MYXOVIRIDAE myxa: greco per muco Famiglie: Orthomyxoviridae Paramyxoviridae Caratteristiche Orthomyxovirus Paramyxovirus Dimensione 80-120 nm 120-250 nm Replicazione nucleare citoplasmatica Genoma segmentato non segmentato Variazioni genetiche frequenti assenti Ribovirus a genoma negativo Il loro genoma è formato da una o più molecole di RNA lineare a singolo filamento che non sono in grado di funzionare da messaggero. Il genoma viene trascritto dalla RNApolimeasi-RNAdipendente virus specifica presente nel virione RNA messaggero ORTHOMIXOVIRINAE ORTHOS in greco VERO-REGOLARE - Virioni di 100-200 nm di diametro di forma sferica - Simmetria elicoidale - Pericapside lipidico con proiezioni 80% HA emoagglutinina 20% NA neuroaminidasi •Entrambe fondamentali per l’infettività del virus Particelle di virus influenzale. Fotografia al m.e. Orthomyxoviridae In base agli antigeni del nucleocapside (NP) e della proteina M, (antigeni interni tipo-specifici) i virus influenzali vengono suddivisi in tre tipi antigenicamente distinti: Virus influenzale A Virus influenzale B Virus influenzale C All’interno dei tipi A e B si distinguono diversi sottotipi in base a differenze antigeniche dell’ HA e della NA. Nuove varianti antigeniche maggiori sono fonte di pandemie Virus dell’influenza umana Tipo A Animali e uomo Epidemie e pandemie Tipo B Solo l’uomo Piccole epidemie, casi sporadici Principalmente bambini Tipo C Solo l’uomo Non provoca epidemie Forme cliniche molto lievi Il virus dell’influenza A può infettare differenti specie animali (volatili, suini, equini, mammiferi acquatici) Il virus dell’influenza A è generalmente specie-specifico. Tuttavia, alcuni ceppi di influenza A possono infettare differenti specie animali. Quelli che infettano gli uccelli (in particolare i migratori), il maiale e l’uomo sono ritenuti la più importante causa di variabilità del virus. Il genoma è formato da 7 (C) o 8 (A e B) segmenti di RNA monocatenario lineare di senso negativo. Le forme filamentose Altamente pleiomorfe e frequentemente costituite da subunità sferiche. Si osservano nei ceppi di recente isolamento mediante microscopia in campo scuro I filamenti si assemblano a causa di un difetto nello sviluppo delle particelle e nella gemmazione dalla membrana cellulare La capacità di un virus influenzale di dare prevalentemente forme filamentose è un attributo genetico stabile del ceppo Resistenza del virus Il virus, in quanto provvisto di envelope, è poco resistente e viene rapidamente inattivato da alcool, calore (> 37°C), solventi organici e comuni disinfettanti Il virus può conservare la sua infettività per alcuni giorni, se mantenuto a 4°C in particolari condizioni (umidità e presenza di sostanze stabilizzanti) o per lungo tempo a -80°C Nell’organismo animale infetto il ritmo di replicazione virale elevato bilancia la velocità di termoinattivazione Influenza virus A NA (Neuraminidasi) HA (Emoagglutinina) PB 2 PB 1 PA HA NP NA M NS Membrana lipidica M 2 (canale degli ioni) 12345678 Il virus dell’influenza A ha una forma sferica ed è provvisto di un involucro lipidico che deriva dalla membrana della cellula ospite. Sull’involucro lipidico sono inseriti 3 tipi di glicoproteine virus specifiche (HA, NA, M2). Influenza virus A NA (Neuraminidasi) HA (Emoagglutinina) Membrana lipidica PB 2 PB 1 PA HA NP NA M NS M 1 (Proteina di matrice) M 2 (canale ionico) 12345678 Al di sotto dell’involucro lipidico si trova uno strato proteico di matrice (strato interno dell’envelope) costituito dalla proteina M1 o di matrice, che racchiude il genoma formato da 8 diversi e distinti segmenti (minicromosomi) di RNA monocatenario a polarità negativa. La proteina di matrice M1 è la proteina più abbondante del virione e conferisce stabilità all’envelope Influenza virus A NA (Neuraminidasi) HA (Emoagglutinina) Membrana lipidica PB 2 PB 1 PA HA NP NA M NS M1 (Proteina di matrice) M 2 (canale ionico) 12345678 PB1 PB2 PA I microcromosomi sono legati a proteine associate all’RNA: NP PB1, PB2 e PA formano il complesso trascrittasico: RNA polimerasi virale Complesso trascrittasico La proteina nucleocapsidica NP è costituita da un unico polipeptide fosforilato, ha un ruolo strutturale e costituisce circa il 90% delle proteine associate con i frammenti di RNA Influenza virus A NA (Neuraminidasi) HA (Emoagglutinina) Membrana lipidica PB 2 PB 1 PA HA NP NA M NS M 1 (Proteina di matrice) M 2 (canale degli ioni) 12345678 PB1 PB2 PA NS: esportazione nucleo citoplasmatica delle molecole di RNA, evitandone lo splicing NS 2 NS1 Proteine non strutturali Virus influenzali Segmenti del genoma virale 2:PB1 (p.basica) PB 2 PB 1 PA HA NP NA M NS 1:PB2 (p.basica) complesso trascrittasico 3:PA (p.acida) 12345678 4:HA emoagglutinina 5:NP nucleocapside proteina 6:NA neuroaminidasi 7:M= M1 e M2 Proteina di matrice e proteina canale ionico 8:NS1 e NS2 proteine non strutturali 1 2 3 4 5 6 7 8 Emoagglutinina E’ la più importante glicoproteina di superficie dal punto di vista antigenico Rappresenta l’antirecettore che lega il virione al recettore (acido sialico), presente nelle glicoproteine e nei glicolipidi presenti nella membrana cellulare.. E’ importante per l’attacco del virus sulle cellule e per l’inizio del processo di infezione (penetrazione) Recettore cellulare: acido sialico Antirecettore : emoagglutinina Neuroaminidasi La neuroaminidasi ha il compito di impedire che il virione venga neutralizzato dal legame con l’acido sialico presente nelle glicoproteine del muco (mucose respiratorie) Consente, quindi, il contatto con la superficie delle cellule dell’epitelio mucoso. Ha funzione di rilievo nella liberazione dei virioni neoformati (idrolizzando i residui dell’acido sialico che possono legare i virioni alle membrane cellulari, ed impedendo l’aggregazione dei virioni rilasciati). H A : g licop roteina d i form a bastonc ellare PM = 75 Kd circa HA a ttiva protea si ce ll HA1 + HA2 50 Kd 25 Kd leg a i RB C leg a il rec ettore (ac . sialico) H A si com plessa in trim eri d i P M = 210 Kd 90% d el pericap sid e N A: scinde l’acid o sialic o (acid o neuram inico) interv iene nella p enetrazione p roteina g lico silata, PM = 58 Kd si com p lessa in tetram eri P M = 240 kd asp etto di fung o a cap pello Virus e recettori Tutti i virus influenzali si legano, attraverso l’ emoagglutinina, all’acido sialico (acido 5-N-acetilneuraminico) terminale degli oligosaccaridi delle glicoproteine e dei glicolipidi presenti sulla superficie cellulare. (NANA) Struttura della Emoagglutinina Virus e recettori i virus influenzali ormai adattati alla circolazione interumana, possiedono un’emoagglutinina che riconosce preferibilmente residui di acido sialico con un legame α2,6-galattoso, largamente presenti alla superficie delle mucose respiratorie umane i virus influenzali aviari si legano preferibilmente ai residui di acido sialico con un legame α2,3-galattoso, presenti in abbondanza alla superficie delle cellule delle mucose respiratorie ed enteriche degli animali (uccelli, soprattutto) ma scarsamente rappresentati nella mucosa respiratoria umana dove, oltre che essere presenti in numero ridotto, sembrano confinati alle cellule ciliate. Perché il virus influenzale infetti una cellula, devono verificarsi i seguenti eventi: 1. Legame a residui di acido sialico presenti nelle glicoproteine della superficie della cellula bersaglio, 2. Endocitosi, le particelle virali vengono inglobate in invaginazioni rivestite e in vescicole.. Negli endosomi il pH acido attiva la funzione fondente vescicole dell’emoagglutinina che consente al nucleocapside di entrare nel citoplasma 3. Replicazione nel nucleo della cellua ospite 4.Assemblaggio citoplasmatico 5.Liberazione per gemmazione Ciclo replicativo I virus influenzali e…. I virus influenzali A sono presenti, oltre che nella specie umana, anche in numerose altre specie animali come uccelli selvatici e domestici (anatre, polli, tacchini), cavalli, suini, balene, foche. Tra i virus influenzali A si distinguono diversi sottotipi sulla base di sostanziali differenze nei caratteri antigenici dell’emoagglutinina (H) e della neuraminidasi (N). 16 distinte varietà antigeniche di emoagglutinina (indicate con le sigle da H1 ad H16) 9 varietà di neuraminidasi (indicate con le sigle da N1 a N9) che possono essere presenti in diverse combinazioni nei differenti sottotipi di virus Il reservoir dell’infezione • Uccelli: reservoir naturale di tutti i sottotipi di virus influenzali A (considerati la sorgente originaria delle infezioni da virus influenzali A dell’uomo e di tutti gli altri animali). Normalmente l’infezione da virus influenzali A negli uccelli decorre in modo asintomatico ad eccezione dei virus con emoagglutinina di sottotipo 5 o 7 (H5, H7) che possono causare diffuse epizoozie con elevata mortalità soprattutto tra i volatili domestici (polli, tacchini) in allevamento intensivo (la cosiddetta fowl plague o peste aviaria, descritta come una grave malattia del pollame per la prima volta in Italia, nel 1878). Ecologia del Virus dell’Influenza A H1, H2, H3 H5N1 “Reservoir” Genetici Riassortimento H10 H5, 7, 9 H1-12 H14-15 H1, H3 H3, H7 H1-2, 4-7, H9-13, 15 Altri uccelli acquatici? H16 H1, H3, H4, H7, H13 Variabilità del virus influenzale La presenza di un genoma segmentato conferisce ai virus influenzali: variabilità dovuta alla comparsa di mutazioni nei singoli segmenti genomici. capacità di presentare variazioni notevoli ed improvvise, nell’assetto delle diverse proteine strutturali e quindi nella composizione antigenica. PB 2 PB 1 PA HA NP NA M NS 1 2 3 45 67 8 Andamento epidemiologico Influenzato dalla comparsa di virus che differiscono nella struttura delle proteine virus specifiche (neuroaminidasi ed emoagglutiunina), anche in modo modesto ma sufficiente da rendere meno efficace l’azione degli anticorpi neutralizzanti. La diffusione dell’infezione e la presenza di anticorpi costituiscono una pressione forte in grado di favorire la proliferazione di nuovi virus I vari sottotipi dei virus influenzali vengono di norma identificati con la sigla che porta indicazioni del luogo di isolamento, dell’anno e dei caratteri antigenici A/Hong Kong/1/68 (H3N2); A/Singapore/1/57 (H2N2) A/Italy2007/H1N2 Variabilità del virus influenzale Cosa succede in presenza di una infezione ad opera di due diversi virus influenzali? è possibile che durante l’assemblaggio delle rispettive progenie virali, si verifichi una sorta di riassortimento genomico con lo scambio dei segmenti genomici che codificano HA o NA con la conseguente comparsa di virus consistentemente differenti nell’assetto delle glicoproteine del peplos (antigenic shift) Antigenic shift Major antigenic shift (cambiamento antigenico maggiore): rappresenta la sostituzione totale dei caratteri antigenici della emoagglutinina o della neuraminidasi. Si osserva ad intervalli lunghi (raramente) ed è responsabile della diffusione pandemica di nuovi sottotipi virali, soprattutto se l’antigenic shift riguarda il cambio dell’emoagglutinina, dato che gli anticorpi anti emoagglutinina sono i più efficaci nel neutralizzare l’effetto del virus. Antigenic shift Il cambiamento deriva da una ricombinazione (riassortimento genetico) che si verifica tra un virus influenzale A umano ed un virus influenzale A animale (in genere di origine aviaria) che si trovano ad infettare contemporaneamente lo stesso organismo. Antigenic shift La specie animale che si ritiene essere il terreno più idoneo per il verificarsi di questo fenomeno è rappresentata dal suino che possiede alla superficie delle cellule degli epiteli mucosi respiratori residui terminali di acido sialico sia con legame α2,6 che α2,3 e può, quindi, essere infettato da virus influenzali A umani ed aviari. E’stato anche dimostrato che i virus influenzali A che si replicano nell’organismo del suino sembrano andare incontro ad una selezione che favorisce una maggiore presenza di virioni con emoagglutinina che si lega preferenzialmente ai residui di acido sialico con legame α2,6. Antigenic shift Tutte le epidemie di influenza umana sono scaturite dalla ricombinazione di virus aviari ed umani all’interno del maiale Antigenic shift Se….. A causa di riassortimento genomico Virus influenzale U sostituisce il gene H e/o N con il gene di Virus influenzale Av Infezione di una cellula di suino Virus risultante riassortito Vantaggio selettivo: Elusione della risposta anticorpale PANDEMIA Antigenic drift Ad intervalli più brevi, invece, si possono osservare piccole modifiche, sia a livello della neuroaminidasi sia a livello dell’emoagglutinina (antigenic drift = deriva antigenica). Questo è la conseguenza di mutazioni che incidono nella composizione di uno o pochi aminoacidi a livello della Neuroaminidasi o della Emoagglutinina. Questo processo avviene in tutti i virus, a differenti livelli, ma è più frequente nei virus a RNA rispetto ai DNA virus. Il nostro sistema immunitario si adatta costantemente mediante il riconoscimento e la risposta a questi “ novel antigenic structures” Studi di sieroarcheologia indagini sierologiche retrospettive Virus Periodo di circolazione H3N2 1874-1889 H2N2 1889-1901 H3N8 1901-1918 H1N1 1918-1957 Passaggio diretto dall’uccello all’uomo H2N2 1957-1968 Riassortimento tra ceppo aviario e ceppo umano H3N2 1968 ad oggi Riassortimento tra ceppo aviario e ceppo umano (altro cambiamento antigenico maggiore) H1N1 1977 ad oggi H5N1 1997 H1N2 2001-2003 virus, di origine sconosciuta (riassortimento genomico verificatosi nell’uomo tra i virus A H3N2 ed H1N1 attualmente in circolazione): no fenomeni epidemici no tendenza alla diffusione, contenuto con ogni probabilità dall’immunità preesistente (da infezione e/o da vaccinazione) Le pandemie del XX secolo 1918 “Spagnola” H1N1 20-50 milioni di morti 1957 “Asiatica” H2N2 2 milioni di morti 1968 “HongKong” H3N2 1 milione di morti XXI secolo: “Aviaria” “peste suina” ??? Virus influenzale aviario H5N1 Virus influenzale aviario Hong Kong 1997 18 persone infettate, 6 morti H5N1 Virus influenzale aviario 2003 Sud est asiatico a) epizoozie tra i volatili domestici b) oltre un centinaio di casi umani e con un elevato numero di decessi (più del 50% dei casi) L’analisi del genoma dei virus aviari H5N1 isolati da casi umani verificatisi di recente nel Sud Est asiatico, avrebbero dimostrato nel gene pb2, che codifica una parte essenziale dell’apparato trascrittasico del virus, la presenza di mutazioni che potrebbero conferire al virus un’aumentata efficienza replicativa in cellule umane Episodi….. H1N1 1977 ad oggi Poche differenze antigeniche Nel 1976 un focolaio epidemico da virus influenzale A (H1N1) di probabile origine suina si è verificato tra i soldati di Fort Dix nel New Jersey (USA) e gli esperti temettero l’inizio di una nuova pandemia. Il focolaio, però, si è esaurito spontaneamente anche se, nel frattempo, 40 milioni di persone sono state vaccinate (soprattutto negli USA) con lo specifico vaccino allestito a tempo di record Nel 2009 un focolaio epidemico di virus influenzale A (H1N1), che sta alimentando timori per il rischio di una pandemia globale e che probabilmente è un ibrido di due forme comuni di febbre suina, si è verificato in Messico Episodi….. H5N1 1997 (Hong Kong) Nel 1997 un piccolo focolaio epidemico, caratterizzato da un’elevata mortalità è stato provocato ad Hong Kong da un virus A (H5N1) precedentemente repertato solo negli uccelli. Per contenere la possibile diffusione dell’infezione le autorità sanitarie locali hanno ordinato l’uccisione e la distruzione delle carcasse di tutti (centinaia di migliaia) i polli presenti negli allevamenti della zona, tra i quali l’infezione era risultata particolarmente diffusa. Il successivo monitoraggio nella popolazione umana non ha più mostrato casi di infezione ad opera di questo sottotipo di virus, fino al 2003 quando il virus influenzale A (H5N1) è stato isolato nuovamente in due soggetti della stessa famiglia ad Hong Kong. Oltre un centinaio di casi umani e con un elevato numero di decessi (più del 50% dei casi) Episodi….. H9N2 1999 (Hong Kong) Nel 1999 un virus A (H9N2) precedentemente noto per la sua presenza esclusiva negli uccelli è stato isolato, sempre ad Hong Kong, da due bambini che sono guariti spontaneamente. Pochi altri casi di infezione sostenuta da virus influenzale A (H9N2) sono stati segnalati in Cina. A partire dall’aprile 1999 l’infezione non si è più ripresentata in altri soggetti. Episodi….. H7N7 2003 (Olanda, Belgio e Germania) Nel 2003 gravi epizoozie da virus influenzale aviario A (H7N7) si sono verificate in allevamenti di polli (e suini) in Olanda, Belgio e Germania. In questa circostanza sono state osservate quasi un centinaio di infezioni umane tra gli addetti agli allevamenti o tra il personale veterinario. Nella maggior parte dei casi si è trattato di infezioni congiuntivali risoltesi spontaneamente. In un certo numero di soggetti, però, si sono avute anche patologie respiratorie che hanno provocato decessi. La Clinica Il virus influenzale si contrae per via inalatoria. Periodo di incubazione incubazione:: 1-2 giorni Si moltiplica nell’ epitelio dove distrugge le ciglia, poi viremia transitoria e sintomatologia con risoluzione in circa 5-7 giorni a meno di insorgenza di sovra infezioni batteriche ( favorite dalla distruzione delle ciglia) Le manifestazioni cliniche nell’adulto: Febbre (prime ( fasi e dura in media 2-4 gg),, brividi, cefalea, dolori muscolari generalizzati, segni di infezioni delle prime vie aeree superiori, e spesso prostrazione e fotofobia. Una tosse non produttiva è presente dopo i primi giorni. Le manifestazioni cliniche nel bambino sono simili a quello dell’adulto, anche se il paziente pediatrico può avere febbre elevata, con sintomi gastrointestinali, otite, tosse e miosite. Il miglioramento delle forme senza complicazioni inizia dopo 3-4 gg sebbene stanchezza, affaticamento e tosse possono persistere per una settimana ed oltre. Immunità L’immunità è dovuta principalmente alla produzione di IgA, che vengono secrete alla superficie di numerose mucose respiratorie. Le IgA prodotte nei confronti degli antigeni superficiali, ovviamente, hanno valore protettivo. Ma nonostante ciò, si possono verificare: Piccole epidemie dovute a virus influenzale A ogni due o tre anni o forme pandemiche ad intervalli maggiori Episodi epidemici (a carattere sporadico) sostenute da virus influenzali B L’immunità umorale è altamente tipo-specifica, e generalmente sottotipo-specifica Dottrina del peccato originale antigenico Nel caso di esposizioni ripetute a virus influenzali, sia per infezione che vaccinazione, la risposta anticorpale è diretta prevalentemente verso gli antigeni del ceppo virale che ha causato la prima infezione Il numero di sottotipi è limitato come sembra confermato dalla comparsa e ricomparsa di virus dall‘ H1N1 all’ H3N2 dal 1889 ad oggi Diagnosi di infezione Isolamento in embrione di pollo o in colture cellulari (dimostrazione della presenza virale mediante la ricerca di potere emoagglutinante nel liquido amniotico o di proprietà emoadsorbenti). L’identificazione si attua mediante prove sierologiche: Inibizione dell’emoagglutinazione FC IF ELISA Isolamento e propagazione in vitro dei virus influenzali Coltura in monostrati di linee cellulari continue MDCK (rene di cane) Vero (rene di scimmia) Visualizzazione dell’effetto citopatico Ricerca diretta sul campione clinico Ricerca di antigeni virali Immunofluorescenza indiretta con anticorpi specifici marcati (es. fluoresceina) Ricerca del genoma virale M 1 2 3 4 5 320 bp Amplificazione di sequenze geniche virus-specifiche mediante reazione polimerasica a catena previa retrotrascrizione (RT-PCR) Terapia Inibitori della spolazione del virus nella cellula ospite mediante interferenza con la proteina M2 virale (canale del calcio) AMANTADINA e RIMANTADINA Inibitori della neuroaminidasi impediscono il rilascio della nuova progenie virale ZANAMIVIR (RELENZA) OSELTAMIVIR (TAMIFLU) IMPORTANZA DELLA IDENTIFICAZIONE DI CEPPI RESISTENTI ALLA TERAPIA FARMACOLOGICA SPECIFICA Vaccini virus coltivati in embrione di pollo e inattivati mediante formalina e successivamente purificati. (disuso) costituiti dai soli antigeni protettivi (H e N: vaccino a subunità) che sono necessari a stimolare la risposta anticorpale. (+ utilizzato) coltivato in uova purificato e concentrato vaccini disciolto in un detergente purificato HA e NA L’OMS ha istituito in 50 paesi del mondo una serie di laboratori con il compito di isolare il virus inoculato Paramyxoviridae 4 generi: Paramyxovirus Rubulavirus Morbillivirus Pneumovirus Parainfluenzale umano 1 e 3 Parainfluenzale umano 2,4a, 4b, parotite Morbillo Respiratorio sinciziale umano Paramyxoviridae Ribovirus a genoma con polarità negativa Ø 150-200 nm Più stabili dei virus influenzali HN (Emoagglutinina/Neuraminidasi): virus parainfluenzali e parotite H (emoagglutinina):virus morbillo G: virus respiratorio sinciziale Paramyxovirus Membrana lipidica M (Proteina di membrana) F (Proteina di fusione) L NP P V L’envelope contiene tre proteine: 1. la proteina M, non glicosilata, forma lo strato interno dell’envelope del quale mentiene struttura ed integrità 2. la(glico)proteina HN(emoagglutinante e neuraminidasica) o proteina H o proteina G:(antirecettore) 3. la (glico)proteina F (proteina di fusione)*: costituita da due subunità (F1 ed F2) unite da legami disolfuro * E’ detta anche emolisina perchè responsabile della funzione emolitica dei virus parainfluenzali, della parotite e del morbillo Il virione grossolanamente sferico è racchiuso da una membrana lipidica di origine cellulare Paramyxovirus Membrana lipidica L All’interno del peplos sono presenti le proteine L (large) e P (fosfoproteina) che formano il complesso trascrittasico necessario per la sintesi dell’RNA NP P V (Proteina ricca in cisteina) •L’RNA è legato alle proteine NP (nucleo-capsidica). Le NP non hanno attività catalitica ma contribuiscono a dare al genoma la configurazione appropriata per la trascrizione All’interno dell’envelope si trova il nucleocapside elicoidale associato al genoma virale (una molecola di RNA monocatenario a polarità negativa) Paramyxovirus Paramyxovirus La ribonucleoproteina elicoidale dei paramyxovirus. Struttura del genoma L’RNA virionico di tutti i paramyxovirus consiste in una serie lineare di geni collegati I geni sono legati da una sequenza intergenica altamente conservata, GAA. I geni contenuti nei genomi virali presentano qualche differenza tra i diversi generi, ma le strutture di base sono identiche Ciclo replicativo 1) Legame alle cellule sensibili: antirecettore 2) Fusione : (glico)proteina F 3) Il virione libera nel citoplasma il nucleocapside 4) avvio delle sintesi macromolecolari virus specifiche (citoplasma) 5) gemmazione dei virioni neoformati Particelle virali integre si notano solo in prossimità della membrana cellulare dove sono assemblate e liberate. La (glico)proteina F, presente alla superficie della cellula infetta, nella zona di fuoriuscita dei virioni neoformati, interagisce con la membrana plasmatica delle cellule contigue, provoca la fusione della cellula infetta con le cellule circostanti, con formazione di sincizi che contengono inclusioni citoplasmatiche eosinofile. Ciclo replicativo Tutte le fasi del ciclo replicativo avvengono nel citoplasma Paramyxovirus: recettori ed antirecettori recettori antirecettori attività HN Paramyxovirus acido sialico HN (++) Rubulavirus acido sialico HN (++) Morbillivirus CD46 H (+) G (--) Pneumovirus ? Paramixoviridae generi Paramixovirus Virus parainfluenzali umani (4tipi antigenici) Virus della parotite Virus della malattia di NewCastle (NDV) agente della pseudopeste aviare Morbillivirus Virus del morbillo Virus del cimurro del cane Virus della peste bovina Virus della peste (cimurro) delle foche Pneumovirus Virus respiratorio sinciziale umano Virus respiratorio sinciziale bovino Virus della polmonite del topo diverse attività biologiche F + HA + Had + HL + NA + + + + + + + - - - - F: fusione, formazione di sincizi; HA: emoagglutinazione; Had: emoadsorbimento (di Eritrociti su cell infette); HL: emolisi; NA: attività neuraminidasica I virus parainfluenzali Infezioni limitate all’epitelio delle vie respiratorie, con breve periodo di incubazione (principalmente malattie dell’infanzia). La sintomatologia morbosa dipende dalla moltiplicazione virale a livello della zona di penetrazione. Adulti:: è interessata la mucosa nasofaringea (raffreddore): tipo 1, 3, 4 Adulti Bambini:: l’infezione si può diffondere alla laringe, alla trachea, ai bronchi, agli Bambini alveoli. (croup =( laringotracheobronchite): tipo 1 e 2, bronchiolite e polmonite: tipo 3) Non provocano mai estese manifestazioni epidemiche, e sono responsabili di una variabile percentuale di affezioni respiratorie durante tutto l’anno, con maggiore frequenza durante la stagione invernale Virus della parotite E’ il tipico paramyxovirus paramyxovirus,, di cui si conosce un unico tipo antigene. Come i virus parainfluenzali il virus della parotite dà emoagglutinazione emoagglutinazione,, emoadsorbimento ed emolisi, emolisi, reazioni che vengono inibite da anticorpi verso gli antigeni di superficie del virione (HN, F) E’ l’agente eziologico della parotite epidemica, epidemica, caratteristica dell’infanzia Periodo di incubazione: 15 giorni. Trasmissione: saliva e secrezioni respiratorie Via d’ingresso: tratto respiratorio Limitata contagiosità e frequenti forme subcliniche Virus della parotite Clinica: ingrossamento delle ghiandole parotidi (organo Clinica: bersaglio, infettato per via ematica), febbre moderata. Possibili complicanze: pancreas, testicoli, ovaie e sistema nervoso. Nei maschi in età postpost-puberale è relativamente frequente la comparsa di una orchite mono o bibi-laterale, atrofia testicolare e impotentia generandi. Diagnosi: Isolamento del virus Determinazione risposta anticorpale NB. A seguito della viremia si ha viruria: la presenza del virus nelle urine è rilevabile per oltre 10 giorni dall’insorgenza Virus della parotite: vaccino Virus vivo attenuato: sicuro ed efficace inattivato con formalina: efficacia e durata dell’immunità meno valide Virus Virus del Morbillo Malattia esantematica altamente contagiosa che si trasmette attraverso le secrezioni respiratorie Dalla mucosa respiratoria si diffonde ai linfonodi regionali, e per via linfatica, raggiunge le cellule del reticolo endoteliale, inducendo la formazione di evidenti policariociti.. policariociti mucosa respiratoria linfonodi regionali via linfatica reticolo endoteliale (moltiplicazione (moltiplicazione con formazione di evidenti policariociti policariociti)) Dopo la moltiplicazione locale nel tratto respiratorio superiore e nel tessuto linfatico regionale si ha viremia con vasta disseminazione del virus al tessuto linfoide e alla pelle Virus del morbillo Dopo 10 10--15 giorni d’incubazopne d’incubazopne,, in cui il paziente presenta tosse, mal di gola e congiuntivite (fase di eliminazione del virus nelle secrezioni respiratorie, oculari ed urina con rapida diffusione di tipo epidemico) segue un esantema maculomaculopapuloso, accompagnato da Koplik Koplik's 's spots (macchie rosse con il centro bianco nella bocca). Comparsa in circolo degli anticorpi antivirali Guarigione spontanea. Virus del morbillo Complicazioni broncopolmonite encefalite e otite media (con o senza infezioni batteriche secondarie) (~1:2.000 casi) Polmonite a cellule giganti: rara malattia che colpisce bambini debilitati o con immunodeficienza panencefalite subacuta sclerosante a placche come risultato di una rara (~1 : 300.000 casi di morbillo) infezione cronica nella quale il virus si moltiplica nel cervello con l’espressione di un limitato repertoire di geni virali (malattia degenerativa). Panencefalite Sclerosante Subacuta -PESSColpisce i bambini nella seconda infanzia o i giovani adolescenti. Rappresenta una complicanza tardiva di una infezione morbillosa dimostrata in base a: Alto tasso di anticorpi neutralizzanti nel siero e nel liquor. Presenza di nucleocapsidi tipici dei paramyxovirus e di antigeni del morbillo nei neuroni e nelle cellule gliali Isolamento da biopsie cerebrali di una variante del virus del morbillo Panencefalite Sclerosante Subacuta -PESSIl virus della PESS si distingue dal virus del morbillo per mutazioni e riarrangiamenti nel genoma virale che determinano mancanza, scarsa produzione o modificazioni strutturali di tre proteine del envelope virale: 1) La proteina M 2) L’ emoagglutinina 3) La proteina responsabile della fusione cellulare Poiché queste proteine sono necessarie per l’inizio dell’infezione e per la maturazione dei virioni, la loro alterazione spiega alcuni fenomeni che si verificano nel corso della PESS (scarsa produzione di virus infettante e lenta diffusione dell’infezione da cellula a cellula) Virus del morbillo Diagnosi: Isolamento del virus: la formazione di cellule sinciziali giganti rappresenta il principale effetto citopatico nelle colture cellulari in cui si formano inclusioni eosinofile costituite da raggruppamenti densi ed ordinati di nucleocapsidi virali Determinazione titolo anticorpale (sierologia) Virus del morbillo: Vaccino Virus Virus vivo attenuato: sicuro ed efficace inattivato con formalina Vaccinazioni raccomandate Le vaccinazioni contro la pertosse, contro il morbillo, la parotite, la rosolia e quella contro le forme invasive da Haemophilus influenzae b (Hib) sono raccomandate. La vaccinazione contro il morbillo può essere somministrata, oltre che in forma singola, in associazione con la vaccinazione antiparotite ed antirosolia (MPR), entro il 24° mese di vita e, preferibilmente, al 12° - 15° mese. Decreto Ministeriale, 7 Aprile 1999