Struttura e classificazione dei virus: Morfologia: i virus mancano di tutte quelle complesse strutture proprie delle cellule, si compongono essenzialmente di una acido nucleico e di un rivestimento proteico detto capside. Poiché il menoma virale può codificare un numero molto limitato di proteine, il capside è spesso costituito da unità ripetute, secondo due motivi ricorrenti: a) simmetria elicoidale……….le proteine strutturali vengono dette protomeri, formano un canale entro il quale è accolto a spirale il materiale nucleico (es Virus del mosaico del tabacco). L’associazione dell’acido nucleico ai protomeri origina il nucleocapside. Spesso virus con tale morfologia per gemmazione assumono l’involucri pericapsidico per gemmazione ed acquisizione di parte della membrana citoplasmatica dell’ospite. b) simmetria icosaedrica……..le subunità proteiche vengono dette capsomeri disposte a formare un solido di 20 facce e 12 vertici, virus con tale morfologia si differenziano per numero e distribuzione dei capsomeri. I capsomeri sono organizzati in ultrstrutture del tipo esoni e pentoni (a 5 triangolo o a 6 traingoli) con una conformazione simile a quella dei palloni da calcio. Alcuni virus icosaedrici vengono liberati nudi nell’ambiente per lisi cellulare, altri tramite gemmazione acquisiscono un rivestimento come per gli elicoidali (envelope). Struttura del genoma: il genoma virale può essere rappresentato da RNA o DNA mono catenario o bicatenario, lineare o circolare; nei virus ad RNA il menoma è sempre lineare. L’RNA può essere positivo (del tipo m-RNA) e quindi immediatamente trascrivibile dall’apparato proteino sintetico dell’ospite, o RNA negativo (complementare all’ m-RNA) che non può essere trascritto immediatamente, ma necessita di una RNA-trascrittasi virale per essere copiato in m-RNA utile alla sintesi proteica. Virus a RNA ven gono detto ribovirus, quelli a DNA deossiribovirus. Tommaso Hinna Danesi Moltiplicazione virale: La replicazione virale può avvenire solo in cellule sensibili ( in grado di fare esprimere completamente in genoma virale. La replicazione attraversa le fasi di: a) adsorbimento……….ancoraggio di una specifica proteina superficiale del virione (antirecettore) ad una struttura altrettanto specifica della membrana della cellula ospite. Gli antirecettori virali sono in linea di massima glicoproteine nei virus con envelope e proteine semplici nei virus nudi. Alcuni virus possono trovare il recettore su molti tipi di cellule, altri invece possono trovare il recettore su un gruppo limitato di cellule condizionando lo spettro d’ospite e la potogenicità virale. L’adsorbimento richiede una certa concentrazione ionica, ma è indipendente dai valori di temperatura e disponibilità di energia. L’adsorbimento è irreversibile determina un cambiamento nella morfologia strutturale del virus che generalmente fa sperdere al capside le proprietà di involucro protettivo. b)Penetrazione………...è la fase seguente l’adsorbimento in cui il virus, o alcune sue parti penetrano nella cellula ospite; avviene per: -transolcazione: l’intero virione ntra nel citoplasma oltrepassando la membrana citoplasmatica; -endocitosi: l’adesione del virus alla membrana citoplasmatica comporta la formazione di un vacuolo in cui il virus è trasportato all’interno della cellula; -fusione: i virus che presentano envelope possono fondere il loro rivestimento lipoproteico con la membrana cellulare e riversarsi dentro la cellula ospite. c)Scapsidazione…………consiste nella separazione del genoma virale dalle proteine che lo ricoprono. Per molti virus il procedimento avviene spontaneamente, per altri grazie all’azione degli enzimi lisosomiali. Il meccanismo non è ancora stato chiarito del tutto. d)Maturazione e liberazione…………la maturazione avviene secondo due modalità principali: - nella matrice (virus nudi): i capsomeri si assembla per formare il capside che include l’acido nucleico; il processo non è esente da errori; i virioni maturi vengono liberati simultaneamente all’esterno per lisi della cellula ospite. - e sulla membrana (virus con envelope): i capsomeri si assemblano nel capside, ma altre proteine virali vanno ad interarsi con la membrana citoplasmatica e quella dell’ ER. Tommaso Hinna Danesi A tali aree si avvicinano i capside e per gemmazione vengono inglobate in un vacuolo che sarà l’envelope. Generalmente la maturazione coincide con la maturazione. La maturazione per gemmazione può avvenire solo in cellule vive in quanto richiede dispendio di energia; per tale motivo la replicazione di questi virus tende a d essere meno citocida. L’infezione virale può essere: 1) produttiva……….nel caso in cui la cellula ospite non sia solo sensibile, ma anche permissiva, favorendo la completa espressione del menoma viarle. 2) abortiva………...nel caso in cui il virus infettante sia difettivo, o quando la cellula ospite consenta l’espressione di solo alcuni geni virali. 3) latente…………...caso strettamente collegato alle infezioni abortive in cui il menoma virale sia in grado di interagire con in DNA della cellula dell’ospite. Tali virus possono essere potenzialmente oncogeni. L’espressione di una parte del menoma virale a cui non segue la lisi della cellula ospite favorisce la trasformazione cellulare. Espressione del genoma virale e strategie replicative: gli m-RNA virali debbono essere trascritti e tradotti sul menoma virale in maniera tale da avere sia l’espressione sia la duplicazione dell’intero genoma virale. Una volta trascritti gli m-RNA i virus si servono dell’apparato biosintetico dell’ospite per la traduzione. In queste fasi iniziali i virus si trovano in competizione con la cellula ospite. Molti virus citocidi bloccano rapidamente le sintesi macromolecolari della cellula modificando l’ambiente citoplasmatico e rendendo la membrana insensibile ai messaggeri cellulari; es: -herpesvirus -picornavirus -rabdovirus -reovirus la cellula ospite comunque offre altre restrizioni alla replicazione del virus; in quanto essa sintetizza i propri m-RNA nel nucleo e da uno stampo di DNA con successive modifiche di splicing. Ne consegue che gli enzimi necessaria alla trascrizione dell’m-RNA sono presenti solo nel nucleo e sono in grado di trascrivere solo in DNA. Possono quindi utilizzare le trascrittasi cellulari per la produzione di m-RNA virale solo i virus a DNA che sono in grado di raggiungere il nucleo; gli altri virus devono possedere una trascrittasi virale per sintetizzare m-RNA da RNA virale. Inoltre le cellule hanno la capacità di tradurre solo gli m-RNA monocistronici, ne consegue che i virus devono sintetizzare un m-RNA per ciascun gene, o un m-RNA con l’informazione di più geni che porta alla formazione di una Tommaso Hinna Danesi sola proteina (poliproteina) che verrà scissa da una proteasi a formare le proteine finali. Virus a DNA: seguono 4 strategie replicative (3 per i virus a genoma bicatenario e 1 per genoma monocatenario). 1) primo gruppo: herpesvirus, adenovirus e papovavirus: possono utilizzare le RNA polimerasi DNA-dipendenti della cellula ospite, iniziano la trascrizione nel nucleo della cellula ospite con produzione di m-RNA. 2) secondo gruppo: poxvirus: nei quali l’intero ciclo di replicazione si compie nel citoplasma, utilizzando per la trascrizione una polimerasi veicolata dal virione. 3) terzo gruppo: parvovirus: sono virus che possiedono DNA monocatenario che ad opera di enzimi cellulari viene trascritto prima in cDNA e poi in m-RNA. Tali eventi hanno luogo nel nucleo della cellula. 4) quarto gruppo: hepadnavirus: l’unico patogeno per l’uomo è il virus dell’epatite B. questi virus hanno un DNA bicatenario circolare con una interruzione nel filamento positivo. Con enzimi cellulari del proof-rading con produzione di una molecola intera di DNA bicatenario. Successivamente ad opera di enzimi nucleari vengono trascritti un serie di m-RNA subgenomici per la codifica di proteine, ed un RNA gnomico che verrà incorporato nel nucleocapside e quindi retrotrascritto da DNA polimerasi virale. Virus a RNA: seguono 4 strategie replicative; due delle quali con significative variazioni a seconda dei gruppi di virus. 1)primo gruppo: virus con RNA+ monocatenario, monofilamento; non hanno bisogno di trascrivere il proprio genoma in quanto può essere tradotto in proteine direttamente dai ribosomi della cellula: - picornavirus e flavivirus producono un’unica proteina che viene successivamente scissa nelle varie proteine virali da proteasi virali. Tommaso Hinna Danesi - togavirus, coronavirus, calicivirus, l’RNA + parentale viene tradotto all’estremità 5’ per la produzione di proteine non strutturali; quindi viene trascritto in RNAche serve da stampo per un m-RNA+ che verrà tradotto dall’estremità 3’ (estremità che codifica per proteine strutturali). La catena di RNA- serve da stampo anche per la produzione di RNA+ genomico per la progenie virale. La replicazione avviene interamente nel citoplasma, l’RNA virale è direttamente infettan te. 2) secondo gruppo: virus con RNA- possiedono un menoma che non può essere tradotto, debbono produrre m-RNA utilizzando una trascrittasi che deve essere veicolata dal virione. - paramixovirus, rabdovirus, filovirus; hanno come produzione vari m-RNA uno dei quali complementare a tutto l’RNA gnomico che serve per la produzione di RNA- per la progenie. Avendo bisogno di trasscrittasi associate al virione l’RNA di tali virus non è infettante ed avviene interamente nel citoplasma. altri virus hanno RNA- diviso in 3-8 frammenti che devono essere trascritti separatamente da un trascrittasi associata al virione. - bunyaviorus, ortomixovirus, arenavirus; gli m-RNA di tali virus contengono all’estremità 5’ sequenze non virali che vengono legate al cap (capping degli m-RNA nel nucleo) che viene sottratto agli m-RNA cellulari. Seguono quindi tutte le fasi di riproduzione citoplasmatica caratteristiche dei virus a RNA-. Alcuni virus come gli arenavirus hanno RNA-/+ che in un primo momento si comporta come RNA- in un secondo momento come RNA+ per la produzione di proteine (anche un RNA- intermedio è in grado di dirigere la sintesi di alcune proteine virali). 3) terzo gruppo: virus con RNA bicatenario diviso in 10-12 segmenti. : - rotavirus, reovirus, orbivirus; in questi virus il capside è generalmente formato da due strati di capsomeri, qundo il virus entra nella cellula ospite perde uno strato del capside con la conseguente attivazione di RNA trascrittasi virale con produzione di m-RNA, uno per segmento, talim-RNA si estroflettono dal capside ed in un primo momento vengono tradotti in proteine , quindi vengono associati alle proteine virali ove vengono trascritti i catena a polarità negativa per formare la struttura bicatenaria definitiva. 4) quarto gruppo: strategia replicatici adottata dai retrovirus, che possiedono due molecole di RNA+ identiche; queste vengono trascritte in DNA inizialmente monocatenio che Tommaso Hinna Danesi diventa successivamente bicatenario. Questa operazione è detta retrotrascrizione; è resa possibile da una trascrittasi inversa, da primer fungono alcune molecole di t-RNA del virione. Una volta prodotto il c-DNA migra nel nucleo e si integra con il DNA cellulare; può quindi essere tranquillamente trascritto dalle polimerasi cellulari assieme al momento della trascrizione del DNA cellulare. In caso non vengatrascritto il DNA svirale da luogo ad una infezione latente, oppure come accade negli oncovirus essere espresso parzialmente e trasformare la cellula. Genetica dei virus: Le mutazioni dei virus Le mutazioni del genoma di un virus, si verificano durante il processo di sintesi del nuovo genoma nel processo di replicazione virale. I virus con menoma a DNA sono stabili (dato il processo semiconservativo di duplicazione del DNA che consente di contenere gli “errori” a livelli bassi). I virus con menoma RNA hanno maggior frequenza di mutazioni: sono considerati “quasispecie”. Questa caratteristica impone ai ribovirus rigorose restrizioni all’ampiezza del genoma. Una mutazione virale presenta, solitamente, un’unica mutazione rispetto allo stipite originario. Questo però si traduce nella comparsa di più variazioni fenotipiche nel mutante. (una modificazione di una sola proteina del capside o del pelops può riflettersi in modificazioni delle proprietà antigeni, delle proprietà emoagglutinati e delle capacità di infettare determinate cellule). Alla presenza di differenti modificazioni fenotipiche in seguito ad una mutazione interessante una sola proteina, si da il nome di pleotropismo. Alcuni mutanti virali presentano un diminuito potere patogeno e possono essere utilizzati come “vaccini”. Quando virioni differenti si ritrovano nella stessa cellula possono interagire tra i geloni(interazioni genetiche) o tra i loro prodotti terminali(interazioni non genetiche). Tommaso Hinna Danesi Interazioni genetiche 1.Ricombinazione Scambio di segmenti di acido nucleico fra il genoma di due virus, ambedue attivi, differenti in qualche carattere fenotipico, con produzione di una progenie virale che ha i caratteri fenotipici dei due virus parentali. - virus con genoma a DNA = avviene tramite rottura e ricombinazione di catene polinucleotidiche neosintetizzate - virus con genoma a RNA = avviene durante la replicazione per un “salto” dell’enzima replicativi con trascinamento di parte della catena neosintetizzata sul “tample” costiuito sull’altro genoma virale, con sintesi finale di un filamento ibrido. 1.Riassorbimento Possibile solo tra i virus a genoma segmentato. Consiste nello scambio di segmenti di genoma fra virus della stessa specie, con caratteri diversi (virus influenzali). Interazioni non genetiche 1.Mescolamento Fenotipico A) Il genoma di un virus viene incorporato nel capside di un altro virus della stessa specie, ma con caratteri antigeni diversi, infettando la stessa specie: transapsidazione. B) Quando il nucleo-capside di un virus provvisto di peoplos venga incorporato nell’involucro lipoproteico di un altro virus correlato, presente nella stessa cellula, assumendo proprietà fenotipiche dell’ultima. I virus prodotti hanno i caratteri fenotipici del virus che fornisce il capside o il peplos ma poi, alla 1° generazione, la progenie avrà i caratteri di superficie codificati dal genoma, caratteristici del virus originale. 2.Interferenza Quando la presenza di un virus in una cellula, impedisce la moltiplicazione di un altro virus superinfettante. L’interferenza può essere conseguenza di : produzione di interferon; occupazione o soppressione di sti recettoriali di superficie; blocco di vie metaboliche indispensabili alla replicazione del secondo virus. Tommaso Hinna Danesi 3.Complementazione Quando in un’infezione virale doppia, la moltiplicazione di un virus è resa possibile dalla utilizzazione di uno o più prodotti (proteine) del genoma di un virus confettante. Si verifica tra virus della stessa specie o strettamente correlati; o tra virus molto diversi (alcuni parvo virus: adeno-associati o adenosatelliti). Patogenesi delle infezioni virali: L’azione patogena dei virus deve essere valutata in relazione a due eventi: - la realizzazione dell’infezione; - la produzione e l’estrinsecazione delle lesioni. Questi eventi sono condizionati dal virus e dalle caratteristiche e modalità di risposta dell’ospite. Infezione La realizzazione dell’infezione prevede la penetrazione del virus nell’ospite e la sua replicazione in organi tessuti. Penetrazione Passiva Immissione diretta del virus nel circolo linfo-ematico per via transcutanea (morsi, eventi traumatici, uso d siringhe infette, punture da antropodi, ustioni, ecc…) Inalazione Superamento di barriere mucose Ingestione Per penetrare il virus deve possedere adeguati caratteri di resistenza (virulenza) che gli permettono di sfuggire ad un’inattivazione ad opera di fattori di difesa aspecifici presenti nelle mucose stesse. L’effettiva penetrazione attraverso le mucose avviene per effetto di una diretta replciazione nelle cellule con cui è venuto inizialmente a contatto. C’è la possibilità di un attraversamento passivo mediato da cellule epiteliali specializzate (cellule M, microfold) che ricoprono accumuli di cellule linfoidi in contatto con l’epitelio mucoso e che sono dotate di attività fagocitarla nei confronti di vari materiali estranei che trasferiscono al tessuto linfoide sottostante tramite processi citoplasmatici. Il virus, ingolbato in vacuoli, viene trasferito al tessuto linfoide sottostante che. Oltre ad attivare la Tommaso Hinna Danesi risposta immunitaria, può diventare sede di replicazione virale o area di ulteriore transito verso il circolo linfoematico. Replicazione Avvenuta la penetrazione il virus va in contro ad una replicazione primaria nelle cellule permissive. La replicazione primaria può assumere estensione tale da divenire causa di malattia e il processo infettivo può rimanere localizzato. In altre situazioni la replicazione primaria è limitata e asintomatica. Il virus ha il tempo di diffondersi e di andare in contro a cilci di esplicazione secondaria. Nelle infezioni disseminate, la diffusione virale può avvenire per vie differenti e con differenti modalità. La diffusione è condizionata dalla capacità del virus di esprimere caratteri di virulenza che gli consentono di superare i meccanismi di difesa dell’ospite. Organi Bersaglio Il coinvolgimento d’organo può dipendere dalle modalità di penetrazione del virus e dalle sue capacità diffusive; è condizionato dal tropismo cellulare del virus e dalla permissività dell’organo alla replicazione virale. Il tropismo cellulare e tissutale del virus è in dipendenza dalla presenza di strutture complementari sulla superficie del virus e su quella delle cellule bersaglio. Lesioni Realizzatasi l’infezione, neglio organi interessati possono venirsi a determinare vari tipi di lesioni anatomo-funzionali, possono derivare dall’azione citopatogena del virus o essere conseguenze dell’attivazione delle risposte immunitarie dell’ospite; queste possono agire modificando il tipo di rapporto tra virus e cellule infette; le risposte immunitarie vengono, a volte, depresse e la malattia si manifesta per effetto delle conseguenti gravi compromissioni delle difese dell’ospite. Lesioni direttamente provocate dal virus Gli organi sede del processo replicativi virale vanno incontro a danni direttamente provocati dal virus, in correlazione con il rapporto instaurato dal virus con le cellule infette. Tale rapporto può essere quello dell’ : 1.Infezione Citocide Il virus si replica produttivamente nelle cellule infette e determina in esse modificazioni irreversibile e la morte cellulare. Le malattie sono acute e caratterizzate da brevi periodi di incubazione. Le vere cause di citocidia vanno ricercate in eventi precoci capaci di vanificare il meccanismo di difesa cellulare (produzione di interferon) e di favorire l’uso di una larga parte del macchinario proteino-sintetico cellulare per sintesi virus-specifiche. Questi eventi consistono in blocchi delle sintesi macrolecolari cellulari; in alterazioni della membrana citoplamasatica; in alterazioni delle membrane lisosomiali. Tommaso Hinna Danesi - L’inibizione delle sintesi macromolecolari cellulari può verificarsi a vari livelli durante varie infezioni da virus citocidi. Le inibizioni sono provocate da proteine precoci virus-indotte. Le modificazioni della membrana citoplasmatica possono determinare precoci turbe metaboliche e alterazioni irreversibilmente evolutive. In seguito a contatto con virus “nudi” e inviluppati,la membrana va incontro a un incremento del suo grado di fluidità. Seguono depolarizzazioni e liberazione di metabolici nel mezzo di coltura con fuoriuscita di potassio intracellulare e influsso di altri ioni:sodio,potassio,colina e deossiglucosio. In alcune infezioni,l’elevata concentrazione intracellulare da Na+ può favorire le traduzioni virali a scapito di quelle cellulari. - Le alterazioni lisosomiali appaiono dopo ma sono più rilevanti nell’evoluzione del processo degenerativo cellulare. Proteine virali tardive sono responsabili di alterazioni di questi orfanelli cellulari;ne consegue la liberazione degli enzimi idrolitici contenuti negli orfanelli stessi e il definitivo danneggiamento delle strutture cellulari. 2. Infezioni Latenti I virus animali possono realizzare un rapporto di parassitismo “controllato” che consente alle cellule stesse di sopravvivere e di duplicarsi secondo modalità,in apparenza,normali. Nella latenza vi è integrazione del genoma virale in quello dell’ospite.Il virus permane nella cellula in forma criptica senza neoproduzione di virioni infettanti e senza formazione di larghe quantità di antigeni virus-specifici.In vivo si instaurano infezioni asintomatiche. Sono comunque possibili riprese moltiplicative virali(ritrattazioni).A queste si possono accompagnare cicli produttivi di infezione citocida ed episodi di malattie recdivanti. Le cause della latenza sono oscure;le sedi variano. 3. Infezioni persistenti Rappresentano una condizione di parassitismo virale “controllato”.Però, a differenza della latenza, c’è continua produzione di notevoli quantità di antigeni virali e di virus infettante. Le cellule non subiscono danni letali ad opera del virus ma sono esposte,a causa della presenza di antigeni virus-specifici sulla superficie,a azioni lesive esercitate da riposte immunitarie dell’ospite. Ne possono conseguire malattie cronicamente evolutive(epatite cronica attiva da virus dell’epatite B) o malattie “lente” (con lunghi periodi di incubazione asintomatica:virus del morbillo). Le cellule persistentemente infettate vanno incontro a modificazioni capaci di determinare inibizioni di funzioni “ di lusso”(specificatmente deputate alla formazione di prodotti specializzati come ormoni,mielina,ecc.).Ne possono derivare forme morbose. Tommaso Hinna Danesi Trasformazione Con il termine trasformazione si indicano le modificazioni cui vanno incontro alcune cellule in vitro in seguito a infezioni da virus oncogeni. Tali virus sono responsabili di alterazioni non degenerative ma condizionanti la proliferazione anomala e incontrollata delle cellule infette(trasformate). Le cellule trasformate perdono la capacità di controllo dei loro processi moltiplicativi e acquisiscono caratteristiche peculiari quali:irregolare morfologia,anomalie cromosomiche,elevata agglunabilità da lectine,difetti nel trasporto di membrana,elevata attività gli colitica,assenza di inibizione da ontatto,capacità di originare colonie in strato di agar. Nelle cellule trasformate si evidenziano nuove specificità antigeniche capaci di determinare il rigetto in seguito a un trapianto in animali immunocompetenti consanguinei. La trasformazione cellulare viene considerata l’equivalente in vitro dell’oncogenicità in vivo. Lesioni dipendenti dl coinvolgimento del sistema immunitario dell’ospite Le risposte immunitarie dell’ospite contribuiscono alla guarigione e/o limitazione di molte infezioni virali,condizionando l’instaurarsi di periodi di immunità alle reinfezioni;però esse partecipano in misura rilevante al processo patologico instaurato dal virus e alle manifestazioni cliniche conseguenti. Le modalità di coinvolgimento sono riconducibili: - Alla stimolazione antigenic costantemente esercitata dai virus infettanti: - Alla capacità di alcuni virus di essi di infettare le cellule immunocompetenti. Nel primo caso possono essere attivati diversi meccanismi patogenetici responsabili di lesioni a carico sia delle cellule infette che di organi non direttamente interessati dal processo replicativi virale e possono verificarsi fenomeni di aumentata replicazione di virus (nella dengue) capaci di moltiplicarsi i cellule macrofagiche; Nel secondo caso,per danni apportati a singole sottopopolazioni linfocitarie possono manifestarsi alterazioni dei sistemi di controllo e di espressione della stessa risposta immunitaria. Lisi immunitaria di cellule infette In molte infezioni virali,da virus inviluppati e da virus nudi,si assiste alla comparsa di antigeni virus-codificati sulla membrana citoplasmatica delle cellule infette; in altri si può avere lo smascheramento,per effetto dell’infezione virale,di antigeni cellulari pre-esistenti allo stato criptico; In altre l’infezione virale può indurre la sintesi di neo-antgeni cellulari. Nei confronti di questi antigeni può intervenire il sistema immunitari dell’ospite determinando la lisi delle cellule infette. Questa citolisi contribuisce a delimitare la diffusione del virus nell’organismo infetto;a volte è protettiva quando si realizza in fasi precoci dl processo replicativi virale. La citolisi immunitaria è momento di patogenicità nel determinismo delle manifestazioni cliniche. Tommaso Hinna Danesi Profilassi e terapia delle infezioni virali: le infezioni virali possono essere prevenute attraverso: a) b) c) bonifica……….qualora l’infezione virale sia trasmessa attraverso il circuito orofecale, o tramite un insetto vettore (generalmente artropode ematofago), è possibile con l’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche indurre uno squilibrio nell’habitat del vettore, oppure smaltire correttamente i rifiuti. Immunizzazione passiva…………con somministrazione di immunoglobuline contenenti anticorpi neutralizzanti, indispensabile che il virus attraversi il torrente circolatorio e che l’immunoglobulina venga somministrata prima dell’evento di viremia. Immunizzazione attiva…………….con somministrazione di vaccini ricavati da virus morti o vivi attenuati detti vaccini inattivati e vaccini viventi attenuati. Tale profilassi stimola la formazione di anticorpi nell’individuo a cui sarà conferita un’immunità duratura se non permanente. La terapia antivirale si fonda su: a) b) c) d) Farmaci antivirali……………è difficile trovare chemioterapici con assoluta specificità, tutti i farmaci antivirali ad uso prolungato sono tossici. In oltre inducono la formazione di mutanti virali resistenti. Immunomodulanti…………..sostanze in grado di stimolare una reazione immunitaria dell’ospite (cellulo-mediata e umorale) senza agire minimamente sul virus. Interferon…………………..sostanza che esplica sia un’azione sul virus (impedendo la replicazione della maggior parte dei virus animali) ma stimola e potenzia anche la risposta immunitaria dell’ospite. Agenti fisico-chimici………..sono elementi che non hanno alcuna applicazione terapeutica data la loro nocività per le stesse cellule dell’ospite. Farmaci antivirali attivi contro virus a DNA: • • Zanamivir e oselatamivir: sono farmaci in grado inibire la neuroaminidasi dei virus influenzali A e B; l’inibizione di tale enzima determina l’inibizione dell’ingresso del virus all’interno della cellula ospite. Aciclovir: farmaco attivo su virus a DNA; è un analogo della guanosina, attivo sugli HSV-1 e 2 e sul virus della varicella zoster VZV. Il farmaco una volta fosforilata nella cellula viene integrato Tommaso Hinna Danesi • • • • nel DNA virale non consentendo alcun ulteriore allungamento. Vidarabina: analogo dell’adenina, attivo sui membri della famiglia degli herpesvirus e degli hepadnavirus. Il farmaco è un inibitore della sintesi del DNA virale. Gancilovir: anlogo acilico della guanina attio su tutti imembi della famiglia delle herpesviridae. Cidofovir: è un nucleoside fosfonato, una volta incorporato nella catena di DNA virale non ne consente un ulteriore allungamento. Foscarnet: è un anlogo inorganico del pirofosfato, in grado d inibire i vitro la replicazione di HIV, herpesvirus, hepadnavirus. Farmaci antivirali attivi contro virus a RNA: • • • Amantadina: impedisce la replicatone del virus dell’influenza di tipo A.il farmaco provoca un innalzamento del pH cellulare impedendo la fuoriuscita del materiale genetico virale al di fuori dei lisosomi. Rimantadina: simile all’amantadina, raggiunge però livelli citoplasmatici più elevati ha tempo di dimezzamento doppio rispetto all’amantadina. Ribavirina: è un nucleotide sintetico simile alla guanosina. È efficace contro le infezioni da virus respiratorio sinciziale. La ribavirina in associazione con interferon è indicata nella terpaia contro l’epatite C. Farmaci antiretrovirali: sono farmaci sviluppati per la terapia contro l’HIV;; si fondano sull’inibizione della trasrittasi inversa virale; ve ne sono due categorie: i nucleosidici che fungono da terminatori di catena ed i non nucleosidici derivati dalle benzodiazepine che si complessano direttamente con la TI impedendone la funzionalità. • • • AZT ( azitotimina) un analogo dei nucleosidi, con affinità par la polimerasi virale elevata. Nevirapina: farmaco non nucleosidico. Efavirenz: farmaco non nucleosidico attivo solo su HIV-1 Inibitori biologici: sono gli interferon; il sistema di comunicazione cellulare delle infezioni; una cellula infetta libera determinate proteine che inducono resistenza nelle cellule non parassitate, impedendo il propagarsi dell’infezione. I maggiori successi si sono avuti nelle epatiti croniche da virus B e C; risultati modesti si sono avuti anche nella cura delle infezioni da papovavirus e cheratiti erpetiche. Tommaso Hinna Danesi