Ottica Newtonteoria corpuscolare con cui spiega leggi di riflessione e rifrazione (con ipotesi errata). Respinse la teoria ondulatoria anche se spiegava passaggio luce attraverso lamine sottili perché vedeva luce propagarsi in linea retta. Huygens e Hooke teoria ondulatoria spiega riflessione e rifrazione, introduce interferenza e diffrazione A. Romero Restauro - Ottica 1 Ottica Fresnel (1788-1827)esperimenti su interfenza e diffrazione . Luce è rettilinea dato la bassa λ (lunghezza d’onda) della luce visibile Focault misura vluce in acqua < vluce in aria Velocità luce in ariac legata a costanti di teoria em di Maxwell Descrizione completa necessita di relatività e di meccanica quantistica. Luce è anche particella fotone (γ) c indipendente da sistema di riferimento, massima velocità di un segnale. Molte misure da Roemer 1676 a Michelson etc 1 ε0µ0 c= A. Romero Restauro - Ottica 2 Ottica onde di qualsiasi tipo che incidono su ostacolo piano generano onde che si allontanano dall’ostacolo Riflessione Esempio in superficie di separazione tra aria e vetro, aria e acqua Parte di energia viene riflessa e parte trasmessa Legge di Snellius n 1senθ1 = n 2senθ 2 n1/v1=n2/v2 A. Romero Restauro - Ottica 3 Riflessione e Rifrazione Un raggio di luce che si propaga in aria entra in acqua con un dato angolo di incidenza θ1 = angolo di incidenza θ2 = angolo di rifrazione θ1’= angolo di riflessione θ1' θ1 n1 n2 θ2 • l’indice di rifrazione dell'acqua è n2=1.33 • l’indice di rifrazione per l’aria è n1=1 • l’indice di rifrazione n=c/v •c velocità luce in aria •v velocità luce nel mezzo Passando da un mezzo meno rifrangente a uno più rifrangente (cioè con indice di rifrazione più alto), il raggio si avvicina alla normale. A. Romero Restauro - Ottica 4 Rifrazione totale La riflessione totale della luce proveniente da una sorgente puntiforme S avviene per tutti gli angoli di incidenza maggiori dell’angolo limite θL. In tal caso non c’è luce rifratta. Se invece il raggio incide con angolo pari all’angolo critico, il raggio rifratto segue la superficie di separazione tra i due mezzi. θL mezzo A. Romero Restauro - Ottica 5 Rifrazione totale La riflessione totale si può verificare solo passando da un mezzo più rifrangente ad uno meno rifrangente (cioè con indice di rifrazione più basso). Qualsiasi mezzo ha indice di rifrazione > di quello dell’aria (= 1), per cui consideriamo il caso del raggio che tenta di passare dal mezzo all’aria e non viceversa. Se l’angolo di incidenza è uguale all’angolo limite, allora l’angolo di rifrazione è pari a 90°: n 1senθ L = n 2sen90° Noto il valore di θL si ricava il valore dell'indice di rifrazione del mezzo. A. Romero Restauro - Ottica 6 Rifrazione Passando da un mezzo meno rifrangente (ad esempio aria) a uno più rifrangente (ad esempio l’acqua), il raggio si avvicina alla normale, cioè l’angolo del raggio rifratto è minore. E per questa ragione, ad esempio, che un cucchiaio o una matita immersi in un bicchiere d’acqua sembrano piegati. A. Romero Restauro - Ottica 7 Prismi a) b) a) La luce che entra attraverso una delle facce minori di un prisma di vetro 45°-90°-45° è riflessa totalmente nel prisma ed emerge attraverso l’altra faccia minore a 90° rispetto alla direzione del raggio incidente. b) La luce che entra attraverso la faccia maggiore del prisma viene riflessa totalmente due volte ed emerge in direzione opposta a quella della luce incidente. A. Romero Restauro - Ottica 8 Fibre ottiche Una guida di luce: la luce all’interno della guida incide sempre sotto un angolo maggiore dell’angolo limite e quindi non esce per rifrazione dalla guida A. Romero Un fascio di fibre di vetro. La luce proveniente dall’oggetto è trasportata dalle fibre e forma un’immagine dell’oggetto all’altra estremità. Restauro - Ottica 9 Conservazione e restauro Argomenti di fisica: ottica geometrica Studio della composizione degli strati in un affresco Immagini ottenute per mezzo del microscopio ottico. Filmato dell’ dell’endoscopia sul braccio destro della statua di Germanico Immagini ottenute per mezzo di fibre ottiche A. Romero Restauro - Ottica 10 Tabella indice di rifrazione A. Romero Restauro - Ottica 11 Riflessione e Rifrazione Urto contro superfici piane di dimensioni >> λ: Riflessione Rifrazione A. Romero Restauro - Ottica 12 Dispersione della luce L’indice di rifrazione dipende dalla lunghezza d’onda della luce incidente, quindi anche l’angolo di rifrazione dipende dalla lunghezza d’onda della luce incidente n 1sinϑ1 = n 2sinθ 2 Esempio: monocromatore A. Romero Restauro - Ottica 13 OTTICA GEOMETRICA Costruzione di immagini di determinati oggetti effettuata con strumenti ottici in cui la luce emessa dagli oggetti subisce riflessione e rifrazione Definizioni importanti per l’ottica geometrica Oggetto: corpo esteso o puntiforme che emette luce direttamente o diffonde luce emessa da un altro corpo. Immagine: figura puntiforme o estesa in cui convergono i raggi luminosi provenienti da oggetto che vengono seguiti attraverso gli strumenti ottici (lenti o specchi) Punti coniugati: coppia composta dal punto oggetto e dal relativo punto immagine Immagine reale: figura nei punti della quale si incontrano fisicamente i raggi luminosi Immagine virtuale: immagine per i punti della quale passano i prolungamenti dei raggi ma non i raggi stessi Specchi: superfici sulle quali avviene la sola riflessione Diottri: superfici su cui avviene la trasmissione della luce da un mezzo all’altro per rifrazione ( importanti per lenti) A. Romero Restauro - Ottica 14 Specchi piani Basandosi sulla legge della riflessione si possono ricostruire le immagini da specchi piani Dopo la riflessione, i raggi divergono P(oggetto) esattamente come se provenissero da un punto P’ posto dietro il piano dello specchio stesso Il punto P’ è detto immagine del punto P Quando i raggi entrano nell’occhio, non possono essere distinti dai raggi provenienti da un punto oggetto P’, senza specchio. In questo caso si parla di “immagine virtuale” perché la luce non proviene realmente dall’immagine ma sembra solo provenire da essa. A. Romero Restauro - Ottica 15 Specchi piani L’immagine virtuale data da uno specchio piano ha la caratteristica di essere un’immagine ribaltata: la destra è scambiata con la sinistra Questa caratteristica è evidente se si osserva la figura sotto: L’immagine di una mano destra in uno specchio piano è una mano sinistra! specchio immagine oggetto Oggetto: terna cartesiana destrorsa Immagine: Immagine terna cartesiana sinistrorsa Un osservatore, che si pone con le spalle allo specchio ed osserva l’oggetto, vede l’asse z puntare verso l’alto, l’asse x verso di sé l’asse y da sinistra a destra. Quando si gira e guarda l’immagine, l’asse x’ è ancora rivolto verso di lui e l’asse z’ verso l’alto, ma l’asse y’ va da destra a sinistra A. Romero Restauro - Ottica 16 Specchi sferici concavi θi θi Basandosi sulla legge della riflessione può essere ricavata l’equazione dello specchio sferico concavo • P: punto oggetto • Q: immagine di P • O: centro di curvatura dello specchio • p: PV (distanza dell’oggetto) • q: QV (distanza dell’immagine) • R=OV Supponendo gli angoli molto piccoli θ + θ' = 2α ⇒ HV~h h = PVtgθ ≈ PVθ = pθ h = QVtgθ' ≈ QVθ' = qθ' A. Romero h p h θ' = q α= h R Restauro - Ottica ⇒ h h h + =2 p q R ⇒ h = OVtgα ≈ OVα = Rα ⇒ ⇒ ⇒ θ= ⇒ ⇒ In base alla proprietà secondo cui un angolo esterno di un triangolo è uguale alla somma dei due angoli interni non adiacenti θ + θi = α α + θi = θ' 1 1 2 + = p q R 17 Specchi sferici concavi A partire dall’equazione dello specchio sferico concavo, è possibile studiare dove si forma l’immagine al variare della posizione dell’oggetto Se p = +∞ (cioè i raggi incidenti sono paralleli all’asse dello specchio) ⇒ dalla: 1 1 2 + = p q R 1 1 2 1 2 + = ⇒ 0 + = risulta ∞ q R q R R q= =f 2 Se i raggi incidenti sono paralleli all’asse dello specchio, i raggi riflessi si incontrano in un punto F posto a distanza R/2 dal vertice, a metà strada tra O e V. Tale punto si chiama fuoco dello specchio concavo. La distanza f =FV è detta distanza focale Con la definizione di distanza focale, è possibile riscrivere l’equazione dello specchio sferico: A. Romero 1 1 1 + = p q f Restauro - Ottica 18 Specchi sferici: convenzioni R V p>0 q>0 p<0 q<0 O Convenzioni sui segni sulla posizione dell’oggetto e dell’immagine p:posizione oggetto q:posizione immagine Imm. virtuale Imm. reale R<0 R>0 V O Convenzioni sui segni del raggio di curvatura di superfici sferiche convesso concavo Convenzioni sui segni delle distanze dall’asse focale A. Romero V O y>0 Asse focale Restauro - Ottica y<0 V y’<0 y’>0 19 Specchi sferici La costruzione delle immagini Nella costruzione delle immagini si usano tre raggi principali che sono i seguenti: Il raggio parallelo all’asse: si riflette passando per il fuoco Asse focale C F Il raggio passante per il fuoco: si riflette parallelamente all’asse Il raggio passante per il centro di curvatura: incide perpendicolarmente allo specchio e quindi si riflette nella direzione di incidenza A. Romero Restauro - Ottica 20 Specchio sferico: Ingradimento trasversale dato uno specchio sferico concavo, se l’oggetto dista dal vertice V più della distanza focale f, l’immagine che viene a crearsi è reale (q>0), capovolta e rimpicciolita Asse focale C F C F La dimensione dell’immagine è diversa da quella dell’oggetto. Il rapporto tra la lunghezza y’del segmento QQ’ e la lunghezza y del segmento PP’è definito ingrandimento trasversale. I = y' y I triangoli azzurro e giallo sono simili ⇒ I = y' = − q y A. Romero Restauro - Ottica p 21 Specchio sferico concavo dato uno specchio sferico concavo, se l’oggetto è posizionato tra il fuoco ed il vertice l’immagine è virtuale (q<0), dritta e ingrandita y' I= y Asse focale C A. Romero F Restauro - Ottica 22 Esercizio Un oggetto si trova a 12 cm da uno specchio concavo con raggio di curvatura di 6 cm. Si trovi la distanza focale dello specchio e la distanza dell’immagine. f= Distanza focale: Dalla formula degli specchi sferici in termini di distanza focale 1 1 1 + = 12 q 3 A. Romero 1 1 R = (6) = 3 2 2 1 1 1 + = p q f 1 1 1 3 = − = q 3 12 12 Restauro - Ottica q = 4 cm 23 Specchi sferici convessi Lo specchio sferico convesso ha il centro di curvatura a destra del vertice e quindi il raggio R positivo. Procedendo con le stesse approssimazioni già viste si ottiene: 1 1 2 + = p q R Quando i raggi incidenti sono paralleli all’asse dello specchio, p = +∞, i prolungamenti dei raggi riflessi passano tutti in un punto F posto a distanza R/2 dal vertice, detto fuoco dello specchio convesso. La distanza f =FV è detta distanza focale f = 1 1 1 + = p q f A. Romero Restauro - Ottica 24 R 2 Specchi sferici convessi Caratteristica tipica dello specchio sferico convesso è che per qualsiasi valore della distanza oggetto p, la distanza immagine q è sempre negativa (q<0). Quindi l’immagine si forma sempre dietro lo specchio, specchio è sempre un’immagine virtuale: per essa passano sempre i prolungamenti dei raggi riflessi e non i raggi stessi A. Romero Restauro - Ottica 25 Esercizio Un oggetto alto 2 cm si trova a 10 cm da uno specchio convesso che ha un raggio di curvatura di 10 cm. Si localizzi l’immagine e se ne trovi l’altezza f= Distanza focale: 1 1 R = (− 10) = −5 2 2 Perché è convesso Per trovare la distanza q dell’immagine si utilizza l’equazione: 1 1 1 + =− 10 q 5 1 1 1 3 =− − =− q 5 10 10 1 1 1 + = p q f q = -3,33 cm L’immagine è virtuale, dietro lo specchio Ingrandimento trasversale I = y' q − 3,33 =− =− = 0,333 y p 10 ⇒ Dimensioni oggetto A. Romero y' = 0,333 y y' = 0,333 ⋅ y = 0,33 ⋅ 2 = 0,66 Restauro - Ottica ⇒ y' = 0,66 26 Esercizi Uno specchio sferico concavo ha un raggio di curvatura R=20cm. Ad una distanza di 25 cm si trova un oggetto; trovare la posizione dell’immagine e il valore dell’ingrandimento trasversale. Distanza focale: f= 1 1 R = (+ 20) = 10 2 2 Perché è concavo Per trovare la distanza q dell’immagine si utilizza l’equazione: 1 1 1 + = 25 q 10 1 1 1 3 − = = q 10 25 50 Ingrandimento trasversale I = 1 1 1 + = p q f q = +16,67 cm L’immagine è reale, davanti allo specchio y' q 16,67 =− =− = −0,67 y p 25 I = −0,67 A. Romero Restauro - Ottica 27 Esercizio Uno specchio sferico concavo ha un raggio di curvatura R=20cm. Ad una distanza di 5 cm si trova un oggetto; trovare la posizione dell’immagine e il valore dell’ingrandimento trasversale. Distanza focale: f= 1 1 R = (+ 20) = 10 2 2 Perché è concavo Per trovare la distanza q dell’immagine si utilizza l’equazione: 1 1 1 + = 5 q 10 1 1 1 1 − =− = q 10 5 10 1 1 1 + = p q f q = -10cm L’immagine è virtuale, dietro lo specchio Ingrandimento trasversale I= y' q − 10 =− =− = +2 y p 5 I=2 A. Romero Restauro - Ottica 28 Esercizio Uno specchio sferico convesso ha un raggio di curvatura R=20cm. Ad una distanza di 5 cm si trova un oggetto; trovare la posizione dell’immagine e il valore dell’ingrandimento trasversale. Distanza focale: f= 1 1 R = (− 20) = −10 2 2 Perché è convesso Per trovare la distanza q dell’immagine si utilizza l’equazione: 1 1 1 + =− 5 q 10 1 1 1 3 =− − =− q 10 5 10 1 1 1 + = p q f q = -3,33 cm L’immagine è virtuale, dietro allo specchio Ingrandimento trasversale I = y' q − 3,33 =− =− = 0,67 y p 5 I = 0,67 A. Romero Restauro - Ottica 29 Diottri Diottri: Superfici che separano un mezzo con indice di rifrazione n , posto a sinistra 1 della superficie da un mezzo con indice di rifrazione n2, tali che n1>n2 Seguendo un procedimento analogo a quello già visto ed utilizzando le leggi della rifrazione si può ottenere l’equazione del diottro sferico: n1 n2 n2 − n1 + = s s' r A. Romero n1 n 2 n 2 − n1 + = p q r Restauro - Ottica 30 Diottri n1 n2 n2 − n1 + = s s' r La convenzione per i segni di s, s’ e r è la seguente: A. Romero Restauro - Ottica 31 Diottri Ingrandimento Si può dimostrare che l’ingrandimento lineare trasversale di un’immagine formata per rifrazione in corrispondenza di una singola superficie sferica vale: G= y' n ⋅ s' =− 1 y n2 ⋅ s Se G è negativa, l’immagine risulta capovolta y s y' tan θ 2 = s' tan θ1 = Infatti: Snellius Per angoli Piccoli sin θ ≅ tan θ n1 tan θ1 = n2 tan θ 2 n1 ⋅ y y' = n2 ⋅ − s s' n1 sin θ1 = n2 sin θ 2 A. Romero Restauro - Ottica 32 Diottri Esempio: un pesce si trova in un recipiente sferico di vetro pieno d’acqua, avente indice di rifrazione 1,33; il raggio del recipiente è 15 cm. Il pesce guarda attraverso il recipiente e vede un gatto accucciato sul tavolo col naso a 10 cm dal recipiente. Dov’è l’immagine del naso del gatto, e qual è il suo ingrandimento (l’indice di rifrazione dell’aria vale n = 1)? n1 n2 n2 − n1 + = s s' r n1 = 1 s = 10 cm 1 1,33 1,33 − 1 + = 10 s' 15 1,33 0,1 + = 0,022 s' s' = n2 = 1,33 r = 15 cm 1,33 = −17,1 cm 0,022 − 0,1 Dalla tabellina delle convenzioni il segno meno indica un’immagine virtuale (immagine davanti alla superficie) G=− n1 ⋅ s ' 1⋅ (− 17,1) =− = 1,29 n2 ⋅ s 1,33 ⋅10 A. Romero Il gatto sembra quindi più grande e più distante; inoltre, essendo G positivo, l’immagine è dritta (non capovolta) Restauro - Ottica 33 Diottri Si può usare la legge dei diottri per calcolare la profondità apparente di un oggetto sott’acqua se lo si guarda direttamente dal di sopra. In questo caso la superficie è piana, il raggio di curvatura è infinito e si ottiene quindi una versione semplificata della legge: n2 s' = − ⋅ s n1 n1 n2 + =0 s s' n1 ⋅ s' G=− =1 n2 ⋅ s In quanto n1 n =− 2 s s' n1 ⋅ s ' = −1 s ⋅ n2 Esempio: Si calcoli la profondità apparente di un mosaico che si trova 1 m sotto la superficie dell’acqua, che ha l’indice di rifrazione di n = 1,33. n1 = 1 s' = − n2 1 ⋅s = − ⋅1 = 0,75 m n1 1,33 A. Romero n2 = 1,33 s=1m Quindi il mosaico appare meno profondo di quanto in realtà è. Restauro - Ottica 34 Lenti sottili Due superfici diottriche aventi lo stesso asse individuano 3 regioni distinte: la luce proviene da sinistra, nel primo mezzo avente indice di rifrazione n1, attraversa il mezzo con indice n2, e infine, dopo la trasmissione nel secondo diottro, si propaga nel mezzo con indice di rifrazione n3 (in figura, R1 e R2 sono i raggi di curvatura delle due superfici) A. Romero Restauro - Ottica 35 Lenti sottili Si consideri una lente molto sottile con indice di rifrazione n2=n, immersa in aria n1=n3=1 O Applicando le leggi di rifrazione separatamente alle due superfici della lente può essere ricavata l’equazione che collega la distanza dell’immagine (OP=s) alla distanza oggetto (OP’=s’), all’indice di rifrazione (n) al raggio di curvatura delle superfici della lente (r1 e r2) 1 1 1 1 + = (n − 1) ⋅ − s s' r1 r2 A. Romero Restauro - Ottica 36 Lenti sottili Come per gli specchi, la distanza focale è il punto in cui convergono i raggi che provengono dall’infinito (distanza dell’oggetto, s, molto elevata). Nel caso della lente sottile si ricava ponendo nell’equazione precedente, s = ∞. In tal caso i raggi convergono nel fuoco, ovvero s’= f, che quindi risulta avere il valore: Caso della lente biconvessa 1 1 1 = (n − 1) ⋅ − f r1 r2 s’ = f = distanza focale Formula dei fabbricanti di lenti: infatti, fornisce la distanza focale in funzione delle sue proprietà (raggi di curvatura ed indice di rifrazione) Nota la distanza focale (caso più frequente) caratteristica di una lente, la legge delle lenti sottili diventa: 1 1 1 + = s s' f A. Romero Formula delle lenti sottili Restauro - Ottica 37 Lenti sottili 1 1 1 + = s s' f Tale legge è uguale a quella degli specchi eccetto per le convenzioni sui segni. s’ è positiva se l’immagine è dal lato di trasmissione della lente, cioè dal lato opposto a quello d’incidenza della luce. Le lenti biconvesse sono convergenti, mentre lenti biconcave sono divergenti. Lente biconvessa (convergente). I raggi provenienti dall’infinito convergono nel fuoco. Nella fotografia si possono anche vedere i raggi riflessi da ciascuna superficie della lente. A. Romero Lente biconcava (divergente). I raggi provenienti dall’infinito divergono come se provenissero dal fuoco. Nella fotografia si possono anche vedere i raggi riflessi da ciascuna superficie della lente. Restauro - Ottica 38 Lenti sottili (simmetriche) La costruzione oggetto-immagine ed il relativo ingrandimento lineare trasversale G sono i seguenti (considerando un oggetto alto y’): Il fascio parallelo all’asse ottico (dall’infinito) converge nel fuoco e viceversa (A) Il fascio che passa nel centro della lente continua senza cambiare direzione (B) s’ (A) y θ (B) θ’ F F’ y’ (A) s Ingrandimento θ = θ' tanθ = y y' =− s s' G= G= y' y y' s' =− y s G < 0 indica che l’immagine è capovolta A. Romero Restauro - Ottica 39 Lenti sottili Esempio: una candela è posto ad una distanza di 15 cm da una lente biconvessa simmetrica caratterizzata da una distanza focale di 10 cm. A quale distanza si forma l’immagine? E’ dritta o capovolta? Qual è l’ingrandimento nel punto immagine? f = 10 cm f = 10 cm s = 15 cm f = 10 cm y1 y2 s = 15 cm 1 1 1 + = s s' f 1 1 1 + = 15 s ' 10 s’ = distanza immagine 1 1 1 = − = 0,033 s ' 10 15 s’ = 30 cm Il segno positivo indica che l’immagine viene prodotta dall’altro lato della lente (immagine reale) G=− A. Romero s' 40 =− = −1,33 s 30 Il segno meno indica che l’immagine è capovolta Restauro - Ottica 40 Lenti sottili Esempio: un oggetto alto 1,2 cm è posto a 6 cm da una lente biconvessa simmetrica caratterizzata da una distanza focale di 12 cm. A quale distanza si forma l’immagine? E’ dritta o capovolta? Qual è l’ingrandimento nel punto immagine e quindi l’altezza dell’oggetto nel punto immagine? s = 6 cm 1 1 1 + = s s' f 1 1 1 + = 6 s ' 12 1 1 1 = − = −0,083 s ' 12 6 f = 12 cm s’ = -12 cm Il segno negativo indica che l’immagine viene prodotta dallo stesso lato dell’oggetto (immagine virtuale, ovvero guardando attraverso la lente dal lato opposto a quello dell’oggetto lo si vede come se fosse a 12 cm di distanza dalla lente). G=− A. Romero s' − 12 =− =2 s 6 Il segno positivo indica che l’immagine è diritta ed alta 2,4 cm. Restauro - Ottica 41 Lenti sottili In modo analogo, nel caso di lenti biconcave simmetriche (che sono divergenti) la costruzione oggetto-immagine può essere fatta nel seguente modo. Il fascio parallelo all’asse ottico diverge in modo che la prosecuzione (tratteggiata in figura) dal lato da cui proviene il fascio, vada a convergere nel fuoco F’ Il fascio che passa nel centro della lente continua senza cambiare direzione il loro punto di incontro è l’immagine. A. Romero Restauro - Ottica 42 Strumenti ottici Occhio Lente d’ingrandimento Macchina fotografica Microscopio In questo contesto prenderemo in considerazione tali strumenti ottici solo sotto l’aspetto delle lenti sottili che li caratterizzano. A. Romero Restauro - Ottica 43 s’ = 2,5 cm Occhio Nell’occhio è presente una lente sottile, il cristallino che ha il compito di focalizzare l’immagine sulla retina (strato di cellule nervose che riveste la superficie posteriore del bulbo oculare) che è posta a circa 2,5 cm di distanza. Il muscolo ciliare è in grado di modificare la forma del cristallino (cambiandone i raggi di curvatura) in modo da modificare la distanza focale (si ricordi la formula dei fabbricanti di lenti). In condizioni di riposo, ovvero quando sulla retina viene focalizzata l’immagine che giunge dall’infinito, il cristallino ha una distanza focale di 2,5 cm. Se si porta l’oggetto più vicino all’occhio il muscolo ciliare modifica la forma del cristallino in modo da cambiarne la distanza focale (… praticamente applica la formula dei fabbricanti di lenti senza neppure saperlo …). Il punto più vicino di cui il cristallino riesce a formare un’immagine nitida sulla retina è detto punto prossimo. Tale valore varia con l’età, passando da circa 7 cm all’età di 10 anni fino anche a 2 m oltre i 60 anni (perdita di flessibilità del cristallino). mediamente si considera un valore di 25 cm (detta distanza della visione distinta). A. Romero Restauro - Ottica 44 Occhio Esempio: qual è la distanza focale del cristallino quando mette a fuoco un’immagine sulla retina di un oggetto posto a 25 cm? E se l’oggetto si trovasse a 7 cm? s = 25 cm 1 1 1 + = s s' f s’ = 2,5 cm 1 1 1 + = 25 2,5 f f = 2,27 cm 1 1 1 + = 7 2,5 f f = 1,84 cm In ottica si indica con potere diottrico (P) l’inverso della distanza focale di una lente misurata in metri, per cui nel caso del cristallino per i casi dell’esercizio, si ha (D = Diottrie): P= Distanza: ∞ Distanza: 25 cm Distanza: 7 cm f = 2,5 cm f = 2,27 cm f = 1,84 cm 1 1 = = 40 D f 0,025 A. Romero P= 1 1 = = 44 D f 0,0227 Restauro - Ottica P= 1 1 = = 54,3 D f 0,0184 45 Alcune dei difetti visivi più comuni. A. Romero Occhio Restauro - Ottica 46 Occhio Esempio: Supponiamo che il punto prossimo del vostro occhio sia a 75 cm. Quale dovrebbe essere il potere diottrico delle lenti correttive per portare il punto prossimo a 25 cm? La situazione è questa: voi vedete un oggetto ben a fuoco solo se lo allontanate a 75 cm dal vostro occhio. Per mezzo della lente correttiva volete che il punto in cui mettete bene a fuoco sia a 25 cm in modo da leggere comodamente senza dover allontanare il libro. Vi serve una lente per cui l’oggetto messo a 25 cm centimetri dal vostro occhio sia a fuoco. Ovvero una lente per cui la distanza oggetto dalla lente sia 25 cm e che formi un immagine virtuale a 75 cm di distanza. Il vostro occhio infatti mette a fuoco un oggetto a 75 cm di distanza, per cui bisogna fare in modo che la lente sia tale da creare, guardando attraverso di essa, un’immagine virtuale a quella distanza. Assegniamo allora i valori alle grandezze : L’oggetto, reale, si trova a 25 cm dalla lente appoggiata sul vostro occhio s = 25 cm L’immagine, virtuale, deve essere a 75 cm dalla lente. Essendo virtuale e dallo stesso lato, il segno è negativo. s’ = -75 cm A. Romero Restauro - Ottica 47 Occhio Non resta che fare i conti: s = 25 cm s’ = -75 cm 1 1 1 + = s s' f 1 1 1 + = 25 − 75 f P= A. Romero f = 37,5 cm 1 1 = = 2,67 D f 0,375 Restauro - Ottica 48 Macchina fotografica Una macchina fotografica è costituita da una lente convergente, chiamata obiettivo, un’apertura variabile detta diaframma e un otturatore che può venire aperto per un breve intervallo di tempo. Diversamente dall’occhio umano, che ha una lente di distanza focale variabile, la distanza focale della lente nella macchina fotografica è fissa. Di solito, la distanza focale di una lente normale in una macchina fotografica formato 35 mm è 50 mm (i 35 mm si riferiscono alla larghezza della pellicola). La messa a fuoco si ottiene variando la distanza tra la lente e la pellicola, ovvero avvicinando o allontanando l’obiettivo rispetto alla pellicola. Esempio: La distanza focale dell’obiettivo di una macchina fotografica è 50 mm. Di quanto bisogna spostare l’obiettivo per passare dalla formazione dell’immagine nitida di un oggetto molto distante a quella di un oggetto distante 2 m? s=∞ 1 1 1 + = ∞ s ' 50 A. Romero s=2m f = 50 mm s' = f = 5 cm 1 1 1 + = 2000 s ' 50 Restauro - Ottica f = 50 mm s' = f = 51,3 mm 49 Lente d’ingrandimento Si è visto che la grandezza apparente di un oggetto può essere aumentata usando una lente convergente, per poter avvicinare l’oggetto all’occhio, aumentando la grandezza dell’immagine sulla retina. Una tale lente convergente è detta lente d’ingrandimento o microscopio semplice. Supponiamo di avere un oggetto alto y nel punto prossimo dell’occhio che indichiamo con xpp. L’altezza dell’immagine sulla retina sarà proporzionale all’angolo θ, che considerato le dimensioni angolari in gioco è piccolo, per cui si può scrivere che: y = tan θ 0 ≅ θ 0 x pp A. Romero Restauro - Ottica 50 Lente d’ingrandimento Supponiamo ora di frapporre tra l’occhio e l’oggetto una lente con focale f (minore di xpp) in modo che l’oggetto sia ad una distanza dalla lente pari alla distanza focale della stessa. I raggi paralleli vengono fatti convergere sulla retina dall’occhio rilassato. Supponendo che la lente sia vicina all’occhio, l’angolo visuale dell’oggetto vale ora: θ≅ y f Il rapporto, che mi dà l’ingrandimento angolare vale: θ x pp G= = θ0 f A. Romero Restauro - Ottica 51 Lente d’ingrandimento Esempio: una persona con punto prossimo a 25 cm usa una lente di 40 D come lente d’ingrandimento, Che ingrandimento angolare ottiene? f = 1 1 = = 0,025 m = 2,5 cm P 40 D G= x pp f = 25 = 10 2,5 Un oggetto appare 10 volte più grande perché può essere posto alla distanza di 2,5 cm, invece che 25 cm, dall’occhio. A. Romero Restauro - Ottica 52 Microscopia Ottica Per quanto antica, la microscopia ottica trova ampi impieghi in quasi tutti i laboratori. Fotoni Fotoni Con alcuni accorgimenti è possibile raggiungere una risoluzione spaziale di circa 250 nm, anche se in tal modo la profondità di campo risulta essere molto bassa. Microscopia ottica A. Romero Restauro - Ottica 53 Microscopia Ottica La microscopia ottica è molto utilizzata nel campo del restauro e dell’analisi delle opere artistiche. Essa consente la visione ingrandita (fino a un massimo di circa 1000 volte) degli oggetti o di parte di essi, mantenendo una rappresentazione d’insieme che permette di evidenziare in maniera più chiara la conformazione sia della struttura sia del colore e dei contrasti. Mentre in un microscopio semplice (lente d’ingrandimento) si può arrivare solo fino a 10 ingrandimenti, in uno composto si arriva fino a 1000 ingrandimenti. In campo artistico e del restauro vengono solitamente usati ingrandimenti da 40 X (basso) a 500 X (alto). Nel caso di bassi ingrandimenti il campione non richiede particolari preparazioni. Tra i sistemi di illuminazione del campione più usati è da citare il metodo Kohle rappresentato in figura. Lo Russo S. e Schippa B., Le metodologie scientifiche per lo studio dei beni culturali, Pitagora Editrice Bologna, 2001 A. Romero Attualmente i microscopi ottici sono dotati di sistemi fotografici che consentono di raccogliere e catalogare le immagini; inoltre l’impiego di speciali macchine UV (ultravioletto) e all’IR IR fotografiche sensibili all’UV (infrarosso), (infrarosso) di cui parleremo tra poco, rende evidenti particolari invisibili ai nostri occhi. Restauro - Ottica 54 Confronto tra le diverse tecniche di microscopia Occhio umano Microscopia Ottica (TEM) Microscopia Elettronica (SEM) Microscopia a Forza Atomica (AFM) A. Romero Restauro - Ottica 55 Microscopio composto Il microscopio composto (solitamente impiegato) è formato, nella sua forma più semplice, dalla sequenza di due lenti sottili. L’ingrandimento totale per un microscopio composto è dato dal prodotto dell’ingrandimento trasversale dell’obiettivo e l’ingrandimento angolare dell’oculare: Consideriamo la prima lente (obiettivo). In tal caso si era visto che l’ingrandimento lineare trasversale valeva: Gob = y' s' =− y s Volendo esprimere tale ingrandimento in funzione della focale dell’obiettivo, fob, (che è quella di solito riportata sullo strumento) basta ricordare la legge delle lenti sottili: 1 1 1 + = s s ' f ob A. Romero 1 1 1 s '− f ob = − = s f ob s ' f ob ⋅ s' Restauro - Ottica s' s'−f ob l G = − = −s ' =− s f ob ⋅ s' f ob 56 Microscopio composto Per quanto riguarda la seconda lente (oculare), è montata nel microscopio in modo che la sua distanza focale foc coincida con la posizione in cui si forma l’immagine dall’obiettivo. In questo modo ci si trova nella stessa situazione che era stata incontrata nel caso della lente d’ingrandimento, per cui l’ingrandimento angolare vale: Goc = A. Romero x pp f oc Restauro - Ottica 57 Microscopio composto L’ingrandimento totale sarà quindi (il segno meno indica che l’immagine risulterà capovolta): l x pp G = Gob ⋅ Goc = − ⋅ f ob f oc Essendo l fisso e dipendente dalle dimensioni dello strumento e xpp legato all’operatore (circa 25 cm), l’ingrandimento del microscopio composto viene a dipendere solo dalla focale di obiettivo ed oculare. Torneremo nelle prossime lezioni sul microscopio, dopo aver studiato altri fenomeni di tipo ondulatorio che caratterizzano la luce e che influenzano/limitano le prestazioni di questi strumenti. A. Romero Restauro - Ottica 58 Esempi Particolare di un papiro egizio del sec. II d.C. Si nota la kollesis, zona di congiunzione di due fogli papiracei per formare il rotolo. Immagini in sezione di pigmenti e pitture A. Romero Restauro - Ottica 59 Esempi A. Romero Restauro - Ottica Secondo cronache del periodo, il ciclo decorativo dell’antico refettorio del convento di Roma di Trinità dei Monti fu dipinto da Padre Andrea Pozzo alla fine del XVII secolo; tuttavia gli esperti d’arte sono sempre stati divisi sull’attribuire l’intero ciclo a Pozzo. La teoria predominante è quella che vede Pozzo come responsabile del progetto iniziale e realizzatore della sola volta e delle rappresentazioni architettoniche, mentre le figure sui muri sarebbero state dipinte da artisti la cui identità non è certa. I recenti lavori di restauro hanno dato l’opportunità di effettuare nuove analisi sui dipinti per ottenere informazioni aggiuntive sugli stessi. 60 Esempi Tra le varie analisi effettuate sono stati anche osservati con il microscopio ottico dei piccoli campioni prelevati dagli affreschi (l’analisi chimica dei pigmenti è stata invece effettuata direttamente sugli affreschi per mezzo di un XRF in aria portatile di cui si parlerà l’anno prossimo). Fig. a. Campione da una zona di colore blu. Si osservano: (1) l’intonaco costituito da calce spenta e pozzolana rossa (2) un primo strato costituito da calce, gesso e colla (3) uno strato di materiali leganti, tra i quali è possibile distinguere il giallo d’ocra (O), un pigmento nero di origine animale (N) e biacca (B) (4) lo strato pittorico che utilizza una colla animale come legante (L) Fig. b. Campione da una zona di colore verde. Si osservano: (1) l’intonaco costituito da calce spenta e pozzolana rossa (2) un primo stato costituito da calce, gesso e colla (3) uno strato (grigio e sottile) di materiali leganti costituiti, tra le altre cose, da un pigmento nero di origine animale e biacca (4) uno strato pittorico verde che utilizza una colla animale come legante (costituente principale è la terra verde) (5) uno strato pittorico di un altro colore (più azzurro) che utilizza una colla animale come legante (costituente principale è la malachite con biacca) Sezioni al microscopio ottico (luce bianca riflessa a 220 x) di due campioni di affresco in corrispondenza di un pigmento blu (a) e verde (b) A. RomeroA. Romero Oltre a conoscere l’esatta composizione dei pigmenti pittorici, le analisi effettuate hanno confermato che le tecniche e i materiali usati per decorare il refettorio sono molto simili a quelli descritti da Pozzo nel suo trattato, in particolare riguardo la preparazione dei muri, le tecniche di trasferimento pittorico e il tipo di pigmenti utilizzati. Le similitudini sono tali da mostrare che Padre Pozzo fu sicuramente responsabile di tutto il progetto (se non anche l’esecutore materiale). Onde La propagazione per onde può essere considerata come il trasporto di energia e quantità di moto (q = mv) da un punto all’altro dello spazio. Nelle onde meccaniche (in una corda o onde sonore in aria) l’energia e la quantità di moto sono trasportate mediante una perturbazione del mezzo, che si propaga in virtù delle proprietà elastiche di quest’ultimo. Nell’acqua le onde vanno sù e giù, ma non vi è lo spostamento del mezzo nella direzione di propagazione. Infatti gli oggetti posti sull’acqua restano fermi. A. Romero Restauro - Ottica BACKHUYSEN, Ludolf Navi in pericolo a largo di una costa rocciosa. 1667 Olio su tela, 64,5 x 49 cm National Gallery of Art, Washington 62 Onde Quando si dà una piccola scossa a una corda tesa la forma della corda cambia nel tempo in modo regolare. La gobba che è prodotta dalla scossa a un’estremità e viaggia lungo la corda è chiamata onda impulsata o impulso. Si può dimostrare che un impulso trasporta energia e quantità di moto appendendo un peso a una corda tesa e dando una scossa a un’estremità della corda. Quando l’impulso arriva al peso, questo viene momentaneamente sollevato. L’energia e la quantità di moto introdotte dal movimento della mano sull’estremità della corda vengono trasmesse lungo la corda e ricevute dal peso. Tipler, Invito alla fisica, vol. 2, Zanichelli Tipler, Invito alla fisica, vol. 2, Zanichelli A. Romero Restauro - Ottica 63 Onde Se invece di scuotere solo una volta l’estremità di una corda. La muoviamo su e giù con moto armonico semplice lungo la corda si propaga un treno di onde sinusoidali. Un’onda di questo tipo è detta armonica. v= λ T = λν Tipler, Invito alla fisica, vol. 2, Zanichelli Ad esempio la nota di un flauto suonata senza sosta è un insieme di onde sonore armoniche (per le onde sonore il mezzo che “oscilla” è l’aria). Alcune grandezze importanti che rappresentano l’onda sono: λ = lunghezza d’onda (distanza tra i due massimi ovvero la distanza nello spazio entro il quale l’onda si ripete) v = velocità di propagazione A = ampiezza dell’onda (metà dell’altezza picco-picco) T = periodo dell’onda (tempo impiegato da un’onda a compiere un ciclo) ν = frequenza dell’onda (numero di cicli al secondo, è misurato in Hertz) A. Romero Restauro - Ottica 64 Onde Esempio: l’orecchio umano è capace di percepire suoni con frequenze nell’intervallo di circa 20 Hz e 20000 Hz. Essendo la velocità del suono nell’aria pari a circa 340 m/s si ottiene: 20 Hz 20000 Hz v 340 m/s λ= = = 17 m ν 20 Hz v 340 m/s λ= = = 1.7cm ν 20000 Hz Esempio: per sapere a che distanza è caduto un fulmine è sufficiente misurare il tempo intercorso tra il lampo e il tuono. Supponendo una velocità del suono in aria pari sempre a 340 m/s si ottiene: m distanza = v ⋅ t = 340 ⋅ 4 s = 1360m s A. Romero Restauro - Ottica 65 Fenomeni di natura ondulatoria: diffrazione Quando un’onda incontra un ostacolo (fenditura) delle dimensioni della sua lunghezza d’onda si verifica il fenomeno della diffrazione. Le onde uscenti dallo stretto ostacolo non sono confinate nello stretto angolo formato dai raggi uscenti dalla sorgente che possono attraversare l’apertura (come accadrebbe, invece, con delle particelle). Tipler, Invito alla fisica, vol. 2, Zanichelli A. Romero Restauro - Ottica 66 Le onde e la diffrazione E’ la propagazione in un mezzo con disomogeneita di dimensioni ≈λ Diffrazione da piccola fenditura: d << λ Dimensione apertura = d Propagazione non rettilinea: sembra una sorgente puntiforme A. Romero Restauro - Ottica 67 Diffrazione Differenza qualitativa rispetto alla propagazione di particelle: PARTICELLE: ANGOLO LIMITATO ONDE: ANGOLO AMPIO Base per l’interpretazione della diffrazione: principio di Huygens “Ciascun punto di un fronte d’onda può essere considerato come una sorgente puntiforme di onda secondaria” A. Romero Restauro - Ottica 68 Diffrazione Ogni punto di un fronte d’onda è una sorgente puntiforme. Nuovo fronte d’onda = inviluppo onde elementari FRONTE D’ONDA SFERICO Interpretazione di Huygens della diffrazione da piccola fenditura: A. Romero FRONTE D’ONDA PIANO Restauro - Ottica 69 Diffrazione Diffrazione da grande fenditura (d >> λ): Effetti diffrattivi solo ai bordi A. Romero Restauro - Ottica 70 Diffrazione Diffrazione intorno a un piccolo ostacolo (d << λ): Si ricostruisce il fronte d’onda piano Diffrazione intorno a un grande ostacolo (D >> λ): Cono d’ombra sfumato A. Romero Restauro - Ottica 71 Diffrazione della luce da singola fenditura La larghezza angolare del massimo centrale può naturalmente essere tradotta in termini di distanza sullo schermo. La distanza y dal centro del massimo centrale al primo minimo di diffrazione è legata all’angolo θmin e alla distanza L tra la fenditura e y lo schermo dalla seguente relazione: tan θmin = L Se l’angolo θ è molto piccolo: tan θ ≅ senθ Dunque: y = L tan θmin ≅ Lsenθmin ⇒ λ y=L a A. Romero Restauro - Ottica 72 Diffrazione della luce da singola fenditura Se una fenditura non può essere considerata puntiforme, ovvero se la larghezza della fenditura non è piccola, confronto alla lunghezza d’onda della luce incidente, l’intensità su uno schermo lontano non è indipendente dall’angolo ma diminuisce all’aumentare dell’angolo. sorgente θ fenditura schermo L’intensità è massima al centro (sinθ θ = 0) e diminuisce, dopo una serie di minimi secondari fino a 0 in corrispondenza di un angolo che dipende dalla larghezza a della fenditura e dalla lunghezza d’onda λ. L’intensità trasmessa dalla fenditura si annulla λ m=1,2,3… nei cosiddetti minimi di diffrazione per angoli θ, tali che: sen θ = m a A. Romero Restauro - Ottica 73 Diffrazione della luce da singola fenditura L’intensità trasmessa dalla fenditura si annulla nei cosiddetti minimi di diffrazione per angoli θ, tali che: λ m=1,2,3… senθmin = m a a ⋅ senθ min = mλ Questo risultato per la posizione angolare dei minimi, si può comprendere considerando ciascun punto del fronte d’onda che investe la fenditura come una sorgente luminosa puntiforme. a senθ θ è la differenza di cammino tra i raggi emessi dalle due sorgenti che si trovano alle due estremità della fenditura. Se a senθ θmin=mλ λ le onde provenienti dalle due estremità sono in accordo di fase. Si immagini di dividere la fenditura in due regioni. Se si considerano i raggi provenienti dalla prima sorgente e da quella centrale essi saranno sfasati di 180° e quindi si elideranno. Per lo stesso motivo si elideranno tutte le onde provenienti da sorgenti che distano tra loro a/2. Dunque all’angolo θmin avremmo un minimo di energia luminosa A. Romero Restauro - Ottica 74 Diffrazione della luce da singola fenditura Molto spesso ciò che interessa in una figura di diffrazione è la posizione in cui compare il primo minimo dell’intensità della luce, perché quasi tutta l’energia luminosa è contenuta nel massimo centrale. I primi zeri nell’intensità si hanno in corrispondenza di angoli θ tali che: sin θmin = λ a La distanza angolare tra i primi due minimi è chiamata larghezza angolare del massimo centrale di diffrazione ed è pari a 2 sin θmin = 2 λ Si può notare che la larghezza del massimo a dipende dalla larghezza della fenditura. Se a>>λ λ, allora il massimo è molto stretto e l’effetto della diffrazione è quasi trascurabile. Se a diminuisce e tende a λ, il massimo si allarga Se a=λ, il primo ed unico minimo si formerebbe a θ=90 e Se a <λ, l’intensità non si annulla mai, cioè tutto lo spazio al di là della fenditura è illuminato A. Romero Restauro - Ottica 75 Esercizio: diffrazione da una fenditura Un fascio laser di lunghezza d’onda di 700 nm passa attraverso una fenditura verticale larga 0,2mm e incide su uno schermo posto alla distanza di 6 m. Si trovi la larghezza orizzontale del massimo di diffrazione centrale posto sullo schermo, cioè la distanza tra il primo minimo a sinistra e il primo minimo a destra. Sol.: Il primo minimo si ha in una posizione sullo schermo pari a y = L Dove: • L=6m • a=0,2 mm • λ=700nm λ a 700 ⋅ 10 −9 m y = 6m = 2,1 ⋅ 10 − 2 m −3 0,2 ⋅ 10 m La larghezza ∆ del massimo centrale sarà pari al doppio di questa distanza. ∆ = 2y = 2 ⋅ 2,1 ⋅ 10 −2 m = 4,2 ⋅ 10 −2 m ∆ = 4,2cm La larghezza del massimo è di 4,2 cm A. Romero Restauro - Ottica 76 Fenomeni di natura ondulatoria: interferenza Onde costruttive Onde distruttive Tipler, Invito alla fisica, vol. 2, Zanichelli Halliday, Fisica di, Ed. Ambrosiana A. Romero Restauro - Ottica 77 La luce come un’onda. La natura ondulatoria della luce scoperta grazie all’interferenza Prova della natura ondulatoria: Interferenza da 2 fenditure (esperienza di Young 1801): Se la luce produce figure di interferenza allora è un’onda! A. Romero Restauro - Ottica 78 La prova della natura ondulatoria della luce: interferenza da due fenditure Se si illuminano due fenditure con un fascio di luce proveniente da una singola sorgente, le due fenditure si comportano come sorgenti coerenti di luce S1 e S2 (cioè in accordo di fase o con una differenza di fase costante) La luce emessa da S1 e S2 produce sullo schermo, posto ad una distanza (L>>d), una figura detta “figura di interferenza”. Le frange chiare corrispondono ai massimi di intensità di luce, (interferenza costruttiva), le frange scure ai minimi di intensità di luce (interferenza distruttiva) A. Romero Restauro - Ottica 79 La prova della natura ondulatoria della luce: interferenza da due fenditure Il tipo di interferenza (costruttiva o distruttiva) dipende dalla differenza di cammino percorso dai raggi provenienti dalle due sorgenti e incidenti nel punto P. Se L >>d ⇒ Raggi che incidono in P sono quasi paralleli Differenza di cammino Raggi quasi paralleli A. Romero ⇒ Differenza di cammino: ∆ x = d sin θ Restauro - Ottica 80 La prova della natura ondulatoria della luce: interferenza da due fenditure Banda Interferenza ⇒ Massima ⇒ intensità chiara costruttiva Se i cammini differiscono di un numero intero di lunghezze d’onda (cioè la differenza di fase è nulla): ∆ x = d sin θmax = mλ ⇒ d sinθmax = mλ Interferenza distruttiva ⇒ Minima intensità ⇒ Banda scura Se: ∆ x = d sin θmin = (m + ½)λ ⇒ d sinθmin= (m + ½)λ A. Romero Restauro - Ottica 81 La prova della natura ondulatoria della luce: interferenza da due fenditure L’andamento dell’intensità con l’angolo θ (nel disegno a lato), si può tradurre in differenti valori di intensità per diverse posizioni x sullo schermo. Nell’ipotesi L>>d, si può scrivere sin θ ≈ tan θ = x L Le posizioni dei massimi sullo schermo si avranno dunque in posizioni xmax tali che: senθmax = xm L ⇒ x max = Lsenθmax essendo sinθmax = mλ/d ⇒ x max = m λL d NOTA: dalla formula è evidente che se è nota la distanza tra le due fenditure d e la distanza dello schermo L, misurando la posizione del m-esimo massimo xmax, è possibile ricavare la lunghezza d’onda della luce incidente λ=m A. Romero Restauro - Ottica x max L d 82 Esercizio: interferenza da due fenditure Due fenditure sottili distanti 1,5 mm sono illuminate da luce con una lunghezza d’onda di 589 nm. Le frange di interferenza si osservano su uno schermo posto ad una distanza di 3 metri. Si trovi la distanza tra le frange nello schermo. Sol.: L’m-esimo massimo di intensità, cioè l’m-esima banda chiara si ha in una posizione xm sullo schermo: λL xmaxk = k Dove: • L=3m • d=1,5 mm • λ=589nm x max k d 589 ⋅ 10 −9 m ⋅ 3m =k = k ⋅ 1,18 ⋅ 10 − 3 m −3 1,5 ⋅ 10 m La distanza 2 frange sarà pari a questa distanza xmaxk diviso il numero delle frange k x max k k = λ L k ⋅ 1,18 = = 1,18mm d k Le frange distano di 1,18 mm A. Romero Restauro - Ottica 83 Reticolo di diffrazione Un reticolo di diffrazione è costituito da un gran numero N di fenditure o righe, egualmente distanziate. La distanza d tra i punti centrali di due fenditure contigue e' il passo del reticolo. Se un' onda piana incide sul reticolo si può studiare la distribuzione della intensità luminosa (figura di diffrazione) su uno schermo posto ad una grande distanza dal reticolo. In ciascuna delle fenditure la luce viene difratta, ed i fasci rifratti a loro volta interferiscono. Per prevedere l’andamento di questa intensità bisogna tener conto dei fenomeni già visti di: interferenza tra N sorgenti diffrazione della luce emessa da ciascuna sorgente A. Romero Restauro - Ottica 84 Reticolo di diffrazione: la figura di diffrazione I massimi di interferenza sono in corrispondenza degli angoli θ, dati da: d sin θ max = mλ A. Romero Restauro - Ottica 85 La natura della luce: onda o corpuscolo ? “Per il resto della mia vita voglio riflettere su cosa sia la luce.”, Albert Einstein, 1916 Comportamento ondulatorio: Sono stati osservati sia fenomeni di interferenza che di diffrazione Essendo un’onda è stato possibile misurare la lunghezza d’onda associata ad ogni sua componente. Le lunghezze d’onda della luce “visibile” vanno da circa 400 a 800 nm. 700 nm 800 nm Diffrazione di luce attraverso un foro 550 nm 600 nm 500 nm 450 nm 400 nm 1Å = 0.1 nm A. Romero Restauro - Ottica 86 Lo spettro elettromagnetico Nulla vieta che ci siano delle “luci” con lunghezza d’onda inferiore ai 300 nm o superiore a 800 nm. E’ stato dimostrato che al di sotto e al di sopra di tali valori sono presenti altre “radiazioni elettromagnetiche” a cui sono stati associati dei nomi. Noi “vediamo” solo questa parte dello spettro elettromagnetico perché la nostra stella emette il 50% della luce in questo intervallo di lunghezze d’onda. Se fossimo nati sul sistema di Spica, per esempio, probabilmente avremmo sviluppato la capacità di vedere l’UV e i raggi x. Sul sistema di Antares avremmo invece visto nell’infrarosso. A. Romero Restauro - Ottica 87 La natura della luce: onda o corpuscolo ? L’effetto fotoelettrico L’effetto fotoelettrico fu scoperto da Hertz nel 1887 e indagato a fondo da Lenard nel 1900. Quando un metallo viene colpito dalla luce si osserva, in certe condizioni, l’emissione di elettroni (trasferimento di energia dalla luce agli elettroni). Luce Elettroni Metallo. Il fenomeno inspiegabile era che l’energia degli elettroni emessi non dipendeva dall’intensità del fascio luminoso. Nel 1905, Albert Einstein dimostrò che questo risultato può essere spiegato se l’energia contenuta nella luce non è distribuita con continuità nello spazio (come ci si aspetterebbe da un’onda), ma è quantizzata in pacchetti chiamati FOTONI. (per questo Einstein conseguì il premio Nobel) A. Romero Restauro - Ottica 88 La natura della luce: onda o corpuscolo ? L’effetto fotoelettrico L’energia dei singoli fotoni risulta essere pari a: E = hν Dove: ν = frequenza dell’onda elettromagnetica h = costante di Planck = 4.136 10-15 eV s Un elettrone emesso dalla superficie di un metallo esposto alla luce riceve la sua energia da un singolo fotone. Se si aumenta l’intensità della luce (di una data frequenza o lunghezza d’onda), sulla superficie arrivano più fotoni nell’unità di tempo, ma l’energia assorbita da ciascun elettrone non cambia. L’equazione fotoelettrica di Einstein fu una previsione rivoluzionaria. La verifica sperimentale arrivò solo nel 1914-1916 (esperimento di Millikan). E’ stato questo lavoro che ha segnato l’inizio della teoria quantistica. In seguito Niels Bohr applicò il concetto di quantizzazione dell’energia anche agli atomi riuscendo a spiegarne molte proprietà (1911) A. Romero Restauro - Ottica 89 La natura della luce: onda o corpuscolo ? La luce è un’entità che si comporta come un’ un’onda o come un corpuscolo a seconda dei casi. Il comportamento ondulatorio e corpuscolare della luce sono due manifestazioni di una stessa entità che i nostri sensi non sono in grado di percepire (e nemmeno immaginare...). La relazione che lega l’energia posseduta da un fotone con la lunghezza d’onda associata ad esso si ricava mettendo insieme i due comportamenti: Dalla teoria ondulatoria: v = λν Da cui: Dalla teoria corpuscolare: E = hν c = λν c hc 4.136 ⋅10 −15 ⋅ 2.998 ⋅108 1240 ⋅10 −9 = = λ= = h= ν E E E E c Poiché si è visto che negli spettri luminosi si usa esprimere la lunghezza d’onda in nanometri si può in definitiva scrivere: λ= A. Romero 1240 E Restauro - Ottica Con E in [eV] e λ in [nm] 90 700 nm 800 nm E= 550 nm 600 nm 500 nm 1240 = 1.55eV 800 A. Romero 450 nm 400 nm 1240 E= = 3.1eV 400 Restauro - Ottica 91