1 Tesina di POMO Giuseppe Brindisi MOTORE A CORRENTE CONTINUA E SUE ATTINENZE Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 2 Motori a corrente continua Cenni storici L'ETR 214 in corsa di linea da Bologna a Roma, 1939 ETR 209 a Milano, 1938, Foto Breda. Il motore DC trova impiego nella trazione elettrica. Il primo treno ad alta velocità fu progettato nel 1936. L'ETR 200 (dove ETR significa ElettroTreno Rapido) è a tutti gli effetti il progenitore dei treni ad alta velocità. In quel periodo quasi tutti treni erano a vapore, un convoglio elettrico in grado di viaggiare a 200 km/h era un motivo di orgoglio nazionale per il regime fascista. Inizialmente l'ETR 200 doveva essere un semplice treno leggero e veloce, ma il Governo Fascista decise di trasformarlo in un altro motivo di vanto per il Regime . Il treno era progettato per raggiungere i 175 km/h, ma i primi pantografi davano problemi di contatto sopra i 130 km/h, per cui era necessario un uomo che ne controllasse il funzionamento in corsa. Erano a tutti gli effetti i più bei treni in circolazione in Europa, nonché i più prestanti, e Benito Mussolini decise di inviarne uno alla Fiera Mondiale di New York, dove fu accolto con grandissimo interesse. 2 Principio di funzionamento della macchina elettrica per corrente continua La macchina in corrente continua è costituita da due elementi principali: il rotore (parte meccanica in movimento) e lo statore (parte meccanica fissa). Tramite lo statore viene generato un campo di induzione magnetica che interagisce con gli avvolgimenti presenti nel rotore al fine di realizzare una conversione di energia elettrica in meccanica o viceversa. La macchina può essere schematizzata, per spiegarne il principio di funzionamento, come da figura. Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 3 Fig 2.1 Illustrazione di una macchina elettrica a corrente continua L’avvolgimento di induttore (presente nello statore) è composto da spire e percorso da una corrente continua . Questo crea il campo induttore . Sul rotore è disposto un certo numero di conduttori avvolti dentro opportune cave ( circuito di indotto). Nella figura è riportato il rotore con più cave dove sono stati inseriti i conduttori che realizzano le spire. Il rotore visto frontalmente con i capi della spira sono collegati ai due anelli collettori (solidali al rotore) dai quali, attraverso le spazzole (contatti striscianti solidali al rotore), viene prelevata la tensione indotta nella spira stessa (nel caso della dinamo) o fornita una corrente (nel caso di un motore). Naturalmente ci sono molte cave e per ciascuna cava un avvolgimento formato da molte spire i cui capi vengono collegati ad un sistema di anelli collettori. Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 4 3.Principio di funzionamento del motore Fig.3.1 Forze prodotte sui conduttori rotorici. Il motore in corrente continua (brevemente motore in CC) è stato il primo motore elettrico realizzato, ed è tuttora utilizzato ampiamente per piccole e grandi potenze, inoltre come qualsiasi macchina elettrica è reversibile. Sono a corrente continua (o comunque alimentabili in corrente continua) numerosi motori di piccola potenza per usi domestici, come anche motori per trazione ferroviaria e marina, della potenza di molte centinaia di KW. Per spiegare il principio di funzionamento si prenda a riferimento il motore di fig.3.1. Applicando la tensione esterna U ai morsetti A e B, viene assorbita una corrente che, sul collettore, si divide in due parti uguali, circolando nei conduttori rotorici. I conduttori percorsi da corrente ed immersi nel campo magnetico statorico, sono soggetti a forze aventi direzioni tangenziali alla circonferenza rotorica. Nei conduttori affacciati al polo Nord la corrente circola con direzione opposta a quelli affacciati al polo Sud, le forze sui due lati hanno quindi verso opposto creando una coppia motrice che mette in rotazione il rotore. I conduttori rotorici ruotando tagliano le linee di flusso, generando delle f.e.m. indotte, con verso tale da opporsi alla circolazione della corrente. La f.c.e.m. generata avrà quindi verso opposto a quello della tensione applicata U. 5.1. Funzionamento a vuoto relativo a un motore con eccitazione indipendentte Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 5 Durante il funzionamento a vuoto, senza carico meccanico, il valore della tensione indotta o f.c.e.m. è dato dall’espressione : Eo= pN Φo n o= ( p paia poli , N conduttori attivi, n numero di giri al a 60 minuto n= 60ω, a coppie di vie esterne, ponendo K o = pN poichè costanti avremo 2π a 60 Eo =K oΦ ono oppure Eo =K oΦoωo La corrente d’indotto a vuoto I0 è molto più piccola della corrente a carico. Il suo valore è tale da produrre solo una coppia motrice che equilibra la coppia resistente dovuta agli attriti meccanici e alle perdite nel ferro. Si può affermare che la tensione indotta a vuoto eguaglia la tensione applicata: Eo= circa U = K oΦ no poiché si può trascurare la piccola caduta di tensione dovuta alla Io. La corrente di eccitazione, a sua volta, è ottenuta alimentando l’avvolgimento di campo o di eccitazione con una tensione Ue : Ie=Ue/Re+Rc La potenza a vuoto poiché Eo= circa U, Po= V Ii = Pfe+ Pav. Il termine Pe rappresenta la potenza dissipate nell’avvolgimento di eccitazione, Pfe le perdite nel ferro attribuite alle perdite per isteresi e perdite per correnti parassite, Pav le perdite per attrito e ventilazione, dovute agli organi in rotazione e alla resistenza opposta dell’aria al movimento del rotore. Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 6 5.2. Funzionamento a carico di un motore CC con eccitazione indipendente Fig. 5.1 Circuito equivalente del motore cc con eccitazione indipendente a carico Durante il funzionamento a carico la coppia meccanica resistente tende a rallentare il motore. Si richiama una maggiore corrente d’indotto che genera una coppia motrice, di verso opposto a quella resistente. La velocità del motore si stabilizza a quel valore che gli permette di generare una coppia motrice uguale e opposta a quella resistente. La tensione indotta a carico E o f.c.e.m.è minore di quella vuoto, perché è minore il numero di giri. E= KoΦ n applicando il secondo principio di Kirchoff alla maglia d’indotto si ottiene: U=E+RiI=KΦn + RiI La corrente richiesta dal carico vale: I = U- KΦn Ri Dall’espressione si deduce un importante considerazione: all’atto dell’avviamento, il motore è fermo; ponendo n = 0 si ricava la corrente di avviamento o di spunto: Ia = U Ri La f.c.e.m. poiché nulla, causa una corrente di spunto molto elevata che può danneggiare il motore. E’ opportuno ricorrere a qualche artificio per ridurla. Un metodo consiste nel porre in serie all’ avvolgimento di armatura un reostato che, tutto inserito all’istante di avviamento, viene gradualmente disinserito all’aumentare della velocità. Una seconda possibilità, che richiede l’uso di apparecchiature elettroniche di controllo, prevede di alimentare il motore con una tensione minima all’avviamento, e aumentarla progressivamente fino al valore nominale, all’aumentare della velocità. La caratteristica meccanica rappresenta l’andamento della coppia elettromagnetica in funzione del numero di giri. Si considera la coppia elettromagnetica, perché è più semplice ricavare l’espressione analitica con conseguente forma grafica. Essa è in funzione dal tipo di eccitazione. Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 7 Prendendo in esame il circuito equivalente di un motore con eccitazione indipendente e andando a sostituire l’espressione della corrente d’indotto in quella della coppia elettromagnetica si ottiene: Cem = Pg =EI = KΦ ωI = KΦI si può affermare che la Cem è direttamente ω ω ω proporzionale alla I per K e Φ costanti , poiché I = V- K (ω)Φ ω Ri la Cem=KΦ V- K(ω)Φ ω = KΦ V- K (ω)KΦ² ω all’avviamento essendo ω=0 Ri Ri Ri Possiamo ricavarci Cemavv= KΦ V Ri Fig. 5.2 caratteristica meccanica del motore con eccitazione indipendente Poniamo di lavorare a flusso e tensione costanti, l’espressione della Cem in funzione di ω, rappresenta una retta del tipo con ω = 0 (fig. 5.2) si trova il valore della coppia di avviamento o di spunto: Cav = KΦ V Ri invece con Cem = 0, in condizioni ideali senza le perdite Pfe, e Pav si ricava la ωo = U K (ω)Φ Bilancio delle potenze, coppia Dall’espressione U=E+RiI, moltiplicando tutti i termini per I, si ottiene UI=EI+RiI². Il termini UI rappresenta la potenza assorbita Pa, il termine Pcui = RiI² corrisponde alla potenza dissipata nell’indotto dovuta alla resistenza del filo conduttore, il termine Pg=EI rappresenta la potenza generata . La potenza generata Pg comprende anche la Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 8 potenza resa Pr, le perdite nel ferro Pfe, le perdite meccaniche per attrito, ventilazione Pav, e le perdite addizionali Padd, quindi Pg=EI=Pr+Pfe+Pav+Padd.). La potenza totale assorbita Pa deve tener conto anche della potenza richiesta delle perdite di collettore Pcoll= ΔVspIi dovute alla resistenza interna delle spazzole,concludendo Pa= Pcui+ Pr+Pfe+Pav+Padd+Pcoll Le perdite di eccitazione poiché eccitazione indipendente sono separate Pe= (Rc+re)Ie² Il rendimento del motore è il rapporto : η = Pr/ Pa. La relazione tra potenza e coppia, è espressa in funzione del numero di giri, vale: coppia resa o coppia motrice Cr =60Pr = Pr =Pg-(Pfe+Pav+Padd) , 2πn ω ω coppia elettromagnetica Cem= Pg = EI = Pr+Pfe+Pav+Padd = ω ω ω 6. Modi di funzionamento da motore, generatore, freno Fig. 6.1 Modi di funzionamento della macchina per corrente continua Esaminando un motore con eccitazione indipendente, trascurando per semplicità le perdite meccaniche. Se la macchina è alimentata alla tensione U, senza alcuna coppia resistente applicata all’albero, il punto di funzionamento corrisponde al punto Po della fig. 6.1, caratterizzato dalla velocità no (funzionamento avuoto). Applicando all’albero una coppia motrice o resistente, che agisca con lo stesso verso di rotazione, si fornisce alla macchina potenza meccanica, aumenta il numero di giri e il punto di funzionamento si sposta in P1. Essendo n1>no, la f.e.m. E generata aumenta e diventa maggiore della tensione U. La corrente, data da: I = U – E Ri Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 9 diventa negativa, inverte pertanto la sua direzione. Questa significa che la macchina funziona da generatore, assorbe energia meccanica e fornendo energia elettrica. Partendo sempre dal funzionamento a vuoto, si supponga ora di applicare all’albero una coppia resistente; la macchina si comporta da motore diminuendo il numero di giri, fino a fermarsi quando la coppia resistente raggiunge il valore Cavv. Se la coppia meccanica esterna è maggiore della coppia elettromagnetica generata, la macchina si mette in rotazione con verso contrario e il punto di lavoro si porta in P2. Avendo invertito il senso di rotazione, anche la tensione generata inverte il suo segno e diventa concorde alla tensione esterna applicata. La corrente è sempre entrante nel motore e di valore molto elevato. La macchina funziona da freno, assorbendo sia potenza elettrica sia potenza meccanica che sono dissipate sotto forma di calore. 11. Dati di targa Come di consueto i dati di targa rappresentano i valori nominali delle grandezze elettriche e meccaniche che lo caratterizzano una macchina. Nel caso in esame essi sono: Potenza nominale Pn: è la potenza meccanica resa all’albero, in condizioni nominali. Tensione nominale Un: è il valore della tensione di alimentazione del circuito indotto, in condizioni nominali. Corrente nominale In: è il valore della corrente che circola nel motore, in condizioni nominali. Velocità nominale nn : è il numero di giri al quale sono riferite le altre grandezze nominali. Rendimento nominale ηn : è il valore del rendimento, quando il motore lavora in condizioni nominali. E’ necessario non superare tali valori per non danneggiare il motore a causa delle eccessive sollecitazioni. Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 10 Controllo di velocità di un motore in corrente continua 1. Generalità Fig. 1.1. Particolari di un motore in corrente continua Il motore in corrente continua è utilizzato nei sistemi di controllo perché risulta facile ottenere ampie variazioni della sua velocità di rotazione. Per il funzionamento in corrente continua di grande potenza sono impiegati motori del tipo a eccitazione separata mentre nel campo delle piccole potenze, si utilizzano servomotori a magneti permanenti che non richiedono eccitazione. La variazione della velocità di un motore in corrente continua può essere eseguita regolando la tensione di alimentazione dell’indotto (tensione armatura) e mantenendo costante la corrente di eccitazione; Il motore fornirà: - una velocità proporzionale circa alla tensione d’armatura; - una coppia disponibile costante a tutte le velocità; - una potenza proporzionale alla velocità; questo tipo di regolazione è usualmente definito a coppia costante. Per la regolazione della tensione continua che alimenta il motore si usano dei ponti raddrizzatori, parzialmente o totalmente controllati, o ricorrendo, soprattutto per piccole potenze, a convertitori DC/DC controllati con la tecnica a modulazione della larghezza d’impulso (PWM). Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 11 La regolazione della velocità è effettuata, quasi sempre, ricorrendo a un sistema di controllo a catena chiusa (retroazione) in cui il segnale di riferimento della velocità proveniente dal generatore viene continuamente confrontato nel nodo comparatore, con la effettiva velocità del motore riportata in retroazione mediante un apposito trasduttore di velocità , dopo essere stata adattata attraverso il condizionatore. I sistemi di controllo retroazionati presentano, a scapito di una maggiore complessità, indubbi vantaggi che si possono riassumere in: - insensibilità ai disturbi e alle variazioni dei parametri dei dispositivi; - errore a regime molto piccolo o nullo; - possibilità di ottimizzazione della velocità di risposta del sistema. 2. Schemi a blocchi del controllo Fig.2.1 Schema a blocchi di un controllo di velocità ad anello semplice. I controlli di velocità a catena chiusa a singola retroazione vengono in genere realizzati in base allo schema a blocchi di fig. 2.1. Istante per istante la grandezza di controllo Uc del convertitore ( amplificatore di potenza) viene calcolata in base al segnale di riferimento Ur e al segnale di velocità Uv fornito dal trasduttore di velocità BR, la differenza fra i due segnali, è il segnale di errore ε, esso guida il sistema in modo da ristabilire la situazione imposta col riferimento. Il regolatore ( amplificatore di segnale) elabora il segnale d’errore in modo tale che il sistema risponda alle specifiche statiche e dinamiche richieste dal progetto. Lo scopo del convertitore è quello di alimentare opportunamente il motore convertendo l’energia fornita dalla rete (generalmente trifase) in una tensione continua variabile il cui valore dipende dal segnale di controllo Uc . Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 12 Per gli azionamenti di motori a corrente continua vengono spesso utilizzati convertitori controllati e semicontrollati realizzati con SCR per le grandi potenze, in configurazione a ponte di Graetz trifase o bifase. fig 2.2 Convertitore statico semi controllato bifase. fig. 2.3 Diagramma conduzione scr L’ SCR per condurre necessita della polarizzazione diretta anodo catodo e della tensione di controllo sul gate, la quale regola lo stato di conduzione dell’SCR, da qui la denominazione di diodo controllato. La tensione media in uscita dal ponte è V =VM 1 + cosә dove VM = 2V MAX corrisponde al valore 2 π della tensione media del ponte di Graetz a doppia semionda. Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 13 Caratteristica d’uscita valore medio della tensione Dalla caratteristica si deduce facendo riferimento alla formula della tensione media d’uscita V =VM 1 + cosә se l’angolo è 0 zero il valore medio di V è 2 massimo mentre se l’angolo e di 180 gradi il valore è nullo. Attraverso l’angolo di conduzione del SCR si può controllare la tensione che va ad alimentare il rotore di un motore in corrente continua controllandone il suo funzionamento. Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 14 DETERMINAZIONE DELLA F.D.T DI UN MOTORE IN DC Per lo studio di un motore in DC si deve considerare l’intera coppia applicata all’albero motore, che tiene conto anche degli attriti e delle perdite nel ferro del rotore, cioè di tutta la potenza che da elettrica viene trasformata in meccanica. Le perdite nel ferro Pfe e le perdite per attrito Pav danno origine a una coppia resistente. Per l’equilibrio delle tensioni si ha : V= E+Ri I+L d I (1) dt Per l’equilibrio delle coppie si ha : Cm = J d ω + Cr (2) dt Sapendo che E = K ω E = F.c.e.m. (1') e Cm = K I (2") con Cm = coppia totale <<impressa>> al rotore e K costante (dipende dalle caratteristiche costruttive del motore). Sostituendo nelle (1) e (2) le (1') e (2") e passando alle trasformate di Laplace, si ha : V = K ω(s) + RiI(s) +sLI(s) (3) e K I(s) = s J ω(s) +Cr(s) (4) Applichiamo ora il principio di sovrapposizione degli effetti, considerando dapprima Cr=0 e poi V=0. Legame fra tensione e velocità nel motore funzionamento a vuoto. Considerando Cr = 0 , dalla 4 si ha : I(s) = sJ ω(s) (5) K Che sostituita nella (3) dà : V(s) = Kω(s) + (Ri +sL) sJ ω(s) K 1 Gv (s) = ω(s) = K________ (6) V(s) 1 + V(s) TmS +TeTmS² Avendo posto Tm = RiJ e Te = _L Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 15 K² Ri Nell’ipotesi che sia Tm>> Te il denominatore della (6) si può scrivere così: 1 Gv (s) = ω(s) = K________ (7) V(s) (1 + TmS)(1 +TeS) Legame fra coppia e velocità. Analogamente, ponendo nella (3) V(s) = 0 e ricavando la I(s) , si ha : I(s) = - Kω(s) Ri +sL - K² __ω(s)__ - SJω(s) = Cr(s) Ri S +SL Da ciò si ricava : Gc = ω(s) = - __Kc__ Cr(s) 1 + TmS avendo posto Kc = Ri e Tm>>Te K² Tm = RiJ Te = _L con K = E K² Ri ω Queste sono indipendenti dalle condizioni di carico In definitiva la f.d.t relativa al motore Gv (s) = ω(s) = Kv_______ V(s) (1 + TmS)(1 +TeS) Con Kv = nn Vn (numero di giri nominali ) (tensione nominale) Gc = ω(s) = - __Kc__ Cr(s) 1 + TmS con Kc = Δn Δ Cr Pertanto lo schema a blocchi del motore e quello di figura Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 16 (n) – Velocità del motore nella condizione iniziale Δn – Variazione di velocità dovuta alla variazione di coppia Δ Cr n – Velocità effettiva del motore. Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe 17 Materiale protetto da copyright. Autore POMO Giuseppe