! ! UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTÀ DI ECONOMIA “GIORGIO FUÀ” _______________________________________________________________" ! Corso di Dottorato di ricerca in “Economia Aziendale” ! XIII!Ciclo! “NUOVI'MODELLI'DI'RICERCHE'DI'MARKETING:'LE' POTENZIALITA’'DELLA'SOCIAL'NETWORK'ANALYSIS' APPLICATA'AI'SOCIAL'MEDIA”' ! ! ! ! Tesi!di!Dottorato!del!! Chiar.mo!Prof.!Valerio!Temperini! ! ! ! Dott.!Luca!Marinelli!!! Tutor! ! ! ! ! ! Coordinatore!di!Dottorato!di!ricerca! Chiar.mo!Prof.!Luca!del!Bene!! ! Indice!! INTRODUZIONE! I! * CAPITOLO*1*–*L’IMPATTO*DI*INTERNET*NELLE*RICERCHE*DI*MARKETING! * 1! 1.1 IL RUOLO DELLE RICERCHE DI MARKETING: L’IMPRESA MARKET ORIENTED 1.2 LE FASI DI UNA RICERCA DI MARKETING, IL PROCESSO DI RICERCA 1.3 TIPOLOGIE DI RICERCHE 1.4 LA RICERCA QUALITATITVA 1.5 LA RICERCA QUANTITATIVA 1.6 LA RICERCA CAUSALE 1.7 L’IMPATTO DI INTERNET NEL MARKETING: LE PRINCIPALI TECNICHE DI RICERCA ONLINE 1.8 IL QUESTIONARIO ONLINE 1.9 LA NETNOGRAFIA 1 17 31 32 44 53 56 71 75 CAPITOLO*2*–*L’EVOLUZIONE*DELL’ANALISI*DEI*DATI*ONLINE! 84! 2.1 IL WEB 2.0 COME FONTE DI DATI A SUPPORTO DEL MARKETING 2.2 I BIG DATA 2.3 LA SENTIMENT ANALYSIS 85 96 109 CAPITOLO*3*–*NUOVE*PROSPETTIVE*DELLA*SOCIAL*NETWORK*ANALYSIS! 3.1 ASPETTI EVOLUTIVI DELLA SOCIAL NETWORK ANALYSIS 3.2 ASPETTI METODOLOGICI DELLA SOCIAL NETWORK ANALYSIS 3.3 GLI ELEMENTI CHE COMPONGONO UN NETWORK 3.4 TIPOLOGIE DI NETWORK 3.5 ALCUNE PROPRIETÀ STRUTTURALI DEL NETWORK 3.6 PROPRIETÀ DEGLI ATTORI 3.7 LO STUDIO DEI SOCIAL NETWORK IN MARKETING CAPITOLO*4*–*LA*SOCIAL*NETWORK*ANALYSIS*NELL’ERA*DEI*SOCIAL*MEDIA! 4.1 I SOCIAL MEDIA NEL MARKETING 4.2 UNA CLASSIFICAZIONE DEI SOCIAL MEDIA 4.3 I PRINCIPALI SOCIAL MEDIA CAPITOLO*5*–*UN*MODELLO*APPLICATIVO*DELLE*SOCIAL*NETWORK*ANALYSIS! 5.1 NODEXL, LO STRUMENTO OPEN SOURCE DELLA SOCIAL MEDIA RESEARCH FOUNDATION 5.2 METODOLOGIA E COSTRUZIONE DEL MODELLO DI ANALISI 5.3 PRESENTAZIONE DEI RISULTATI – HASHTAG #NOMEBRAND 5.4 PRESENTAZIONE DEI RISULTATI - @PROFILOBRAND 116! 117 122 123 124 127 133 137 147! 148 154 162 168! 169 172 181 191 CONCLUSIONI! 200! BIBLIOGRAFIA*! 203! ! * * Introduzione In questo lavoro si affronta il tema del rapporto tra le ricerche di marketing e le opportunità fornite dalla Rete. Oggi il marketing si trova ad operare in un costesto estremamente mutevole e segnato dall’incertezza, pertanto, uno degli approcci più efficaci risulta sicuramente quello market-driven. Le imprese orientate al mercato devono dotarsi di strumenti formalizzati utili a soddisfare il loro fabbisogno informativo relativo a settore di appartenenza, competitors, clienti, prodotti e contesto globale. In quest’ottica, le ricerche di marketing possono fornire quelle tecniche e metodologie necessarie a reperire e processare tali informazioni. Contemporaneamente, i nuovi sviluppi del web, in particolare gli strumenti propri del web 2.0 come i social media e la diffusione delle piattaforme per l’analisi dei Big Data, stanno producendo un impatto significativo su tutti gli aspetti legati al management. In questo contesto, il marketing ha iniziato ad introdurre nelle sue logiche, quelle tecnologie e piattaforme che hanno contribuito a dar vita a nuove opportunità. Il marketing, interfacciandosi con le piattaforme e le applicazioni proprie del web 2.0, si trova nella condizione di poter attingere ad una mole di dati senza precedenti. I dati vengono generati secondo un processo continuo e provengono da più fonti. Tale flusso di dati, se correttamente letto e interpretato, apre alla ricerca di marketing nuovi scenari, nuove sfide e infinite opportunità ! I! In particolare, in questo studio, ci si focalizza sul ruolo dei social media non solo descrivendoli come strumenti di comunicazione digitale, ma anche come fonti di una serie di informazioni quantitative e qualitative, che risultano strategiche per la figura del ricercatore di marketing. Una delle metodologie più interessanti che consente di utilizzare i social media come strumento di ricerca è quella della social network analysis. Le tecnologie alla base dei Big Data hanno difatti impattato fortemente sulle performance di ricerca dando vita a nuove tecniche, potenziandone altre o riportando in auge metodologie che negli anni avevano perso appeal. Infatti, il progresso tecnologico ha fatto si che tecniche già consolidate come l’etnografia, il text mining o la sentiment analysis possano ora essere applicate dai ricercatori su campioni molto più ampi, a costi e tempistiche relativamente più bassi e, talvolta, producendo output in real time. Tra queste tecniche è possibile includere anche la social network analysis. Mediante l’applicazione della network analysis, è possibile visualizzare insiemi complessi di relazioni che vengono rappresentate graficamente mediante delle mappe (ad esempio grafi o sociogram) e quantificarle con precise metriche. Mediante tali rappresentazioni il ricercatore può fornire una misura della dimensione, forma e densità di un network, nonché determinare la posizione di ciascun elemento al suo interno. La social network analysis può oggi essere applicata alle reti sociali che si generano all’interno delle varie piattaforme social ! II! come ad esempio Facebook, Twitter, blog e YouTube. Gli utenti di questi social media stabiliscono continuamente connessioni producendo e condividendo contenuti e interagendo tra loro. È in questo scenario che nasce l’esigenza dell’individuazione di nuovi modelli di analisi utili a far luce sulla realtà frammentata degli strumenti di ricerca online che necessitano oggi di competenze interdisciplinari e di conoscenze di varie tecnologie. Obiettivo di questo lavoro è l’individuazione di un modello di analisi basato sulla metodologia della social network analysis utile a condurre ricerche di marketing all’interno dei social media. Lo strumento utilizzato in questo studio è il software open source NodeXL sviluppato dalla Social Media Research Foundation, esso è stato applicato seguendo la metodologia dell’Internet research. Il lavoro è strutturato in tre parti, nella prima parte (capitoli 1 e 2) vengono affrontati dal punto di vista della letteratura l’impatto che sta avendo il web sulle ricerche di marketing, analizzando sia il contesto in cui si sviluppano le ricerche di marketing e il loro ruolo all’interno del sistema informativo di marketing, sia le ricerche online più diffuse come ad esempio l’online survey e la netnografia. Nel capitolo 2 ci si focalizza sul ruolo dei Big Data come fonte di dati a supporto delle decisioni di marketing. Nella seconda parte (capitoli 3 e 4) si analizza la tecnica della social network analysis come strumento di ricerca di marketing, ! III! sottolineando la nascita di nuove prospettive dovute all’applicazione di questa tecnica ai social media. La terza ed ultima parte è dedicata all’individuazione di un modello applicativo della social network analysis mediante l’utilizzo del software NodeXL che consente la mappatura dei network creati dai profili social aziendali, in questo caso sono state effettuate due mappature relative ad un noto brand del settore del fashion italiano. Il lavoro termina con la presentazione dei risultati e descrizione delle possibili implicazioni manageriali nonché delle future linee di ricerca. ! IV! Capitolo 1 – L’impatto di Internet nelle ricerche di marketing 1.1 Il ruolo delle ricerche di marketing: l’impresa market oriented. Il marketing è oggi un’attività di business mutevole, dinamica e segnata dall’incertezza. Il ruolo del marketing è cambiato radicalmente anche a causa di numerose crisi, finanziarie e dei materiali, carenze energetiche, inflazioni, recessioni economiche, elevati tassi di disoccupazione, la scomparsa di interi settori così come di aziende, guerra e terrorismo e gli effetti dovuti ai rapidi cambiamenti tecnologici che hanno segnato determinati settori. Tali cambiamenti tra cui in particolare l’avvento di Internet (Smith e Albaum, 2010), hanno portato la figura del marketing manager ad operare e compiere scelte strategiche con un approccio sempre più market driven. Un approccio che comporta l’adozione di strumenti formalizzati per l’acquisizione di precise e tempestive informazioni relative a clienti, prodotti, mercato e contesto globale. Tali strumenti di supporto sono le ricerche di marketing. I marketers non possono pertanto far affidamento esclusivamente sulla gestione delle leve operative, bensì necessitano di strumenti, dati e informazioni integrative provenienti dal mercato e dall’ambiente in cui l’impresa opera. Il termine ricerca fa riferimento ad un’indagine sistematica ed oggettiva di un soggetto o un problema ai fini di scoprirne informazioni o principi rilevanti. Com’è noto esistono molteplici forme di ricerca, la ricerca di base, spesso chiamata ricerca pura, mira ad estendere i confini della conoscenza in una ! 1! determinata area. Tale metodologia non produce necessariamente un’applicazione immediata alle problematiche esistenti. Al contrario, la ricerca applicata, mira ad applicare la conoscenza esistente alla soluzione di un dato problema o una serie di problematiche. Le ricerche di marketing supportano tutta le gestione complessiva della funzione marketing. Nella definizione di ricerca di marketing fornita dall’American Marketing Association appare evidente la connessione che esiste tra i manager di marketing e le informazioni relative al mercato. “La ricerca di marketing è la funzione che, mediante l’informazione, connette consumatore, cliente e pubblico con il marketer; informazione utilizzata per identificare e definire le opportunità e le problematiche di marketing; generare, raffinare e valutare le azioni di marketing; monitorare le performance di marketing e migliorare la conoscenza di marketing come processo. La ricerca di marketing specifica le informazioni necessarie per affrontare tali problematiche, progetta la metodologia per la raccolta delle informazioni, gestisce ed implementa il processo di raccolta dei dati, analizza i risultati e li comunica insieme alle loro implicazioni1”. Il contesto aziendale di riferimento in cui si sviluppano e risiedono le ricerche di marketing è definito Sistema Informativo di Marketing. Esso è concepito come una “stazione di ricezione, di selezione e di trasformazione di flussi informativi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1!Definizione 2 approvata dalla American Marketing Association, Board of Directors, Ottobre 2004. http://www.qualtrics.com/research-suite/marketing-research/! ! 2! interni e esterni all’organizzazione (Burresi, Aielli, Guercini, 2006). Sempre più informazioni strategiche su tendenze, comportamenti e ambiente competitivo provengono dall’esterno all’impresa, il Sistema Informativo di Marketing (SIM), in quest’ottica viene descritto come un “filtro” (Marzili, 1979) tra i due ambienti. Operativamente il Sistema Informativo di Marketing (figura 1.1) è costituito da “risorse umane, attrezzature e procedure destinate alla raccolta, all’organizzazione, all’analisi, alla valutazione ed alla distribuzione di informazioni utili, tempestive ed accurate da sottoporre ai responsabili delle decisioni di marketing (Kotler e Armstrong, 2006). Figura 1.1 – Il sistema informativo di marketing Fonte. Elaborazione da Kotler e Armstrong, 2006 ! 3! Come si evince dalla figura le componenti “core” del SIM sono quattro subsistemi (Burresi, Aiello, Guercini, 2006) volti alla valutazione del fabbisogno informativo. - Rilevazioni interne: si tratta dell’insieme di informazioni che vengono prodotte e quindi risiedono all’interno dell’impresa. Tali dati definiti secondari interni – tema affrontato nei paragrafi seguenti – vengono generati dalle diverse funzioni aziendali durante l’attività di impresa. Ad esempio la funzione della produzione, fornisce informazioni relative alle quantità prodotte e alla situazione delle scorte di magazzino; così come la funzione commerciale si serve di informazioni riguardanti l’andamento delle vendite; la funzione contabilità mette a disposizione bilanci e quindi dati relativi ai risultati economici conseguiti dall’impresa; la funzione marketing genera quelle informazioni utili a comprendere il comportamento di acquisto dei consumatori, l’ambiente competitivo e le tendenze di mercato. Infine, il servizio clienti, arricchisce il sistema di rilevazioni, mediante il costante monitoraggio del livello di customer satisfaction. È importante sottolineare che il corretto funzionamento di un sistema di rilevazioni interne prevede che tali informazioni di natura interfunzionale, siano inserite in database dedicati e siano gestite mediante processi di “organizzazione razionale”. È fondamentale quindi che, ai fini ! 4! di ottenere valide chiavi di lettura di queste informazioni, vi sia una visione integrata dei dati generati unita ad una sistematizzazione degli stessi attraverso opportuni strumenti di raccolta. - Marketing intelligence: consiste nell’attività di raccolta e analisi sistematica di informazioni non confidenziali inerenti a sviluppi e accadimenti rilevanti nell’ambiente di mercato. In questo caso, i dati generati dai processi di marketing intelligence sono definiti secondari esterni all’impresa. L’attività di marketing intelligence svolge pertanto una “funzione di sorveglianza continua” (Franch, 1992) che permette all’impresa di essere in qualsiasi momento al corrente degli scenari competitivi come ad esempio gli andamenti della domanda; l’eventuale presenza di opportunità o minacce derivanti dal mercato; strategie dei competitor ed infine, l’individuazione di possibili azioni correttive da porre alla pianificazione strategica. Gli attori che si occupano della gestione dei flussi informativi sono i responsabili di marketing i quali possono inoltre avvalersi della collaborazione con attori esterni come responsabili commerciali, distributori o fornitori. - Ricerche di marketing: si inseriscono all’interno del sistema informativo di marketing come quei strumenti che producono, analizzano ed elaborano i dati primari (anch’essi affrontati nei paragrafi successivi). L’output delle ricerche ha l’obiettivo di supportare le decisioni del management negli ! 5! ambiti del marketing. Nel corso del capitolo verranno trattati approfonditamente tutti gli aspetti relativi al tema della ricerca di marketing. Ci si focalizzerà, in particolare, sulla descrizione dei possibili campi applicativi; sull’articolato processo di ricerca e sulle principali tipologie di ricerche di marketing. - Analisi delle informazioni: si fa riferimento al Marketing Decision Support System (figura 2.1) ovvero al sistema delle analisi a supporto delle decisioni di marketing. Tale sistema produce dati primari mediante una serie di “strumenti statistici e di modelli decisionali in grado di assistere i marketing managers nell’analisi di informazioni di informazioni di cui già dispongono e nell’assunzione di migliori decisioni di marketing” (Kotler, 1998). In pratica, il sistema a supporto alle decisioni è costituito da (Burresi, Aiello e Guercini, 2006): o dall’insieme di strumenti statistici utilizzabili per produrre informazioni significative da dati disponibili; o dall’insieme dei modelli matematici che consentono di analizzare gli effetti prodotti dalla relazione tra variabili/condizioni decisionali sulla base dei quali poter definire e/o controllare specifiche scelte di marketing. ! 6! Figura 2.1 – Le componenti del Decision Support Syste Fonte: Smith e Albaum, 2010 Le ricerche di marketing si focalizzano pertanto sui seguenti ambiti (Perreault, Cannon e McCarthy, 2009): • Comprensione del cliente inteso come acquirente, consumatore e influenzatore; • impresa in termini di progettazione del prodotto, promozione, prezzo, posizionamento, servizio e funzione commerciale; • comprensione dei competitors e delle modalità in cui le loro offerte interagiscono nel contesto del mercato. ! 7! All’interno di questo modello “Impresa-Clienti-Competitors” possono essere condotte numerose tipologie di ricerche di marketing, molte delle quali sono concentrate sull’utilizzo di indagini per (Smith e Albaum, 2010): • Monitoraggio di clienti e mercati. • Misurazione dell’awareness, attitudine e immagine di brand. • Studio delle modalità di utilizzo dei prodotti. • Rilevazione tempestiva delle problematiche legate al business. • Supporto allo sviluppo della strategia. Per delineare un quadro più preciso, nella seguente tabella, si riporta un elenco di 20 differenti tipologie di campi applicativi delle ricerche di marketing redatto dalla famosa software house fornitrice di sondaggi professionali Qualtrics.com2. La società ha identificato 20 tipologie di indagini adottate dalla ricerca di marketing, ognuna di esse si concentra su un aspetto diverso dell’impresa, della sua interazione con il cliente e nella competizione all’interno del contesto di mercato. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 2 ! http://www.qualtrics.com/research-suite/marketing-research/! 8! Tabella 1.1 – Tipologie di survey Survey Descrizione Vengono utilizzate per quantificare la dimensione del mercato e la quota relativa posseduta dall’impresa. Questi studi forniscono informazioni chiave sulla crescita del mercato e il posizionamento competitivo. Si tracciano i profili dei clienti e dei non clienti. Si traduce spesso in una segmentazione descrittiva del mercato e in un analisi della quota di mercato. L’obiettivo è risalire ai percorsi che hanno condotto il cliente all’acquisto. Sono dirette a comprendere il cliente attuale e i fattori che contribuiscono a compiere l’acquisto. È un indagine chiave per comprendere elementi come la conversione, il coinvolgimento e la fedeltà del cliente. Si indaga sulle percezioni dei clienti in merito ai prodotti e sui loro atteggiamenti nei confronti del brand. Utilizzate soprattutto nell’ambito dei beni di consumo caratterizzati da lunghi processi decisionali di acquisto. Si studiano in profondità gli atteggiamenti dei consumatori nei confronti del prodotto e del brand. Test su nuovi concept di prodotto. Si effettuano analisi sui gusti e sulle percezioni relative al concept e valutazioni delle probabilità di acquisto. Utilizzate principalmente per stimare la domanda potenziale di prodotti non ancora sviluppati fisicamente. Dirette a comprendere le modalità di utilizzo dei prodotti incluso i momenti e i luoghi in cui il prodotto viene utilizzato. Si studia l’insieme delle valutazioni dell’insieme dei benefici (tangibili e intangibili) attesi dal prodotto. Si verifica inoltre se le aspettative create dalla pubblicità e dal packaging sono soddisfatte dall’ingresso del prodotto sul mercato. All’interno di un dato mercato si individuano le percezioni di un brand in relazione ai concorrenti. Si quantifica il valore psicologico che un brand detiene sul mercato. Vengono utilizzate Indagini per la descrizione del mercato Indagini di profilazione e segmentazione del mercato Indagini sulla fase di acquisto e traking Indagini sulle intenzioni dei clienti Indagini sugli atteggiamenti e aspettative dei clienti Indagini su trust, loyalty e retention dei clienti Indagini di analisi di nuovi concept di prodotto Indagini su domanda potenziale e livello di accettazione di nuovi prodotti (conjoint analysis) Indagini su abitudini e utilizzi Indagini incentrate sulla realizzazione del prodotto (attributi, caratteristiche, vantaggi promessi) Indagini su posizionamento di prodotto (competitive market position) Indagini di brand equity analysis ! 9! Indagini sul valore dell’advertising Indagini sull’efficacia del messaggio pubblicitario (Media e messaggio) Indagini sull’efficacia della forza vendita Indagini su sales lead generation Indagini su Customer Service Indagini sul rappresentante del customer service Indagini su previsione delle vendite e monitoraggio del mercato Indagini di prezzo e analisi dell’elasticità della domanda metriche quali il livello di brand awareness, qualità, associazioni di marca e brand loyalty. Si quantifica il valore della pubblicità mediante la mappatura degli attributi gerarchici, dei benefici e dei valori che vengono percepiti dalla pubblicità e associati al brand. Test di efficiacia del messaggio pubblicitario per identificare le impressioni, i sentimenti e la tipologia di risposta del ricevente in base agli obiettivi desiderati. Una combinazione di misure focalizzate sulle attività della forza vendita. Si valutano tempistiche e qualità dei contatti generati dalla forza vendita. Sono simili alle indagini di customer satisfaction ma si concentrano in particolare sul servizio che effettivamente è stato erogato. Si studia l’attività del rappresentante del customer service per ottimizzare le sue performance (ripartizione del tempo, soluzioni alle esigenze del cliente, best practice). Studio delle informazioni disponibili sul mercato. Stima dell’elasticità della domanda per individuare i prezzi ottimali in base a diversi scenari di prodotto o di segmento. Fonte: Qualtrics.com Il percorso evolutivo delle ricerche di marketing parte dagli Stati Uniti dove negli anni 70/80 si assiste ad un cambio di paradigma nel rapporto azienda/mercato e alla nascita di un orientamento al mercato e al consolidamento del concetto odierno del marketing (Lambin, 2000). Per meglio definire gli stadi dello sviluppo dell’applicazione della ricerca al mercato e più precisamente al marketing, Lazer individua cinque fasi storiche della ricerca di marketing: ! 10! 1. Prima del 1905: applicazioni della ricerca ai problemi di marketing. Si ritiene che le prima applicazione risalga al 1879 con un indagine rudimentale sul mercato del grano negli USA. 2. 1905 – 1919: approccio organizzato alle informazioni di mercato. Prima del 1910 le uniche tecniche applicate erano l’osservazione diretta e i sondaggi elementari. L’introduzione ufficiale viene fatta risalire nel 1911 quando venne fondato il bureau of business research alla harvard graduate school of business. Charles coolidge parlin, direttore della divisione di ricerche commerciale alla curtis publishing company, affrontò il problema della sistematicità dei dati nelle ricerche ed iniziò ad utilizzare metodologie innovative ai suoi studi. 3. 1919 – 1930 : strutturazione della ricerca di marketing come disciplina. In questi anni le tecniche diventano sempre più rigorose e meglio definite. Gli studi e le ricerche con questionari sono sistemi molto diffusi per la raccolta dei dati. Con lo sviluppo della ricerca, fu migliorata la costruzione del questionario e la struttura della domanda, ma aumentò la consapevolezza delle distorsioni che potevano derivare sia dalle interviste che dal questionario. Grande stimolo all’utilizzo delle ricerche fu dato nel corso degli anni 30 dalle indagini sulle classi sociali, sollecitate dalla nuova sensibilità verso le misere condizioni di vita delle classi lavoratrici. 4. 1930 – 1945: consolidamento e affinamento della ricerca di marketing. ! 11! 5. 1945 – 1973: ristrutturazione e nascita dell’era moderna della ricerca di marketing. Come anticipato precedentemente, le ricerche di marketing si sviluppano in un contesto che vede il marketing non solo come una funzione che contribuisce alla creazione delle fonti del vantaggio competitivo – le fonti del vantaggio competitivo di un impresa risiedono nel suo patrimonio di risorse e competenze (Wernerfelt, 1984; Barney, 1986; Prahalad, Hamel, 1990, Vicari, 1992) – ma anche come fonte di conoscenza fondamentale per conferire all’impresa un orientamento al mercato. In generale, un’ impresa è market oriented quando definisce come obiettivo primario delle sue attività la soddisfazione dei propri clienti. Alla base di questo approccio risiede l’effetto che l’elevata soddisfazione del cliente avrebbe sulle performance di redditività dell’impesa le quali aumentando ne garantirebbero la sopravvivenza nel lungo periodo. Più precisamente, un impresa orientata al mercato è denotata da una serie di caratteristiche peculiari (Molteni, Troilo, 2003) riguardanti: . La sua cultura: l’impresa market oriented è conscia delle potenzialità derivati dalla conoscenza del mercato, essa infatti confida nella capacità che possiede il mercato stesso di regolare gli scambi al suo interno. Ecco perché solitamente adotta un comportamento corretto e non opportunistico nei confronti delle aziende concorrenti. In quest’ottica, la cultura ! 12! d’impresa si fonda su due valori principali, da un lato essa riconosce ai propri clienti interni e esterni la capacità di comunicare i propri bisogni e le proprie esigenze, dall’altro lato l’impresa si assume le responsabilità di soddisfare tali esigenze e di essere all’altezza delle aspettative nell’ottica di creare una proposta di valore superiore a quella dei competitors. Per far sì che tale cultura sia accettata e condivisa all’interno dell’organizzazione vi è la necessità di una disseminazione dell’orientamento al mercato – market intelligence – che non può quindi essere conseguito senza un coinvolgimento trasversale dei dipendenti dei vari dipartimenti e una traduzione di tali intenzioni in attività opearative 3 (Kohil e Jaworski, 1990). . Le risorse e le competenze di cui dispone: un orientamento al mercato presuppone il possesso da parte dell’impresa di una serie di risorse e competenze che le consentono di muoversi abilmente all’interno del contesto mercato. Una risorsa strategica è senza dubbio la conoscenza del mercato intesa come la capacità dell’impresa di reperire le informazioni inerenti ad uno specifico mercato. Tali informazioni necessitano però di modelli che permettono l’analisi e l’interpretazione delle informazioni sulla base delle quali sarà possibile assumere decisioni. Un altro elemento !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 3!“organizationwide generation of market intelligence pertaining to current and future customer needs, dissemination of the intelligence across departments, and organizationwide responsiveness to it”!! ! 13! che contribuisce al consolidamento di queste risorse, è quello della fiducia che, in quest’ottica, è intesa come la fiducia dei propri clienti e dei propri partner di mercato (Troilo, 2003). Il supporto di tali soggetti è difatti fondamentale nel processo di condivisione di conoscenza del mercato, nonché utile alla creazione di un patrimonio di informazioni mediante il quale è possibile leggere e prevedere i molteplici accadimenti di mercato. Queste dinamiche si attivano solo se dal lato dell’impresa sono presenti una serie di competenze distintive le quali caratterizzano i comportamenti dell’impresa all’intero del mercato. Una prima competenza è definibile come marketing knowledge management ovvero quel processo che supporta le organizzazioni nel reperire, selezionare, organizzare, disseminare e trasferire informazioni strategiche ed esperienze utili ad attività inerenti al mercato (Gupta et al. 2000). In secondo luogo è importante che un’impresa sia dotata della capacità di creazione e gestione di relazioni con i clienti. Su questo tema si torna a discutere del concetto di fiducia: una corretta gestione delle relazioni con i clienti alla cui base vi sia la fiducia, rappresenta per l’impresa la possibilità di varcare i suoi confini ed estendere le proprie conoscenze di mercato. Questa competenza è nota come customer relationship management. Infine, un’ultima competenza distintiva è il market innovation management ovvero la ! 14! capacità di rispondere ai rapidi cambiamenti di mercato e di gestire i rapporti con esso in un contesto in continua evoluzione. . I sistemi operativi che ne permettono il funzionamento: i sistemi operativi sono radicati all’interno dell’impresa ed incidono sul lavoro ad ogni livello. I sistemi operativi contribuiscono pertanto da un lato, alla diffusione di una cultura di orientamento al mercato e, dall’altro lato, al reperimento e gestione del patrimonio di risorse e competenze distintive utili a tale approccio. In quest’ottica i sistemi operativi più rilevanti sono i sistemi di selezione, formazione, incentivazione e remunerazione del personale, i sistemi di gestione delle informazioni e della comunicazione e sistemi di misurazione e controllo. . I comportamenti tipici del suo personale: è evidente che i dipendenti di un impresa orientata al mercato abbiano un ruolo chiave e siano determinanti al successo o meno di tale approccio. I comportamenti tipici che concretizzano un orientamento al mercato sono essenzialmente tre: l’ascolto, la cura e l’educazione del cliente. Come affermato precedentemente l’attenzione al cliente, con riferimento particolare alle sue esigenze, è l’elemento centrale di un orientamento al mercato. Più in generale, “l’ascoltare la voce del cliente” è una pratica su cui si fondano buona parte delle ricerche di marketing (Troilo 2003). Un’impresa market oriented dovrebbe pertanto formare i suoi dipendenti ad essere in grado di ! 15! recepire tutte le informazioni e gli input che possono provenire dai clienti. Un altro aspetto fondamentale è la cura intesa come customer care ovvero quella capacità di gestione del cliente nel massimo rispetto delle sue esigenze anche in presenza di situazioni difficili come ad esempio incompetenza del cliente, errori commessi o scarsa capacità di comunicazione. Un ultimo elemento riguarda il concetto di educazione del cliente. In questo caso, l’approccio dell’impresa non è lo stesso adottato nei primi due – ascolto e cura – i quali fanno riferimento ad un rapporto con un cliente che è già venuto a contatto con prodotti o servizi aziendali. L’educazione fa riferimento, invece, a tutte quelle situazioni “innovative” le quali presuppongono una serie di sforzi da parte dell’impresa nell’educare appunto i clienti all’utilizzo di nuovi prodotti, servizi, processi, comportamenti di mercato. Nella figura 3.1 viene rappresentato uno schema descrittivo il quale riassume le caratteristiche tipiche dell’impresa orientata al mercato discusse fin ora. ! 16! Figura 3.1 – Principali funzioni dell’impresa market-oriented Fonte: Molteni e Troilo, 2003 1.2 Le fasi di una ricerca di marketing, il processo di ricerca. Ai fini di comprendere al meglio il complesso e articolato processo di ricerca, è opportuno compiere alcune riflessioni preliminari su quali siano effettivamente i riferimenti culturali della figura del ricercatore di marketing. Il marketing è infatti una materia che vede al suo interno l’azione combinata di una serie di discipline di natura scientifica, umanistica e sociale. I fenomeni su cui si interroga il ! 17! ricercatore di marketing, sono pertanto estremamente complessi, poiché fanno riferimento a dinamiche impossibili da rappresentare basandosi solamente su un singolo approccio scientifico. Ecco perché, “fin dagli inizi, i teorici e i pratictioner del marketing hanno dovuto gettare lo sguardo nel giardino del vicino ricercando, ovunque fossero presenti, quelle idee e technicality suscettibili di un’applicazione proficua alla gestione manageriale degli scambi d’impresa” (Mattiacci, 2003). La figura del ricercatore di marketing nasce e si evolve, pertanto, in un contesto multidisciplinare, in cui principali macro ambiti scientifici sono di seguito riportati: . L’economia: gli uffici di studio economici, interno a molte organizzazione, hanno rappresentato in numerosi casi il punto di partenza delle attività di ricerca. Tra le attività affidate a tali istituti infatti vi erano mansioni tecniche come ad esempio la stima, la misura e la definizione del mercato in riferimento sia ai settori che all’ambiente competitivo. Le metodologie adottate, appartengono quindi al bagaglio tecnico e culturale del ricercatore di marketing. . La sociologia: i centri studi sociali, come ad esempio gli italiani Censis e Euripes, focalizzando le loro indagini su aspetti legati alla società, si sono rivelati una preziosa fonte di informazioni per quegli aspetti funzionali al marketing come ad esempio tendenze, comportamenti d’acquisto e di ! 18! consumo. Molti istituti indipendenti hanno saputo cogliere negli anni questa opportunità iniziando ad erogare anche questa forma di servizio agli operatori di marketing. . La psicologia: gli studi di psicologia sono un ampio bacino da cui il ricercatore e il marketing in generale, hanno spesso attinto traendone vantaggi. La psicologia è una disciplina che supporta in particolare attività come l’analisi dei gusti e delle percezioni dei consumatori o l’impatto e gli effetti dei messaggi pubblicitari. . La statistica: con una visione più ampia, la statistica e in particolare i software statistici, supportano il management nella formulazione di modelli decisionali e nelle analisi delle problematiche. Il ricercatore di marketing si rivolge ad essa per processare dati quantitativi la cui mole, come si vedrà nei capitoli successivi, è in costante aumento. . La ricerca operativa : grazie a nuovi sviluppi, la modellistica di matematica applicata torna a supportare il marketing migliorandone la capacità di elaborazione delle informazioni. Come nel caso della statistica, la ricerca operativa viene adottata dal management come disciplina da coinvolgere per implementare i sistemi decisionali. . La semiotica: com’è noto, le scelte effettuate dai consumatori non sono più dettate solamente da logiche razionali. Vi è in quest’ottica un cambio di paradigma che vede la valenza simbolica acquisire sempre più rilevanza ! 19! nelle logiche decisionali di chi compie acquisti. Il marketing ha saputo cogliere le opportunità derivanti da questi fenomeni, utilizzando la semiotica come chiave di lettura ed includendola nel portfolio di competenze. Come affermato precedentemente, la varietà delle tecniche di ricerca di marketing, unita alla multidisciplinarietà dei suoi campi di azione, fanno sì che le finalità di utilizzo da parte delle organizzazioni siano svariate, così come possono essere differenti anche le modalità di fruizione. Alcune aziende possono servirsene periodicamente per monitorare l’andamento delle vendite o la quota di mercato, altre imprese invece utilizzarle solo nel momento in cui si presenti un’occasione o una problematica particolare che comporta una processo decisionale come ad esempio il lancio di un nuovo prodotto. In ogni caso, l’attività di ricerca di marketing dovrà seguire un processo ben definito il quale si basa su due concetti cardine: la program strategy e la project strategy (Iacobucci, Churchill, 2010). La project strategy viene utilizzata dal ricercatore per descrivere le tipologie e gli scopi degli studi che verranno condotti. Ciascun tipo di studio con ad esempio interviste personali, sondaggi telefonici, questionari via mail, viene descritto metodologicamente e analiticamente nella project strategy. Riassumendo, una program strategy risponde ai quesiti relativi a quali tipologie di studi un’impresa dovrebbe ! 20! condurre e per quali scopi, mentre una project strategy individua le modalità con in cui tali studi dovrebbero essere condotti. È possibile affermare che ciascun problema di ricerca possiede, in qualche modo, una sua particolare natura, le soluzioni a disposizione possono essere svariate e vanno comunque declinate o “customizzate” in relazione alla realtà aziendale o al perimetro di studio. Tuttavia, nonostante tale eterogeneità, esiste un processo di ricerca ben preciso che il ricercatore di marketing è tenuto a seguire. Il processo di ricerca viene definito come “la sequenza organizzata di attività, concomitanti e successive, attraverso la quale si perviene alla definizione e alla realizzazione operativa della formula di ricerca deputata a colmare la carenza informativa dell’impresa.”4 Il processo di ricerca di marketing si compone di quattro fasi (figura 4.1), (Kotler, Armstrong, 2006): definizione del problema e degli obiettivi di ricerca, sviluppo del piano di ricerca, attuazione del piano e interpretazione e presentazione dei risultati. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4!Molteni ! L., Troilo G., Ricerche di Marketing, MGraw-Hill, 2003, 54 21! Figura 4.1 – Il processo di ricerca di marketing Fonte: Kotler e Armstrong, 2006 . Definizione del problema e degli obiettivi di ricerca: dal punto di vista del ricercatore di marketing, definire il problema significa tradurre le problematiche del management in problemi di ricerca (tabella 2.1). In quest’ottica è fondamentale che vi sia una stretta collaborazione tra il responsabile marketing e il ricercatore. La definizione del problema è la fase più delicata in quanto il grado di accuratezza della definizione può incidere sull’intera attività di ricerca. Il ricercatore è chiamato a comprendere le origini e la natura del problema identificato dal management e a definirlo in termini analitici. Un’accurata definizione del problema descrive la tipologia di informazioni necessarie alla risoluzione del problema formulato a livello del management. In pratica un’attenda riflessione a monte, può incidere sulla qualità della performance del ricercatore nelle fasi successive. ! 22! Tabella 2.1 – Esempi di problemi di management e relativo problema di ricerca Problema a livello di management Allocare a ciascun media il corretto budget destinato all’advertising Aumentare le vendite di un prodotto Rinnovare il programma di marketing Problema di ricerca Stimare l’awareness generato da ciascun media Misurare l’attuale immagine di prodotto Progettare una simulazione di marketing così da stimare gli effetti del nuovo programma Fonte: Elaborazione propria Una volta individuato il problema e “tradotto” in ricerca, manager e ricercatore devono fissare quelli che saranno gli obiettivi della ricerca. Gli obiettivi infatti, rappresentano le linee guida per il ricercatore durante tutto l’iter di ricerca. Gli obiettivi vengono in oltre chiamati in causa dal management mediante i quali è in grado di valutare complessivamente il progetto. Scott et al. affermano che ciascun studio dovrebbe avere un numero piuttosto limitato e gestibile di obiettivi che siano il più focalizzati possibili sulla risoluzione del problema di ricerca. Operativamente, obiettivi e finalità di ricerca consistono in una proposta di ricerca da parte dell’impresa cliente. Tale proposta dovrà essere più in linea possibile con le esigenze del management. Ciò implica che fra le parti (impresa e ricercatore di mercato) sussista una completa convergenza di opinioni relativamente a tre aspetti: i problemi (o le opportunità) che si desidera esplorare; le alternative decisionali da valutare; la natura dei destinatari della ricerca (Valdani, 1995). Kotler identifica gli obiettivi sulla base della ! 23! classificazione scientifica di ricerca che verrà affrontata nel paragrafo successivo. • l’obiettivo della ricerca esplorativa 5 consiste nella raccolta preliminare di informazioni ai fini della definizione del problema e della formulazione di ipotesi. • L’obiettivo della ricerca descrittiva6 consiste nella descrizione di aspetti come ad esempio il potenziale di mercato di un prodotto o gli aspetti legati ai comportamenti dei consumatori o aspetti demografici. • L’obiettivo della ricerca causale 7 risiede nel provare le ipotesi legate ai rapporti di causa-effetto. . Lo sviluppo del piano di ricerca: definito anche formula di ricerca, è una descrizione analitica delle metodologie di ricerca adottate e delle attività operative. Il piano di ricerca è quella “specifica combinazione originale di metodologia, tecniche di rilevazione, elaborazione e interpretazione dei risultati, impostata dal ricercatore per risolvere uno specifico problema di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 5 !La ricerca esplorativa è volta a chiarire la natura di un problema, ad acquisire maggiore comprensione di una situazione, a fornire indicazioni per indagini futur.! Grazie alla ricerca esplorativa, il ricercatore accresce la propria familiarità con il problema e con il mercato ed è generalmente in grado di formulare ipoesi e congetture in merito a questo. 6 !La ricerca descrittiva ha come scopo la definizione della struttura competitiva di un mercato/segmento, oppure la descrizione del comportamento di organizzazione o gruppi di consumatori. 7!La ricerca causale ha lo scopo di definire connessioni causa-effetto tra più variabili, la loro natura e caratteristiche come la direzione e l’intensità. ! 24! marketing.” Elemento cruciale di questa fase è l’individuazione del corretto fabbisogno informativo e il relativo piano per il reperimento delle informazioni. Una volta individuati e formalizzati gli obiettivi infatti, il ricercatore è chiamato a comunicare all’impresa le modalità in cui tali obiettivi verranno tradotti in fabbisogni informativi. La definizione del piano di ricerca implica perciò da un lato, un problema di efficienza tecnica della ricerca e dall’altro, un problema di economia, ossia di costi e di tempi in relazione ai risultati attesi. Appare evidente che le due questione sono strettamente interconnesse e le loro soluzioni vanno ricercate simultaneamente (Picarelli, 1994). Il piano di ricerca contiene in oltre le informazioni relative all’attività di raccolta dei dati, i quali possono essere secondari, ovvero informazioni già esistenti e raccolte in passato, o primari, ovvero quelle informazioni raccolte specificatamente per il progetto in questione. Ovviamente il ricercatore di marketing può mettere in campo le due fonti contemporaneamente. • Dati secondari: solitamente sono le prime fonti da cui il ricercatore attinge. I dati secondari possono provenire da database interni all’organizzazione oppure da fonti esterne come ad esempio le fonti governative o istituzionali (CENSIS, U.S. Census, Federal Trade Commission) e gli istituti di ricerca (AC Nielsen, ComScore, etc.). Tali dati infatti possono essere acquistati o reperiti in report ! 25! periodici redatti da queste organizzazioni. È doveroso sottolineare che, se da un lato, il dato secondario, rispetto al dato primario, può essere acquisito con una certa facilità, dall’altro lato, spesso non è sufficiente al ricercatore: le informazioni non sempre sono rilevanti o comunque di supporto alle problematiche delle singole imprese. In quest’ottica “il ricercatore deve effettuare un’attenta valutazione delle informazioni secondarie per assicurarsi che siano rilevanti, ossia che rispondano ai bisogni del progetto di ricerca, accurate, cioè raccolte e documentate in modo affidabile, attuali, vale a dire sufficientemente aggiornate ai fini dell’attività decisionale attuale, e imparziali, ovvero raccolte e documentate in modo oggettivo.” I dati secondari inoltre presentano alcuni limiti (Barile, Metallo, 1994) i quali risiedono nell’obsolescenza, nella necessità di adattamento dei dati esposti in forme diverse e l’accuratezza del dato intesa come credibilità e qualità dell’informazione. • Dati primari: sebbene i dati secondari siano in grado di inquadrare una problematica, essi molto spesso non sono sufficienti al ricercatore per la precisa definizione del piano di ricerca. È necessario pertanto chiamare in causa la raccolta dei dati primari ovvero quelle informazioni reperite specificatamente per un’esigenza. La raccolta dei dati primari può avvenire mediante tre ! 26! metodi di indagine: l’osservazione, la ricerca campionaria e la ricerca sperimentale8. Oltre alla suddivisione sopra descritta, i dati possono essere classificati anche secondo la provenienza della fonte (Troilo, 2004); i dati infatti possono provenire da fonti esterne ovvero, prodotti al di fuori dell’organizzazione ma che sono comunque accessibili dalla stessa. I dati provenienti da fonti interne sono invece quelle informazioni che risiedono all’interno dell’organizzazione. Nella tabella 3.1 viene rappresentata la matrice dei dati che riassume mediante alcuni esempi le due classificazioni. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8!La ricerca tramite osservazione consiste nella raccolta di dati primari tramite l’osservazione di soggetti, azioni e situazioni significative ai fini della ricerca. La ricerca campionaria è il metodo più diffuso per la raccolta dei dati primari e rappresenta l’approccio migliore per la raccolta di informazioni descrittive. La ricerca sperimentale si pone invece di come metodo per la raccolta di informazioni causali. (Kotler, Armstrong, 2006). ! 27! Tabella 3.1 – Matrice dei dati. Dati primari • Dati interni • • • Dati secondari Soddisfazione dei • Risultati di vendita clienti intermediari • Scostamenti di budget Azioni tattiche delle • Investimenti promo – concorrenza Opinioni e atteggiamenti dei consumatori Dati esterni • Brand awareness • Intenzioni di acquisto dei consumatori Fonte: Molteni e Troilo, 2004 . pubblicitari Previsioni di vendita • • • Pubblicazioni Istat/Eurostat Relazioni PP.AA. Studi settoriali delle L’attuazione del piano di ricerca: in questa fase si procede alla traduzione del piano di ricerca i attività operative che consistono nella raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni. Tale fase è tra le più delicate in quanto il ricercatore dovrà coordinare e monitorare tutte le attività di raccolta dati (fieldwork) 9 . L’attuazione del piano di ricerca inizia a prendere piede una volta individuate struttura delle ricerca e tecniche per la raccolta dei dati. In quest’ottica, gli obiettivi principali sono l’individuazione e l’isolamento di dati e informazioni rilevanti, il controllo sul processo di raccolta è sull’accuratezza (veridicità) delle informazioni. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 9!La raccolta dei dati costituisce la parte centrale della fase in analisi, in quanto l’efficienza del piano di ricerca basa sull’affidabilità e sulla validità dei dati raccolti dai ricercatori. Si deve tuttavia precisare che in alcuni casi non vi è affatto necessità di raccogliere i dati e che la ricerca si possa considerare conclusa con l’indagine preliminare. Ciò può avvenire perche: 1) le notizie ed i dati ottenuti con l’analisi della situazione e con la ricerca preliminare sono sufficienti alla direzione dell’impresa per prendere le decisioni necessarie; 2) il costo ulteriore della ricerca è superiore alla perdita o al mancato profitto in conseguenza delle decisioni prese senza disporre dei dati mancanti; 3) le decisioni devono essere prese ad una scadenza talmente prossima che non vi è tempo materiale per la raccolta dei dati. (Buttazzi, Penati, 1987). ! 28! L’elaborazione e analisi dei dai passa invece per una serie di attività le cui principali sono enunciate di seguito in sequenza (Troilo, 2004): • la costruzione delle distribuzioni di frequenza e delle tavole di contingenza; • il calcolo degli indici di tendenza centrale e delle associate misure di dispersione; • la determinazione di prime risultanze statistiche; • l’approfondimento della lettura e interpretazione dei dati mediante specifici approcci multidimensionali. . L’interpretazione e la presentazione dei risultati: come nelle precedenti, anche in queste fasi conclusive è fondamentale che le informazioni rielaborate, vengano presentate tenendo conto dei differenti approcci al problema di ricerca. Spesso infatti l’esito della ricerca si presta a più interpretazioni, è opportuno quindi che, anche in sede di valutazione dei risultati, vi sia un continuo scambio di opinioni tra la figura del ricercatore e il management. L’interpretazione e quindi l’analisi dei dati verrà condotta in base alle tecniche utilizzate nelle fasi precenti (procedure di campionamento, strumenti di misurazione, tecniche di raccolta dei dati). Ne consegue che, sia le tecniche di analisi, sia i formati con cui la ricerca verrà presentata, siano ben definiti prima ancora della fase della raccolta dei dati (Scott, Smith e Gerald, 2010). ! 29! La fase conclusiva del processo di ricerca, ovvero la presentazione dei risultati, avviene mediante la redazione di un report. Tale documento include al suo interno una chiara e accurata descrizione di tutto il processo, i risultati ottenuti, conclusione e, laddove possibile, le raccomandazioni per le linee di azione. In sostanza il report può articolarsi nelle seguenti parti (Burresi, Aiello, Guercini, 2006): 1. obiettivi della ricerca; 2. executive summary con una sintesi dei risultati della ricerca; 3. implicazioni di marketing ovvero le riflessioni del ricercatore in merito alle possibili decisioni di marketing sulla base dei risultati ottenuti; 4. descrizione dettagliata dei risultati; 5. appendici tecniche contenenti la metodologia. Scott et al. ritengono che l’efficacia di un report di ricerca dipenda essenzialmente da due attributi fondamentali: la completezza (il report deve contenere tutte quelle informazioni rilevanti per il lettore e comprensibili al suo linguaggio) e la sinteticità (nel report dovranno essere presenti quelle informazioni selezionate dal ricercatore). Appare subito evidente che queste due caratteristiche risultano spesso in conflitto. Ai fini di risolvere tale problematica sono stati individuati due approcci: il primo approccio consiste nella preparazione di due report dei quali uno dai contenuti più tecnici, su cui ci si focalizza sulle metodologie adottate, le ! 30! ipotesi sottostanti e che presenti i risultati in maniera analitica; e un altro che invece affronti solo brevemente gli aspetti di natura tecnica e sottolinei piuttosto i risultati con semplicità. Il secondo approccio fa riferimento alla modalità con cui il report viene presentato. In quest’ottica si presume che le percezioni dei soggetti a cui è diretto il report varino a seconda della modalità con cui esso venga presentato. Ad esempio, una relazione scritta potrebbe non essere sufficiente nel far cogliere a pieno gli elementi presenti nel report. Anche in questo approccio è quindi fondamentale che vi sia un mix di modalità di presentazione che vadano dal reporting scritto alla presentazione face-to-face. 1.3 Tipologie di ricerche Nei precedenti paragrafi si è discusso del ruolo delle ricerche di marketing all’interno del sistema informativo di marketing, con un focus particolare sul contributo che esse forniscono nel soddisfare il fabbisogno informativo di un’impresa market oriented. Successivamente si è proseguito con una descrizione analitica delle principali fasi del processo di ricerca, ovvero quella serie di attività, metodologie e procedure che conducono alla realizzazione di una ricerca di marketing. Come ormai è noto i dati e le informazioni utili a condurre una ricerca di marketing sono molteplici; di conseguenza, anche le ricerche stesse possono essere di differenti tipologie, le quali si differenziano per approccio metodologico, ! 31! strumenti e procedure tecniche. Tali approcci sono profondamente diversi tra loro: è doveroso premettere che, ragionando in termini assoluti, non esiste una tecnica di ricerca migliore, l’obiettivo è sempre quello di individuare il set di strumenti e metodologie che siano più in linea con il problema di marketing originale. In questo lavoro si descriveranno quelle che in letteratura sono considerate le tre principali tipologie di ricerche di marketing ovvero le ricerche qualitative, le ricerche quantitative e le ricerche causali. 1.4 La ricerca qualitativa La ricerca qualitativa consiste nella raccolta di informazioni funzionali alla conoscenza di un fenomeno del tutto nuovo per l’impresa (Fabris, 1967; Henry, 1978; Ricolfi, 1998; Carson, Gilmore, Perry, Gronhaug, 2001). Definita anche ricerca esplorativa, il suo obiettivo è infatti studiare a fondo un determinato fenomeno sia esso riferito all’impresa (lancio di un nuovo prodotto), o riferito ad un contesto più ampio (dinamiche del mercato). Le ricerche qualitative consentono di approfondire una problematica indagando sul tema con un approccio diagnostico, nel quale il ricercatore si pone il quesito del perché si manifestano certi accadimenti, quali siano quindi le motivazioni e i meccanismi che risiedono dietro tali dinamiche. Le ricerche qualitative sono contraddistinte da ! 32! un’elevata interdisciplinarietà10 che consente appunto al ricercatore di dotarsi di più strumenti e di disporre di fonti di conoscenza da cui attingere per esplorare un fenomeno. Non essendoci una rappresentazione univoca dei risultati di un indagine qualitativa (testi, immagini, composizioni grafiche), l’output di ricerca potrebbe necessitare di soluzioni integrative con informazioni di natura quantitativa. In generale infatti la ricerca qualitativa viene adottata per tracciare un quadro preliminare ad un analisi più estesa condotta mediante campionamento. Operativamente le ricerche qualitative consentono di (Burresi, Aiello, Guercini, 2006): . esplorare un fenomeno del tutto nuovo per l’impresa e di esaminarlo nella sua totalità; . individuare moventi comportamentali e/o le variabili latenti costitutive di un determinato fenomeno di mercato che possono essere successivamente quantificate con una ricerca quantitativa; . produrre informazioni in grado di identificare soluzioni definitive al problema di marketing oggetto di analisi senza dover effettuare una ricerca quantitativa. Come si può dedurre, l’oggetto preso in esame dalle ricerche qualitative è un campione estremamente ridotto, solo così il ricercatore è in grado di cogliere, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 10!Tra le discipline che messe in campo nelle ricerche qualitative vi sono: la psicologia, la psicoanalisi, la sociologia, l’antropologia, la semiotica, l’etologia e la programmazione neurolinguistica. (Burresi, Aiello, Guercini, 2006) ! 33! estrapolare e descrivere sinteticamente la complessità del fenomeno. La figura 5.1 riassume graficamente i tratti distintivi della ricerca qualitativa. Figura 5.1 – Caratteristiche delle ricerche qualitative Fonte: Adattamento da Molteni e Troilo, 2003 Le principali ricerche qualitative sono l’intervista in profondità (in depthinterview), il focus group e il metodo dell’osservazione di cui si è accennato in precedenza. . L’intervista in profondità: è fondata su un rapporto diretto che si crea tra l’intervistatore e l’intervistato, tale da consentire un’ampia libertà di espressione in merito ad un determinato argomento (Banaka, 1981). Se condotta in maniera sufficientemente dettagliata, produce importanti informazioni di natura qualitativa inerenti al problema di ricerca o per ! 34! studiare comportamenti, usi e costumi e dinamiche individuali (Scott, Smith e Albaum, 2010). In quest’ottica, il concetto di “profondità” è riferito alla capacità del ricercatore di individuare, mediante tale tecnica, quelle informazioni che non emergono in superficie e che richiedono quindi un approccio più completo al problema. Il ricercatore dovrà quindi porre domande volte ad approfondire la conoscenza su quelle che sono le “motivazioni sottostanti” il manifestarsi di un fenomeno11. In sintesi, le interviste in profondità sono utili da adottare in tre distinte situazioni (Kates, 2000): • le interviste in profondità consentono al ricercatore esplorativo di ottenere informazioni di base mediante le quali è possibile supportare successive ricerche di matrice quantitativa; • possono essere adottate all’interno di un progetto come unica metodologia soprattutto quando è difficile costituire un gruppo per la realizzazione di un focus group (il quale sarà affrontato nel successivo paragrafo). Appare evidente che i risultati non sono statisticamente significativi, essi tuttavia potrebbero essere !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11!Per condurre un’intervista in profondità, la cui durata può superare anche i 90 minuti, il ricercatore può disporre di una serie di strumenti di indagine (Mariampolski, 1988) come ad esempio “la richiesta di elaborazione”, “la richiesta di definizione”, “la richiesta di associazione di parole”, “richiesta di chiarimento”, “richiesta di comparazione”, “la prova del silenzio (contatto visivo, linguaggio del corpo)”, “richiesta di classificazione”. ! 35! proiettati qualora il campione fosse abbastanza esteso (almeno il 60 percento della popolazione). • Tramite le interviste in profondità è possibile poi ottenere informazioni su un argomento senza essere parte di una dinamica di gruppo come avviene spesso nella tecnica del focus group. L’intervista in profondità può essere condotta mediante tre modalità distinte: il colloquio clinico, l’intervista proiettiva e l’intervista semistrutturata (Burresi, Aiello, Guercini, 2006). • Il colloquio clinico è la modalità con cui il ricercatore e il committente estrapolano informazioni ed individuano aspetti relativi al fenomeno che, al momento della definizione del piano di ricerca, non risultano ancora chiari e definibili. Il colloquio clinico è utile per tanto a “scavare nella struttura cognitiva dell’individuo intervistato”, con l’obiettivo di cogliere gli aspetti profondi e latenti di un determinato fenomeno. • L’intervista proiettiva invece punta a far emergere e comprendere le motivazioni che guidano i comportamenti individuali presi in esame. In questa modalità il ricercatore si avvale di un “protocollo ! 36! guida” costituito da un set di domande poste in sequenza e da una serie di test proiettivi12. • Le interviste semistrutturate diversamente dalle prime due modalità, si basano su una conoscenza di base del fenomeno preso in analisi. Il ricercatore in questo caso procede infatti con uno “schema di domande prestabilite” in grado di analizzare “aspetti specifici” del fenomeno. A discrezione dell’intervistatore, tale modalità può essere integrata, laddove possibile, con domande non previste dal protocollo o con i sopracitati test. . Il focus group: definita come la più diffusa tecnica di intervista indiretta è una metodologia qualitantiva in cui la raccolta di informazioni avviene tramite il coinvolgimento di un gruppo di persone di un gruppo di persone, generalmente dagli 8 ai 12 individui, che sono stimolati a discutere per un intervallo temporale compreso tra una e due ore, sugli argomenti che costituiscono l’oggetto della ricerca (Greenbaum, 1998; Stewart e Shamdasani, 1990; Morgan, 1988; Goldman e McDonald, 1987). La composizione del gruppo può variare secondo le esigenze del committente o in relazione alla natura e alla complessità del problema oggetto di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 12!I test proiettivi sono strumenti psicologici di prestazione tipica, costituiti da stimoli visivi intenzionalmente ambigui. Il compito del soggetto in generale è quello di fornire una descrizione o di raccontare una storia inspirata all’immagine rappresentata. Lo scopo del test è quello di far emergere contenuti psichici inconsci, come emozioni nascoste o conflitti interni. (Wikipedia). ! 37! ricerca. Tra i principali obiettivi vi sono il comprendere a fondo bisogni, esigenze e desideri dei consumatori; la generazione di nuove idee come ad esempio risoluzione di problemi, bisogni insoddisfatti e proposte per nuovi prodotti; lo sviluppo di un concept di prodotto e la creazione di un panel di “opinion leader” (Scott, Smith e Albaum, 2010). In pratica, la tecnica del focus group si basa su (Molteni e Troilo, 2003): • si fonda “sull’interazione di gruppo” il quale se sufficientemente coinvolto e attivo, consente di produrre informazioni più ricche rispetto ad il confronto descritto precedentemente intervistatore – intervistato tipico dell’intervista in profondità. Questo fenomeno è più frequente laddove la comprensione di un aspetto può dipendere dalla dinamica di gruppo e delle interazioni che ne scaturiscono13. • Consente di chiamare in causa un numero superiore di individui partecipanti alla ricerca, con consistenti vantaggi rispetto all’intervista personale in termini di costi e tempistiche. • È una tecnica caratterizzata da un “elevato grado di flessibilità” per cui le numerose interazioni di gruppo mettono il moderatore nella situazione di poter affrontare più tematiche e di avere una visione ampia degli aspetti trattati. È possibile infatti che, talvolta, temi già !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 13!Gli autori in questo caso fanno riferimento ad oggetti di ricerca come ad esempio lo studio delle influenze sociali sugli acquisti dei beni che costituiscono uno status symbol. ! 38! trattati riemergano dalla discussione portando alla luce nuovi dettagli e informazioni rilevanti. In questa fase si è fatto riferimento alle differenze che sussistono tra il focus group e l’intervista in profondità, per un quadro più completo tuttavia è doveroso sottolineare che le due tecniche hanno anche numerosi aspetti in comune. Nella figura 6.1 viene rappresentato graficamente un confronto tra le due tecniche nel quale vengono evidenziati le caratteristiche distintive e i punti di incontro. Figura 6.1 – focus group e intervista in profondità: tecniche a confronto. Fonte: elaborazione da Iacobucci e Churchill, 2010 ! 39! Considerato che i partecipanti coinvolti in un focus group dovrebbero avere caratteristiche omogenee (età, ceto sociale, livello di istruzione e competenze su prodotto/servizio/brand), il ricercatore qualitativo è in grado di ottenere un “più ampio spettro di informazioni” andando ad organizzare un progetto che prevede il coinvolgimento di più gruppi. In quest’ottica, le caratteristiche dei partecipanti possono variare tra i gruppi, così come la figura del moderatore, può riprendere concetti, intuizioni ed aspetti emersi in un gruppo e proporli come argomenti di discussione in altri gruppi. In genere, un tipico progetto prevede l’organizzazione di 4 gruppi (Iacobucci e Churchill, 2010). L’obiettivo è quello di considerare ogni gruppo come una componente addizionale alla produzione di informazioni utili ai fini del progetto. Nel discutere degli aspetti metodologici e operativi, appare evidente che in questa tecnica, la figura del moderatore ha un ruolo chiave. Il moderatore è colui che coordina e gestisce la discussione all’interno del gruppo. Egli, come del resto il ricercatore dovrà essere già al corrente del problema di marketing in esame e soprattutto di quelle che sono le esigenze dell’azienda committente. Nei focus group “di successo” avviene che i partecipanti, una volta stimolati, parlino tra di essi e raramente si rivolgono al moderatore. Poiché le tecniche qualitative sono di matrice interdisciplinare, anche il moderatore ! 40! dovrà essere in grado di attingere da più discipline14. Nel gestire il gruppo il moderatore segue una traccia in base alla quale gli argomenti vengono presentati passando dal generale al particolare e ricorrendo all’utilizzo di tecniche psicologiche che consentono di porre domande in modo indiretto (Krueger, 1998). Una tipica sessione di focus group è caratterizzata da una fase preliminare di “warm-up” della durata di circa 5 – 10 minuti in cui il moderatore introduce il tema ai partecipanti, fornisce se necessario il materiale su cui discutere e inizia a creare un rapporto di fiducia. Una volta introdotti i temi che verranno affrontati, il moderatore apre il dibattito ponendo quesiti di carattere generale cercando di far partecipare ciascun membro. A questo punto, si inizia a creare un “senso di gruppo” per cui è possibile entrare nel vivo della discussione. Il moderatore, unito laddove presenti a dei collaboratori studierà le dinamiche che ne scaturiscono cercando di cogliere a pieno tutte quelle informazioni rilevanti per la conduzione della ricerca. . Il metodo dell’osservazione: secondo Burresi, Aiello e Guercini, l’osservazione è una metodologia che deriva dall’etnografia15 e permette !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 14!Iacobucci e Churchill hanno individuato i tratti distintivi di un efficace moderatore di focus group. In particolare essi fanno riferimento a caratteristiche quali l’abilità di mettere le persone a proprio agio; una capacità di ascolto superiore; la rapida comprensione di concetti e comportamenti e un elevato livello di energia intesa come la capacità di spronare un gruppo a tener vivo il confronto. 15 !L’etnografia è una procedura adottata nella disciplina dell’antropologia. Nel campo del marketing, tale tecnica prevede l’osservazione prolungata dei comportamenti dei consumatori, ! 41! di analizzare le interazioni all’interno di processi di acquisto e di utlizzo; tali interazioni possono essere di tipo funzionale se relazionate al prodotto/servizio, esperienziali se riferite ai luoghi in cui i prodotti/servizi sono acquistati e utilizzati e di tipo sociale se inerenti al rapporto con altri clienti (Abrams, 2000; Spradley, 1980). Il metodo dell’osservazione prende piede laddove, ai fini di una ricerca, è necessario il reperimento di dati primari mediante l’osservazione di contesti o situazioni particolari. Contesti in cui la sola interazione con singole persone, non risulta sufficiente a produrre un adeguato flusso informativo. La tecnica dell’osservazione (observational research) è quindi necessaria per studiare: • i comportamenti di acquisto all’interno degli spazi di vendita; • modalità di utilizzo di particolari prodotti; • atteggiamenti della forza vendita e del front office. L’osservazione è una metodologia che può essere valutata in merito al livello di coinvolgimento e interazione del ricercatore con l’ambiente oggetto di studio. Sulla base di questa dimensione, si è in grado di individuare una serie di tecniche applicabili nell’ambito dell’osservazione (Chisnall, 1986; Troli e Molteni, 2003; Burresi e Aiello, 2006): !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! delle loro risposte emozionali e della loro cognizione durante la quotidianità. I ricercatori di marketing che si avvalgono dell’etnografia utilizzano un mix di rilevazioni tra cui osservazioni dirette, interviste e registrazioni audio video. (Atkinson et al., 2007) ! 42! • il partecipante a tutti gli effetti: in questo caso il livello di coinvolgimento dell’osservatore è massimo. Egli si inserisce nel contesto di analisi partecipando attivamente e interagendo con i soggetti coinvolti. In questa forma di osservazione, il ricercatore non rivela il suo ruolo né la sua identità. • Il partecipante osservatore: rispetto al caso precedente, l’osservatore si identifica in qualità di ricercatore informando i soggetti che fanno parte dell’ambiente di studio. Gli autori affermano che è una tecnica che può generare barriere tra l’osservatore e il contesto in quanto lo status di ricercatore potrebbe inibire alcuni comportamenti mettendo a rischio la qualità della rilevazione. • L’osservatore partecipante: la posizione del ricercatore/osservatore è la più distaccata possibile. Egli si limita a studiare i fenomeni cercando di evitare completamente ogni forma di interazione. In questo caso si parla di osservazione pura in quanto i soggetti oggetto di analisi non vengono sottoposti a stimoli esterni. In pratica, l’osservazione pura è ciò che avviene all’interno di un esperimento condotto in laboratorio. ! 43! 1.5 La ricerca quantitativa Se, come affermato nelle sezioni precedenti, la ricerca qualitativa prende piede laddove è necessario il delineare i confini e il perimetro di un dato fenomeno, si ricorre alla ricerca quantitativa nel momento in cui si ho come obiettivo il “fornire un’accurata misurazione del fenomeno indagato”. La natura della ricerca di matrice quantitativa è essenzialmente descrittiva, mira infatti a rispondere a domande come “chi, cosa, dove, quando” (Burns, Bush, 2000). I campi applicativi sono molteplici ma tali ricerche sono generalmente orientate a calcolare il livello di customer satisfaction, brand awareness, quota di mercato. La ricerca quantitativa può essere di fatti la fase successiva di un progetto che partito con una ricerca di tipo qualitativo. Si tratta pertanto di ricerche che possono avere sia una loro distinta identità all’interno del processo, sia un ruolo di integrazione di dati raccolti mediante indagini qualitative (Green e Frank, 1971; Aacker e Day, 1986; Marbach, 1988, Pope, 1993; Kent, 1999). La ricerca quantitativa studia il fenomeno oggetto di analisi mediante la produzione di dati quantitativi, i quali vengono rilevati attraverso l’impiego di strumenti come i questionari strutturati o semi-strutturati a cui un campione (rappresentativo del fenomeno indagato) viene sottoposto. Nella figura 7.1 viene rappresentato l’intero processo di ricerca quantitativa. ! 44! Figura 7.1 – Il processo di una ricerca quantitativa Fonte: elaborazione da Molteni e Troilo, 2003. Come si può evincere dalla figura 7.1 il processo di ricerca quantitativa mira a produrre dati primari per i quali è necessario avviare un’attività di fieldwork ma, consente al ricercatore, di usufruire anche dei dati secondari generati all’interno del sistema informativo di marketing. Una delle attività cruciali all’interno di questo processo è la raccolta dei dati che, in una prima fase, si concretizza nell’insieme delle procedure definite piano di campionamento (Kotler, 1993). Successivamente si procederà a descrivere brevemente gli altri due aspetti ! 45! metodologici della ricerca quantitativa ovvero la scelta del metodo di contatto e l’elaborazione del questionario (Burn e Bush, 2000). ! Il piano di campionamento: costituisce la prima fase del processo di ricerca quantitativa; alla base del piano di campionamento vi sono tre aspetti oggetto di riflessioni da parte del ricercatore: • la definizione dell’unità campione, ovvero l’individuazione dei soggetti da sottoporre a intervista. Appare evidente che in base alla natura dell’oggetto d’analisi il ricercatore si domanderà quali soggetti, una volta coinvolti, producano le informazioni più rilevanti. Occorre quindi comprendere chi sarà in grado a fornire tali informazioni. • La determinazione della numerosità del campione, ovvero il numero di individui da intervistare. Com’è noto un campione è rappresentativo se è costruito tenendo conto dei caratteri della popolazione che costituisce il fenomeno oggetto di studio. Per cui “la media dei dati ottenuti da un campione ha una probabilità definita di avvicinarsi alla media dell’universo e quindi di rappresentarlo in modo efficace” (Burresi e Aiello, 2006). • La scelta della procedura di campionamento, ovvero la modalità in cui gli intervistati vengono selezionati. Nel prendere questa ! 46! decisione, il ricercatore può scegliere tra campioni probabilistici e non probabilistici16 tabella 4.1. Tabella 4.1 – Tipologie di campioni Campioni probabilistici Campione casuale semplice Ogni membro della popolazione ha una probabilità uguale e nota di essere selezionato. La popolazione viene divisa in gruppi mutualmente esclusivi e da ogni gruppo viene estratto un campione casuale. La popolazione viene divisa in gruppi mutualmente esclusivi ed il ricercatore estrae un campione di gruppi da intervistare. Campione casuale stratificato Campione a grappolo (cluster) Campioni non probabilistici Campione di convenienza Il ricercatore seleziona i membri della popolazione da cui è più semplice ottenere le informazioni necessarie. Campione ragionato Il ricercatore si affida al proprio giudizio per selezionare i membri della popolazione che con buona probabilità forniranno informazioni attendibili ed accurate. Campione per quote Il ricercatore individua ed intervista un numero di persone predefinito in ciascuna delle categorie previste. Fonte: Kotler e Scott (1998); Burresi e Aiello (2006). ! I metodi di contatto: Una volta individuato la modalità di campionamento il ricercatore si trova a dover scegliere le modalità con cui venir a contatto con il campione selezionato e procedere così alla rilevazione. I metodi di contatto principali sono l’intervista personale (in home e a punto vendita), l’intervista telefonica, l’intervista postale e l’intervista web based (e-mail e internet). !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 16!In statistica si parla di campionamento probabilistico, quando ogni soggetto o oggetto di cui è composta la popolazione, ha probabilità diversa da zero di essere incluso nel campione. Questo tipo di campione garantisce la rappresentabilità, mentre, nei campioni non probabilistici non si possono generalizzare i risultati di indagine (Brasini, Freo, Tassinari, 2002). ! 47! • L’intervista personale si basa su un rapporto face-to-face tra intervistato e intervistatore il quale sottopone una serie di domande registrandone le risposte. All’interno della traccia dell’intervista convivono sia domande piuttosto rigide, sia domande aperte, poste con l’obiettivo di dare maggiore libertà all’intervistato di spaziare nel campo d’analisi. Vantaggi e svantaggi di questa tecnica sono simili a quelli precedentemente enunciati nella descrizione dell’intervista in profondità. Se da un lato infatti il ricercatore ha modo di approfondire temi, tornare su argomenti, o individuare nuovi aspetti che emergono durante la sessione, dall’altro lato l’intervista personale è una tecnica dai costi relativamente superiori e da tempistiche di rielaborazione delle informazioni lunghe. Nella fase della registrazione, l’intervistatore può avvalersi del supporto del sistema CAPI 17 (Computer Aided Personal Interview) da utilizzare su un device. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 17!Il sistema CAPI e il sistema CATI (Computer Aided Telephone Interview) consentono di effettuare interviste assistite da computer. L’intervistatore tramite il contatto diretto (sistema CAPI) o tramite telefono (sistema CATI) legge la domanda che appare sul display ed inserisce la risposta dell’intervistato direttamente nel software dedicato. Le interviste in questi casi avvengono utilizzando un questionario computerizzato, che consente la codifica e l’inserimento dei dati raccolti su supporto informatico. Mediante questo sistema il software consente di ridurre i possibili errori umani, di effettuare un controllo dei dati raccolti ed un elaborazione degli stessi in tempo reale. Il CAVI (Computer Aided Visual Interview) è uno strumento evoluto per le interviste personali che consente agli intervistati di compilare il questionario inserendo le risposte attraverso un dispositivo touch screen e di effettuare proiezioni di immagini ad alta definizione anche in movimento. ! 48! • L’intervista telefonica prevede il contattare telefonicamente un campione casuale di soggetti a cui sottoporre un determinato questionario. Anche in questo caso il ricercatore può avvalersi del supporto della tecnologia che si concretizza nel sistema CATI (Computer Aided Telephone Interview, vedi nota). Tra i vantaggi dell’adozione di questa tecnica vi sono sicuramente la possibilità di raggiungere un ampio campione discolato geograficamente e la capacità di reperire informazioni rilevanti su un aspetto del mercato in tempi relativamente brevi e a costi relativamente contenuti. Procedere mediante intervista telefonica significa inoltre un monitoraggio continuo della composizione del campione che avvien “on going” il processo di contatto. In quest’ottica il ricercatore ha la facoltà di porre azioni correttive. Tra i principali limiti riscontrati vi sono l’esigenza dell’adozione di domande semplici, limiti temporali piuttosto rigidi per la somministrazione del questionario (non dovrebbe superare i 12 – 15 minuti) e l’impossibilità di una opportuna verifica della reale identità dell’intervistato. • L’intervista postale presuppone l’invio di un determinato questionario via posta ai soggetti del campione a cui viene fornita una busta per il rinvio. Se da un lato questa tecnica sia ! 49! caratterizzata da vantaggi in termini di costi e nella possibilità di utilizzare supporti visivi che accompagnano il questionario, dall’altro lato risultano numerosi anche i lati negativi. In primo luogo, spesso è doveroso tenere in considerazione una serie di costi aggiuntivi dovuti ai diversi solleciti e incentivi che l’istituto dovrà sostenere per aumentare il tasso di risposta. L’intervista postale è poi caratterizzata da una bassa percentuale di questionari compilati, il che spesso può provocare una distorsione del campione iniziale. Infine, può accadere che la scarsa rappresentatività del campione sia dovuta da una polarizzazione degli individui che inviano la risposta: in genere coloro che rispondono al questionario postale siano persone caratterizzate “da un atteggiamento fortemente negativo o positivo nei confronti dell’impresa/prodotto/brand oggetto d’analisi. • L’intervista web – based rispetta le caratteristiche dell’intervista postale ma, la somministrazione via e-mail ne snellisce tempistiche e processi (Kinnear, Taylor, 1990). In questo caso gli intervistati ricevono il questionario mediante posta elettronica o vengono indirizzati in un apposito sito web in cui è possibile svolgere il questionario online. ! 50! ! L’elaborazione del questionario: come anticipato in precedenza, il questionario è lo strumento cardine con cui vengono effettuate le ricerche di matrice quantitativa. Un questionario risulta efficace nel momento in cui contiene al suo interno domande in grado di raggiungere in maniera sintetica e tramite un processo logico, le informazioni rilevanti allo studio del fenomeno. In quest’ottica il ricercatore deve dotarsi di “capacità individuali” di “sintesi logica”. Inoltre, egli dovrà porsi una serie di quesiti in merito alle scelte fondamentali da compiere in sede di elaborazione (Burresi e Aiello, 2006): tali scelte riguardano sostanzialmente la natura del contenuto delle domande; la verbalizzazione e il formato in cui le domande verranno poste; l’ordine logico delle domande ed infine, il layout con cui il questionario verrà presentato (Peterson, 2000; Market Research Society18, 2002). • Il contenuto delle domande dovrà essere chiaro e di facile comprensione. Le domande devono poter mettere l’intervistato nella condizione di fornire informazioni rilevanti. Il ricercatore dovrà essere in grado di tradurre gli obiettivi della ricerca in domande concise e semplici19. L’impostazione dei contenuti deve !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 18!Sito ufficiale della Marketing Society www.marketresearch.org.uk concetto di semplicità viene espresso dagli autori come la capacità di far percepire agli intervistati il vero senso del quesito, evitando ad esempio l’utilizzo di parole inusuali o obsolete. 19!Il ! 51! prescindere dalla “capacità di risposta” dell’individuo intervistato. Tale capacità può dipendere sia da quanto l’individuo già è a conoscenza del fenomeno oggetto d’analisi, sia dalla sua capacità di razionalizzare i suoi processi. • La verbalizzazione delle domande è una fase estremamente delicata in quando la modalità con cui viene formulata una domanda può incidere sul tipo di risposta che l’intervistato fornisce. Utilizzare formule come ad esempio “voi non pensate…vero?” oppure “Lei è d’accordo?” fanno si che l’intervistato si possa sentire in qualche modo indirizzato verso una risposta. Per evitare questi rischi il ricercatore può avvalersi di un mix di domande aperte e domande chiuse. Le prime “consentono all’intervistato di esprimersi liberamente e di fornire risposte spontanee”. Le domande chiuse invece “comportano risposte con alternative rigidamente limitate”. • L’ordine delle domande viene organizzato secondo una logica “ad imbuto” ovvero partendo dai concetti più generali per giungere poi agli aspetti più particolari. Tale processo consente all’intervistato di approcciare all’argomento procedendo per gradi, riuscendo così ad articolare le risposte compiendo un percorso logico naturale. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Può accadere infatti che la mancata comprensione di un termine possa provocare la mancata comprensione dell’intera domanda. ! 52! • Il layout del questionario ha come scopo principali il semplificare il più possibile gli sforzi dell’intervistato. In quest’ottica, i questionari sono generalmente dotati di apposite sezioni di supporto alla comprensione della domanda. Il layout deve inoltre consentire all’intervistato di inserire agevolmente le risposte. 1.6 La ricerca causale Questa tipologia di ricerca, che in questo lavoro verrà affrontata brevemente, ha l’obiettivo di verificare l’esistenza di un nesso di casualità tra determinati fenomeni che si manifestano. In pratica mira all’individuazione e spiegazione dei rapporti di causa – effetto tra variabili. È doveroso sottolineare che il concetto scientifico di causalità è ben diverso dall’accezione comune (Iacobucci e Churchill, 2010). Difatti, mentre nell’interpretazione comune affermare che X provoca Y fa giungere alla conclusione che X sia l’unica causa della variabile Y, l’approccio scientifico afferma che la variabile X è solamente una delle cause possibili a scaturire il fenomeno Y. Inoltre nell’ambito scientifico risulta impossibile “provare” con assoluta certezza il nesso di causalità tra X e Y bensì ci si limita a dedurre che tale relazione esiste sulla base di dati raccolti tramite esperimenti di varie tipologie. ! 53! Gli esperimenti realizzati nell’ambito della ricerca causale appartengono essenzialmente a due macro categorie: gli esperimenti sul campo e gli esperimenti in laboratorio. ! Esperimenti sul campo: gli esperimenti vengono condotti direttamente sul campo d’azione in cui si manifesta il fenomeno oggetto di ricerca. Per tale motivo essi “presentano un elevato livello di realismo”. Tuttavia questa tipologia presuppone l’individuazione e il relativo isolamento di tutte quelle variabili esogene che non rientrano nel contesto di studio. ! Esperimenti in laboratorio: in questo caso i fattori esogeni sono sotto controllo e il ricercatore è in grado di misurare con precisione le variabili interne al fenomeno. Nell’esperimento in laboratorio occorre poi selezionare un campione che sarà appunto oggetto di esperimento, tale campione come affermato in precedenza dovrà essere il più rappresentativo possibile della popolazione oggetto di studio. In conclusione di questa sezione dedicata alle ricerche di marketing tradizionali, si ritiene opportuno riassumere gli aspetti più operativi, riportando una tabella in cui vengono descritti i principali campi applicativi della ricerca (tabella 5.1): ! 54! Tabella 5.1 – I principali campi applicativi delle ricerche di marketing Aree del marketing Ambiti di ricerca Metodologia Ricerche sul potenziale e sull’evoluzione dei nuovi mercati Ricerche per le decisioni di marketing strategico Analisi evolutive di contesto Ridefinizione della missione. Verifica dell’immagine aziendale ! Indagini sullo scenario ! Ricerche desk ! Ricerche usage & attitude ! Analisi delle tendenze ! Ricerche psicografiche Ricerche sul posizionamento Ricerche per le decisioni di marketing operativo Valutazione preventiva della potenzialità Ricerche per lo sviluppo di nuovi prodotti Ricerche su prodotti o servizi esistenti Dimensione e trend di mercato Andamento della marca Valutazioni del marketing mix ! ! ! ! Generazione di idee Concept test Product test Ricerche sul posizionamento ! Pack test ! Market test ! Copy test Rilevazioni continuative ! ! ! ! ! Fonte: Corigliano (2004); Burresi e Aiello (2006) ! 55! Qualità: product test Confezione: pack test Immagine: brand mapping, brand equity Comunicazione: efficacia della campagna pubblicitaria, efficacia dei mezzi Distribuzione: metodo dell’osservazione. 1.7 L’impatto di Internet nel marketing: le principali tecniche di ricerche online “Information technology (IT) contributed to the growth of world economy. In the network economy, business applications and management must embrace the Internet in order to survive in the e-Commerce age.”(Chou et. al., 2004) Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da forti cambiamenti e le imprese hanno radicalmente modificato le proprie tradizionali logiche di marketing e comunicazione. La rapida e costante evoluzione di internet, ha sancito la nascita di nuovi strumenti che stanno trovando sempre più spazio all’interno delle strategie di marketing. Internet, aumentando le dimensioni dei mercati e le opportunità di business, è attualmente il principale driver per i processi di innovazione aziendali. Il rapporto tra ICTs20 e impresa è stato oggetto di dibattito sin dagli anni ’80. Camagni e Capello (2005) mostrano come in quel periodo si siano create posizioni contrastanti circa gli effetti che avrebbe provocato l’imminente adozione delle ICTs da parte delle imprese, e il relativo impatto sui !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 20!Le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, acronimo TIC (in inglese Information and Communication Technology, il cui acronimo è ICT), sono l’insieme dei metodi e delle tecnologie che realizzano i sistemi di trasmissione, ricezione ed elaborazione di informazioni (tecnologie digitali comprese). L’uso della tecnologia nella gestione e nel trattamento delle informazioni assume crescente importanza strategica per le organizzazioni. Le istituzioni educative in particolare prevedono, attraverso il proprio progetto educativo, appositi percorsi di formazione ed utilizzo trasversale delle ICT per le diverse discipline. Oggi l’informatica (apparecchi digitali e programmi software) e le telecomunicazioni (le reti telematiche) sono i due pilastri su cui si regge la “società della comunicazione”. http://it.wikipedia.org/wiki/Information_and_Communication_Technology! ! 56! territori. Ad una visione ottimistica, in cui alle ICTs veniva conferito il ruolo di motore trainante dello sviluppo del sistema economico, si contrapponeva una visione più pessimistica che temeva il rischio di una disoccupazione di massa derivante dall’ingresso della tecnologia. Nel corso degli anni, la prima visione ha assunto una posizione dominante ed è stata largamente accettata. Nel 1988 Gillespie e William affermano che gli effetti positivi delle ICTs sulla competitività delle imprese non riguardano solo le innovazioni di processo ma anche quelle di prodotto, esse ne stimolano la differenziazione, sviluppando nuove nicchie di mercato e consentendo un’implementazione diretta di nuovi prodotti e servizi tecnologici. Le ICTs intervengono inoltre sullo sviluppo di un territorio. Esse si configurano come una rete infrastrutturale di comunicazione, che contribuisce al superamento della perifericità territoriale creando la percezione di un’assenza delle distanze (Castells e Hall 1994). Il contesto di riferimento si chiama Web 2.0 ovvero l’insieme delle innovazioni avvenute sulla rete a partire dalla seconda metà degli anni 200021 che, grazie all’introduzione di nuovi strumenti e funzionalità, ne hanno modificato le modalità di accesso e di utilizzo (Marinelli, 2013). Poiché in questo lavoro si affronta il tema del rapporto tra le ricerche di marketing e internet, è opportuno ripercorrere brevemente quelli che sono stati gli step !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 21!Il termine Web 2.0 è stato coniato nel 2004 da Dale Dougherty vice presidente di O’Reilly Media durante una sessione di brain storming tra O’Reilly e MediaLive International.!! ! 57! evolutivi dell’impatto della rete sulle strategie e sulle attività di marketing. La prima fase della diffusione del web che appartiene agli anni 80 e 90 può essere definita web 1.0 periodo in cui, sia le imprese interessate al commercio informatico, sia soprattutto gli utenti erano molto limitati. Sin dagli anni ’90, quindi, sono evidenti le opportunità scaturite dalle transazioni con tecnologie elettroniche che comprendono tutti gli aspetti dell’attività commerciale come azioni di marketing, servizio al cliente, ordini, pagamenti, approvvigionamento, distribuzione, assistenza post-vendita. Naturalmente, oltre alle opportunità per le aziende legate alla visibilità mondiale, alla possibilità di un approvvigionamento veloce, di un risparmio dei costi di gestione e di proporre soluzioni personalizzate, esistono anche potenziali benefici per i consumatori. Attraverso la rete, per esempio, il consumatore può facilmente confrontare l’offerta di prodotti simili da parte di fornitori differenti, trova prezzi in genere più convenienti, ed una maggiore velocità di consegna, soprattutto quando ricerca prodotti e servizi particolari e difficili da reperire e può effettuare gli acquisti nei momenti più comodi, per esempio, anche nei giorni festivi. A fronte di tali opportunità, esistono per il consumatore anche dei rischi che sono simili a quelli già noti delle televendite e legati alla difficoltà di un esame approfondito del prodotto, al pericolo di truffe aggravato dal fatto che il domicilio del fornitore può essere in paesi con legislazioni meno favorevoli ai consumatori stessi (Mandelli, 1998). Nel suo lavoro Mandelli confronta il marketing ! 58! tradizionale con quello proveniente dalla rete tabella 6.1. Tabella 6.1 – Confronto tra marketing offline e online Marketing offline Marketing online Segmentazione Individui segmento Pubblicità Standard Mirata a partire dalle informazioni disponibili sul target Promozione Standard Personalizzata / Adressed Pricing La discriminazione di prezzo è auto selettiva da parte del target Può essere personalizzata Sales Management I dati sui clienti controllati dai venditori sono Anche il management dispone dei dati sui clienti Canali di distribuzione Controllo sul cliente da parte del venditore Il produttore riprende il controllo sul cliente / Tracked Nuovi prodotti La ricerca e lo sviluppo sono stimolati dalla tecnologia La ricerca e lo sviluppo partono dalle necessità esibite dai clienti Monitoraggio Variabili: quota di mercato, volumi di venditam margini, monitoraggio periodico Fedeltà dei clienti, costi di acquisizioni nuovi clienti, quota del cliente, valore del cliente. omogenei nel Personalizzata Fonte: Elaborazione da Mandelli (1998) Nella tabella 6.1 si evidenzia come internet inauguri un approccio one-to-one, rispetto a quella dei volumi di venduto: per aumentare la propria quota di mercato è necessario vendere il più possibile al maggior numero di clienti, ma in un mondo one-to-one l’obiettivo è quello di concentrare gli sforzi sulla quota cliente, ! 59! vendendo sempre di più e allo stesso individuo, soddisfacendo così bene le sue esigenze da rendere nullo il mercato concorrenziale (Peppers, 2000). Il commercio elettronico ha richiesto al marketing lo svolgimento delle sue tradizionali funzioni, ma certamente anche di nuove; è l’immaterialità del mercato e lo stesso processo di dis-intermediazione che accompagnano l’e-commerce a richiedere al web marketing nuove modalità di fare business e quindi ulteriori funzioni, per sopperire alla scomparsa dell’intermediazione e per rispondere alle nuove relazioni che si instaurano tra offerta e domanda online (Foglio, 2003). È possibile, quindi, rappresentare il web marketing attraverso una serie di funzioni da esso svolte; va ricordato che alcune pur appartenendo già alla sfera tradizionale del marketing, hanno delle rivisitazioni che le hanno attualizzate secondo i canoni introdotti dal web. Foglio individua le principali funzioni del marketing modificate dai nuovi modelli di business e metodi organizzativi e commerciali che il web richiede: ! Funzione di ricerca: il web marketing attraverso la ricerca e la segmentazione individua dati e informazioni relative al mercato online, a relativi segmenti, al cliente, alla concorrenza sulla rete, al giusto prodotto/servizio da offrire online, a dati e informazioni da utilizzare nel processo di marketing, agli indici di acquisto. ! Funzione di sviluppo prodotto/servizio: il mercato online richiede prodotti e servizi con particolari caratterizzazioni; il web marketing fornisce un ! 60! supporto informativo e d’assistenza che si esplica nella messa a punto del prodotto/servizio con tutti quegli interventi che debbono essere apportati per rispondere in maniera ottimale alla domanda. ! Funzione di promozione e engagement: spetta al marketing digitale creare e stimolare la domanda degli utenti mediante politiche mirate di comunicazione, promozione e vendita. ! Funzione di pianificazione: il marketing digitale può solamente svilupparsi in un contesto di pianificazione che tenga presente il piao globale aziendale di marketing, nonché quello specifico di web marketing. In questo scenario, il concetto di internet come strumento di ricerca ha assunto negli anni diverse accezioni. Da un lato, in una visione più classica, internet viene visto come quel mezzo mediante cui sviluppare nuove forme di interazione con il cliente-navigatore (Colonel, 2003) in un ottica di face to face integrato. Ciò che viene descritto è una trasposizione dei processi, delle metodologie nonché delle tecniche tradizionali nel panorama online (Furrer e Sudharshan, 2001; Wilson e Laskey, 2003). L’enfasi è posta sul maggior livello di interattività che il web permette di raggiungere che si traduce poi nella possibilità di una personalizzazione del rapporto ricercatore – intervistato. Tale rapporto, secondo Colonel, acquista ancora più valore quando si considera che “il processo di input e feedback di informazioni avviene tramite un canale di comunicazione sempre aperto, in tempo reale e a costi bassi, se confrontato con i canali di comunicazione ! 61! tradizionali”. Appare perciò evidente che la visione “tradizionale” dell’impatto di internet sulle ricerche di marketing è essenzialmente focalizzata sul rapporto con il cliente il cui obiettivi principali sono raggiungere un livello superiore di loyalty (Slywotzy, Shapiro, 1994) e comprendere il suo comportamento online (figura 8.1). Figura 8.1 – La gestione delle relazioni via Internet Fonte: Colonel, 2003 Dall’altro lato, la rete rappresenta quell’insieme di rivoluzioni tecnologiche e sociali che insieme forniscono nuove informazioni ai marketers. Tali informazioni sono spesso nascoste o difficili da reperire e possono riguardare i consumatori e i loro comportamenti e decisioni di acquisto. In quest’ottica, internet viene visto ! 62! come un’opportunità per le imprese da cogliere per sviluppare un immagine, offrire informazioni inerenti a prodotti e servizi, relazionarsi con clienti strategici , comprendere le pratiche di acquisto dei consumatori e ascoltare i bisogni di questi ultimi ai fini di apporre un miglioramento continuo alle caratteristiche del prodotto/servizio (Kursan e Mihic, 2010). Nell’effettuare una comparazione tra il web inteso come strumento di ricerca con le più tradizionali tecniche di ricerca di marketing, Furrer e Sudharshan (2001) e Wilson e Laskey (2003) hanno dimostrato che, sebbene sia possibile ottenere informazioni rilevanti mediante le indagini via web, la ricerca internet-based è spesso adottata come un particolare tipo di studio applicato solamente per effettuare valutazioni del web. Come affermato in precedenza internet viene considerato un mezzo relativamente economico e facile per lo svolgimento di una ricerca di marketing, ma sono stati individuati anche altri vantaggi. La rete fornisce la possibilità di raggiungere e rilevare un elevato numero di intervistati in una singola sessione. È possibile inoltre condurre un sondaggio in “pochi click” e, grazie ai questionari online, ricevere risposte in tempi rapidi. Altri studi individuano poi ulteriori vantaggi come ad esempio (Albrect, Jones, 2009): ! ! la possibilità di “targettizzare” una popolazione più ampia; ! la flessibilità e il controllo sui vari formati; ! la semplicità di immissione dei dati (data entry); ! un elevato livello di partecipazione; 63! ! l’utilizzo di una varietà di supporti; ! la semplicità di somministrazione. Tuttavia è opportuno tener conto anche di una serie di limitazioni che caratterizzano la ricerca di marketing online. Il ricercatore può incontrare ad esempio delle difficoltà durante il processo di campionamento (gli utenti possono cambiare account o e-mail provider). Alcune problematiche possono riguardare poi il tasso e la qualità della risposta: in assenza del ricercatore che in questo caso funge da intermediario, l’oggettività della risposta potrebbe essere compromessa o potrebbe essere parziale. Un altro aspetto da considerare è il differente approccio al web degli utenti, ovvero alcuni gruppi di utenti come ad esempio i giovani sono più facilmente raggiungibili mediante gli strumenti online, mentre altre categorie di utenti-consumatori sono meno soliti frequentare tali canali (Wilson e Laskey, 2003). Furrer e Sudharshan hanno impostato un modello di una tipico progetto di ricerca online focalizzando l’attenzione sulla natura degli obiettivi che il rircercatore di marketing intende prefissare. Gli autori sottolineano inoltre quanto accennato in precedenza ovvero che le numerose tipologie di ricerche possono essere condotte o all’interno del contesto internet o grazie al supporto di internet. Sulla base di queste riflessioni gli autori hanno elaborato il modello prendendo in considerazione tre dimensioni (figura 9.1): gli obiettivi dell’indagine; le unità campione; il metodo di campionamento. ! 64! Figura 9.1 – Modello di progetto di ricerca di marketing online Fonte: elaborazione da Furrer e Sudharshan, 2001. ! Gli obiettivi dell’indagine: le ricerche di marketing online vengono svolte essenzialmente sulla base di tre macro obiettivi: • Lo studio di come la rete viene impiegata come strumento di marketing e della sua efficacia nel perseguire gli obiettivi d’impresa; • L’utilizzo del web come un mezzo alternativo di diffusione di survey tradizionali; ! 65! • Lo studio dei comportamenti di acquisto degli utenti-consumatori online. A supporto di ciò vi sono numerosi studi che confermano il ruolo di internet in qualità di supporto al marketing nel perseguimento di molteplici obiettivi (Pitts, Berthon e Watson, 1996), tali obiettivi, in una visione più ampia, possono andare dall’acquisto di informazioni, inaccessibili prima, relative alle influenze che incidono sul processo d’acquisto; favorire e incentivare il coinvolgimento del consumatore nei confronti dell’offerta aziendale; fornire informazioni di prodotto più dettagliate etc… In quest’ottica un ruolo che viene dato alle ricerche online è proprio quello di verificare l’efficacia del web in generale nel perseguire i sopracitati obiettivi di marketing. La rete può essere vista anche come mezzo per veicolare un questionario tradizionale. Il questionario online, tema che verrà affrontato più dettagliatamente nei prossimi paragrafi, possono essere adottati per analizzare qualsiasi tipo di aspetto del marketing tradizionale che rientri ovviamente nell’area di competenza della ricerca di tipo quantitativo. Infine, la terza tipologia di obiettivo che può essere perseguito mediante una ricerca di marketing online consiste nello studio del comportamento degli utenti web. In quest’ottica, Goldsmith e Bridges (2001) individuano alcuni elementi oggetto di indagine: ! 66! • la raccolta passiva di informazioni mediante l’esposizione degli utenti messaggi di pubblicità; • le esperienze di shopping, compreso le attività di browsing sui motori di ricerca; • la selezione e acquisto di particolari prodotti, servizi o informazioni. In pratica, tale tipologie di indagini mirano a studiare le modalità di utlizzo del web da parte dei consumatori, le modalità di navigazione nonché il processo e le dinamiche di acquisto online. ! Le unità campione: nelle ricerche online possono essere utilizzati tre diverse tipologie di unità di campionamento: le pagine web; siti web; utenti internet. Da un campione costituito da pagine web ad esempio è possibile estrapolare una serie di informazioni come ad esempio il desgin (inteso come layout), il contenuto, lo spazio all’interno della pagina dedicato alla pubblicità, il tempo in cui la pagina rimane invariata e inoltre, il numero di visitatori dato un certo periodo, o il tempo che tali visitstori spendono in una determinata pagina web. Un campione costituito da siti web invece può risultare utile per comprendere le modalità con cui le imprese conducono una particolare strategia di ! 67! marketing nonché la struttura del sito, layout, meccanismi di navigazione22 etc. Infine, è opportuno realizzare un campione costituito da utenti internet qualora si voglia veicolare una survey via web o intervistare un gruppo di utenti. ! I metodi di raccolta dati: la raccolta dati nelle ricerche di marketing online può avvenire in tre distinte modalità: mediante osservazione diretta; questionario o mediante esperimento. L’osservazione diretta, di cui fa parte la tecnica della netnografia che verrà affrontata nei prossimi paragrafi, può essere applicata a tutti gli elementi del web sopra citati ovvero alle pagine web, ai siti e al comportamento degli utenti. Il questionario può essere somministrato utilizzando come formati dei siti web dedicati, questionari inviati per posta elettronica o file allegati. L’esperimento può essere condotto ad esempio utilizzando come oggetto di indagine un sito web costruito ad hoc nel quale vengono studiati i !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 22 !A tal proposito si richiama la ricerca svolta nel 2014 dal laboratorio di ricerca interno all’Università Politecnica delle Marche NetWork Lab. Il laboratorio vuole essere, nelle intenzioni dei promotori, un luogo di osservazione, di analisi, di condivisione e di conoscenza sui temi legati al mondo del web, in un’ottica di marketing per le imprese. Esso intende offrire uno spazio culturale, nel quale siano valorizzate tanto le attività di ricerca e di analisi, quanto le attività di supporto alle imprese, allo scopo di fornire un contributo significativo per la reale comprensione delle opportunità offerte dalla rete per la trasformazione di tali opportunità in risultati di business. L’obiettivo della ricerca realizzata nel 2014 è stato quello di analizzare le strategie di internazionalizzazione seguite dalle imprese italiane riguardo alla gestione del proprio sito web. La domanda alla quale si è cercato di fornire una risposta è la seguente: le imprese italiane localizzano il sito web nell’ambito delle proprie strategie di internazionalizzazione e, in caso di risposta affermativa, per quali aspetti e per quali Paesi? Per dettagli della ricerca www.networklab.univpm.it ! 68! comportamenti di navigazione e utilizzo (user experience) degli utenti visitatori. In quest’ottica, il contenuto, il layout e il sistema di navigazione possono essere modificati con lo scopo di registrare le reazioni e gli effetti sul comportamento dei consumatori. Sulla base della combinazione di queste tre dimensioni: gli obiettivi dell’indagine, le unità di campionamento e il metodo per la raccolta dati, gli autori hanno individuato 8 possibili progetti di ricerca online. 1) Sicuramente il più facile da sviluppare consiste nel creare un campione di pagine web il cui contenuto è già stato osservato e selezionato dal ricercatore. Questo progetto di ricerca può essere impiegato per studiare l’utilizzo di internet come strumento di marketing in particolare cogliendo all’interno del contenuto delle pagine quegli aspetti relativi all’immagine del brand e alla pubblicità. 2) Un secondo progetto può essere portato avanti mediante un campionamento di pagine web, svolto in questo caso in due fasi. La prima fase consiste in un campionamento di siti web, durante la seconda fase invece, si estrapola un campione di pagine web selezionate all’interno dei siti precedentemente individuati. Tale tecnica consente al ricercatore di “controllare la rappresentatività del campione in termini di tipologia di sito”. Ciò in ottica di marketing risulta funzionale in quanto consente di escludere dall’analisi quei siti non considerati commerciali. ! 69! 3) Un campione di siti web può essere poi studiato per comprendere in che modalità le imprese utilizzano i propri siti per finalità di marketing. Utilizzare siti web anziché singole pagine consente al ricercatore di analizzare il fenomeno più in profondità. 4) Se nei precedenti progetti il ricercatore ha assunto il ruolo di “osservatore” si ritiene che per uno studio più in profondità del fenomeno, sia opportuno utilizzare un panel di utenti consumatori come osservatori. In questo caso viene effettuato un duplice campionamento: da un lato si selezionano gli utenti, dall’altro lato un set di siti o pagine web (Griffith e Krampf, 1998). 5) Un campione di siti web può essere disegnato anche per ottenere un database di indirizzi email di imprese o managers. Ciò può consentire al ricercatore di effettuare una scrematura delle imprese o dei responsabili da coinvolgere nelle indagini riuscendo a comprendere se una certa tipologia di impresa può effettivamente appartenere al campione di riferimento. 6) Il campione di utenti internet può essere disegnato anche per inviar loro una survey online (Comley 1996). 7) Un progetto ibrido può prevedere la costruzione di un campione di siti web unito ad un campione di utenti ai quali viene richiesto di visitare i siti web selezionati e di riportarne la loro user experience. In questo caso il ricercatore può controllare quali sono i siti visitati dagli utenti. ! 70! 8) Per le indagini online può essere adottato infine anche un progetto sperimentale. In questo caso si procede con la realizzazione di un sito web sperimentale che viene sottoposto alla fruizione e navigazione da parte di un campione selezionato di utenti (Mosley-Matchett, 1998). Sulla base di questo scenario si procede con una descrizione di due tecniche di ricerca di marketing online significative per questo lavoro. Una tecnica di matrice quantitativa ovvero il questionario online ed una di stampo qualitativo ovvero la netnografia, conosciuta anche come etnografia digitale. 1.8 Il questionario online Il questionario online rispetta essenzialmente le logiche di quello tradizionale, le differenze sono insite nelle caratteristiche della rete stessa e sono state enunciate nei paragrafi precedenti. In questa sezione si ripercorrono le principali fasi di una ricerca basata sulla somministrazione del questionario online (Colonel 2003). ! la scelta del campione: in questa prima fase il ruolo di internet è molto importante, la rete infatti funge da “facilitatore” fornendo diversi strumenti per stabilire un contatto con gli intervistati. Il ricercatore può procedere scegliendo se attingere da un campione chiuso (i soggetti sono tutti ben identificati) o da un campione aperto (il questionario può essere compilato da chiunque ne venga a contatto, il controllo preventivo sulle caratteristiche del campione è assente). In base alla scelta della tipologia del campione il questionario può essere veicolato all’interno di mailing ! 71! list ben definite o condiviso su altre piattaforme online tra cui forum, blog e social network. ! Preparazione del questionario: il questionario online può essere realizzato mediante software come ad esempio il programma surveygizmo 23 o surveymonkey 24 , ma anche mediante piattaforme gratuite come ad esempio l’applicazione “Form” che mette a disposizione il servizio Google Drive25 (figura 10.1). Il vantaggio di preparare un questionario online risiede nella possibilità di inserire con facilità più tipologie di contenuto (testo, multiple choice, immagini, file multimediali). !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 23!www.surveygizmo.com 24!www.surveymonkey.com 25!Google Drive è un servizio web di storage e sincronizzazione online introdotto da Google nel 2012 che permette il file hosting, file sharing e editing collaborativo di documenti. Da ottobre 2013 lo spazio disponibile gratuitamente arriva fino a 15 GB estendibili fino a 16 TB in totale. All’interno del servizio Drive sono presenti i documenti creati con Google Docs. La tipologia di documento Forms è uno strumento per collezionare informazioni sotto forma di questionario. I dati raccolti sono automaticamente inseriti in un foglio di lavoro dedicato. ! 72! Figura 10.1 – Esempio di interfaccia di un questionario online realizzato con l’applicazione Google Form. Fonte: Nostra elaborazione ! Invio del questionario: il modo più semplice e diffuso di invio dei questionari online è tramite posta elettronica. I limiti di questa modalità ! 73! sono molto simili a quelli riscontrati nell’invio per posta il che presuppone che il questionario sia di rapido svolgimento e costituito da domande semplici e mirate. Un ulteriore limite proprio dell’invio tramite mail è il rischio che dato l’elevato numero di provider di servizi posta elettronica nel mondo, si potrebbero verificare problemi di visualizzazione del questionario stesso. Un metodo alternativo individuato consiste nell’inviare un programma da installare contenente il questionario come allegato ad un messaggio email. Un'altra via ancora può essere quella della condivisione di un link al questionario. Tale link è possibile inviarlo sempre tramite posta elettronica o anche incorporandolo “embedded” su qualsiasi piattaforma come forum, newsgroup, blog e social media in generale. ! Raccolta e analisi dei dati: uno dei vantaggi principali del questionario online è che molti dei software dedicati consentono la raccolta automatica dei risultati con relativa reportistica. Una volta che l’utente ha completato la compilazione del questionario (figura 11.1), può inviare direttamente il documento alla piattaforma che inserisce i record in delle appositi fogli di lavori da cui è poi possibile procedere con l’elaborazione. ! 74! Figura 11.1 – Esempio di submit di un questionario progettato con Google Forms. Fonte: Nostra elaborazione. 1.9 La netnografia La netnografia o etnografia digitale teorizzata dall’antropologo Robert V. Kozinets (1998) viene inserita tra le ricerche di marketing qualitative. Rispetto all’etnografia che è una tecnica focalizzata sullo studio del comportamento degli individui che vanno a costituire un mercato per un prodotto o servizio, la netnografia permette di studiare alcune dinamiche comportamentali che avvengono online in maniera del tutto non intrusiva. In letteratura sono diversi gli autori che hanno studiato le modalità di trasferimento delle tecniche di etnografia nelle comunità di consumatori online come ad esempio Escobar 1994; Grossnickle e Raskin 2000; Hakken 1999; Jones 1999; Kozinets 1999; Miller e Slater 2000. La netnografia o l’etnografia di internet può quindi essere definita come una metodologia di ricerca qualitativa che adatta le tecniche di ricerca etnografica agli studi delle culture e comunità che emergono mediante la comunicazione digitale. La netnografia, come tecnica di ricerca di marketing, ! 75! utilizza le informazioni disponibili pubblicamente nei forum26 online con lo scopo di identificare e comprendere i bisogni e ciò che influenza le decisioni di rilevanti gruppi online di consumatori (Kozinets, 2002). La netnografia si occupa di studiare le pratiche quotidiane di produzione culturale degli utenti della Rete laddove esse si dispiegano: sui social media (Caliandro, 2011). Ci sono in realtà diverse etichette per descrivere questo programma metodologico: etnografia virtuale (Hine, 2000), etnografia dell’internet (Miller, Slater, 2001), etnografia della rete (Howard, 2002) o etnografia digitale (Murty 2008). In questo lavoro si sceglie il termine netnografia poiché è quello proposto appunto dal sopra citato Kozinets il quale lo applica sia al campo della Consumer Culture Theory, sia a quello del Marketing Tribale27 (Cova, Pallera 2007). Nel descrivere i tratti distintivi dell’approccio netnografico è doveroso ribadire la sua stretta correlazione con l’etnografia. In particolare ci si focalizza sulla caratteristica principale di questa metodologia che è la flessibilità. L’etnografia infatti può generare una conoscenza profonda di un fenomeno “locale” così come dei uno scenario particolare o specifico. È spesso utilizzata per generalizzare certi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 26!Il termine forum, nell’ambito dell’informatica, è utilizzato per indicare l’insieme delle sezioni di discussione di una piattaforma online. Il forum è il “luogo virtuale” in cui le comunità online di interesse condividono esperienze e conoscenze in merito a svariati argomenti. Oggi il forum viene concepito anche come strumento di assistenza tecnica su varie tematiche. 27!Basandosi sul concetto di tribalismo espresso da Michel Maffesoli (1998), Cova concepisce i consumatori non come membri passivi di un segmento di mercato bensì come partecipanti attivi di un nuovo conetto di tribù (neotribù) che definisce come “un insieme di individui non necessariamente omogenei fra loro (in termini di caratteristiche sociali oggettive), ma interrelati mediante un’ identica soggettività, affettività, o etica, capaci di svolgere azioni microsociali vissute intensamente benchè effimere (Cova, Pallera, 2007). ! 76! aspetti ma ancora più frequentemente per ottenere un tipo di comprensione più particolareggiata. La ricchezza dei contenuti qualitativi ottenuti mediante l’etnografia così come la sua indeterminatezza, rendono questa tecnica adattabile ad un’ampia varietà di circostanze. Ed è proprio questa flessibilità che ha reso popolare l’etnografia, adottata per più di un secolo per rappresentare e comprendere i comportamenti degli individui appartenenti a quasi ogni razza, nazionalità, religione cultura ed età. Nel suo celebre lavoro intitolato “The Field Behind the Screen: Using Netnography For Marketing Research in Online Communities”, considerato uno dei pilastri della letteratura sul tema, Kozinetz traccia le linee guida per un approccio metodologico alla ricerca netnografica. Egli individua e descrive quelli che sono gli step necessari a condurre una ricerca di marketing mediante tale tecnica. In questo caso prende come riferimento una ricerca netnografica applicata ad un gruppo online di discussione sul consumo di caffè. Le fasi di una ricerca basata sulla netnografia sono: 1) L’ingresso. 2) La raccolta è analisi dei dati. 3) Fornire una interpretazione attendibile. 4) L’attenzione agli aspetti etici della ricerca. 5) Controllo dei partecipanti. ! 77! 1) L’ingresso: in questa prima fase è fondamentale che il ricercatore, ancor prima di individuare e intercettare i forum o le community online di interesse, abbia perfettamente inquadrato il problema di ricerca e sappia quindi fissare gli obiettivi da raggiungere e le domande da porre. Il ricercatore dovrà quindi selezionare i luoghi virtuali sulla base di questi ragionamenti. Successivamente dovrà leggere e reperire quante più informazioni possibili in merito al forum oggetto d’analisi, dei gruppi che si sono costituiti all’interno e dei singoli individui che ne fanno parte. In quest’ottica Kozinets (1999), individua almeno cinque differenti tipologie di comunità online utilizzabili per condurre “un’etnografia marketoriented”. Le prime sono le boards, anche chiamate newsgroup, usegroup, o usenet28 groups, sono delle comunità spesso organizzate intorno ad uno specifico prodotto, servizio, passione o stile di vita ciascuno dei quali potrebbe rivelarsi un aspetto di particolare interesse per il marketing. Una seconda categoria sono le pagine web indipendenti, come ad esempio !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 28!Usenet è una rete mondiale formata da migliaia di server tra loro interconnessi, ognuno dei quali raccoglie gli articoli o news, o messaggi, o post che le persone aventi accesso a qual dato server si inviano, in un archivio pubblico e consultabile da tutti gli abbonati. L’archivio è organizzato in gerarchie tematiche e newsgroup (thread) e di articoli sullo stesso tema (topic). Attraverso dei meccanismi di replica asincroni i server si scambiano gli articoli dei loro abbonati e fanno in modo che, dove non esistono, vengano anche costruite le stesse gerarchie tematiche e gli stessi thread che li contengono. Questo fa sì che grossomodo tutti i server abbiano quasi simultaneamente gli stessi contenuti e che le persone possano comunicare fra loro oltre il confine del server al quale sono abbonati, anche con persone di tutto il Mondo. L'accesso ad un server Usenet (o server di news) è normalmente compreso nel costo di abbonamento mensile di ogni Internet Service Provider, anche quando l'ISP fornisce abbonamenti gratuiti. ! 78! epinions 29 le quali forniscono informazioni e risorse a comunità di consumatori. Vi sono poi le così dette liste, anche chiamate listservs, si tratta di mailing list create sulla base di un tema comune (es. arte, professioni, hobbies, sport etc.). Infine vi sono i dungeon multi-user e le chat room. Questi due canali sono sicuramente i meno market-oriented poiché i temi trattati al loro interno (fantasy, sesso, incontri) spesso non sono rilevanti ai fini di una ricerca di marketing. Una volta individuata la comunità di interesse il ricercatore dovrà verificare che vi siano le condizioni per intraprendere uno studio. In quest’ottica, è opportuno che la community sia focalizzata sull’argomento di ricerca, abbia un elevato “traffico” dei post e un’ elevata quantità di utenti attivi che siano il più possibile interrelati. 2) Raccolta e analisi dei dati: una volta scelta la comunità oggetto d’analisi, il ricercatore può procedere con la fase della raccolta dati. Tali dati vengono ricavati essenzialmente in due modalità: direttamente estratti dalle comunicazioni dei membri della community che interagiscono all’interno della piattaforma o prodotti dal ricercatore stesso durante il periodo di studio e osservazione delle dinamiche interne alla comunità. In questa fase si evidenziano i vantaggi degli strumenti online che, rispetto all’etnografia tradizionale, offrono sistemi di trascrizione automatica e !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 29!www.epinions.com ! 79! download di una mole di dati in tempi e a costi estremamente inferiori rispetto alle tecniche classiche di trascrizione o interviste face-to-face. Il ricercatore può procedere effettuando una classificazione dei post rilevati sia secondo la loro natura (componente sociale o componente informativa/tecnica), sia secondo il livello di relazione con il topic oggetto d’analisi. Un ulteriore e importante classificazione può essere effettuata nei confronti dei membri della community. A tal proposito Kozinets (1999) ha effettuato una classificazione degli utenti sulla base di due dimensioni: il livello di legami sociali che instaurano all’interno del network e il livello di rilevanza come consumatori (partecipazione a discussioni inerenti a prodotti e brand, domande mirate sul consumo di prodotti). In particolare ha individuato quattro classi: • Tourists: utenti caratterizzati da una quasi assenza di legami sociali all’interno del network e uno scarso interesse al consumo; • Minglers: sono caratterizzati da forti legami sociali all’interno del network ma minimo interesse alle attività di consumo; • Devotees: hanno una forte rilevanza come consumatori ma scarsi legami sociali all’interno della comunità online; • Insiders: hanno sia forti legami sociali con il network, sia una forte rilevanza come consumatori, spesso sono dei punti di riferimento all’interno della comunità online. ! 80! Così come teorizzato nella grounded theory (Glaser e Strauss 1967), la raccolta dati dovrebbe procedere fintanto che si generino nuove e importanti informazioni relative agli argomenti oggetto d’interesse. Nell’ambito della netnografia non vi è un numero di messaggi ottimale per condurre una corretta ricerca. Difatti, data la forza dei legami che si instaurano tra i gruppi di consumatori online fa si che alcuni messaggi siano ricchi di informazioni utili, per cui, anche un numero relativamente basso potrebbe consentire un’analisi approfondita dei fenomeni. 3) Fornire un’interpretazione attendibile: seppur nota come una delle ricerche qualitative più flessibili e dalle metodologie più eterogenee, il ricercatore ha ugualmente il compito di rendere i suoi risultati metodologicamente affidabili 30 . Svolgere ricerche sull’universo online, comporta infatti tutta una serie di problematiche legate alla capacità del ricercatore di verificare l’origine e la qualità delle informazioni rilevate. È pur vero che le community online sono organizzate secondo precisi e talvota rigidi codici etici di comportamento (Gunn 2000), e le false dichiarazioni su dati come ad esempio età e sesso, sono reati punibili dalla !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 30 !In molte ricerche qualitative aventi per oggetto il consumatore, si adotta il concetto di affidabilità o attendibilità, piuttosto che il termine “validità” (Wallendorf e Belk, 1989; Lincoln e Guba, 1985). ! 81! legge o comunque comporterebbero l’esilio31 dell’utente dalla comunità. In pratica, il ricercatore durante tutto l’iter della ricerca dovrà essere conscio dei limiti che può avere il contesto online, in grado di fornire solo una visione parziale del fenomeno ovvero quella circoscritta all’interno dell’ambiente virtuale. In tale limitazione risiede la differenza più sostanziale con l’etnografia, pratica mediante cui è possibile studiare il fenomeno nella sua interezza. Per cui, una ricerca netnografica attendibile, dovrà tener conto dei limiti che comporta lo studio di una comunità online. 4) Aspetti etici della ricerca: l’etica online è un tema esposto a continui dibattiti. Ad oggi non esistono regolamentazioni standard o protocolli univoci. Il ricercatore netnografico dovrà preoccuparsi essenzialmente di due aspetti cruciali: considerare un forum online un sito pubblico o un’area di discussione privata, e quali sono gli elementi che costituiscono il consenso informato nel “cyberspazio”. Come anticipato ad oggi non vi è un codice etico ufficiale che può essere adottato dalla netnografia. Va evidenziato che, rispetto alle altre tecniche di ricerca di marketing le quali mirano a produrre informazioni volutamente orientate alla ricerca, nell’approccio netnografico, il ricercatore beneficia di una serie di informazioni prodotte spontaneamente non necessariamente concepite per !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 31!Il termine ban in italiano bandire o interdire, viene utilizzato per riferirsi ad una serie di atti che consentono di vietare l’accesso e/o di un determinato utente web. È uno strumento di difesa molto comune usato nei confronti di utenti che non rispettano le regole all’interno delle comunità online. ! 82! scopi di marketing. Il ricercatore in quest’ottica potrebbe aver difficoltà nell’essere accettato dalla comunità online in quanto membro “intrusivo”. Sulla base di queste esigenze Kozinets ha individuato quattro procedure da adottare per condurre una ricerca netnografica eticamente corretta: • il ricercatore deve rivelare completamente la sua presenza all’interno della community. • Il ricercatore dovrebbe garantire la riservatezza e l’anonimato dei soggetti coinvolti. • Il ricercatore dovrebbe ricercare feedback da parte dei membri della community. • Il ricercatore dovrebbe prendere una posizione prudente sul tema pubblico vs privato nei forum online. 5) Controllo dei membri: è la pratica secondo cui il ricercatore sottopone i risultati dell’indagine netnografica ai membri della comunità online che vi hanno partecipato. I controlli effettuati da parte dei membri member checks sono particolarmente preziosi per una serie di motivi. In primo luogo, consentono al ricercatore di stimolare e ottenere informazioni più specifiche in merito ad alcune dinamiche. In secondo luogo sciolgono alcuni nodi di natura etica descritti nel punto precedente. Infine, offrono un’opportunità per l’inizio di uno scambio continuativo di informazioni tra il ricercatore e la comunità online. ! 83! Capitolo 2 – L’evoluzione dell’analisi dei dati online. “Un uomo entra in un grande magazzino della catena americana Target, fuori Minneapolis e chiede di parlare con il direttore. Scopo della visita? Una lamentela piuttosto colorita secondo i testimoni, dovuta al fatto che la figlia, ancora al liceo, avesse ricevuto da Target coupon e volantini su prodotti premaman e per neonati. “State cercando di spingerla a rimanere incinta?!”. Il manager si è scusato, mortificato al punto di chiamare il signore il giorno seguente per scusarsi di nuovo. Ma, al telefono è il cliente ad essere in difficoltà: “ho parlato con mia figlia, non lo sapevo, ma è incinta”. New York Times “How Companies Learn Your Secrets” 16 febbraio 2012. Il team degli analisti di marketing di Target, sulla base dei dati raccolti, ha notato che, a partire dal secondo trimestre di gravidanza, le donne usano un determinato tipo di crema. Oppure iniziano ad assumere prodotti a base di calcio, magnesio e zinco. Il team ha così identificato 25 prodotti che, messi insieme, fanno pensare ad una previsione di maternità, la cui precisione arriva fino all’ipotesi della possibile data del parto. ! 84! 2.1 Il web 2.0 come fonte di dati a supporto del marketing. Nel primo capitolo, nel descrivere l’impatto che ha avuto internet nell’evoluzione delle ricerche di marketing, ci si è soffermati su quelle che possono essere definite ricerche online “tradizionali”. Tali ricerche si sono difatti sviluppate e affermate in un contesto della rete ben differente da quello attuale. Come accennato in precedenza lo scenario odierno di riferimento è chiamato Web 2.0, fase che ha sancito la nascita di nuovi strumenti, nuove modalità di fruizione della rete e di conseguenza, nuove opportunità di marketing per le imprese. Web 2.0, la Rete vivente, Hypernet, la Rete attiva, Read/Write Web; nomi diversi per spiegare cosa è accaduto ad Internet ed alle sue modalità d'uso dal 20041 ad oggi. La Rete negli ultimi anni ha assistito ad una sua evoluzione di cui gli utenti sono i protagonisti indiscussi (Foiaia, 2008). Seppure ci siano diverse polemiche sulla più adatta attribuzione del termine (Bray, 2005; Di Bari, 2007), Web 2.0 è appunto un'espressione coniata per spiegare il nuovo approccio che gli utenti hanno nei confronti di Internet. Un approccio molto più attivo e partecipativo del precedente che vede, come cardine della sua esistenza, la nascita di blog, wiki e social network (O’Reilly, 2005). ! 85! L'utente 2.0, grazie agli strumenti sopra elencati, ora è in grado di produrre e di condividere dei contenuti che, solo fino a pochi anni fa, sarebbero stati di esclusiva competenza di tecnici o esperti programmatori. E’ proprio nel cambiamento del comportamento delle persone su internet che si genera tutta la ricchezza e la complessità del web 2.0 (Hinchcliffe, 2006). Si è assistito quindi, ad un passaggio da quella che era la prima fase dell'esistenza di Internet, ovvero il Web 1.0, verso la sua versione più evoluta, il Web 2.0. Nel Web 1.0 Internet è considerato come mero strumento statico di informazione; l'utente tramite un suo browser, accede al sito o all'informazione richiesta che assimila passivamente, senza alcuna possibilità di interazione. È in questo scenario che le aziende hanno mosso i primi passi nell'ambito del marketing online, creando i già citati siti “vetrina” e promuovendo le prime attività di e-commerce. Nel Web 1.0 sono i webmaster a pubblicare i contenuti che possono essere creati solo grazie alla conoscenza e all'uso di codici come il linguaggio HTML 32! (Hypertext Markup Language) che richiedevano particolari competenze tecniche. Punti cardine del Web 1.0 sono la nascita dei browser, dei motori di ricerca come Lycos e Altavista33 e la comunicazione tramite e-mail. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 32!L’HyperText Markup Language (HTML) in informatica è il linguaggio di markup solitamente usato per la formattazione di documenti ipertestuali disponibili nel World Wide Web sotto forma di pagine web. È un linguaggio di pubblico dominio, la cui sintassi è stabilita dal World Wide Beb Consortium (W3C), e che è derivato da un altro linguaggio avente scopi più generici. 33!Lanciati negli USA rispettivamente nel 1994 e nel 1995. ! 86! Di seguito, nella tabella 2.1 è rappresentata un'immagine, frutto di un brainstorming condotto da Tim O'Reilly, che, nel tentativo di dare un senso concreto al termine Web 2.0, riporta una serie di esempi che testimoniano il passaggio dal 1.0 al 2.0, attraverso la trasformazione di alcune tra le più classiche applicazioni online. Tabella 2.1 – Confronto tra le applicazioni del Web 1.0 e Web 2.0 Fonte: O’Reilly T., 2005 ! 87! Da un’ analisi di questo schema, si evidenzia come alcune applicazioni web siano scomparse definitivamente e, al loro posto siano nate delle applicazioni del tutto nuove o dei veri e propri fenomeni sociali come BitTorrent, Wikipedia, i blog e i wikis. È ormai noto come alla base di queste applicazioni ci sia stata una collaborazione di massa e, quindi, un coinvolgimento attivo degli utenti. Nello stesso articolo O’Reilly spiega la transizione del web, identificando tre passaggi fondamentali: ! dalla comunicazione di massa generata dai media mainstream ai wiki, basati sui contenuti collaborativi generati dagli utenti; ! dalla classificazione dei contenuti attraverso la tassonomia all’utilizzo della folksonomia; ! dalla gestione dei contenuti affidata esclusivamente ad aziende e ai professionisti alla possibilità di pubblicare, condividere e gestire i contenuti da parte dei singoli individui. Don Tapscott ed Antony D. Williams, gli autori di Wikinomics 2.0, libro ormai considerato di culto dagli studiosi del Web e delle sue implicazioni economiche, definiscono quattro principi fondamentali che hanno traghettato il Web 1.0 verso la sua versione attuale il Web 2.0. Questi quattro punti : l'apertura il peering, la condivisione e l'azione globale non solo permettono di illustrare quali siano i nuovi valori che guidano la società ! 88! attuale, ma forniscono delle importantissime informazioni sulle basi su cui poggeranno i nuovi modelli di business. Da questo momento, il grado di competitività e la capacità di gestione dell'innovazione, sia da parte dei singoli individui, sia per le organizzazioni sarà determinato dall'abilità di interpretare i quattro punti citati. 1) L’apertura: “aperto” è un concetto che solo recentemente è entrato a far parte del DNA aziendale. L'apertura dei confini aziendali e la relativa condivisione di risorse spesso considerate strategiche, sono oggi condizioni fondamentali per ottenere successo nel business online. La concezione che il successo si raggiunga grazie alle core competencies interne all'organizzazione è ormai superata, le imprese vincenti attualmente sono quelle che si lasciano permeare da qualità e da capitale umano esterni. Lo stesso world wide web, ovvero il più conosciuto servizio di Internet, è il prodotto di un lavoro di sviluppatori che hanno sfruttato strumenti open source. Una modalità aperta, infatti, prevede la possibilità che un’ ampia schiera di programmatori possano collaborare all’implementazione di programmi o di applicazioni prima protetti da barriere che ne rallentavano il progresso e la diffusione. Oltre agli open standard che già da diversi anni hanno generato prodotti e ! 89! servizi innovativi come Apache, Linux e Firefox34, la forma di apertura che ha segnato maggiormente il mondo aziendale è stata la possibilità di fruire di informazioni prima ritenute “interne” all’organizzazione. Si tratta di quei dati, che riguardano l’andamento e le performance aziendali e che, se condivisi con l’esterno, aumenterebbero considerevolmente la trasparenza sia dell’ operato sia dell’immagine delle società. Il fatto che, con una semplice ricerca su Google, un cliente, un fornitore ed ogni tipo di stakeholder siano in grado di tracciare un profilo dettagliato di un’azienda, deve essere visto come una grande opportunità da sfruttare per ottenere maggior efficienza nella comunicazione. Un potenziale investitore ha la possibilità di conoscere perfettamente lo stato patrimoniale o il profilo finanziario di un’azienda, così come un cliente può avere ogni tipo di informazione sui prodotti attuali e futuri. Molte imprese leader hanno compreso che la trasparenza genera fiducia e la fiducia riduce i costi di transazione nel caso di nuove partnership ed “aumenta il metabolismo delle reti di business” (Tapscott e Williams, 2007). 2) Il Peering: “un peering è un’interconnessione tra due Autonomous !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 34!Apache http Server è la piattaforma server web più diffusa, Linux è il più famoso sistema operativo open source, Firefox è un notissimo browser open source. ! 90! System35 appartenenti a Internet Service Provider36 distinti, che permette ai provider di scambiare traffico tra le loro reti e quello dei loro clienti.” La struttura organizzativa prodotta dal peering fa sì che le classiche strutture gerarchiche siano superate da architetture più flessibili ed efficienti. Il modello Peer-to-peer (P2P) che ne deriva non è altro che l’antitesi dell’architettura client-server6 un modello centralizzato in cui le risorse vengono interamente gestite da un server centrale. Questa nuova struttura della Rete ha fatto sì che la collaborazione tra utenti fosse effettiva poiché il suo punto di forza risiede proprio nella capacità di condivisione di risorse, non vincolata da nessuna sovrastruttura. Il già citato Linux, frutto della cooperazione tra un numero indefinito di programmatori che hanno creato una piattaforma in continua evoluzione, è un chiarissimo esempio di ciò che il peering può produrre. Tuttavia l’adozione del modello P2P come strumento per la progettazione e la produzione è già una realtà concreta anche in ambiti esterni allo sviluppo software. Esistono, infatti, dei settori in cui il peering si è rivelato più efficiente rispetto ad una struttura gerarchica; un’organizzazione autonoma del !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 35!Un gruppo di router e reti sotto il controllo di una singola e ben definita autorità amministrativa. commerciale o organizzazione che offre servizi inerenti a Internet come l’accesso a internet e i servizi di posta elettronica. 36!Struttura ! 91! lavoro diventa un aspetto strategico per quelle società che realizzano prodotti ad alto contenuto informativo come l’intrattenimento, cultura e media. L’obiettivo attuale è capire quali saranno i prossimi settori potenzialmente strategici in un mondo peer-to-peer libero da vincoli gerarchici e da barriere all’accesso delle informazioni. 3) La condivisione: il processo di digitalizzazione di alcuni tipologie di prodotti e informazioni ne ha favorito la facilità di condivisione, basti pensare all’intero settore dell’entertainment che per primo ha subito l’impatto di questi nuova tendenza. Se, infatti, da un lato, la possibilità di replicare un prodotto a un costo quasi nullo consente il raggiungimento di considerevoli economie di scala; dall’altro, un nuovo rischio di impresa è dato dalla dematerializzazione dei contenuti digitali, che sono diventati facilissimi da replicare, da modificare e da condividere anche per coloro che non sono direttamente collegati con la loro creazione. 4) L’azione globale: internet amplifica il già avviato fenomeno della globalizzazione, la simultaneità della Rete si contrappone alle barriere geografiche, creando una tipologia di comunicazione molto più efficace e diretta tra gli utenti di tutto il pianeta. Le economie dei paesi in via di sviluppo come la Cina l’India e il Brasile sembrano molto più vicine e integrate alle economie più consolidate. La competitività delle imprese si ! 92! dovrà quindi valutare su base internazionale, tramite un processo di globalizzazione 2.0 in cui l’abbattimento delle barriere culturali permetterà di lavorare in maniera autonoma, senza limiti dati da sovrastrutture rigide. Le multinazionali dovranno, quindi, agire in modo globale operando in base ai concetti già affrontati come la collaborazione, la condivisione e l’apertura. È in questo contesto che il marketing, interfacciandosi con le piattaforme e le applicazioni proprie del web 2.0, si trova nella condizione di poter attingere ad una mole di dati senza precedenti. La rapida diffusione dei social media – tema che verrà ampiamente affrontato nei prossimi capitoli – unito all’enorme crescita dell’adozione dei dispositivi mobili, hanno dato vita a nuove tendenze di consumo e di utilizzo del web da parte degli utenti. Si parla di SoLoMo ovvero Social, Local e Mobile per definire la modalità con cui i consumatori oggi producono dati su larga scala. I dati vengono generati secondo un processo continuo e provengono da più fonti. Tale flusso di dati, se correttamente letto e interpretato, apre alla ricerca di marketing nuovi scenari, nuove sfide e infinite opportunità (figura 2.1). ! 93! Figura 2.1 – L’evoluzione del marketing in relazione al progresso dei media. Fonte: IBM Digital Media, 2012 Nella figura 2.1 vengono descritte le fasi salienti di un duplice percorso evolutivo che vede da un lato, il susseguirsi dei media e dall’altro le strategie di marketing legate a tali media. Come si può notare, il marketing passa da uno studio dell’audience a livello macro (segmentazione e targeting) ad un sempre più preciso focus sui comportamenti dei consumatori. Le ultime fasi ovvero quelle segnate dall’avvento di internet in tutte le sue forme, sono caratterizzate da un marketing in grado di disporre di strumenti di analisi “analytics” sempre più ! 94! precisi che in real time producono informazioni rilevanti su tendenze di consumo, utilizzo di prodotti, percezioni su brand etc… La figura 2.2 consente invece di sollevare un altro aspetto importantissimo della rivoluzione dei dati. Come si può vedere infatti si assiste ad una sorta di “perdita di controllo” dei dati da parte dell’impresa. Se infatti prima gran parte dei dati necessari a soddisfare il fabbisogno informativo dell’impresa (capitolo 1) risiedevano al suo interno. Oggi, è possibile affermare che una sempre crescente porzione di informazioni considerate strategiche in ottica di marketing, risiede al di fuori dell’azienda. Si tratta di quei dati definiti non strutturati esterni ovvero di quei dati che non seguono in nessun modo gli schemi di un tradizionale database, sono di difficile interpretazione e richiedono degli sforzi aggiuntivi per il loro trattamento e inoltre vengono generati all’esterno dell’impresa. ! 95! Figura 2.2 – La crescita dei dati prodotti dalle applicazioni Web Fonte: Mokabyte, novembre 2013 2.2 I Big Data La disponibilità di masse di dati, unita alla nascita di modalità di lettura di esse, sta profondamente cambiando il mondo di condurre ricerche in ogni ambito scientifico (Cristianini, 2010; Halevy et al., 2009). Va considerato che, discipline come la biologia molecolare, l’astronomia e la chimica hanno già assistito ad una “rivoluzione dei dati” la quale, in alcuni casi, ha sancito la nascita di un vero e proprio nuovo paradigma scientifico. In altri campi, come ad esempio le scienze sociali (Lazer et al., 2009; Michel et al., 2011) e le scienze umanistiche (Moretti, 2011), l’approccio guidato dai dati “data-driven” è ancora in via di sviluppo. ! 96! Questo ritardo relativo secondo Watts (2007) è provocato da un lato dalla complessità delle interazioni sociali oggetto di studio e, dall’altro lato dalla scarsa disponibilità di dati digitali. Tale disponibilità negli anni è cresciuta considerevolmente. Basti pensare che secondo Wired, nel 2013 il 98% delle informazioni sono state prodotte in formato digitale e ogni due giorni nel mondo si produce una mole di dati pari a quanti ne erano stati stampati su carta nell’intera storia dell’umanità prima della rivoluzione di internet. Il termine utilizzato in informatica per descrivere questa “diluvio informativo” è chiamato Big Data. Nel fornire una definizione di Big Data la società IDC (2011) stima che solo nel 2011 la quantità di informazioni prodotte e replicata abbia superato 1.8ZB pari a 1,6 trilioni di gigabytes. Tale mole è stata prodotta con il contributo delle interazioni sociali, dei supporti mobile. IDC definisce le tecnologie Big Data come una nuova generazione di tecnologie e architetture progettate per estrarre valore economico da un elevato volume di dati provenienti da un’ampia varietà di fonti. Tali tecnologie consentono di ottenere i dati velocemente e di analizzarli. Pasini e Perego (2013) forniscono una definizione di Big Data focalizzandosi sull’impatto che stanno avendo nell’attività di impresa. In quest’ottica essi definisco i Big Data come “un nuovo concept di conoscenza aziendale degli oggetti e degli eventi di business che fa leva sull’attuale varietà dei dati, in termini di formati (strutturati e non strutturati) e fonti (interne ed esterne), sull’aumentata ! 97! velocità di generazione, raccolta, aggiornamento ed elaborazione dei dati (in tempo reale, in streaming, dati “tracciati”) e sul crescente volume dei dati stessi, al fine di generare nuove analisi e insight, in ogni settore economico, in imprese di ogni dimensione, precedentemente considerate oltre le capacità tecniche e interpretative disponibili e per scoprire infine un nuovo potenziale valore di business; per ottenere questi risultati le imprese devono gestire gli appropriati fattori abilitanti di tipo organizzativo, tecnologico e normativo.” Come si può evincere dalla definizione, le tecnologie Big Data si basano essenzialmente su tre caratteristiche peculiari (Russom, 2011): volume, varietà e velocità. ! Volume: è il termine che rappresenta l’ammontare delle informazioni reperite e immagazzinate dai vari sistemi in merito al business, ai clienti e ai consumatori. La prima problematica legata al concetto di volume è quella della capacità di storage37 delle imprese. L’enorme quantità di dati disponibili in alcuni casi è così elevata che non può essere immagazzinata in modo permanente, il che significa che l’informazione viene rapidamente analizzata e quindi “scaricata” con relativi rischi di perdere informazioni rilevanti38. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 37!In ambito informatico con il termine storage si identificano i dispositivi hardware, i supporti per la memorizzazione, le infrastrutture ed i software dedicati alla memorizzazione non volatile di grandi quantità di informazioni in formato elettronico. 38!Edd Dumbill nel suo libro “Planning for Big Data” osserva che il sistema informativo del CERN genera una mole così elevata di dati, che gli scienziati devono scartarne la maggiorparte ! 98! ! Velocità: nel linguaggio dei Big Data, per velocità di intende la rapidità di generazione, assimilazione e analisi dei nuovi dati. Nelle situazioni ottimali tale processo può avvenire in real time. L’effetto è un aumento della reattività dell’impresa nel prendere decisioni strategiche (Arthur, 2013). ! Varietà: è il concetto che rappresenta la diversità delle tipologie e formati in cui i dati possono presentarsi. Difatti, i dati possono essere creati da persone (smartphones, pc, carte di credito o sensori GPS) da cose (auto, beni in movimento ecc.) ed eventi (metro, volo aerei ecc.). Nella figura 3.2 viene riportato un celebre infografico in cui vengono riassunte le principali fonti di dati che insieme costituiscono l’universo Big Data. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! con ingenti rischi di perdere parti importanti di molti studi. “I Big Data…superano la capacità di elaborazione dei database tradizionali. Per ottenere valore da questi dati è necessario scegliere una via alternativa di elaborazione.” ! 99! Figura 3.2 – Le diverse fonti di dati Fonte: Kapon Software, 2013 Come si evince dall’infografico, i dati possono essere di varia natura, in genere vengono classificati in dati strutturati, semi-strutturati e non strutturati. ! I dati strutturati rispettano le regole predefinite quali tipo di contenuto, lunghezza, formato etc. si parla di un processo di archiviazione semplice in quanto risiedono all’interno dei tradizionali database. ! 100! ! I dati semi-strutturati invece non sono conformi al modello dati di un tipico database ma possono essere suddivisi in record più o meno strutturabili e catalogabili. ! I dati non strutturati infine non seguono in nessun modo gli schemi di un tradizionale database, sono di difficile interpretazione e richiedono degli sforzi aggiuntivi per il loro trattamento. Lisa Arthur, CMO di Teradata Applications in un suo recente report 39 , nel descrivere il fenomeno Big Data, aggiunge ai tre attributi precedentemente enunciati, altre due importanti caratteristiche: ! Veridicità40: intesa come l’affidabilità delle informazioni che emergono dal processo analitico dei dati. In quest’ottica è fondamentale che fonti di dati e piattaforme tecnologiche per l’analisi siano considerate attendibili. ! Valore: i Big Data generano valore per il business in generale. Anche se il concetto appare scontanto, molte aziende “salgono sul grande carro dei dati” con la speranza di risolvere grandi problemi perdendo così di vista il vero scopo e la vera utilità dei dati. A tal proposito Pasini e Perego (2013) individuano i due principali approcci alla Bid Data Analysis corrispondono fondamentalmente a quelli più tradizionali propri della Business Analytics: !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 39!“Be 40!Il ! a Big Data Marketing Hero. An Enterprise Guide to Ruling Your Customer’s World”, 2013 termine originariamente utilizzato è Veracity. 101! • L’approccio definito “top-down” (star with questions) prevede che alla base vi sia una conoscenza delle ipotesi le quali andranno verificate mediante un processo di “interrogazione” dei dati. • L’approccio “bottom-up” (start with data), prevede un percoso inverso in cui l’impresa parte col collezionare nuovi dati cercando i individuare nuove possibili forme di conoscenza e nuove opportunutà. Sulla base di queste riflessioni è possibile delineare il framework concettuale (figura 4.2) su cui si basano le architetture e le tecnologie proprie dei Big Data. ! 102! Figura 4.2 – Framework dei Big Data Fonte: Pasini e Perego, 2013 Va precisato che il concetto Big Data è strettamente interrelato con altri due temi su cui attualmente, sono aperte molte discussioni41. Si tratta di Open Data e Open Government (figura 5.2). Per Open Data, si intende quella porzione di dati pubblicamente accessibili che individui e organizzazioni possono utilizzare per analizzare modelli e tendenze, prendere decisioni e risolvere problematiche complesse. Per Open Government si intente invece una serie di programmi, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 41!Big ! Data VS Open Data Mapping Out. www.opendatanow.com 103! strategie, dati aventi l’obiettivo di coinvolgere i cittadini nell’ambito delle iniziative di Governo42. Figura 5.2 – Big Data, Open Data e Open Government a confronto Fonte: www.opendatanow.com “La gente non vede Amazon come un motore di ricerca ma, se devi comprare qualcosa, probabilmente lo cerchi su Amazon…Molte persone pensano che i !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 42!OpenCoesione ad esempio è il portale sull’attuazione dei progetti finanziati dalle politiche di coesione in Italia. Sono navigabili dati su risorse assegnate e spese, localizzazioni, ambiti tematici, soggetti programmatori e attuatori, tempi di realizzazione e pagamenti dei singoli progetti. Tutti possono così valutare come le risorse vengono utilizzate rispetto ai bisogni dei territori. ! 104! nostri principali concorrenti siano Bing o Yahoo. Ma in realtà, il nostro più grande concorrente in fatto di ricerca è Amazon.” Eric Schmidt – Presidente del Consiglio di Amministrazione di Google alla Conferenza sulle startup di Berlino 14 ottobre 2014. Il rapporto tra i Big Data e le imprese è un fenomeno relativamente nuovo, tuttavia sembra che i manager stiano iniziando a cogliere le opportunità derivanti da queste tecnologie o comunque abbiano già individuato le enormi potenzialità in termini di impatto sul business. In particolare una ricerca della Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi svolta su un campione di 202 imprese43 rivela che i principali vantaggi individuati dall’utilizzo dei Big Data, sono assimilabili al marketing in quanto riguardano la volontà di ottenere una “maggiore accuratezza delle analisi del comportamento del mercato e delle maggiori informazioni sui clienti. (Figura 6.2) !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 43!Del campione preso in esame, circa un terzo sono imprese appartenenti al settore manifatturiero (31%), un quarto rappresentati della Pubblica Amministrazione Locale e della Sanità (18%), il 18% appartenenti al settore della Distribuzione e della Logistica, l’11% appartenenti alla Finanza ed infine il 22% ai Servizi e Utilities. Da un punto di vista dimensionale il campione è composto per il 51% da Medie Imprese (con meno di 1000 dipendenti), la restante metà è equamente divisa tra Medio-Grandi Imprese (con un numero di dipendenti compreso tra 1000 e 5000) e Grandi Imprese (con più di 5000 dipendenti). ! 105! Figura 6.2 – Macro-benefici derivanti dall’utilizzo dei Big Data R&D 4,06 RELAZIONI CON PARTNER EST. 4,16 4,32 OTTIMIZZAZIONE PROCESSI 4,51 INFRASTRUTTURE AZIENDALI CLIENTI 4,74 STRATEGIE FUTURE 4,53 INFRASTRUTTURA IT 4,7 DOCUMENTI DEMATERIALIZZATI 4,45 Fonte: Pasini e Perego, 2013 L’impiego della Big Data Analytics nei campi dell’attività di impresa ed in particolare, nelle attività di marketing e business intelligence è un fenomeno che vede come forza trainante quelle realtà provenienti dal web e in particolare dall’ecommerce. Il mercato ha subito delle trasformazioni significative che sono state influenzate dai grandi player globali come ad esempio Amazon e eBay che hanno elaborato delle piattaforme innovative e altamente scalabili nonché dei sistemi di raccomandazione del prodotto (Chen et al., 2012). Come accennato in precedenza, l’emergere dei contenuti user-generated sulle varie piattaforme nate nel web 2.0 (forum, social media, sistemi di crowd – sourcing), offre ai ricercatori di marketing l’opportunità di “ascoltare la voce del mercato” che, in questo caso, ! 106! può essere costituita da una serie di attori tra cui clienti, consumatori, dipendenti, investitori e i media (Doan et al., 2011; O’Reilly, 2005). Pur essendo informazioni non strutturate, i dati provenienti dai sistemi di commercio elettronico, possono rivelare importanti informazioni anche su abitudini e comportamenti dei consumatori. Ad esempio, per effettuare una social media analytics sulle opinioni dei clienti viene frequentemente adottata la tecnica della sentiment analysis (Pang e Lee, 2008) che verrà affrontata nel prossimo paragrafo. Per altre tipologie di ricerche online come ad esempio i sistemi di raccomandazione del prodotto vengono adottate tecniche come il clustering (Adomavicius e Tuzhilin, 2005) o la social network analysis. In pratica, uno degli sviluppi più importanti di queste nuove tecniche di ricerca, risiede nella possibilità di intercettare milioni di nicchie di mercato 44 mediante ricerche sempre più precise e “targhettizate” e consigli personalizzati (Anderson, 2004). Nel definire i campi applicativi delle piattaforme Big Data nei vari campi Chen et al. (2012) hanno elaborato una tabella in cui vengono riportati le tecnologie e le implicazioni che la Big Data Analytics sta avendo su ciascun ambito preso in esame. In questo lavoro si affronta il tema dell’impatto del web sul marketing ed !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 44!Si fa riferimento al concetto di “coda lunga” teorizzato da Anderson. L’autore la definisce come una strategia di vendita al dettaglio, basata su analisi statistiche, per cui si predilige vendere un gran numero di oggetti unici in quantità relativamente piccole, rispetto a vendere un numero esiguo di prodotti popolari in grandi quantità. ! 107! in particolare sulle ricerche di marketing, in quest’ottica, di seguito di riporta un estratto della tabella. Tabella 2.2 – L’impatto della Big Data Analytics L’impatto della Big Data Analytics Applicazioni Dati Analytics Impatto E-Commerce e Market Intellingence • Sistemi di raccomandazione. • Monitoraggio e analisi dei social media. • Sistemi di Crowd-sourcing. • Social e virtual games. • Log file di utenti e ricerche effettuate. • Record di transizioni effettuate dai clienti. • Contenuti generati dai clienti. Caratteristiche: Strutturati web-based, usergenerated content, ricche informazioni sul network, opinioni dei clienti non strutturate e informali. • Segmentazione del database e clustering. • Rilevamento di anomalie. • Graph mining. • Social network analysis. • Text e Web analytics. • Sentiment Analysis. Coda lunga del marketing, raccomandazione targhettizzata e personalizzata, aumento delle vendite e della customer satisfaction. Fonte: Chen et al., 2012 ! 108! 2.3 La sentiment analysis “Nel 2014, su Internet, ogni sessanta secondi vengono aggiornati circa 293 mila status di Facebook, “twittati” circa 433 mila tweets, scritti circa 1,800 post di blog e visualizzati oltre 5 milioni di video su Youtube.” Qmee, 2014 Come è emerso dal paragrafo precedente, la sentiment analysis è tra le tecniche più diffuse per comprendere opinioni e percezioni dei consumatori nei confronti di un prodotto, un servizio o un brand. I dati provenienti dagli user-generated content, nonché dalle interazioni che avvengono tra gli utenti stessi, offrono nuove possibilità di implementazione dei sistemi di marketing intelligence. Difatti, in ottica di marketing, è opportuno sottolineare che, dietro ad ogni singola azione compiuta da qualsiasi utente di qualsiasi età, nazionalità e estrazione sociale, si celano informazioni, opinioni e impressioni in merito a molteplici aspetti della vita. Queste informazioni spesso sono pubbliche e rimangono disponibili all’interno delle piattaforme in cui vengono prodotte e, in alcuni casi, esse forniscono preziose intuizioni in merito alle tendenze comportamentali dei consumatori e presentano un’opportunità di apprendimento in tempo reale delle percezioni e dei sentimenti dei consumatori e inoltre senza che vi sia alcuna forma di intrusione o provocazione (Rambocas e Gama, 2013). Come già accennato, l’utilizzo di dati user-generated-content presentano una serie di problematiche soprattutto per via della loro frammentazione, eterogeneità delle fonti e ! 109! dell’attuale impossibilità di strutturazione (Kaplan e Haenlein, 2010). In quest’ottica, si ritiene che la sentiment analysis sia una tecnica in grado di superare alcune di queste problematiche. Essa infatti consente di estrarre sistematicamente i dati che vengono generati in queste piattaforme in tempo reale. Ecco perché grazie alla sentiment analysis i ricercatori di marketing hanno l’opportunità di comprendere, in tempo reale, i sentimenti e gli atteggiamenti dei consumatori. Com’è noto la ricerca di marketing ha negli anni attinto conoscenza, tecniche e competenze da altre discipline scientifiche (capitolo 1). La sentiment analysis si sviluppa infatti originariamente all’interno delle discipline della psicologia, sociologia e antropologia. L’assunto di partenza è che le emozioni sono sentimenti generati da processi sia consci che inconsci. Il ruolo delle emozioni non è nuovo nel marketing. Per l’operatore di marketing, le emozioni dei clienti incidono indirettamente sui comportamenti d’acquisto. Le emozioni possono arrivare ad incidere sulle percezioni di un brand, credenze, opinioni e influenze. In letteratura sono diversi gli studi che stabiliscono collegamenti tra emozioni e brand forti (Aaker e Kellerm 1990; Morrison e Crane, 2007); tra emozioni e consumi e tra emozioni e valutazioni di prodotto (Mano e Oliver, 1993). Va ricordato che neanche la sentiment analysis è una pratica nuova, lo studio delle emozioni e stato impiegato dai ricercatori di marketing mediante altri strumenti come ad esempio le tradizionali schede di valutazione da sottoporre ai clienti, ! 110! questionari, interviste e focus group. Tutti questi strumenti, anche se declinati nell’online, sarebbero limitati da un campione ristretto. La sentiment analysis odierna è in grado invece di ovviare a questa limitazione mediante una “raccolta e analisi sistematica e in tempo reale di un vasto campione di utenti” Rambocas et al., (2013) riporano nel loro studio alcuni esempi di sentiment online: “I love my new Ipad” “The movie is the best movie I have ever seen” “Worst tasting bagles in town” Liu (2010) descrive la sentiment analysis come un processo di categorizzazione di un corpo di informazioni testuali allo scopo di determinare sentimenti, atteggiamenti e emozioni nei confronti un particolare tema o oggetto. Da un punto di vista più informatico Kumar e Sebastian (2012) descrivono la sentiment analysis come una analisi automatica e soggettiva focalizzata sull’estrazione e classificazione dei testi mediante programmi in grado di comprendere i linguaggi. Cercando di unire i due punti di vista si può affermare che la sentiment analysis è una tecnica di data mining che utilizza un sistema di elaborazione del linguaggio e un analisi computazionale del testo ai fini di identificare e estrarre da un corpo testuale di dati, contenuti di interesse. Nella figura 8.2 vengono rappresentati le fasi metodologiche di una tipica ricerca basata sulla sentiment analysis. ! 111! Figura 8.2 – Fasi di una sentiment analysis Fonte: Elaborazione da Rambocas et al., 2013 ! La raccolta dati: la sentiment analysis attuale sfrutta la continua produzione di user-generated content che possono essere reperiti online in particolare all’interno delle piattaforme social. Gli utenti infatti partecipano a discussioni su forum, blog, e social networks. Le opinioni sono espresse in modalità diverse, con toni diversi, lingue e slang differenti. Per estrarre dati di questa natura, la sentiment analysis si avvale di sistemi innovativi di analisi testuale in grado di processare e sistematizzare il “linguaggio naturale”. Di seguito un esempio di come si presentano i dati, in questo caso dei tweet in merito a Starbucks. ! 112! Figura 9.2 – Esempio di estrazione di dati per la sentiment analysis Fonte: www.twitrratr.com ! La preparazione del testo: questa fase serve ad effettuare la pulizia dei dati raccolti in preparazione dell’analisi vera e propria. Solitamente preparare il testo consiste nell’eliminare le parti che non sono testuali e qualsiasi altra parte che potrebbe rivelare informazioni sull’utente come ad esempio il nome, la location e la data in cui è stato scritto il contenuto. ! Scoperta del sentiment: in questa fase si procede con l’individuazione del sentiment relativo al campione testuale oggetto d’analisi. Mediante il lavoro dei software vengono estratte recensioni e opinioni dal dataset testuale. Ogni frase viene esaminata secondo il suo livello di soggettività. Nel dataset verranno tenute quindi solo frasi contenenti espressioni ! 113! soggettive. Le frasi contenenti espressioni oggettive vengono eliminate dal dataset. ! Classificazione del sentiment: nella quarta fase si procede ad una classificazione di ciascuna frase soggettiva rimasta nel dataset, la classificazione è di polarità ovvero la suddivisione del dataset in due gruppi speculari. Tali gruppi di solito sono rappresentati da due punti estremi come ad esempio positivo e negativo, buono e cattivo. ! Presentazione dei risultati: l’obiettivo principale dell’analisi è quello di convertire il testo frammentato e non strutturato in informazioni significative. Una volta completata l’analisi, il ricercatore può adottare una serie di rappresentazioni grafiche per comunicare i risultati. Le figure seguenti sono un esempio di rappresentazione grafica di una sentiment analysis. ! 114! Figura 10.2 – Sentiment analysis in merito alle caratteristiche di un singolo prodotto. Fonte. Lu, 2010 Figura 11.2 – Sentiment analysis sulla comparazione di due prodotti. Fonte: Lu, 2010 ! 115! Capitolo 3 – Nuove prospettive della social network analysis Nei capitoli precedenti si è tracciato un percorso dell’evoluzione del rapporto tra il web in generale e le nuove prospettive di ricerche di marketing. In particolare, ci si è focalizzati sul fenomeno crescente dei Big Data in quanto, gran parte dei nuovi sviluppi nell’ambito della ricerca e del marketing intelligence, hanno come driver l’analisi di grandi flussi informativi provenienti da fonti legate ad internet. Le tecnologie e le piattaforme alla base dei Big Data hanno impattato fortemente sulle performance di ricerca di marketing dando vita a nuove tecniche, potenziandone altre o riportando in auge metodologie che negli anni avevano perso appeal. Difatti, il progresso tecnologico ha fatto si che tecniche già consolidate come l’etnografia, il text mining o la sentiment analysis possano ora essere applicate dai ricercatori su campioni molto più ampi, a costi e tempistiche relativamente più bassi e talvolta producendo output in real time. Tra queste tecniche è possibile includere anche la social network analysis che è oggetto di studio all’interno di questo lavoro. Tale metodologia sta assistendo ad una recente rinascita dovuta alla nuova possibilità di applicazione nell’ambito dei social media. Com’è noto infatti uno dei fenomeni più dirompenti nati nel contesto del Web 2.0 è rappresentato dai social media. I social media, al cui interno vi sono anche i social network, sono appunto piattaforme digitali di reti sociali in cui gli utenti internet interagiscono, producendo e condividendo contenuti di qualsiasi natura. Cercare di comprendere la dinamica di tali relazioni individuandone la ! 116! natura e i principali attori, rappresenta per il marketing un ulteriore nuova possibilità di comprendere sempre più affondo l’ambiente in cui operano le imprese. 3.1 Aspetti evolutivi della social network analysis Da sempre l’essere umano è stato propenso a relazionarsi all’interno di reti sociali, ogni società è basata su una serie di connessioni. Gli individui si connettono ad altri mediante network sociali basati su legami di parentela, linguaggi, scambi commerciali, conflitti e collaborazioni. Hansen et al. 2010 definiscono un network come un insieme di elementi e le relative relazioni tra essi. Gli elementi che sono connessi tra loro vengono chiamati nodi o vertici e in alcuni contesti possono essere persone. Le connessioni tra i vertici sono chiamate edges, legami, o link. Sia i nodi, sia gli edges verranno descritti nei paragrafi successivi. I network sociali si generano appunto ogniqualvolta gli individui interagiscono, direttamente o indirettamente, con altri individui, istituzioni o organizzazioni. La social network theory nonché la social network analysis consistono una serie di idee e metodologie che si sono sviluppate negli ultimi 80 anni (Hansen et al., ! 117! 2010). I concetti su cui si basano provengono dalla matematica in particolare alla graph theory45 (Frank, 1969), la quale ha una storia più lunga. Mediante l’applicazione della network analysis, è possibile visualizzare insiemi complessi di relazioni che vengono rappresentate graficamente mediante delle mappe (ad esempio grafi o sociogram) e infine quantificate con precise metriche. Mediante tali rappresentazioni il ricercatore può fornire una misura della dimensione, forma e densità di un network nonché determinare la posizione di ciascun elemento al suo interno. Hansen, Smith e Shneiderman nel loro lavoro tracciano il percorso evolutivo della disciplina oggetto di studio. La social network analysis muove i primi passi grazie al sociologo August Comte il quale è stato uno dei primi a sviluppare un nuovo concetto di società definendola nei primi anni del ‘900 come “molto di più che un semplice gruppo di persone”. Egli affermava che la popolazione diventa società nel momento in cui gli individui esercitano influenza su altri individui e quando nei processi di scelta vengono considerati gli interessi e le scelte compiute da altri individui. Successivamente, nel ventesimo secondo, Simmel un altro sociologo, sulla base di queste intuizioni, si occupa di social network focalizzando le scienze sociali sulle modalità in cui gli individui entrino in contatto tra loro e formino gruppi o associazioni. Comte e Simmel probabilmente sono i primi due sociologi che iniziano a considerare la !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 45!In matematica e informatica, la graph theory è lo studio dei grafi, ovvero strutture matematiche utilizzate per modellare le relazioni tra coppie di oggetti. In questo contento un grafo è costituito da vertici o nodi e linee di connessione chiamate edges. ! 118! società non come una massa di individui ma come una rete di relazioni, un network di reciproche influenze. Sebbene alla base delle scienze sociali sia rimasta l’idea dell’esistenza di azioni connesse che collegano individui con altri, gli sforzi per creare un “linguaggio per sistematizzare le relazioni sociali” ha iniziato a prendere piede solamente nel ventesimo secolo. Le prime mappature di network richiamanti la tecnica della social network analysis sono state realizzate dagli antropologi durante i loro studi riguardanti il sistema dei gradi di parentela. Nel 1934 Jacob Moreno in una sua pubblicazione “Who shall survive?”elabora una prima forma di grafo ottenuto mediante la mappatura delle relazioni positive e negative tra i membri di una squadra di football (figura 1.3) ! 119! Figura 1.3 – Grafo rappresentante relazioni positive e negative tra i membri di una squadra di football Fonte: Moreno, 1934 Alla fine degli anni ’60, Stanley Milgram pubblicò il suo studio diventato poi celebre “Six Degrees of Separation”. Lo studio mira a comprendere quale potrebbe essere il grado di connessione tra due individui selezionati random. Milgram mise in piedi un sistema di invio di lettere tra individui per quantificare in quanti step esse sarebbero arrivate a destinazione, in media sono stati rilevati sei passaggi prima che il messaggio fosse recapitato a destinazione. Agli inizi del 1970, il sociologo Mark Granovetter condusse una ricerca sul mercato del lavoro, in particolare sulle modalità in cui gli individui vengono a contatto con nuove opportunità di lavoro. Questo studio diede un apporto ! 120! significativo in quanto l’autore si accorse che le notizie riguardanti le nuove opportunità, venivano veicolate mediante connessioni che però non rappresentavano le relazioni più vicine o più intense. In quest’ottica inizia ad aprirsi un ampio tema riguardante il ruolo e le posizioni degli attori all’interno del network e l’importanza del loro relativo legame (Granovetter, 1973). Sempre a partire dagli anni ’70, si assiste all’ingresso della tecnologia all’interno degli studi di social network. Freeman (1979) è stato in grado di raccogliere dati provenienti dall’Electronic Information Exchange System (EIES), sistema contenente alcune discussioni tra esperti di social network. Nel 1990 grazie anche alla diffusione del World Wide Web, l’informatico Jon Kleinberg riuscì ad identificare i modelli di link esistenti tra pagine web di qualità. Tale algoritmo fu addirittura fonte d’ispirazione per i primi lavori condotti all’Università di Standford dai due studenti che divennero poi i fondatori di Google (Brin, Page, 1998). Nello studiare il rapporto tra i social network ed internet, i ricercatori hanno dimostrato che spesso, i network empirici mostrano delle proprietà così dette “small word properties”: gran parte dei nodi del network non sono vicini tra loro, tuttavia, ciascun nodo può essere raggiunto da un altro in pochi passaggi (“balzi”). Negli ultimi anni, i ricercatori hanno iniziato a studiare network più estesi web – based. Ad esempio, Leskovec e Horvitz (2008) hanno calcolato le metriche di un grafo contenente oltre 300 milioni di utenti all’interno del servizio Microsoft ! 121! Messenger46. Altri come Park e Thelwall (2003), hanno rappresentato il sistema di hyperlinking tra le pagine web. Sono poi stati condotti numerosi studi sui network costituiti intorno ai blog. Adamic e Adar ad esempio sono riusciti a dimostrare come i blog dai contenuti legati alla politica siano distintamente divisi in due cluster con una percentuale minima di sovrapposizione. I due cluster rappresentano chiaramente i due schieramenti sinistra e destra. Un’altra linea di ricerca è rappresentata dalla disciplina della visualizzazione del network. Heer e Boyd (2005), descrivono le potenzialità di uno strumento chiamato Vizster mediante il quale gli utenti sono in grado di navigare in un social network e attraverso le amicizie, esplorare le connessioni sociali. 3.2 Aspetti metodologici della social network analysis In questa sezione si descrivono le caratteristiche di un social network evidenziando quelle che sono gli elementi costitutivi di un network, le varie tipologie di network nonché le principali metriche che sono state adottate in questo lavoro. È doveroso premettere che nelle segueti descrizioni verranno fatti riferimenti all’applicazione della social networl anlysis ai social media, tema che verrà affrontato nella sua completezza nel prossimo capitolo. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 46 !Windows Live Messenger, comunemente chiamato MSN è stato un client gratuito di messaggistica istantanea prodotto e supportato da Microsoft. La Microsoft ha annunciato la fine del supporto a Messenger da aprile 2013. Le funzionalità di Messenger sono state migrate nel client Skype, recentemente acquistato da Microsoft, e che ha rimpiazzato Messenger. ! 122! 3.3 Gli elementi che compongono un network - Vertex (Vertice): anche chiamati nodi, agenti, entità o elementi possono rappresentare molte cose. Spesso persone o strutture sociali come gruppi di lavoro, team, organizzazioni , istituzioni, stati o anche paesi. In altre occasioni possono rappresentare contenuti di pagine web, tag o hashtang o video. I vertici rappresentano gli elementi costituenti i social media come ad esempio pagine wiki, amici di social network, post o autori di blog e forum. - Edges (link): anche conosciuti come connessioni, legami e relazioni sono gli elementi fondanti del network. Un edge mette in connessione due vertici. Essi possono rappresentare diverse tipologie di relazioni come ad esempio relazioni di prossimità, collaborazioni, parentela, amicizia, trade partnership, citazioni, investimenti, hyperlink, transazioni e attributi condivisi. Le connessioni possono essere dirette o indirette. - Directed Edges: una connessione diretta ha una chiara origine ed una destinazione: prestito di denaro da una persona ad un'altra, un utente su Twitter segue “follow” un altro utente, una email inviata ad un destinatario. Graficamente gli edges diretti sono rappresentati da una freccia che parte da un vertice per arrivare ad un altro vertice. È importante sottolineare che una connessione diretta non necessariamente ! 123! viene corrisposta (un utente su Twitter non è tenuto a seguire i suoi follower). - Undirected Edges: conosciuti anche come connessioni simmetriche (Hansen et al. 2010), sono quelle relazioni che si instaurano naturalmente tra due elementi: una coppia di individui è sposata, due utenti di Facebook sono amici o due persone sono entrambe membri di un’organizzazione. In questa relazione reciproca la provenienza e la destinazione non sono chiare, tali connessioni infatti non potrebbero esistere in assenza di reciprocità. Graficamente gli edges indiretti sono rappresentati come una linea che connette due vertici. 3.4 Tipologie di Network - Egocentric Network: è un tipo di network di cui il focus è individuale ed è chiamato appunto “ego”. Ad esempio il network relativo ad un profilo personale di Facebook dovrebbe essere un network egocentrico poiché per definizione, l’utente in questione, dovrebbe essere connesso a tutti gli altri vertici. I network egocentrici possono assumere più livelli (gradi). Un e.n. di primo grado (1-degree) è rappresentato dalle connessioni tra l’ego e gli alters. Un e.n di 1,5 gradi invece include anche le relazioni che esistono tra gli altri ovvero ego-alters + alters-alters quindi nel caso di un profilo facebook il network creato tra me i miei amici in cui vengono visualizzate ! 124! anche le relazioni tra i miei amici. Un e.n. di 2 gradi (2-degree) include anche gli amici degli amici, alcuni di questi potrebbero non essere collegati all’ego iniziale. Figura 2.3 – Esempio di confronto tra network e egocentric network Fonte: Van Den Bulte e Wuyts, 2007 - Full Network: un network full o completo contiene tutti gli individui o entità di interesse e le relazioni tra loro. Tutti gli egos sono trattati equalmente. Un network full è creato e disponibile quando un singolo sistema, come ad esempio una piattaforma social, funge da contenitore (hub) tra un gruppo di persone connesse o gruppi. - Partial Network: Un esempio di partial network potrebbe essere il network costituito da tutti quegli utenti che su Twitter hanno utilizzato un ! 125! particolare hashtag. Questo tipo di network non è egocentric ma topic centric. - Unimodal Network: si parla di unimodal network quando il network connette elementi della stessa tipologia. Gli unimodal network mettono in relazione persone con persone, documenti con documenti ma non contengono entrambi gli elementi. - Multimodal Network: in questo caso nel network sono inclusi diverse tipologie di vertici. Ad esempio un etwork di questo tipo può connettere utenti a dei forum di discussione e a blog post che hanno commentato. I vertici del network potranno quindi essere sia utenti sia forum che blog post e saranno distinti da colori diversi (esercitazione SeriousEats Network). - Affiliation Network: è una particolare forma di multimodal network, in questo caso bimodal poiché in questo caso si connettono vertici ad altri vertici in base a delle precise relazioni. Un esempio potrebbe essere quello di un network dove siano connessi utenti a pagine wiki che hanno editato. In questo Affiliation network nessun vertice-individuo sarà connesso con un altro vertice-individuo, allo stesso modo nessun vertice-wikipage sarà connesso ad altro vertice-wikipage. Le connessioni saranno verticeindividuo con vertice-wikipage. Più in generale questo approccio è utile per collegare oggetti di qualsiasi tipo (libri, foto, registrazioni audio) in ! 126! base a comportamenti di utenti (abitudini di acquisto o di lettura) e preferenze (rating). L’affiliatin network è la materia grezza che sta alla base di molti motori di raccomandazione come ad esempio quello adottato da Amazon (persone che hanno acquistato questo hanno anche acquistato questo…o se ti è piaciuto questo contenuto, potrebbe piacerti anche questo…). - Multiplex Network: molti network includono solo una tipologia di edge (relazione) ma nella realtà gli individui (vertici) sono spesso connessi in svariate modalità(email, telefonate, messaggi, chat). È possibile tuttavia creare dei network in cui ci siano più tipologie di edges. Ad esempio il network di Twitter include 3 tipologie di edges diretti: relazioni di “following”, relazioni di “reply to”, relazioni di “mention”. 3.5 Alcune proprietà strutturali del network - Transitivity: una relazione è transitiva se la presenza di un legame proveniente da un soggetto (a) verso un secondo soggetto (b) e da quest’utlimo (b) verso un terzo soggetto (c) implica l’esistenza di un legame tra il primo soggetto (a) e il terzo (c). Newman (2001) ha rilevato la presenza della transitività all’interno dei progetti di studio collaborativi, la probabilità che due scienziati collaborino è pari o maggiore del 30% se entrambi collaborano con una terza figura ! 127! che hanno in comune. La transitività è un elemento che può essere rilevato inoltre nelle reti di imprese. Le case automobilistiche ad esempio sono più propense a stabilire legami con quei fornitori di semi-lavorati (accessori, tappezzeria) i quali hanno un rapporto di affari con i loro fornitori di componenti (sedili) piuttosto che altri fornitori di prodotti semi-lavorati. La transitività potrebbe essere uno dei driver che contribuiscono all’evoluzione del network. Network sociali dove ad esempio gli individui si sono conosciuti mediante conoscenze in comune. Infatti, la presenza di un contatto comune (b) il quale abbia acquisito credibilità da parte di entrambi, potrebbe fungere da garante e agevolare a e c nello sviluppare il loro rapporto più approfonditamente. - Structural Balance: l’equilibrio strutturale è una proprietà che è strettamente legata alla transitività. In particolare essa fa riferimento a quei legami aventi una valenza positiva (+, amici) o negativa (-, nemici). Per cui, un network è bilanciato strutturalmente qualora due attori aventi valutazione positiva su di essi (+), condividono le valutazioni relative a tutti gli altri attori; al contrario, un network può definirsi bilanciato nella situazione in cui due attori si valutano reciprocamente in maniera negativa (-) e sono in disaccordo sulla valutazione di tutti gli altri membri. In network semplici come le triadi c’è un metodo rapido per comprendere se il network sia bilanciato o meno: il prodotto dei tre segni dovrà sempre ! 128! essere positivo (figura 3.3) l’equilibrio strutturale esiste quindi nel momento in cui tra gli attori a, b, c, vi è ad esempio una relazione positiva “gli amici dei miei amici sono miei amici”. Come accennato in precedenza, l’equilibrio strutturale ha luogo anche quando il network è caratterizzato da due segni – ed un segno + per cui si può verificare la tipica relazione “i nemici dei miei nemici sono miei amici”. Figura 3.3 – Esempio di equilibrio strutturale Fonte: Elaborazione propria Nel primo grafo si osserva un esempio di equilibrio strutturale nel quale i tre attori sono legati da relazioni positive, in questo caso è evidente che i soggetti a,b,c sono amici comuni. Nella seconda situazione invece la struttura risulta comunque bilanciata poiché a e b sono amici ma hanno un nemico in comune (c). Altre tipologie di combinazioni vengono definite non bilanciate e potrebbero generare tensioni all’interno del network. ! 129! Come affermato in precedenza, il Web sta rappresentando una crescente fonte di dati che provengono dalle community online dove gli utenti possono esprimere pareri positivi e negativi su tematiche di varia natura. Tra gli esempi più significativi c’è il sito di tecnologia Slashdot47 nel quale gli utenti possono identificarsi tra loro designandosi come “amici” o “nemici” e siti di rating online di prodotti come Epinions48 dove un utente può esprimere una sua valutazione inerente ai prodotti e identificare altri utenti come credibili o meno. Guha, Kumar, Raghavan e Tomkins (2004) hanno effettuato un analisi del network basato sulle valutazioni degli utenti di Epinions, il loro lavoro ha identificato una interessante serie di questioni che mostrano come nell’ambito delle valutazioni online, la dicotomia fiducia/sfiducia può essere ricondotta alla dicotomia amico/nemico tipica della già citata teoria della structural balance49. - Densità: La densità è una metrica utilizzata per descrivere il livello di interconnettività presente tra gli attori. La densità di un network !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 47!http://slashdot.org/ 48 http://www.epinions.com/?sb=1 Secondo questo studio sono state rilevate anche delle differenze. Una sottile differenza tra la dicotomia fiducia/sfiducia e amico/nemico appare evidente quando ci si interroga sui comportamenti di una tipica interazione tra tre utenti del sito. Alcuni modelli sono semplici: ad esempio se A si fida di B e B si fida di C è naturale che A si fidi anche di C. Le triangolazioni aventi tutti i segni positivi sono coerenti come nella structural balance. Ma cosa può accadere se A non si fida di B e B non si fida di C, cosa ci si deve aspettare che A si fidi o no di C? Ecco che in questo caso ci si interroga se il concetto di fiducia, trust possa essere assimilato al concetto di amico presente nella structural balance. 49 ! 130! corrisponde al rapporto tra le attuali connessioni presenti all’interno del network, con l’insieme di tutte le connessioni possibili. Ed esempio all’interno del network costituito da 5 consumatori il numero massimo di connessioni non-direzionali corrisponde a 10. In questo caso ipotizzando che il numero delle attuali connessioni all’interno di tale network sia 6, la sua densità misurerebbe 0,6 e sarebbe quindi del 60%. Qualora le connessioni fossero 8, il network avrebbe una densità dell’80%. La densità rappresenta un metodo per valutare ed identificare quantitativamente concetti cardine della sociologia come coesione, solidarietà e appartenenza (Hansel et al. 2010). È opportuno considerare la densità come un parametro che, se considerato per una valutazione di un network in termini assoluti, non è in grado di fornire informazioni utili. La densità andrebbe valutata laddove si ritiene necessaria una comparazione tra più network e quindi una valutazione in termini relativi. - Chiusura e local clustering: la chiusura di un network può essere definita come il livello di densità presente tra coloro con cui un attore ha una connessione. Il valore della chiusura in un particolare ego-network può essere calcolato come segue: se A ha connessioni non-direzionali con altre 6 persone, è possibile assumere che il totale delle connessioni possibili all’interno di quel network sia 6 x (6 – 1 ) / 2 = 15. Ipotizzando che il numero delle connessioni sia effettivamente 15, la densità, parametro ! 131! affrontato in precedenza, sarà pari al 100% mentre la chiusura sarà totale. Ipotizzando invece un altro scenario in cui il numero delle connessioni sia pari a 3, la densità in questo caso si riduce al 20% con un relativo livello di chiusura basso. Tale modalità di calcolo della chiusura è identica a ciò che Newman, Barabasi e Watts (2006) definiscono “local clustering”. Il parametro della chiusura potrebbe essere calcolato anche in network più ampi (Coleman 1988). In questo caso tra gli attori del network verrebbero inclusi anche coloro i quali non hanno una diretta connessione ma sono collegati indirettamente mediante un breve percorso come ad esempio mediante un intermediario. In alcune piattaforme di social network come ad esempio Facebook e Linkedin è possibile infatti estendere il proprio network personale ad un livello superiore del primo grado di separazione 50 . Entrambe le piattaforme mostrano infatti agli utenti la possibile estensione del network qualora venissero inclusi anche gli utenti facenti parti del secondo grado di separazione che nel caso di Facebook ad esempio vengono definiti “amici degli amici”. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 50 Si fa riferimento alla teoria dei sei gradi di separazione sviluppata nei campi disciplinari della semiotica e della sociologia (vedi par. 3.1). È un ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari.. Nel 2006 due ricercatori di Microsoft, sfruttando i log delle conversazioni attraverso il servizio di instant messaging MSN Messenger, hanno ricavato che fra due utenti del programma vi sono in media 6,6 gradi di separazione. Nel 2011 un gruppo di informatici dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con due informatici di Facebook, ha effettuato un esperimento su scala globale con l’obiettivo di calcolare il grado di separazione tra tutte le coppie di individui registrati su Facebook. In media, i gradi di separazione sono 4.74. Il 92% delle coppie è separato da non più di 4 gradi. ! 132! 3.6 Proprietà degli attori Nei paragrafi precedenti sono state descritte le principali caratteristiche strutturali che può assumere un network, in questa sezione si discuterà delle caratteristiche dei singoli attori all’interno di un network. In particolare ci si soffermerà su una delle più importanti proprietà che caratterizza il ruolo di un attore all’interno di un network: la centralità. - Centralità: la centralità è una metrica che misura l’importanza di un attore all’interno del network complessivo. Se si considerano infatti network complessi, costituiti da più connessioni, alcuni attori saranno sicuramente più importanti o avranno una posizione di rilievo rispetto ad altri (Van den Bulte, Wuyts, 2007). In questo scenario, gli analisti dei network si sono posti due quesiti: come è possibile dare una definizione univoca di “importanza” e in che modalità è possibile individuare quegli utenti che assumono posizioni rilevanti all’interno di un network. Già negli anni 80 il sociologo Philip Bonaich ha sviluppato precise misurazioni della centralità che prendono in considerazione differenti concetti di importanza. L’importanza infatti può essere data da un elevato numero di connessioni per cui un attore collegato a molti altri membri del network può assumere una posizione “centrale”. L’importanza tuttavia non può essere definita solamente dal numero di connessioni. Esistono infatti differenti tipologie di connessioni, l’importanza di un attore all’interno di un network può ! 133! essere altresì misurata mediante la qualità delle sue connessioni: un utente con molte connessioni può considerarsi “popolare”, ma un utente caratterizzato da un minor numero di connessioni, ma dalla valenza più strategica (l’attore può fungere un “ponte” tra due cluster) assume anch’esso un ruolo importante. Ecco che al concetto di popolarità per definire un attore chiave, si accosta anche quello dell’influenza. - Grado di centralità: (Degree Centrality), rappresenta il semplice conteggio del numero totale di connessioni collegate ad un vertice. Potrebbe essere considerata una metrica per la misurazione della popolarità in senso ampio poiché in questo caso non è possibile distinguere la qualità dalla quantità delle relazioni (Hansen et al. 2010). Per i network diretti vi sono due differenti metriche che misurano il grado di centralità: • In-degree: il numero di connessioni dirette ad un vertice • Out-degree: il numero di connessioni che hanno come punto di origine un vertice e puntano verso altri vertici. - Betweenness Centralities: tra le nozioni più importanti all’interno dello studio dei network vi è senza dubbio quella legata al percorso delle relazioni. In quest’ottica, i ricercatori si pongono l’interrogativo della distanza tra due soggetti in un network. La distanza tra due individui che non sono vicini, ad esempio, può essere facilmente misurata contanto “il ! 134! numero minore di step di vicini-di-vicini che intercorrono tra un elemento e un altro”51. Il percorso più breve tra due vertici è chiamato geodesic distance ed è una metrica frequentemente utilizzata all’interno della centralità. Il tema del percorso da vita a tutta una serie di ragionamenti circa la tipologia di posizione che possa assumere un vertice all’interno della rete di relazioni. In quest’ottica nasce la metrica chiamata betweenness centrality ovvero la misura di “quanto spesso un dato vertice si trovi nel percorso più breve tra due altri vertici.” Proprio per queste caratteristiche, al concetto di betweenness centrality viene accostato quello di “ponte”, tale metrica è in grado di misurare infatti la posizione di un vertice quantificando la criticità della sua intermediazione. È una metrica importante soprattutto in quei network le cui relazioni sono rappresentate da scambi di informazioni, prodotti, denaro. Un vertice coinvolto in molti flussi di questi elementi, potrebbe avere all’interno del network un ruolo strategico. La betweenness centrality può essere pertanto utilizzata come metrica per valutare sia il grado di accesso alle informazioni che il livello di potere inteso come influenza di un attore all’interno di un network (Van Den Bulte e Wuyts, 2007). - Closeness Centrality: è una metrica che misura la centralità da un'altra prospettiva rispetto alle precedenti. Tale metrica calcola la distanza media !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 51!Ad ! esempio la distanza tra un individuo e il suo vicino-di-vicino è misurata 2 e così via. 135! tra un vertice rispetto a tutti gli altri vertici presenti all’interno del network. Rispetto ai concetti di popolarità o influenza della metrica precedente, la Closeness Centrality mira a quantificare la raggiungibilità di ciascun vertice. Paradossalmente, per comprendere a pieno questa misurazione, bisogna intendere la Closeness Centrality come “distanza”: un vertice caratterizzato ad un elevata Closeness Centrality ricoprirà probabilmente una posizione periferica all’interno del network; al contrario, un vertice caratterizzato da una bassa Closeness Centrality, sarà in grado di raggiungere gran parte dei membri del network in percorsi brevi, si presume pertanto che quest’ultimo ricopra una posizione centrale all’interno della rete di relazioni. - Eigenvector Centrality: è una misura dell’importanza di un vertice all’interno del network52. Questa metrica assegna un punteggio “score” relativo a tutti i vertici, il punteggio si basa sul principio che essere connessi a vertici aventi un punteggio elevato, contribuisce ad aumentare il punteggio del dato vertice53. La stessa cosa è valida per punteggi bassi. La Eigenvector Centrality è uno degli algoritimi che hanno ispirato il famoso Page Rank, algoritmo alla base del motore di ricerca Google. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 52!Social Network Analysis: Theory and Applications http://train.ed.psu.edu/WFED543/SocNet_TheoryApp.pdf 53!Analiticamente si fa riferimento alla matrice delle adiacenze o matrice di connessione. ! 136! 3.7 Lo studio dei social network in marketing In qualsiasi contesto in cui il marketing operi, che sia business-to-business, business-to-consumer o consumer-to-consumer, uno degli elementi critici è senza dubbio la cura delle relazioni54. Azioni come la creazione e la gestione di relazioni con clienti e fornitori, il coordinamento dei rapporti inter-funzionali interni ad un’ organizzazione, lo studio del posizionamento dei competitor in un dato settore e il comprendere il quando e in che misura i consumatori fanno uso dei loro contatti personali e professionali, sono oggi di fondamentale importanza per le strategie di marketing55 (Webster e Morrison, 2004). Inoltre, elementi complessi come ad esempio “collaborazione, fiducia, potere e scelta” possono essere descritti e quindi rappresentati non focalizzandosi su mere relazioni, ma adottando una visione più ampia del concetto di network. L’attenzione ai network sociali ha acquistato un’importanza crescente in marketing è dovuta anche all’attuale declino dell’efficacia dei mass media. In pratica, se da un lato la realtà estremamente frammentata dei media attuali (elevato numero di canali tv, magazine, stazioni radio etc.) può essere vista come un vantaggio per quelle imprese che puntano ad un micro-targeting, dall’altro lato, può essere vista come ostacolo, soprattutto per quelle imprese che tramite i loro !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 54!Tra gli autori che hanno fornito un contributo a questo nuovo orientamento vi è Kotler che nel rielaborare il marketing concept aggiunge al tradizionale marketing mix ulteriori due variabili: le pubbliche relazioni e la struttura di potere (Kotler, 1986) 55!Con particolare riferimento al concetto di patrimonio relazionale teorizzato da Costabile (2001) ne “Il capitale relazionale” . ! 137! prodotti/servizi, si rivolgono ad un mercato di massa (Turow, 1997). Allo stesso modo i consumatori stessi hanno perso interesse nei confronti del marketing e advertising tradizionali (Friestad e Wright, 1995). È perciò in questo contesto, caratterizzato dalla perdita di efficacia delle logiche tradizionali di comunicazione, che gli operatori di marketing stanno iniziando a cercare nuove modalità di interazione con in consumatori, puntando in questo caso, a “capitalizzare i network sociali di cui fanno parte” (Van Den Bulte e Wuytts, 2007). Un altro aspetto rivelante del rapporto tra social network e marketing è quello relativo al concetto di brand reputation. Negli ultimi anni, la gestione della reputazione sia a livello brand, sia a livello corporate, è diventata una delle priorità del management. Da una prospettiva psicologica cognitiva, un brand può essere concepito, nella memoria di un individuo, come un nodo collegato ad altre opinioni mediante legami più o meno forti come ad esempio un nodo all’interno di un network associativo (Keller, 2002). In quest’ottica, molti degli strumenti sviluppati per analizzare i social network costituiti da attori socialmente interconnessi (individui, dipartimenti, imprese, paesi ecc.) possono essere impiegati per studiare i network associativi e sviluppare utili “diagnosi di brand” (Henderson, Iacobucci e Calder, 2002). La ricerca nell’ambito della sociologia economica ha difatti dimostrato che il network di legami di un’impresa con altre imprese e istituzioni, può incidere sul ! 138! livello di prestigio e sulla qualità della reputazione (Podolny, 2005). Lo studio dei social network viene impiegato anche ai fini di comprendere come i consumatori utilizzano i prodotti e i brand per costruire e mantenere una loro identità sociale (Douglas e Isherwood, 1979). Comprendere i percorsi che compiono le connessioni (paragrafo 3.2) positive o negative che siano tra i consumatori, può aiutare i ricercatori di marketing nelle attività di segmentazione, targeting, posizionamento e comunicazione. Entrando più nello specifico della letteratura, le teorie sui network sono state applicate a molteplici aspetti legati al marketing. Queste aree includono la comunicazione basata sul word-of-mouth (WOM), il marketing relazionale, l’acquisizione di informazioni e la diffusione e adozione di nuovi prodotti e servizi. Di seguito viene riportata una tabella contenente i principali riferimenti su questi temi. ! 139! Tabella 1.3 – Social network e marketing, alcuni riferimenti Tema Riferimenti Brown e Reingen, 1987; Duhan, Johnson, Word-of-mouth Wilcox e Harrell, 1997; Goldenberg, Libai e Muller, 2001; Godes e Mayzlin, 2009. Achrol 1997; Brodie, Coviello, Brookes e Marketing relazionale Little, 1997; Iacobucci e Ostrom, 1996; Mattsson, 1997. Ashley et al., 2011; Bhattacharya e Sankar, 2003. Acquisizione di informazioni Moorman e Matulich, 1993; Rindfleisch e Moorman, 2001. Diffusione e adozione di nuovi prodotti e servizi Midgley, Morrison e Roberts, 1992, 2000; Rogers, 1995. Van Den Bulte e Stremersch, 2004. Fonte: Elaborazione propria Webster e Morrison (2004) nel descrivere i principali campi applicativi della Social Network Analysis (sna) nel marketing, individuano anche quelli che potrebbero essere i fattori che incidono sulle resistenze all’adozione della SNA ovvero: - la necessità di dotarsi di fonti di dati speciali; - la terminologia usata per definire i modelli di SNA - la scomodità e la scarsa usabilità dei primi software sviluppati. Gli autori sostengono poi che sebbene la SNA sia ormai accettata come strumento a supporto delle ricerche di marketing, vi sono tuttavia ancora delle problematiche da gestire come la mancanza di standard di misurazione e la difficoltà di raccolta dati. Ad un approccio puramente “strutturale” non può essere quindi sufficiente a ! 140! tracciare un quadro esaustivo dell’ambiente oggetto di studio; sono altresì necessarie una serie di conoscenze integrative relative alle caratteristiche degli attori, delle relazioni e del contesto di riferimento. Wang et al. (2013) hanno sviluppato un modello ibrido di ricerca di marketing mediante l’integrazione di due tecniche/tecnologie: la SNA e la web mining56 (Cooley et al., 1997). Entrambe le tecniche sono state applicate online con l’obiettivo comune di fornire un nuovo modello di sistema di recommendation (capitolo 2) utile ad invididuare cluster di consumatori influenti, aventi interessi comuni e a cui veicolare campagne di WOM marketing. Anche in questo caso, gli autori evidenziano che sebbene gli operatori di marketing abbiano sin dall’inizio compreso l’importanza di conoscere un network di consumatori, sembra che abbiano sottovalutato le preziose informazioni che potrebbe produrre lo studio della “struttura” del network e delle dinamiche all’interno di esso (Van den Bulte, Wuyts, 2007). Wang et al. si soffermano poi sui recenti sviluppi della SNA soprattutto in relazione alle strategie di WOM. Viene dimostrato infatti che non sempre sono gli utenti più popolari, influenti o che occupano una posizione centrale all’interno di un network, coloro che !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 56!Con riferimenti a Cooley et al. (1997) il termine web mining viene utilizzato in due differenti accezioni. La prima chiamata web content mining è il processo di scoperta di informazioni provenienti da fonti situati nel World Wide Web. La seconda, chiamata web usage mining, è il processo di estrazione di dati forniti dalle attività di browsing e accesso al web da parte degli utenti. ! 141! fungono da attivatori di processi di WOM, bensì chiunque abbia una posizione in un dato network può innescare un processo di “endorsment” di un brand o di un prodotto oggetto della campagna virale (Smith et al., 2007). Sulla base di queste considerazioni, un individuo moderatamente connesso è altrettanto efficace nella diffusione del WOM rispetto ad un attore dotato di maggiori connessioni e quindi in una posizione più centrale rispetto al network. È pertanto possibile affermare che potenzialmente chiunque individuo che risieda all’interno di un dato network, può rivelarsi un interessante supporto per la diffusione di messaggi di marketing. Gli autori infine forniscono un contributo al tema del rapporto tra la SNA come tecnica di ricerca di marketing descrivendola come uno strumento che supporta i ricercatori nel comprendere i modelli di relazioni tra i consumatori e per identificare gli opinion leader e le modalità con cui le informazioni si propagano all’interno del network. La SNA pertanto, consente agli operatori di marketing di massimizzare una strategia di marketing rendendola più efficace. Zaglia (2013) affronta il tema da una altra prospettiva introducendo il concetto di brand community. L’obiettivo del suo lavoro è quello di verificare la presenza di esplicite brand community che risiedono all’interno “embedded” dei social network. L’autrice parte dall’assunto di base secondo cui brand community e ! 142! social network 57 siano due concetti ben distinti. Muniz e O’Guinn (2001) introducono il concetto di brand community definendola come “una comunità specializzata senza confini geografici, basata su un set strutturato di relazioni sociali tra i sostenitori di un brand. Una brand community può esistere pertanto ovunque, anche virtualmente (Thompson e Sinha, 2008). Nel lavoro viene quindi dimostrato come sia possibile che all’interno di social network vi possano risiedere sub-gruppi riferiti a brand i quali hanno tutte le caratteristiche di una online brand community, sia dal punto di vista degli interessi condivisi, sia dalle dinamiche sociali che si instaurano. Sul tema inerente le modalità di coinvolgimento dei consumatori, il lavoro di Hinz et al. (2014) è sicuramente tra i più innovativi in termini di metodologia e risultati ottenuti. Nella continua ricerca di nuove modalità di coinvolgimento, le imprese studiano strategie innovative per influenzare le scelte dei consumatori. In questo contesto, uno degli obiettivi principali è quello di individuare e targettizare quei consumatori socialmente influenti che possono assumere il ruolo di attivatori di campagne di promozione tra i consumatori meno attivi (Hinz, Skiera, Barrot e Becker, 2011). !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 57!Anche in questo contesto si fa riferimento alla social network theory espressa da Granovetter (1985) secondo cui il comportamento umano è incorporato all’interno di un network di relazioni interpersonali. Vi sono poi ulteriori riferimenti a ricerche successive come ad esempio agli studi di Raab e Kenis (2009) i quali parlano di società dei network per descrivere gli sviluppi della società occidentale. ! 143! Appare quindi evidente che lo studio e la mappatura delle relazioni sociali che si instaurano all’interno delle piattaforme di social network abbiano una valenza strategica nell’individuare i consumatori più influenti. Gli autori in questo lavoro assumono una posizione critica nei confronti della visione forse troppo generalista che è stata adottata fin ora dalla letteratura. Gli autori si chiedono infatti, se le informazioni provenienti dallo studio dei network sociali generati all’interno dei social network siano sempre sufficienti ad individuare quei consumatori che più di altri sono in grado di influenzare le intensioni di acquisto degli altri consumatori. Tale domanda di ricerca trova supporto in un ulteriore interrogativo che gli autori si pongono: partendo dal presupposto che le piattaforme di social network differiscono per struttura e modalità in cui sono organizzati i network di relazione, possono essere considerati tutti in grado di soddisfare gli obiettivi di marketing in egual misura? Ad esempio, analizzando la letteratura in materia di SNA, emergono subito delle differenze sostanziali circa la natura della relazione che si può instaurare all’interno di un social network. Gli autori in particolare, si focalizzano sulla “direzione” (paragrafo 3.3) che una relazione/legame/collegamento può assumere. Si parla di network indiretto (Facebook e Linkedin) quando la relazione esiste di fatto ed è reciproca. Un network basato su relazioni dirette (directed network come ad esempio Twitter) è costituito invece da relazioni in cui gli attori non sono in una posizione di reciprocità ma hanno un ben definito punto di origine ed un punto di arrivo. A ! 144! questi concetti si affiancano le teorie espresse da Burt, 1987 il quale, nell’analizzare le dinamiche della social contagion individua due figure e due scenari. Burt mette a confronto due soggetti: l’advisor e l’advisee ovvero rispettivamente, il consumatore first mover, opinion leader e quindi in grado di influenzare gli altri e il consumatore soggetto all’influenza. La dinamica del contagio sociale che si innesca tra i due soggetti può essere descritta mediante due scenari: la coesione o l’equivalenza strutturale (paragrafo 3.5). Gli autori hanno adottato un metodo innovativo. Essi infatti si sono serviti della combinazione di due metodologie: la SNA e la costruzione di un social network sulla base dei risultati di un questionario. Il risultato della ricerca conferma parzialmente gli assunti iniziali. I risultati rivelano che l’equivalenza strutturale è il meccanismo che è maggiormente collegato al processo di adozione di nuovi prodotti. Anche la coesione ha un impatto ma in misura minore. Sono molto interessanti le implicazioni manageriali prodotte. In primo luogo si evidenzia la conferma del ruolo strategico che sta assumendo lo studio delle relazioni sociali che si generano all’interno delle piattaforme di social network. Tale attività può essere utile per scopi di marketing in quanto permette alle imprese di individuare i consumatori chiave ovvero coloro che possiedono la capacità di influenzare le intensioni e i comportamenti di acquisto di altri consumatori. Tuttavia è doveroso sottolineare che non tutti i dati generati da queste analisi sono in grado di fornire le informazioni oggetto di studio. Le imprese per tanto ! 145! dovrebbero acquistare consapevolezza in merito a quali tipologie di relazioni studiare e soprattutto da quali piattaforme social attingere. Un ulteriore elemento innovativo è stato il verificare che l’influenza praticata dall’advisee sull’advisor risulta 3 volte superiore rispetto al classico rapporto advisor – advisee. Tale fenomeno avviene poiché, in una situazione di equivalenza strutturale, l’advisor coglie rapidamente le influenze dell’advisee temendo una perdita del suo status sociale di opinion leader. Qui ci si ricollega ai risultati presentati da Smith et al. 2007. ! 146! Capitolo 4 – La Social Network Analysis nell’era dei Social Media L’obiettivo di questo lavoro è l’individuazione di un modello di applicazione della social network analysis nel campo dei social media, mediante l’utilizzo del software open source NodeXL. Nel capitolo precedente è stata presentata la tecnica della social network analysis descrivendone i possibili impieghi nel campo delle ricerche di marketing. Com’è emerso da alcuni lavori precedentemente descritti (paragrafo 3.7), oggi è possibile assistere ad un ulteriore sviluppo di questa metologia dovuto da un lato, ai progressi fatti nel campo dei software impiegati in SNA e, dall’altro lato, dovuta all’enorme diffusione dei social media i quali rappresentano il fieldwork ideale su cui basare una ricerca. Va tuttavia sottolineato, che nonostante la crescente diffusione delle piattaforme social, il loro potenziale, inteso come la possibilità di studio e mappatura dei network sociali che si creano al loro interno, non sono ad oggi pienamente sfruttate (Hansen et al. 2010). In quest’ottica, data l’elevata eterogeneità dei social media che verranno descritti nei paragrafi successivi, è possibile assumere che ciascun network creato all’intero di queste piattaforme abbia una sua particolare struttura (layout) che influenza le modalità di relazioni e interazioni. Ad esempio Twitter, che sarà oggetto di studio, consente lo scambio di brevi messaggi, rendendolo uno strumento ideale per puntualizzare in maniera efficiente su un tema o per ! 147! conoscere i partecipanti e i contenuti di una conferenza, mentre la stessa piattaforma, non consente discussioni e analisi approfondite. Al contrario, i blog tradizionali, non presentando limitazioni per la lunghezza del contenuto e consentendo anche l’integrazione di contenuti multimediali come video, audio e foto, sono strumenti utilizzati per analisi e descrizioni e discussioni più approfondite. Hansen et al. (2010) nel descrivere le potenzialità dei social media individuano tra gli aspetti più interessanti il fatto che tali piattaforma producono un’elevata quantità di “social data” che possono essere impiegati per meglio comprendere persone, organizzazioni e comunità che risiedono al loro interno. Più specificatamente, si parla di “relational data” ovvero di quelle informazioni che rivelano legami di amicizia, relazioni professionali o qualsiasi altro tipo di interazione avvenga all’interno di un network. Tali dati relazionali forniscono una serie di nuove opportunità di comprendere e migliorare il contesto social in cui un’impresa si trova ad operare. 4.1. I social media nel marketing I social media sono tra gli strumenti più recenti provenienti dal mondo delle ICTs. Una delle definizioni più autorevoli è quella fornita da Kaplan e Haenlein (2010), i quali descrivono i social media come un gruppo di applicazioni internet-based fondate sulle ideologie e tecnologie del Web 2.0 e che consentono la creazione e lo scambio di contenuti generati dagli utenti. Berthon, Pitt, Plangger e Shapiro ! 148! (2012) descrivono i social media come parte di una struttura frutto dell’interrelazione tra le seguenti dimensioni: . Web 2.0: considerata l’infrastruttura tecnica che permette la diffusione sociale dei media collettivi e facilita la produzione di contenuti generati dai consumatori; . Social Media: strumenti con cui questi contenuti vengono generati; . Creative Consumers: i produttori di tali contenuti. Una concezione simile viene sviluppata da Kietzman, Hermkens, McCarthy e Silvestre (2011) i quali attribuiscono ai social media la duplice funzione di mezzo di comunicazione e piattaforma per contenuti che si diffondono attraverso interazioni tra individui e organizzazioni. Secondo Mangold e Faulds (2009), i social media consistono in nuove fonti di informazioni online come ad esempio i social network, blog, chat-room, portali, siti di condivisione foto e video e podcast, creati e utilizzati per scopi educativi su temi tra cui prodotti e brand. Proprio per la loro capacità di creare network e stimolare interazioni, sono diversi gli autori che individuano nei social media delle opportunità di marketing. I social media, che inizialmente venivano considerati meri strumenti di intrattenimento, sono diventati il più recente fenomeno di marketing grazie ai loro notevoli vantaggi in più aree di business (Kirtis e Karahan 2011). Luke (2009) dichiara che i social media sono molto importanti per l’ambiente del marketing. Così come ! 149! Steinman e Hawkins (2010) che considerano la natura virale dei social media portatrice di benefici sui business: gli inserzionisti stanno veicolando le promozioni con i social media per ottenere più attenzione e stimolare la partecipazione tra i consumatori e per massimizzare l’esposizione del brand. Uno dei temi di ricerca più rilevante in questo ambito è lo studio dei vantaggi ottenuti dalle imprese grazie al social media marketing. Tipicamente, i social media si caratterizzano per un’elevata accessibilità e scalabilità, ovvero la capacità di raggiungere un vasto pubblico (Brogan, 2010; Zarella, 2010). Dalle ricerche di mercato di Breslauer e Smith (2009) ed e-Marketer (2010) emerge che le imprese utilizzano i social media per costruire relazioni dirette con i consumatori, aumentare il traffico verso il proprio sito web, identificare nuove opportunità di business, creare comunità, divulgare contenuti, raccogliere feedback dai clienti e generalmente, per supportare i propri brand. Parallelamente è importante conoscere quelle che vengono considerate le principali barriere o resistenze all’adozione. Michaelidou, Siamagka e Christodoulides (2011) evidenziano che le principali barriere per le imprese sono la percezione di una scarsa importanza dei social per il settore di appartenenza, l’incertezza sul “se” e “come” i social media possano supportare un brand e le resistenze culturali del personale interno all’organizzazione. ! 150! Mangold e Faulds (2009) descrivono un modello di integrated marketing communication in cui, con il loro ingresso nel promotion mix, i social media sanciscono la nascita di un nuovo paradigma di comunicazione figura 1.4. Essi sostengono che i social media siano un elemento ibrido del promotion mix poiché combinano caratteristiche tipiche degli strumenti del marketing tradizionale (le aziende comunicano con i consumatori), con una forma estremamente ampliata di passaparola (i consumatori comunicano tra loro) tale per cui i marketing managers non hanno il controllo sul contenuto e la frequenza di tali informazioni. Figura 1.4 – Il nuovo paradigma di comunicazione Fonte: Mangold e Faulds, 2009 Come accennato in precedenza, i social media sono una pluralità di strumenti aventi caratteristiche, funzionalità e scopi differenti. Gundecha e Liu (2012) ne ! 151! presentano una classificazione di cui di seguito vengono riportate le tipologie più significative. . Online social networking: i social network online sono servizi web-based che permettono ad individui e comunità di connettersi con amici provenienti dal mondo reale e dalla dimensione online. Gli utenti interagiscono tra loro mediante aggiornamenti di status, commenti, condivisione di contenuti, messaggi ecc. I social network più conosciuti sono Facebook, Linkedin, Myspace). . Blogging: un blog è un diario personale online per utenti, aka blogger, in cui vengono inseriti contenuti testuali o multimediali, organizzati dal più recente al meno recente. I blog possono essere gestiti da singoli individui o da community. . Microblogging: il microblog ha le stesse caratteristiche di un blog ma con delle limitazioni per i contenuti, Twitter ad esempio consente di pubblicare messaggi testuali di massimo 140 caratteri. . Media sharing: in queste piattaforme è possibile condividere sul web vari contenuti come video, audio e foto. I social media più utilizzati in questo caso sono YouTube e Flickr. Significativo è l’apporto alla ricerca fornito da Kirtis e Karahan (2011) i quali considerano l’introduzione dei social media uno dei principali driver per una ! 152! strategia di marketing a costi sostenibili in un contesto di crisi globale dei mercati. Essi affermano che, grazie alla loro capacità di riduzione dei costi destinati al marketing, i social media sono gli strumenti più utilizzati dal marketing durante la crisi. In alcuni casi, le imprese possono servirsi di dati di marketing provenienti gratuitamente dall’universo social (Hardey, 2009). Un ultimo aspetto da considerare è l’approccio delle imprese B2B ai social media. Nonostante la popolarità di questi strumenti, la ricerca è relativamente limitata e fortemente focalizzata sul ruolo del consumatore di imprese B2C. I social media infatti vengono definiti anche come consumer-generated media, che consistono in una varietà di nuove fonti di informazione online create, avviate, messe in circolazione e utilizzate da consumatori con l’intendo di educare gli altri relativamente a prodotti, brand, servizi e problemi (Blackshaw e Nazzaro, 2004). Attualmente esistono poche ricerche che analizzano il fenomeno dal lato business e come le imprese, tra cui le B2B, utilizzino i social media. Shih (2009) evidenzia l’importanza dei social media per le aziende B2B. Le aziende B2B possono utilizzare i social media, in particolare social network come Facebook e LinkedIn, per comunicare con i loro clienti o fornitori, costruire relazioni e fiducia, così come identificare potenziali partner commerciali. ! 153! 4.2. Una classificazione dei social media L’universo dei social media è vasto e variegato, parlare quindi di social media marketing senza tener conto delle numerose differenze che esistono tra gli strumenti sarebbe riduttivo e potrebbe essere dannoso nella fase di pianificazione di una strategia di marketing digitale. Come affermato in precedenza i social media sono un set di strumenti e possono differire fra loro per struttura, network, modalità di utilizzo e interazione. Kaplan and Haenlein (2010) effettuano una classificazione degli strumenti social sulla base della combinazione di due dimensioni (tabella 1.4) : - Social presence, Media richness: basata sulla social presence theory (Short, Williams & Christie, 1976) e sulla Media richness theory (Daft & Lengel, 1986). Secondo queste teorie i media si differiscono per il grado di “presenza sociale” che bisogna impiegare per interagire con un determinato media. Un media può inoltre differire per la ricchezza di contenuti che si possono comunicare mediante esso, ovvero l’ammontare di informazioni che possono essere trasmesse al suo interno in un determinato arco di tempo. - Self presentation (Goffman, 1959), Self disclosure: la possibilità di fornire informazioni personali e di costruire una propria immagine con l’obiettivo di influenzare positivamente o negativamente le percezioni ! 154! degli altri nei confronti di se stessi. Tali informazioni possono essere rivelate consciamente o inconsciamente (Sefl disclosure). Tabella 1.4 – Classification of Social Media by social presence/media richiness and self-presentation/self-disclosure. Low High Social presence/Media Richness Medium Blogs Social networking sites (e.g., Facebook) High Virtual social words (e.g., Second Life) Self-presentation/ Selfdisclosure Low Collaborative projects (e.g., Wikipedia) Content communities (e.g., YouTube) Virtual game worlds Source: Kaplan & Haenlein, 2010 Nella tabella 1.4 vengono rappresentati le principali tipologie di social media, in questo caso ripartiti sulla base del livello di informazioni/interazioni ad essi connesso. Di seguito si fornirà una definizione dei social media più diffusi per scopi di marketing (Gundecha & Liu, 2012): - Online social networking: sono servizi web-based che permettono ad individui e comunità di connettersi con amici reali o provenienti dalla dimensione online. Gli utenti interagiscono mediante aggiornamenti di status, commenti, condivisione di contenuti, messaggi privati etc. I social network più conosciuti sono Facebook, Linkedin e Myspace. ! 155! - Blog: frutto dall’unione delle parole web e log il blog è a tutti gli effetti un diario online. In queste pagine web i blogger possono pubblicare contenuti testuali arricchiti spesso da contenuti multimediali come video o gif animate. I blog possono essere gestiti da singoli individui o da community. Tra le piattaforme di blog più famose troviamo Wordpress e Tumblr. - Microblog: ha le stesse caratteristiche del blog ma con delle limitazioni per i contenuti, Twitter ad esempio consente di pubblicare messaggi testuali di massimo 140 caratteri. - Media sharing: in queste piattaforme gli utenti condividono, visualizzano e commentano contenuti multimediali come video, immagini e contenuti audio. I social media di riferimento sono YouTube, Instagram, Pinterest, e Soundcloud. In una logica più network-oriented Hansen et al. (2010) hanno elaborato un framework per classificare i vari strumenti social sulla base di un set di dimensioni all’interno delle quali ciascun social media trova collocazione. In questo modello di comparazione le dimensioni chiave sono le seguenti: ! - la dimensione della popolazione di produttori e consumatori; - il ritmo delle interazioni; - la tipologia degli elementi base; - il controllo degli elementi base; 156! - la tipologia di connessioni; - la conservazione dei contenuti. - Dimensione della popolazione di produttori e consumatori: in gran parte dei social media la popolazione dei produttori coincide con quella dei consumatori di contenuti. Tuttavia differenziare le due tipologie di utente può essere utile per descrivere le differenti funzionalità dei social media. I social media possono variare a seconda del numero di produttori e consumatori. Mentre ad esempio la creazione e l’invio di una e-mail è generalmente riservata ad un solo produttore, un documento wiki può essere concepito da molteplici utenti che contribuiscono alla sua realizzazione. Inoltre, la dimensione degli utenti che producono o fruiscono i contenuti può incidere anche sulla tipo di audience che un individuo può raggiungere (tabella 2.4). ! 157! Tabella 2.4 – Alcuni esempi di social media in base alla dimensione della popolazione. Dimensione della popolazione dei consumatori Piccola Dimensione della popolazione dei produttori Piccola Media Grande Instant messaging Facebook messanger Video chat Online survey Twitter homepage News feed dei social network Suggerimenti personalizzati in base a sistemi di raccomandazione Media Social o family blog Pagina di profilo su social network Tweet inviato ai followers Post in bacheca su Facebook Blog popolare Podcast o webcast Tweet inviato da un profilo popolare Video popolare su Youtube Gruppo di blog di nicchia Chat room Wiki Gruppi di Facebook Canali di Youtube di nicchia Siti di rating di news (Digg) Pagine di Wikipedia Forum popolari Siti per generazione idee Grande la di Grandi marketplace (eBay) Youtube Flickr Multiplayer game di massa Fonte: Elaborazione da Hansen et al. 2010 Strumenti social come chat o instant messaging consento ad un individuo di interagire con un numero ristretto di utenti. Altre piattaforme, come ad esempio Twitter o Facebook permettono di raggiungere gruppi di media dimensione. Infine, social media come blog popolari, video virali caricati su YouTube o tweet inviati da utenti con un elevato numero di follower, consentono agli utenti di raggiungere un audience più vasta. - Ritmo delle interazioni: i social media possono essere organizzati anche secondo il ritmo con cui avvengono le interazioni. La tradizione ! 158! distinzione è tra i sistemi caratterizzati da una comunicazione asincrona e quelli in cui la comunicazione è sincrona. Nei sistemi dove la comunicazione è asincrona come ad esempio l’e-mail o i forum di discussione, non vi è interazione immediata mal’interazione tra due utenti può essere estesa a ore, giorni o settimane. Al contrario sistemi di comunicazione sincrona come instant messaging, chat e videoconferencing, l’interazione avviene nello stesso momento come accade nell’intervista face-to.face e nelle chiamate telefoniche. - Tipologia di elementi base: si parla di “oggetti digitali” per descrivere gli elementi che stanno alla base di ciascun social media. Un tweet ad esempio è costituito da un messaggio testuale di non più di 140 caratteri, mentre un post di un blog può essere un testo lungo anche diversi paragrafi. I singolo social media si sono spesso evoluti intorno ad un particolare elemento digitale. Youtube ad esempio è diventato celebre per via dei video, così come flickr o instagram per le foto. In pratica, gli oggetti digitali sono gli elementi su cui si basano le relazioni all’interno dei social media. Conoscerli significa definire in maniera ancora più approfondita una piattaforma social. - Controllo degli elementi di base: ciascun social media può consentire un differente livello di controllo sugli elementi di base. Possono esserci delle restrizioni su chi può editare, leggere, invitare, condividere, ! 159! rispondere o inscriversi a contenuti di varia natura. Alcuni sistemi si differenziano poi per lo status degli utenti che potrebbero essere da utenti anonimi ad amministratori come nel caso dei forum in cui gli utenti che amministrano il canale hanno un controllo maggiore sul network. Un’online community perciò potrà essere identificata in base alla tipologia di barriere all’ingresso. In quasi tutti i social media ad esempio per accedere ai contenuti è necessario creare un account. In altri casi, un utente non registrato non ha accesso alla totalità delle funzionalità della piattaforma. - Tipologia di connessioni: gli elementi base dei social media possono essere connessi in svariate modalità. Nell’ottica di un’analisi del network, risulta fondamentale comprendere come si sviluppano connessioni e legami all’interno delle piattaforme social. Ciascun elemento base o “oggetto digitale” può essere connesso ad un altro essenzialmente mediante connessioni esplicite o implicite. Gli utenti possono intenzionalmente e consapevolmente creare connessioni esplicite come ad esempio la comune richiesta di amicizia o contatto che avviene nei social network in cui per far sì che avvenga la connessione, entrambi gli utenti dovranno approvare tale legame. Altri esempi possono riguardare il seguire un utente su Twitter o il “taggare” più foto o video con lo stesso tag. ! 160! Le connessioni implicite, sebbene siano anch’esse frutto di azioni volontarie, si generano tra due utenti nonostante non vi sia un intenzione esplicita a connettersi. Due utenti possono ad esempio commentare lo stesso video su YouTube o lo stesso articolo di blog. Così come possono trovarsi in uno stesso gruppo di Facebook o di Linkedin o in una stessa mailing list. Questi individui potrebbero non conoscersi tra loro ma si trovano comunque ad essere connessi per via di interessi, scopi o passioni in comune. - Conservazione dei contenuti: i sistemi di social media variano anche a seconda del tempo di conservazione dei contenuti. Anche su questo tema, lo spettro delle soluzioni è piuttosto ampio: si passa da una conservazione dei contenuti praticamente permanente come avviene nella cronologia dei contributi delle pagine wiki, alla quasi immediata eliminazione dei contenuti prodotti all’intento dei sistemi di instant messaging o video chat. Molti dei social media sono situati in una posizione intermedia. Ad esempio i messaggi inviati tramite Twitter vengono conservati per un periodo che corrisponde a circa 10 giorni. Tali standard sono strettamente legati con le problematiche legate alla capacità di storage del flusso di dati che quotidianamente si genera. ! 161! 4.3 I principali Social Media In questa sezione si fornirà una breve descrizione dei social media più diffusi per categoria in ottica di marketing, con l’obiettivo di individuare il ruolo che ciascun strumento può ricoprire all’interno di una strategia di marketing digitale. I social media individuati per la ricerca sono quelli più utilizzati dalle imprese per scopi di marketing58. Per quanto riguarda i social networks sono stati scelti Facebook e Linkedin, per la categoria dei microblog è stato scelto Twitter e per le piattaforme di media sharing YouTube, Pinterest ed Instagram. - Facebook: è’ un servizio di social networking fondato nel 2004. Con oltre 1 miliardo di utenti attivi mensilmente è il social network più diffuso nel mondo59 . Gli utenti creano dei profili personali la cui interfaccia appare sotto forma di bacheca o pagina di profilo nella quale è possibile inserire contenuti di vario genere come commenti (status update), immagini, video e collegamenti a contenuti esterni. Gli utenti interagiscono esprimendo apprezzamenti sui contenuti (like) condividendoli a loro volta o lasciando un commento. Essi possono entrare in contatto mediante richieste di amicizia. In questa piattaforma !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 58 Social Media Examiner, 2014, “2014 Social Media Marketing Industry Report. How Marketers Are Using Social Media to Grow Their Businesses” May 2014 59 In March 2013, active users on Facebook are 1 billion and 110 million Source: "Facebook Reports First Quarter 2013 Results". Facebook. Retrieved May 2, 2013. ! 162! le imprese possono creare delle fan page relative ai loro brand ed interagire con gli utenti (fan) che si avvicinano a questa pagina. Sono numerosi i servizi aggiuntivi che negli anni sono comparsi su Facebook, come ad esempio Graph Search60, la possibilità di utilizzare gli hashtag 61 o la possibilità di integrare le proprie pagine con applicazioni esterne prodotte da altri sviluppatori. Il contributo della ricerca per lo studio dell’utilizzo di Facebook per i brand è ancora limitato (Zhang, Sung and Lee, 2010; Smith, Fischer and Yonjian, 2012). - Linkedin E’ il più grande social network professionale, con oltre 200 milioni di membri iscritti62 e operante in oltre 200 Paesi. Mediante questa piattaforma gli utenti sono in grado di gestire e condividere la loro identità professionale. Secondo Bonsòn and Bednarova (2013) l’apporto più signigicativo che ha dato Linkedin alle imprese è la possibilità di ampliare la loro attività di recruitment a costi sostenibili (Lybaert, 2002). Diversi studi si sono !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 60 Facebook Graph Search is a semantic search engine that was introduced by Facebook in March 2013. Is designed to provide answers to user queries in the form of natural language, rather than as a list of links. The function combines the Graph Search data acquired by Facebook users and external data in a single search engine that provides search result user-specific. 61 The hashtag is a tag used in some type of social networks to create labels. They are made up of words (or combinations of words concatenated) inserted in the comments preceded by the # (pound). They are mainly used as tools to allow web users to more easily find a message related to a topic and participate in the discussion, but also to encourage them to participate in the discussion on a topic indicated as interesting. 62 http://blog.linkedin.com/2013/01/09/linkedin-200-million/ ! 163! focalizzati sull’impatto o sugli effetti degli strumenti di Linkedin di cui molti sono legati al profilo degli utenti (Breitbarth, 2012; Guillory and Hancock, 2012). - YouTube: è una piattaforma di media sharing fondata nel 2005. Gli utenti pubblicano video i quali possono essere commentati e condivisi su altri social media. Gli utenti possono organizzare i propri video creando dei “canali” personali. Secondo una ricerca condotta da Forrester (2012) il video è il contenuto online più fruito dai consumatori. In ambito commerciale, oltre il 50% degli utenti sul web preferisce quindi la visualizzazione di un video piuttosto che la lettura di una review o un articolo di blog. Sempre secondo la ricerca, guardare video prodotti da brand risulta la terza modalità più frequente con cui gli utenti interagiscono con le imprese. Oltre ad essere una piattaforma dedicata a contenuti di intrattenimento, YouTube è un’ottima risorsa per visualizzare contenuti informativi come tutorial o istruzioni. Da sottolineare che mentre i video che ottengono più visualizzazioni sono prodotti professionalmente (Kruitbosch and Nack, 2008), quelli che ottengono più commenti sono prodotti da utenti finali (Burgess and Green 2009). - Twitter: è l’unica piattaforma che ha come limitazione testuale 140 caratteri per messaggio. La sua attrattività deriva dalla possibilità di ! 164! leggere le notizie e le informazioni più recenti. Il servizio di microblogging, fondato nel 2006, consente ai marketers di inviare questi brevi messaggi (tweets) ad un network di seguaci (followers) in qualsiasi momento e con una miriade di supporti elettronici (Twitter, 2013). Ogni utente può inoltre condividere un tweet letto (re-tweet) o replicare scrivendo direttamente all’utente interessato. Anche in questo social media, l’utilizzo degli hashtag è molto importante e frequente. Jansen et al. (2009) hanno notato che il 19% dei tweet è brand-related, tuttavia, in quasi la metà di questi casi, il brand non è l’elemento centrale del contenuto del post. Nei tweet dove il brand è l’elemento focale, gli utenti esprimono opinioni relative al brand o cercano informazioni relative a prodotti o servizi offerti. - Nuovi social media : ai fini di rappresentare al meglio lo scenario attuale del social media marketing, si è ritenuto opportuno includere nell’oggetto di studio due social media Pinterest e Instagram. Pur essendo relativamente nuovi – entrambi sono stati lanciati nel 2010 – si è assistito ad una rapida diffusione tra gli utenti63 dovuta soprattutto alla crescita del mobile, che li ha resi strumenti interessanti e appetibili per i brand (McNely, 2012). !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 63Pinterest founded in 2010 in 2013 reached 242 million members with an increase of 150% compared to 2012 (Global Web Index). Instagram App, also launched in 2010, reached 150 milion montly active users in 2013 (Wikipedia). ! 165! Entrambi i social media in questione sono piattaforme di image sharing mediante le quali gli utenti condividono immagini e foto scattate spesso con dispositivi mobile. Mediante questi social, i brand sono in grado di veicolare la propria identità associandola spesso ad elementi intangibili come stile, cultura mission e vision aziendale. Faber (2002) introduce il contetto di image-power per descrivere la capacità dei brand di comunicare una propria immagine verso l’esterno fissandola così nell’immaginario dei consumatori. In quest’ottica, i social basati sulla condivisione di immagini, possono rappresentare un mezzo per allineare l’immagine interna di un impresa con quella che viene percepita all’esterno dai suoi stakeholders. - Pinterest: fondato nel 2010 da Evan Sharp, Ben Silbermann e Paul Sharra, è un social media dedicato alla condivisione di fotografie, video ed immagini. Gli utenti possono caricare, salvare, ordinare o gestire immagini mediante l’utilizzo di puntine virtuali “pins” tramite le quali è possibile collezionare contenuti all’interno di “bacheche” che fungono da contenitori e che spesso sono organizzate per tematiche. Ciascun utente può inoltre condividere a sua volta (re-pin) un contenuto trovato in bacheche altrui. Pinterest offre dei servizi dedicati alle imprese come Pinterest for business, un servizio che supporta le ! 166! imprese nella creazione di un proprio profilo da utilizzare per scopi di marketing. - Instagram: si configura come un applicazione mobile il cui funzionamento rispecchia le logiche dei social media. Instagram consente agli utenti di scattare foto, applicare filtri e condividerle sulla piattaforma e su tutti i principali social media. L’app è disponibile per supporti con sistema operativo iOs, Android e Windows Phone. Anche in questa piattaforma l’utilizzo degli hashtag è una funzione fondamentale. ! 167! Capitolo 5 – Un modello applicativo della Social Network Analysis Nel capitolo precedente è stata descritta in maniera approfondita la tecnica della Social Network Analysis focalizzandosi in particolare sui suoi possibili campi applicativi come strumento di ricerca di marketing. La SNA può essere impiegata infatti ai fini di comprendere la struttura e le dinamiche del network sociale in cui è inserita un’impresa. In un marketing sempre più attento al “capitale relazionale” e quindi al rendere profittevoli le relazioni che prendono vita nell’ambiente in cui opera l’impresa, può risultare alquanto strategico comprendere quali siano gli attori più rilevanti che fanno parte dello scenario e le modalità in cui essi interagiscono. Un altro aspetto molto importante ai fini di questo lavoro è il fatto che, grazie alla nascita e alla rapida diffusione dei social media, unita allo sviluppo di nuovi software sempre più “user-friendly”, la SNA ha trovato un esteso campo applicativo nello studio dei network sociali che si generano all’interno delle piattaforme nate nel web 2.0. In quest’ottica, mediante la SNA, risulta possibile quindi effettuare delle vere e proprie mappature delle reti di relazioni di un’impresa che presidia le varie piattaforme social. Obiettivo di questo lavoro è quello di individuare e proporre un modello di social network analysis marketing – oriented, mediante l’applicazione del software NodeXL. Nel presente capitolo si procederà quindi con una descrizione delle caratteristiche generali del software. Successivamente si discuteranno gli aspetti ! 168! metodologici e operativi del modello di analisi. In quest’ottica verranno presentati i dati prodotti dalla mappatura di due network generati all’interno del social media Twitter: • Il profilo ufficiale Twitter di un noto brand italiano • L’hashtag relativo al nome del brand 5.1 NodeXL, lo strumento open source della Social Media Research Foundation NodeXL è un’applicazione in grado di facilitare la complessa tecnica della SNA. Essendo un plug-in, NodeXL è in grado di interfacciarsi completamente al programma Excel, per cui il framework su cui ci si trova a lavorare è identico ad una comune spreadsheet. Il programma consente di effettuare una serie di operazioni integrate tra cui raccogliere, immagazzinare, analizzare, visualizzare e pubblicare dataset provenienti dai network (Smith, 2013). Uno dei punti di forza di NodeXL rispetto ad altre applicazioni di SNA è la sua capacità di supportare dataset provenienti da tutti i principali social media come ad esempio (Twitter, Facebook, YouTube, Flickr, email, blog, wiki etc.). L’applicazione consente pertanto l’accesso alla pratica della SNA anche a quei ricercatori che non dispongono delle competenze tecniche e informatiche necessarie a condurre un complesso processo di network analysis (Hansen et al., 2010). ! 169! NodeXL può essere potenzialmente applicabile a qualsiasi tipologia di network ma è stato concepito e sviluppato soprattutto per semplificare l’accesso alle fonti di dati provenienti da social media. Operativamente il software è concepito come un mix di automazioni e operazioni manuali che consentono di intervenire direttamente sul network per individuare gli insight e le metriche più rilevanti ai fini della propria analisi. Come accennato in precedenza il “workflow” di NodeXL è costituito da degli step ben precisi: - raccolta dati; - storage di dati; - analisi; - visualizzazione; - pubblicazione. NodeXL nasce dal progetto dell’organizzazione non-profit Social Media Research Foundation 64 ed è tutt’ora supportato da un collettivo internazionale di contributors provenienti da discipline sociali e informatiche (figura 1.5). Gli studiosi coinvolti hanno contribuito a sviluppare il codice sorgente del software rendendolo open source e quindi fornendo la possibilità a chiunque di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 64!http://www.smrfoundation.org/ ! 170! implementarlo. NodeXL è inoltre distribuito in free license 65 , è pertanto consentito a chiunque di modificarlo o sfruttarlo commercialmente. Il progetto attualmente è in attività ed è aggiornato frequentemente, oggi, rispetto alla prima versione realizzata che risale a dicembre 2008, conta oltre un centinai di release66. Figura 1.5 – Il team di sviluppatori di NodeXL Fonte: https://nodexl.codeplex.com/ !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 65 https://nodexl.codeplex.com/license 66! http://nodexl.codeplex.com/wikipage?title=CompleteReleaseHistoryPage2&referringTitle=CompleteRelease History ! ! 171! 5.2 Metodologia e costruzione del modello di analisi Come introdotto in precedenza, l’obiettivo di questo lavoro è contribuire a fornire una chiave di lettura all’applicazione della social network analysis come strumento di ricerca di marketing. Pertanto, la metodologia adottata è quella della Internet research. Tale metodologia consente di utilizzare dati provenienti da sitiweb, forum e social media mediante un’osservazione non intrusiva tipica della ricerca negli ambiti delle scienze sociali (Hine, 2011). L’Internet Research o Online Research Methods (ORMs) racchiudono tutte quelle modalità di raccolta dati via internet (Reips, 2012). Molti di questi metodi di ricerca on-line sono legati a metodologie esistenti ma che sono state re-inventate o re-immaginate sulla base alla luce dell’avvento delle nuove tecnolgie e delle condizioni associate alle caratteristiche della rete (Seale et al, 2010). In particolare si fa riferimento alla diffusione dei social media (capitolo 4) i quali hanno fornito nuove ed uniche opportunità di comprensione delle dinamiche sociali (Thelwall’s, 2008; Cheong e Lee, 2011). I social media vengono quindi concepiti come piattaforme da cui poter estrarre ampi dataset (Repis e Garaizar, 2011) o fieldworks per condurre esperimenti interamente sotto il controllo dei ricercatori mediante l’utilizzo di software dedicati (Repis e Garaizar, 2013). ! 172! La raccolta di dati non intrusiva mediante internet è, rispetto alle tecniche tradizionali, un’attività meno dispendiosa in termini di lavoro sia per il ricercatore, sia per l’oggetto della ricerca stessa (Hine, 2006). I dati disponibili online infatti fanno riferimento ad azioni già compiute o a contenuti già pubblicati, per cui il contributo dei soggetti coinvolti è già presente e disponibile per il ricercatore. Inoltre il web consente al ricercatore di indagare su aspetti della vita che prima potevano essere considerati effimeri. Vi sono poi tutta una serie di aspetti legati alla cautela con cui un ricercatore deve approcciare a tale metodologia. Il libero accesso ai dati deve essere costantemente abbinato ad un’elevata attenzione ai temi legati all’etica del ricercatore e alla garanzia della privacy dei soggetti studiati. Ovviamente il tema diventa maggiormente rilevante all’aumentare della profondità della metodologia online con cui è condotta la ricerca. In quest’ottica è stata effettuata un’analisi sul campo di due network mediante il software open source NodeXL utilizzato per la raccolta dei dati provenienti dalle conversazioni e comunità oggetto d’analisi sul social media Twitter. NodeXL ha generato quindi una mappa per la visualizzazione grafica del network mediante la quale è stato possibile individuare utenti chiave, gruppi e topic rilevanti (Smith et al. 2014). I grafi creati per visualizzare il network sono stati costruiti disegnando linee tra utenti connessi tra loro, in questo caso da tweet, mentions e @replies, elementi che verranno descritti successivamente. ! 173! Di seguito si riportano gli step operativi della social network analysis (Smith, Rainie, Himelboin e Shneiderman, 2014): 1) è stato utilizzato NodeXL per importare e raccogliere i dati provenienti da Twitter, in questo caso sono stati individuati sia i tweet contenenti l’hashtag di un noto brand italiano (che per motivi di privacy, in questo lavoro verrà indicato come #nomebrand), sia i tweet provenienti dal network relativo al profilo ufficiale del brand. 2) Il software ha analizzato i dataset oggetto di studio, individuando le connessioni generate nel momento in cui un utente menzioni o replichi (@replies) un altro utente. 3) L’analisi dei network sono state effettuate mediante NodeXL che ha poi automaticamente costruito gruppi di utenti. Tale processo di clustering è stato realizzato sulla base di un algoritmo che colloca ciascun vertice nel gruppo in cui ha più connessioni. 4) NodeXL ha poi elaborato una mappatura del social network in cui vengono rappresentati gli utenti (indicati dalla loro foto del profilo), i gruppi ripartiti in quadranti, e linee che rappresentano gli edges ovvero le connessioni tra i gli utenti del network. I due network mappati oggetto di studio appartengono ad un noto brand italiano che, per motivi di privacy non verrà menzionato. Il social media preso in esame è il microblog Twitter di cui si è proceduto ad analizzare: ! 174! - il network relativo al profilo ufficiale del brand; - l’hashtag relativo al nome del brand. Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, questo lavoro si è avvalso della collaborazione e supporto della sopra citata Social Media Research Foundation con sede in California che ha contribuito all’estrazione del dataset. Una volta estratti e immagazzinati i dati relativi al network all’interno del software si è proceduto con l’individuazione del modello di analisi sulla base di metriche chiave. Il modello di analisi consiste pertanto nell’individuazione e descrizione delle metriche che in letteratura sono considerate rilevanti in ottica di marketing e che possono essere individuate e calcolate mediante l’applicazione di NodeXL al network oggetto di studio. Di seguito verranno presentati e descritti i contenuti del modello di analisi. Tabella 1.5 – Modello di analisi, descrizione delle metriche ELEMENTI DEL NETWORK METRICA Tipologia di grafo N° dei vertici Metriche Globali Edge Unici Edge duplicati Edge totali ! DESCRIZIONE IMPLICAZIONI DI MARKETING Specifica se il network è diretto o indiretto. Esprime il numero totale dei vertici. Esprime il numero dei legami unici presenti nel network. Esprime il numero di volte in cui due vertici hanno avuto un legame. Esprime il numero totale di edges. Panoramica sul contesto social in cui opera l’impresa 175! Densità del grafo Reciprocità Tipo di relazione Edges Peso In-degree Out-degree Betweenness Centrality Vertici Closeness Centrality Eigenvector Centrality Gruppi Cluster Group edges Group vertices ! Indica il grado di interconnessione tra i vertici del network. È un valore che può andare da 0 a 1 ed è calcolato come il rapporto tra gli edges presenti nel network con il numero massimo possibile di edges. Specifica se la relazione tra i due vertici sia reciproca o meno. Specifica il tipo di relazione in base alle funzionalità del social media preso in esame. Misura “l’intensità” e quindi la frequenza del legame tra due vertici. Esprime il numero di connessioni che giungono ad un particolare vertice Esprime il numero di connessioni che hanno come punto di origine un dato vertice È la misura di quanto spesso un dato vertice si trova sul percorso più breve tra due vertici. Anche chiamata come Bridge Score, esprime appunto la capacità di un vertice di fare “da ponte” ad altri due vertici. Misura la distanza media tra un dato vertice e il resto dei vertici del network Misura la “qualità” delle relazioni in base non al numero ma alla tipologia di vertici a cui un dato vertice è connesso. Vengono identificati dei gruppi tra i vertici che hanno più connessioni. Esprime il numero di connessioni esistenti tra i vari gruppi Individua i vertici appartenenti a 176! Panoramica sulla natura delle relazioni all’interno del network Popolarità degli users “Hub” Capacità di collegamento tra due nodi o due gruppi “Bridge” Distanza dal resto del network Influenza sul network Segmentazione dell’audience social dell’impresa. Parole Coppie di parole Twitter top items Items ciascun gruppo Individua le parole più frequenti contenute nei tweet prodotti all’interno del network Individua le coppie di parole più frequenti contenute nei tweet prodotti all’interno del network. Vengono individuati gli elementi più condivisi dall’intero network e da ogni singolo gruppo: - URLs - Domini - Hashtag - Utenti per numero di mentions - Utenti per numero di tweet Insights per sviluppare una strategia di social media marketing Fonte: Elaborazione propria Il modello di analisi presentato è costituito da quelle metriche che la letteratura considera rilevanti per la social network analysis. Tali metriche sono state poi declinate negli ambiti del marketing focalizzandosi in particolare sulla loro valenza come strumenti a supporto della ricerca. Mediante l’applicazione del software NodeXL è infatti possibile effettuare una mappatura dei network sulla base di queste misurazioni che di seguito verranno affrontate in forma aggregata: - Metriche globali: forniscono una valutazione complessiva del network (Hill et al., 2006; Leskovec e Faloutsos, 2006). Sono utili a quantificare elementi come la dimensione del network, il numero totale degli attori coinvolti e le relative connessioni che si generano. Per un’impresa, le metriche globali rappresentano un primo elemento di valutazione del ! 177! contesto social che ha creato e in cui si trova ad operare (Frenzen e Nakamoto, 1993). - Edges: come descritto nel capito 3, sono tra gli elementi che stanno alla base di un network. Le metriche relative agli edges consentono pertanto di ottenere informazioni circa il numero, la natura e il “peso” delle connessioni che si instaurano all’interno del social network oggetto d’analisi (Granovetter, 1973 e 1983; Brown w Reingen, 1987). Per natura della connessione si intende la tipologia di legame tra due vertici che può variare a seconda di quale social media venga adottato come fieldwork. Poiché in questo lavoro si prende in esame la piattaforma social Twitter, le modalità di interazione67 individuate nel network sono: • Tweet: qualsiasi messaggio testuale pubblicato sulla piattaforma Twitter, si ricorda la limitazione dei 140 caratteri. • @replies: è una specifica funzione che consente di rivolgersi, mediante l’apposito Reply button, direttamente ad un utente che vedrà la notifica nella sua mention tab, ovvero un’apposita area in cui vengono raccolti i tweet in cui un utente viene menzionato. • Mentions: ovvero qualsiasi tweet contente un nome di un utente preceduto dal simbolo @ (es. @username). Anche questo particolare tipo di tweet sarà disponibile nell’area mention tab dell’utente !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 67!https://support.twitter.com/articles/14023! ! 178! menzionato. Per fare chiarezza, tutti i @replies sono anche mentions mentre non può essere il contrario. In ottica di marketing, effettuare una analisi degli edges può fornire preziose informazioni sia quantitative che qualitative circa le modalità di connessioni che esistono all’interno di un network di un’impresa (Iacobucci e Ostrom, 1996; Reingen et al, 1984; Thomson et al., 2005). - Vertici: le metriche più funzionali alle ricerche di marketing sono sicuramente quelle relative agli attori che, mediante le loro connessioni, danno vita al network stesso. I vertici sono, insieme agli edges, gli altri elementi costitutivi di una rete sociale. Dal calcolo di metriche come degree, betweenness centrality, closeness centrality ed eigenvector centrality, i ricercatori di marketing possono individuare all’interno del network quelle figure potenzialmente strategiche nei confronti del brand (Burt, 1987; Dorfman S., Maynor, 2006; Iyengar R et al, 2014) . Concetti come popolarità o influenza, oppure la capacità di fungere da “ponte” sono elementi che vengono accostati dalla letteratura a queste metriche. Gli operatori di marketing hanno così la possibilità di identificare gli utenti chiave da coinvolgere per realizzare le proprie strategie come ad esempio veicolare una campagna di viral marketing (Watts e Dodds, 2007; Domingos, 2005), lanciare nuovi prodotti e comprenderne le modalità di diffusione o semplicemente individuare e stringere rapporti con ! 179! influenzatori del mercato (Machanda Xie e Youn, 2008; Trusov et al., 2010). - Cluster: una delle funzionalità più potenti tipiche dell’applicazione NodeXL è la possibilità di suddividere il network in gruppi o cluster. I gruppi si creano mediante degli algoritmi che consentono di raggruppare i vertici caratterizzati da più connessioni. Le metriche inerenti ai cluster consentono ai ricercatori di marketing di effettuare una serie di valutazioni non più sull’intero network indistinto ma su segmenti ben definiti di utenti che evidentemente sono legati da maggiori connessioni come ad esempio passioni comuni, orientamenti politici o affinità culturali (McAlexander et al., 2002; Thompson e Rajiv, 2008). Grazie alla metrica Group edges è possibile inoltre comprendere se e in che misura i gruppi sono connessi tra loro. - Items: si tratta di tutte quelle metriche relative agli elementi che vengono individuati all’interno dei contenuti prodotti. Nel caso di Twitter, si fa riferimento alle parole e coppie di parole comparse con maggior frequenza nei tweet, nonché agli hashtag, URL 68 e indirizzi web che vengono “linkati”. Queste valutazioni consentono al marketing da un lato di avere !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !Acronimo di Uniform Resource Locator, nella terminologia delle telecomunicazione dell’informatica è una sequenza di caratteri che identifica univocamente l’indirizzo e di una risorsa in internet presente tipicamente su un server, come ad esempio un documento, un’immagine, un video, rendendola così accessibile ad un utente client che ne faccia richiesta attraverso l’utilizzo di un web browser. 68 ! 180! un quadro generale di quelle che possono essere le parole chiave o i temi rilevanti che emergono dall’audience online e, dall’altro lato, di “uscire” virtualmente dalla piattaforma Twitter, andando a individuare quei contenuti che maggiormente vengono accostati alla comunità online che si è generata intorno al brand. In quest’ottica, una conoscenza approfondita di questi elementi: contenuti rilevanti e potenziali interlocutori, può rappresentare una linea guida per la pianificazione e la realizzazione di una strategia basata di marketing basata sui social media. 5.3 Presentazione dei risultati – hashtag #nomebrand In questo paragrafo si procederà con la presentazione dei risultati dell’analisi condotta sul network sociale relativo all’hashtag avente come oggetto il nome del brand. L’hashtag è uno strumento di ricerca molto popolare nel social media Twitter. È rappresentato dal parole chiave utilizzare come etichette ( da qui la parola “tag”), precedute dal simbolo del cancelletto “#”. Esploso grazie a Twitter a partire dal 200769, si è poi rapidamente diffuso in altri social media come in particolare Instagram, Google+ e per ultimo Facebook. L’hashtag oggi viene utilizzato soprattutto per lanciare campagne di promozione, sensibilizzazione, controinformazione e boicottaggio70 , oppure per costruire un identità di un brand o per raccontare gli accadimenti legati ad un evento !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 69!Il primo hashtag rilevato fu #sandiegofire relativo all’incendio in California dell’ottobre 2007. fa riferimento a campagne come #Bahrain l’hashtag lanciato nel 2011 a supporto della primavera Araba. 70!Si ! 181! come una fiera, una convention o un match. Secondo il sito Mashable.com, ad oggi, circa il 70% dei contenuti veicolati sui social media contengono un hashtag, si ritiene inoltre che un tweet che ne contenga almeno uno ha il 50% delle probabilità in più di essere re-twittato. La figura 2.5 mostra il grafo ottenuto mediante mappatura del network sociale creato dall’hashtag #nomebrand. Si ricorda che per motivi di privacy il grafo è reso disponibile in bassa definizione. Figura 2.5 – Grafo dell’hashtag di Twitter #nomebrand Fonte: Elaborazione propria ! 182! Il grafo è la rappresentazione grafica del network71 relativo all’hashtag. Il grafo rappresenta un network di 54 utenti Twitter i quali durante il periodo di rilevazione 8/01/2015 – 15/01/2015, hanno inserito nei loro tweet l’hashtag oggetto di indagine. La struttura del grafo è stata predisposta utilizzando l’algoritmo per il layout Fast Multiscale di Harel-Koren72. I vertici sono stati raggruppati in cluster mediante l’algoritmo per cluster di Clauset-NewmanMoore73. Graficamente, la larghezza degli edges è basata sulla metrica del peso mentre la dimensione dei vertici è basata sul numero di follower che essi hanno su Twitter. Le metriche globali relative al network sono presentate nella tabella 2.5 Tabella 2.5 – Metriche Globali Metriche Globali Tipologia di grafo N° di vertici Diretto 54 Edges unici 74 Edges duplicati 25 Edges totali 99 Densità del grafo 0,0248 Fonte: Elaborazione propria !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 71!Tecnicamente l’hashtag non produce un suo proprio network all’interno di Twitter, si può parlare pertanto di network bimodale generato dalle connessioni tra tutti gli utenti che hanno utilizzato l’hashtag oggetto di studio (Hansen et al. 2010). 72!Harel D., Koren Y., (2001). A Fast Multi-Scale Method for Drawing Large Graphs 73!Clauset A., Newman M. E. J., Moore C., (2004). Finding community structure in very large networks. ! 183! Come si evince dalla tabella il grafo è di tipo diretto il che significa che gli edges che lo costituiscono hanno una chiara origine e una destinazione. Il network è composto da 54 vertici connessi per un totale di 99 edges. La densità del grafo è pari a 0,0248. Tabella 3.5 – Edges Edges Reciprocità Tipo di relazione Peso della relazione Fonte: Elaborazione propria Edges reciproci: 2 Edges non reciproci: 97 Tweet: 19 Mention: 77 @replies: 3 Valore massimo rilevato: 4 La tabella 3.5 consente di fare una panoramica sulle connessioni le quali solo 2 di esse sono reciproche. La maggiorparte dei tweet 77 sono delle mention, 19 tweet puri e 3 replies. La frequenza massima (peso) di una connessione tra due vertici che è stata rilevata è 4. Per la presentazione dei risultati delle metriche relative ai vertici, per ciascun valore, si mostreranno i primi 10 utenti informa anonima. ! 184! Figura 4.5 – Primi 10 utenti in forma anonima per In e Out degree e relativi Subgrafi Fonte: Elaborazione propria ! 185! Figura 5.5 – Metriche vertex-specific, primi 10 utenti in forma anonima per ciascun valore e relativi subgrafi. Fonte: Elaborazione propria ! 186! Tabella 4.5 – Cluster Cluster G1 G2 Vertici 19 9 G3 Edges unici 23 10 Edges doppi 9 0 Edges totali 32 10 9 8 4 12 G4 7 5 4 9 G5 6 8 0 8 G6 2 2 0 2 G7 2 2 0 2 Fonte: Elaborazioni propria Tabella 5.5 – Group Edges Group'1' G1' G1' G1' G1' G2' G2' G2' G2' G3' G4' G4' G5' G5' G6' G7' G7' Group'2' G1' G2' G4' G5' G1' G2' G4' G5' G3' G1' G4' G1' G5' G6' G1' G7' Edges' 32' 4' 2' 1' 8' 10' 2' 2' 12' 2' 9' 2' 8' 2' 1' 2' Fonte: Elaborazione propria Come si evince dal grafo rappresentato nella figura 2.5, il network è costituito da 7 cluster, è importante evidenziare che il profilo Twitter del brand assume una ! 187! posizione centrale nel gruppo 1 ed è il vertice con Betweenness Centrality e Eigenvector Centrality più elevate all’ interno di tutto il network. I successivi gruppi rappresentano cluster di utenti sempre più “distanti” dal profilo del brand e quindi non connessi direttamente con esso. È possibile quindi sostenere che il brand abbia una posizione rilevante tra quegli utenti che nei loro tweet includono l’hashtag relativo al nome dell’azienda. Le tabelle seguenti rappresentano gli Items ovvero quegli elementi che sono contenuti all’interno dei tweet del network. Tabella 6.5 – I principali URL condivisi all’interno del network Top'URLs'in'Tweet'in'Entire'Graph' http://DressedUpInDetroit.com' http://www.facebook.com/photo.php?fbid=587683481376562' http://instagram.com/p/x1kCSfm6bt/' https://www.linkedin.com/slink?code=dc!Dzwr' https://www.linkedin.com/slink?code=dABSpBU' http://instagram.com/p/x4E6NiG5L3/' http://instagram.com/p/xzIHtHm5CF/' http://www.elle.it/Moda/Sfilate/Nick!Wooster!Instagram!influencer!stile!moda!uomo' http://instagram.com/p/x3jTlNhkI6/' https://www.tumblr.com/ZKt!Ov1ahCiCH' Fonte: Elaborazione propria ! 188! Entire'Graph'Count' 2' 2' 2' 1' 1' 1' 1' 1' 1' 1' Tabella 7.5 – Domini condivisi con più frequenza all’interno del network Entire' Graph' Count' 16' 4' 3' 2' 2' 1' 1' 1' Top'Domains'in'Tweet'in'Entire'Graph' instagram.com' facebook.com' Brand.it' dressedupindetroit.com' linkedin.com' elle.it' tumblr.com' co.jp' Fonte: Elaborazione propria Tabella 8.5 – Pincipali hashtag presenti nel network Entire' Graph' Count' 72' 35' 20' 17' 13' 11' 10' 9' 8' 7' Top'Hashtags'in'Tweet'in'Entire'Graph' Nome'brand' pittiuomo' pittiuomo87' menswear' fw2015' pu87' nickwooster' Wooster' Pitti' Fashion' Fonte: Elaborazione propria ! 189! Tabella 9.5 – Parole più frequenti presenti nel network Entire' Graph' Count' 94' 36' 28' 22' 20' 17' 13' 13' 11' 11' Top'Words'in'Tweet'in'Entire'Graph' Nome'brand'' Pittiuomo' Nome'brand'official'' nickwooster' pittiuomo87' menswear' pitti' fw2015' pu87' da' Fonte: Elaborazione propria Tabella 10.5 – Coppie di parole più frequenti presenti nel network Entire' Graph' Count' 15' 13' 13' 12' 10' 10' 10' 10' 10' 9' Top'Word'Pairs'in'Tweet'in'Entire'Graph' Nome'brand,pittiuomo' pittiuomo,fw2015' fw2015,menswear' Nome'brand,'Nome'brand'' pittiuomo,Nome'brand'' casentino,bianco' bianco,visto' visto,da' da,Nome'brand' themenissue,casentino' Fonte: Elaborazione propria Questi ultimi dati confermano lo scenario precedentemente descritto, ovvero una presenza molto forte del brand anche per quanto riguarda la condivisione di contenuti non necessariamente legati a Twitter. Mediante questa particolare ! 190! analisi, gli operatori di marketing sono in grado di individuare quei contenuti rappresentati da URL, siti web, profili social, hashtag e keywords che gravitano intorno al brand. 5.4 Presentazione dei risultati - @Profilobrand In questo paragrafo vengono presentati i risultati della seconda mappatura che è stata effettuata in questo lavoro ovvero quella relativa al network sociale del profilo ufficiale Twitter del brand (figura 7.5). Anche in questo caso si è proceduto con l’applicazione del modello di analisi e l’individuazione delle metriche sopra discusse. Figura 7.5 – Grafo del network di Twitter del profilo ufficiale @nomebrand Fonte: Elaborazione propria ! 191! Il grafo in figura rappresenta un network costituito da 144 utenti di Twitter che nel periodo di analisi 9/01/2015 – 16/01/2015 hanno pubblicato tweet contenenti “@nomebrand” oppure appaiono in questi tweet come utenti mezionati o @replies to. Anche in questo caso il grafo è diretto. L’algoritmo usato per il clustering è il Clauset-Newman-Moore mentra l’algoritmo per la presentazione grafica è il Fast Multiscale di Harel-Koren. Graficamente, la larghezza degli edges è basata sulla metrica del peso mentre la dimensione dei vertici è basata sul numero di follower che essi hanno su Twitter. Tabella 11.5 – Metriche Globali Metriche Globali Tipologia di grafo N° di vertici Diretto 144 Edges unici 271 Edges duplicati 216 Edges totali 487 Densità del grafo 0,0164 Fonte: Elaborazione propria Come si può evincere anche dalla tabella, questo network è ben più ampio di quello relativo all’hashtag sia per numero di utenti (144), sia per numero di connessioni totali (487). La densità risulta invece inferiore ed è pari a 0,0164. ! 192! Tabella 12.5 – Edges Edges Reciprocità Edges reciproci: 70 Edges non reciproci: 417 Mention: 458 @replies: 29 Valore massimo rilevato: 11 Tipo di relazione Peso della relazione Fonte: Elaborazione propria In questa tipologia di network non sono presenti tweet semplici poiché ogni tweet presente all’interno del grafo può essere soltanto una mention o un @replies. Tabella 13.5 – Primi 10 utenti in forma anonima per In e Out degree. ' ' Out! Degree' In!Degree' UTENTE'1' UTENTE'2' UTENTE'3' UTENTE'4' UTENTE'5' UTENTE'6' UTENTE'7' UTENTE'8' UTENTE'9' UTENTE'10' 124' 66' 16' 11' 11' 11' 9' 9' 8' 6' UTENTE'1'' UTENTE'2' UTENTE'3' UTENTE'4' UTENTE'5' UTENTE'6' UTENTE'7' UTENTE'8' UTENTE'9' UTENTE'10' 10' 7' 7' 7' 7' 6' 6' 6' 6' 6' Fonte: Elaborazione propria ! 193! Tabella 14.5 – Metriche vertex-specific, primi 10 utenti in forma anonima per ciascun valore BETWEENNESS CLOSENESS EIGENVECTOR CENTRALITY CENTRALITY CENTRALITY USER 1 16632, 615 0,006 0,063 USER 2 2864,829 0,005 0,044 USER 3 566,546 0,004 0,012 USER 4 566,000 0,003 0,012 USER 5 446,965 0,003 0,012 USER 6 408,334 0,003 0,012 USER 7 349,937 0,003 0,011 USER 8 284,000 0,003 0,010 USER 9 284,000 0,003 0,010 USER 10 284,000 0,003 0,010 UTENTI Fonte: Elaborazione propria Dal calcolo delle metriche vertex-specific anche in questo caso vi è un utente che riveste una posizione centrale e rilevante all’interno del network (Betweenness Centrality 1,66), si tratta ovviamente del profilo ufficiale del brand dato che il network è costruito in base ai tweet in cui viene menzionato. Vi sono poi altri utenti che possono essere considerati strategici sia perché consentono al brand di poter raggiungere altri utenti più distanti nel network i quindi appartenenti ad altri cluster, sia per via del loro grado di influenza (Eigenvector Centrality) sulla piattaforma social in generale. È interessante poi notare che i principali 10 utenti sono praticamente equidistanti dal resto del network, la loro Closeness Centrality ! 194! oscilla tra i 0,006 e i 0,003. Va inoltre precisato che in questo caso, data la mole di dati da elaborare, non è stato possibile individuare i subgrafi per ciascun vertice. Tabella 15.5 – Cluster Cluster G1 Vertici 46 G2 Edges unici 36 Edges doppi 27 Edges totali 63 36 45 36 81 G3 23 28 4 32 G4 13 15 6 21 G5 11 20 0 20 G6 7 22 20 42 G7 3 2 0 2 G8 3 2 0 2 G9 2 1 0 1 Fonte: Elaborazione propria In questo scenario è interessante notare come sebbene il G1 (figura 7.5) sia il gruppo più esteso in termini di utenti (46) vi sono due cluster caratterizzati da una densità maggiore. Il G2 e il G6 (tabella 15.5) infatti sono costituiti da meno utenti ma maggiormente connessi avendo rispettivamente 36 vertici per 81 connessioni totali e 7 vertici connessi per un totale di 42 edges. Nella tabella successiva si riscontra inoltre una maggiore propensione del G2 a connettersi con il primo cluster (76 edges) il quale pare non mostri lo stesso interesse stabilendo solo 11 connessioni con il G2. ! 195! In quest’ottica, potrebbe essere interessante per il brand individuare mediante il grafo, quegli utenti maggiormente orientati al G1 di cui l’impresa fa parte. Tabella 16.5 – Group edges Group'1' Group'2' Edges' G1' G1' G1' G2' G1' G3' G1' G5' G2' G1' G2' G2' G2' G3' G2' G4' G3' G1' G3' G2' G3' G3' G4' G1' G4' G2' G4' G3' G4' G4' G5' G1' G5' G3' G5' G5' G6' G1' G6' G2' G6' G6' G7' G1' G7' G2' G7' G3' G7' G7' G8' G1' G8' G2' G8' G8' G9' G1' G9' G2' G9' G9' Fonte: Elaborazione propria 63' 11' 4' 2' 76' 81' 2' 3' 30' 11' 32' 21' 14' 1' 21' 14' 1' 20' 14' 12' 42' 1' 1' 1' 2' 1' 1' 2' 1' 1' 1' ! 196! L’analisi termina con la presentazione delle tabelle relative agli items contenuti all’interno dei tweet. Anche in questo caso verranno individuati i principali URL, link a sitiweb, hashtag, keywords e coppie di keywords presenti nel network. Tabella 17.5 - I principali URL condivisi all’interno del network Top'URLs'in'Tweet'in'Entire'Graph' Entire'Graph'Count' http://fashion.leonardo.it/brand!collezione!uomo!l! autunnoinverno!2015!2016/' https://www.tumblr.com/ZO8Rmx1aCiuoO' https://www.tumblr.com/ZO8Rmx1aa6k_Y' https://www.tumblr.com/ZO8Rmx1aktz39' https://www.tumblr.com/ZO8Rmx1aZwEU2' http://www.brand.it/en/gabriele!pasini/man/fw1415! 14?utm_content=buffereac38&utm_medium=social& utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer' https://www.tumblr.com/ZfBwDy1aaNzLr' https://www.tumblr.com/ZO8Rmx1afUH6k' http://instagram.com/p/x3d16qltkK/' http://www.pambianconews.com/2015/01/15/brand! il!2014!e!stato!lanno!migliore!167042/' Fonte: Elaborazione propria 12' 8' 6' 4' 4' 3' 3' 3' 2' 2' Tabella 18.5 - Domini condivisi con più frequenza all’interno del network Top'Domains'in'Tweet'in'Entire'Graph' tumblr.com' instagram.com' leonardo.it' brand.it' facebook.com' pambianconews.com' elle.it' altervista.org' seen.co' gentlemensweardaily.com' Fonte: Elaborazione propria ! Entire'Graph'Count' 56' 30' 12' 7' 5' 2' 2' 2' 1' 1' 197! Tabella 19.5 - Pincipali hashtag presenti nel network Top'Hashtags'in'Tweet'in'Entire'Graph' pittiuomo' Brand'' pittiuomo87' pu87' pitti' fw1516' menswear' woosterbrand' pitti87' style' Fonte: Elaborazione propria Entire'Graph'Count' 43' 37' 27' 23' 13' 11' 11' 10' 8' 7' Tabella 20.5 – Parole più frequenti presenti nel network Top'Words'in'Tweet'in'Entire'Graph' brandofficial' nickwooster' Brand'' pittiuomo' pitti' photo' uomo' wooster' collection' pittiuomo87' Fonte: Elaborazione propria ! Entire'Graph'Count' 218' 134' 86' 57' 51' 50' 47' 42' 34' 27' 198! Tabella 21.5 – Coppie di parole più frequenti nel network Top'Word'Pairs'in'Tweet'in'Entire'Graph' nickwooster,brandofficial' pitti,uomo' wooster,brand' brandofficial,nickwooster' nickwooster,photo' brandofficial,pitti' brandofficial,pittiuomo' brand,pu87' greatsbrand,brandofficial' 2015,2016' Fonte: Elaborazione propria Entire'Graph'Count' 39' 31' 28' 26' 24' 20' 15' 14' 14' 13' Da quest’ultima fase di analisi emerge che il brand è inserito in contesto fatto di siti specializzati, blog di settore e fashion blogger influenti più o meno collegati con l’impresa. Inoltre il profilo del brand è spesso accostato ad eventi internazionali di settore come ad esempio il Pitti di Firenze. Queste informazioni sono utili pertanto all’impresa nonché al marketing per iniziare a tracciare le linee guida di una strategia si social media marketing. i dati prodotti dal modello di analisi proposto forniscono una chiara rappresentazione di uno dei contesti sociali online in cui un impresa è inserita. Conoscerne la dimensione, le caratteristiche dei soggetti che vi fanno parte e le dinamiche relazionali che ne scaturiscono è tutt’oggi una delle nuove sfide che i ricercatori di marketing si trovano ad affrontate nell’era dei social media. ! 199! Conclusioni Attraverso il nuovo modello è stato possibile ottenere una serie di informazioni utili al marketing per comprendere il contesto online in cui l’impresa si trova ad operare. Le metriche proposte sono state selezionate in base alla loro capacità di generare insights in grado di supportare il ricercatore di marketing per una serie di valutazioni. Il modello infatti è in grado di fornire una chiave di lettura ai numerosi output che il software di social network analysis NodeXL produce durante il processo di mappatura. La rappresentazione grafica del network inoltre, consente di visualizzare chiaramente sia la struttura della rete di relazioni, sia la posizione e il ruolo degli utenti all’interno di essa. In quest’ottica, sono state selezionate metriche che consentono di effettuare valutazioni sia di carattere generale, come il quantificare la dimensione e la densità del network, sia più orientate agli attori del network stesso. Quest’ultime, possono fornire informazioni rilevanti circa la natura e la dinamiche delle relazioni che si instaurano all’interno della rete. Possono consentire inoltre l’individuazione di quegli utenti che hanno un ruolo “strategico” all’intero del network, in quest’ottica si può verificare la presenza di utenti popolari, influenti, o in grado di fungere da “ponte” tra altri utenti o altri gruppi di utenti. ! 200! Difatti, nel modello sono incluse anche quelle metriche che consentono di effettuare delle valutazioni inerenti a eventuali sub-gruppi o cluster che si possono generare all’interno del network. Infine sono state prese in considerazione quelle metriche che permettono di individuare i contenuti come ad esempio URL, sitiweb, hashtag e keywords che più frequentemente vengono inclusi all’interno dei tweet presenti nella rete. Sulla base di queste considerazioni, si ritiene che il modello presentato in questo lavoro possa fornire un contributo per un nuovo approccio al marketing, che vede l’utilizzo dei social media come una risorsa e un’opportunità per ottenere una serie di valutazioni utilizzabili per scopi di ricerca. In particolare, ci si rivolge al marketing presentando una serie di implicazioni manageriali, si fa riferimento alla possibilità di individuare utenti chiave come ad esempio influenzatori del mercato o opinion leader con cui il brand può relazionarsi ai fini di veicolare campagne di comunicazione o campagne di marketing virale. Mediante il processo di clustering, è poi possibile procedere ad una segmentazione dell’audience online oggetto di indagine e individuare le relative connessioni, ove presenti, tra questi gruppi. Le metriche relative alle connessioni, consentono di investigare la natura e la frequenza dei legami che esistono tra gli attori che gravitano intorno al brand e tra il brand e il resto del network. Infine, l’analisi relativa ai contenuti pubblicati, può rappresentare per il marketing un prima fase per pianificare una strategia basata sui social media. ! 201! Su questa linea, è già possibile intravedere prospettive ulteriori di ricerca: la continua e crescente diffusione degli strumenti social, unita al progresso tecnologico delle piattaforme di network analysis, consentiranno una sempre più facile adozione di questa metodologia che potrà essere impiegata in molteplici contesti. Gli sviluppatori dei software stanno infatti lavorando per rendere tali tecnologie sempre più user friendly. Quella che oggi è un’attività riservata a figure altamente specializzate, potrà in futuro essere alla portata di una più ampia base di utenti. Questo lavoro vuole essere un primo approccio alla metodologia, l’analisi applicata ad altri social media, unita allo studio di nuove metriche, potrà consentire un ampliamento del modello proposto e l’individuazione di nuove implicazioni manageriali. ! 202! BIBLIOGRAFIA Aacker D.A., Day G.S. (1986), Marketing research, John Wiley & Sons, New York. Achrol, R.S., (1997). Changes in theory of interorganizational relations in marketing: Toward a network paradigm. Journal of the Academy of Marketing Science 25. Ahrens, D., (2012). Boost Your Content Ecosystem With Video. Forrester Research, Inc Anderson, C. (2004), The Long Tail, WIRED Magazine Arthur L., (2012) Be a Big Data Marketing Hero, Teradata.com Ashley, Christy, Noble, Stephanie M., Donthu, Naveen, Lemon, Katherine N., (2011). Why customers won’t relate. 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