avrebbe
un
vestito, anche pei paesi dove
bisogno vero o continuo. che
insistere sull'abolizione di questo in­
comodo arnese, contentandoci di l'accomandare che
non
vogliamo
sia
larga lesa se deve om­
gli occhi dalla luce
viva
.Ma
in
e
casa,
troppo
quanto più possiamo anche
fuori, non copriamo col cappello, o con altra sorta
di berrette o papaline, non soffochiamo la pelle della
lesta. I cappelli dei sol.ìatì, eli cuojo o di metallo
per difenderli dai colpi alla lesta nelle mischie
guerresche, presentano tutte le qualità più svantag­
giose riguardo all'igteue : ;Jg-gillllgiamo che essendo
troppo alti e pesanti" obblig.mo il soldato a con­
leggero, bianco,
breggiare le spalle
poroso, a
salvare
e
.
trarre dolorosamente i muscoli cervicali per tener­
equilibrali sul capo. Tra le molte innovazioni
pensate e sperimentate, onde rendere piu igienico
l'abito militare, quella tlel cappello è l,l più difficile
seli
a
realizzare,
soldato
una
Non
meno
che
non
si volesse fornire
usare
al.
solumeuie in
rappello ordinario di feltro flessibile
pcgli altri servizi.
dimenticano gli igienisti. di suggerire pei
guerra, ed
di paglia
o
il
celata metallica. da
un
bambini certi berretti COli orlatura imbottita di criui,
o d'altra materia leggera ed elastica; e per fluo un
cercine guernlto intorno di stocchlne di oalena cur­
areo', per impedire che i eimhnttoli non,
producano pesca o bernoccoli sul Ci) [10 del hambi no.
:Ma la maggio!' sorveglianza t'Ile (lggi si esercita su;
essi rende soverchia questa precauzione; cile �'a.l­
vate in
troude ha i suoi lnconvenienrl
e non
glori Corse
che si fa il
di
quel po' di male
piccoli,
e
mug­
bambino,
-109
-
che é daltronde salutare lezione' a
meglio reggersi
meglio misurare le distanze.
Quando infine la vecchiaia obblighi a coprire'
maggiormente la testa calva onde preservarsi dalle
cetalalgie, dalle conize croniche, dalle nevralgie dei
denti e dalle malattie degli occhi, si faccia con una
sui
piedini
e a
-
heretta di seta
capigliatura
o
presa
di cotone,
a
ma non
mai
con
prestito, che al ridicolo che
una
ac­
compagna la parrucca, aggiunge la difficoltà della
mondezza «Quando si perdono i capelli poco a
poco, basta bagnarsi il capo ogni giorno e più volte
al giorno con aqua fredda, per abituarsi alle vicende
atmosferiche e potere fare senza di una sucida e
e ridicola papalina di capelli falsi.» (1)
Pare
impossibile
che la parrucca abbia dominato
nei secoli scorsi in Europa ed in America come una
moda delle più aristocratiche, prima voluminosa e
ricciuta, poi con la nota appendice, intanto che i ca­
valieri e i damerini tenevano l'ozioso ca ppello pie­
gato
sotto l'ascella I Né ci
volle
meno
della rivolu­
zione francese per mandare al diavolo parrucche e
code; seppure il diavolo non abbia trovato più comodo
ai nostri
tempi
di farne
senza
anch'esso.
moda, che ha coperto e scoperto a vicenda
si varie parti del corpo, non ha risplarmiata la faccia,
La
dimenticando
che attentava con ciò alla più alta
dell'uomo
onesto, che è quella di andare
prerogativa
a capo alto e a viso scoperto. La natura ha già prov­
veduto a difendere l'uomo dalle nevralgie dei denti
sottraendo le guancie alle impressioni del caldo a­
del freddo col fornirle di peli. Barba virile decu«:
(l) �hNTEGA1.1.t\, Elementi
di
Igiene. Pngina
290,
-HO.-
solo
decoro, ma riparo naturale, che sarebbe
tempo, d'accordo coll'igiene, di assolvere dell'ana-­
tema di indecenza, onde l'ha colpita l'età nostra.
I secoli XVI e XVII principalmente credettero'.
d'essere molto ingegnosi quando, presa una testa ben.
pettinata e barbuta, e messa in un canestro di vo­
luminose lattuche, deposero il tutto sulle spalle d'un'.
gentiluomo o d'un soldato .gridando : Ecce homo. Ecco­
un uomo, diciamo noi adesso, che si abbuona ai ra f­
freddori, alle angine, alle larlngiti, alle congestioni.
e non
cerebrali.
Sebbene l'abito debba tenersi chiuso intorno al
collo, onde
non
scenda direttamente l'aria
a
raffred­
dare il tronco, non si deve però serrarlo cosi stret­
tamente da impedire la libera circolazione del san­
gue, che per le grosse arterie laterali, o carotidi;
s'injetta nella testa e nel cervello. Oltre allo strin­
gere si fascia da tal uni il collo con cravatte di varia
foggia, fatte di stoffa, raddoppia o di maglia di lana
per modo che si mantiene il collo eccessivamente-­
caldo e perciò impressionabile quando si scopra al
più piccolo variare di temperatura. I disturbi alla
gola
e
le
più gravi
lamentano tra noi
paesi caldi,
che
lesioni ai
sono
non
polmoni,
sconosciute
fanno
ai.
che tanto si
popoli
dei
di cravatte, ma mo­
il collo denudato e toru-,
uso
strano, come gli orientali,
loso portare le magnifiche loro teste
e lunghe barbe.
con
capelli
corti
Quando adunque voglìasì più per ornamento che­
bisogno portare intorno al collo il solino e il
cravattino, sia questo a un sol giro, leggerissimo e
per
largo:
e
i
sicché
collarini,
sono
da
proscrìversi affatto le cravatte
e preti usano ancora, forse.
che soldati
-il!
perché
domina la
-
le due classi sociali sulle
sono ancora
disciplina dura,
inesorabile dei
quali
tempi feu­
avanzi di barbarie e segni di schiavitù. Il loro
collo stretto in un'armatura d'osso di balena o di
cartone, aftìbbiata posteriormente, non è più libero.
nei suoi moviment.i, ma deve eseguire, e non senza
dali,
sforzo
soli che
quei
Secondo
Percy,
sono
comandati.
che ha studiati
gl'inconvenienti
soldati, essa fa gonfiare il volto,
perdere la voce) projettare gli occhi dalle orbite,
e produce perfino deliqui, congestioni ed emorragie
cerebrali. Per accrescere l'antipatia che dobbiamo
avere alle cravatte, le stesso Percy (1) ci avvisa che'
prima del secolo XVIII non erano conosciute' tra
noi le cravatte, e la Francia ne imparò l'uso, per poi
regalarlo, come ha fatto di tante altre belle cose, agli
altri paesi, indovinate da chi? Da un reggimento di
Croati, che nel 16,60 sotto Luigi XIV guerreggiarono
della cravatta dei
in Francia
e
lasciarono il loro nome ad una fascia­
duro ed istecchito, com'è usata anche
tura del collo
.
oggidi:
Da
quei
soldati settentrionali,
Come sarebbe Boemi
Stati
qui
nella
vigna
e
Croati,
a
far da
pali (2).
(I) PERCY Dieionario delle science mediche. Artic. era vatta;
(2)
GIUSTI. S.'
Ambrogio.
1846.
-112
-
CAPITOLO XVI.·
La camicia
Camicia
-
-
Sua storia
-
I bagni
+:
Mutamento della
I Romani antichi ed i Russi
Precauzioni per mutar la camicia.
-
moderni
-
La camicia di lana.
.
Quando gli uomini, per le ragioni a lungo superiormente discorse, sentirono il bisogno di coprirsi,
conservarono a lungo la semplicità del vestito; il
quale consisteva piuttosto in una copertura qualun­
que della persona senza acconcezza di taglio e di
ornamenti, che in un ahi lo propriamen te detto. Quando
passò ad adattarla alla persona, e se ne fece
pezzi con o senza maniche
ed anche con una manica sola, oppure tessuta al
telaio tutta d'un pezzo con un semplice sparo per
passarvì il capo; .Iormò essa l'unico vesti to degli an­
tichissimi Persiani, Egizii, Ebrei, Greci, Romani, ecc.
La tunica non poteva però dirsi ancora che fosse
una camicia; ma lo divenne ben presto, quando in­
trodottosì l'uso della pluralità delle tuniche, quella
aderente alla pelle perdeue il nome di tunica, o fu
distinta, come presso i Latini, coll'aggiunto: tunica.
poi
si
la tunica cucita da vari
.
.intima, o indusium.
Questa camicia, divenuta già
comune tra
i Greci
113.-
-
ed i Romani nel secolo
precedente l'era volgare era
generalmente di lana; mentre le vesti si facevano
ordinariamente di lino, colorate le usuali, bianche
quelle dei sacerdoti e dei nobili, tinte di porpora
le più preziose. L'invasione dei Barbari settentrio­
nali ed i nuovi bisogni sociali, divulgarono per l'Eu­
ropa l'uso delle vesti succinte; la necessità, della
camicia divenne più sentita, e così finì ad essere
adottata universalmente. Era però sempre l'antica
camicia di lana, che mantenutasi sovrana fino al
secolo XIU dovette
dominio
con
a poco a poco dividere
il suo
la camicia di lino, di canape e di cotone.
Poco
dopo il mille, i reduci dalle Crociale porta­
Europa dall'Oriente l'uso ed il nome della
camicia di' tela, imitata dal Camiss dei Persiani; un
secolo dopo, l'introduzione della canape la genera­
lizzò sempre più. Con tutto ciò in gran parte d'Eu­
l'ono
in
ropa le camicie di tela furono una rarità fino al
secolo XII[; e forse perché tale, troviamo negli sto­
rici che alcuni Monaci di Lilla
i2U6. Il Senato Genovese
ne usavano
regalava
fino dal
al Kan di Tarta­
ria, per ingraziarselo ed averlo favorevole al loro
coll'Oriente, delle camicie di tela che i
possedevano ancora. È storico che ne11376
Amedeo VI, di Savoja, detto il Conte Verde, spo­
sando a Parigi suo figlio con Bona di Berry ebbe in
dono da Ila regina moglie di Re Carlo V di Francia
un pajo di lenzuoli di tela di Reims, ch'egli ricam­
commercio
lìe
hiò
non
con
chi. Ciò
e
un
fibbiale d'oro del valore di H>OO fran­
spiega
come
fosse
ancora rara
la tela fina,
rende credibile che intorno al :1.425 Maria
moglie
di Carlo VII
re
di Francia
elle due sole camicie di tela di
non
lino,
d'Angiò
possedesse
come verso
la
-114
metà ùeI U>OO Caterina dei
cia,
.
-
Medici, reggente di Fran­
che due di canapa.
L'industria cotoniera rese popolare
non
ne aveva
dal
secolo
XVII in avanti la camicia di cotone, preferibile a
quella di lino per buone ragioni, come fu veduto
di sopra si esaminarono le
stoffa' che deve aderire alla pelle.
quando
Se la camicia
e
le
altre
qualità di
biancherie
una
tardarono
generalizzarsi, conviene pensare che l'uso
estesissimo che si faceva dei bagni nell'antichità,
tanto a
provvedeva direttamente
mentre più tardi si pensò
alla mondezza della
pelle;
di ottenerla indirettamente
coll'assorbirne le secrezioni colla camicia e liberarne
così il corpo col mutare e imbuca tare di quella. In
ciò influì grandemente il cristanesimo colle sue dot­
trine d'igiene spirituale, contrarie al costume licen­
negli stabilimenti balneari
dell'impero Romano.
Ciò non vuoI dire che, se oggi gli igienisti con­
sigliano di tornare all'uso salutare dei bagni con
la frequenza e la popolarità dei Romani antichi e
dei Turchi moderni, intendano di abolire la camicia.
zioso che s'era introdotto
all'epoca della
decadenza
Questa continuerà ad
essere
assai utile
assorbente le secrezioni cutanee
come
corpo
proibente
ciò ajutata
il dis­
e
anche
siparsi del calore deJla pelle, in
dagli altri vestiti. Perciò la camicia non deve es­
sere di lino, né di canape, ma di cotone o di lana;
non troppo grossa, né ruvida; bianca, monda ed
asciutta sempre, e quindi spesso mutata.
Chi ha la possibilità di mutare camicia, quando
si mette in letto, per riprenderla alla mattina asciutta
e libera da ogni odore
assorbìto, farà cosa ottima.
In questo caso esporrà la camicia, durante la notte,
H5-
-
fuori della stanza in cui
dorme, in luogo ventilato,
all'aperto, per non trovarla alla mattina
più bagnata di prima. Chi non può godere di questa
comodità, piuttosto che coricarsi colla camicia del
giorno, portando nel letto, principalmente gli operai,
ma
non
polvere, di sudore, (li odori
tauro imbratto di
noce­
volìssimi, dovrà imitare quegli abitanti dei paesi
caldi, che hanno l'abitudine di spogliarsi della
camicia del
però
come
giorno
l'igiene
e
di
ignudi. Vedremo
dormire
dia la
mano
alla morale per di­
sapprovare questa pratica.
Intanto insistiamo sulla
necessità
camicia almeno
una
alla
facciasi
di
non
uso
volta
di
mutare la
settimana, quando
bagni generulì,
ud anche
parti­
della persona più esposte ad imbrat­
tarsi secondo le arti ed i mestieri professati, e che
colari alle
sono
parti
fornite d'un
numero
maggiore
di
pori
come
sotto le ascelle ed il dorso.
L'operaio ed il contadino russo dà a questo ri­
guardo una lezione a noi, che dovremmo vergognarci
di apprendere da esso: noi che ci vantiamo nipoti
di quei Romani, che empirono il mondo del. loro
I
nome
vittorioso
e
le nostre città di terme
tane. Con tutto ciò
mente del
sappiamo
che ad
e
di ton­
usare
larga­
del bucato, anche tra i Romani
non erano che le classi più abbienti, i nobili vestiti
di bianco; mentre anche tra loro il popolo era co­
stretto a vestire di panni scuri, onde dissimulare a
sè stesso l'immondezza e ricorrere più di rado alla
lavatura ed al mutamento degli stessi.
Il
russo
bagno
e
moderno
non manca
ogni
sabbatò
sera
di recarsi col fardelletto della biancheria di bucato
al
bagno
a
vapore, nel
quale
per
piccola
moneta si
-116
-
gli abiti netti, e riporta
sudici, preparandosi così al
riposo della domenica, più cristianamente di chi ha
la
ripulisce
a
pelle;
sinonimo
reso
indossa
il fardelletto dei
casa
sporcizia
e
devozione.
Devesi pure ritenere che I'abìtudìne di mutar
camicia per ogni po' di sudore, di che la sentiamo
intrisa.
non
è
pacità
buona, quando
non
trattisi d'una
ca­
di canape, la quale avendo poca ca­
igrometrica e raffreddandosi subitamente può
micia di lino
cagionare
o
reumi od altri disturbi. Ma
con
la camicia
questi pericoli,
giova abi­
se alquanto bagnata, poiché
s'asciuga presto senza raffreddare la pelle. Dovendo
mutare la camicia bagnata, bisogna farlo fuori dalle
correnti d'aria, in ambiente tepido e secco, asciu­
gando bene la pelle, prima di coprirla d'altro in­
dumento privo d'umidità. Infine è pregiudizio dan­
nosissimo il non cambiare la camicia agli ammalati
principalmente di miliare o d'altra eruzione cutanea;
purché si osservino le precauzioni suesposte.
Intorno alla camicia di lana, chi scrive dettava
una pagina che crede opportuno di qui riprodurre (I).
di lana
tuarsi
cc
non
e
tollerarla anche
a
La
vi hanno
scarsezza
del cotone
tre materie tessili diedero
dustria,
che
offensiva
aveva
già
e
l'incarimento delle al­
all'Igiene un
alleato nell'in­
stretto un trattato
difensiva colla
d'alleanza
cosi la camicia
moda;
potuto riconquistare il trono. Ma inten­
diamoci, a patto di regnare non più per la sola gra­
zia di Dio, ma anche per la volontà delle nazioni,
e
e
di lana ha
sottomettendosi alla prova del
Il plebiscito fu bandito senza
PAGLIA. La Camicia.
Op.
cito
suffragio
solennità,
pagina 158.
universale.
tanto
che
-117
molti
Se
-
non se ne sono ancora
non
lo.
credete,
accorti, ma fu fatto.
all'Inghilterra, che
domandatene
in conseguenza di esso. si affrettò di fabbricare e di.
spedire sul continente un maggior numero. di pezze
di flanella, che non facesse negli anni precedenti.
Quanti poì abbiano. votato pel sì e quanti pel no.
non
potrebbe dirsi,
ancora a
derà
a
per questo. solo che le urne sono
e lo scrutinio. tar­
dìsposizione dei votanti,
farcelo. conoscere, chi sa ancora per quanto
me non ho vergogna di dire che sotto
tempo. Per
il regime della camicia di tela fui cospiratore ed
agente secreto, non della moda perchè non simpa­
tizzo. colle persone volubili, e neppure di quella in­
dustria che troppe volte promette troppo per man­
tenere troppo pDCD; ma dell'Igiene che mi è sempre
paruta ragionevole e degna di porsi a capo d'un
partito. La rivoluzione scoppiò,
pertò, si vinse.
si
combattè
all'a­
J)
Vince
però bene chi vince in ultimo ; per ciò
che il basso prezzo. onde oggidì può l'in­
dustria fornirci la flanella, renda possibile anche
all'operaio il coprirsì la pelle di lana, onde rispar­
auguriamoci,
miarsi parte dei dolori che lo
lata
sua
vecchiaja.
affliggono.
nella deso­
-118
-
CAPITOLO XVII.
Mutande usate anche
dagli
antichi
i
Calze bianche
-
-
varì popoli
I guanti.
papuccie
-
-
Le scarpe presso
piedi
Calzature per le diverse età
Le
Il tannino ed il sudore dei
-
-
Sulla
mutande,
pelle, oltre
i guanti e
camicia, noi portiamo le
le calze. Le prime col loro
la
ci avvisano di non usarle lungamente, ma di
mutarle spesso, essendo più facili ad imbrattare
della camicia; la quale non dev'essere troppo lunga,
nome
onde
formare troppe
non
doppiature
intorno alle
cosce, che impedirebbero la libertà dei movimenti,
e nei fanciulli indurrebbero una viziata andatura.
Le mutande di cotone
da
preferirsi, perché
possedendo
igieniche poco inferiori a quelle
di lana, sono più facili ed economiche a ripulirsi.
Esse non devono stringere troppo i fianchi, ma
sono
quali tà
basta che si sostengano su di essi
bottonatura sul davanti delle serre,
che siavi il
di
a mezzo
o
dell'ab­
cintelle;
senza
tiran ti
o
bisogno
sospenderle
l'
della
con
bretelle;
stringerle
increspamento
guaina superiormente. In fondo alla gamba, dove è
o
di
a
-H9-
bene che si
devono
prolunghino,
parimenti
essere
senza
fermarsi al
legate
ginocchio,
mollemente,
assai
appena i calzini e non impedire
la libera circolazione del sangue.
La comodità e la decenza hanno insegnato l'uso
tanto da ritenere
agli antichi. I Romani si ser­
fascie,
quali avviluppavano le coscie,
sebbene questo costume fosse rimproverato da Cice­
rone a Pompeo come segno d'animo molle ed effe­
minato. Le persone gracili, come Augusto, portavano
[emoralia ossia vere mutande scendenti al ginocchio.
I calzoni lunghi e larghi, cadenti sul collo del piede,
erano usati dai Parti, dai Medi, dai Persiani e da
altri popoli Asiatici e settentrionali. I piedi piuttosto
che fasciarli con panni, onde soprapporvi la calza­
tura, giova vestirli con calzini di lana all' inverno,
delle mutande anche
virono di
di lino
o
possibile
colle
di canape
tutti i
all' estate,
I piedi
giorni.
da
mutarsi
sono
corpo da cui trasudano maggiormente
che riassorhiti dalla pelle produrrebbero
e
se
sia
la parte del
umori putridi,
guasti
nella salute.
Perciò è bene che le calze
colorate, almeno nel pedule che
sieno
bianche,
non
sta a contatto colla
pianta del piede, dove la pelle è assai porosa, onde
impedire che la sostanza colorante sia assorbita, il
che non avviene mai innocuamente. I piedi vogliono
essere mantenuti caldi in ogni stagione, in opposi­
zione alla testa che bisogn a tenere sempre fresca;
e perciò bisogna mutare le calze prontamente quando
sieno bagnate, onde l' evaporazione non raffreddi
troppo i piedi e ne sospenda la traspirazione.
A chi suda molto, ed ha perciò la pelle dei piedi
come cotta e dolorosa, si consiglia di
spolverare
-120
l'interno delle calze
con
-
tannino
o
con
sostanze
polverizzate che lo contengano come noci di galla,
graspi d'uve, ecc. Questo astringente, usato a con­
ciare il cuojo, si combina coll'epidermide dei piedi,
e senza togliere ad essa né la porosìtà né l'elasticità
propria, la rende meno impressionabile agli squilibri
di temperatura, meno assorbente
principi nocivi. Se non che è da
e
neutralizzante i
dubitare
che
il
tannino combinandosi anche colla fibra tessile della
calza, tolga alla stessa la sua elasticità e permea­
bilità, tanto opportune a mantenere al piede la sua
mobilità
che
e
oggi si
solidità del
ad
perfetta traspirazione: poiché sappiamo
è trovato il modo di dare al cotone la
cuoio, coll'assoggettarlo,
una
concia
Le
qualità
quando
a
tratta si
come
le
pelli,
base di tannino.
del cuojo pertanto cosi preziose,
di difenderne il piede dal ruvido
contatto del suolo, dall' umidità e dal riscaldamento
soverchio, devono essere utilizzate per le scarpe.
Non tutti portano scarpe e di cuojo. Gli Ottentotti
di Buona Speranza avvolgono semplice­
piedi ìu pelli, che assicurano con legacci
pure di pelle o di tendini: al modo stesso gli Abdadi
dell' interno dell' Africa, come tra noi i contadini
delle Calabrie, si raccomandano ai piedi sandali
formati da una suola di legno è da un cavicchio
che passa tra il pollice e il dito vicino. Il signor
del
Capo
mente i
Simpson,
che visitò il settentrione dell' Asia
del fìume
Lena,
trovò
abitanti
lungo
il
che por­
che sarebbero
gli
cavallo,
una vera tortura per delicati piedi dei nostri ele­
ganti.» Nella Mancìuria calzano pantofole di tessuto
con grossissime suole. Le donne Chinesi sono notiscorso
tavano calzari
di crini di
«
-
121-
sime per i loro piedi piccoli e storpiati collo strin­
gerli da bambine con fascìe in modo che le quattro
dita
minori si
solto
piegano
ed il
pollice
viene
schiacciato di traverso sopra quelli. Chiudono quindi
quelle loro zampette in piccola pantofola di seta con­
la suola altissima. Nell'
star seduti colle
cenza mostrare
ciò i turchi in
giallo,
e
oriente, dove si
gambe incrociate,
costuma di
sarebbe inde­
la suola delle scarpe imbrattata: per­
portano scarpette di marocchino
casa
fuori vi soprappongono
si levano all' entrare nelle
le
pantofole,
che
case.
Tutte queste calzature diverse, a cui sì aggiun­
gono i sandali eleganti degli antichi greci e romani
e
le forti calzature
degli
antichi
germani, che in­
segnarono a noi 1'uso degli stivali, hanno un valore­
igienico molto diverso. Per noi essendo indispensa­
bili le scarpe, usiamole di cuojo, ben flessibili e di
perfetta concia tura; la durezza delle scarpe incallisce
la pelle, atrofizza i muscoli e toglie al piede la sua
mobilità, sformandolo bruttamente.
Il bambino non porterà scarpe, ma calzette di
lana a maglia colla suola di treccia .dì crini. Il fan­
ciulletto porterà stivaletti, che non comprimano il
collo del piede, né costringano le dita a rattrappirsi
in una forma di scarpa, che non è conforme a quella
naturale del piede. L'adulto continui di usare scarpe
di larga punta e di basso calcagno, strette modera­
tamente al collo del piede non da allacciature, ma
da elastici di cautsciuc, di stoffa o di pelle non ver­
niciata, o di cuoio più grosso e che salgano a co­
prire anche la gamba nell' inverno. L'uso però con­
tinuo degli stivali alla scudiera, che riscaldano troppo
e quindi indeboliscono la pelle, e la rendono facile
-
122-
escoriazioni, è da proscriversi tra noi. Bispar­
mangiare una pietanza a tavola, ma pro­
curiamoci una calzatura sempre appropriata. Non
avere scarpe in piedi, fuori che nei climi e nei
momenti in cui l'uomo può farne senza, non solo
è indizio di miseria, ma di degradazione.
Una volta i nostri nonni passavano maggior tem­
po di noi in casa, sotto la cappa del cammino,
alle
mìamo di
Favoleggiando
colla
sua
famiglia
De' 'I'roianì, di Fiesole
e
di Roma:
pelle o di stoffa, delle
perciò
papuccìe
quali l'igienenon ha che da lodarsi, principalmente
se a suola alta e leggiera, quando il pavimento
della casa sia alquanto umido e non coperto da
stuoie. I bisogni del nostro tempo esigono che, come
-gli antichi ebrei mangiavano l'agnello pasquale in
piedi, col bastone in mano, in atto di partenza, così
la più parte dì noi calziamo le scarpe tutto il giorno
per essere pronti ai molteplici affari. Ragione di
più per servirsi di scarpe comode, che mantengano
il piede caldo- ed asciutto, e che non ci storpino
per far piacere ai modisti di Parigi.
Finalmente anche i guanti hanno una impor­
tanza. igienica, quando servono a mantenere alla
pelle ed all' organo del tatto la propria sensibilità
e a difendere le mani dalle callosità, dalle esco­
riazioni, dai geloni. Contro questi giova ai fanciulli
far portare guanti di lana fino dallo scorcio del­
l'autunno, onde avvicinandosi il tempo umido e freddo,
che fa nascere i geloni, le estremità sieno mante­
nute calde, e il sangue vi circoli liberamente, senza
dar luogo alle ostruzioni dei vasi capillari, che pro­
ducono poi la flogosi della pelle, e l'impiagarsi
usavano
di
-123
-
della stessa tanto doloroso ed incomodo. I guanti
di pelle semplice sono i più costosi, ma i più igie­
nici anche per
Pestate, quando la
mano non sia
In tale
abbondantemente.
trasudi
troppo grossa
caso è più salutare il guanto di seta o di cotone.
e
Fra le
manopole di ferro dei guerrieri medio-evali
profumati gants glacès dei nostri damerini, che
gradazione enorme !..... rivelatrice d'una tendenza
della nostra civiltà, la quale trascorre agli eccessi
della debolezza, piuttosto che ritornare alla fortezza
ed .i
della barbarie.
-124-
CAPITOLO XVIII.·
Il corpetto
Mantello
I calzoni
-
e
Cinture
-
Giubba
-
e
tunica
-
soprabito.
qui abbiamo discorso dei sottabiti da uomo;
qualche cosa degli abiti di sopra. Fra que­
panciotto o il corpetto ricopre l'imbusto al
Fin
diciamo
sti il
di sopra della camicia. Una volta si facevano di
stoffe leggere, o di seta, ben attillati e sparati più
o meno
dei
d'innanzi:
calzoni,
onde
non
conservare
Non devono
però
raddoppiato, per
oggidì
si fanno della stessa stoffa
troppo serrati,
al
torace il
bene accollati,
calore naturale.
ma
suo
il colletto molto grosso o
aggiugnere cogli altri abiti
avere
non
calore intorno al collo, che, come abbiamo
moversi liberamente neg1i abiti. L'accol­
deve
detto,
latura del corpetto giova in ogni caso a non lasciar
peso
e
penetrare bruscamente Paria fredda
come
"la
sua
larghezza
a
sotto i
panni,
permettere al torace di
'
-125
-
dilatarsi nelle
inspirazioni, ed ai visceri dell' addome
impedisce alcuna loro funzione, come la dige­
non
stione
e
la secrezione biliare.
calzoni, che ai tempi romani erano il distintivo
della barbarie, e davano il nome alle nazioni set­
tentrionali (gens bracata), al tempo nostro furono
adottati da tutti i popoli civili, meno lo scozzese
che porta ancora il tradizionale suo gonellino e le
ginocchia ignude. Presso altri popoli, gli indiani ad
esempio, i calzoni sono suppliti da un pezzo di
stoffa, che cinge loro le reni, e passa tra le gambe
rialzato posteriormente e fermato sui fianchi.
I veri calzoni, che possono scendere fino sul
collo del piede, o fermarsi sotto il ginocchio, sono
I
destinati
a
difendere il tronco
e
le membra addo­
pendono da cìgne o bretelle accavalcate
spalle; e quando queste sieno elastiche e non
minali. Essi
alle
tirino troppo i calzoni contro il biforcamento del
tronco, possono dirsi migliori delle cinture, onde
alcuni
usano
di fermare i calzoni sui fianchi.
Una fascia di lana che
cinga largamente le reni
preziosa
principalmente dove sono fa­
cili gli sbalzi di temperatura; ma una cinghia di
cuoio, od altra fasciatura che stringa siffattamente
i fianchi da dare al corpo umano una taglia disin­
volta, se vuolsi, ma che costringa fegato e ventri­
colo in uno spazio insufficiente ai loro organici bi­
sogni, sarà sempre da proscriversi da una saggia
igiene. Poiché per tale costume, comune tra i greci,
la respirazione e la digestione si fanno più difflcili,
facilissime l'ernie, e le congestioni cerebrali.
Anche lo stringere i calzoni sotto i ginocchi ar­
è una
difesa
resta il corso del sangue nelle membra inferiori e
-126
può produrre delle
varici
-
o
delle ulceri varicose
spesso incurabili. ,I calzoni troppo stretti, impedi­
scono il movimento delle gambe, ne atrofizzano i
muscolì ed offendono le
parti genitali:
ma se sono
.troppo larghi lasciano penetrare troppo l'aria, raf­
freddano l'addome e le coscie, non sostengono né
proteggono abbastanza i testicoli e possono predì­
sporli
al varicocele
all' idrocele. Così i
e
moderatamente serrati alle membra,
igienici quando sieno di drappo di
ca lzoni
i
più
lana, più leg­
saranno
ma sempre di lana.
Il vestito che si porta sopra il corpetto ed i cal­
zoni, serve a difendere tutto il busto; e meglio se
geri d'estate,
colle
falde scenda
a coprire le membra infe­
ginocchio, e non più giù per non
impacciare il movimento delle gambe. Il vestito vuol
essere agiato, a maniche larghe, ma piuttosto ser­
ra te, senza s tri ngere, ai polsi ed accollato: di lana
sue
riori fin
verso
il
.
cotone P
l'inverno, di
chiaro. Le
impone
al
estate,
e
sempre di colore
foggie diverse dei vestiti, che la moda
sesso forte nelle debolezze, nei paesi dove
passato ribambinito e non si sa
volere un presente più saggio, non domandano il
permesso all' Igiene per introdursi. Alcuni di essi,
come la giacchetta lascia, scoperto troppo la parte
si sconfessa
un
inferiore dell' addome, e solo è tollerabile nell'eser­
cizio delle arti, nella caccia, ecc.
La giubba, che colle sue falde copre solamente
la parte posteriore delle coscie, è
della tunica che ha le falde aperte
d'innanzi
e
di
dietro,
e
d'una
meno
ma
igienica
soprapposte
lunghezza varia,
ma
sufficiente sempre allo scopo di difendere la metà
superiore delle membra addominali. Il sig. Cham-
-127
-
constatò nell'armata francese una diminu­
zione nelle infiammazioni intestinali, dacchè si so­
stituì alla giubba la tunica; ma conviene osservare
poillon
che questa
pei soldati può
sia imbottita di cotone
o
riescire dannosa,
quando
di stoppa troppo altamente
ai fianchi ed al collo. Se
sul petto, troppo stretta
con tali spedienti si crede di dare al busto del sol­
dato
una
tendo del
forma
pari
elegante
un
insieme ed atletica, met­
ostacolo al movimento dei
scoli del torace ed alla libera
respirazione,
mu­
mal si
provvede; poiché tutto quanto si acquista nelle ap­
parenze va perduto per la realtà. Povera civiltà, se
invece di nudi petti cittadini, avesse avuto a di­
fenderla dalla barbarie solo i petti di stoppa li­
..
cenziati da certe accademie militari!
11
mantello, che presso
primo talvolta e
certi
popoli
e
in dati
climi è il
solo vestito di che sia
utile servirsi, da noi è supplemento necessario nelle
stagioni incostanti e fredde. Esso prende due forme.
La prima è l'antico e tradizionale pallio dei greci,
o toga dei romani; che consisteva in un ampio
pezzo dì drappo che pendeva dalle spalle con va­
riate ed artìstìche
pieghe. In viaggio e nelle intem­
perie soprapponevano alla tunica una specie eli man­
tello rotondo, con u n foro da passarvi la testa ed
un cappuccio per coprirlo, chiamato pemtla, che di­
venne la cappa del medio evo. Pare che l'impera­
tore Caracalla
facesse dare ai soldati un mantello
grandi maniche, che in seguito meglio assettato
alla persona e fornito di bottoni diventò la casacca,
il soprabito o il paletot dei nostri tempi.
con
Il mantello di lana ampio, soppannato, che chiuso
intorno al collo lo difende con un caldo bavero di
-128
-
pelo, e conserva intorno al corpo uno strato d'aria
calda, senza comprimerlo in nessuna parte, è una
vera provvidenza durante il freddo ed in viaggio;
s'/ intende che deve deporsi entrando in casa ed in
ambiente più tepido. Le braccia però non ponno
adoperarsi liberamente, e quindi diviene più co­
moda e più igienica l'altra forma a soprabito, che
permette i movimenti, e può essere semplicemente
portato sulle spalle come un .mantello, oppure im­
manicato ed abbottonato sul corpo. Nei paesi esposti
a rapidi abbassamenti di temperatura nella stagione
calda, un soprabito leggero, da non dar noia por­
tandolo ad armacollo od imbracciato, onde al biso­
gno coprirsene il petto ed il ventre, è un vero in­
dispensabile, e può riparare da tanti mali; siccome
giova in tali casi una fasciatura intorno alle reni,
che per tanti è altresì un preservativo contro il
mal di
mare.
-
129-
CAPITOLO XIX.
Abiti femminili
Ma.<;chera
-
Il busto
-
Sciallo
-
-
La
gonnella
Il crinolino
-
-
Piedi
e
Le mode
capo­
e la
civetteria.
Da quanto fu detto
sugli abiti maschili apparisce
poco in essi si sacrifica all' utile
per la vanità. Potremo dire altrettanto delle vesti
femminili 'l Senza volere da profani scrutare troppo
che in
generale
profondamente misteri delfa i tavoletta e dell'abbi­
gliatoio delle donne, sono eviden ti in essa alcuni
peccati contro P igiene, che non possiamo tralasciare
di indicare coi relativi rimedi.
In generale le donne vestono troppo leggermente
troppo scollate; si coprono troppo la testa, strin­
gono troppo il corsetto e le calzature. In particolare
e
poi
la camicia
e
gli abiti
non
accollati ed
a
mani­
che assai corte lasciano esposti il collo e le braccia
e quindi i grandi vasi superficiali per cui il sangue
9
-130
ritorna ai
polmoni,
alla salute. È
a
-
mille accidenti tutti dannosi
che il ricco strato
adiposo, che
tondeggiare caratte­
ristico, può difenderle meglio di una stoffa; ma è
vero altresì che esso non provvede abbastanza ai
disturbi di traspirazione, al raffreddamento delle ascel­
le; del collo e delle spalle. Da questa imprudenza na­
sce poi la disposizione alle laringiti, alle angine,
alle bronchiti, ed alla stessa tisi polmonare.
Che dire del corsetto o del busto? Basta aprire
un trattato qualunque d'igiene per leggervi una in­
vettiva a rime obbligate contro questo arnese, che
stringendo il torace ed il seno in una gabbia di
ferro o d'osso di balena, paralizza tanti movimenti
vitali, impedisce tante funzioni organiche, tortura
la parte più delicata del corpo, di cui con provo­
vero
dona alle membra femminili il
cante modestia nasconde
le forme. Il
e
rende insieme evidenti
fece di
più: (1)
disegno di
pose sotto
due
toraci,
gli
1'uno normale; l'altro deformato dall' abuso del
busto. Il ribrezzo che si prova a mirare quelle co­
stole piegate, la capacità del torace rimpiccolita, al­
Mantegazza
occhi delle
sue
lettrici il
lungata tanto da respingere nell'addome e tenervì
compressi il fegato, lo stomaco, gl' intestini, è pari
allo sdegno che desta ogni attentato contro la co­
mune
sicurezza.
Danneggia l'umanità più il busto delle donne,
che la guerra che si fanno gli uomini. Questa è
burrasca passeggera, che i rami schianta, abbatte e­
porta i fiori; quello è
radici
e
un
parassita che
pianta.
lentamente fa morire la
�ANTBG..u;ZA. Elementi d,' Igiene.
cito pago
infesta le
Senza
303, 304.
esa-,
-131
-
i medici più sperimentati attribuiscono al
busto tante tisi polmonari, gastralgie, digestioni dif­
gerazìone,
ficili, palpitazioni, disposizione alla sincope in gio­
vinette, per cui la primavera della vita non ha un
giorno di sole, non un fiore che la profumi.
Fra noi fino ai H:, od anche ai 17 anni, le fan­
ciulle non devono portare sorta alcuna di busto;
un corpetto sulla camicia e l'abitino ordinario agia­
tissimo, cinto sui fianchi assai mollemente da una
fascia elastica, e mai di cuoio o d'altra materia re­
sistente, e che le copra senza stringere nè collo nè
polsi, ecco quan to occorre. Dopo i t 7 anni, i busti
di forte tela impuntita, armati di stecche di legno,
di metallo, di osso, serrati con violenza intorno al
corpo, si lasceranno a quelle donne sconsigliate,
che in nome dell' eleganza autorizzano P ingiurioso
motto: Donna è un sacco di mali.
Il
bisogno però di sostenere il seno consiglia
fascetta, o bustina leggermente impun­
tita, con pochissime stecchine di balena, e sottili,
tanto da lasciare al torace ogni libertà di movi­
mento ed alla respirazione tutta la sua attività. Chi
ben respira, fa buon sangue, cioè rinnova ad ogni
momento la vita. Anche gli spallacci devono essere
tolti dalla fascetta, bastando che questa sia sostenuta
sui fianchi dall' adattarvisi con garbo per mezzo
dei gheroncini, che la allargano tanto in basso che
l'uso d'una
in alto.
.
Le donne antiche
semplice fascia
non
portavano busto,
recinta solto il seno,
e
ma una
i loro
corpi
modello sublime all' arte greca, come
lo potrebbero oggidì le donne d'Oriente e d'Ame­
rica, che non portano busto. Si può vedere in
fornirono
un
-132
Bouvier
eia
in
e
-
(i) la storia del corsetto muliebre in
generale nell'Occidente; egli prova
Fran
..
come
sulla fine del medio
evo solamente divenissero ge­
abiti
al corpo, e alla metà del sé­
stretti
gli
colo XVI fossero già comuni i busti ad osso di ba­
nerali
lena,
busti
come
sulla fine del secolo XVIII
o corazze
d'acciaio,
inventate
teggere il petto virile contro i
offendere nella donna le parti
non
i moderni
più
colpi nemici,
a
pro­
ad
ma
più delicate.
Tanta angustia ed aderenza di vesti al corpo
nella parte superiore, che, quand' anche siano di
stoffa riscaldante, disperdono il calore più facilmente
quando ritengono sul corpo uno stato d'aria,
perfetto squilibrio e contraddizione con
l'ampiezza delle gonne e il libero accesso dell' aria
di
trovasi in
per di sotto intorno alle membra addominali esposte
cosi alle dannose influenze del freddo e dell' umido.
Infatti i medici attribuiscono
a
questo difetto del
vestito' femminile i frequenti e variati disturbi ute­
rini, a cui vanno soggette le donne dopo la pubertà,
e
nello stato di
gestazione perfino
la facilità
degli
aborti.
Non sarà
perciò
mai raccomandato abbastanza
alle donne )' uso delle mutande destinate
appunto
a
proteggere dal freddo e dall' umidità le membra ad­
domìnalì : ed in questo anche la Moda pare adempia
tra noi ad un efficace
remmo
allargato
a
apostolato igienico,
che
vor­
tutto il vestimento. Senza adun­
que trascorrere all' esagerazione delle giapponesi,
che portano calzoni cosi larghi da parere gonne ed'
(1) BOUVIER. Studi storici e medici sull'uso del busto, 1853.
Bollettino dall'Accademia di Medicina, tomo 18, pago 355.
-133
impacciarle
nesi
e
assai nel
le turche che
-
camminare, si imitino le chi­
usano
calzoncini di seta ele­
igienici. Le mutande non devono allacciarsi
strettamente, ma sospendere al corpetto con lacciuoli
elastici, od in altro modo, purché il corpo sia co­
perto e non imprigionato dagli abiti.
Anche le scarpe non devono stringere il piede
delle donne: si persuadano che, se natura non ha
dato alle figlie di Eva un piedino ben disegna to
ogni artifizio di calzatura varrà non a correggerlo,
ma sibbene a storpicarlo. Dannosissimo poi è l'uso
degli stivdletti con caleagninì assai alti e strettissimi
tanto da prestare un punto d'appoggio troppo in­
stabile alla persona, ed obbligare il piede a posi­
zioni forzate, con stiramenti di muscoli, ed a por­
tare tutto il peso della persona colla punta, piutto­
sto che con l'intera pianta del piede. Il vantaggio
di guadagnare qualche centimetro nella statura, non
ci pare che compensi abbastanza gli inconvenienti
suesposti: perciò lasciamo all' archeologia le esage­
rate calzature delle nostre nonne, che oggi si ve­
dono risuscitare, insieme agli esagerati e ridicoli
chignons, dei quali va ripetuto tutto il bene che
abbiamo detto delle parrucche.
Oggi che non si tagliano più le chiome alla
donna, come una volta alle ebree che andavano a
marito, una capigliatura artificiale non solo è inu­
tile, ma vuolsi ritenere siccome causa delle tante
ganti
ed
emicranie ed altri malini femminili che fanno la di­
famiglie. La capiglia­
più oppor­
tuno della testa, e perciò vuolsi mantenere con ogni
cura. lavandola spesso semplicemente con sapone e
sperazione
dei medici
e
tura naturale è la difesa
delle
e
l'ornamento
-·134
-
molta .acqua, e tenendola raccolta nella foggia che
più aggrada sul capo, senza stringerla o stirarla con
pericolo di precoce calvezza. Esponendosi al sole, an­
che alla donna gioverà coprirsi la testa con un cap­
lJe110 Ieggiero ed ombreggiare il corpo con ombre1lino,
bianco di sopra, verde di sotto, onde non riscaldi la
testa ed non offenda la vista.
Del resto non si tema Paria aperta, nè che essa
possa offendere la morbidezza della pelle, fino all'e­
sagerazione delle donne di Francia nel secolo XVII,
che non uscivano di casa se non con maschere sul
volto per
conservare
poi
la
pelle
delicata.
alle mosche ed ai
DaUà
maschera
dei
nei,
quali coper­
punto di non essere ravvi­
sate. Oggi si fa dalle nostre signore quasi altrettanto
col velo fitto, che calcano sul viso, non sappiamo se
più per pudore, o per potere più liberamente guar­
dare senza essere ravvisate. Ad ogni modo, vuoI es­
sere sempre tenuta scoperta la bocca per ben respi­
passarono
sero
tutta la faccia fino al
rare.
Anche le sciarpe, le rebecche, ecc. onde fasciano
collo e 'viso ali' inverno, sono da proscriverei, riscal­
dando troppo e facilitando i raffreddori, se non siano
adoperate momentaneamente per difendersi da una
corrente fredda d'aria, e dalle altre intemperie, al­
l'uscire dai teatri nelle notti invernali. Gli scialli, le
mantìglie, ed ogni altro indumento leggiero, largo, di
seta o di lana, a colori chiari, non dovranno mai di­
menticarsi dalle donne in nessun luogo e tempo, sic­
come opportunissimi a coprire le spalle, il petto, i
lombi, e quella parte qualunque del corpo che possa
trovarsi esposta ad improvviso raffreddamento o ri­
scaldamento soverchio. E un errore gravissimo, tanto
-135
-
per gli uomini che per le donne, il ridurre l'abito
dell' estate così succinto da aderire al corpo perfetta­
mente; giovando invece tanto per difendersi dal
freddo che dal caldo l'abito ampio e drappeggiante.
Resta
nolini,
a
dire una
parola dei guardinfanti
che al tempo nostro
sono
tanta
e
dei cri­
parte dei pen­
sieri delle
donne; ma ce ne sbrigheremo ricordando
abbiamo
detto delle gonne troppo ampie, e
quanto
·.quindi poco igieniche. Se dal campo dell' Igiene al­
cuno volesse portare la questione in quella della mo­
rale
della
estetica, gli consigliamo di leggere, tra le
pubblicate, la critica del crinolino fatta dal
poeta Guadagnoli, la risposta a favore dalla contessa
A. M. di Modena, e la conciliazione tra i due partitì
da noi tentata e pubblicata nella Gazzetta di Verona
e
molte
cose
fino dal 1858.
Parlare di vesti femminili
una
sfuria ta rettori ca
con
senza
terminare
con
tro la
moda, o senza un inno
moda al giorno d'oggi. Noi
favore di essa, non è di
però non faremo né l'una né l'altra
a
cosa: ma richia­
mando quanto fu superiormente toccato dei casi in
cui la moda e l'Igiene si contrastano il benessere de­
e degli altri, sebbene pochi, in cui con­
che anche in fatto di vestiti
conchiuderemo
cordano;
non approviamo né la immobilità chinese, né la vo­
lubilità francese, Noi ameremmo una moda, che senza
gli indìvìdui,
cosmopolitismo. fosse un pochino al,:,
nazionale; ma non secondo le teorie di certi
mistici di vario colore) sibbene secondo la scienza
rinunciare al
meno
che vuole si adatti il vestito all'uomo ed alle condi­
vive, e non l'uomo al vestito.
Ritenute invariabili le condizioni del vesti to, su
cui l'igiene non può accordare alcuna dispensa, si va-
zioni in cui
-136
rjno pure le foggie
e
-
gli accessori,
secondo il gusto
fosse spontaneo ed individuale, piutto­
stochè imposto a tutti da un oracolo qualunque oItra­
che
ameremo
montano; salvo sempre il diritto
ridicolo,
ed
a
chi lo vuole di
altri
quello di ridersi delle
agli
L'uomo
saggio però, che ha da natura
ridicolaggini.
il protettorato della donna, dovrebbe prima di abban­
donarsi a sprezzarla se civettuola, o a disistimarla se
bacchettona, riflettere seriamente alla morale che si
rendersi
può ricavare dal seguente aneddoto, che ha fatto
giro del mondo, sui giornali del p. p. maggio.
il
Nell'Istituto Packer di Nuova York, le alunne del­
corso che abbandonano la scuola, incaricano
l'ultimo
una
di
loro, di scrivere
un
rapporto sui lavori scola­
stici, sul progresso educativo e sul carattere delle
alunne. Nello scorso anno fu relatrice Miss Maria La­
fon; la quale dopo avere conslatato con finezza da
donna le virtù ed i difetti delle sue compagne, riferi­
sce che due sole, vere mosche bianche, dimostrarono
alcuna tendenza alla civetteria. Né ella
che in onta alla buona educa­
di
non avere
si
meraviglia punto,
zìone che si riceve in
quell'Istituto, la più parte delle
quel difetto; perché, soggiugne Miss
Maria_, gli uomini che gridano tanto contro la civet­
teria femminile, sono poi incapaci di amare una
donna, che non sia un poco civettuola.
alunne abbiano
137
-
--
CAPITOLO XX.
Vestiti
propri dei climi caldi
I vestiti
e
presso i vari
Letti elastici
popoli
-
Sue
-
-
-
condizioni
Occhiali
-
igieniche
Il vestito
Ombrello
-
-
Il letto
-
e
e
-
le
venta­
Anelli ed Orecchini.
Resta da considerare
guardo
temperati
-
polmonari
e
Nuove invenzioni
professioni diverse
Mazzetta
glio
-
freddi
-
le malattie cutanee
gli
abiti
ai climi ed alla salute ed
a
parzialmente ri­
professioni del­
lle
l'uomo. Tutto quanto fu detto, conduce a stabilire la
necessità di vestimento anche pei climi ardenti, onde
difendere il corpo da ogni estremità di temperatura
.
ugualmente dannosa.
Ripetiamo che l'andare ignudi non è da uomo,
ma da selvaggio; poiché nessun clima dispensa dal
vestito,
dacché abbiamo riconosciuto che l'uomo non
un vesti mento naturale sufficiente. L'in­
è fornito di
diano non veste che un pezzo di stoffa intorno ai reni;
l'abitante di Ceylan v'aggiugne un ombrello di carta
verniciata per ripararsi dal sole; il negro del Sennaar
e dell' interno dell' Africa, come pure i barbari della
-138
-
I'olinesia, non conoscono vestito alcuno, e come le
fiere riparano dalle intemperie nellegrotte o all'ora­
bra delle boscaglie.
Ma l'uomo più o meno incivilito usa nei climi
ca Idi di un vestito
largo, ordinariamente di lana e
hìanco difende i piedi con sandali ed il capo con
un turbante, e si mette cosi nelle condizioni
igieni­
che più favorevoli, per resistere ad un clima estre­
,
mamente caldo ed umido. Nel Marocco tutti
un
lungo
e
largo
haic di lana
portano
bianca, simile alla
toga romana, che ravvolge l'intero corpo e colle sue
pieghe dona grazia e maestà alla persona: sotto di
quello usano larghi calzoni bianchi e cintura di
seta; pappucce di pelle gialla ai piedi, sul capo il
turbante. Ma il popolo minuto ed il contadino non
portano che una sola tunica di lino o di lana, lunga
lino ai piedi, simile ad un sacco, con tre fori per
passarvl la testa o le braccia. Le donne coprono
inoltre anche il viso, non mostrando che gli occhi.
Nell' Arabia il Beduino porta ancora l'antico Ka­
mise, o tunica aperta d'innanzi, con un ampio man­
tello
bianco, di lana,
e ravviluppa
la testa
ste una
detto heram, col quale copre
l'intera persona. Il turco ve­
camicia di lana o di cotone, mutande piut­
ampie, un corpetto di seta, detto Kaftan; un
soprabito con maniche, chiamato gebba, ed il burnu
o leggero mantello di lana bianca. Sul capo porta
una calotta di lana rossa, foderata di tela, intorno
cui avvolge il noto sciallo di lana o di cotone, che
forma il turbante: molti portano una semplice ber­
retta di lana rossa con fiocco, detta fez. Poco dissi­
mìle è l'abito delle altre popolazioni asiatiche della
zona calda. In America, nel Però, nelle Antille, nel
tosto
;_ 139
-
Messico, si veste all' Europea, ma più semplicemente
con larghi calzoni, mantelli dì tela o di lana
fina,
e larghi
cappelli di paglia.
I climi freddi impongono invece abiti maggior­
mente coibenti, di grossi tessuti di lana e dì peli;
bene aderenti al corpo, e che non ne lasciano sco­
perto quasi alcuna parte. Ill\longolo resiste allungo
e crudo inverno di nove mesi col chiudere la
per­
ampia e larga pelliccia di pelle di pecora;
Kìrghiso, il quale è costretto nelle povere
tende che mal lo difendono dal freddo e dai venti,
a seppellire sotto le ceneri calde i fanciullettì, perché
non muoiano assiderati. n Samoiedo, vestito intera­
mente di una bisunta pelliccia, come 1'orso a cui
dà la caccia, è costretto, per potere esporre impu­
nemente all'aria ghiacciata delle regioni polari
parte del viso, di riempirsi le narici d'un' erba
acre, onde reagire, col provocare nella pelle uno
straordinario calore, alla sua esterna sottrazione, che
potrebbe facilmente incancrenire la pelle.
Nei climi temperati, si hanno nelle diverse sta­
gioni, sebbene più moderatamente, i bisogni stessi
sona
in
il
come
..
dei climi estremi. Perciò anche da noi convengono
d'inverno le stoffe morbide, grosse, di lana, a più
strati intorno al corpo: forti stivalli ai piedi, e suf­
ficiente copertura pel capo. D'estate ipvece abiti leg­
geri, ma sempre di lana, con un soprabito di lino,
cappello leggerissimo ed ampio di paglia; e, piuttosto
che un parasole un leggero mantello di cotonina bian­
ca sotto il quale gli studj già riferiti di Coulier pro­
vano che si può godere di una temperatura da IO
a 12 gradi inferiore all' ambiente.
D'estate i medici consigliano di levare la camicia
..
-140
-
lana, per rimettersela nell'autunno, principalmente
alle persone cagionevoli, e per le quali il provocare
la pelle ad un' attività straordinaria, che affievolisce
di
quella
dei
polmoni, potrebbe
essere una causa
di
ma­
lattie viscerali. Così pure le predisposizioni a certe
malattie possono essere modificate dagli effetti del ve­
stito, in modo
pletamente.
da
aggravarle, oppure
Pei fanciulli nati da
è mai
da
toglìerle com­
genitori scrofolosi
o
tisici
non
vestito caldo,
ruvido sulla pelle,
raccomandato abbastanza
un
asciutto e sempre pulito, ma non
onde questa non si irriti troppo, e divengano croniche
e forse incurabili le affezioni morbose della stessa.
L'influenza della umidità
è mai
e
del freddo sulla
pelle
non
modifica le funzioni, diminuen­
done l'atti vità. Per questo, in conseguenza della legge
d'equilibrio tra le funzioni animali, l'esalazione pol­
salutare;
essa ne
si fa più attiva; e se ciò non è un male nella
sanità, negli individui ammalati di bronchite
acuta o cronica, di pneumonite, può aggravarne la
condizione patologica, e cooperare allo sviluppo dei
tubercoli più che non si creda da tanti genitori, i quali
espongono imprudentemente i loro bambini seminudi
alle intemperie delle stagioni col pregiudizio di ren­
derli più robusti.
Il dotto Du Jardin nell'ottimo suo giornaletto (I)
scrive: « I predisposti alle malattie dell' apparato
digerente" ed a quelle speciali, che oggi si dicono
catarri intestinali (e che un giorno si nominavano
gastriche con o senza febbre), manterranno riparata
monare
stato di
.
(l)
La salute. Giornale
pago 278.
d'Igiene popolare.
Genova
1867,
-141
-
la parte inferiore del tronco, adoperando anche
quelle cinte di flanella che S'l'inglesi hanno messo
in
uso
con
molto
freddo-umidi.
vantaggio, specialmente
Anche i vecchi dovranno
caldo,
tore e
santi,
e
che
nei climi
»
ne
però
usare un
vestito
ripara:'
ricorrere ad abiti
troppo pe­
impediscano il movimento, di cui il
senza
vecchio ba
bisogno dentro i limiti delle proprie forze
poiché se il giovane deve muoversi per svilup­
pare l'organismo, il vecchio deve muoversi del paro
per conservarlo. Le persone sanguigne non devono
far uso di lana o di seta sulla pelle, onde non fa­
vorire una soverchia attività periferica, diminuire
quella centrale e produrre cosi una stasi pericolosa
nei polmoni, ed il disequilibro nell' economia ani­
vi tali:
male.
'«
Un vestito molto
proprio
per l'uomo ammalato
il Ietto» scrive Be quere l (1). Il poeta
Burns, aveva pure cantato del letto:
è
When sickness comes, to whom I
scozzese
fìy,
'
To soothe my
pain.
Nel letto infatti I' uomo ammalato trova un con­
fortevole riposo, e quell' abbandono che facilita alle
forze na turali il loro esercizio, non dìstureato dalle
reazioni di una posizione corporale sempre violenta
per un ammala to che non si adagia tra soffici'
coltri.
Anche
per
l'uomo
(1) BEQUEVBL Op.
sano
il letto è
cito pago 162.'
come un
abito
-142
-
che nel notturno
riposo lo protegge, e lo riconforta
sopportare le fatiche del giorno. Un letto troppo
morbido e sprimacciato, con coltri troppo riscal­
a
danti, snerva, ed ottunde le facollà sensitive. [ gio­
vani devono dormire sopra un materasso piuttosto
duro, riempiuto di crini o di lana, non mai di
piume:
il capo
poi deve riposare sopra un guan­
troppo alto, nè che riscaldi la testa, onde
evitare il pericolo di congestioni cerebrali, e di de­
bilitanti polluzioni. La donna ed il vecchio hanno
maggior bisogno di u n letto caldo, ma anche per
ciale
non
essi il riscaldamento del letto con carboni accesi
nel trabiccolo, fa più male che bene.
Nelle stagioni più rigide e nei climi umidi, è
meglio
riscaldare la stanza da
letto,
e
questo asciu­
gare ben bene prima di coricarsi, onde il Ietto as­
sorba dal corpo i prodotti di una moderata traspi­
razione, e non viceversa. Né giova coprirsi troppo;
coperta di lana, ed un altra di cotone, oltre la
biancheria sempre monda, possono bastare d'inver­
no, con un coltroncina leggera di borra di seta sui
piedi. Nell' estate non bisogna scoprirsi del tutto,
principalmente nei climi in costanti, ed un raffred­
damen to del corpo nelle ore che precedono l'aurora
quando immersi in profondo sonno non sapremmo
impedirlo. è più dannoso del soverchio calore.
Dormire tra le coltri vestiti, colle calze, la ca­
una
micia, le mutande del giorno,
tezza; e solo può permettersi
è
a
colpevole
trascura­
chi si corica sulle
tavole d'un corpo di guardia, o sulle stuoie, come
si pratica nei paesi meridionali. Il letto, alto da
terra, mondo, rifatto tutti i giorni, col lascìarne
esposte alla mattina all'aria ed al sole le lenzuola,
.
-143
-
materasso, per libe­
rarli dalle esalazioni assorbite, è un contrassegno
e
di
di t.ratto in tratto anche il
da
civiltà,
più
lino;
e
l'uso dei letti. Gli
i
usano
poveri
popoli
sopra immondi
gli arabi odierni
•.
egiziani
stendono
tappetti sopra vi dormono
lenzuola di seta o di tìnìs­
materassi sui
vestiti: i ricchi
simo
ignudi
terreno. «I turchi
conoscono
uno o
alla semibarbarie dei
che dormono
meridionali,
giacigli sul
non
opporsi
e
si addormentano sopra le stuoie.
letti, a guisa di canapè,
I barbari costumano certi
chiamati
legno
hanqareb, composti
con
intreccio di
di quattro spranghe di
e sostenuti da
cordicelle
quattro piedi.» (I)
Nell' interno dell' Africa si dorme sopra stuoie
o
semplici pagliaricci ripieni
di
foglie
secche. Gli
Ottentotti si addormentano nelle miserabili loro ca­
panne, sul terreno, intorno al fuoco acceso nel
mezzo e tra un denso fumo per allontanare gli in­
setti. Molti
selvaggi dormono sulle piante, sospesi
hamache, come le scimie.
Questa specie di letti da campo, come si chia­
mano tra noi, ha negli usi più raffinati del nostro
nelle
corrispondente nel letto a molli ela­
stiche;
igienicamente quando
al saccone elastico siano soprapposti due materassi
uno di lana e l'altro di crini. Diversamente, dovendo
per l'economia e la pulitezza restare aperto per di
sotto, d'inverno è troppo raffreddante, e potrebbe
con maggior vantaggio essere sostituito dal saccone
impermeabile gonfiato d'aria.
tempo il
suo
esso
deve dirsi ottimo
(l) G. FORNI Viaggio
lano, 1859, vol, II, p. 222
nell'
e
Egitto
356.
e
nell'Alta Nubia.
Mi­
-144
-
Furono messi in mostra nelle ultime
mondiali sacconi
più
confortevoli
sciuti,
ripieni d'acqua, che
ed igienici di tutti i
esposizioni
si vantano
letti
cono­
ci consta che sieno state fatte espe­
raccomandarcelì per tali. Tuttavia teo­
ma non
rienze atte
a
ricamente si stabilisce che il
riposo del corpo sarà
più perfetto, quanto maggiore nella posizione
orizzonta le saranno i punti d'appoggio del corpo
sul letto. Ora nei letti ordinari, e più se poco sof­
fici, il corpo non vi si appoggia che con le estre­
mità del dorso, delle natiche, delle polpe, dei cal­
cagni, e sopra un materasso ad aria o ad acqua in­
vece ogni punto del corpo è a contatto del suo so­
stegno, e perciò il peso distribuito sopra tanti punti
riesce insensibile, e quindi nessuna la fatica e pieno
tanto
il
riposo
.
.
professioni diverse richiedono nel ve­
proprietà, delle quali si è toccato per
superiormente, ma che giova di qui rias­
Anche le
stilo alcune
incidenza
sumere.
luoghi
Chi lavora all' aperto
umidi
e
miasmatici,
o
non
deve trattenersi in
deve mai
scoprirsi
il corpo, ma difendersi anzi con un vestito caldo
di sotto; bianco ed impermeabile od almeno poco
assorbente, come la tela. fitta di lino, al di sopra.
Chi sente il
bisogno di denudarsi lavorando in am­
caldi, d'innanzi alla bocca di ardenti
t'orni, non trascuri di coprirsi ben bene, appena
debba esporsi a temperatura più bassa. Il marinaio
continui pure ad usare una larga fasciatura di lana
alle reni, e l'ottima sua schiavina, o capotto di
hienti assai
lana molto grossa e battuta.
La civiltà moderna, come ha livellate tante ine­
guaglìanze sociali ereditate dal passato,
cosi
va
uni-·
-
145-
formando il vestire delle diverse classi sociali, me­
che non è I' abito che fa il monaco. Per ciò
tra noi si aspira a distinguere le persone dal me­
riLo morale, e non dal colore delle scarpe e dal
more
numero
delle
bottoni
del berretto
tra i
turchi, oppure dai
i chinesi. Pure per
la milizia si ritiene necessaria l'uniformità del ve­
rode,
come
come tra
stilo, studiando di combinarla colla comodità e col­
l'igiene personale del soldato: per cui oggi si vo­
gliono bandite le corazze e le cravatte e le cinghie
troppo stringenti, i sacchi troppo riscaldanti ed ag­
gravanti la schiena, i shakò troppo pesanti. L'abito
invece dei religiosi, talare, senza un sottabito suffi­
ciente, senza copertura ai piedi ed alla testa, se
potè essere opportuno nei climi orientali, donde il
monachismo si sparse pel mondo, nel nostro paese
,è contraddizione colle condizioni climateriche e colle
leggi della igiene; essendo evidentemente troppo
caldo per l' estate, e troppo freddo per l'inverno.
Ugualmente dicasi dei calzoni corti, e del color nero
per gli ecclesiastici, i quali potrebbero capire che
ultra cosa è la modestia ed il decoro n ell' abito, ed
altro una foggia che, non difende abbastanza le
membra
inferiori,
ed
un
colore che d'estate
al
sole si riscalda tanto da dare alla lana 1'odore di
nell' inverno
ripara poco, sicchè
sopraccarloarsì di panni, con in­
comodo non lieve delle spalle e della borsa; senza
dire che il color nero è il più assorbente i miasmi.
Non v' ha professione che scusi dall'Immondezza,
che è la prima nemica della buona salute: anzi
più è necessario l'abito pulito quanto più l' ope­
bruciaticcio,
e
rende necessario il
raio trovasi per necessità tra le immondezze. Non
10
·146
--
v' ha fortuna sì
almeno
bassa, che
-
non
propri cenci e di
grembiale, una spol­
blusa qualunque, che li preservi dagli im­
soprapporre agli abili ordinari
verina,
una
pennella di lavare
volta alla settimana i
una
un
bratti necessari od accidentali.
In ultimo, come accessori, del vestito accenneremo
agli occhiali colorati, che nell' estate si inforcano sul
naso da moltissimi più per darsi l'aria di persone de­
licate, che per bisogno che abbiano di difendere la
vista dalla luce. Gli uccelli notturni, i pipistrelli, le
talpe ed i gatti fuggono la luce del giorno per una
squisita sensibilità in loro della retina. L'uomo deve
abituare 'il
suo
imprudenze,
occhio
a sostenere
ma senza
riguardi
soffre moltissimo delle alternative
secondo le
A chi
le
nei
la luce viva
senza
soverchì, 1...' occhio
rapide di luce,
climi dove abita.
stagioni
viaggia tra sconfinate pianure biancheggianti
e
ore
di neve, o ardenti ed infuocate sotto la sferza del
sole africano, s'intende come possa giovare un vetro
colorato,
attraverso il
quale
sieno intercettati i
raggi
più caldi. A questo scopo si consiglia, tanto pe.i tubi
alle lucerne come per gli occhiali, il vetro grigio,
piuttosto del verde o dell'azzurro usato comunemente.
Fuori di
questi casi,
e
delle
imperfezioni degli
occhi
che rendono necessario un tale rimedio, non usiamo
oechialì colorati d'estate; se non vogliamo prepa­
rarci per l'autunno un' oftalmia, orì almeno la pre­
disposizione ad essa per un altro anno.
Come appendice al vestito notiamo pure l'om­
utile del parasole, in tutti quei casi in
un'aquazzone rammollendo le vesti, e non avendo
agio di cambiarle con altre asciutte, potrebbe esserci
di grave pericolo per la salute.
brello, più
cui
'14·j
-
Il
nato
-
ventaglio con che le donne, e qualche effemi­
omicciattolo, ventilano il viso, il collo e le spalle,
procurandosi un momentaneo ristoro contro l'arsura
della pelle, che per l'evaporazione provocata si
sente rinfrescare, ha P inconveniente per muoverlo
di
una
delle
agitazione
braccia, che riscalda ed af­
fanna tanto quanto con essa si crede di rinfrescarsi;
e per ciò vuol dirsi più un oggetto di lusso, che
fu
perfino telegrafo di amanti, che un accessorio
igienico.
Più utile potrebbe tornare il costume per gli
uomini di portare in mano una mazzetta, più o
meno pesante, quando però non si facesse sempre
abitualmente colla destra. L'inerzia della
nistra
potrebbe
mano
si­
corretta da
essere
che renderebbe utilizzabile
un
quest' esercizio
membro, per i più
improduttivo.
insieme coll'
L'estetica
dover dire di
quegli
di schiavitù che si
igiene ci porterebbe a
barbarie, di quei segni
avanzi di
vogliono
conse-rvare come orna­
menti preziosi, e che invece in modo vario tortu­
rano il corpo, sia stringendo e persino strozzando
le dita delle mani se sono anelli, o stirando e de­
formando
genti
gli
orecchi
se
civili si vedono
sieno
orecchini.
Quando
tali
controsensi,
non si sa più come rimproverare agli Austriani, gli
anelli passati per le narici, le lastre di piombo ap­
tra
ancora
pese al labbro inferiore per rovesciarselo fino a co­
prire il petto, ed il tatuaggio con che si isteria e
colorisce la
pelle.
Contro
questi traviamenti leva
la
la natura, che proclama il corpo umano
bella e la più rispettabile delle opere sue.
sua voce
la
più
Sicché
non
ci resta che di
congedarci
dal Ieuore,
-148
ricordandogli
il
proverbio
-
che abbiamo scritto
in
fronte al nostro, libretto e del quale ora potrà me­
glio comprendere la verità e l'importanza. Vestire
con
proprietà
e
secondo i
consigli della scienza
è
debito che abbiamo contratto colla
che
abbiamo accettato da essa l'in·
il
civiltà,
giorno
dirizzo e gli ajuti molteplici a divenire e a manie­
soddisfare ad
un
nerci veramente umani.
INDICE··
INTRODUZlOKK
C..lPI1'OLO
•
'
"
•
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,
,
,
1. Struttura de'Ila
•
•
•
•
•
pag',
,
:�
Tessuto
pelle Epiderma
malpighiano Pigmento, Esperienza Horn
sulla pelle d'un negro
Apparente contrad­
dizione colla legge fisica dell' assorbi mento
termale
Spiegazioni eli Fleming e di Bois-
-
-
-
-
.-
Iinlère
•
,
.
•
•
•
•
.
•
•
.
•
•
•
,.
.
9
Traspirazione Insensibile
e
sensibile
Prodotti della traspirazione
cutanea
Sudore e sua composiaione
Po­
tere assorbente della pelle
Salvar la pelle, é
II, Pori della
pelle
..
-,
..
-
-
salvare la .vita
»
,
.
•
III. Vestimento naturale
•
,
.
degli
.
.
animali
.
.
primitivo indifeso. contro la natura
migrazioni degli uccelli gli insegnano
Impara dagli animali
smopolitismo
Suoi
»
..
vantaggi
1\'. L'uomo civile' è vestito
animali nei climi caldi
del vello
co­
a ve­
Nasce l'industria manifatturiera
ed abusi
e
del
suo
colore
.
.
.
..
"
.
.
Come vestono
-
e
..
nei freddi
I
capelli
14
Le
..
il
..
stirsi
))
,
L'uomo
-
p
-
))
IS
gli
Muta
bianchi»
23.
-150
CAPITOLO V. Calore animale
dall'uomo
portabili
rico
»
VI.
Pelliccie
-
Limiti di
-
temperatura sop­
Materie coibenti il calo­
-
Lana
Lino
Seta
pago
29
Impermeabilità Tela incerata Cautsciuc
Osservaaìone
Scarpe e vesti impermeabili
di Gola
Nuova prepara­
Loro svantaggi
zione igienica delle stesse
35
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
•
»
VII. Porosità
.
.
Fanciullo in dorato
-
lità delle vesti
.
»
.
delle materie
Igroscopicità
-
.
Permeabi-
-
Riscaldamento per imbibizione
Raffreddamento per evaporazione
tessili
-
»
-
»
41
VIII. Le materie tessili ed i gas
Assorbimento
dei miasmi
Filtrazione dell'aria.
»
47
•
.
.
-
-
.
»
IX. Colori
mica
primitivi
Scala
-
Diatermasia
..
cromatica
Valore
-
stoffe secondo il colore
abiti nelle
battaglie
ter-
igienico
delle
colore
degli
Il
-
.
e
Corazza Muratori
-
-
Tinte velenose per stoffe da portare sulla
pelle
•
.
.
.
•
•
.
.
.
X. Stratificazione dei vestiti
rizzati.
'ordinario
•
•
.
bilità delle vesti
»
la
e
.
_.
pellagra
XII. Storia naturale
e
•
XIII. Cotone
Lino
-
•
XIV.
•
-
Luce
di luce
bagni
Elettricità
«
»
.
•
•
•
•
.
-
'Jl
-
71
coltura industriale delle
•
•
Canape
.
60
-
Altre
-
•
»
•
.
•
•
•
•
.
•
79
ti-
piante
»
gliose.
Bisogno pel neonato di riscaldamento e di
pulitezza Fasciature Culla e zanzariera­
Progressi nell'igiene, vestiario dei bambini
•
»
-
Le
-
Combusti-
-
materie tessili animali
»
52
Bucato
-
Stoffe d'amianto
nocivi dei
e
•
•
.
l'allume
e
.
Effetti salutari
»
.
Nuovi studi del Man­
-
.
•
Xl. Il cloruro di zinco
Il sole
.
merce­
Disinfezione dei miasmi
-
tegazza
»
.
Metodo di Tessier
-
ed i miasmi
essenze
.
ed imbiancamento delle
Purgazione
materie tessili
.
Tessuti
-
.
Si
-
-
li vestito da uomo e la pretesta
per le fanciulle e pei vecchi
•
')I
XV.
naturale
da notte
Gli antichi in
�
_
zucca
-
-
.
•
•
della testa
Copertura
Le vesti
-
•
)\
Berretta
Il
primo
9
151
-
cappello
Cercine
-
Barba salutare
-
pei
bambini
Parrucca
-
indecente
non
e
..
Il col­
-
lare e il medio evo
Croati e cravatte pago 105
CAPITOLO XVI. La camicia
I bagni
Muta­
Sua storia
-
-
-
mento della camicia
i Russi moderni
camicia
»
-
-
-
I Romani antichi ed
Precauzioni per mutar la
..
La camicia di lana.
•
.
•
.
»
112
XVII. Mutande usate anche dagli antichi
Calze
bianche
Il tannino ed il sudore dei piedi
Le scarpe presso i popoli
Calzature per
-
-
_
-
Ie diverse età
»
Le
-
pappuccie
-
e
nolino
-
-
•
XIX. Abiti femminili
Piedi
»
guanti,
-
-
-
»
I
XVIII. 11 corpetto
I Calzoni
Cinture
tunica
Mantello e soprabito.
Capo
-
Il busto
-
Maschera
Le mode
e
la
-
La
e
•
»
Sciallo
-
.
.
gonnella
civetteria,
»
Giubba
-
•
118
124
-
Il cri­
•
•
})
128
freddi
propri dei climi caldi
Temperati I vestiti e le malattie cutanee
Il letto presso i vari popoli
e polmonari
Letti elastici
Sue condizioni igieniche
Nuove invenzioni
Il vestito e le profes­
XX. Vestiti
-
-
-
-
-
-
-
-
sioni diverse
taglio
-
-
Occhiali
Mazzetta
•
-
Ombrello
e
Anelli ed orecchini
ven­
.
»
135