Mariagrazia Pontorno Roots 14 - 28 gennaio 2011 LITHIUM PROJECT Mariagrazia Pontorno Roots still da video animazione 3d 2’36’’ 2010 What you see is (not) what you see di Alessandra Troncone 1 La forza della mimesis è stata per secoli il parametro fondamentale con cui valutare la qualità di un’opera: sembra vera, quindi è fatta bene. Emblematico il celebre aneddoto di Plinio sulla gara tra Zeusi e Parrasio, doppio inganno tutto giocato sull’illusione – e confusione – tra verità e verosimiglianza. La necessità della piena aderenza al reale è andata affermandosi sempre più in epoca contemporanea, complici le nuove tecnologie. La fotografia non è più solo icona ma indice perché – citando Peirce – i n t ra tt i e n e u n ra p p o r t o d i contiguità con il referente grazie ad una connessione di tipo causale e fisico. Il video permette non più di rappresentare il reale ma di presentarlo, cogliendone l’immediatezza, il movimento, il divenire dell’azione. Non è una questione di oggettività, tutto è sempre e comunque filtrato dallo sguardo dell’artista. Ma il punto di partenza, la materia grezza, è un qualcosa che è successo. “È stato”, direbbe Barthes. Nelle opere di Mariagrazia Pontorno non c’è nessun “è stato”. Non potrebbe esserci, dato che si tratta di immagini “prodotte” e non “riprodotte”: sembrano quadri, ma non c’è pittura. Sembrano fotografie, ma sono in lento, costante, impercettibile movimento. Sono video, ma non sono frutto di riprese. L’artista ha scelto la grafica 3D come proprio linguaggio; i suoi lavori sono il risultato di una fase di ricerca cui segue la preparazione dello storyboard e poi il lungo processo di realizzazione dell’opera. A partire dal progetto iniziale, le immagini vengono dotate di una propria impalcatura, studiate nelle tre dimensioni, rivestite di materiali che simulano quelli reali e infine animate. Tutto il lavoro si svolge tramite l’uso di hardware e software dedicati; non c’è alcun referente analogico cui ‘appigliarsi’. Il risultato sono immagini di sintesi, perfette nel riprodurre una realtà che non hanno mai c o n o s c i u t o . Pe r f e t t e c o m e l’artificio sa essere. Per dirla alla Peirce: le opere di Pontorno sono icona ma non potranno mai essere indice perché mancano di contiguità con il reale. Sono dei quadri ideali, dove la mimesis è raggiunta grazie all’uso di una tecnica sofisticata che rimane n e l l ’ o m b ra , d i s s i m u l a t a , e l’illusione è di trovarsi di fronte a d i c o n o g ra f i e t ra d i z i o n a l i trattate altrettanto tradizionalmente. Mariagrazia Pontorno Roots 14 - 28 gennaio 2011 What you see is what you see, diceva Frank Stella affermando la pura autoreferenzialità dell’immagine. Nei lavori di Mariagrazia Pontorno invece, quel che vedi non è mai quel che vedi; la partita si gioca tutta sul confine tra reale e irreale, natura e artificio, analogico e digitale. La stessa tecnica non è riconoscibile al primo impatto. Anche per questo, più che come una videoartista, Mariagrazia parla come una pittrice (sarà colpa della confusione che spesso si fa tra il suo cognome e il nome del Pontormo?): definisce alcune sue installazioni affreschi digitali, parla di materia impalpabile dei pixel, insiste sulla processualità del lavoro, sul “mettere e levare” che sono propri delle tecniche tradizionali. Il fatto che si tratti di tele elettroniche è funzionale però a dare a queste immagini ciò che la pittura non potrà mai regalare: il movimento. Piante che ondeggiano, arbusti che si flettono, fiori che si sradicano… il vento agita questi elementi naturali e li rende vivi. Reali. Il loop aiuta a rinunciare a qualsiasi intento narrativo; bisogna fermarsi davanti ai suoi lavori (tele o affreschi che siano) e immaginare di trovarsi davanti un paesaggio. Questa la sensazione che si prova ad immergersi nel suo Giardino di Maresa, un hortus conclusus virtuale realizzato interamente in grafica 3D e nel quale trovavano posto le diverse varietà di rose e fiori presenti nella collezione di Maresa del Bufalo. LITHIUMPROJECT Questo accento “strutturale” però, con l’utilizzo di una tecnica che si fa inevitabilmente anche tratto distintivo, può comportare il rischio che ci si fermi a questa, che il lavoro dell’artista sia classificato come virtuosismo tecnico, sperimentazione fine a se stessa. Un ottimo risultato estetico di cui si fa fatica a bucare la superficie. Eppure, ancora una volta, quel che vedi non è solo quel che vedi. Mariagrazia rivendica la tecnologia non come supporto ma come scelta estetico-formale; ciò vuol dire che questa si fa essa stessa discorso, un Mariagrazia Pontorno Roots still da video animazione 3d 2’36’’ 2010 Mariagrazia Pontorno wireframe di still da video modellazione 3d 2010 2 tramite attraverso cui guardare alla linea di demarcazione tra realtà e finzione e, per esteso, affrontare il problema dell’utilizzo e della diffusione di immagini di qualsiasi genere. Se è possibile ricostruire perfettamente qualcosa “What you see is what you see, diceva Frank Stella affermando la pura autoreferenzialità dell’immagine. Nei lavori di Mariagrazia Pontorno invece, quel che vedi non è mai quel che vedi; la partita si gioca tutta sul confine tra reale e irreale, natura e artificio, analogico e digitale”. che non è c’è mai stato, vuol dire che nessuno di noi ha la certezza di ciò che vede, ogni giorno, in ogni contesto. Non si tratta solo di ricreare la piacevole condizione del trovarsi in un giardino, ma di mettere in guardia su come il nostro occhio possa essere ingannato. Inoltre i suoi lavori hanno, in molti casi, un legame profondo con la natura dei luoghi in cui vengono realizzati o installati. In Acitrezza vista da Acicastello l’immagine della costa ricostruita così come era prima della speculazione edilizia va a sovrapporsi a quella reale, dando l’illusione di vedere il paesaggio esattamente come era un tempo. Una finestra sul passato, una “cartolina impossibile”. Nel progetto ideato per Matera, l’artista si è fatta raccontare dai vecchi abitanti dei Sassi la loro storia, proiettandola poi lì dove c’erano le case che hanno dovuto abbandonare. In uno dei lavori più recenti, realizzato per la mostra My Generation al Museo Pietro Canonica di Roma, ha creato uno dei suoi affreschi digitali che riproduce il brano di paesaggio di Villa Borghese su cui affaccia lo studio di Canonica. Installando il video proprio lì dove si trova l’unica grande finestra della sala, l’artista ha sostituito anche qui il virtuale con il reale, sovrapponendo le due visioni e LITHIUMPROJECT Mariagrazia Pontorno Roots 14 - 28 gennaio 2011 portandole a suo modo a coincidere in una dimensione priva di riferimenti temporali. Il progetto Roots, qui presentato per la prima volta, rivela anch’esso uno studio sul luogo che si intreccia con l’esperienza personale. Le radici evocate dal titolo sono innanzitutto quelle visibili nell’erbario da lei ricreato e quelle che i grattacieli mostrano sradicandosi come piante nel video; ancora, sono le radici immaginarie che ci ancorano ai luoghi e alle immagini del nostro passato, legami invisibili e simbolici che si fa fatica a “tirar fuori”. Durante la sua residenza a New York, M a r i a g ra z i a Po n t o r n o h a r i vo l t o l’attenzione a Central Park, polmone verde della città che risulta naturalmente incorniciato dai grattacieli. Così come la natura del parco, anche gli edifici appartengono a questo luogo, contribuiscono alla sua specificità e lo rendono riconoscibile in tutto il mondo. I grattacieli affondano le loro radici nel parco, e Mariagrazia le rende visibili nel video: un breve racconto che parte dal singolo fiore per allargarsi a tutto lo skyline, magicamente animato da una serie di improbabili decolli. La finzione dello spettacolo stavolta è chiara, impossibile confondersi: l’effetto perturbante solo suggerito nei lavori precedenti è qui manifesto, la tecnica non è più dissimulata. Al video di Roots si accompagna l’erbario, una serie di 8 piante scelte in base al loro periodo di fioritura (da febbraio ad aprile, periodo della residenza dell’artista a New York) e alla forza della loro rappresentazione iconografica, dal De Historia stirpium di Leonard Fuchs consultato nel corso delle ricerche presso la biblioteca dell’Orto Botanico del Bronx. Le piante appaiono qui congelate in una dimensione atemporale, fluttuanti su “Al video di Roots si accompagna l’erbario, una serie di 8 piante scelte in base al loro periodo di fioritura e alla forza della loro rappresentazione iconografica” Mariagrazia Pontorno Herbarium - Quercus Robur immagine 3d 2009 uno sfondo neutro che ne mette in luce le caratteristiche morfologiche. Se gli erbari nascono da un interesse scientifico - trovando nel libro il naturale veicolo di diffusione - metterli in cornice vuol dire enfatizzarne le possibilità di oggetti estetici, fruibili per la bellezza e la semplicità del segno. Quando poi le immagini non sono stampate ma visibili su schermo si realizza ancora la perfetta sintesi di naturale e digitale, leitmotiv di tutta l’opera di Mariagrazia Pontorno. Sul confine tra visibile e invisibile, realtà e finzione, quel che vedi non può mai essere solo quel che vedi. Mariagrazia Pontorno Roots a cura di Alessandra Troncone Mariagrazia Pontorno Herbarium - Vinca Minor immagine 3d 2009 3 Dal 14 al 28 gennaio 2011 Progetto editoriale: www.lithiumproject.it Progetto espositivo: NOTgallery, Piazza Trieste e Trento, 48, 80132 Napoli Email: [email protected] PH.: +393392568417 - +393394403460 Orari di apertura: da lunedì a venerdì dalle 10,30 alle 13,30 e su appuntamento