prevenzione innovazione e ricerca diagnostica in

La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 1
TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE
SCIENTIFICA, ATTUALITÀ E PREVENZIONE
Anno 17 N°3 Dicembre 2012
Pubblicazione periodica trimestrale - Poste Italiane S.p.A. Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46) art. 1, comma 2,
DCB Milano N. 3 - Dicembre 2012 - Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 107 del
19/02/1996
PREVENZIONE
Il rischio cardiovascolare
nello sportivo
INNOVAZIONE E RICERCA
Malattia coronarica, le nuove
terapie Bio-Assorbibili
DIAGNOSTICA
Studio Madit-Rit
IN FAMIGLIA
la menopausa si combatte con
lo sport
La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:31 Pagina 1
TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE
SCIENTIFICA, ATTUALITÀ E PREVENZIONE
Anno 17 N°3 Dicembre 2012
SOMMARIO
Editore
Fondazione Centro Cardiologia e Cardiochirurgia
A. De Gasperis Niguarda Ca’ Granda
NEWS
Notizie dal De Gasperis
Direttore Responsabile
Patrizia Valentina Arcuri
PREVENZIONE
Presidente
Benito Benedini
il rischio cardiovascolare
nello sportivo
Collaboratori
Monica Fumagalli
Editing
Direct Channel s.r.l. Milano
NEWS
Ufficio Abbonamenti/Distribuzione
Fondazione A. De Gasperis
dal Presidente
LA POSTA DEL CUORE
04
INNOVAZIONE E RICERCA
malattia coronarica, le nuove
terapie bio-Assorbibili
07
Stampa
Tipografia Vigrafica s.r.l. - Monza
Progetto grafico
2CPoint | Maurizio Lo Castro
Direzione
Fondazione Centro Cardiologia e Cardiochirurgia
A. De Gasperis Niguarda Ca’ Granda,
Piazza Ospedale Maggiore, 3 - 20162 Milano
Tel. 02.66109134 - Tel. int. ospedale 02.6444.4069/7761
Fax 02.49436690
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.degasperis.it
DIAGNOSTICA
studio Madit-Rit
COSTITUITA DAL 1° DIC. ‘85. RICONOSCIMENTOGIURIDICO DALLA REGIONE LOMBARDIA CON D.P.G.R. N.
013353 DEL 29/07/2004
UN PICCOLO GRANDE
CUORE NEL MONDO
Pubblicazione periodica trimestrale - Poste Italiane S.p.A. Sped.
in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46) art. 1,
comma 2, DCB Milano N. 3 - Dicembre 2012 - Autorizzazione
del Tribunale di Milano n° 107 del 19/02/1996
Tutti i diritti sono riservati.
ALIMENTAZIONE
sapidità negli alimenti
09
IN FAMIGLIA
la menopausa si combatte
con lo sport
campagna di sostegno 2013
scegli:
Simpatizzante
12
NATURA E SALUTE
da euro 25
Ordinario
da euro 50
Promotore
da euro 100
Benemerito
da euro 150
Quota libera
-----
La Fondazione A. De Gasperis può ricevere lasciti testamentari
la mela protegge e riduce il
colesterolo cattivo
Come Contribuire
IN FARMACIA
i “diuretici” degli zuccheri
16
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On-line
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03 news fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
notizie dal De Gasperis
Il 46° Convegno di Cardiologia promosso da Niguarda
L’appuntamento fisso del Cardiologo Italiano
Dal 24 al 28 settembre 2012 presso il Centro Congressi del Milan Marriott Hotel di Milano si
è tenuto il 46° Convegno di Cardiologia, promosso dal Dipartimento Cardiotoracovascolare
“A. De Gasperis” del nostro Ospedale. Nonostante il periodo non facile per le spese di
copertura dei congressi, i cardiologi italiani hanno accordato la preferenza a questo
importante evento. Il numero di presenze è risultato in aumento, con oltre 1000 iscritti, rendendolo uno dei primi 5 congressi a livello nazionale per partecipazione.
Il Congresso è patrocinato dall’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, dalla Società Italiana
di Cardiologia e dalla Fondazione
Centro di Cardiologia e Cardiochirurgia A. De Gasperis.
Il modello del congresso, ormai rodato, prevede circa 200 relatori coinvolti in sessioni plenarie al mattino,
su argomenti di interesse generale,
e in Mini Corsi al pomeriggio, aperti
ad un numero più ristretto di partecipanti su temi più specifici. In parti-
colare, i Mini Corsi hanno visto l’attivo
coinvolgimento di gran parte dello
staff del Dipartimento Cardiotoracovascolare. Una delle novità di quest’anno è stata la partecipazione, in
numerose sessioni, degli specializzandi di cardiologia dell’Università
Bicocca, che lavorano da circa un
anno in reparto sotto la supervisione
della Professoressa Cristina Giannattasio. Un elemento ulteriore di
novità è stato l’introduzione del Premio Donatelli, in memoria di uno dei
grandi chirurghi e fondatori del Dipartimento, che ha portato alla premiazione di un giovane cardiochirurgo
su un tema di chirurgia pediatrica.
Anche quest’ anno si è affiancato il
28° corso teorico-pratico per infermieri in Cardiologia, un corso per il
personale infermieristico della durata
di due giorni, tenuto da medici e infermieri allo scopo di aggiornare i
partecipanti sulle conoscenze mediche e infermieristiche in materia
cardiovascolare.
Le tematiche principali del corso
hanno trattato argomenti importanti
come il trattamento dell’infarto miocardico acuto, i giovani con problematiche cardiologiche, la sincope di
origine cardiogena, la cardiomiopatia
ipertrofica, la patologia dell’aorta e
dell’insufficienza cardiaca refrattaria.
In particolare, va ricordato come il
nostro Centro costituisca uno dei
punti di riferimento nazionale per il
trapianto cardiaco e per l’impianto
di assistenze ventricolare al circolo
(dispositivi impiantabili che vicariano
parzialmente la funzione del cuore).
E’ stata questa l’occasione per mettere in evidenza i progressi e gli stupefacenti risultati di questi trattamenti
in questi pazienti ad alto rischio di
morte per scompenso cardiaco. I dati
del nostro Centro sono paragonabili
a quelli delle migliori casistiche dei
centri nord americani, con una sopravvivenza valutata ad un anno delle
assistenze ventricolari che non è inferiore a quella del trapianto di
cuore.
Proprio parlando di temi di alta tecnologia in ambito sanitario, che coinvolge anche altre tecniche in ambito
cardiologico e cardochirurgico (come
ad esempio l’impianto percutaneo
di protesi aortiche), è stata organizzata
una seduta del congresso il 26 settembre dal titolo: “Innovazione e sostenibilità nella cardiologia contemporanea”. In questo periodo storico
di taglio delle spese, al fine di una
corretta allocazione delle risorse economiche disponibili, diventa essenziale fare chiarezza su quali tecniche
siano le più promettenti. Si è discusso
di come l’ospedale deve poter mantenere il ruolo di cura e, al tempo
stesso, di ricerca delle tecniche e
conoscenze innovative per garantire
i migliori trattamenti possibili al malato.
E’ con il riconoscimento di un problema di sostenibilità economica e
con il condiviso sviluppo di linee di
ricerca e valutazione delle nuove tecnologie in ambito sanitario che sarà
possibile continuare a garantire l’eccellenza in campo medico e cardiovascolare per i pazienti e per chi
con passione li cura.
Dott. Enrico Ammirati
Cardiologo
Cardiologia 2 Insufficienza
Cardiaca e Trapianto
Dip. Cardiotoracovascolare
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04 prevenzione
fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
il rischio cardiovascolare nello sportivo
Ogni anno, numerosi atleti
muoiono improvvisamente
durante la pratica
dell’attività sportiva
Studi internazionali condotti
tanto in Italia quanto negli Stati
Uniti, hanno rivelato che lo sport
agonistico aumenta di due volte
e mezzo il rischio di morte
improvvisa (MI) durante
l'attività fisica
La morte improvvisa può essere di origine cardiovascolare nel 95,3% dei casi e
spesso in relazione ad un’aritmia ventricolare (88% dei casi di morte cardiaca). La
prevenzione è uno strumento essenziale per ridurre il numero di morti negli atleti e
le visite per l’idoneità alla pratica sportiva (agonistica) rappresentano un momento
fondamentale nel percorso di chiunque si appresti alla pratica sportiva che sia
agonistica o meno
Questi eventi clinici sono rari, ma la
brutalità e la particolare gravità con
cui si presentano fanno sì che le misure preventive da mettere in atto
debbano prevedere una maggiore
attenzione da parte di tutti i clinici
coinvolti, cardiologi in prima linea.
Definizione
La morte improvvisa nello sportivo è
una sindrome definita dalla comparsa
spontanea e inaspettata, entro un'ora
dopo il sintomo iniziale, di un arresto
cardiaco in una persona fino a quel
momento considerata sana. Bisogna
distinguere la morte improvvisa in
“giovani” atleti (età inferiore ai 35
anni) e da quella che occorre in atleti
“adulti” (oltre i 35 anni d’età).
Epidemiologia
I dati epidemiologici su quest’argomento sono molto difficili da inquadrare. Infatti, da uno studio all’altro i
dati variano molto a seconda dei
criteri presi in considerazione: le
cause di morte, i sintomi, i gruppi
etnici di riferimento, la prevalenza di
un sesso rispetto all’altro, l’influenza
di particolari condizioni genetiche
presenti prevalentemente in una regione geografica. L'età è comunque
di gran lunga il primo elemento da
prendere in considerazione nei confronti dell'incidenza di morte improvvisa negli sportivi. Così, mentre il rischio negli adolescenti è di 0,5 per
100.000, per gli adulti di mezza età
è del 6 per 100.000. Negli Stati Uniti
d'America, Maron et al. hanno riportato un rischio di morte improvvisa
in giovani atleti in età universitaria di
0,5 per 100.000, mentre Corrado et
al. hanno registrato un'incidenza di
2,3 per 100.000. C'è anche un forte
squilibrio tra i sessi, il 95% dei casi
sono uomini, contro solo il 5% delle
donne. Come nota a margine abbiamo che la domenica è il giorno
della settimana più incriminato (essendo il giorno in cui molti atleti si
impegnano nell’attività fisica), così
come è stata osservata una forte
preponderanza dei casi di morte improvvisa in estate, periodo dell'anno
in cui lo sport è praticato da un numero maggiore di persone.
Meccanismi d’azione
Lo stress a carico dell’apparato cardiovascolare (cuore e vasi sanguigni)
durante la competizione sportiva è
più intenso, e questo rappresenta il
punto di partenza comune delle aritmie maligne cardiache, ma a seconda
dell'età dell'atleta, il meccanismo originario delle turbe del ritmo potrebbe
essere diverso. In effetti, lo sforzo
intenso negli adolescenti può svelare
una sottostante patologia causata
da malattie ereditarie o congenite
portando ad aritmie ventricolari. Negli
sportivi “adulti” (convenzionalmente
al di sopra dei 35 anni), l'aumento
del rischio di morte improvvisa durante l'attività sportiva è spesso imputabile ad una sottostante malattia
coronarica.
Eziologia della morte improvvisa
Patologie cardiache
I danni a carico dell’apparato cardiovascolare sono implicati in circa
il 90% dei casi di morte improvvisa
negli atleti. Le “patologie cardiovascolari” generalmente dette sono
numerose e il loro contributo nel
causare la morte improvvisa varia a
seconda dell'età, ma altre variabili
possono essere il paese d’origine
(ad esempio alcuni sport come il
baseball o l’hockey molto diffusi in
USA sono associati a numerosi casi
di commotio cordis come vedremo
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05 prevenzione
fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
successivamente), l’origine etnica e
la genetica: negli USA, la causa più
comune di MI è la cardiomiopatia
ipertrofica, mentre in Italia è la cardiomiopatia aritmogena.
A) Sportivi
con meno di 35 anni
La cardiomiopatia ipertrofica (CMI)
Questa è l'eziologia principale di MI
come da riscontri autoptici in atleti
professionisti negli Stati Uniti, essendo
presente in circa un terzo di tutte le
morti. La cardiomiopatia ipertrofica
è una malattia genetica autosomica
dominante (cioè il difetto è presente
su un cromosoma non sessuale e
generalmente basta una mutazione
per sviluppare la malattia); la “penetranza” della malattia può essere variabile da individuo a individuo nella
stessa famiglia con una prevalenza
di circa il 0,2% nella popolazione
generale, ma può arrivare fino al
1,5% tra gli atleti agonisti. Questa
condizione è caratterizzata da ipertrofia del ventricolo sinistro, soprattutto al setto ventricolare. Il rischio
di morte improvvisa nella CMI sarebbe
legato ad aree di fibrosi presenti nel
tessuto miocardico responsabili dell’instabilità elettrica all'origine della
tachicardia ventricolare. Lo screening
per questa malattia è facilitato dalla
presenza di anomalie caratteristiche
all’ECG in quasi il 90% dei pazienti
con CMI; imprescindibili sono esami
come l’ecocolordoppler cardiaco (per
la valutazione degli spessori del ventricolo sinistro e della funzionalità
contrattile) e la risonanza magnetica
cardiaca (per la caratterizzazione del
tessuto cardiaco). Il test genetico ha
- attualmente - un’informatività
nell’80% dei casi.
Cardiomiopatia aritmogena (CMA)
E’ una malattia genetica a trasmissione autosomica dominante come
la CMI e sarebbe la principale responsabile di casi di MI nella popolazione italiana. Questa condizione
clinica porta ad una progressiva dilatazione del ventricolo destro (ma
anche del sinistro e/o di entrambi) e,
dal punto di vista della composizione
del tessuto miocardico, ad una progressiva sostituzione fibrosa e/o adiposa.
Anomalie delle coronarie (AC)
Questi difetti congeniti presentano
una bassa incidenza nella popolazione generale (dallo 0,2% al 1,35%).
Spesso si presentano come impianti
anomali delle arterie coronarie (esempio l’origine del tronco comune della
coronaria sinistra dal seno coronarico
destro). Meccanismi di allungamento
e/o compressioni delle arterie coronarie anomale dovuti all’intensa attività
fisica possono essere responsabile
di eventi ischemici che portano all’instaurarsi di aritmie ventricolari.
Miocarditi (MC)
La miocardite acuta può essere responsabile di MI. Il meccanismo ipotizzato è una contrattilità ridotta e
ipereccitabilità miocardica delle cellule
muscolari successivamente ad eventi
infiammatori. Le miocarditi acute
sono di solito causate da infezioni
virali. La loro diagnosi è facilitata
dalla risonanza magnetica cardiaca
(MRI).
Canalopatie (CP)
In circa il 2% dei casi di morte improvvisa negli atleti, non sono rinvenibili all’autopsia difetti maggiore
strutturali a livello del cuore. Queste
morti sono generalmente imputabili
a disordini elettrici dovuti a difetti
particolari di proteine coinvolte nella
generazione/trasmissione degli impulsi elettrici: complessivamente in
questi casi si parla di "canalopatie."
I quadri sindromici principali sono:
La sindrome del QT lungo
Si tratta di una sindrome eterogenea
sia per la manifestazione clinica che
per l’origine genetica. Si caratterizza
per il prolungamento dell'intervallo
QT dell'elettrocardiogramma, prolungamento associato ad un aumento
del rischio di fibrillazione ventricolare
e quindi MI. L'incidenza di questa
malattia è bassa (1 a 5.000). I pazienti
sintomatici vengono trattati immediatamente farmacologicamente e,
se i sintomi persistono, viene proposto l’impianto di un defibrillatore
in via profilattica.
Sindrome di Brugada
La prevalenza della malattia è ancora
poco conosciuta, ma può essere responsabile del 4-12% di tutte le MI,
e circa del 20% delle MI che si verificano in cuori morfologicamente normali. La Sindrome di Brugada è una
condizione familiare nel 50% dei casi
a trasmissione autosomica dominante. La diagnosi di questa malattia
si basa sulla storia familiare e personale e sulle anomalie caratteristiche
all’ECG.
La sindrome del QT corto
Questa è una rara condizione familiare
soprattutto nei giovani. Le manifestazioni cliniche di questa sindrome
sono molto variabili e vanno dall’assenza di sintomi a episodi di palpitazioni, sincopi e morte improvvisa.
La trasmissione della sindrome è
autosomica dominante. Le aritmie
ventricolari sono all’origine della morte
improvvisa.
La Sindrome del Wolff-ParkinsonWhite (WPW)
E’ un disturbo del ritmo cardiaco
dovuta alla presenza di condizioni di
pre-eccitazione ventricolare; la morte
improvvisa può essere il primo evento
a rivelare quest’anomalia dell’ECG.
Infatti, dal 25% al 56% di morti improvvise in questo contesto si verificano in pazienti che fino a quel momento sono stati totalmente asintomatici. L'indagine elettrofisiologica è
fortemente consigliata nei soggetti
con meno di 35 anni ed anomalie
all’ECG per rassicurare e consentire
la normale pratica sportiva. I pazienti
ad alto rischio potrebbero essere
buoni candidati per l’ablazione con
radiofrequenza.
Commotio cordis (CC)
Si tratta di una particolare entità fisiopatologica che è causa di MI in
atleti che utilizzano proiettili o sport
che prevedono il contatto fisico. I
pazienti sono vittime di impatti ad
alta energia sul torace nella zona
precordiale. La CC è più comune
nei bambini e negli adolescenti. La
fisiopatologia degli arresti cardiaci è
stata spiegata sperimentalmente ammettendo che l'impatto di un proiettile/colpo sull'area precordiale 30
-15 msec prima del picco dell'onda
T dell'elettrocardiogramma è probabilmente all’origine di una fibrillazione
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06 prevenzione
fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
ventricolare. Anche se le vittime sono
di solito giovani atleti in buona salute,
la prognosi di questi arresti cardiaci
di origine traumatica è molto bassa,
con un tasso di sopravvivenza del
circa 15%, anche se la rianimazione
e la defibrillazione esterna vengono
effettuate immediatamente.
A
Incidenza annuale della Morte Improvvisa cardiaca per classi di età
B
Età (fra i 12-35 anni la MI è 2.8 maggiore se comparata coi non atleti)
Origine geografica
Sesso (10:1 è il rapporto maschi:femmine) | Gruppo etnico (la cardiomiopatia ipertrofica negli afroamericani è responsabile del 55% dei casi
di MI)
Nella popolazione generale la prevalenza è 1/1000 persone/anno
Nei giovani (<35anni) è 0.8-1.0/100000 persone/anno
B) Sportivi
al di sopra dei 35 anni
La morte improvvisa in atleti “adulti”
è sovente dominata da eventi coronarici acuti che seguono alla rottura
di una placca aterosclerotica ed una
conseguente occlusione trombotica
nel territorio coronarico. Questo meccanismo è generalmente proposto
nei pazienti con malattia coronarica
silente fino all’evento, ma anche in
pazienti con documentata malattia
coronarica e comunque impegnati
in attività sportive intense. Gli stress
emodinamici nelle arterie coronarie
durante l'attività sportiva possono
contribuire alla fissurazione e rottura
delle placche aterosclerotiche. Infine,
è stato anche osservato un aumento
di attivazione piastrinica nella pratica
sportiva, un fenomeno che può promuovere trombosi coronarica.
Prevenzione
La prevenzione è un elemento chiave
e passa attraverso le visite d’idoneità
alla pratica sportiva. Il valore dell'elettrocardiogramma nel rilevamento
di patologie spesso silenti è stato
dimostrato essere estremamente informativo. La familiarità e la storia
personale sono altrettanto importanti
e unitamente all’ECG servono per
identificare quegli atleti per i quali
sono richiesti esami di approfondimento ulteriore. Ma anche la rianimazione cardiopolmonare nel primo
soccorso è di estrema importanza.
Purtroppo, il tasso di rianimazione
in questi tragici eventi nelle casistiche
europee si attesta attorno al 10% 15% contro il 31,4% di quello che
accade negli Stati Uniti. Uno studio
australiano condotto retrospettivamente su 427 autopsie di pazienti
con età compresa tra i 5 e i 35 anni
hanno dimostrato che questi decessi
sono stati dovuti principalmente ad
aritmie ventricolari. In un altro studio
che ha considerato una serie di 402
arresti cardiaci dovuti a fibrillazione
ventricolare, la defibrillazione esterna
eseguita precocemente è stata risolutiva nel 85% dei casi. La presenza
di defibrillatori automatici esterni in
luoghi in cui si praticano gli sport fa
parte ora delle raccomandazioni americane sulla gestione di un arresto
cardiaco.
Conclusioni
L’attività sportiva è associata ad un
miglioramento del benessere personale generale ma può anche essere
all’origine di un evento tragico: la
morte improvvisa. Questo problema
di salute pubblica non deve far dimenticare i benefici dello sport, ma
piuttosto deve incoraggiare alla ricerca
di marcatori clinici che possano smascherare eventuali situazioni patologiche anche in persone in apparente
buona salute. Inoltre le tecniche di
salvataggio sono ancora poco conosciute e poco praticate dalla popolazione generale, considerando
che la probabilità di sopravvivenza è
moltiplicata per 4 in caso di massaggio cardiaco esterno e per 12 in
caso di defibrillazione precoce. E'
quindi essenziale incoraggiare la popolazione generale all’educazione
dell’utilizzo di dispositivi salvavita.
Un atleta che è morto sul campo da
gioco per una malattia cardiovascolare è un paziente cardiologico il cui
cuore malato sovente non è stato
diagnosticato.
Dott. Nicola Marziliano, Biologo
Dott. Francesco Orsini, Biologo
Dott.ssa Valentina Motta, Biologo
Unità Ricerche Cliniche e
Laboratorio di Patologia
Molecolare
Cardiologia 4
Dip. Cardiotoracovascolare
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07 news fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
dal presidente
Cari Sostenitori,
Il 2012 volge al termine e l’occasione mi è gradita per aggiornarvi sulle attività della
Fondazione A. De Gasperis e per porgervi i migliori auguri di buone feste.
Tiffany & Co. “Keys for a Cause” Insieme per un progetto unico
Tiffany & Co. e la Fondazione Centro Cardiologia e Cardiochirurgia A. De Gasperis hanno
realizzato insieme un evento dedicato alla solidarietà, svoltosi il 15 novembre 2012, dalle
10.00 alle 22.00, presso Tiffany & Co. di Via della Spiga a Milano. Nelle settimane precedenti
all’iniziativa, la Fondazione A. De Gasperis si è impegnata a distribuire le “chiavi Tiffany”, per
le quali era prevista una donazione minima di Euro 20,00 cadauna.
Durante l’evento “Keys for a Cause” i possessori delle chiavi fortunate hanno avuto
l’opportunità di vincere gioielli, accessori e oggetti Tiffany & Co. aprendo gli scrigni del tesoro
messi a disposizione da questo prestigioso brand.
Il ricavato dell’iniziativa è stato totalmente devoluto alla Fondazione A. De Gasperis per
Il Presidente
sostenere i programmi di ricerca, di prevenzione e informazione per la cura delle patologie
cardiovascolari di adulti e bambini.
Benito Benedini
L’iniziativa ha riscosso molto successo grazie all’elevata affluenza dei partecipanti: 600
persone circa si sono presentate per provare la loro chiave, durante tutto l’arco della
giornata, in un’atmosfera rilassata, gioviale ed emozionante.
Sono intervenuti anche alcuni bambini che, con la loro passione e gioia di vivere, hanno reso ancora più “speciale” questa giornata.
Lo staff organizzativo di Tiffany & Co. si è dichiarato soddisfatto dell’esperienza: “E’ stato per noi un piacere e un
onore dare il nostro contributo alla Fondazione A . De Gasperis e siamo sicuri che il nostro rapporto con la Fondazione non finirà
qui: continueremo a sostenerla nel suo cammino di aiuto umanitario, così unico ed importante.”
Catalogo Raccolta Punti “BENNET CLUB”
Ringraziamo i clienti Bennet che per il 2012 hanno scelto di donare un contributo, attraverso il Catalogo Raccolta Punti “Bennet
Club” a favore dei progetti della Fondazione A. De Gasperis.
Per noi costituisce un gesto importante e molto apprezzato, che ci ha consentito di sostenere il Progetto “Un Piccolo Grande
Cuore nel Mondo” e di garantire, così, cure mediche adeguate per migliorare la qualità della vita e difendere il diritto alla salute dei
bambini cardiopatici.
Il Gruppo Bennet ha rinnovato la sua disponibilità a sostenere la Fondazione A. De Gasperis anche per tutto il 2013.
Progetto Prevenzione Giovani
Il nostro Progetto Prevenzione Giovani, nato a fine ‘98 per promuovere l’informazione sanitaria dei giovani, coinvolge ogni anno
un numero sempre più alto di scuole elementari, medie e superiori milanesi. Rappresenta una delle più importanti attività
istituzionali della nostra Fondazione, grazie alla preziosa collaborazione dei medici del Dipartimento Cardiotoracovascolare che ci
affiancano in questo Progetto di grande interesse per le famiglie italiane.
Tiffany artefice del Natale di via della Spiga
Natale 2012: Tiffany & Co. illumina Via della Spiga, in collaborazione con l'Associazione Amici di Via della Spiga. A partire da
sabato 1° dicembre e per tutto il periodo natalizio, Via della Spiga sarà pervasa dalla magia del Natale, grazie a Tiffany & Co.
Tiffany & Co. ha pensato soprattutto ai bambini: per tutti i weekend di dicembre, infatti, Babbo Natale farà tappa con la sua slitta
in Via della Spiga 26 - nell'atrio di Palazzo Innocenti messo gentilmente a disposizione dalla famiglia - per ricevere le letterine dei
più piccoli e per raccogliere un contributo da parte di tutti. Proprio accanto a Babbo Natale, infatti, un salvadanaio raccoglierà
fondi a sostegno del Progetto “Un Piccolo Grande Cuore nel Mondo” della Fondazione Centro Cardiologia e Cardiochirurgia
Angelo De Gasperis dell'Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano, che si occupa di dare sostegno sanitario ai bambini
cardiopatici nei Paesi in via di sviluppo.
Perché un contributo, anche se piccolo, può fare tanto. L'incanto del Natale sarà trasmesso anche grazie a un tradizionale
Presepe, che Tiffany & Co. allestirà di fronte alla boutique, perché chiunque possa ammirare la magia della tradizione.
Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiochirurgia
Durante il XXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiochirurgia, tenutosi a Roma dal 10 al 13 Novembre 2012, il
Dott. Luca Botta, Cardiochirurgo in servizio presso il reparto di Cardiochirurgia dell’Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano
diretto dal Dott. Luigi Martinelli, ha ricevuto il premio FUTURE LAB SICCH-SORIN 2011-2012 per il miglior lavoro scientifico
presentato al concorso, intitolato “Impact of age and pre-operative hepato-renal function on outcomes of long-term continuous-
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08 news fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
flow left ventricular assist devices (CF-LVADs): a single center experience”.
Il premio, istituito dalla Società Italiana di Cardiochirurgia (SICCH) e dal Gruppo Sorin e riservato ai giovani Cardiochirurghi (meno
di 35 anni), è stato consegnato al Dott. Luca Botta, dal Presidente della SICCH, Dott. Lorenzo Menicanti, a nome del Comitato
Scientifico, e dal Presidente del Gruppo Sorin, Dott. Davide Bianchi. Dedicato alla memoria dell’equipe costituita da A. Ricchi,
A. Carta e G. Pinna tragicamente scomparsa nel 2004 per un incidente aereo durante un prelievo di cuore a scopo di trapianto,
il premio consisterà nella sponsorizzazione di un periodo di formazione all’estero per il vincitore da svolgersi presso un centro di
Cardiochirurgia di riconosciuta eccellenza internazionale.
Da sinistra verso destra:
Prof. Roberto Di Bartolomeo
Vicepresidente eletto della SICCH
Prof. Luigi Martinelli
Consigliere eletto della SICCH
Dott. Luca Botta
Vincitore del premio SICCH-SORIN 2011-2012
Dott. Davide Bianchi
Presidente del Gruppo SORIN
Dott. Lorenzo Menicanti
Presidente in carica della SICCH
la posta del cuore
D: Salve Dottore, Le scrivo per un
problema successo a mia nuora in
stato di gravidanza al quinto mese. Al
bambino hanno diagnosticato un "aorta
a cavaliere". Può essere un'urgenza
neonatale e deve essere trattata entro
i primi mesi di vita? Esiste trattamento
di emodinamica interventistica? La correzione è chirurgica? L'approccio tradizionale consiste in un primo intervento
palliativo che consente di aumentare il
sangue che raggiunge i polmoni (shunt
sistemico - polmonare) per permettere
al bambino di crescere, seguito entro
un anno dall'intervento correttivo definitivo? E' vero che, in alcuni centri
viene affrontato direttamente (al momento della diagnosi) l'intervento chirurgico correttivo, con risultati soddisfacenti perché questa scelta evita i
danni che possono derivare dal primo
intervento (alterazioni della geometria
e delle dimensioni delle arterie polmo-
nari) ed elimina i rischi di un secondo
intervento? In ogni caso l'intervento è
definitivo ed i risultati sono “buoni"?
Le chiedo se è anche possibile intervenire prima della nascita?
Aspetto una Sua risposta, La ringrazio
in anticipo, con la speranza di aver
presto una risposta. Un nonno in ansia...
Grazie e cordiali saluti.
R.B. Ottobre 2012
R: Gentile nonno in ansia....
L'aorta a cavaliere non è un problema,
è solo che è piu' spostata a destra del
normale, normalmente però questo
tipo di aorta, insieme alla presenza di
un difetto interventricolare ed di una
stenosi della arteria polmonare, fa parte
di una patologia denominata Tetralogia
di Fallot.
Se è confermata questa patologia i risultati sono sicuramente buoni, ma
vanno affrontati dopo la nascita.
Alle volte è necessario effettuare lo
shunt sistemico - polmonare alla nascita
oppure, più raramente, un trattamento
di emodinamica interventistica ma normalmente è una patologia che si affronta
in genere chirurgicamente dopo i primi
3-4 mesi di vita.
L'intervento corregge completamente
i difetti, va valutata solo nel tempo la
condizione della valvola polmonare che
potrebbe rimanere insufficiente dopo
la prima correzione.
Per ora fate seguire la mamma da un
bravo cardiologo pediatra che si occupa
di ecocardiografia fetale, ed alla nascita
si valuterà quale strada prendere.
Rimaniamo a disposizione per qualsiasi
problema.
Cordiali saluti.
Dott. Stefano Marianeschi
Resp. Cardiochirurgia Pediatrica
Dip. Cardiotoracovascolare
La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 9
09 innovazione e ricerca fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
malattia coronarica le nuove terapie bio-riassorbibili
STENT
Bio-Assorbibile
Le Coronarie sono vitali per la funzione del cuore, perché ogni alterazione del flusso all’interno
di queste arterie ha effetti drammatici, spesso fatali.
La malattia coronarica è generalmente definita come il graduale restringimento del lume
arterioso per degenerazione arteriosclerotica. L’arteriosclerosi è una condizione patologica
che coinvolge la parete coronarica in tutto il suo spessore, partendo dalla superficie interna,
endoluminale, mediante depositi di grasso e di colesterolo. Con l’aggravarsi della patologia,
le placche/depositi diventano calcifiche e così grandi da causare un permanente incremento
delle resistenze, normalmente basse, al flusso ematico. Questa riduzione del calibro
coronarico può evolvere gradualmente o acutamente alla completa chiusura dell’arteria.
Come risultato di questo evento, ossigeno e nutrimento per il muscolo cardiaco cadono sotto
la soglia della domanda energetica: in questo caso si parla di ischemia miocardica. La
completa chiusura di una coronaria può causare infarto miocardico, qualora non coesistano
rami collaterali arteriosi che suppliscono analoga fornitura di combustibile e di comburente
(l’ossigeno).
L’ischemia miocardica non solo interessa negativamente la funzione elettrica e meccanica del
cuore, ma genera comunemente l’intenso, oppressivo, debilitante dolore al torace, noto come
angina pectoris. Tuttavia, il dolore anginoso può essere assente in Pazienti a riposo, diabetici
o malati di neuropatie sensitive.
FUNZIONI DELLA CIRCOLAZIONE
CORONARICA
L’esercizio fisico è il più importante
stimolo per l’incremento della domanda di ossigeno da parte del muscolo cardiaco. Il cuore reagisce alla
crescente richiesta energetica dell’organismo mediante aumento della
portata, ossia della quantità di sangue
erogata ad ogni battito; perché ciò
avvenga, il cuore accelera la frequenza delle contrazioni, potenzia
la contrattilità e la capacità di lavoro.
La domanda di ossigeno durante
esercizio pesante può salire sino sei
volte di più, rispetto all’esigenze a riposo, mentre il flusso coronarico
può essere cinque volte superiore.
L’estrazione di ossigeno da parte
del miocardio è circa del 75% a riposo, nel ventricolo sinistro del cuore,
ossia la parte che sostiene la grande
circolazione corporea, e tale consumo
aumenta modestamente durante
l’esercizio. Nel ventricolo destro, che
alimenta la circolazione polmonare,
la differenza nell’utilizzo dell’ossigeno
tra lo stato di quiete e di iperattività
si amplia sostanzialmente. Queste
osservazioni delineano importanti diversità di regolazione coronarica tra
le camere cardiache. La microcircolazione presente nel contesto del
tessuto muscolare subisce compressioni durante la contrazione sistolica,
riducendo così notevolmente il flusso
ematico al suo interno; tale compressione sarebbe deleteria se non
vi fosse la possibilità dei capillari coronarici sia di dilatarsi, sia di moltiplicarsi, soprattutto durante l’esercizio
fisico. Esistono inoltre collegamenti
tra le arteriole e le vene del cuore, e
tra i capillari, conosciuti come vasi
La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 10
010 innovazione e ricerca fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
collaterali che bypassano i restringimenti coronarici, attenuando il loro
effetto ischemico, riducendo l’area
di un’eventuale sofferenza infartuale.
Fattori - chiave del funzionamento
coronarico possono quindi essere
così schematizzati:
- Il flusso coronarico varia notevolmente
in modo fasico, è massimo durante il
riempimento
ventricolare, minimo
durante lo svuotamento (significativamente nel ventricolo sinistro).
- L’estrazione dell’ossigeno presente
nel sangue coronarico ha una limitata
possibilità di variazione, quindi ha fisiologicamente una piccola riserva
di incremento in ogni condizione
estrema.
- Il flusso coronarico è sempre conservato, mediante autoregolazione
del microcircolo e dei vasi collaterali,
anche quando la pressione sanguinea
scende sotto i 60mmHg.
- La riserva vasodilatativa è la diffe-
renza tra il flusso di sangue nel miocardio a riposo, e dopo stimoli di
massima dilatazione; se tale riserva
si assottiglia il cuore presenta aree
di ischemia.
Una riduzione di calibro dell’85% a
riposo e del 45% al massimo esercizio
indica in via di esaurimento la riserva
vasodilatativa, e quindi l’alta probabilità di sofferenza ischemica.
COSA FARE QUANDO LE CORONARIE SONO MALATE
Prima di tutto, è bene sapere come sono malate le coronarie.
Per questo, abbiamo a disposizione strumenti che mostrano lo stato anatomico delle
Coronarie, e le eventuali anomalie e compromissioni di parete restringenti (stenosanti) il lume;
ma, non basta, come abbiamo visto in precedenza, parlando della loro fisiologia, la conoscenza
dell’anatomia delle coronarie.
Prima di intervenire terapeuticamente,
occorrono altre informazioni inerenti
il loro funzionamento, se quest’ultimo
è alterato: quanto è alterato e come
è alterato. Questo obiettivo è in parte
conseguibile mediante tre esami abitualmente usati: la Prova da Sforzo,
o Test Ergometrico, la Scintigrafia
Miocardica dopo stimolo e riposo,
l’Eco-stress; esiste, inoltre, un altro
metodo di indagine, più sofisticato,
ossia la Risonanza Magnetica Cardiaca, adatto ad individuare aree di
muscolo cardiaco non ben perfuse,
ma ancora vitali, quindi eventualmente
beneficate dalla terapia.
Il riscontro di malattia stenosante
delle coronarie è seguito da un’ulteriore valutazione clinica del Paziente.
Vi sono Linee Guide, ormai consolidate da decenni di esperienza clinica,
che suggeriscono l’iter della Cura,
ma vi è anche la sensibilità personale,
l’esperienza, la capacità interpretativa,
le quali inducono a prendere la strada
migliore.
Quali sono i mezzi attualmente a
nostra disposizione per la malattia
delle Coronarie?
La prima Cura invasiva di rilievo clinico-scientifico, efficace e riproducibile, è stato il bypass aorto-coronarico, eseguito nel 1967 dal Dott. Favaloro sulla Coronaria Destra. Da allora milioni di collegamenti artificiali
(anastomosi) aorto-coronarici sono
stati confezionati nel mondo, con
discreto beneficio sulla Qualità della
Vita del Paziente.
Dagli anni ’80 in poi, del secolo scorso, si affermò un'altra strategia terapeutica: l’angioplastica, o dilatazione
La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 11
011 innovazione e ricerca fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
con palloncino dell’arteria, e lo stent
coronarico.
Per inciso, la parola “Stent” ha origine
curiosa: prende il nome dal dentista
inglese Charles Stent, ideatore di
un composto per impronte dentali
usato in seguito per procedure ricostruttive di chirurgia plastica. Lo stent
è un sottile tubicino - retina metallica
con espansione “a molla”, in materiale
metallico sintetico con struttura a
rete, posizionato per evitare che il
vaso, una volta dilatato, “ritorni” “ritorno elastico” - a restringersi e
per dare una struttura metallica di
supporto atta a tale scopo. I metalli
comunemente utilizzati sono: Platino,
Oro, Tungsteno, Renio, Palladio, Rodio, Rutenio, Titanio, Nickel, oppure
leghe metalliche, come acciaio inossidabile, Titanio/Nickel, Nitinolo, Cobalto/Cromo, leghe non-ferrose, Platino/Iridio, ovvero lo stent è realizzato
in polimeri sintetici - es. polimeri acrilici, vinilici, etilene, propilene, nylons,
poliuretani, policarbonati, poliammidi,
polisulfonati, poliglicole, destrano.
Sono attualmente a disposizione due
tipi di stents: i “bare metal stents”
(stents in metallo “nudo”, non rivestito
da alcuna sostanza) e “stents a rilascio di farmaco”, o “DES” (Drug Eluting Stents), nei quali la retina metallica
dello stent è rivestita da farmaci ad
azione antireattiva -immunosoppressiva, che vengono rilasciati lentamente
ed inibiscono i processi di proliferazione neointimale ed infiammazione
che altrimenti tenderebbero a restringere nuovamente il lume del
vaso, nonchè ad evitare il rigetto
biologico dello stent .
I primi (Bare Metal Stents o BMS) richiedono un periodo di tempo minore
per essere rivestiti dalle cellule interne
della coronaria, o cellule dell’endotelio
(da 4-6 settimane a tre mesi a seconda dei casi), mentre i secondi
(Drug Eluting Stents o DES) necessitano della doppia terapia antiaggregante per almeno 12-18 mesi; in
realtà, non è ancora nota la durata
ottimale della doppia antiaggregazione per gli stents medicati.
Per ogni impianto di Stent nella Coronaria, occorre saper affrontare quattro eventi, la cui non corretta modulazione può determinare il fallimento
della terapia; essi sono: 1° la Trombizzazione, ossia l’adesione di fattori
di coagulazione che scatenano il
processo trombotico e la conseguente chiusura del vaso nella sede
trattata, 2° l’Infiammazione, quindi
l’attivazione di cellule come i macrofagi che tentano di respingere lo
stent come corpo estraneo, inducendo fenomeni di rigetto e ancora
di trombosi del caso (evento probabile
nei primi sette giorni dall’impianto),
3° l’Iperproliferazione di tessuto endoteliale, che pur riducendo il rischio
dei primi due eventi avversi, può alla
lunga, chiudere la coronaria, 4° la
Blindatura metallica della parete, che
impedisce l’altra opzione terapeutica,
ossia il Bypass Aorto-Coronarico.
Per ovviare a tutti questi eventi avversi,
qualora spropositati o esagerati, negli
ultimi anni la ricerca scientifica si è
indirizzata verso tecnologie adatte a
produrre stents biodegradabili o riassorbibili.
Sono retine la cui chimica compositiva
si adegua maggiormente alla fisiologia
delle cellule endoteliali, o di parete
dei vasi, riducendone la proliferazione
espansiva ed occludente, diminuendo
la reazione infiammatoria; questi
stents tendono parzialmente a scomparire, riassorbiti dai processi metabolici normali delle cellule di parete
coronarica: per tali motivi si riducono
i tempi di terapia anti-trombotica,
quasi azzerandosi la presenza di
materiale estraneo, e si elude il rischio
di incurabilità chirurgica mediante innesto di bypass in parete libere da
corpi metallici.
CONCLUSIONI
“To Stent Or Not To Stent, That Is In
Question” Impiantare o non impiantare uno stent, questo è ancora una
domanda aperta, senza una risposta
precisa. L’appropriatezza di tali procedure è stata convalidata solo nella
metà dei casi trattati in elezione,
ossia non in condizioni di emergenza
(JAMA 2011).
Credo che siano necessarie ancora
altre conoscenze biologiche, ma soprattutto una maggior integrazione
tra processi diagnostici e le decisioni
terapeutiche, nonché di nuovi mezzi
ad alta biocompatibilità.
Albero
Coronarico
Dott. Francesco Pelizzoni
Cardiochirurgo
Dip. Cardiotoracovascolare
La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 12
012 diagnostica
fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
Studio Madit-Rit
RIDUZIONE DI SHOCK INAPPROPRIATI E MORTALITA’ ATTRAVERSO
RIPROGRAMMAZIONE DI DEFIBRILLATORI CARDIACI IMPIANTABILI
La Cardiologia 3 - Elettrofisiologia,
diretta dal Dottor Maurizio Lunati,
ha recentemente partecipato ad un
progetto di ricerca internazionale denominato MADIT - RIT (acronimo di
“Multicentric Authomatic Defibrillator
International Trial - Reduction of
Inappropriate Therapy”, ovvero Trail
Multicentrico Internazionale Defibrillatori Automatici - Riduzione Terapie
Inappropriate) che si è concluso lo
scorso Agosto e i cui risultati sono
stati già pubblicati in Novembre online sul New England Journal of Medicine (NEJM), una tra le più importanti
riviste scientifiche internazionali.
Lo studio MADIT - RIT è il quarto
progetto della famiglia degli studi
MADIT, diretti dal Dr. Arthur J. Moss
e coordinati in modo indipendente
da “Heart Research Program, University of Rochester”, New York,
USA, con il supporto esterno di Boston Scientific (prima CPI-Guidant).
Gli studi MADIT sono stati fondamentali nello stabilire l’efficacia e le
indicazioni dei defibrillatori impiantabili
(ICD) nella prevenzione primaria della
morte cardiaca improvvisa, ossia
nella prevenzione di aritmie fatali in
pazienti ad alto rischio, prima che
sviluppino un arresto cardiaco e
quindi morte improvvisa.
tualmente anche shock elettrici ad
elevata intensità (35J) per interrompere gravi aritmie cardiache (in particolare fibrillazione ventricolare) che
se non vengono interrotte sono in
genere fatali (Figura 2).
Gli ICD sono oggi piccoli dispositivi
inseriti generalmente in sede sottocutanea nella regione sottoclaveare
sinistra e sono connessi alle cavità
cardiache attraverso elettrocateteri
inseriti per via transvenosa. Gli elettrocateteri possono essere impiantati
nel solo ventricolo destro (ICD monocamerali), in atrio e ventricolo
destro (ICD bicamerali) e se necessario anche ventricolo sinistro (ICD
atrio-biventricolari o resincronizzatori,
ICD-CRT) (Figura 1).
Lo studio MADIT-I, iniziato nel 1991
e pubblicato sul NEJM nel 1996, è
stato il primo studio a stabilire l’efficacia e la sicurezza dello ICD nel ridurre la mortalità nei pazienti ad alto
rischio di aritmie minacciose. Sono
seguiti poi lo studio MADIT-II e lo
studio MADIT-III o MADIT-CRT, che
hanno dimostrato l’efficacia dell’ICD
e della resincronizzazione cardiaca
nel ridurre non solo la mortalità ma
anche la progressione della malattia
in pazienti con scompenso cardiaco.
A differenza dei pacemaker, gli ICD
non si limitano ad erogare impulsi
elettrici per regolarizzare l’attività del
cuore, ma registrano e riconoscono
i disturbi del ritmo cardiaco e sono
in grado se necessario di erogare
speciali terapie elettriche ed even-
Infine lo studio MADIT- IV o MADITRIT, iniziato nel Settembre 2009 e
concluso nell’Agosto 2012, ha dimostrato che una più precisa programmazione degli ICD può ridurre
l’incidenza di terapie elettriche inappropriate. Le terapie inappropriate
Figura 1 Defibrillatore cardiaco
impiantabile re sincronizzatore
(ICD-CRT) utilizzato nello studio
MADIT-RIT (Boston Scientific)
Figura 2 Esempio di interruzione
di aritmia maligna (Fibrillazione
ventricolare) in un paziente
portatore di IC tramite shock
elettrico 35J appropriato: dopo
lo shock riprende il normale
ritmo cardiaco
La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 13
013 diagnostica
fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
mazioni più conservative hanno diminuito in modo molto significativo
(dell’oltre 80%) la probabilità degli
ICD somministrare terapie inappropriate o non necessarie hanno ridotto
in modo molto significativo la mortalità
(fino al 50% di riduzione della mortalità
generale).
sono purtroppo eventi piuttosto frequenti tra i pazienti portatori di ICD
(in alcuni studi fino al 30 - 40% dei
casi) e sono in genere dovute a un
errato riconoscimento di aritmie sopraventricolari (non gravi) diagnosticate come ventricolari e pertanto
trattate dallo ICD con terapie elettriche
e anche con shock.
Oggi molto spesso nella pratica
clinica nella maggior parte dei centri
i parametri di programmazione non
vengono modificati all’impianto e
vengono lasciati nella configurazione
standard. Lo studio MADIT-RIT ha
invece dimostrato che la semplice
riprogrammazione degli ICD (un’operazione a costo zero!) porta grandissimi benefici per il paziente, evitando
di somministrare terapie elettriche
non necessarie e potenzialmente pericolose.
Lo studio MADIT-RIT ha incluso 1.500
pazienti arruolati in 98 centri, di cui
37 in Europa e 4 in Italia (Milano Niguarda, Firenze, Brescia e Bari). Il
centro di Milano Niguarda, che è
stato l’ultimo centro ad iniziare l’arruolamento a causa di alcuni intoppi
burocratici, ma è stato comunque il
secondo centro in Italia come numero
di pazienti arruolati. Nel nostro centro,
per superare il ritardo iniziale, è stato
il centro con la più elevata velocità
di arruolamento, impiantando ben 6
pazienti nel giro di 2 mesi, confermando ancora una volta la grande
potenzialità del nostro Ospedale
come centro di ricerche cliniche.
Va detto che nel nostro Ospedale
questo tipo di programmazione “conservativa” delle terapie elettriche era
già in atto da tempo, e di fatto l’incidenza di terapie inappropriate tra i
nostri pazienti è già molto bassa. Ad
esempio, tra i circa 300 pazienti portatori di ICD da noi seguiti attraverso
il monitoraggio remoto (Progetto
pilota Carelink, iniziato nel Giugno
2011 e supportato da Medtronic), la
maggior parte dei quali già con programmazione conservativa definita
Nello studio MADIT-RIT la programmazione convenzionale è stata comparata a terapie conservative (ossia
ritardate per cui l’ICD attendeva 2-3
secondi in più prima di dare la scarica,
nel caso che l’aritmia si risolvesse
spontaneamente, e riservate ad aritmie molto rapide). Queste program-
“painfree” (senza dolore, ossia con
terapie elettriche ritardate e riservata
alle sole aritmie ventricolari rapide),
sono stati documentati solo 3 episodi
di shock inappropriati in un anno
(circa 1% nei casi seguiti con Carelink
in un anno).
In conclusione, l’ICD è una terapia
molto efficace nel ridurre la mortalità
dei pazienti con ridotta funzione miocardica. Utilizzando strategie di programmazione conservative per evitare
terapie elettriche inappropriate si potranno utilizzare sempre meglio le
potenzialità degli ICD, con probabili
maggiori benefici sulla sopravvivenza
dei pazienti con aritmie gravi e scompenso cardiaco.
La partecipazione a studi scientifici
innovativi ed indipendenti, ancorchè
sponsorizzati dall’industria, come lo
studio MADIT-RIT, rappresenta una
notevole opportunità per un’ulteriore
qualifica dell’attività del nostro Dipartimento e del nostro Ospedale,
permettendo un livello di cura sempre
più aggiornato ed efficace dei pazienti
seguiti presso le nostre strutture.
Dott.ssa Emanuela Teresa Locati
Cardiologa
Cardiologia 3 - Elettrofisiologia
Dip. Cardiotoracovascolare
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La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 14
014 un piccolo grande cuore nel mondo
fondazione centro di cardiologia
e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
Sostegno sanitario per bambini cardiopatici
provenienti da Paesi in via di sviluppo
Un Piccolo Grande Cuore nel Mondo continua e ci segue nei nostri viaggi
Qui ci troviamo in Etiopia, dal 17 al
25 Novembre abbiamo operato 15
bambini ed effettuato 20 esami di
emodinamica di cui 17 interventistici.
Grazie al vostro aiuto stiamo fornendo assistenza sanitaria a
bambini cardiopatici in vari paesi del
mondo.
Dall'inizio del progetto sono stati
visitati più di 150 bambini, curati 40
e ....molti altri aspettano un gesto di
solidarietà.
Dottor Stefano Marianeschi
Resp. Cardiochirurgia Pediatrica
Dip. Cardiotoracovascolare
Alimentazione
Sarebbero molti gli alimenti insospettati che hanno livelli di sale troppo alti, tra questi pane,
pizza e pollo arrosto
Sappiamo tutti che le patatine fritte, i salatini e le noccioline sono salatissime, ma ignoriamo che il quantitativo di
sale più pericoloso per la nostra dieta arriva da alimenti comuni, presenti nei nostri piatti ogni giorno. In particolare,
sarebbero sei gli alimenti incriminati che acquistiamo con la spesa. L’elenco è stato pubblicato da due delle
associazioni più impegnate a combattere l’uso del sale superfluo, la American Heart Association e la American
Stroke Association, e a promuovere uno stile di alimentazione sano proprio per preservare dai rischi associati
all’alto consumo di sodio: ipertensione, infarto e ictus.
Nella top dei cibi ricchi di sale ci sono diversi alimenti industriali, comunemente acquistati nei negozi e nei
supermercati, e nonostante la ricerca sia americana, la lista comprende cibi comunemente consumati anche in Italia.
Il primo è il pane con tutti i suoi derivati prodotti da forno. Una fetta, secondo i ricercatori, potrebbe già contenere il
15% del quantitativo di sale raccomandato al giorno. Al secondo posto ci sono gli affettati e la carne già cotta
tagliata a fette ( tacchino o roastbeef). Il terzo è la pizza: con due fette si supera il limite consentito quotidianamente.
Il quarto è il pollo arrosto di rosticceria. Al quinto ci sono zuppe pronte in scatola, mentre al sesto ci sono i panini
farciti perché uniscono il pane e gli affettati con le salse ricche di sale come ketchup, mostarda, maionese.
L’eccesso di sale, contrariamente a quanto si pensa, non dipende solo da quanto saliamo i cibi durante la cottura,
secondo la ricerca statunitense, il 75% del sale mangiato ogni giorno proviene proprio da pietanze industriali o
consumate in pausa pranzo.
Medici e nutrizionisti sottolineano che il livello di sale assunto con i cibi non dovrebbe superare i 1.500 mg al giorno
(un’oliva ne contiene 600 circa). Per ridurre il sodio nella dieta quotidiana, basta seguire i pochi semplici consigli che
abbiamo ribadito più volte: consumare molta verdura, consumare pochi alimenti industriali, controllare il contenuto di
sodio sulle etichette dei cibi quando facciamo la spesa, sciacquare i cibi in scatola o in salamoia prima di consumarli e
abituarsi a sostituire il sale con le spezie per aromatizzare i piatti.
Consigli per le.. Feste!
Dicembre e gennaio ci vedranno coinvolti in cene, aperitivi, pranzi e festicciole con amici e parenti da salutare per
scambiarsi gli auguri. Sicuramente è piacevole trascorrere qualche serata in compagnia, ma il rovescio della
medaglia lo leggeremo sulla bilancia dopo le feste. Tuttavia è possibile limitare i danni con qualche piccolo accorgimento:
La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 15
015 alimentazione
1)
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fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
Non arrivare mai digiuni a una festa. Per calmare la fame ed evitare di buttarti su dolciumi e antipasti, può
bastare un frutto, tipo una mela, uno yogurt magro o qualche mandorla.
Bere un bicchiere di acqua tra un drink e l’altro. Questo consente di ridurre il contenuto di alcol, di
gonfiare lo stomaco e di conseguenza avere meno voglia di bere.
Lo spumante è meno calorico di qualsiasi superalcolico. Se si può scegliere,è bene optare per le
“bollicine” o per un bicchiere di vino rosso.
Al buffet riempire solo metà del piatto con tutto quanto di più sano si riesce a trovare e poi girare al largo
dalla zona cibo.
Se comunque abbiamo esagerato, si può in parte rimediare facendo una camminata veloce di un’ora o
andando una volta in più in palestra, oppure tagliando circa 100 calorie dalla dieta per il resto della
settimana. Basta togliere il pane, biscotti e i dolciumi.
Per ridurre l’apporto calorico settimanale, introdurre quotidianamente alimenti poveri di calorie come i
vegetali. Le verdure verdi, come insalate, asparagi, fagiolini,
broccoli e zucchine, hanno molto volume ma pochissime calorie:
Patrizia Valentina Arcuri
solo 25 in 100 grammi, e lo stesso vale per la frutta fresca.
in famiglia
La menopausa, tanto temuta dalle
donne, segna la fine dell’età fertile,
perché cala la produzione di ormoni,
specie degli estrogeni.
I sintomi accusati dalle donne sono,
generalmente, le vampate di calore,
affaticamento, emicrania, insonnia,
nervosismo, soprappeso e disturbi
dell'umore (ansia, depressione).
La carenza di ormoni, che di fatto
innescano il processo di naturale
invecchiamento delle cellule,
espone il cuore e i vasi al
rischio di arteriosclerosi e trombosi, oltre che favorire l’osteoporosi.
L'attività fisica è in grado di
agire positivamente sui principali disturbi legati alla menopausa. Purtroppo quasi
il 50% delle donne italiane
in menopausa conduce
una vita sedentaria.
Una regolare attività fisica
mantiene e migliora il benessere generale fisico
e psicologico,
in quanto riduce le
vampate di calore e
la secchezza vaginale,
combatte l’insonnia,
migliora l'aspetto e
le prestazioni fisiche
e aumenta i livelli
di catecolamine e
di beta-endorfine,
la menopausa si combatte con lo sport
che svolgono un effetto positivo sul
tono dell’umore.
Ma il fattore più importante è che
l’attività fisica riduce il rischio cardiovascolare e contrasta l’osteoporosi.
L’attività fisica regolare migliora la
funzione cardiaca e vascolare, aiuta
a ridurre il colesterolo totale, aumenta il colesterolo buono (HDL), riduce i trigliceridi, diminuisce la pressione arteriosa.
Con l’esercizio fisico si consumano
le calorie in eccesso e si contrastano
soprappeso e obesità.
Il regolare movimento svolge un’azione favorevole sulla tolleranza agli
zuccheri, riducendo il rischio
di
diabete, malattia altamente pericolosa
per il cuore.
L’attività fisica contrasta la perdita di
massa ossea e incrementa la densità
ossea, prevenendo l’osteoporosi.
Oltretutto, il potenziamento del tono
muscolare e il miglioramento dell’equilibrio riducono al minimo le cadute accidentali e le fratture ossee.
L’attività fisica sembra svolgere un
ruolo protettivo anche nei confronti
di alcuni tumori, come quelli del
colon e dell’endometrio.
Per quanto riguarda il cuore, sono
da prediligere le attività aerobiche:
la camminata veloce e la corsa, salire
o scendere le scale, andare in bicicletta, il nuoto, lo sci di fondo.
Queste attività migliorano la funzionalità cardiaca e polmonare e, bruciano maggior quantità di calorie,
aiutando a controllare il peso.
E’ bene evitare gli sport che richiedono il sollevamento di carichi e i
movimenti bruschi e impegnativi.
Anche i movimenti che comportano
la flessione in avanti della colonna
vertebrale possono provocare microfratture: preferire quelli che prevedono l’estensione della colonna.
Se non si è allenati, bisogna iniziare
qualunque attività gradualmente.
La regola più semplice è quella di
imparare ad ascoltare il corpo e aumentare gradatamente l’intensità
dell’allenamento.
L’ideale sarebbe praticare dai 20 ai
60 minuti di attività aerobica tre/cinque volte la settimana.
In ogni caso, abituarsi quotidianamente a camminare di buon passo
anziché usare l’auto, fare le scale invece di prendere l’ascensore, costituisce già un passo avanti per mantenersi in forma.
Prima di iniziare qualsiasi attività fisica
è sempre bene consultare il medico
per verificare il proprio stato di salute,
oltre che di allenamento, e impostare
un programma adeguato alle proprie
capacità e alla propria forma fisica.
Patrizia Valentina Arcuri
La Voce Del Cuore Dicembre 2012 ok_2012 13/12/12 12:29 Pagina 16
016 natura e salute
fondazione centro di cardiologia e cardiochirurgia Angelo De Gasperis
La mela protegge e riduce il colesterolo cattivo
E’ il frutto per eccellenza sulle
nostre tavole, in media
ne consumiamo 59 gr.
al giorno, secondo una
indagine INRAN, ma oltre alle già riconosciute
proprietà, sembra che riduca il rischio cardiovascolare.
Questa ipotesi è nata da studi epidemiologici che hanno messo in evidenza l’esistenza di un’associazione
inversa fra consumo di mele e mortalità coronarica.
Come svolgerebbe la sua azione
preventiva lo ha svelato uno studio
pubblicato online dal Journal of Functional Foods. Alcuni ricercatori dell’Ohio State University hanno verificato che il consumo della famosa
“mela al giorno” portava ad una riduzione significativa della formazione,
nel sangue, di un complesso, costituito dalle LDL (che trasportano il
colesterolo cattivo), e da una proteina
in farmacia
E’ la novità che potrebbe rivoluzionare
le cure contro il diabete che, secondo
i dati presentati in occasione della
“seconda conferenza nazionale”, rappresenta una vera epidemia che colpisce circa 3 milioni di persone in
Italia (il 33% in più rispetto al 2002).
Sono in arrivo nuovi farmaci che
funzioneranno come “diuretici degli
zuccheri” e che, si auspica, potranno
aiutare le persone che soffrono di
diabete del tipo 2 - quello che solitamente compare in tarda età ed è
causato da un’alimentazione sregolata e da stili di vita poco salutistici.
Questi nuovi farmaci hanno un meccanismo diverso da quello di tutti gli
altri medicinali tradizionalmente uti-
plasmatica che sembra avere un
ruolo chiave nell'inizio del processo
aterosclerotico.
Lo Studio ha preso in esame 51
adulti sani, non abituati a consumare
mele, dividendoli in 3 gruppi. Il primo
doveva consumare, per un mese,
una mela al giorno, il secondo ha
assunto un estratto di mele con un
contenuto in polifenoli simile a quello
presente nelle mele e il terzo gruppo
ha consumato un placebo. Il consumo di mele e dell’estratto di polifenoli
della mela ha portato ad una riduzione
significativa, rispettivamente del 40%
e del 21%, del complesso legato al
processo aterosclerotico, cosa che
non è accaduta con il placebo.
In pratica, oltre a minerali, vitamine
e fibra, le mele contengono pectina,
una fibra solubile che riduce il colesterolo.
I Ricercatore al Dipartimento di scienze degli alimenti dell’Università di
Parma hanno fatto osservare che il
merito sarebbe dei polifenoli contenuti
nelle mele che sembrano coinvolti
anche in altri meccanismi che possono contribuire alla prevenzione
cardiovascolare, per esempio nella
riduzione dell’infiammazione, dato
dimostrato anche in un recente lavoro,
appena pubblicato su Food and Function.
Dei polifenoli si è parlato spesso in
questi ultimi anni, ad esempio anche
di quelli presenti nel vino rosso.
Ne sono stati identificati più di ottomila, e anche quelli contenuti in altri
frutti e vegetali sono stati valorizzati
per il loro effetto benefico sulla salute.
Non solo mele, quindi, l’ideale è una
dieta ricca in frutta e verdura, almeno
5 porzioni al giorno.
Patrizia Valentina Arcuri
I “diuretici degli zuccheri”
lizzati per la cura del diabete, in
quanto bloccano una proteina (SGTL2) che normalmente favorisce il recupero nel rene del glucosio che si
accumula nella pre-urina.
In pratica questi nuovi farmaci favoriscono l’eliminazione dello zucchero
in eccesso con le urine senza agire
sull’insulina.
I vantaggi sono diversi. Prima di
tutto costituiscono una nuova arma
per combattere il diabete di tipo 2,
permettendo una maggior personalizzazione delle cure, inoltre, questi
farmaci favoriscono una lieve ma
persistente perdita di peso, utile soprattutto per i malati obesi.
Contribuiscono anche a ridurre la
pressione del sangue e, dato che le
principali conseguenze del diabete
sono le malattie cardiovascolari, si
tratta di un effetto importante.
Questi farmaci, che dovranno essere
prescritti dal proprio medico curante,
non sono ancora disponibili nelle nostre farmacie, ma lo dovrebbero essere dopo la metà del 2013.
Ancora non è stato definito se saranno totalmente rimborsati dal SSN
o se saranno forniti gratuitamente
solo ad alcuni malati.
Patrizia Valentina Arcuri