LE PROVE
DELL’EVOLUZIONE
3. L’anatomia comparata
strutture
omologhe
Le ossa degli arti anteriori
di questi vertebrati sono
contraddistinte da più
colori per evidenziare le
somiglianze fondamentali
che si osservano nella
struttura e
nell’organizzazione in
rapporto all’arto di un
Omologia:
somiglianza
strutturale ma non
sempre
funzionale
riscontrabile in
organismi di
specie diverse
che si ritiene
abbiano un
antenato comune
LE PROVE
DELL’EVOLUZIONE
3. L’anatomia comparata
STRUTTURE OMOLOGHE:
costituiscono una prova dell’EVOLUZIONE
Considerato che negli arti anteriori di questi organismi
esistono gli stessi elementi scheletrici anche se le funzioni
sono assai diverse
Se queste strutture si fossero sviluppate indipendentemente, data la
loro funzione, sarebbero state progettate in modo diverso
INVECE
La loro somiglianza strutturale è collegabile alla discendenza da un
antenato comune
LE PROVE
DELL’EVOLUZIONE
4. L’embriologia comparata
EMBRIOLOGIA
COMPARATA
È la disciplina che mette a confronto le strutture corporee che
compaiono durante lo sviluppo embrionale di organismi di
specie diverse
Le specie imparentate presentano
stadi simili nel corso dello sviluppo
embrionale
LE PROVE
DELL’EVOLUZIONE
4. L’embriologia comparata
In TUTTI gli embrioni di vertebrati esiste uno stadio in cui ai
lati della gola sono presenti strutture chiamate
tasche branchiali
DA DARWIN
ALLA
SINTESI MODERNA
TEORIA SINTETICA
DELL’EVOLUZIONE
La combinazione della teoria di Darwin con i
principi della genetica e con le numerose
scoperte della biologia molecolare è detta sintesi
neodarwiniana o teoria sintetica dell'evoluzione
(Evolutionary Synthesis).
Il termine Evolutionary Synthesis fu coniato nel
1942 da Julian Huxley ed il termine "sintesi"
allude all'aggiornamento della teoria darwiniana
con l'apporto del pensiero di scienziati di
differente formazione, come il paleontologo
G.G.Simpson, gli zoologi T.Dobzhansky e
E.Mayr.
TEORIA SINTETICA DELL’EVOLUZIONE
Tutti i cambiamenti osservabili a livello
macroscopico sono riconducibili a piccole
innovazioni nel corredo genetico (mutazioni)
sotto la pressione costante e direttiva della
selezione naturale.
Qualsiasi fenomeno evolutivo doveva essere il
frutto di lente modificazioni del corredo
genetico, indotte e fissate dalla selezione
naturale (gradualismo filetico)
Le discontinuità (mancanza Degli anelli di
congiunzione) furono interpretate come un
“caso speciale” dello stesso processo
continuo, e si imputava la loro esistenza
principalmente al mancato ritrovamento di
fossili oppure, in seconda misura, ad
“accidenti” (esempio separazioni geografiche)
che dividevano le popolazioni. Si verificava,
così, che le mutazioni ambientali indirizzavano
gli individui verso vie evolutive divergenti, da
cui la nascita di nuove specie.
INTEGRAZIONI SUCCESSIVE ALLA
TEORIA DI DARWIN
• Le differenze che sussistono tra gli individui (Darwin
non poteva spiegare la causa della variabilità tra gli
individui né dimostrare come si trasmettessero i caratteri
alla progenie) sono attribuite al genoma e alle sue
mutazioni casuali.
• Grazie alle leggi di Mendel (1865) viene introdotto un
modo nuovo di studiare la trasmissione dei caratteri:
si arriva a distinguere quali mutazioni si ereditano e
quali no, introducendo il concetto di:
Linea somatica
Linea germinale
EVOLUZIONE
MICRO
EVOLUZIONE
ACCUMULO DI
MUTAZIONI A
LIVELLO DEL DNA
MACRO
EVOLUZIONE
PROCESSI
EVOLUTIVI AVVENUTI
SU GRANDE SCALA
IN TEMPI GEOLOGICI
LE PROVE
DELL’EVOLUZIONE
Specie strettamente
correlate hanno in
comune una
percentuale di DNA e
proteine maggiore
rispetto a specie non
imparentate
5. La biologia molecolare
Aspetti fondamentali della teoria sintetica
dell’evoluzione
• Tutti gli organismi discendono sicuramente da un unico
capostipite
• La variabilità individuale è frutto delle mutazioni che,
attraverso ricombinazioni alleliche, interazioni geniche e
crossing-over, arricchiscono il campionario dei diversi
aspetti che ogni carattere può assumere.
• L’evoluzione è un fenomeno di popolazione e non opera
su un genotipo ma sull’intero patrimonio genetico (Pool
genico)
• La selezione naturale preserva le mutazioni vantaggiose,
i cui portatori aumenteranno di frequenza da una
generazione all’altra, ed elimina più o meno rapidamente
quelle svantaggiose.
• Si impone il “riduzionismo genetico”(ogni proprietà
esterna è spiegata con mutazioni del DNA)