Gigino il perdente
di Anna De Castiglione
Gigino nacque di 3 kg e ne perse subito 2.
In una culla troppo grande per lui, si sentiva un po’ perso; così
stringeva tra le labbra il suo succhiotto, ma…ecco che…subito lo
perdeva.
Anni dopo, la sua attenta psicoterapeuta (che nel tempo lui perse di
vista), ebbe a rilevare che furono proprio quelle sue prime esperienze a
fargli perdere la trebisonda.
Ciononostante Gigino divenne presto un bambino sveglio e curioso,
ma ogni anno, oltre a perdere l’anno, si perdeva anche il piacere di una
bella pagella: correva a perdifiato pur di arrivare in anticipo in classe,
ma poi, prima perdeva il tram e dopo perdeva la strada per andare a
scuola; così, non appena si sedeva al suo banco, aveva già perso il filo
del discorso. E quando poi veniva interrogato, finiva per perdersi in un
bicchiere d’acqua.
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Crescendo perse, senza una vera ragione, molti posti di lavoro e molte
altre occasioni; ma per lui, in fondo, non era nulla di grave: ogni volta,
sentiva di non aver perso un gran che.
Gigino in realtà amava la vita, ma amava trascorrerla con lo sguardo
perso nel vuoto; la sua non era pigrizia, Gigino provava un piacere
intimo e creativo, solo quando era perso nei suoi pensieri.
Finchè, anche per lui, arrivò il giorno in cui si innamorò
perdutamente…Ebbene sì: perse la testa per una donna perduta.
Fu lei stessa a dirgli: “Lasciami perdere!”.
Niente di eclatante, ma per Gigino il perdente, fu come un’esplosione
nel fondo del mare.
A quelle parole, prima perse le staffe e urlò: “Come puoi non
capire..?!? Sono perso di te..”.
Poi piangendo continuò: “Ti prego…non voglio perdere anche te…”.
Fece una pausa ad effetto, non lo ottenne.
Si rese conto, a quel punto, di aver perso la faccia.
Ma non se ne preoccupò; perché di lì a poco perse anche i sensi.
Quando si risvegliò, contro ogni logica e ogni buon senso, decise di
cercare ovunque la sua donna perduta: ormai sapeva di aver perso, per
lei, il suo baricentro emotivo. Fu così che la cercò per mare e per terra,
di giorno e di notte..poi..poi, però, dovette riconoscere di averne perso
le tracce.
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Gli anni passarono: il cuore di Gigino cominciò a perdere qualche
colpo e la sua mente qualche rotella.
Guardandosi allo specchio quasi non si riconosceva più; e il giorno in
cui perse anche l’ultimo capello, accarezzandosi la testa pelata, si
ritrovò a concludere mestamente:
”Quello che ho perso.. è proprio perso per sempre!”.
Poi però, perfino quelle sue parole si persero in un silenzio
lunghissimo, durato un attimo soltanto e.. un sorriso incerto sbocciò sul
suo viso, come un fiore.
In fondo al suo cuore, un cuore che ormai aveva perso il collegamento
con il cervello, c’era ancora qualcosa, qualcosa di fragile e di prezioso
che non avrebbe mai potuto perdere, nemmeno il giorno in cui avrebbe
perso la vita: se stesso, Gigino il perdente!
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