Come nasce la Lila Nel 1987 nasce la L.I.L.A. – lega Italiana per la Lotta contro l’Aids – Roma, Bologna e Milano sono le prime realtà che si attivano, coinvolgendo, volontari provenienti da diverse esperienze nel sociale. Il promo nucleo di volontari si “forma”, nel senso laterale del termine, ai corsi organizzati presso la comunità agricola di Murisengo insieme all’Università della strada, la struttura formativa che dal 1978 opera all’interno del Gruppo Abele sulle tematiche della tossicodipendenza e del disagio in generale. Questi primi corsi nel 1988/89 riunivano volontari professionisti e non, medici, avvocati, educatori, assistenti sociali, psicologi, giornalisti, persone sieropositive e non, malati di Aids, alla ricerca di chiarezza e delucidazioni sugli aspetti medico – sanitari, alla ricerca di punti fermi riguardo alla convivenza civile, la difesa dei diritti, alla ricerca di un confronto sui vissuti, le paure, i disagi personali e sociali che l’Aids ha portato con sé. Questi primi percorsi formativi, intesi per i contenuti ed i vissuti emotivi che circolano, hanno permesso di tessere quei fili: linguaggio comune, consapevolezza critica, culturale e politica sull’Aids, che hanno portato negli anni la Lila ad essere una presenza forte e competente sul territorio nazionale. Oggi, nel terzo decennio, dalla comparsa del virus Hiv, l’Associazione si è strutturata in una federazione con 15 sedi sul territorio nazionale. In questi anni la Federazione si è caratterizzata per numerose attività: Campagne di informazione, sensibilizzazione, educazione della prevenzione. Tutela dei diritti delle persone. Promozione di una cultura della solidarietà. Formazione di operatori del pubblico e del privato sociale impegnati nei vari contesti: scuola, carcere, Ser.T, ospedali, sindacato, ecc… Ricerca scientifica nel campo delle terapie alternative e complementari alla medicina tradizionale. Attivazione di progetti quali: la casa alloggio a Bologna che ospita persone con Aids, unità di strada per la prevenzione del virus Hiv tra le persone tossicodipendenti e le persone che si prostituiscono, centralini hot-line, gruppi di auto aiuto, ecc… Partecipazione alla Commissione Nazionale Aids, alla Consulta Nazionale delle Associazioni, alle strutture europee degli attivisti di lotta all’AIDS Questa ricchezza di interventi, portata avanti principalmente da volontari coadiuvati da alcuni operatori, pone continuamente all’Associazione problemi non solo organizzativi ma anche problemi di metodologie, scambio di informazioni e materiali, ecc…. C’è inoltre la necessità di consolidare il patrimonio ricco e complesso in termini di esperienza, metodologie e sensibilità accumulato in questi anni. Il percorso interno della Federazione ci ha portato ad un confronto importante riguardo i valori che l’Associazione condivide e su cui non è disposta a transigere: CENTRALITA’ DELLA PERSONA DIRITTO ALLA SALUTE RISPETTO DELLE SCELTE DI VITA CULTURA DEI DIRITTI CULTURA DELLE DIFFERENZE VALORE DELLE EMOZIONI VALORE DELLE RELAZIONI LA MISSION DELLA LILA (dell’Art. 2 dello Statuto) La LILA promuove e difende il diritto alla salute, si impegna ad affermare principi e relazioni di solidarietà, lotta contro ogni forma di violazione dei diritti umani, civili di cittadinanza delle persone sieropositive o malate di AIDS, anche costruendo servizi di integrazione umana e sociale. La LILA è un’associazione senza scopo di lucro che agisce sull’intero territorio nazionale attraverso le sue sedi locali. Essa è costituita da una federazione di Associazioni composte da persone sieropositive e non, volontari e professionisti, ed organizzata attraverso: Una sede nazionale, con all’interno degli organismi di servizi funzionali allo svolgimento degli impegni di politica sociale e sanitaria nonché allo sviluppo e alla crescita delle sedi che operano territorialmente Sedi locali che agiscono a livello regionale, provinciale e cittadino. Gli elementi costitutivi della mission della LILA sono: Denunciare e lottare contro qualsiasi pratica discriminatoria dei diritti umani e cittadinanza delle persone sieropositive o malate di AIDS Promuovere tutte quelle azioni utili a tutelare i singoli particolarmente sotto il profilo della salute psichica e dei diritti, attraverso una rete di opportunità, iniziative e strumenti, campagne informative, nel pieno rispetto della dimensione umana. Favorire il protagonismo, la diretta responsabilità e la piena partecipazione alla vita sociale e civile delle persone sieropositive o malate di AIDS Diffondere pratiche di solidarietà e assistenza in relazione ai bisogni delle persone sieropositive o malate di AIDS nel differente mutamento storico delle condizioni sociali e sanitari Proporre politiche culturali, sociali, preventive e sanitarie intorno alle tematiche dell’infezione del virus HIV, capaci di suscitare risposte concrete al superamento delle diverse problematiche inerenti all’AIDS Chi siamo La sede LILA di Como è un’organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale, costituitasi nel 1991 e iscritta all’albo del volontariato della Regione Lombardia. Si avvale del contributo di medici, psicologi, operatori sociali avvocati e magistrati. Alla LILA lavorano fianco a fianco persone sieropositive e non, mosse dal comune impegno per la difesa del diritto alla salute e per l’affermazione dei principi di solidarietà contro ogni forma di emarginazione e discriminazione. I nostri obiettivi Prevenzione contro la diffusione del virus HIV; Tutela dei diritti delle persone sieropositive o malate di AIDS; Informazione capillare e costante con un linguaggio chiaro e adeguato alle diverse realtà a cui ci si rivolge; Proposizione e promozione della cultura della solidarietà contro ogni forma, di intolleranza e di emarginazione sociale; Aiuto e assistenza per le persone sieropositive, o male di AIDS, e per le loro famiglie. Le nostre attività e servizi Settore formazione: corsi di formazione, prevenzione e sensibilizzazione, interni ed esterni rivolti a gruppi di persone e a strutture quali, ad es., carceri, aziende, scuole, ecc. Servizio Hot-Line – Centralino Telefonico: informazioni sanitarie, consulenza psicologica e consulenza medica, rivolto alle persone sieropositive e non. Gruppo di auto/aiuto: momento di incontro, esclusivamente per persone positive al test HIV, con l’obiettivo comune di auto aiutarsi, ritrovandosi in uno spazio garante di privacy e assente da pregiudizi. Settore legale: consulenza legale gratuita e nel pieno rispetto dell’anonimato, prestata da persone con conoscenze giuridiche, formate per condurre colloqui di sostegno; eventuali rimandi, in caso di violazione dei diritti, presso studi legali che hanno dato la loro disponibilità alla Lila. Sportello pensioni: informazione ed assistenza nell’espletamento delle pratiche pensionistiche. Gruppo carcere: informazione e prevenzione per quanto riguarda la diffusione del virus Hiv all’interno della struttura carceraria; corsi di informazione rivolti agli agenti, ai detenuti e alle detenute; conduzione di uno sportello di ascolto, rivolto ai detenuti, sulle problematiche inerenti il virus Hiv (diritti, legislazione, pensionistica, terapie, ecc.) INFO AIDS Il virus HIV, Virus dell'Immunodeficienza Umana, è un retrovirus, cioè un virus a RNA, che attacca alcune cellule del sistema immunitario, principalmente i linfociti CD4, che sono importantissimi per la risposta immunitaria, indebolendo il sistema immunitario fino ad annullare la risposta contro virus, batteri, protozoi e funghi. La distruzione del sistema immunitario causa una sindrome che si chiama AIDS (o, in italiano, SIDA: Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita). Una persona affetta da SIDA è maggiormente esposta alle infezioni. Tuttavia le infezioni tipiche di questa sindrome sono solo distinte in: - Infezioni da batteri e protozoi, tra cui sono frequenti: Pneumocistosi, una polmonite causata da un protozoo di nome Pneumocistis Carinii; Toxoplasmosi, causata dal Toxoplasma Gondii, un protozoo che colpisce il cervello, l'occhio e raramente il polmone; La Tubercolosi, causata dal bacillo di Koch. - Infezioni da virus tra cui Herpes, infezione da CitoMegaloVirus e HHV-8. - Tumori: Linfomi, tumori delle ghiandole linfatiche; Sarcoma di Kaposi. - Infezioni micotiche tra cui è frequente l'infezione da Candida, un fungo che nelle persone immunodepresse si può sviluppare in bocca, nell'esofago e in altre parti del corpo. Che differenza c'è tra sieropositività e AIDS? Quali sono gli esami importanti per diagnosticare L'AVVENUTA INFEZIONE E IL SUO DECORSO? Quando una persona entra in contatto con l'HIV può diventare sieropositiva. Questo può verificarsi dopo un certo periodo, detto periodo finestra, che può durare fino a tre mesi. Sieropositiva è una persona che presenta la positività alla ricerca di anticorpi dell'HIV nel siero. Il test (vedi allegato n°1) quindi non indica la presenza del virus, ma solo degli anticorpi specifici che il nostro sistema immunitario ha sviluppato dopo il contatto col virus. Se il test risulta negativo va comunque ripetuto allo scadere dei 3 mesi, calcolati a partire dall'ultimo episodio ritenuto a rischio. Un persona che risulta positiva al primo test, il test ELISA (Enzime Linked Immuno Sorbent Assay), viene sottoposta ad altri test di conferma, tra cui il Western Blot, più sicuro ma che non viene utilizzato come primo test per problemi di costi. Poi vengono effettuati test per valutare se e quanto il virus HIV ha danneggiato il sistema immunitario, tra cui fondamentale è la conta dei linfociti CD4. È disponibile infine un esame molto significativo che misura la quantità di virus (copie di RNA virale) nel siero. Questo esame è fondamentale perché permette tra l'altro una verifica indiretta dell'efficacia dei farmaci antiretrovirali. Esistono anche analisi sul genotipo e fenotipo virale, che servono a individuare i ceppi mutanti resistenti ai farmaci. È possibile effettuare questo esame in diversi ospedali e laboratori privati, convenzionati e no. Se in una persona si ritrovano gravi danni al sistema immunitario e la presenza di infezioni opportunistiche, si diagnostica l'AIDS. In realtà la distinzione tra sieropositività e AIDS conclamato si basa su criteri schematici. È nata negli Stati Uniti da esigenze assicurative. In alcuni casi si può stare meglio nella condizione di AIDS conclamato che in quella di sieropositività. Come si trasmette l'infezione da HIV? Il virus può essere presente oltre che nel sangue anche in altri liquidi biologici. In particolare nello sperma e nelle secrezioni vaginali l’HIV può essere presente in grande quantità. L'infezione da HIV si trasmette in tre modi: - Per via ematica. Le trasfusioni di sangue infetto possono trasmettere il virus HIV. In Italia dal 1988 il sangue destinato a trasfusioni viene sottoposto a screening per il virus HIV. Lo scambio di siringhe può trasmettere il virus HIV. Iniettarsi droghe con siringhe nuove non trasmette alcun virus, ma può portare a comportamenti a rischio come appunto lo scambio di siringhe. - Per via verticale. La madre può trasmettere il virus HIV al figlio durante la gravidanza, al momento del parto o durante l'allattamento. La possibilità che questo avvenga si riduce fortemente se la madre è in terapia con antiretrovirali, fino ad essere meno del 10%. Il bambino non avendo anticorpi propri eredita gli anticorpi della madre, quindi può nascere sieropositivo, ma non avere il virus. In questo caso il bambino ritornerà sieronegativo durante i primi mesi di vita. Studi recenti dimostrano una notevole riduzione di casi di trasmissione dell'HIV nel caso in cui la madre sia sottoposta ad idonea terapia durante la gravidanza e partorisca con parto cesareo. - Per via sessuale, argomento trattato a seguire. Rapporti a rischio: In quali tipi di rapporti sessuali si trasmette il virus HIV? Il rapporto di penetrazione vaginale è a rischio. Il preservativo, se utilizzato correttamente e dall'inizio del rapporto, protegge. Il rapporto di penetrazione anale è a rischio. La mucosa anale è delicata e soggetta a lesioni, inoltre nel rapporto anale vi è meno lubrificazione, quindi maggior possibilità di frizione e conseguenti microtraumi. Anche in questo caso il preservativo, usato correttamente, dall'inizio del rapporto e con un lubrificante adatto, protegge. Per chi pratica la fellatio, ovvero per la persona che stimola con la bocca il pene di altri c’è un rischio di contrarre l’hiv se la sua bocca viene in contatto con lo sperma dell’altro o, per alcuni, se entra in contatto con il liquido prespermatico. Su quest’ultimo punto nella comunità scientifica vi è dibattito tra chi considera il liquido prespermatico capace di trasmettere l'HIV e chi sostiene invece che la possibilità è solo teorica (plausibilità biologica) poiché la quantità di virus presente nel liquido prespermatico è ridotta. È più sicuro praticare la fellatio con il preservativo, ma nel caso non lo si utilizzi è necessario evitare lo sperma in bocca. Non c’è invece nessun rischio per la persona che riceve la stimolazione. Il cunnilingus è la stimolazione orale dell'organo genitale femminile (baciare, leccare). Le secrezioni vaginali possono contenere il virus HIV, pertanto esiste una possibilità (solamente teorica, perché nella realtà non esistono casi accertati) di trasmissione dell'infezione. Il cunnilingus è da evitare in presenza di sangue mestruale. L'utilizzo della diga interdentale o comunque di uno strato in lattice (che si può ottenere da un preservativo) applicato come barriera elimina ogni rischio. L'anilingus, la stimolazione orale dell'ano (rimming) è una pratica considerata a rischio per altri tipi di infezione. Per proteggersi è consigliabile l'uso della diga. Il fisting, cioè la penetrazione vaginale o anale col pugno/mano è considerata a rischio per la facilità di provocare lesioni attraverso le quali potrebbe passare il virus. L'HIV NON si trasmette Nei contatti quotidiani. Nessun familiare di una persona sieropositiva è mai stato infettato. In caso di convivenza con una persona sieropositiva é sufficiente rispettare le comuni norme igieniche: non usare oggetti che possono entrare in contatto con il sangue, cioè spazzolini da denti e oggetti taglienti come forbici, rasoi, ecc. Il virus HIV non si trasmette: Abbracciandosi. L'atto di abbracciarsi e stringersi non trasmette l'infezione. Accarezzandosi. L'HIV non si trasmette scambiandosi carezze. Baciandosi. Non è mai stato segnalato un caso di contagio attraverso il bacio. Masturbando il partner, a condizione che lo sperma o le secrezioni vaginali non vengano a contatto con ferite aperte. Facendo il bagno o la doccia insieme. L'utilizzo in comune di vibratori e altri oggetti di questo tipo è sicuro a condizione che si metta un preservativo sull'oggetto e lo si sostituisca ad ogni nuova penetrazione. Buona pratica è lavare il vibratore, o altro, in un disinfettante. Per PREVENIRE LA TRASMISSIONE DEL VIRUS occorre invece adottare semplici misure precauzionali: Evitare il contatto con il sangue se non si è muniti di guati monouso; Non condividere oggetti di uso personale quali rasoi, forbici, spazzolini da denti, ecc; Utilizzare correttamente il preservativo nei rapporti sessuali con le persone di cui non si conosce con sicurezza la condizione sierologica. Il virus può essere inattivato o distrutto se tenuto a contatto con: ipoclorito di sodio alcool etilico a 50 alcool etilico a 70 candeggina calore acqua ossigenata per almeno unra per almeno 10 minuti per almeno 1 minuti per almeno 10 minuti per almeno 10 minuti a 50 per almeno 10 minuti. CATEGORIA A ? sintomatico ? infoadenopatia persistente generalizzata (PLG) ? infezione acuta primaria da HIV CATEGORIA B ? ? Angiomatosi bacillare ? Candidosi oro aringea ? Candidosi vulvovaginale scarsamente responsiva alla terapia ? Displasia della cervice arcinoma della cervice in SITU ? Hairy Leucoplachia ? Neuropatia periferica ? Sintomi costituzionali, come febbre, diarrea (>1 mese) ? Herpes Zoster ? Porpora tromocitopenica idiopatica ? Listeriosi ? PID (infiammazione pelvica) ? ? ATEGORIA C ? ? ? ? ? andidosi di bronchi, trachea e polmoni ? ? ? ? andidosi esofagea ? ? ? ? arcinoma della cervice invasivo ? ? ? ? occidioidiomicosi disseminato o extrapolmonare ? ? ? ? riptococcosi extrapolonare ? ? ? ? riptosporidiosi extrapolomonare ? ? ? ? riptosporidiosi cronica intestinale ? ? ? ? alattia da CMV (ad esclusione di fegato, milza o linfonodi) ? ? ? ? etinite da CMV con perdita della vista ? ? ? ? ncefalite HIV correlata ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? erpes simplex ulcera cronica (>1mese), bronchiti, polmoniti o esofagiti stoplasmosi disseminata o extrapolmonare sosporiasi cronica intestinale (>1mese) arcome di Kaposi infoma di Burkitt infoma immunoblastico infoma cerebrale primitivo ALLEGATO N°1 COS'È IL TEST Il test consiste in un normale prelievo di sangue che, analizzato, diagnostica la presenza o meno dell'infezione da Hiv. È articolato in due livelli: l'Elisa, test di I livello, cui segue, in caso di esito positivo o dubbio, il Western Blot (wb), di II livello o di conferma, l'unico in grado di conferire la totale certezza del risultato. Il test serve a rilevare la presenza nel sangue degli anticorpi anti-Hiv, che si sviluppano solo se la persona che fa il test è venuta in contatto con il virus. Il risultato del test è positivo se si riscontra la presenza di anticorpi contro il virus (sieropositività all'Hiv), è negativo quando nel sangue non vi è traccia degli anticorpi (sieronegatività all'Hiv). Devi sapere che il periodo di formazione degli anticorpi anti-Hiv può variare da un minimo di qualche settimana fino a 3 mesi dopo che si è venuti a contatto col virus. Questo arco di tempo è chiamato periodo finestra. Ciò significa che una persona, pur risultando negativa al test in quanto non ha ancora sviluppato gli anticorpi, può avere già contratto l'infezione e quindi può trasmettere ad altri il virus. Ripeti dunque il test dopo che sia trascorso il periodo finestra. Il test per l'Hiv Elisa verifica solo la presenza o meno degli anticorpi al virus, ma non da nessuna informazione sullo stato di salute e sul sistema immunitario. Oggi esistono test combinati che oltre a cercare gli anticorpi rilevano contemporaneamente la presenza di una particolare proteina, l'antigene P24, che compare e aumenta di molto già dopo pochi giorni l'avvenuto contatto. Non è un tipo di esame oggi molto diffuso, circa 1/3 dei centri italiani effettua lo screening con questa metodica. Per questo tipo di test, il periodo finestra si riduce ulteriormente sino a 4/6 settimane. Il test non ha valore di prevenzione: qualsiasi sia l'esito, i comportamenti da adottare sono gli stessi (rapporti sessuali sicuri e non utilizzare in comune oggetti taglienti e siringhe). ACCESSO AL TEST Puoi effettuare il test per l'Hiv, in forma gratuita, presso le Unità Operative Aids delle Asl e presso Centri e Reparti di Malattie Infettive.. Le modalità di accesso cambiano di struttura in struttura: generalmente non è richiesta l'impegnativa del medico di base e basta presentarsi direttamente presso le Unità Operative. In alcune strutture è necessario invece prenotarsi. IL TEST È VOLONTARIO Non puoi essere sottoposto, senza il tuo consenso, ad analisi tendenti ad accertare l'infezione da Hiv, se non per motivi di necessità clinica nei tuoi interessi. Il test è assolutamente volontario e, perché venga eseguito, è necessario il tuo consenso esplicito, dopo esser stato informato delle caratteristiche del test (che cos'è, come funziona, che cosa significa seriopositività, cosa vuol dire invece Aids). Anche in caso di ricovero ospedaliero il test non può essere effettuato a tua insaputa, ma solo con il tuo consenso scritto. Può capitare infatti che al momento di un ricovero tu sottoscriva un foglio in cui affermi di accettare tutti i trattamenti ai quali verrai sottoposto, ma questo non avrà valore legale se per ciascuno dei trattamenti, e quindi anche per il test, non sia stata data una specifica autorizzazione. La decisione di fare il test è solo tua: prendi il tempo che ti occorre per affrontarlo serenamente. Sappi che una diagnosi precoce potrebbe consentirti più scelta nel valutare un percorso terapeutico. LA TUTELA DELL'ANONIMATO E DELLA RISERVATEZZA Quando decidi di fare il test hai il diritto di chiedere che sia garantita la tutela della tua privacy. I servizi preposti effettuano il test in forma anonima o in forma riservata o confidenziale. Test anonimo: quando non viene richiesto alcun documento personale, ma viene utilizzato un codice criptato per la tua identificazione. Test riservato o confidenziale: al momento dell'effettuazione o del ritiro dei risultati, è necessario che tu esibisca agli operatori un documento identificativo. Per tutti i tuoi dati anagrafici (nome, cognome, sesso, data di nascita, comune di residenza e indirizzo completo) che verranno richiesti al momento del test, sia nei laboratori pubblici che privati, il personale sanitario è vincolato dal segreto professionale e d'ufficio e deve adottare tutte le misure di sicurezza necessarie a garantirne la massima riservatezza. La tua identità ed ogni informazione riguardante l'esecuzione ed il risultato dell'esame non possono essere in nessun caso divulgate. LA COMUNICAZIONE DEI RISULTATI Il momento della comunicazione del risultato del test è sicuramente tra i più delicati. È dunque compito di chi comunica il risultato fornire un adeguato sostegno psicologico. Il counselling si effettua generalmente sia prima che dopo il test e mira tra l'altro a comprendere se sei stato realmente esposto a rischio di infezione e ad informarti correttamente sui comportamenti sicuri. Il risultato dovrà essere consegnato esclusivamente a te che hai effettuato il test e la comunicazione non deve avvenire mai per lettera o per telefono. Puoi eventualmente autorizzare il medico a riferire ad altre persone da te indicate il risultato. Questa autorizzazione deve essere data sempre per iscritto. DOMANDE & RISPOSTE Quanto costa il test? Il test, nelle strutture pubbliche, è del tutto gratuito. È possibile che il test venga effettuato senza il mio consenso? Assolutamente no, il test è volontario ed è comunque necessario il tuo consenso esplicito ed informato. È possibile soltanto nel caso di persona incapace di intendere e volere per la quale sia applicabile il Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso). Il Tso è regolato dalla legge ed è disposto dal Sindaco su proposta motivata di un medico ed è diretto alla cura e alla prevenzione di malattie. Il test può essere disposto a fini sperimentali? Assolutamente no, inoltre non può neanche essere basato su motivi e finalità politiche, razziali o comunque estranei alla cura di malattie nel tuo interesse e della collettività. Cosa prevede la legge nel caso in cui io sia minorenne e decida di fare il test? In questo caso la legge prevede che il consenso sia a carico dei tuoi genitori o di chi esercita la patria potestà. Se desideri comunque, e con motivate cause, non comunicare ai genitori la decisione di fare il test, la prassi é quella di prendere in considerazione la tua richiesta se hai più di 14 anni. Se dopo attento colloquio verrà effettuato il test, questa decisione sarà comunicata con le motivazioni al Tribunale dei minorenni. Se hai più di 16 anni in alcuni centri puoi effettuare il test senza problemi. Se sei minorenne e sposato, non hai bisogno del consenso di altri per effettuare il test. Il datore di lavoro può chiedemi di sottopormi al test? No, ciò è vietato dalla legge, così come ogni altro accertamento sul tuo stato di salute.