2006—3 Informazioni ai Soci CLUB VEICOLI MILITARI STORICI NOTIZIARIO WWW.CVMS.IT MAB M E Z Z I A RM I BA T T A G L I E ASI SHOW 2006 — 40° ASI IL NOSTRO CLUB ALL’ASISHOW 40° In occasione dell’ASISHOW, che si è svolto a Torino, in concomitanza con le celebrazioni del 40° dell’ASI, una delegazione di soci in rappresentanza del nostro Club, ha partecipato, per la prima volta, alla principale e più importante manifestazione che l’ASI organizza ogni anno. Questo è il resoconto che l’amico Enrico ci ha fatto pervenire. Partiamo alle 14,15 del venerdì dalla sede del nostro Club, destinazione Torino, con una autoambulanza, una Munga ed una GPA per raggiungere altri soci che ci aspettano a Novara con due GMC e un Dodge. Il traffico è caotico ed essendo in ritardo, manchiamo l’appuntamento, e ad aspettarci rimane solo una Willys con a bordo Giorgio e la moglie Carla. Riprendiamo l’autostrada ed il traffico diventa un vero inferno, anche a causa degli interminabili cantieri della A4. Raggiungiamo la caserma della Scuola di Applicazione ed Istituto di Studi Militari dell’Esercito a Torino, solo alle 19,30 (incredibile!!). In caserma ad aspettarci ci sono già alcuni veicoli, ma dopo poco realizziamo che il nostro Club con una decina di bei veicoli, rappresenta almeno un terzo dei partecipanti con veicoli militari. Tra i veicoli un White Scout Car, una M.8, quattro magnifici BMW R75 dei quali uno abilmente guidato da una bella signora bionda, moglie di un altro partecipante sempre con la BMW. Tra i mezzi pesanti facevano bella mostra un Lancia 3RO e due TM40 . La Polizia di Stato ha esposto un’ autoblinda Chevrolet M6 STAGHOUND, due Guzzi ed una Alfa Matta, che però non si è mossa dal cortile della caserma. Mentre i veicoli militari si organizzavano in caserma, in altre zone della città, auto civili, moto, veicoli utilitari, mezzi agricoli, camper, aeromobili e barche si organizzavano in varie parti della città in preparazione dei vari eventi del sabato successivo. Il programma più intenso e culturale è stato, probabilmente, quello riservato ai nostri mezzi che, dopo un problematico attraversamento del centro di Torino, ci ha portato alla Reggia di Venaria Reale e successiva visita del palazzo e giardini. Il primo impianto dell’edificio si concretizzò nel 1659, grazie al Duca Carlo Emanuele II che volle una sede stabile per la pratica venatoria. Dopo diversi modifiche nel 1716 il palazzo fu ampliato fino a diventare una reggia con l’aiuto dell’architetto Filippo Juvarra. Il palazzo fu per un certo periodo sede della famiglia reale e successivamente divenne una caserma d’artiglieria. Il giardino di 3 chilometri quadrati, permetteva ai soldati di sparare con i cannoni poco fuori dalla caserma. Il palazzo fu depredato da “ignoti” alla fine della guerra per poi tornare, fino ai tempi recenti, ad essere una caserma. Attualmente è in ristrutturazione e date le dimensioni e lo stato di degrado del giardino e dell’edificio, ci vorranno ancora diversi anni prima del completamento. Vale, comunque, una visita. ( continua a pagina 3 ) CLUB VEICOLI MILITARI STORICI INDICE DEGLI ARGOMENTI ASI Show 2006—40° ASI Manifestazioni 2007 Raduno di Bormio Raduno di Cannes Notizie utili—MVPA Attività del CVMS ARMIR Thomson M1 Schemi di colorazione La fine di Stalingrado BAV (Zil 485) Vasily Grigorievic Zaitsev Armir—Foto La battaglia delle Ardenne Fieseler FI 156 Storch Horch KFZ 21 Ardenne—Foto Bormio 2006—Foto Accadde in Dicembre Raduno Vercelli Foche Wulf FW 190 Lady Be Good Militaria Novegro Novembre Cerco, Compro, Vendo Pag. 1—3 Pag. 4 Pag. 5 Pag. 6 Pag. 8 Pag. 9 Pag. 10—11 Pag. 12 Pag. 13 Pag. 14-15 Pag. 16 Pag. 17 Pag. 18 Pag. 19—20 Pag. 21 Pag. 22 Pag. 23 Pag. 24 Pag. 25 Pag. 26 Pag. 27-28 Pag. 29-30 Pag. 31 Pag. 32 Redattore: Cosimo Prototipo Articoli di carattere storico: Enrico Paggi, Cosimo Prototipo Resoconti delle manifestazioni: i Soci CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. IL NOSTRO CLUB ALL’ASISHOW Continua da pagina 1 Dopo pranzo ci siano diretti all’Aereo Club Torino dove, oltre allo spettacolo dei vecchi veicoli “volanti”, erano esposti i mezzi agricoli ed abitativi. Quando siamo arrivati siamo stati letteralmente investiti da un bagno di folla, tanto che abbiamo dovuto darci i turni per presidiare i nostri mezzi che altrimenti sarebbero stati smontati in pochi minuti. Verso sera siamo rientrati in caserma per prepararci alla cena di gala che si teneva dove erano ospitati i nostri veicoli. Dopo un sontuoso aperitivo, le circa 900 persone partecipanti alla manifestazione si sono riversate nella sala da pranzo della caserma che, incredibilmente, ne poteva contenere almeno altre 500. La cena è stata ottima con l’unico evidente problema che servire tutte quelle persone non era facile e abbiamo potuto allontanarci solo a notte inoltrata. La domenica abbiamo esposto i mezzi nell’area di Piazza Vittorio Veneto insieme a tutti gli altri partecipanti per fare da cornice alla maratona di Torino. Nella nostra zona di parcheggio, un gruppo di giovani chiassosi suonatori di bongo, contrari alla guerra, ci ha allietato i timpani per alcune ore, ma, in fondo eravamo l’unico gruppo con la musica!!. Per chi voleva l’ASI ha messo a disposizione delle guide per visitare alcuni musei della città. Dopo il pranzo e la premiazione di alcuni partecipanti per il concorso culturale dell’ASI e per le gare di regolarità a cui hanno partecipato le vetture civili, tutti a casa. Il Presidente dell’ASI, Avv. Loi, durante un discorso, ha manifestato soddisfazione per il fatto che l’ASI avesse raggiunto i 100.000 iscritti e ci fossero 170.040 veicoli iscritti ai loro registri con 223 club federati. La manifestazione è stata imponente, nonostante i problemi di gestione di un migliaio di persone più i veicoli, ma tutto ha funzionato ed i nostri veicoli sono sempre stati al centro delle celebrazioni portando sicuramente lustro al nostro ed agli altri Club partecipanti. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. MANIFESTAZIONI 2007 Di seguito diamo indicazioni di massima. Per informazioni più dettagliate vi invitiamo a controllare la pagina Raduni 2007 o le News della pagina iniziale del nostro sito, www.cvms.it, in continuo aggiornamento, o a contattare la Segreteria del Club, oppure la sede. Non mancheranno avvisi a mezzo posta in caso di particolare importanza dell’iniziativa in programma. E’ importante rammentare di comunicare sempre per tempo eventuali vostre iniziative, al fine di consentirci una programmazione agli eventi. Se siete intenzionati a partecipare ad un raduno è necessario comunicare il proprio nominativo, tipo di veicolo e numero di partecipanti almeno dieci giorni prima dell’evento alla sede del club o, se indicati, ai numeri di telefono degli organizzatori. RADUNI CVMS 25 Marzo 2007 : Raduno Veicoli Militari Storici CVMS Bombardone—Zinasco (PV). Organizzazione Valter Secco. 7/8/9 Settembre 2007 : RINNOVO CARICHE IV Raduno Internazionale Veicoli Militari Assemblea Generale 2007 e elezioni per il rinnovo delle cariche dei membri del Consiglio Direttivo Storici Alta Val Badia. Organizzazione Werner Crazzolara SEGNALAZIONE DI ALTRE MANIFESTAZIONI Al momento di andare in stampa non abbiamo ricevuto ancora proposte di raduni per il prossimo anno. BORSE SCAMBIO CON STAND CVMS E’ in preparazione per il mese di marzo 2007 l’Assemblea Ordinaria dei Soci, durante la quale, oltre all’approvazione del bilancio consuntivo anno 2006 e preventivo anno 2007, si dovrà procedere al rinnovo del Consiglio Direttivo e del Comitato Etico, per il successivo biennio. I soci che intendono candidarsi possono presentare la propria candidatura entro e non oltre il 31/12/2006, devono essere iscritti da almeno una anno al CVMS ed in regola con la quota 2006. Avranno diritto al voto solo i soci in regola con la quota 2007, il cui pagamento, rammentiamo, scade il 31/01/2007. MAGGIO 2007 : Militaria — Novegro MI NOVEMBRE 2007 : Militaria — Novegro MI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. RADUNO DI RORMIO Mezzi militari a Bormio, il 1 ° raduno è un successo Bormio invasa dai mezzi militari in occasione del primo raduno organizzato nella località turistica e andato in scena nel fine settimana. Sono stati 46 gli equipaggi che hanno preso parte alla manifestazione ideata dell'albergatore bormino Lucio Da Zanche con la collaborazione di Federico Dell'Orto, in rappresentanza del Club Veicoli Militari Storici. Due giornate coronate dal successo e baciate dal sole che ha fatto da contorno a un programma studiato nei minimi dettagli. Sabato mattina la carovana ha raggiunto la Val Cancano fino alla Malga Trela per un rinfresco e poi ha fatto sosta allo Chalet Villa Valania per il "rancio" con polenta e grigliata. Pomeriggio di relax alle terme dei Bagni Vecchi prima della cena al Miramonti Park Hotel, quartier generale della manifestazione. Domenica mattina si è svolta la sfilata nel centro storico di Bormio con una sosta nella piazza del Kuerc affollata di gente e assai incuriosita dall'insolito spettacolo. A seguire i mezzi hanno raggiunto il forte di Oga prima del pranzo e i saluti per un arrivederci al prossimo anno. Gli organizzatori hanno infine ringraziato i Comuni di Bormio e Valdidentro, la Direzione del Parco nazionale dello Stelvio e il Corpo forestale per la collaborazione. FEDERICO DELL’ORTO CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. CANNES AGOSTO 2006 RADUNO DI CANNES In una bella ed assolata giornata di fine agosto, si è svolta a Cannes la celebrazione del 62° anniversario dello sbarco degli Alleati in Francia. Il nostro club, sempre presente, partecipava alla sfilata con il GMC di Marelli e con la presenza, senza automezzi dei soci Fanfani e Paggi. I mezzi sono stati raggruppati nello stadio di Cannes che improvvisamente si è trasformato in un campo militare con tende grosse e piccole piene di soldati americani francesi e, naturalmente di partigiani. La partecipazione dei mezzi è stata notevole, una cinquantina di mezzi tra cui 2 carri armati, due autoblinde, numerosi camion e un’infinità di Jeep facevano bella mostra nel parcheggio dello stadio affollato di curiosi. I mezzi provenivano in buona parte dall’Italia compreso il carro armato di Assolari che aveva innalzato sulle antenne oltre alla bandiera americana anche una bandiera italiana, suscitando l’ira di una nonnina che vistala è corsa da uno dei responsabili della manifestazione per fargliela togliere e , vedendo che quest’ultimo non voleva andare a discutere con un “carro armato”, la stessa , sempre più inferocita chiedeva al disperato responsabile chi era nel campo il corrispondente in termini di potere del generale Leclerc!!??. Incredibile una vera reduce. Risultato: la nostra bandiera è rimasta in bella vista sul carro anche durante la parata. Prima della sfilata il buon Marelli ci ha caricati sul cassone del Gmc e tutto il gruppo ha fatto un bel giro della città, con soste sia per deporre delle corone alle lapidi ai caduti, ma anche per degustare un ottimo aperitivo. Nel pomeriggio si è svolta la parata, aperta da una banda di scozzesi che suonavano le cornamuse e a seguire tutti, dai carri alle Jeep. Fatto di colore nell’organizzazione dell’evento è che Cannes è stata paralizzata per qualche ora, poiché la parata si è svolta sul viale principale della città senza che la polizia si curasse di deviare il traffico e con l’aggravante che i 50 mezzi sono rimasti parcheggiati per almeno un’ora sempre sul viale. L’evento è stato comunque molto bello grazie anche al luogo in cui si è svolto ed al sentimento che i francesi ripongono in questo tipo di rievocazioni, potrebbe essere un’idea per una gita del 2007. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. BORMIO 2006 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. NOTIZIE UTILI Fari accesi di giorno: deroga per i veicoli storici Il Parlamento ha approvato, alla fine del luglio scorso, la modifica al nuovo Codice della Strada che prevede che i veicoli iscritti nei Registri ASI, Storico Lancia, Italiano Alfa Romeo, Italiano Fiat e storico FMI vengano esentati dall'accensione dei proiettori anabbaglianti fuori dai centri abitati. Questo il testo ufficiale: "Fuori dai centri abitati, durante la marcia dei veicoli a motore, ad eccezione dei veicoli iscritti nei registri ASI, Storico Lancia, Italiano Fiat, Italiano Alfa Romeo, Storico FMI, è obbligatorio l'uso delle luci di posizione, dei proiettori anabbaglianti e, se prescritte, delle luci della targa e delle luci d'ingombro..." (legge 1 agosto 2003, n° 214). Ricordiamo che resta comunque l’obbligo dei fari accesi in autostrada. CONTATTACI ! TI RISPONDEREMO !!! IL PRESIDENTE IL CONSIGLIO DIRETTIVO AUGURANO A TUTTI I SOCI, FAMILIARI E SIMPATIZZANTI, UN BUON NATALE 2006 E UN FELICE E ROMBANTE ANNO NUOVO Ricapitolando: CVMS = € 52,00 CVMS + ASI = € 93,32 CVMS + MVPA = € 90,00 CVMS + ASI + MVPA = € 131,32 MVPA E CVMS Iscrizione all’MVPA L’MVPA, a partire dal prossimo anno, ci ha segnalato che è terminato il periodo intermedio di affiliazione al Club d’oltre oceano. I soci interessati anche all’iscrizione all’MVPA, devono versare 48 dollari annuali, pari a circa euro 38,00 ( cambio euro / dollaro 1,2773 del 03/11/2006) e devono compilare il coupon di iscrizione che alleghiamo al Notiziario. Pertanto le quote per il 2007 saranno le seguenti: CVMS : € 52,00; ( € 62,00 per chi rinnova dopo il 31/01/2007) € 20,00 per i familiari o simpatizzanti. ASI: € 41,32; MVPA: € 38,00. I soci possono iscriversi solo al CVMS, oppure contestualmente all’ASI e/o all’MVPA. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. www.cvms.it Da quanto è attivo il sito internet del nostro Club, curato e aggiornato dal “web master” Danilo Giacomazzi, socio del Club, oltre 100.000 sono stati i contatti singoli che lo hanno interessato. Visitate le nostre pagine sul web. La pagina iniziale e quella dei Raduni dell’anno in corso, sono aggiornate, con appositi avvisi, appena possibile, con le date dei raduni, con le informazioni necessarie per la partecipazione, e con le foto dei raduni che nel frattempo si sono svolti. QUOTE ASSOCIATIVE 2007 E PRATICHE ASI PRATICHE ASI La quota associativa scadrà il 31 dicembre 2006. La quota associativa per l’anno 2007 non è cambiata: € 52,00, ( € 62,00 per chi rinnova dopo il 31/01/2007) e € 20,00 per i familiari o simpatizzanti. La quota ASI è sempre pari a € 41,32. L’iscrizione al Club contestuale all’ASI comporta la spesa complessiva di € 93,32. Si avvisa che, per motivi di organizzazione, le quote ASI saranno trasmesse dal CVMS all’ASI alla fine di ogni mese. Tariffe pratiche ASI (La Manovella del 06/2004): Iscrizione al Registro Storico ( Ex Attestato di Storicità): gratuito. Auto, Veicoli Militari e Commerciali: Certificato di Identità: € 105.00. Gratuito per veicoli ante 1918. Certificato sostitutivo delle caratteristiche tecniche: € 105,00. Gratuito per veicoli in possesso di omologazione o certificato di identità o se richiesto contestualmente al certificato di identità. Motociclette: Certificato di Identità: € 60,00. Gratuito per veicoli ante 1918. Certificato sostitutivo delle caratteristiche tecniche: € 60,00. Gratuito per veicoli in possesso di omologazione o certificato di identità o se richiesto contestualmente al certificato di identità. Il pagamento delle quote di iscrizione al Club e/o ASI può essere effettuato direttamente in sede, oppure con Assegno Bancario o con Vaglia Postale intestato al Club con indicazione della causale. IMPORTANTE: SEGNALAZIONE AI SOCI INTERESSATI ALLE . Si invitano i soci che hanno intenzione di iscrivere o omologare il proprio veicolo all’ASI o che desiderino chiedere il Certificato di Identità o il Certificato delle Caratteristiche Tecniche, ad inviare le foto del veicolo privo di qualsiasi oggetto o accessorio non previsto prima di iniziare la pratica del Certificato di Identità (Targa in ottone). Le foto devono essere inoltrate ai Commissari di Club, Auto e Moto, al fine di essere indirizzati alla eventuale correzione di errori o inesattezze nel restauro del veicolo. Nel tempo massimo di due mesi dall’arrivo delle foto verrà comunicato al socio l’eventuale parere favorevole al prosieguo della pratica o gli eventuali rilievi. Le foto devono riguardare esclusivamente la carrozzeria, il motore e i dettagli richiesti dalla scheda tecnica, in modo da consentire una corretta valutazione dello stato di conservazione e/o di restauro del veicolo. Le foto non devono essere di stampa digitale ma su carta fotografica. Pratiche con foto non conformi saranno sospese in attesa di ricevere il giusto corredo fotografico. In caso di dubbi si prega di prendere contatto con i Commissari di Club, i cui nominativi e recapiti sono indicati nella ultima pagina del Notiziario. Il Presidente Cosimo Prototipo. PRATICHE ASI PER I VEICOLI CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. L’ARMIR L’ARMIR Nel quadro delle operazioni sul fronte orientale si inserisce un altro tragico episodio della guerra degli italiani: l’avventura in Russia. La storia del corpo di spedizione italiano risale al giugno del 1941, nel momento in cui Hitler prospettò a Mussolini, nell’incontro svoltosi al Brennero, la sua decisione di “liquidare l’URSS”. Come in altre simili occasioni il Fuhrer si dimostrò contrario ad accettare un contingente italiano nella campagna di Russia. Il Fuhrer era spesso ironico nelle sue lettere ed in questo caso scrisse relativamente all’aiuto italiano:” Il generale Marras ha comunicato che voi , Duce, mettete a disposizione un corpo di spedizione. Se tale vostra intenzione, Duce, che io accolgo naturalmente col cuore colmo di gratitudine, vi sarà abbastanza tempo per realizzarla giacchè in un teatro di guerra tanto vasto, l’avanzata non potrà avvenire dappertutto contemporaneamente. L’aiuto decisivo, Duce, lo potrete però sempre fornire col rafforzare le forze nell’Africa settentrionale”. Dopo questa missiva, che Mussolini fa finta di non raccogliere, viene inviata questa lettera al Fuhrer: “L’Italia non può rimanere assente. Vi ringrazio, quindi, Fuhrer, di aver accolto la partecipazione di forze terrestri ed aeree italiane, nel numero e per il settore che gli stati maggiori stabiliranno”. Viene così formato il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C. S.I.R.) composto da 60.000 uomini sotto il comando del generale Francesco Zingales. Il corpo di spedizione è composto dalle divisioni di fanteria autotrasportata Pasubio e Torino, dalla 3° divisione celere Principe Amedeo d’Aosta, dal 3° raggruppamento d’artiglieria contraerea, dal 61° gruppo di osservazione aerea e dal 22° gruppo da caccia. L’11 luglio 1941 il C.S.I.R. inizia il concentramento in Romania via ferrovia, purtroppo il generale Zingales durante il viaggio si ammala e viene sostituito dal generale Messe. Duecentoventicinque convogli carichi di soldati viaggiarono per 6 giorni attraverso mezza Europa per giungere alla fine a destinazione alla frontiera tra l’Ungheria e la Romania. Il concentramento non era ancora completato, ma i tedeschi cominciarono subito a chiedere il nostro supporto al fronte ed a manifestare la loro superiorità nei nostri confronti, facendo crescere immediatamente il dissenso su come impiegare il nostro Corpo d’armata che, nel frattempo, era stato inquadrato nell’11a armata tedesca. Un mese dopo la partenza dall’Italia, prima che fosse completato lo schieramento, la divisione Pasubio venne in contatto con il nemico sul fiume Bug. Le nostre truppe compirono, per schierarsi, un marcia di oltre mille chilometri in condizioni logistiche ed organizzative molto difficili in quanto il supporto logistico promesso dai tedeschi era completamente inadeguato, oltre a dover nella maggior parte dei casi andare a piedi. Le autocolonne di rifornimento restavano bloccate sulle piste fangose durante il giorno come di notte, quando il terreno segnato dagli enormi solchi gelava diventando impraticabile. Terminato lo schieramento le nostre truppe erano già stanche e bisognose di tutto: scarpe, uniformi, munizioni, carburante. In queste condizioni gli italiani affrontarono l’offensiva nel bacino del Donetz, partecipando all’occupazione di Stalino e Gorlowka, ultimo atto della campagna autunnale. Fino a dicembre i combattimenti sul fronte meridionale subirono una sosta, preludio della controffensiva d’inverno che i Russi scateneranno di lì a poco. L’inverno è sempre stato alleato dei sovietici che disponevano di attrezzature adeguate. La neve, il ghiaccio, il vento, il freddo, con temperature fino a 50° sotto zero, mettevano in serie difficoltà l’esercito dell’Asse. Le armi si bloccavano, gli automezzi non partivano, gli animali morivano assiderati e lo stesso rancio si rapprendeva nelle gavette, senza contare il moltiplicarsi dei malanni dei soldati, che arrivavano a morire per congelamento. Alle 6,30 del 25 dicembre, nella steppa un violento fuoco di artiglieria e di mortai investe i capisaldi italiani. Finito il bombardamento l’artiglieria Russa, appoggiata dai carri armati, attacca la linea difensiva della Celere e della Torino. La battaglia continua fino al 31 dicembre e le nostre truppe resistono, ma subiscono pesanti perdite. Per tutto l’inverno continuano incessanti i combattimenti ed alla fine dell’inverno le nostre truppe sono terribilmente provate. La situazione del nostro esercito è tanto grave che il comandante della spedizione chiede al comando supremo che le truppe siano rimpatriate perché non più in grado di affrontare una seconda campagna invernale. SEGUE PAGINA 11 ... CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. L’ARMIR Segue da pagina 10 Purtroppo da Roma, anziché preoccuparsi dell’avvicendamento delle truppe, del miglioramento della logistica e dell’equipaggiamento, si progetta solamente di aumentare il numero dei soldati impiegati. Hitler, che all’inizio della campagna era contrario ad un aiuto italiano, di fronte alla sempre più pressante reazione Russa, era diventato favorevole all’invio di altre truppe. In Italia si sta preparando un ‘armata di altri 200.000 uomini (l’A.R. M.I.R.) e quando il generale Messe lo viene a sapere, chiede subito un colloquio con Mussolini e Cavallero per metterli in guardia del già cattivo funzionamento della logistica, che porta ad una penuria costante dei rifornimenti oltre al fatto che, comunque, bisognava farci fornire dai tedeschi pezzi d’artiglieria anticarro ed antiaerea, oltre che di un gran numero di automezzi. La risposta fu sempre la solita: “dobbiamo sederci al tavolo della pace facendo pesare ai tedeschi il fatto che abbiamo impiegato 200.000 uomini dell’ARMIR e non solo i 60.000 del CSIR”. Il 9 luglio 1942 il CSIR cessa di esistere come unità autonoma e viene incorporato nell’8° armata italiana. Le truppe dell’Asse avanzano nella steppa, correndo dietro ai russi che si sganciano rapidamente pur mantenendo un forte azione di retroguardia che distrugge ogni cosa sia utilizzabile dagli assalitori. L’8° armata ha l’ordine di schierarsi, ma i Russi non vogliono cedere il fiume per impedire l’interruzione delle linea di rifornimenti verso Stalingrado. Il 20 agosto la divisione Sforzesca viene attaccata pesantemente ed è costretta a ritirarsi. Sugli altri fronti le truppe tedesche avanzano nel Caucaso, ma incontrano forte resistenza per raggiungere il Volga. Il 1° novembre il generale Messe rientra in Italia in quanto stanco di gestire i sempre più frequenti contrasti con i tedeschi. La fine si avvicina. All’inizio del dicembre 1942, l’ottava armata italiana si schiera sulla sponda del Don, fra la seconda armata ungherese e la terza armata rumena. Partendo da Nord sono dislocati: il corpo d’armata alpino con le divisioni Tridentina, Julia, Cuneense e Vicenza; il secondo corpo d’armata con le divisioni Cosseria e Ravenna; il trentacinquesimo corpo d’armata con la divisione Pasubio ed il ventinovesimo corpo Don le divisioni Torino, Celere e Sforzesca, sotto il comando germanico. I Russi schierano, al momento dell’offensiva, la sesta armata sovietica e la prima armata della guardia. L’11 dicembre i Russi, con delle forze nettamente più potenti alle nostre, attaccano le posizioni tenute dalla Ravenna. Dopo un paio di giorni di accaniti combattimenti la Ravenna comincia a cedere e ad indietreggiare. Agli italiani manca tutto, compreso il carburante e sono costretti ad abbandonare numerosi mezzi. La falla sul Don è stata aperta e mentre altre ingenti forze attraccano le altre divisioni italiane, i nostri soldati, dove sono avvenuti gli sfondamenti, cominciano a ritirarsi, formando lunghe colonne. Lo spettacolo doveva essere apocalittico: uomini che trascinavano le gambe ormai semi congelate, con le coperte in testa per proteggersi dal freddo, il viso incrostato dal ghiaccio ed il nemico che li incalzava con i blindati. La ritirata non è semplice, perché i sovietici tentano più volte di aggirare le colonne di soldati Italiani che devono continuamente cambiare percorso. Con enormi sacrifici, le marce forzate che duravano per tutto il giorno, con temperature di trenta o quaranta gradi sotto zero, permettevano ai nostri disperati di percorrere trenta o quaranta chilometri al giorno, ma la patria era molto lontana. Fortunatamente i soldati italiani, durante le conquiste, si erano sempre comportati con dignità e correttezza, e questo ha permesso a molti di salvarsi, grazie ai contadini russi che concedevano con facilità ospitalità ed aiuto alle truppe ormai sfinite (Talianski Karasciò: questa era l’espressione “italiani buoni” che i nostri soldati sentivano dai contadini russi. In effetti l’espressione completa era: “Talianski karasciò, nemzki niet karasciò, nemzki kaputt” e cioè “Italiani buoni, tedeschi non buoni, morte ai tedeschi”). Analoga situazione la vivranno i nostri soldati in Grecia dopo l’8 settembre 1943, evidentemente non eravamo degli “assassini”. Il fronte cede e, secondo un tipico comportamento dei nostri comandanti, si succedono ordini e contrordini, i soldati già sfiniti e disorientati non riescono a coordinare il ripiegamento che avviene nel più totale disordine, lasciando alle singole unità l’iniziativa per gestire la fuga dai carri armati sovietici che sono ovunque. La ritirata diventa un combattimento continuo dove i soldati sono costretti ad aprirsi varchi negli accerchiamenti impostati dai Russi, durante i combattimenti si susseguono atti di eroismo e di annientamento di intere compagnie. In una di queste azioni di sganciamento del terzo bersaglieri non si salva nessuno. Ai primi di gennaio del 1943 alla divisione Celere mancano più di 7.000 uomini, ha perso tutta l’artiglieria e l’80% degli automezzi. In questa fase della ritirata, purtroppo, l’ostilità dei tedeschi nei nostri confronti viene aspramente evidenziata, tanto che i nostri soldati ad ogni occasione venivano depredati con la forza dei pochi rifornimenti ancora a disposizione, in particolare del carburante o, peggio, i tedeschi del gruppo Hoffmann rifiutarono l’ospitalità a feriti gravissimi nella loro infermeria. La colonna dei soldati in ritirata è ormai interminabile e la maggior parte degli uomini muore per assideramento, per fame e sfinimento. A Nicolajewka si infrange l’ultimo cerchio che chiude il corpo d’armata alpino ed i superstiti si riuniscono a Charkov. Il 6 marzo, a Gomel, inizia la partenza delle tradotte ferroviarie che trasportano i reduci in Italia. Mancano all’appello 27.000 uomini, caduti nella maggior parte dei casi, durante la ritirata. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. THOMSON M1 Thomson M1 A partire dalla Prima Guerra Mondiale un po’ in tutti i paesi si iniziò a studiare armi dotate di un ampio volume di fuoco. Negli Stati Uniti all’inizio del 1918 il generale John t. Thomson mise a punto con i tecnici della Auto Ordnance Co. il progetto di un moschetto automatico che fece la sua comparsa nel 1919 senza destare particolare interesse nell’esercito. La guerra era finita ma la produzione dell’arma continuò sino al 1921 con un utilizzo molto intenso da parte della malavita americana che lo apprezzò grazie alla sua grande capacità di fuoco con i caricatori da 50 o 100 colpi. Venne acquistato nel 1928 anche dalla forze armate americane in 15.000 esemplari e prodotto dalla Colt. L’inizio della seconda Guerra Mondiale rivalutò l’arma che subì molte modifiche per semplificarne la produzione e ridurne i costi che si aggiravano all’epoca intorno ai 200 dollari al pezzo. Le modifiche vennero effettuate dalla Savane Arms Co. E consistettero nell’abbandono dell’impugnatura anteriore, nell’appesantimento dell’otturatore, nell’abbandono del caricatore a tamburo per quello filare, nell’abolizione delle alette di raffreddamento della canna ed in un nuovo sistema di mira. Restò in produzione sino al 1943 con ben 1.501.000 esemplari consegnati. Nelle mani dei gangster americani, l’arma ebbe un successo strepitoso tanto da essere successivamente ricordata nella maggior parte dei film di quegli anni e successivi. I primi ad acquistarne qualche esemplare furono le forze di polizia per arginare la crescente delinquenza dell’epoca e successivamente, nel 1928, i Marines acquistarono il modello 28 impiegandolo in certe azioni di contro guerriglia nel Nicaragua. Con l’inizio dell’ultima guerra mondiale ne furono inviate notevoli quantità in Inghilterra. L’arma fu distribuita durante la guerra ai vari paesi alleati ed alle forze della resistenza. e dopo la guerra venne esportata praticamente ovunque. Nonostante un certo successo commerciale, il Thomson non fu mai amato dall’Ordinance Department dell’U.S. Army che lo sostituì non appena furono disponibili altri prodotti. DATI TECNICI Produttore: Auto Ordnance, Colt, Savage Arms, altri Lunghezza totale: 844mm. Calibro: 45 ACP Peso scarico: 4,750 Kg. Caricatore: astuccio da 20 o 30 colpi Gittata utile: 150mt. Cadenza di tiro: 700 colpi al minuto con possibilità di colpo singolo CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. SCHEMI DI COLORAZIONE Schemi di colorazione delle moto e sidecar della WEHRMACHT Sfortunatamente i colori delle motociclette non possono essere distinti con sicurezza dalle fotografie in bianco e nero e tanto meno dalle poche fotografie a colori esistenti, ormai sbiadite. Fra in 1935 ed il1945 i colori delle vernici usate sui mezzi militari cambiarono più volte e non è possibile determinare i colori delle autovetture e dei mezzi più pesanti, così come per le motociclette. L’unico modo per cercare di capire i colori impiegati è utilizzare le direttive dell’esercito in uso all’epoca. Dalle foto si evince che molte motociclette in uso dall’esercito mantenevano la colorazione civile con sidecar di colore nero con le cromature di bellezza e gli scarichi cromati. Con la nascita della Wehrmacht nel 1935 i veicoli militari erano dipinti in grigio-marrone scuro, seguendo lo schema di colorazione degli anni ’30 e cioè 2/3 grigio scuro ed 1/3 marrone con uno schema a macchie. Questa colorazione durò sino all’inizio della 2° Guerra Mondiale. Nel 1940, per ragioni di risparmio, la direttiva HM 1940, n. 864 stabilì che tutti i veicoli dovevano essere dipinti in grigio scuro senza ulteriori camuffamenti. Con l’espansione del teatro bellico in Nord Africa la colorazione grigia non era più adeguata e la direttiva HM 1941, n. 281 stabilì che i veicoli che operavano in Africa dovevano essere dipinti in RAL 800 (giallo-marrone) e RAL 7008 (grigio-verde). Si utilizzavano solo colori opachi che venivano applicati sfumandoli nella colorazione in proporzione di 2/3 RAL 800 ed 1/3 RAL 7008. Le piccole superfici potevano essere colorate di un unico colore (es. raggi e cerchi delle ruote). Durante le operazioni in Norvegia, Finlandia e Russia, la direttiva HM 1941, n. 1128 stabiliva che tutti i veicoli dovevano essere camuffati di bianco, lasciando libero arbitrio agli equipaggi nella mimetizzazione. I problemi logistici derivanti dalla guerra non sempre permettevano l’arrivo per tempo delle vernici necessarie, costringendo gli equipaggi ad arrangiarsi in loco utilizzando spesso la calce bianca. Questo sistema creò la tipica colorazione striata che si vede in molte foto dell’epoca che altro non era che la calce dilavata dalla pioggia e dalla neve. Solo i mezzi che arrivavano direttamente dalla Germania con i treni avevano i colori prescritti. Nel 1942 i colori cambiarono nuovamente: la direttiva HM 1942, n. 315 stabilì che i colori da utilizzare su tutti i fronti erano il RAL 8020 (marrone) ed il RAL 7027 (grigio) entrambi opache nelle proporzioni di 2/3 ed 1/3. Nel 1943 i veicoli vengono colorati di un singolo colore: giallo scuro e con le direttive HM 1943, n. 181 e 322 si resero responsabili le truppe al fronte del camuffamento dei mezzi a secondo del teatro dei combattimenti. Da questo momento alle truppe vennero assegnate delle paste colorate da diluire con la benzina, però non sempre la benzina era aggiunta nelle giuste proporzioni, creando tonalità completamente diverse tra i veicoli. Quando la benzina cominciò a scarseggiare i soldati provarono ad utilizzare altri diluenti, anche l’acqua, fino ad arrivare all’utilizzo diretto della pasta sulle carrozzerie creando l’effetto pastoso che si vede su alcune foto di mezzi pesanti. In questo “mare magnum” di colorazioni i mezzi tedeschi nel dopo guerra sono stati spesso colorati in maniera fantasiosa dai collezionisti pensando che tutto potesse andare bene; non è esattamente vero, bisogna stare molto attenti all’anno di costruzione del veicolo ed al teatro di guerra che si desidera riprodurre (stando attenti anche al reparto che deve avere, a sua volta, una logica storica). CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LA FINE DI STALINGRADO Il piano iniziale del Fuhrer per la conquista dell’Unione sovietica era di occupare il Caucaso e di accerchiare le armate russe del centro e del nord, costringendole a combattere una battaglia di annientamento a est di Mosca. Per arrivare al Caucaso occorreva raggiungere il Volga, in modo da proteggere il fianco sinistro delle forze operanti verso Sud. Due erano , a questo punto i principali obiettivi della Wehrmacht: Stalingrado ed il Caucaso. Sopravvalutando i successi iniziali, Hitler spinse verso Baku le forze del gruppo meridionale prima di aver raggiunto e consolidato il settore del Volga. Questo errore di strategia e di valutazione porta la Wehrmacht al disastro di Stalingrado ed alla conseguente ritirata dal Caucaso. IL 19 novembre 1942 al rifugio alpino di Berchtesgaden , dove si trova Hitler, arriva una telefonata del sfuggire all’accerchiamento. Il 22 novembre le due colonne avanzanti dell’Armata Rossa si congiungono a Kolach, a ovest di Stalingrado, chiudendo l’armata del Generale Von. Paulus in una enorme sacca. Von Paulus chiese allo stato maggiore il permesso di ritirarsi per aprirsi la via verso occidente e ricongiungersi alle altre armate tedesche. La risposta diretta del Fuhrer fu molto secca:”Non voglio lasciare il Volga”. A Von Paulus non resta che trincerarsi nella città. A Paulus viene garantita la sopravvivenza delle sue truppe grazie ad un ponte aereo che Goering, capo della Luftwaffe, pensa di poter garantire ma l’aviazione tedesca non riuscirà mai a rifornire in maniera adeguata le venti divisioni tedesche e le due rumene accerchiate, pur sacrificando la forza aerea di trasporto con la perdita di centinaia di aeroplani in buona parte abbattuti dai russi. Il 25 novembre Hitler incarica il feldmaresciallo von Manstein di guidare il gruppo delle armate del Don al soccorso della 6°armata, aprendo una via da Sud-Ovest verso la città. Invano von Manstein cerca di far capire ad Hitler che l’unica possibilità di successo dell’operazione è legata all’abbandono di Stalingrado da parte di von Paulus, che dovrebbe aprirsi un varco attraverso le linee nemiche verso le truppe liberatrici. Il 12 dicembre la 4° armata corazzata tedesca avanza lungo la linea ferroviaria di Kotelnikovske-Stalingrado giungendo fino a 40 chilometri dalla città assediata. Da Stalingrado si cominciano a scorgere le segnalazioni luminose dei liberatori. Basterebbe una sortita degli assediati per ricongiungersi con i salvatori, ma Hitler si ostina a non voler abbandonare la città. Per il Fuhrer, la città che porta il nome del suo grande nemico, assume un significato mistico ed il mantenimento della posizione non assume più un significato strategico ma psicologico. Continua a pag. 15 nuovo capo di stato maggiore dell’esercito, generale Zeitzler, che turba il riposo del Fuhrer. All’alba di quello stesso giorno, durante una tremenda tempesta di neve, l’Armata Rossa, guidata dal maresciallo Zukov, il salvatore di Mosca, ha sferrato una massiccia offensiva sul Don sfondando la difese della 3° armata rumena a Nord di Stalingrado. A Sud della città i russi hanno sferrato un altro violento attacco contro la 4° armata corazzata tedesca e la 4° armata rumena. L’obiettivo dei sovietici, che avanzano con un esercito eccezionale composto da migliaia di soldati e di carri armati pesanti, è di isolare Stalingrado costringendo la 6° armata tedesca a ritirarsi verso occidente per CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. LA FINE DI STALINGRADO (segue da pag. 14) Il 23 dicembre un attacco sul fianco all’armata di von Manstein lo costringe a ritirarsi per non fare crollare il fronte del Don. I duecentomila soldati accerchiati hanno ormai un destino segnato. Il settore del Don è sotto attacco e la 3° armata rumena e l’8° armata italiana a Boguchar, sono travolte dall’Armata Rossa. La mattina dell’8 gennaio 1943 tre ufficiali sovietici offrono la resa a von Paulus. Nell’ultimatum il comandante delle forze sovietiche, scrive ”La situazione delle truppe tedesche è disperata. Siete in preda alla fame, alle malattie ed al freddo. Il terribile inverno russo è appena incominciato. Verranno il gelo, le tormente di neve, il vento glaciale. I vostri soldati sono privi di equipaggiamento invernale e la vostra situazione è senza speranza, ogni ulteriore resistenza è follia. Per questo, ad evitare un inutile spargimento di sangue, vi invitiamo ad arrendervi.” Rokossovskij concede 24 ore di tempo per rispondere. Le condizioni di resa sono più che ragionevoli. I prigionieri conserveranno il loro grado e gli effetti personali, i feriti saranno assistiti in modo adeguato, tutti gli uomini della Wehrmacht riceveranno la loro razione di cibo. Il Fuhrer è irremovibile: bisogna resistere. Il 10 gennaio dopo un bombardamento effettuato da cinquemila pezzi d’artiglieria tutte le armate presenti sul fronte del Don attaccano contemporaneamente la città. In pochi giorni la sacca difensiva è ridotta ad un’area di 15 chilometri per nove. Alcuni aeroplani tedeschi riescono ad atterrare per portare rifornimenti ed evacuare i feriti. Il 24 gennaio la piccola pista di atterraggio è occupata dai sovietici e la sacca viene divisa in due. Von Paulus riprende contatto con Hitler per essere autorizzato alla resa spiegando molto chiaramente la situazione:”vi sono 18.000 feriti, non ci sono rifornimenti di viveri, vestiti, medicinali. Resistere ancora è privo di senso. Il crollo è inevitabile. L’esercito chiede l’immediata autorizzazione alla resa.” Hitler non ragiona e risponde: “Proibisco la capitolazione. La 6° armata manterrà la posizione fino all’ultimo uomo ed all’ultima cartuccia e con la sua eroica resistenza darà un indimenticabile contributo alla costituzione di un fronte di difesa ad alla salvezza del mondo occidentale.” Per alcuni giorni la guarnigione continua la sua lenta agonia. La Wehrmacht è ormai ridotta a gruppi di uomini isolati divisi in tre piccole sacche. Il maresciallo Ciuikov, comandante della 62° armata sovietica racconta la disperazione dei soldati tedeschi:”Alcuni reparti hanno circondato, nella borgata Ottobre Rosso, un caposaldo tedesco. Allo scopo di evitare un inutile spargimento di sangue fu proposto al caposaldo di capitolare. Dopo lunghe trattative i tedeschi chiesero ai soldati russi del pane. I russi impietositi mandarono ai tedeschi qualche pagnotta. Ricevuto il pane ed evidentemente sentendosi più forti dopo aver mangiato, i tedeschi ripresero a sparare.” Von Paulus, sempre più abbattuto, ha posto il suo quartier generale in una cantina del grande emporio Univermag ; il 31 gennaio invia l’ultimo messaggio al Fuhrer: “La 6° armata, fedele al suo giuramento e consapevole dell’importanza del suo compito, ha mantenuto le posizioni fino all’ultimo per il Fuhrer e per la Patria.” Come risposta Hitler conferisce a Von Paulus il bastone da feldmaresciallo e promuove sul campo 117 ufficiali, nella speranza che questo serva a prolungare la resistenza. Nella notte tra il 31 gennaio ed il 1° febbraio lo stato maggiore tedesco si arrende. Hitler commenta: “Si sono semplicemente arresi mentre avrebbero dovuto stringere le file, formare un baluardo e poi uccidersi con l’ultima loro pallottola; quell’uomo (Von Paulus) avrebbe dovuto uccidersi con colpo di pistola allo stesso modo che i capi antichi si gettavano sulla punta delle spade. Si può essere codardi a tal punto. Molti sono dovuti morire ed ecco che un uomo, all’ultimo minuto, macchia l’eroismo di tanti altri. Egli avrebbe potuto liberarsi di ogni affanno e salire all’immortalità della nazione, invece ha preferito andarsene a Mosca: Quel che mi irrita più di tutto in questa storia è che l’avevo promosso, l’avevo nominato feldmaresciallo.” Circa novantamila uomini fra cui 24 generali vengono fatti prigionieri, è tutto quello che rimane dei 285.000 soldati della 6° armata. Dei novantamila superstiti solo 5.000 rivedranno la Germania. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B. BAV (ZIL 485) Durante la seconda guerra mondiale la Russia fu una grande utilizzatrice di mezzi anfibi dovendo attraversare, durante l’avanzata verso Berlino, numerosi corsi d’acqua. I sovietici non disponevano all’epoca di particolari mezzi anfibi ed in loro aiuto arrivarono gli Stati uniti che li rifornirono di Ford GPA e di DUCK-353 (il Duck veniva tradotto dai russi nella loro lingua in Utka). I sovietici si trovarono così bene con questi mezzi durante il conflitto che nel dopoguerra costruirono in proprio la Gaz 46 in sostituzione della Ford GPA e il BAV in sostituzione del DUCK. Entrambi i veicoli furono largamente copiati dai predecessori americani, migliorandoli, ove possibile, in particolare per la Gaz 46 nelle prestazioni del motore. Il Bav venne sviluppato inizialmente in Mosca per poi essere trasferito nel 1949 in Ucraina. Il progetto prevedeva le seguenti specifiche: possibilità di caricare truppe, trasportare artiglieria sino a 122 mm. di calibro e veicoli leggeri. Nacque inevitabilmente un veicolo basato sulle caratteristiche del GMC – 353 DUCK migliorato nel compartimento di carico come capacità e nelle pompe che furono potenziate montando una pompa centrifuga da 300 litri al minuto ed una da 150 litri al minuto per permettere al mezzo di navigare in mare con acque particolarmente turbolente. Così come il predecessore americano aveva la possibilità di gonfiare e sgonfiare gli pneumatici per affrontare meglio i terreni difficili ed il disegno delle gomme migliorava ulteriormente la capacità fuoristradistica del veicolo. Lo Zil – 485 entrò in servizio nel 1953 con la denominazione di BAV (Bolshoi Automobil Vodoplavayushi – Grande Veicolo Anfibio). Nel corso degli anni subì diverse modifiche al sistema di propulsione in acqua, alle gomme ed ad altri dettagli. Rimase in produzione sino al 1962 e venne successivamente sostituito dal K – 61. CARATTERISTICHE TECNICHE Peso a vuoto: 7.150 Kg Raggio di sterzata: 11,25 mt. Motore: 6 cilindri Zil 485 da 5.550 cc. Potenza: 110 HP Capacità serbatoi carburante: 2 da 120 Lt. Velocità su terra: 73 Km/h Velocità su acqua: 11 Km/h Autonomia su terra: 570-690 Km. Autonomia su acqua: 70 Km. Tipo pneumatici: 11.00 - 18 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.A.B.