2009—1 Informazioni ai Soci CLUB VEICOLI MILITARI STORICI NOTIZIARIO WWW.CVMS.IT MAB M E Z Z I A R M I B A T T A G L I E LETTERA DEL PRESIDENTE Cari soci, sono passati dieci anni da quando pochi “eroi” si sono ritrovati per costituire il nostro Club. Le basi su cui si è fondata l’iniziativa dovevano essere buone se a distanza di un decennio ben cinquecento soci iscritti hanno sempre un grande piacere nel vedersi, nel portare le nostre “vecchiette” in esposizione o nel percorrere, con una incontenibile grinta, i percorsi di montagna più o meno impegnativi. Grazie alla collaborazione di tutti siamo riusciti a raggiungere obiettivi importanti, organizzando raduni sempre più interessanti e con la partecipazione di un notevole numero di vetture. Il Club nel corso degli anni è diventato un Club ASI e successivamente è diventato membro dell’MVPA statunitense: insomma, di più non si poteva fare e invece l’abbiamo fatto con un sito internet molto frequentato e forse un po’ imitato. Ma non basta, il nostro notiziario negli ultimi anni è diventato un rivista di 32 pagine letto da molti e richiesto, per i suoi contenuti, anche dai collezionisti di altri Club. Il nostro parco vetture e moto si è allargato in maniera considerevole e, non vorrei sparare delle cifre assurde, ma se è vero che molti soci hanno più di un veicolo, ragione- volmente potremmo esporre più di mille veicoli, incredibile!!!. Personalmente mi sono iscritto sei anni fa, dopo l’acquisto di una Ford GPW con la quale ho avuto il piacere di partecipare dopo poche settimane al raduno di Bombardone. Ho subito visto che era sì un Club di veicoli, non di esaltati maniaci, ma un Club di famiglie dove tutti potevano partecipare nel miglior modo credessero. Questo approccio è rimasto immutato negli anni e ne sono molto felice perché ci distingue dagli altri club votati esclusivamente alla collezione. In questi anni molte persone hanno fortemente collaborato con i membri del Consiglio, tenendo la contabilità e l’amministrazione del Club, la segreteria, il supporto nei raduni e tanto altro, a loro va il nostro più sincero ringraziamento perché senza di loro lo sviluppo del Club sarebbe stato molto più arduo. Come Vi ho già anticipato, quest’anno sarà un anno pieno di raduni interessanti e spero di vedervi numerosi affinché il decennio del nostro Club possa essere degnamente festeggiato. Grazie a tutti e “ad maiora”. Il Presidente Enrico Paggi CLUB VEICOLI MILITARI STORICI INDICE DEGLI ARGOMENTI ♣Lettera del Presidente ♣Indice degli argomenti ♣Colico 2008 ♣Manifestazioni 2009 ♣Forte del Montecchio—Colico ♣Alcune delle vere Regine del CVMS ♣Rinnovo quote associative ♣Cartoline dai Soci: Come eravamo ♣CVMS: Programma Normandia 2009 ♣Museo dello sbarco in Sicilia 1943 ♣Il fallito attentato ad Hitler ♣Testimonianze ♣Lo sbarco in normandia ♣CVMS: 10 anni di Raduni ♣Storia di una ar 59 ♣Cerco, Compro, Vendo ♣Foto di copertina: Pag. 1 Pag. 2 Pag. 3 Pag. 4 Pag. 5 Pag. 6 Pag. 7 Pag. 8 Pag. 9 Pag. 10 Pag. 11-12 Pag. 13 Pag. 14-23 Pag. 24-32 Pag. 33-34 Pag. 35 Pag. 36 Redattore: Cosimo Prototipo Articoli di carattere storico: Enrico Paggi, Cosimo Prototipo Resoconti delle manifestazioni: i Soci CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. COLIC0 2008 L’anno si è chiuso con il raduno di Colico a Forte Montecchio, un forte costruito durante la Prima Guerra Mondiale per far fronte ad eventuali attacchi di eserciti nemici dalla Svizzera. Il forte è un raro esempio di perfetta conservazione e le quattro cupole corazzate ancora contengono i cannoni originali. Il clima favorevole ed il fatto che era l’ultima occasione “ufficiale” per usare i nostri amati mezzi, ci ha permesso di radunare una bella quantità di veicoli: circa 70 che hanno fatto bella mostra nel prato all’interno delle mura del forte. L’amico Antonio Trotti, responsabile del Museo della Guerra Bianca, ed i suoi colleghi ci hanno fatto visitare il forte facendoci apprezzare i più piccoli dettagli. Dopo i discorsi delle autorità un pranzo all’aperto e ben organizzato, all’interno del perimetro del forte, ci ha rifocillati dalle fatiche della giornata. Per i più “agitati” il Sindaco di Verceia ci ha permesso di visitare le gallerie da mina, da poco riscoperte, a poca distanza dal forte, che facevano parte delle incredibili difese create dal Generale Cadorna. Un ringraziamento particolare all’Assessore per il turismo di Colico che ci ha molto aiutato ad organizzare l’evento e che ci aiuterà quest’anno per un raduno che stiamo preparando, che partirà da Como per concludersi a Colico il giorno successivo con l’ingresso nel lago di mezzi anfibi. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. MANIFESTAZIONI 2009 Di seguito diamo indicazioni di massima. Per informazioni più dettagliate vi invitiamo a controllare la pagina Raduni 2009 o le News della pagina iniziale del nostro sito, www.cvms.it, in continuo aggiornamento, o contattare la sede del Club. Non mancheranno avvisi a mezzo posta in caso di particolare importanza dell’iniziativa in programma. E’ importante rammentare di comunicare sempre per tempo eventuali vostre iniziative, al fine di consentirci una programmazione degli eventi. Se siete intenzionati a partecipare ad un raduno è necessario comunicare il proprio nominativo, tipo di veicolo e numero di partecipanti almeno dieci giorni prima dell’evento alla sede del club o, se indicati, ai numeri di telefono degli organizzatori. RADUNI CVMS 2009 19 Aprile 2009 : Milano Caserma Santa Barbara Referente: Cesare Spinardi 9—10 Maggio 2009 : Giro del Lago di Como: Referente: Diego Molteni 9 Giugno 2009 : Raduno con sfilata: Filago (BG) Referente: Cesare Spinardi 4—10 Giugno 2009 : Normandia—Francia 28 Giugno 2009 : Lecco Luglio 2009 : Valli Ossolane Settembre 2009 : Val Badia—V° Raduno Internazionale Veicoli Militari Storici È stato organizzato il trasporto dei veicoli con bisarca. I Soci interessati contattino al più presto la sede del Club. Organizzazione e programma: Werner Crazzolara SEGNALAZIONE DI ALTRE MANIFESTAZIONI BORSE SCAMBIO CON STAND CVMS 30 /31 MAGGIO 2009 : Militaria — Novegro MI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. FORTE DEL MONTECCHIO—COLICO L’unico forte della grande guerra ancora intatto con i 4 più grandi cannoni italiani. Il forte è una delle tipiche costruzioni progettate all’inizio del secolo dal generale Enrico Rocchi, che è ritenuto un genio delle costruzioni militari dell’epoca. Si tratta di una struttura completamente in cemento e pietra, a due piani, con gli alloggi dei militari realizzati in un’ala separata dal corpo centrale. I due edifici risultano collegati, grazie ad una galleria scavata nella roccia e protetta da volte dello spessore di circa due metri. Sulla sommità dell’edificio sono posizionati, in installazioni girevoli e protette da cupole di acciaio e ghisa, quattro cannoni. Si tratta del più moderno armamento utilizzato, nelle fortificazioni italiane, durante la Prima Guerra Mondiale. I quattro pezzi sono gli unici originali conservati sino ai giorni nostri. Si tratta di armi prodotte dalla ditta francese Schneider, in quanto l’industria bellica italiana non era in grado di fornire cannoni necessari per tutte le fortificazioni. I pezzi, modello 149/35 S, oltre ad essere i più grandi cannoni presenti in Italia, sono ancora perfettamente funzionanti. Anche se, chiaramente, l’eliminazione del percussore impedisce di utilizzarli per sparare. Ogni pezzo, oltre a ruotare su se stesso, ha la possibilità di effettuare un alzo fra –8° e +42°. Possiede, inoltre, un freno, un recuperatore e un congegno ad aria compressa che permette di espellere dalla canna i gas prodotti dalla deflagrazione. Ogni cannone, dal peso di 3.800 Kg, poteva utilizzare proiettili di tipo diverso. Lo shrapnel, da 52 Kg, raggiungeva obbiettivi posti a 11.6 Km. Mentre le granate 149 S, pesanti 42 Kg, arrivavano fino a 12.1 Km. Più leggere, ma con portata decisamente superiore, le granate monoblocco da 37 Kg, capaci di raggiungere distanze di 14.2 Km. Una particolarità dei cannoni è che non usavano cariche di lancio in bossolo, ma in sacchetto. L’esplosivo era conservato nella polveriera scavata sotto la montagna e, nei momenti di necessità, veniva portato al piano superiore grazie ad appositi montacarichi. Una squadra di artiglieri provvedeva all’immediata confezione delle cariche da utilizzare. Gli ufficiali, addetti al puntamento, si trovavano nella Camera di comando. Qui calcolavano le traiettorie per mezzo delle carte e delle tavole di tiro poi, grazie a un sistema interfono, impartivano gli ordini agli uomini posizionati ai pezzi. Una cupola di osservazione, infine, consentiva di verificare l’efficacia del colpo. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. ALCUNE DELLE VERE REGINE DEL CVMS CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. www.cvms.it E’ l’indirizzo del sito internet del nostro Club, curato e aggiornato dal “web master” Danilo Giacomazzi, socio del Club. Visitate le nostre pagine sul web. La pagina iniziale e quella dei Raduni dell’anno in corso, sono aggiornate, con appositi avvisi, appena possibile, con le date dei raduni, con le informazioni necessarie per la partecipazione, e con le foto dei raduni che nel frattempo si sono svolti. RINNOVO QUOTE ASSOCIATIVE La quota associativa è scaduta il 31 dicembre 2008. La quota associativa per l’anno 2009 è di: € 55,00. ♣Rinnovo entro il 31/01/2009: euro 55,00; ♣Rinnovo entro il 31/03/2009: euro 65,00; ♣Rinnovo dopo il 31/03/2009: euro 85,00; ♣I soci che non danno disdetta per iscritto, e non rinnovano per uno o più anni la quota, ad una successiva richiesta di rinnovo dell’iscrizione dovranno pagare euro 55,00 per ogni anno non regolarizzato; ♣Soci Familiari e Simpatizzanti: euro 20,00. L’iscrizione al Club contestuale all’ASI comporta la spesa complessiva di € 97,00. Si avvisa che, per motivi di organizzazione, le quote ASI saranno trasmesse dal CVMS all’ASI alla fine di ogni mese. Tariffe pratiche ASI (La Manovella del 06/2004): Iscrizione al Registro Storico ( Ex Attestato di Storicità): gratuito. Auto, Veicoli Militari e Commerciali: Certificato di Identità: € 105.00. Gratuito per veicoli ante 1918. Certificato sostitutivo delle caratteristiche tecniche: € 105,00. Gratuito per veicoli in possesso di omologazione o certificato di identità o se richiesto contestualmente al certificato di identità. Motociclette: Certificato di Identità: € 60,00. Gratuito per veicoli ante 1918. Certificato sostitutivo delle caratteristiche tecniche: € 60,00. Gratuito per veicoli in possesso di omologazione o certificato di identità o se richiesto contestualmente al certificato di identità. Il pagamento delle quote di iscrizione al Club e/o ASI può essere effettuato direttamente in sede, oppure con Assegno Bancario non trasferibile o con Vaglia Postale intestato al Club con indicazione della causale. Iscrizione all’MVPA I soci interessati all’iscrizione all’MVPA, devono versare 48 dollari annuali, pari a circa euro 33,00 e devono compilare il coupon di iscrizione che potrà essere richiesto in sede e che abbiamo già allegato al Notiziario precedente. Pertanto le quote per il 2009 sono le seguenti: E’ possibile iscriversi solo al CVMS, oppure contestualmente all’ASI e/o all’MVPA pagando entro il 31/01/2008, le seguenti quote: CVMS = CVMS + ASI = CVMS + MVPA = CVMS + ASI + MVPA = CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. € € € € 55,00 97,00 88,00 130,00 CARTOLINE DEI SOCI : COME ERAVAMO Spazio Soci dedicato alle foto della …. …… “naia”. Foto che il socio Adriano Magnani ci ha gentilmente concesso di pubblicare. 1970: a Caserta e in Sardegna Capo Teulada , Corpo Cavalleggeri di Lodi. CARRO ARMATO M47. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. NORMANDIA 2009 CVMS: ARRIVANO !!! Ci siamo. I preparativi per lo “ Sbarco in Normandia dei Soci del CVMS” sono in fase di ultimazione. Alla metà di ottobre avevamo 40 iscritti, con circa 15 veicoli comprendenti: Camion Ford F60L canadese versione trasporto truppe Jeep Willys versione SAS fronte europeo 2 Jeep Willys versione inglese Dodge WC51 Moto Triumph inglese 350 cc Dodge Command Car Ford GPA 4 Ford GPW colorazione americana 3 Willys colorazione americana Assolutamente un bel gruppo !!! Il Presidente Enrico Paggi CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. MUSEO STORICO DELLO SBARCO IN SICILIA 1943 L’invasione della Sicilia, decisa dai capi di Stato Maggiore nel gennaio 1943, denominata operazione “Husky”, iniziò nella notte tra il 9 e 10 luglio 1943. Per l’operazione si impegnò un contingente costituito da 115.000 uomini inglesi e 66.000 americani, per un totale di 478.000 uomini coinvolti. A Catania, in uno degli edifici che compongono il centro “Le Ciminiere”, è stato allestito il museo storico dello sbarco in Sicilia. Il museo, che ho avuto il piacere di visitare, si sviluppa su tre livelli e occupa una superficie di circa 3000 m2. Il visitatore, dopo l’ingresso, può assistere alla proiezione di immagini per conoscere i fatti introduttivi alla Seconda guerra Mondiale e gli eventi precedenti lo sbarco. Nel museo, al piano terra, è stata ricostruita una graziosa piazzetta di Sicilia. La stessa piazzetta, ormai semidistrutta dai bombardamenti, sarà il drammatico spettacolo che apparirà agli occhi del visitatore, dopo la sosta nella ricostruzione di un rifugio antiaereo. Coinvolgente ed emozionante il momento trascorso nel rifugio, nella semioscurità, scossi dalle vibrazioni delle esplosioni delle bombe e impauriti dal loro rumore. All’interno del museo, schermi propongono filmati realizzati da cineoperatori di guerra, spazi riservati al modellismo, con mezzi corazzati, pezzi d’artiglieria, aerei e navi che parteciparono alle battaglie. Particolarmente curata la realizzazione di un bunker con militari in azione, di una sala operatoria da campo, di statue in cera riproducenti grandi personaggi della seconda guerra mondiale e di tanti altri particolari per ricordare questo importante evento. A disposizione del visitatore, infine, un bel volume con foto dell’epoca e riferimenti storici relativi allo sbarco. Riccardo Sansottera CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. 1944 IL FALLITO ATTENTATO A HITLER La storia dell’attentato La giornata di Hitler si stava svolgendo, a partire dalle 10 di mattino, con le rituali consultazioni dello stato maggiore tedesco, quando, alle 12,42, nel cuore della riunione militare, una terrificante deflagrazione scuoteva l’ambiente, seminando morte e terrore tra i presenti; tra l’urlo dei feriti, alcuni dei quali sbalzati violentemente fuori dalla finestra e tra i diversi corpi giacenti a terra, un fuhrer sconvolto e sotto shock riuscì miracolosamente a salvarsi e a cavarsela soltanto con qualche escoriazione, tanto che solo poche ore più tardi, alle 16, fu persino nelle condizioni di ricevere il duce Benito Mussolini, che verificò, stupefatto, di persona, la potenza dell’esplosione. Ancora una volta Adolf Hitler era uscito indenne e miracolato dall’appuntamento con la morte, come durante il primo conflitto mondiale quando si creò, intorno alla sua figura, una sorta di mito dell’incolumità, per l’attitudine a sfuggire, lui combattente di prima linea, alle spaventose carneficine che caratterizzarono la grande guerra; addirittura una volta un proiettile gli staccò la manica dell’uniforme lasciandolo indenne, mentre in un’altra occasione fu il conferimento della croce di ferro a salvarlo: proprio per quell’avvenimento e per la gran massa di persone presenti alla cerimonia, all’interno della tenda del comando supremo, Hitler e compagni furono costretti ad uscire dalla stessa, che, solo pochi minuti più tardi, venne centrata in pieno da una granata nemica. I cospiratori L'uomo deputato a compiere materialmente l'attentato fu il cattolico Oberst Claus Philipp Maria Schenk Graf von Stauffenberg Si rammenti che il venti luglio era l'anniversario del Concordato con la Chiesa Cattolica. Fra le principali personalità che si esposero nell'estremo tentativo del 20 luglio 1944 vi sono: • Ludwig Beck: già capo di stato maggiore dell'esercito, esonerato nel 1938 . Nei piani dei cospiratori sarebbe divenuto capo provvisorio dello stato. • Wilhelm Canaris: già ammiraglio, capo del servizio segreto militare (Abwehr). • Hans Oster: maggior generale della Wehrmacht, era il sostituto di Canaris. • Conte Helmuth von Moltkee: uno dei più prestigiosi congiurati civili, era per una soluzione non violenta. • Heinrich von Stülpnagel, colonnello generale che, per il suo incarico di governatore militare della Francia, avrebbe avuto una posizione chiave per la riuscita del colpo di stato. • Friedricht Olbricht: intendente generale dell'esercito territoriale. Anch'egli avrebbe avuto un ruolo chiave, essendo in grado di muovere truppe in posizioni ottimali per la riuscita dell'impresa in tutto il paese. • Henning von Tresckow: colonnello generale e capo di stato maggiore del gruppo d'armate di centro sul fronte orientale. Fu l'ideatore di un altro tentativo, fallito per poco, di assassinare Hitler nel 1943. • Conte Claus Schenk von Stauffenberg: colonnello e capo di stato maggiore dell'esercito territoriale. Fu lui ad offrirsi per portare a termine l'attentato ponendo le basi per l'attuazione del Piano Walküre. Altre personalità, quali il feldmaresciallo von Witzleben, che era designato a divenire comandante supremo dell'esercito, rimasero ai margini del complotto. Tra gli altri partecipanti alla pianificazione, o sospetti tali, vi furono anche personalità di spicco quali Erwin Rommel e Alfred Delp. Il piano prevedeva l'uso di due chilogrammi di esplosivo al plastico innescato ad orologeria ed opportunamente occultato in una valigetta; von Stauffenberg avrebbe piazzato l'ordigno sotto il tavolo intorno al quale Hitler teneva la quotidiana riunione con lo Stato maggiore sulla situazione militare, in un edificio all'interno del complesso del Führerhauptquartier "Wolfsschanze" ("tana del lupo"), nei pressi di Rastenburg, nel cuore della foresta di Goerlitz nella Prussia orientale. Dopo aver abbandonato la riunione ed essersi accertato dell'avvenuta esplosione, von Stauffenberg avrebbe avviato il Piano Walküre, la seconda fase decisiva per il colpo di stato, avvisando i complottisti a Berlino della avvenuta riuscita dell'attentato, e raggiungendoli immediatamente per via aerea. Continua pag. 12 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. 1944 IL FALLITO ATTENTATO AD HITLER A causa di circostanze impreviste Hitler sopravvisse all'attentato: Claus von Stauffenberg e Werner von Haeften, giunti nella "Wolfsschanze", furono disturbati durante la preparazione degli inneschi dell'esplosivo. Hitler anticipò infatti di 30 minuti la riunione poiché, di lì a poco, si sarebbe dovuto incontrare con Benito Mussolini, convocato proprio dallo stesso Führer. Per questo motivo i due congiurati riuscirono a preparare solo uno dei due chilogrammi di esplosivo previsti per l'attentato. La fretta nella preparazione fu fatale: l'ordigno, di potenza dimezzata rispetto al previsto, non riuscì neanche a ferire gravemente Hitler, il quale si trovava distante rispetto all'ordigno e fu protetto dal massiccio tavolo da conferenza in legno di quercia e dalle pesanti mappe militari; inoltre, poiché l'intenso caldo aveva fatto spostare la riunione dall'abituale bunker, l'esplosione risultò meno devastante del previsto. Nonostante quattro persone rimanessero uccise e quasi tutti i presenti feriti, Hitler riportò solo leggere ferite. Von Stauffenberg apprese del fallimento solo in seguito, a Berlino. Si dice anche che Mussolini, che viaggiava in treno per raggiungere Hitler a Rastenburg, dopo lo stop del convoglio per la presenza di bombardieri nemici, fosse stato invitato da due uomini a bordo di un'auto, che indossavano divise da ufficiali tedeschi e si qualificarono come tali, a seguirli per raggiungere Hitler. Il Duce rifiutò, e in seguito si scoprì che questi due uomi- ni erano complici di von Stauffenberg. Dopo il fallimento del colpo di Stato, la notte stessa del 20 luglio 1944, il colonnello Claus von Stauffenberg, il generale Friedrich Olbricht, il colonnello Albrecht Mertz von Quirnheim e il tenente Werner von Haeften, vennero catturati e fucilati nel cortile del BendlerBlock La maggior parte degli altri cospiratori al complotto ricevettero un processo puramente simbolico e vennero impiccati in un magazzino abbandonato di Berlino con un sistema di cappi collegati tra loro e concepito in modo tale che il peso del corpo di ogni vittima soffocasse a sua volta le altre vittime. Le esecuzioni furono filmate e poi trasmesse alla popolazione per mostrare la fine di coloro che avrebbero osato attentare alla vita di Hitler. Il filmato scomparve alla fine degli anni cinquanta Oggi a Berlino, nel magazzino dove furono eseguite le condanne a morte, c'è un museo commemorativo per le vittime del processo. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. TESTIMONIANZE Intervista alla Signora Goi Porta Premetto che quello che descrivo è esattamente la pura verità e fatti veramente avvenuti. Ritorniamo all’anno 1943 (penso fine novembre) quando alle ore tre di notte sentii suonare il citofono della portineria, io ero a casa sola con il mio bambino di 3 anni ed all’epoca io ne avevo 22. Aprii la porta di casa e vidi 2 uomini, uno in divisa fascista con in spalla un mitra e l’altro in borghese. Il Fascista con tono arrogante mi intimò di rivelare dove era mio marito, non avendolo trovato in casa. Ero terrorizzata, perché in passato, a chi non rivelava dove era il marito, veniva portato via il figlio. Questa consuetudine di portare via i bambini cambiò solo dopo l’intervento del Cardinale Schuster, al quale vanno i miei più sentiti ringraziamenti, che ridusse notevolmente i soprusi. I due uomini rimasero nella mia abitazione sino alle 7 e misero a soqquadro tutto l’appartamento. Dopo questo fatto, circa sei mesi dopo (siamo alla fine di novembre inizio dicembre del 1944, mio marito (incoscientemente) mi portò in casa un distinto signore dicendomi che dovevo ospitarlo per un periodo e non dovevo più ricevere in casa nessuno, tutto doveva apparire come se fossi in casa sola con il mio bambino. Purtroppo venni a sapere tramite un caro amico, che il mio ospite era un famoso colonnello delle SS fuggito dopo l’ultimo attentato a Hitler (era presente e complice dell’attentato). Ricercato in tutta Milano, era segnalato proprio nella zona dove abitavo. Ero talmente terrorizzata che mi preparavo mentalmente alla morte con l’angoscia per la fine che avrebbe fatto il mio bambino di tre anni e per il bimbo di 8 mesi che portavo in grembo. Il colonnello si era unito al gruppo di partigiani dove mio marito era un commissario politico (46° brigata Matteotti). Il colonnello fu con me sempre un gentiluomo. Una sera venne un signore a prelevarlo, ma prima lo travestirono per non renderlo riconoscibile. Lo portarono in un famoso Hotel di Milano e lo fecero incontrare con qualche donna compiacente. Ritornò da me al mattino alle 6, ubriaco. Mentre saliva le scale incontrò una signora che si stava recando a messa (a quei tempi le signore andavano presto a messa) e la fece spaventare tanto da farla urlare. Quando suonò il campanello oltre ad essere ubriaco aveva anche una pistola in mano, entrò in casa e cercò di spa- rare ai barattoli che avevo sopra la cucina. Mi spaventai così tanto che persi le acque e cominciai il travaglio del parto. Telefonai ad un ex collega di mio marito, pensando che sapesse dove trovarlo ed infatti dopo due ore vennero a prelevarlo. Il giorno dopo venne alla luce la mia bambina era il 15 febbraio 1945. Seppi più tardi che era talmente pericoloso ospitarlo, che furono costretti a portarlo in Svizzera, dove per sicurezza e per non mettere più in pericolo nessuno lo misero in una prigione. Dopo il 25 aprile 1945 seppi che si salvò e venne a Milano, dove raggiunse la moglie ed i figli, nascosti a Gignese un paesino del Lago Maggiore. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA Il contesto L’operazione Overlord iniziò all’alba del 6 giugno 1944 e fu, senza ombra di dubbio la più grande operazione anfibia di tutti i tempi. Non era la prima volta che gli alleati affrontavano un’operazione del genere: il 19 agosto 1942 tentarono a Dieppe l’operazione Jubilee che si trasformò in un disastro, per poi seguire con una fortunata serie di sbarchi in quanto contrastati quasi sempre da una debole resistenza: in Sicilia con l’operazione Husky il 10 luglio 1943, a Salerno con l’operazione Avalanche il 9 settembre 1943, ad Anzio con l’operazione Shingle il 20 gennaio 1944. Dopo l’operazione Overlord gli americani, per alleggerire il fronte italiano, effettuarono un’ultima operazione in Provenza, l’operazione Dragon il 15 agosto 1944. La pianificazione dell’operazione Overlord prese il via all’inizio del 1942 ed il generale Eisenhower, Comandante Supremo della Forza di Spedizione Alleata ebbe il suo bel da fare per scegliere la zona più adeguata ad un sbarco ed all’organizzazione della logistica di una quantità inimmaginabile di uomini e mezzi. La Germania si aspettava uno sbarco a Calais, che offriva delle spiagge migliori, un più immediato accesso al territorio tedesco,una maggiore vicinanza alla costa inglese; di conseguenza, Hitler fece pesantemente fortificare la costa, aiutando Eisenhower nella scelta delle spiagge della Normandia come obiettivo dell’invasione. Stabilire la reale dimensione delle forze messe a disposizione dagli alleati per l’invasione è molto arduo, perché in ogni pubblicazione in circolazione compaiono numeri differenti, ma per dare un’idea della dimensione si potrebbero considerare i seguenti: 50.000 uomini per l’attacco iniziale; 2.700.000 di uomini sbarcati nei giorni successivi pari a 86 divisioni, fino ad arrivare a 4.500.000 nell’ottobre 1944; 55.000 veicoli sbarcati nei primi sei giorni (ne furono portati in totale circa 500.000); 138 navi da battaglia e 221 tra cacciatorpediniere, corvette, fregate etc.; 1.000 dragamine e 300 unità ausiliarie; 6.500 navi e mezzi da sbarco; 805 navi mercantili; 9.000 aerei e 4.900 alianti; 100.000 tonnellate di materiali sbarcati nei primi sei giorni; 100.000 partigiani francesi organizzati. Il 6 giungo 1944, alla Camera dei Comuni, Churchill sta parlando ai deputati sull’andamento della campagna d’Italia. E’ mezzogiorno, il primo ministro ha appena comunicato che il generale Alexander ha occupato Roma. Mentre il “Big Ben” scandisce i rintocchi delle ore 12 Churchill con la tipica flemma britannica comunica ai presenti:” Debbo pure annunciare alla Camera, che durante la notte e nelle prime ore di stamattina ha avuto inizio il primo della serie di sbarchi in forze sul continente europeo. Stavolta l’attacco libera- tore si è abbattuto sulla costa francese. Un’immensa flotta con parecchie migliaia di navi ha attraversato la Manica. Massicci sbarchi di paracadutisti sono stati effettuati con successo dietro le linee nemiche, mentre sbarchi sulle spiagge sono in corso in questo momento in vari punti della costa. Le unità anglo americane sono appoggiate da più di 11.000 aerei di prima linea. Questa gigantesca operazione è senza dubbio la più complessa e difficile che mai abbia avuto luogo. La battaglia testè iniziata aumenterà continuamente di ampiezza e di intensità durante le prossime settimane”. Segue pag. 15 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA Furono necessari due anni e mezzo di studi per organizzare l’invasione e iniziare la liberazione dell’Europa. La prima idea concreta di uno sbarco in Europa aveva preso corpo a Washington alla fine del dicembre 1941, durante la conferenza fra Churchill e Roosvelt, ma il primo vero e proprio piano di sbarco era stato studiato a metà del 1942. Nel giugno del 1942 Eisenhower venne convocato in Inghilterra allo scopo di intraprendere la preparazione e lo studio di un piano di attacco contro la “fortezza europea”, al quale gli Stati Uniti avrebbero partecipato in forze. Il gruppo di lavoro comprendeva da parte britannica l’ammiraglio Ramsay, il generale Paget ed il Maresciallo dell’aria Douglas. Emerse subito la preferenza di uno sbarco sulle coste della Normandia. In agosto Churchill si recò a Mosca per mettere al corrente Stalin del progetto cercando di rassicurarlo della buona volontà degli alleati ad aprire un secondo fronte ed alleggerire l’Armata rossa dalla supremazia tedesca. Nel luglio 1943 il progetto Overlord era pronto per essere sottoposto all’esame dei capi di stato maggiore alleati. In agosto durante la conferenza di Quebec Churchill e Roosvelt approvarono il piano ed a Teheran il 28 novembre 1943 venne discusso con Stalin il coordinamento strategico del piano stabilito, in via preliminare, per il 1° di maggio 1944 ed i movimenti l’armata rossa. Il 12 febbraio 1944 Eisenhower venne nominato comandante supremo alleato delle forze d’invasione. Nella direttiva di nomina tra le altre era scritto”Vi porterete sul continente europeo e con le altre nazioni unite, inizierete le operazioni miranti al cuore della Germania ed alla distruzione delle sue forze armate. La data per lo sbarco su continente è il mese di maggio 1944”. Il comandante supremo alleato stabilì il suo quartier generale a St.James Square; qui, nel cuore di Londra vennero messi a punto i dettagli dell’operazione; successivamente il comando fu trasferito sul Tamigi a Kingstone. La stesura definitiva del piano prevedeva l’attacco alle coste della Normandia, nel Calvados e nel Cotentin. La zona prescelta aveva un’estensione di circa novanta chilometri. Nel primo giorno si riteneneva di poter sbarcare centrotrentamila uomini e ventimila veicoli. Il commodoro Hallet era incaricato di preparare l’operazione Neptune, sezione marittima del piano Overlord. L’operazione prevedeva, fra l’altro, la costruzione di porti prefabbricati, formati da grosse strutture di calcestruzzo rimorchiabili a sezioni attraverso la Manica fino alle zone di invasione. Gli Alleati, dopo l’esperienza a Dieppe, preferirono evitare di dover conquistare i porti francesi, che erano tutti fortemente fortificati. L’intero litorale da Brest a Ostenda era stato munito di casematte, ostacoli anti sbarco, fortilizi, cannoni da marina, mine anticarro. Il “Vallo occidentale” come i tedeschi definivano l’insieme delle difese costiere dell’Atlantico, venne rafforzato con ritmo febbrile, soprattutto nell’inverno 1943, dopo la nomina di Rommel a comandante supremo del gruppo operativo B e responsabile di tutto il settore costiero del fronte francese settentrionale. Rommel, il “re” della guerra in movimento, per difendere il settore costiero ed in particolare il tratto di spiaggia che durante l’alta marea era coperto dall’acqua, inventò i cavalli di Frisia con mine e seghe d’acciaio su cui i battelli da sbarco avrebbero dovuto naufragare. Fece portare dai vecchi depositi cecoslovacchi centinaia di migliaia di “ricci cechi” (ostacoli con travi di ferro) e li fece sistemare sulle spiagge. Escogitò le più incredibili costruzioni con mine esplosive e nell’immediato entroterra fece conficcare nel suolo migliaia di pali che avrebbero dovuto impedire l’atterraggio degli alianti e degli aerei. Purtroppo per i tedeschi, nell’estate del 1944 il Vallo Atlantico era completato solo nella zona di Calais a protezione della regione reputata più importante per difendere la Germania. Il resto del Vallo era formato da capisaldi distanziati e in alcuni casi incompiuti, delle batterie pesanti, solo pochissime sufficientemente fortificate ed armate e la maggior parte dotate di cannoni presi al nemico ed inadatti a sparare su bersagli navali mobili. Per riuscire a completare le fortificazioni nel più breve tempo possibile, Rommel utilizzò come operai anche i soldati che presidiavano gli sbarramenti, non permettendo loro di addestrarsi nella difesa in caso di attacco. Segue pag. 16 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA Le truppe presenti lungo la costa erano principalmente formate da personale straniero (russi, cechi, polacchi etc.) disertori o “convertiti” alla nuova causa dopo la cattura, che avevano a disposizione le più disparate armi leggere catturate durante le conquiste in Europa dell’esercito tede- su tutti questi fattori: la marea montante all’alba per consentire la demolizione degli ostacoli, quindi un po’ più tardi, l’alta marea perché i mezzi da sbarco potessero arrivare fino alla spiaggia, una bella luce lunare per facilitare l’atterraggio dei paracadutisti, almeno un’ora di visibilità anteriormente all’approdo delle prime imbarcazioni affinché la flotta potesse effettuare un ultimo bombardamento”. L’unico punto negativo durante i preparativi rimaneva il tempo meteorologico. Per settimane e settimane i meteorologi si erano esercitati a fare previsioni nel raggio di 48 ore. Il colonnello Stagg ogni mattina proponeva le sue previsioni a due o tre giorni che si rilevavano sempre esatte, ma nonostante questo era impossibile prevedere il tempo del giorno dello sbarco con maggiore anticipo. La decisione finale fu presa il 4 giugno all’alba. Il mare era in tempesta, le truppe già imbarcate, gli aerei pronti al decollo, il colonnello Stagg consigliò Eisenhower di prendere tempo perché in quella condizione i mezzi da sbarco sarebbero stati distrutti. Eisenhower rimandò la missione di 24 ore, creando non pochi problemi: centinaia di migliaia di uomini concentrati nel Sud dell’Inghilterra, rinchiusi sulle navi, nei campi, isolati dal mondo esterno per mantenere il segreto venivano ulteriormente logorati dall’attesa con una notevole caduta del morale. Alle ore 4,15 del 5 giugno 1944 Il Comandante Supremo alleato dopo aver sentito il colonnello Stagg, prese la decisione: “Attaccheremo domani”. Per mantenere la segretezza dell’operazione e convincere i tedeschi che l’invasione sarebbe avvenuta a Calais, gli alleati organizzarono l’operazione Fortitude. Venne costituito un fittizio Gruppo d’armate USA dotato di carri armati finti, aerei finti, personale con segni di riconoscimento finti, ma tutto fatto per garantire ai tedeschi che tutto fosse rigorosamente vero e tramite agenti segreti che facevano il doppio gioco o che vennero raggirati, tutto faceva credere che l’invasione fosse programmata dove i tedeschi da tempo se la aspettavano. Stesso inganno, anche questa volta riuscito, era stato attuato prima dell’invasione della Sicilia, quando i tedeschi la aspettavano in Grecia. Segue pag. 17 sco, con il notevole problema che anche il munizionamento era il più disparato. Insomma, era un esercito arrangiato in qualche modo, perché le “vere” truppe tedesche già combattevano in Italia ed in Russia ed in particolare in quest’ultimo paese c’era un continuo e disperato consumo di mezzi e di uomini. La data dello sbarco era inizialmente stata fissata per il 1° maggio, poi spostata al 31 maggio e poi al 5 giugno, per subire un ulteriore ritardo di 24 ore. Gli spostamenti erano subordinati alla situazione delle maree, della luna, delle ore di oscurità e di luce che dovevano corrispondere ai tempi previsti per l’invasione e come disse Eisenhower: “ l’operazione sarebbe riuscita soltanto se potevamo contare CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA I paracadutisti I paracadutisti furono dei veri eroi a farsi paracadutare di notte sul territorio nemico con lanci imprecisi, sotto il fuoco della contraerea e delle armi leggere. Erano i reparti della 6° divisione britannica, unitamente alla 101° ed all’82° americana. Solo una minima parte fu lanciata nelle zone previste ed i reparti si ritrovarono a vagare dispersi in un territorio ostile. Gli sbarchi Radio Londra che aveva già comunicato il 1° giugno 1944 un breve brano di una poesia di Verlaine “Les sanglots long des violons de l’automne” per avvisare i gruppi partigiani francesi che l’invasione era prossima, alle ore 21,15 del 5 giugno aveva messo in azione i sabotaggi in tutta la Francia completando la poesia:”blessent mon coeur d’une languer monotone”. Il primo aliante Orsa effettuò l’atterraggio alle ore 00,16 del 6 giugno 1944 (ora legale inglese che era due ore avanti rispetto ai tedeschi), lungo un canale di Caen a circa 50 metri dal ponte da catturare. Il 1° plotone della compagnia D, Reggimento di fanteria leggera Oxfordshire e Buckinhamshire della 6° divisione britannica aviotrasportata aveva dato inizio all’operazione Overlord. Omaha navale si spostò verso l’interno non appena gli Higgins toccarono terra e, non appena il fumo e la foschia iniziarono a diradarsi, i tedeschi iniziarono a sparare su uomini impauriti, sofferenti per il mal di mare, disorientati e senza ripari. La maggior parte delle perdite avvenne sul “bagnasciuga” dove i fanti all’assalto contro le mitragliatrici ricordavano più la battaglia della Somme nella Prima Guerra Mondiale che la guerra moderna. Un soldato di questo reparto anni dopo commentò: “La nostra aspettativa di sopravvivenza era intorno allo zero. Eravamo troppo carichi, sembravamo bestie da soma. Io ero molto giovane ed in perfetta forma fisica: ero in grado di camminare per chilometri e sopportare anche dure privazioni fisiche, ma soffrivo a tal punto il mal di mare che pensavo di morire. In effetti, avrei voluto davvero morire. Ero completamente esausto.” Moltissimi soldati morirono affogati a causa dei piloti dei mezzi da sbarco che, spaventati dalla reazione dei tedeschi, scaricavano uomini e mezzi dove l’acqua era ancora alta, facendoli inghiottire dai flutti. Un altro grande problema era l’enorme quantità di mine e di ostacoli che ancora insidiava le truppe da sbarco durante l’avvicinamento e che per mille motivi non erano state rimosse. Il mare era, probabilmente, rosso di sangue. Già alle 6,41 una nave d’appoggio trasmetteva alla nave comando un messaggio: “L’intera prima ondata è andata distrutta”. Alle 7,10 255 rangers americani del 2° e 5° battaglione al comando del colonnello Rudder diedero l’assalto a Pointe du Hoc, una impervia scogliera in cima alla quale dovevano essere installate delle batterie costiere pesanti. Solo 90 ranger sopravvissero e di cannoni neppure l’ombra, erano stati spostati nell’entroterra e furono successivamente trovati e resi inutilizzabili dai rangers. Alle ore 9.00 comparse finalmente la Luftwaffe con due FW 190 pilotati dal colonnello Priller e dal sergente Wodarczyk (citati ne: Il giorno più lungo). Volavano bassissimi e tutti gli sparavano addosso, ma riuscirono ad allontanarsi. Fu il caos più assoluto. Ad Omaha il 16° reggimento di fanteria della 1° divisione (soprannominata il Grande Uno Rosso), che era la sola unità d’assalto della prima ondata con esperienza di combattimento avendo partecipato allo sbarco in Nord Africa nel 1942 ed in Sicilia nel 1943, si rese subito conto che questo sbarco non aveva nulla a che fare con i precedenti. Sbarcarono lontano dal punto stabilito, sotto un intenso fuoco di armi leggere ed artiglieria, i varchi tra gli ostacoli non erano stati aperti ed i tedeschi uccisero con precisione in pochi minuti quasi tutti gli ufficiali che erano stati i primi a sbarcare. Il bombardamento Segue pag. 18 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA Utah Il piano prevedeva che i primi a sbarcare fossero i 32 carri DD anfibi alle 6,30. Le correnti, il fumo, le onde sparpagliarono in punti diversi gli invasori. Diverse unità saltarono sulle mine, un mezzo con 4 carri saltò su una mina e si inabissò in pochi minuti. Fu il caos. Anche i tedeschi furono molto sorpresi a vedere i cari armati che galleggiavano e pensavano di avere le allucinazioni. Quando si ripresero tentarono, con i carri demolitori Goliath, di reagire all’attacco ma si resero conto che i telecomandi erano stati tutti danneggiati dagli intensi bombardamenti e resi inutilizzabili. Alle 6,45 i 14 carri anfibi stavano ancora tentando di aprirsi un varco sulla spiaggia.I tedeschi vennero alla fine sopraffatti con molte perdite da parte alleata. I prigionieri tedeschi facevano parte del battaglione Ost, della Georgia in Unione Sovietica. Quel giorno gli americani fecero sbarcare a Utah in 15 ore, 20.000 soldati e 1.700 veicoli. Gold netrati per circa 10 chilometri all’interno e si erano uniti ai canadesi. Avevano sbarcato 25.000 uomini e riportato solo 400 perdite. Juno Lo sbarco a Juno fu effettuato da truppe canadesi e fu affidato in particolare alla terza divisione di fanteria canadese e alla seconda brigata corazzata canadese e da una piccola unità di ranger americani. Queste forze nella prima fase dell’invasione (fino al luglio 1944) operarono alle dipendenze del comando britannico. Lo sbarco incontrò inizialmente una forte resistenza tedesca, simile a quella di Omaha. Nella prima ora dello sbarco le perdite furono circa il 50% delle forze impiegate. Nella fase successiva i canadesi avanzarono tuttavia molto più agevolmente di quanto poterono fare gli statunitensi sbarcati a Omaha. La 3° divisione canadese era composta da boscaioli, pescatori, minatori, agricoltori, tutti volontari temprati nel fisico e nel morale. Dovevano sbarcare alle 7,45 ma ci fu, anche qui, un ritardo dovuto al mare grosso. Il problema era superare il frangiflutti: per far ciò furono messi in azione i veicoli speciali britannici con i carri gettaponti, i carri con le fascine, i carri sminatori e i carri Churchill con i lanciafiamme e 1.800 litri di carburante infiammabile da usare contro le fortificazioni ed i nidi delle mitragliatrici.. Dopo le 18.00 i canadesi erano già penetrati di 10 chilometri nell’entroterra e sulla spiaggia erano già stati sbarcati 900 carri. 240 cannoni campali, 280 cannoni anticarro e 4.000 tonnellate di materiali vari. I soldati dell’Underwater Demolition Team ed i Royal Engineers sbarcarono alle ore 7,35 seguiti dai mezzi Segue pag. 19 che trasportavano i carri armati e le squadra di assalto. C’era un forte vento che creava delle grosse onde che coprivano gli ostacoli. Il ritardo rispetto all’ora prevista fu di circa un ora che permise, però, di bombardare più a lungo la costa. Quando i primi soldati raggiunsero la riva i cecchini spararono con precisione sui demolitori inglesi e gli ostacoli non poterono essere rimossi. Venti mezzi da sbarco urtarono le mine e gli altri rinunciarono ad arenarsi mettendo in pratica la direttiva che suggeriva di affrontare gli ostacoli in piena velocità. Al calar della notte del 6 giugno gli inglesi erano pe- CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA Sword Il litorale era disseminato di villette ed impianti turistici. I tedeschi difendevano la spiaggia con i cannoni da 75 mm. della batteria di Merville e quelli da 155 mm. di Le Havre. I soldati della 6° aviotrasportata distrussero la batteria di Merville ma quelli di Le Havre rimasero attivi, ma inefficaci a difendere la spiaggia, poiché gli inglesi riempirono di fumogeni la spiaggia per rendere difficile la mira e secondariamente perché la batteria, incredibilmente, concentrò il fuoco sulla corazzata Warspite senza, tra l’altro, colpirla. I carri anfibi dovevano sbarcare per primi, ma non vi riuscirono; le prime truppe giunsero alle 7,35. Alle 8.00 i combattimenti sulla spiaggia cessarono, ma lo scontro continuava all’interno. Perdite Anche in questo caso non esistono dati precisi, ma si può valutare che nei primi giorni dallo sbarco le perdite alleate furono di 226.700 tra morti e feriti; da parte tedesca 200.000 tra morti e feriti più circa 200.000 prigionieri. A questi vanno aggiunti da parte alleata i piloti e gli equipaggi degli aerei caduti nella fase di preparazione e successiva che si aggirano sui 17.000 contro gli 800 dei tedeschi. Non sapremo mai i numeri esatti, essi sono probabilmente superiori a quelli precedentemente indicati. Curiosità ed informazioni Le divisioni aviotrasportate e di fanteria degli eserciti della Seconda Guerra Mondiale erano composte da: squadre: 9 o 10 uomini; plotoni: tre squadre; compagnie: tre o quattro plotoni; battaglioni: tre o quattro compagnie; reggimenti: tre o quattro battaglioni; divisioni: tre o quattro reggimenti a cui si aggiungevano personale del genio, artiglieria, sanità e di altro personale di supporto. Le divisioni di fanteria americane, britanniche e canadesi erano composte da 15.000 a 20.000 uomini nel DDay. Le divisioni alleate aviotrasportate erano composte da circa le metà degli uomini. Le divisioni tedesche più numerose erano composte da meno di 10.000 uomini. Segue pag. 20 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA LCVP (Landing Craft, Vehicle, Personnel) detti “Higgins” poteva trasportare un plotone o una jeep ed una squadra. Lungo 11 metri e largo 3,5, motorizzato con un motore diesel, sembrava una scatola di fiammiferi e navigava molto male. Era costruito in legno di mogano per non utilizzare materiali più preziosi. Quando Mr. Higgins vinse la commessa per la costruzione degli LCVP comprò tutto il raccolto di mogano del 1939 delle Filippine. Alle fine della guerra ne erano stati prodotti 20.000. Venivano trasportati nella zona di sbarco dagli LSVP le cui gru dovettero essere modificate dopo una lunga discussione tra Higgins e la Marina, quest’ultima inizialmente montava sugli LSVP delle gru che potevano sbarcare mezzi lunghi fino a 9 metri e voleva che Higging modificasse ed accorciasse gli LCVP. LCT (Landing Craft Tank) Mezzi anfibi di medie dimensioni per il trasporto dei carri armati e dei veicoli pesanti. LCTR Mezzi anfibi dotati di rastrelliere per il lancio di razzi (1.000). Quando veniva avviata la serie di lancio il mezzo era scosso da enormi fremiti, fumo e fiamme e l’equipaggio doveva preoccuparsi di spegnere i focolai di incendio che i razzi provocavano partendo. L’effetto sulla spiaggia dell’impatto concentrato degli ordigni era impressionante e devastante. LCI (Landing Craft Infrantry) mezzi da sbarco per fanteria lunghi 40 metri e pesanti 264 tonnellate, in grado di trasportare una compagnia di quasi 200 uomini facendoli sbarcare da passerelle laterali. Erano armati con 5 mitragliere da 20mm. e due calibro 12,5 mm. LCM (Landing Craft Medium) mezzi da sbarco di media portata di 105 tonnellate. Poteva trasportare un carro armato o personale. Era armato con due mitragliatrici da 12,5 mm. DDTank (Duplex Drive Tank) erano carri Sherman a doppia propulsione con due eliche nella parte posteriore dello scafo azionate dal motore principale. Una protezione in tela gonfiabile veniva agganciata alla scafo per farlo galleggiare. La maggior parte di questi carri durante lo sbarco venne ammarata troppo lontana dalla spiaggia ed il mare grosso fece affondare la maggior parte dei carri prima che raggiungessero la riva. Mulberry porti prefabbricati rimorchiati attraverso la manica. Erano un insieme di cassoni galleggianti in cemento armato alti come una casa di sei piani che venivano affondati con funzione di frangiflutti allineati con pontili galleggianti che seguivano i flussi ed i deflussi delle maree. I Mulberry non restarono operativi a lungo, una terribile tempesta che si scatenò due settimane dopo il D-Day distrusse il Mulberry americano e danneggiò gravemente quello inglese. Axis Sally (nota ai soldati come la “puttana di Berlino”) era la radio di propaganda e guerra psicologica tedesca che, inframmezzando musica e notizie avvertiva gli alleati che i tedeschi sapevano tutto: “un saluto agli uomini della compagnia E, 506° reggimento fanteria paracadutisti, 101° aviotrasportata ad Aldbourne. Spero vi siate divertiti in visita a Londra lo scorso week end. Oh, a proposito, dite ai funzionari della città che l’orologio della chiesa va tre minuti indietro”. Questi messaggi rendevano molto nervosi i soldati in attesa dello sbarco che non sapevano che il controspionaggio inglese aveva già sgominato la rete di spie tedesche nel 1940 e le notizie che arrivavano in Germania erano già filtrate. La voce che parlava alla radio era quella di Midge Gillars, una ragazza dell’Ohio, modella di Parigi, che allo scoppio della guerra era diventata disc-jockey. Era popolare per la sua voce sexy e dolce e perché mandava in onda le novità musicali, inframmezzate dalla propaganda. Dopo la guerra fu processata e condannata per tradimento. Fu liberata nel 1961 e divenne insegnante di musica alla Columbus in Ohio. Morì a 87 anni nel 1988. Asparago di Rommel: palo lungo tre metri conficcato nel terreno sulla cui cima dovevano essere poste delle granate. Le granate arrivarono da Parigi dopo il D-Day ed i pali, senza le granate, non furono sufficienti per squarciare gli alianti in atterraggio. Oleodotto Pluto (Pipeline Under The Ocean): gli americani stesero subito dopo lo sbarco, per approvvigionare di carburante I veicoli impiegati al fronte, un oleodotto che attraversava la manica e che un po’ alla volta si sviluppò in Francia per 780 miglia e forniva un milione di galloni al giorno di carburante. Apparati radio: durante il D-Day l’80% delle trasmittenti in dotazione alla fanteria era andato perduto e quelle rimaste erano inadeguate sulle distante che dovevano coprire. Thompson: il famoso mitra americano era stato migliorato come potenza di fuoco in occasione dello sbarco, aumentando la capacità del caricatore a 30 colpi. Purtroppo diventava troppo pesante e facilmente si staccava senza preavviso dall’arma. Segue pag. 21 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA La situazione tedesca Il 18 Maggio 1944 il Comandante supremo del Fronte Occidentale Generale von Rundtstedt passò tutta la giornata in trepidazione. Su oltre seimila chilometri di costa atlantica occupati dalla Germania, a partire dalla Norvegia fino alla regione di Bordeaux in Francia, le truppe della Wehrmacht erano state allertate. I servizi d'intelligence tedeschi avevano comunicato nei giorni precedenti che il 18 sarebbe stata la data dell'attacco alleato. La giornata si era presentata come ideale per un'invasione: marea alta, mare calmo, cielo limpido e terso come in piena estate. Le ore trascorsero lente nell'attesa di un segnale dal mare o dall'aria che annunciasse l'inizio di quella che in seguito si sarebbe scoperta essere l'operazione Overlord. Nulla accadde. Arrivò il tramonto e Von Rundtstedt anziché rallegrarsi per lo scampato pericolo si adirò profondamente per l'inefficienza dei gruppi d'informazione in Inghilterra. La proverbiale calma di questo militare di carriera scomparve per alcuni minuti, trasformandosi in un torrente in piena che riversava maledizioni e improperi su tutti i componenti del suo staff. Effettivamente, la sua inquietudine era più che giustificata. I servizi segreti del Terzo Reich fin dall'inizio del 1944 avevano rilasciato innumerevoli comunicati con cui, di volta in volta, designavano come probabili località di sbarco la Norvegia, la Zelanda nei Paesi Bassi, le bocche della Schelda in Belgio, la regione intorno a Brest in Bretagna e persino la neutrale Spagna che con i propri porti poteva garantire un veloce rifornimento delle truppe alleate. Tutti gli allarmi si erano rivelati infondati. L'unica cosa certa era che in Gran Bretagna si stava preparando qualcosa di grosso. Del resto, era davvero impossibile non notare il monumentale spostamento di truppe tra gli Stati Uniti e l'isola d'Albione.La Francia era il vero obiettivo. Radio Londra tempestava continuamente di messaggi il territorio occupato e si sapeva che buona parte di essi era diretta ai maquis, i partigiani francesi. L'aumento d'attività delle forze di resistenza clandestine, segnalava una volontà superiore di destabilizzare le retrovie tedesche in Francia. Eppure rimanevano due punti oscuri, entrambi fondamentali: dove e quando l'invasione avrebbe avuto luogo? Hitler aveva definito gli Stati Uniti e la Gran Bretagna due "democrazie piene di chiacchiere", eppure nessuno era riuscito a carpire un segreto che invece non avrebbe dovuto essere tale. Alcuni arrivarono a pensare che fosse tutto un bluff, o al più che ci si trovasse di fronte ad un'altra azione dimostrativa come quella avvenuta nel 1942 in prossimità di Dieppe. Solo la zona di Calais era stata pesantemente fortificata in aggiunta ai grandi porti di Cherbourg nel Cotentin e di Brest in Bretagna, per il resto il Vallo era rimasto sulla carta. Nel 1942 Albert Speer e la sua organizzazione Todt avevano promesso 15.000 Blo- ckhaus (casematte) sulla costa francese entro il 1° Maggio 1943. Un anno dopo, solo poco più della metà erano effettivamente disponibili. La Wehrmacht era diventata famosa nel mondo per l'abilità con cui aveva condotto la Blitzkrieg, la guerra lampo, nei primi mesi della seconda guerra mondiale. Ora con la povertà di materiale a disposizione, la guerra di posizione sembrava l'unica soluzione. Segue pag. 22 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA Le divisioni disponibili in Francia non erano solo o troppo vecchie o troppo provate dal fronte russo, in molti casi non erano neppure tedesche. Hitler all'inizio della guerra aveva solennemente procla- mato che "nessuno che non fosse stato tedesco avrebbe portato le armi nella Wehrmacht". Nel Maggio-Giugno 1944, a difesa delle coste francesi, tra il 15 e il 20 % dei soldati non era nato in Germania. Tra questi circa i 2/3 erano Osttruppen (truppe orientali) costituite da uomini delle nazioni orientali alleate o occupate. Nel momento di massima pressione tedesca sulle forze armate sovietiche, Hitler aveva pensato di creare un esercito nazionalista russo. Aveva persino trovato il personaggio adatto a comandarlo, il generale russo Vlassov che, dopo essere stato fatto prigioniero e essersi convertito alla causa nazista, era rimasto tranquillamente a Berlino ad attendere l'evolversi della situazione. Il tracollo progressivo della Wehrmacht in Russia, aveva reso altamente insicuro utilizzare quelle truppe sul suolo russo. La fedeltà alla bandiera tedesca non era la qualità migliore delle Osttruppen. Eppure ci si fidò abbastanza da trasportarle in blocco sul fronte occidentale. A questi "forzati" militari si aggiungevano i Volksdeutschen, soldati originari della Polonia, Curlandia, Cecoslovacchia e delle nazioni baltiche che nel proprio passato potevano vantare degli antenati tedeschi. Era loro concessa la cittadinanza tedesca in prova per dieci anni e come premio per l'onore offerto loro, essi potevano combattere per difendere la Germania. Nel 1944 in Francia si trovavano soldati di 26 nazionalità differenti con indosso la divisa tedesca. Tra essi anche divisioni di volontari nazisti di Francia (la "Legione") e Spagna (divisione "Azul") che sarebbero diventati famosi come i più crudeli rappresentati delle SS. Rommel però era, forse, ancor meno otti- mista di von Rundtstedt. Sapeva che tutto l'onere della difesa sarebbe pesato sulla Wehrmacht, perché sia la Luftwaffe sia la Kriegsmarine erano praticamente inesistenti. Addirittura la Marina era ridotta a pochi motosiluranti denominati dagli alleati E-Boat (dove E significa Enemy, nemico, i tedeschi le chiamavano S-bootes cioè Schnellbootes, navi veloci) più adatte alla guerra corsara che non a impedire un'invasione (le piccole imbarcazioni, nonostante le loro dimensioni, furono le sole ad affondare delle navi alleate durante il D-Day. La Luftwaffe era solo l'ombra di se stessa. Sul fronte occidentale nel Marzo 1944 vi erano solo 497 aerei pronti per il combattimento. Dei 1000 Me 262 a reazione promessi da Speer e Göring non ve ne era uno solo. Il Gruppo di Armate B che era comandato da Rommel aveva un fronte che andava dalla Danimarca alla Spagna e, evidentemente, un compito impossibile da espletare. Il generale si sforzò per tutto il tempo che gli fu concesso di migliorare le difese statiche. Fece costruire delle Blockhaus improvvisate con il cemento ricavato dalle distruzioni provocate dai bombardamenti alleati, fece posare circa cinque milioni di mine su molte centinaia di chilometri di costa e inventò anche mezzi di difesa contro le imbarcazioni da sbarco. Segue pag. 23 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LO SBARCO IN NORMANDIA Il tempo era brutto sulla Manica, molte persone chiave come Rommel erano lontane dal fronte perché, nonostante gli evidenti segni dell’imminente invasione, tutti forse non volevano credere che ciò potesse veramente avvenire, sottovalutando probabilmente l’enorme dispiegamento di forse e di tecnologia che gli Stati Uniti erano già all’epoca in grado di fornire anche ai loro alleati. Solo alle 2,11 del 6 giungo il generale tedesco Marks del 44° Corpo d’armata ricevette informazioni sull’atterraggio di paracadutisti ad Est del fiume Orne e telefonò subito al Capo di stato maggiore generale Pemsel che svegliò il comandante dell’armata generale Dollmann. Alle 2,35 fu avvisato Il Capo di stato maggiore di Rommel. Alle 2,35 solo la 15° Armata era in stato di allarme. I tedeschi erano completamente confusi, ad aumentare la confusione contribuirono anche i lanci dei fantocci di tela e gomma che simulavano altri lanci di paracadutisti. Alle 3.00 il generale Pemsel era convinto che era iniziata l’invasione e che l’area era la Normandia. Quando Rommel fu, finalmente, avvisato, lo stesso non fu del tutto convinto della gravità della situazione e si incominciò a pensare fosse solo un diversivo. Alle 3.00 iniziarono nuovamente dei pesanti bombardamenti contro le difese tedesche ed al 3.20 iniziarono i lanci dei materiali pesanti dei paracadutisti. Alle 4,30 gli americani preseso la cittadina di Saint Mere-Eglise che rappresentava un importantissimo snodo per il fianco occidentale dell’invasione. Alle 6.00 l’alto comando delle forze armate tedesche chiese la disponibilità delle divisioni corazzate SS di riserva. Hitler era l’unico che poteva dare l’autorizzazione, ma dormiva ed essendo a quel tempo sempre un po’ nervoso , nessuno osò svegliarlo. Il 15 luglio Rommel scrive a Hitler: “La situazione sul fronte della Normandia si fa di giorno in giorno più difficile, avvicinandosi ad un momento di acuta crisi. Data la durezza dei combattimenti, l’enorme impiego di materiale da parte del nemico, soprattutto artiglieria e carri armati e l’efficacia della aviazione avversaria, che ha l’assoluto predominio nel limitato settore dei combattimenti, le nostre perdite sono così alte , che la forza combattiva delle divisioni scema con grandissima rapidità. Dalla madrepatria, rifornimenti e rinforzi giungono in misura ridottissima, pervenendo al fronte, in seguito alla difficile situazione dei trasporti, solo dopo settimane. Mentre le perdite ammontano a 97.000 uomini di cui 2.160 ufficiali, dei quali 28 generali e 354 comandanti, con una media di 2.500-3.000 uomini al giorno, i rinforzi finora pervenuti, ammontano a 6.000 uomini. Anche le perdite di materiale da parte delle nostre truppe sono straordinariamente alte e, finora, risultano compensate solo in misura ridottissima; così, ad esempio, contro 225 carri armati perduti, ne sono stati inviati 17 nuovi. Le divisioni di rincalzo avviate al fronte, sono formate da elementi non abituati al fuoco e che, data la scarsità di artiglierie e di armi anticarro, individuali e collettive, non sono in grado di respingere, a lungo andare, i pesanti attacchi nemici, che fanno seguito a ore di bombardamenti d’artiglieria e a forti attacchi aerei. Come ha dimostrato l’andamento dei combattimenti, di fronte alla vastità dell’impiego di materiale avversario anche le truppe più agguerrite finiscono per soccombere. La situazione dei rifornimenti, in seguito alle distruzioni della rete ferroviaria ed ai gravi danni riportati dalle strade provinciali e statali entro un raggio di 150 chilometri dal fronte in seguito ad azioni aeree nemiche, è di tale gravità che soltanto le cose assolutamente indispensabili possono essere fatte pervenire alle truppe combattenti e si devono risparmiare al massimo soprattutto i proiettili d’artiglieria e munizioni da lancio. Risulta ormai impossibile avviare al fronte di Normandia ulteriori rinforzi in numero cospicuo. Al nemico, pervengono nel frattempo, ogni giorno che passa, nuove forze e fiumi di materiali e le vie di rifornimento avversarie non vengono minimamente disturbate dalla nostra aviazione. La pressione avversaria si fa sempre più intensa. In tali condizioni è da prevedere che il nemico riuscirà in breve tempo, tra quattordici giorni, al massimo tra tre settimane, a sfondare le nostre deboli posizioni di difesa, dilagando nella vastità della pianura francese, con conseguenze imprevedibili. Le truppe combattono eroicamente in tutti i settori, ma la lotta ineguale ormai volge alla fine. Sento il dovere di pregarla di trarre e subito, le debite conseguenze di tale situazione. Non posso fare a meno di esporre tutto questo, senza mezzi termini, anche al comandante supremo del gruppo operativo”. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CVMS: 10 ANNI DI RADUNI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. STORIA DI UNA AR 59 CVMS: 10 ANNI DI RADUNI La mia storia comincia nel aprile del 1971 quando sono nata da mamma FIAT. Dimenticavo mi chiamo Campagnola AR 59, cittadinanza italiana, livrea verde, corporatura torpedo, cilindrata 1901cm³, segni particolari: cannoniera. Dopo lo svezzamento sono stata affidata all’ESERCITO ITALIANO, dove ho prestato servizio per circa 30 anni con incarico auto da ricognizione. Dopo il congedo mi hanno posteggiato in un piazzale, in compagnia di altre AR, qualche ACL e delle bighe. Ero lì inutilizzata a farmi rosicchiare dalla ruggine e depredare dai vandali, mi tolsero il mio 106, la mia pala, la luce attenuata e qualche accessorio. Un giorno nel 1993 si sparse una voce sentita dalla radio montata su una vecchia AR 55: un’asta …saremmo andati tutti all’asta! Ci radunarono in gruppi, ci scrissero sui vetri dei numeri e via; fui caricata su un camion con altre AR, destinazione Ardesio in val Seriana in provincia di Bergamo. Pensavo: magari sarà meglio che stare in quel piazzale a fare la ruggine. Arrivati a destinazione ci rimisero in un piazzale con delle macchine civili … macchine rottami, poi alcune AR vennero vendute altre posteggiate; io portata in un’officina dove mi hanno tolto i fari da guerra e la dinamo; montato fari civili e un alternatore. Ah! Mi hanno anche dato una sporcata con della vernice verde lucida e messo una targa nuova. Mi aveva tenuta per se il padrone dell’officina, dormivo a tetto e quando mi si rompeva qualcosa me lo cambiava togliendolo dalle AR nel piazzale, se non era per quella vernice lucida che mi dava prurito, i fari civili e la mancanza di pala e picco non avrei avuto di che lamentarmi. Mi usava per andare a caccia o in baita la domenica, su e giù per i sentieri di montagna dove incontravo le altre AR comprate dai boscaioli e fatte lavorare come muli. Ma incontrai anche una WILLYS MB (cugina d’oltre oceano che ha fatto la guerra) seguita da una AR 59, erano in assetto militare e tutte e due sfoggiavano una targhetta luccicante color oro. Un sabato pomeriggio della primavera 2006, mentre facevo il mio solito riposino sotto il portico, sognando di essere anch’io come quella AR 59 della targhetta color oro, arrivò il mio padrone con un ragazzo che mi guardò attentamente e disse: ”Solo un aggancio per l’avvio lancio! Ma è militare?” “Si!” Rispose il mio padrone “L’ho ritirata all’asta!” Aprirono il cofano “E la dinamo?” “È meglio l’alternatore!” “Ma non è originale, e la pala il picco, il cric, i fari da guerra, la tanica!” “Il picco dovrei averlo!” “È autovettura o autocarro?” “Autovettura.” “Di che anno è?” “Non lo so è stata immatricolata nel 1993.” “E l’anno di costruzione?” “Quace laur che ta ölet saì, al so mia!” (quante cose che vuoi sapere, non lo so!) Sono del 1971!!! ma non mi sentivano. Ma cosa voleva, come mai tante domande? Solo una cosa era certa: di AR 59 se ne intendeva. Il discorso continuava: “Farò la ricerca, alura sa ölet?” (allora cosa vuoi?) “Dimlo te!” (dimmelo tu!) “Ta se te öl vendidur !” (sei te il venditore!) Ora è tutto chiaro e dopo una brevissima trattativa e una stretta di mano l’affare era concluso, spiacente la trattativa è riservata. “Ti preparo il passaggio!” “Aspetta che faccio la ricerca storica , intanto tieni l’acconto, ricordati il motore di scorta e i ricambi.” Si salutarono e prima di andare mi disse che ora ero sua. Continua pag. 34 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. STORIA DI UNA AR 59 Passò qualche mese, si vede che per fare la ricerca ci vuol tempo, poi una sera era l’8 settembre sotto la minaccia di un gran temporale venne con un pick up rosso a ritirare i ricambi e mi disse che l’indomani m’avrebbe portato via. Non dormii tutta notte, ero agitata mi ribolliva l’acqua e mi era scesa la pressione dell’olio (a motore freddo), non che col meccanico stessi male anzi, ma da quel che avevo capito dai loro discorsi il mio nuovo padrone voleva riportarmi al mio stato originale, esaudendo il mio più grande sogno: diventare come quella AR 59 dalla targhetta luccicante color oro. Il 9 settembre è arrivato e alle 8, 30 sono partita con lui per Pontasio un paesino in val Camonica in provincia di Brescia. Una passeggiata di circa 40Km e siamo arrivati, via il telo e gli orrendi copri sedili, una pulita alla bene meglio, mi si è riempito il cassone di bambini e sul sedile del capomacchina uno con in braccio una bambina che continuava a ripetere a tutti gli atri che ero la sua. Con a bordo la mia nuova truppa via a fare un giro in un sentiero nel bosco per poi essere messa in un garage dove nei giorni successivi mi ha completamente smontata. Mi ha portata a sabbiare e subito riportata nel garage per tagliare e ricostruire parti di carrozzeria con l’aiuto di un cognato, una bella mano di fondo epossidico per proteggermi dalla ruggine e già non sentivo più il prurito della vernice lucida, qualche piccolissima stuccatura, una mano di fondo e via dal carrozziere per la finitura colorata. Tornata in garage ci sono volute molte sere per rimontarmi, mi ha rifatto l’impianto elettrico, nuovo telo in cotone sedili rifatti a nuovo, mi ha regalato i fari da guerra e tutti gli accessori, anche la radio e l’antenna con la base in ceramica e il supporto marchiato Mp-50, scritte 24 volt, atm1,60 e atm 2,00 sui parafanghi, vetrofanie norme capomacchina, regole conducente, limiti velocità, fregi Artiglieria Alpina Tridentina, adesivi 33° batteria Gruppo Bergamo: il mio padrone ha fatto la naia a Silandro. Ed uno dei primi giorni di marzo 2007 finalmente pronta! Facendo il primo giro in montagna mi specchiai in un laghetto e quasi non mi riconobbi, ero come quella AR 59 dalla targa color oro solo che mi mancava un particolare. Andavamo a tutti i raduni degli alpini per portare i reduci, dove ho incontrato una AR 55 molto bella di Zambla e il suo simpatico padrone con la barba, lei la targa color oro mi disse che l’aveva. Un'altra mia amica è la Beba e il suo padrone, sempre con noi ai raduni. Dopo tanti raduni e l’impianto frenante nuovo arriva il 10 maggio 2008. Si parte per Bassano del Grappa Adunata Nazionale Alpini, autocolonna io, la Beba, la 55di Zambla e un camper. La sfilata è stata bellissima, ho conosciuto un CL 51 ed un CM 52 e i loro simpatici padroni che hanno convinto il mio padrone a iscriversi al CVMS e far richiesta all’ASI della targa oro; ho anche conosciuto una WILLYS e il suo padrone che, dopo avermi visionato, ha detto che con qualche piccolo accorgimento la targa oro me la sarei meritata, e se lo dice lui che è il presidente della Commissione Tecnica Nazionale per i veicoli militari……. Ritornati da Bassano subito sverniciata la testa, verniciato i radiatori di nero e montato la dinamo, fatto le foto per la documentazione, mentre aspetto il 26 ottobre per andare al raduno di Colico per la verifica dei commissari del CVMS ho fatto le sfilate degli alpini in zona. E le passeggiate con i bambini nel cassone; la solita bambina seduta davanti che dice a tutti che sono sua e chiama il mio padrone papi; ogni tanto sale anche una ragazza che chiama mamma, ma ho capito che alla ragazza non sono molto simpatica, forse è gelosa?! È il 26 ottobre, 150 Km tutti d’un fiato, sola; la Beba non è potuta venire, l’Aprica chiusa, facciamo una stradina secondaria e alle ore 9, 00 siamo a Colico; aspetto la AR 55 di Zambla che arriva assieme a molti altri mezzi militari. Poco dopo si parte con una lunga auto colonna, tappa sul lago e via fino al Fronte Linea Cadorna. Consegnata la documentazione al padrone di una AR 76, visionata da lui che è il commissario delle AR e dal padrone di una WILLYS anche lui commissario, dopo aver salutato siamo partiti. Colico è stata l’ultima uscita del 2008, adesso vi sto raccontando la mia storia dal mio garage. Ringrazio il padrone della FORD GPA anfibia, che è anche il presidente del CVMS, per avermi dato la possibilità di raccontarvela mentre aspetto impazientemente quella targhetta dal color oro. Ringrazio anche tutti gli appassionati di auto storiche che ci danno la possibilità di testimoniare la nostra esistenza adottandoci e facendoci evitare la temuta rottamazione. Concluderò con una frase della mia vecchia zia ALFA MATTA: “ RESTAURARE VUOL DIRE AMARE “ Giampi. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CERCO: CERCO, COMPRO, SCAMBIO Cerco antenna radio per apparecchio PRC 25/77 spalleggiabile [email protected] oppure telefonare allo 004191 6471188 Cerco telo nuovo per AR 51—Angelo Bosio, per contatti: [email protected] Compro carrello traino militare solo se con documentazione che ne consenta l’utilizzo in strada Marcello Bersani Cell. 3462444486 : [email protected] Ho recuperato un autocarro tedesco della 2^ guerra mondiale che ha ancora i documenti tedeschi del '43. Esiste un sito ove possa vederne qualche foto restaurato? Avete appassionati ai quali possa interessare? Luca 328-3048014 . VENDO: ♦Vendo: Moto carrelli da montagna Fresia mod. 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