Il Vicino Oriente
di Fausto Biloslavo - da Frontiere
Il Vicino Oriente, come veniva definito un
tempo, è una regione politicamente instabile
per cause storiche, geostrategiche ed
economiche. La Penisola Arabica attanagliata
dal Mar Rosso e dal Golfo Persico è vasta
quanto i due terzi dell'Europa, ma non
raggiunge i 23 milioni di abitanti distribuiti fra
Arabia Saudita, Yemen, Baherein, Sceiccati
del Golfo e il Kuwait. L'Egitto arabo e l'Iran
persiano sono le gigantesche sentinelle sul
lato est e ovest del Medio Oriente.
nazionaliste che si stavano affacciando
all'orizzonte. Damasco e il Cairo furono i primi
centri del nazionalismo arabo che si propagò
a un modello di ceto sociale sconosciuto in
Medio Oriente e importato dall'Occidente: la
borghesia.
La Giordania e l'Iraq, che si estende su gran
parte del territorio dell'antica Mesopotamia,
rappresentano l'aggancio continentale della
Penisola Arabica. Israele, fondato come stato
nel 1948, il Libano martoriato da quindici anni
di guerra civile, e la Siria si affacciano,
invece, sul Mediterraneo.
Covava l'odio contro la Sublime Porta,
inasprito dal movimento rivoluzionario dei
Giovani Turchi, che nel 1908, dopo aver
preso il potere, decise di turchizzare gli arabi.
Nella storia contemporanea del Medio Oriente
si nascondono i nodi di una crisi endemica
che le potenze coloniali prima e le
superpotenze dopo il 1945 non sono riuscite
a sciogliere. Per comprendere i motivi
dell'instabilità cronica dell'area bisogna però
risalire alla fine del secolo scorso quando,
approfittando del declino dell'impero
ottomano, il"grande malato"del tempo,
Inghilterra e Francia si divisero in zone
d'influenza il Medio Oriente.
La corona britannica varò la sua strategia con
l'occupazione di Aden nel 1839 e continuò
imponendo protezioni a numerosi sceicchi
dell'Arabia meridionale. Infine conquistò
l'Egitto nel 1882.
La Francia penetrava intanto in Libano e
Palestina e nel 1881 occupò la Tunisia.
Sul fronte arabo si svilupparono le sette
islamiche, come la Wahabita, che
propagandavano un ritorno alla vera fede
musulmana, un catalizzatore per le spinte
Il panarabismo si espanse a macchia d'olio
nella Penisola Arabica, dove sono custoditi i
luoghi santi della Mecca e di Medina, in
Mesopotamia e in Palestina.
Nel frattempo le terre mesopotamiche erano
diventate terreno di scontro fra inglesi e
tedeschi che si contendevano i permessi per
la costruzione di ferrovie e impianti industriali
con malcelati obiettivi espansionistici.
«Non ci voleva nulla di più della Guerra
mondiale perché la situazione della Turchia in
Arabia, già tanto compromessa,
precipitasse», scriveva Renzo Sertoli Salis, nel
1940, su Le vie del Mondo, la rivista del
Touring Club.
Nel 1914 i turchi, legati a filo doppio con la
Germania, che controllava anche la ferrovia
per Bagdad, si schierarono con gli imperi
centrali. Un corpo di spedizione anglondiano
sbarcò a Bassora per occupare l'Iraq, ma fu
sconfitto due anni più tardi.
Solo nel 1917 gli inglesi arrivarono a Bagdad;
ma già da molti mesi avevano sottoscritto un
patto segreto di spartizione con i francesi che
prevedeva l'occupazione dell'Iraq dopo la
guerra. Il capofila dello schieramento arabo
era a quei tempi lo sceriffo della Mecca,
Hussein, che si alleò segretamente con
l'Inghilterra in cambio dell'indipendenza dai
turchi. Una pedina importante del "grande
gioco" che si stava svolgendo in Medio
Oriente fu il colonnello T.E. Lawrence, che
aizzò e guidò la rivolta araba contro i turchi,
compiendo imprese sensazionali come la
conquista del porto di Akaba sul Mar Rosso.
Una recentissima biografia di Lawrence
d'Arabia smonta il mito creato attorno al
personaggio, che in ogni caso credette nella
bontà della sua impresa e nelle promesse del
suo governo.
Quando a guerra finita si rese conto che
Francia e Inghilterra si erano divise il Medio
Oriente Lawrence fu il primo ad accusare le
potenze coloniali di aver ingannato gli arabi.
Alla Penisola Arabica, dove non esistevano
interessi europei di carattere strategico, fu
concessa l'indipendenza; ma la nazione si
formò negli attuali confini solamente nel
1932. Negli anni precedenti, dopo una lunga
guerra civile,
Abdel-Aziz Ibn Saud, rè di alcune zone
periferiche e capo dei Wahabiti, marciò sulla
Mecca, sconfisse Hussein, tenne a bada gli
inglesi, fronteggiò lo Yemen e infine fondò
l'Arabia Saudiana.
L'Iraq, occupato dalle truppe inglesi, fu
governato da re Faysal della monarchia
haschemita che riuscì a strappare una
dichiarazione di formale indipendenza politica
nel 1930, mentre aeroporti e infrastrutture
militari rimanevano in mano ai soldati della
Gran Bretagna.
In quegli anni iniziò la guerra economica per
ottenere le concessioni atte a sfruttare i
giacimenti petroliferi di Kirkuk e altre zone.
Ne fecero le spese i curdi che, per il solo
motivo di abitare su quelle terre, furono
smembrati come popolo e costretti a vivere in
tre nazioni diverse.
Il Kuwait, sono nel XVII secolo sotto l'egida
ottomana, divenne ufficialmente protettorato
britannico nel 1914 a causa della sua
importanza strategica come sbocco sul Golfo
Persico, che, secondo Le vie d'Italia e del
Mondo, era «una via maestra tra Occidente e
Oriente». Alla vigilia del secondo conflitto
mondiale il nazionalismo islamico vedeva
negli eserciti dell'Asse i possibili liberatori dal
dominio anglofrancese.
A Bagdad prese il potere il filonazista Rashid
Ali Kailani ma, nel 1941, l'Iraq fu
riconquistato dalle truppe inglesi che,
arrestati i capi nazionalisti, imposero un
governo filobritannico.
In piena guerra il gran muftì di Gerusalemme
si incontrò a Berlino con Hitler, mentre il
regno saudita rimaneva prudentemente a
guardare dichiarando la propria neutralità.
Terminata la seconda guerra mondiale la
formazione dello stato d'Israele scatenò
nell'area nuove tensioni che portarono, nel
1947, al primo conflitto arabo-israeliano (a
cui seguirono le guerre del 1956, 1967,1973
e l'invasione, nel 1982, del Libano).
Dopo il 1945, l'Iraq aderì alla Lega Araba e
ottenne il ritiro delle truppe britanniche, ma
la partecipazione al conflitto contro Israele,
nel 1947, causò una disastrosa crisi
economica.
Con la decolonizzazione e la creazione dei
blocchi fu siglato il patto di Bagdad, un
accordo militare in funzione occidentale e
antisovietica nel Medio Oriente.
Ma nel 1956 la crisi del Canale di Suez segnò
il definitivo declino anglo-francese nella
regione, incrinando tutto lo schieramento
arabo filoccidentale.
Nel 1958 i militari di Bagdad assunsero il
potere con un sanguinoso colpo di stato che
portò, dopo lo sterminio della famiglia reale,
alla proclamazione della repubblica.
Nonostante le prime timide riforme, la
situazione interna irachena si deteriorò e
anche sul piano internazionale non
mancarono i problemi. Il più grave si verificò
in occasione dell'indipendenza da Londra del
confinante Kuwait nel 1961 ; gli iracheni ne
reclamarono subito l'annessione,
costringendo i britannici a rinviare nel piccolo
stato un corpo di spedizione.
Due anni più tardi, l'Iraq fu sconvolto da un
altro putsch, promosso dal partito Baath di
tendenze socialiste e fìlonasseriano.
crisi economica e politica. La resistenza
iraniana, alla fine, era riuscita a infrangere i
sogni di grandezza di Saddam e inoltre per
Bagdad, malgrado il suo enorme potenziale
bellico, rimaneva insoluto il problema del
controllo degli sbocchi sul Golfo Persico.
Da qui l'abortito tentativo di creare una
grande nazione mediorientale con Egitto e
Siria a cui segui, nel 1968,1 ' ennesimo colpo
di stato.
Da qui la riedizione delle rivendicazioni del
1961 sul Kuwait, la polemica sulle frontiere
tracciate "col righello" dalle potenze coloniali
dopo la caduta dell'impero ottomano e infine
il risorgere del panarabismo. Tutte premesse
per l'invasione del piccolo emirato e l'inizio
della nuova crisi mediorientale.
Agli inizi degli anni settanta l'Iraq si spostò
verso il blocco orientale decidendo la
nazionalizzazione dell'industria petrolifera e
siglando a Mosca il trattato quindicennale di
amicizia e mutua assistenza con l'Unione
Sovietica.
Saddam Hussein, un militare di carriera,
conquistò il potere nel 1979 costringendo alle
dimissioni il suo predecessore. Nel settembre
del 1980, approfittando della caduta dello
Scià, scatenò la guerra contro l'Iran di
Khomeini con l'obiettivo di assicurare all'Iraq
il controllo delle foci dello Shatt el Arab, unico
sbocco al mare del paese.
Fu l'inizio di una lunghissima guerra durata
otto anni e costata almeno un milione di
morti. Solo il 18 luglio 1988 l'Iman Khomeini
accettò la risoluzione 598 delle Nazioni Unite
al fine di sospendere il conflitto permettendo
a 350 osservatori dell'ONU di attestarsi alla
frontiera per sorvegliare la tregua.
Nel corso delle ostilità con l'Iran, Bagdad
impiegò su larga scala le armi chimiche non
solo contro gli iraniani ma soprattutto contro
la minoranza curda del nordest del paese,
costringendo la popolazione ad un massiccio
esodo nella confinante Turchia.
Un massacro poco noto che però non ha
incrinato la solidarietà in funzione
antiraniana, durante la guerra contro
Teheran, dei paesi arabi moderati, come
l'Arabia Saudita, e delle nazioni occidentali.
Accantonato il conflitto, dall'esito
quantomeno incerto, i dirigenti iracheni
hanno dovuto far fronte a una nuova pesante