Spettacoli, laboratori, progetti: Milano Teatro Scuola Paolo Grassi

Note del coreografo
Reform Club è uno spazio di attraversamento, in cui sperimentare la scrittura di linguaggi
non riconducibili ad uno stile predefinito; piuttosto viene messa a punto una grammatica
il cui tratto fondamentale è il potere di scambio, cioè l'intercambiabilità dei suoi
componenti e la sua traducibilità.
Al corpo che cerca questa qualità poliglotta ogni movimento può apparire utile, non
importa quanto il suo design sia stereotipato o sofisticato.
La danza si offre come condizione esplorativa dell'identità, non placata dalle forme ma dal
cambiamento costante e dalla mobilità assoluta. Un territorio “creolo”.
In una coreografia il tempo è tutto; il rapporto tra l'anatomia individuale e la costruzione
di un universo linguistico è dichiaratamente una questione di tempistica: molte decisioni
vengono prese in tempo reale per facilitare l'adattamento e la negoziazione della propria
presenza in un ambiente in cui agiscono altri corpi. Il lavorio dei performer è costante.
Così lo spettacolo indaga il senso di appartenenza che il corpo cerca fuori da sé, nel suo
movimento verso l'esterno – outdoors - o comunque al confine tra ciò che è casa e ciò
che è campo aperto. In ogni caso la spedizione avviene nell'immanenza del crollo.
Il Reform club è il luogo immaginario dove il protagonista de Il giro del mondo in ottanta
giorni di Verne accetta la scommessa di circumnavigare il globo in tempi strettissimi. Il
viaggio pieno di imprevisti è affrontato con imperturbabile distacco e fiducia illimitata in
un ordine che sembra iscritto nella Terra stessa, ma a ben guardare è anche un'allegra
accettazione del carattere labirintico del mondo.
Come dice il geografo, “l'antropologia tende sempre più a considerare il tradizionale
villaggio rurale come la sala d'aspetto di un aeroporto: a ritenere cioè lo spostamento, il
viaggio, la migrazione non come un semplice accidente dell'esistenza umana, come un
evento fortuito e accessorio, ma al contrario come la pratica costitutiva dell'identità del
soggetto, anzi di ogni espressione culturale”.
Michele Di Stefano