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Interni luglio-agosto 2013
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INsight
in scena
la pelle
nel racconto di pasquale
natuzzi, dalla prima bottega
artigianale a taranto
ai siti produttivi modello
di oggi, la vocazione
alla ricerca e all’innovazione,
dalla puglia al mondo
di Patrizia Catalano
A Sant’Eramo l’head quarter del Gruppo Natuzzi.
L’azienda nota per essere il più importante
produttore di imbottiti italiano, punta sulla qualità
del Made in Italy e sull’importanza di comprendere
l’intero ciclo produttivo. Nella foto, Pasquale Natuzzi
a capo del Gruppo Natuzzi, ritratto nel Centro
di sviluppo prodotto.
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Q
uando nel 1972 Pasquale Natuzzi
definisce la sua attività di
imprenditore iniziata nel 1959, fondando la Natuzzi Salotti
srl, immaginava che avrebbe creato un colosso
imprenditoriale?
“Affermare che immaginassi già da allora
quello che la Natuzzi sarebbe diventata è forse
eccessivo. Tuttavia, che abbia sempre avuto lo
sguardo rivolto alla crescita e all’allargamento dei
confini all’interno dei quali la mia azienda operava è
verissimo. Quando avviai la mia bottega artigianale
a Taranto, nel 1959, ero un ragazzo. Ricordo che la
preoccupazione più ricorrente era legata al timore di
restare senza lavoro: “Che farò – pensavo– il giorno
in cui avrò venduto i miei salotti a tutte le famiglie di
Taranto?” La risposta me la diedi da solo, allargando
da subito la vendita dei salotti alle regioni limitrofe e,
da lì, al resto d’Italia. Da questa spinta interiore si
sono sviluppate, negli anni, due caratteristiche della
mia azienda: la propensione alla crescita e la
vocazione all’esportazione. Oggi, a distanza di oltre
50 anni, il gruppo Natuzzi è il primo produttore
italiano nel settore dell’arredamento e leader
mondiale nel segmento dei divani in pelle. Gestisce
due marche posizionate su fasce di prezzo differenti,
destinate a target distinti e distribuite attraverso
canali separati, una interamente realizzata in Italia
(Natuzzi Italia) e l’altra realizzata all’estero (Leather
Editions). Produce una Private Label rivolta alla
grande distribuzione. Ha stabilimenti produttivi in
Italia, Cina, Brasile, Romania; uffici commerciali in
12 Paesi; 619 punti vendita Natuzzi Italia in tutto il
mondo e 6.740 collaboratori. Insomma, di strada ne
abbiamo fatta”.
Oggi il gruppo Natuzzi è certamente la più importante
realtà produttrice di imbottiti del nostro Paese. Soprattutto, è
un’industria con un ciclo produttivo controllato nei dettagli.
Ci vuole parlare della ‘fabbrica Natuzzi’?
“La ‘fabbrica Natuzzi’ oggi è un’azienda globale
che realizza i suoi prodotti all’interno di siti
produttivi ubicati in Italia, Cina, Brasile, Romania,
tutti verticalmente integrati. Controlliamo
direttamente il 92% delle materie prime e dei
semilavorati destinati alla produzione, acquistandoli
direttamente dai mercati di approvvigionamento e
trasformandoli all’interno di stabilimenti produttivi
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Un’immagine simbolica della campagna pugliese: per Pasquale
Natuzzi il rapporto con il proprio territorio ha un grande valore
simbolico, culturale e affettivo.
pagina accanto. Il divano Preludio, contraddistinto da ampi
braccioli e da un design modernista, disegnato dal Centro Stile
Natuzzi nel 2012, qui nella versione in pelle color rosso scuro.
specializzati nella lavorazione delle pelli, delle
strutture portanti in legno o metallo, delle
imbottiture e dei prodotti finiti. L’integrazione
verticale consente di ottenere efficienze e di
conseguire livelli qualitativi ottimali a tutela dei
consumatori. La produzione viene realizzata dalle
mani di esperti artigiani. Un know-how che
custodiamo e trasmettiamo ai collaboratori
attraverso attività di formazione.
Ma il nostro modello di impresa industriale
non si ferma qui. C’è un filo conduttore che unisce
queste attività, rappresentato dal rispetto per
l’ambiente a partire dalla rigorosa tracciabilità dei
materiali fino all’uso di energia pulita e rinnovabile.
Abbiamo installato 21.000 moduli fotovoltaici sui
tetti dei nostri stabilimenti produttivi di Santeramo
in Colle, Matera e Laterza.
L’intera produzione made in Italy è realizzata
attraverso energia solare. Il nostro Sistema di Qualità
è certificato secondo le norme ISO 9001, da quasi 20
anni. Dal luglio del 2003 abbiamo ottenuto la
Certificazione del nostro Sistema di Gestione
Integrato Qualità/Ambiente ISO 9001/2000”.
Quanto ha influito il rapporto con il territorio pugliese
nell’imprenditore Pasquale Natuzzi?
“Di solito mi piace pensare alla mia azienda
come ad un grande albero con le radici ben salde nel
Sud Italia e i rami diffusi in tutto il mondo. Il luogo in
cui vivo e lavoro – tra la Puglia e la Basilicata – è
affascinante, ricco di storia e di arte. Un territorio
accogliente dove il tempo sembra essersi fermato,
avendo trovato qui rifugio e ospitalità. Io sono
affascinato dalle nostre meravigliose colline con i
mandorli e gli ulivi secolari. I nostri prodotti sono il
frutto dello speciale feeling tra il nostro lavoro e la
nostra terra: i colori, il clima, il Mediterraneo sono le
fonti della nostra ispirazione, insieme alle felici
contaminazioni multiculturali di un gruppo globale
come il nostro, dove lavorano insieme persone di
diverse culture e tradizioni”.
Local global: il gruppo è presente in tutti i continenti e
in 123 stati: come intercettate le tendenze che proponete?
“Siamo un’azienda globale che ha la possibilità
di entrare subito in contatto con ciò che accade sui
mercati grazie alle nostre sedi commerciali e alla
nostra vasta rete distributiva. Abbiamo una
struttura d’impresa basata sul dialogo continuo tra la
‘periferia’ ed il cuore pulsante della nostra azienda
che è e resta a Santeramo in Colle, in provincia di
Bari. Qui abbiamo 600 tra impiegati e manager,
talenti che definiscono le strategie di marketing in
tutta la sua più ampia accezione: prodotto, prezzo,
punto vendita, marca e comunicazione. Qui abbiamo
anche il Centro Stile con architetti, interior designer,
colorist, specialisti della pelle, dei tessuti e del legno.
È il luogo dove prende forma il nostro “total living in
total harmony”: un’armonia che sappia far convivere
stili, materiali e colori differenti e che unisca il
comfort al design, per portare armonia e bellezza
nelle case e rendere la vita più piacevole.
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segnali di crescita. Cina, Brasile, India e anche Russia
sono i Paesi su cui stiamo puntando già da alcuni
anni. In Cina abbiamo 34 Natuzzi Store, con
l’obiettivo di raddoppiare la distribuzione nell’arco
dei prossimi 2-3 anni. In India abbiamo già aperto 7
Natuzzi Store nelle più importanti città del Paese. Il
Brasile è uno degli altri mercati emergenti su cui
stiamo puntando. Qui è imminente il lancio del
marchio Natuzzi Italia, attraverso l’apertura di negozi
e gallerie monomarca, con l’obiettivo di offrire ai
consumatori brasiliani il fascino, la qualità e la
bellezza dei nostri prodotti made in Italy”.
Pasquale Natuzzi ha sempre creduto nel valore
dell’internazionalità, basti pensare la quotazione in borsa a
New York del 1993. Questo ha portato il marchio Natuzzi a
essere riconosciuto in tutto il mondo come un brand di
altissimo valore e qualità: di quali strumenti di
comunicazione vi siete dotati nell’arco di questi anni?
“Già agli inizi del 2000 noi abbiamo elaborato
una strategia d’impresa che prevedeva di realizzare
all’estero quella parte di produzione destinata alla
fascia di consumatori più sensibili al prezzo e
contemporaneamente di avviare gli ingenti
investimenti necessari a rendere sempre più
“percepibile” il valore aggiunto dei prodotti made in
Italy: innovando il prodotto, i processi produttivi e le
fabbriche italiane, investendo nell’apertura di punti
vendita Natuzzi nel mondo e nella comunicazione.
In dieci anni abbiamo investito centinaia di
milioni di euro sul brand Natuzzi Italia e oggi,
secondo una ricerca indipendente commissionata a
in alto. Il centro stile Natuzzi
ha un team di architetti, interior
decorator e designer che
quotidianamente si confronta
con le nuove tendenze
da selezionare e proporre
sul mercato.
Quindi è qui che vogliamo restare a produrre,
proprio per la qualità del made in Italy solo qui può
continuare a essere, anche se siamo consapevoli delle
difficoltà che il settore e il nostro distretto sta
attraversando”.
Quali sono gli elementi imprescindibili che
compongono la filosofia Natuzzi?
“Da più di 50 anni seguo di giorno in giorno
l’evoluzione della nostra azienda, per cui ritengo che i
risultati della nostra impresa siano legati prima di
tutto a un senso etico forte e molto presente nella
nostra realtà. La fedeltà a valori come l’integrità, il
rispetto per il cliente, per i collaboratori, i fornitori e
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gli azionisti rappresentano una parte importante
della nostra storia e, al tempo stesso, le basi su cui
costruire il futuro”.
L’azienda dichiara un fatturato al 31/12/2012 di
468,8 milioni di euro. Considerando il periodo di difficoltà
che sta affrontando il mercato italiano, come vi muovete:
state puntando e monitorando nuovi mercati?
“Dal 2001 affrontiamo una delle più difficili
congiunture che il nostro settore abbia mai
incontrato. Noi stiamo investendo per continuare a
innovare, a competere e promuovere il made in Italy
nel mondo. Oggi la sfida si vince su quei mercati che,
a differenza dell’Europa e dell’Italia, mostrano
sopra. il divano Tempo, presentato
all’ultimo Salone di Milano,
nella versione in pelle nera
con poltrona chaise-longue.
Di Memo Design.
Pagina accanto. Uno store Natuzzi.
Un dettaglio della fase di cucitura
della pelle. Il divano Tenore,
caratterizzato da braccioli
ultra-sottili e pensato per spazi
contenuti. Design Studio Memo.
Ipsos dal più grande gruppo editoriale francese, il
nostro brand made in Italy è risultato essere – fra i
consumatori di beni di lusso in Paesi come Spagna,
Francia, Usa, Germania, Giappone e Regno Unito – il
più noto nel settore del design e arredamento. I nostri
sforzi quindi sono stati premiati”.
Che valore hanno “ricerca & innovazione” per il
gruppo Natuzzi?
“Sono l’essenza del nostro lavoro. Senza ricerca,
per esempio, non avremmo realizzato tutte quella
innovazioni nello stile, nel design e nel colore della
pelle che ci hanno fatto diventare leader mondiali nel
nostro settore. Dietro tutte queste idee c’è stato un
lavoro che ci ha portato a reinventare e
reingegnerizzare interamente la produzione dei
divani. Nel corso degli anni abbiamo continuato ad
innovare ogni area strategica dell’azienda, dalla
produzione al prodotto, dalla gestione del marketing
e delle vendite alla logistica. Oggi più che mai è
sempre più vitale continuare a fare ricerca e noi lo
stiamo facendo nelle nostre fabbriche, nei nostri
nuovi prodotti, nei punti vendita e nella
comunicazione, per essere innovativi nell’offerta,
efficienti nella distribuzione e coerenti nella
diffusione dei valori di marca”.
Lo scorso aprile lo showroom milanese di via Durini
ha ospitato un intervento dell’artista Fabrizio Plessi. La sua
passione per l’arte contemporanea è fatto noto: ce ne vuole
parlare?
“Per noi la cultura e l’arte sono motivo di
ispirazione nel lavoro quotidiano. Disegnare un
prodotto, immaginare un nuovo progetto sono un
lavoro appassionante. Da più di 50 anni la nostra
missione è ricercare la bellezza in tutte le sue forme e
creare emozioni. Per questo confermiamo il nostro
impegno a favore dell’arte e della valorizzazione delle
eccellenze del nostro Paese. Il connubio tra lo stile
Natuzzi e il mondo dell’arte è partito con la
collaborazione di Arnaldo Pomodoro nel 2007.
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il divano Brio, grazie a un comodo sistema recliner elettrico, consente alla seduta
di allungarsi trasformandosi in una confortevole chaise-longue.
sotto, il divano Forma, design Claudio Bellini, novità aprile 2013. Disponibile sia
nella versione in pelle che in tessuto (come nella foto), si compone di un sistema
di moduli assemblabili.
Nel 2009 abbiamo lanciato il progetto Natuzzi
Open Art, con lo scopo di portare l’arte nei negozi
Natuzzi e di renderla accessibile, “open”, a tutti.
Abbiamo collaborato con artisti di diversa
formazione ed esperienza (pittori, scultori, fotografi,
ecc.), per creare opere d’arte prodotte in edizione
limitata che diventano poi oggetti della collezione
Natuzzi. Il primo protagonista è stato lo scultore
Giacomo Benevelli. Sono seguite le collaborazioni con
Nicola Del Verme e Gianni Basso. Nel 2013 il progetto
si è arricchito della prestigiosa collaborazione di
Fabrizio Plessi, uno dei più importanti e innovativi
artisti contemporanei, di cui sono anche collezionista.
The shape of energy è il titolo dato all’installazione che
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Plessi ha realizzato per celebrare il dinamismo, il
cambiamento e l’energia che da sempre animano
l’azienda”.
Quanto contano all’interno dell’azienda team e lavoro
di squadra?
“Sul mio Blackberry mi sono fatto inserire una
frase che chiude tutti i miei messaggi email: TEAM
– Together Everyone Achieves More. Sono convinto che
in un’azienda sia possibile creare qualcosa di valido e
duraturo solo se si impara a far parte di un team. I
risultati arrivano quando si comprende di essere
parte di qualcosa di più vasto del proprio orizzonte
personale: è solo con il lavoro di squadra che si
possono raggiungere grandi obiettivi”.
pagina accanto. lo scorso aprile In occasione
del FuoriSalone, Pasquale Natuzzi per la rassegna
Natuzzi Open Art ha presentato presso
lo showroom di via Durini “The shape of energy”,
un’installazione del videoartista Fabrizio Plessi.
Il tema, un’opera che aveva come soggetto la lava
vulcanica, voleva esprimere l’energia fluida
e creativa del gruppo di Sant’Eramo. Nella foto
insieme a Pasquale Natuzzi e Fabrizio Plessi,
Pasquale Natuzzi jr, che in azienda riveste il ruolo
di Brand Planner del Gruppo.
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