Una multifunzione, che chiede manutenzione … Premessa -questa esposizione non vuole essere un tutorial e/o guida ad una riparazione, in quanto nel caso un dispositivo elettrico/nico presenti dei difetti di funzionamento la prima considerazione da fare è quella di controllare se si è ancora nei tempi previsti dalla garanzia del costruttore e rivolgersi cosi presso il relativo centro di assistenza di zona; in caso contrario interpellare un centro di riparazioni elettroniche.Quella che segue è solo la condivisione di un tentativo di ripristino di una stampante multifunzione con ore di lavoro sulle spalle … Dal titolo credo che si immagini l’argomento di questa esposizione:una stampante multifunzione, la mia per l’esattezza, che da qualche giorno fa i capricci, o meglio a smesso di funzionare facendo degli strani rumori meccanici durante la fase di avvio per poi arrestarsi definitivamente. La stampante in questione è una multifunzione HP F380, un buon dispositivo,non mi posso lamentare nei suoi anni di servizio si è comportata bene sia come stampante che come scanner,e mai avuto problemi con le testine di stampa considerando che nel momento di sostituire la/le cratuccia/ce si sostituisce in toto anche la testina, mica male. Ho pensato che il rumore meccanico fosse sintomo di qualche meccanismo inceppato, magari per dei pezzi di carta o altro, pertanto prima di mandarla definitivamente in pensione, ho ritenuto fosse il caso di provare a vedere cosa avesse, e così ho iniziato con aprirla per darle un’occhiata. Pur essendo la stampante alimentata in bassisima tensione, attraverso un suo alimentatore, e sempre bene come prima cosa togliere tensione,pertanto scollegare lo spinotto di alimentazione e la spina dell’alimentatore dalla presa di rete !!! L’apertura della multifunzione, è molto semplice, si esegue svitando le quattro viti torx da 3 mm presenti nei quattro angoli superiori del coperchio,ma occorre fare molta attenzione durante la fase di scoperchiamento. Nel coperchio, oltre al vetro dello scanner, e quindi la lampada di scansione è presente anche la consolle dei comandi, il che significa che questi componenti comunicano con la mainboard al suo interno e lo fanno attraverso una coppia di flat cable (immag. A cerchio rosso), che dovranno essere spinzati dai loro connettori (immag.C cerchio rosso), con molta attenzione vista la loro delicatezza. Quindi se non si sta attenti nel tirar su il coperchio si rischia di strapparli via (immag.B cerchio rosso) danneggiandoli irreparabilmente, per cui occorre accompagnarli durante questo passaggio. A questo punto tolto il coperchio, avendo cura dei flat cable del pannellino, si ha accesso alla main board ed alla meccanica della stampante, un ultimo accorgimento va posto anche nello sportellino di sostituzione cartucce, che ha nel suo lato sinistro un leverismo (immagine C cerchio giallo) che attraverso un fotoaccoppiatore comanda la posizione di sostituzione delle cartucce quando lo sportellino è in posizione di aperto; occorre fare attenzione alla sua corretta posizione durante la fase di richiusura del coperchio. Ora da un primo esame a vista della stampante aperta,non risalta nulla di strano che faccia pensare ad un inceppamento meccanico,pertanto provo ad iniziare l’indagine proprio dal carrello delle cartucce, e nel provare a movimentarlo lo trovo come se fosse bloccato, dando un’occhiata da vicino trovo che il carrellino sotto le cartucce, che si posiziona per la pulizia non esegue la sua corsa completa lungo le sue guide, e lo trovo molto sporco di residui di inchiostro …chissà che non sia questa sua posizione scorretta che rompa le scatole durante la fase di zero del carrello porta cartucce … Cosi sposto il carrello delle cartucce sul lato sinistro della corsa, e trovo il carrello pulizia testine veramente sucido di inchiostro e pezzi di inchiostro attaccati sul fondo della vaschetta di pulizia, .. dove sono presenti le spugnette assorbenti, in particolare quella del nero è stracolma di inchiostro, e le guide dove dovrebbe scorrere il carrello intrise di inchiostro quasi secco …. ach… è il caso di dare una bella pulita… Così smonto il carrellino pulizia, asporto le due spugnette assorbenti, ed eseguo per i tre pezzi un’attenta pulizia con abbondante acqua e pennelletto di lavaggio, non vi dico il nero che c’era …. …mentre attendo che si asciughino i pezzi,armato di straccio e un lungo giravite pulisco la vaschetta di pulizia, e in particolare le guide dove scorre il carrellino di pulizia, …. e visto che ci sono anche una pulizia generale a tutte le guide della meccanica e una spolveratina all’elettronica …. A questo punto, rimonto il tutto, e verifico che ora il carrellino di pulizia delle testine si muova completamente e assuma la sua corretta posizione quando le testine non sono in sede, evitando cosi possibili inceppamenti durante la fase di zero che le testine compiono all’accensione della stampante… Ora il carrello si presenta cosi e il suo movimento è più scorrevole … Si richiude la stampante,facendo attenzione nel riconnettere correttamente i flat cable del pannellino comandi, ed altrettanto per lo sportellino di sostituzione cartucce, si riavvitano le quattro torx … si rialimenta la stampante con il proprio alimentatore, e si preme il pulsante di accensione… et voilà la stampante esegue il suo zero ed è pronta per funzionare … Dsiclaimer Questa esposizione utilizza testo ed immagini frutto di elaborazione propria, e rappresentata a scopo di studio e didattico,pertanto ogni possibile danno a cose e persone per un utilizzo improprio delle informazioni non è responsabilità dell’autore, che declina ogni responsabilità. Relè: applicazioni. In questa esposizione proverò a considerare gli aspetti prettamente pratici di utilizzo e/o installazione di alcuni relè elettromagnetici. Provò quindi ad illustrare lo schema ed il cablaggio dei relè maggiormente utilizzati in applicazioni comuni in ambito civile, ovvero il relè interruttore, il relè passo-passo o commutatore, ed il relè temporizzatore. Ricordiamo brevemente, che il relè è un dispositivo di tipo elettromeccanico, e per il suo funzionamento utilizza la forza elettromagnetica generata da una bobina (A1 – A2) alimentata da una tensione (AC, o DC), per scambiare lo stato di uno o più contatti, che possono essere di tipo NO (normalmente aperto) o di tipo NC (normalmente chiuso), ed il simbolo utilizzato negli schemi elettrici è di seguito rappresentato: Ovviamente il relè andrà scelto in funzione della forma (AC o DC) e dell’ampiezza della tensione (V) di alimentazione che il circuito dovrà ospitare il relè, e del tipo ed assorbimento (A) del carico che i suoi contatti dovranno controllare, e non ultimo anche del tipo di installazione (su quadro, o altro). Il relè interruttore, che come si intuisce dal suo nome svolge la funzione di interruttore, ovvero ad ogni eccitazione della sua bobina, i contatti cambiano di stato, cioè da aperto a chiuso e viceversa. Questo tipo di relè consente di comandare un carico, ad esempio un punto luce, da diversi punti, ovvero aggiungendo per ogni punto di comando un pulsante di eccitazione del relè, quindi ad esempio nel caso di un punto luce consente di aumentare il numero di accensioni per ogni esigenza, oltre i tre o quattro consentiti utilizzando deviatori o invertitori, ed in maniera più semplice ed economica in quanto l’utilizzo di un pulsante per ogni punto di comando richiede solamente due conduttori, a differenza di un deviatore che ne richiede tre, o di un invertitore che ne richiede quattro. Pertanto l’utilizzo del relè consente un risparmio di conduttori, e semplifica notevolmente il cablaggio e lo schema di realizzazione di un sistema di accensione da più punti. La sua struttura di funzionamento, è molto semplice, la bobina quando viene eccitata, attrae a se un’ancora che a sua volta aziona una camma che cambio lo stato di una coppia di contatti, di conseguenza si cambierà lo stato di funzionamento del carico ad essi connesso. Prima di vedere il collegamento o schema di utilizzo di questo relè occorre fare un distinguo, in quanto in commercio è possibile avere il relè interruttore in due versioni, ovvero la versione con quattro terminali di collegamento , e la versione con tre terminali di collegamento, questo perché la versione con tre terminali ha già di suo cablato il terminale comune della bobina e del conduttore per il carico. Il relè interruttore con quattro terminali, del tipo Finder, funzionante alla tensione di rete di 230 Vac, si presenta in un contenitore di tipo trasparente, quindi la possibilità di vedere il suo circuito all’interno, per un fissaggio con viti su supporto fisso. Da quanto serigrafato sul relè si possono leggere le sue caratteristiche, elettriche e di collegamento; ovvero la bobina funzionante alla tensione di 230 Vac, ed il suo contatto di tipo NO, ovvero normalmente aperto a riposo, può supportare un carico che assorbe al massimo 10 A alla tensione di 250 Vac, e questo è importante ai fini di individuare correttamente il tipo di carico che si può pilotare con questo relè. Poi ci sono i quattro terminali di collegamento individuati dai rispettivi morsetti di connessione , dove i due laterali sono quelli del contatto NO (1-2) e i due centrali sono quelli della bobina di comando (A1-A2). La finder su questo tipo di relè fornisce un comodo e chiaro schema di collegamento serigrafato dietro il relè stesso, per facilitarne il suo collegamento, uno schema di questo tipo: Lo schema riporta il caso di accensione di una lampada. Uno schema di facile realizzazione si dovrà collegare il conduttore di neutro N, ad un lato della lampada L ( importante collegare come conduttore diretto al punto luce sempre quello del neutro !) ed anche ad un lato della bobina A1 del relè K. Poi con il pulsante P si dovrà interrompere il conduttore di fase F verso l’altro lato della bobina A2, e con il contatto del relè k si dovrà interrompere il conduttore di fase verso la lampada L. In questo modo ad ogni pressione del pulsante P si chiude il circuito di fase verso la bobina del relè e si ottiene l’eccitazione della bobina K che attraverso la movimentazione della camma al suo interno chiuderà il contatto k, e porterà la fase F alla lampada L che si accenderà. Alla successiva pressione del pulsante P la bobina si ecciterà di nuovo e con un’altra movimentazione della camma porterà il contatto k nella posizione di riposo aprendolo, e togliendo la fase alla lampada L che si spengerà.. e cosi via. Il cablaggio che ripete esattamente lo schema visto,risulterà essere come segue, a differenza dello schema elettrico, si nota il ponticello in A1-1 per portare la fase F sul contatto k, e si nota l’inserimento di un secondo pulsante, esattamente in derivazione al primo, se si volessero inserire altri pulsanti sarà sufficiente inserirli in derivazione fra di loro. Questo tipo di relè, a mio avviso grazie ai suoi quattro terminali consente un cablaggio, più “libero” nella scelta ,ed interrompere il conduttore di fase con i pulsanti. Il relè interruttore con tre terminali sempre della Finder, è anch’esso realizzato in un contenitore trasparente di tipo plastico per fissaggio su un supporto fisso, con il suo caratteristico colore aranzione, ed anche in questo caso risultano serigrafate sullo stesso relè le sue caratteristiche elettriche, e quelle di collegamento Dallo schema serigrafato sul corpo del relè, si può capire il suo funzionamento, ed il perché dei tre terminali, in quanto risultano in comune il terminale 1 del contatto ed il terminale A2 della bobina, pertanto lo schema di collegamento risulta essere come il seguente … Il suo funzionamento è come il precedente, la differenza che offre questo tipo di relè a tre terminali di rendere il cablaggio più semplice, in quanto il ponticello realizzato nel precedente schema (A2-1) risulta già presente nel relè, e a differenza del precedente in questo caso con i pulsanti si dovrà interrompere il conduttore di neutro N e non quello di fase F, inoltre questo relè grazie alle sue ridotte dimensioni, offre un minore ingombro in fase di installazione. Il cablaggio, risulterà essere di questo tipo… Il relè passo-passo o commutatore è un tipo di relè elettromagnetico, utilizzato in applicazioni in ambito civile in genere per impianti di illuminazione, in quanto le caratteristiche di questo tipo di relè consentono di comandare ad esempio due gruppi di lampade ed avere una sequenza di accensioni diversa ogni volta che si preme il pulsante di eccitazione del relè. Anche in questo caso come per il relè interruttore il funzionamento avviene, sfruttando la rotazione di una camme azionata dall’ancora impegnata dalla bobina energizzata del relè, ma con la differenza che la camme in questo caso comanda due contatti che in condizioni di riposo sono tutte e due normalmente aperti, e poi cambiano di stato alternativamente ad ogni impulso della bobina. Ovviamente la sequenza può variare a seconda del tipo di relè scelto, nel caso che vedremo sarà quello della Finder con quattro sequenze o quattro passi, e anche in questo caso si può avere il tipo con quattro morsetti, o tre morsetti ed alimentato alla tensione di rete come per il carico che comanda. Lo schema di utilizzo, ripete quello del relè interruttore con la variante che in questo caso si ha un contatto in più, nel caso del relè passo-passo con sei terminali ,come del resto lo si può verificare dallo schema serigrafato sul retro del relè, e dal numero di morsetti presenti, lo schema è del tipo: Nello schema quindi si vedono due lampade L1 ed L2, ed i rispettivi contatti k del relè K, sugli stessi contatti si notano anche i numerini di riferimento dei morsetti; e cosa importante sotto lo schema è riportata una tabella che rappresenta le quattro sequenze del relè, che andremo a vedere. Alla sequenza 1, il relè è a riposo quindi i contatti sono tutti e due NA e quindi L1 ed L2 spente, al primo impulso del pulsante P quindi si passa alla sequenza 2 in cui i contatti si chiudono pertanto L1 ed L2 saranno accese, ora un ulteriore pressione di P porta il relè alla sequenza 3 con il primo contatto che si apre in NA ed i secondo che resta chiuso ,quindi rispettivamente si avrà L1 spenta ed L2 accesa, ora un ulteriore pressione di P porterà in una situazione inversa dei contatti con il risultato di avere L1 accesa ed L2 spenta, un ultima pressione di P ripristina le condizioni di partenza in modo che entrambi le lampade siano spente. Anche in questo caso il cablaggio segue lo schema di collegamento ed ipotizzando solo due punti di comando del relè, la realizzazione è del tipo: Nel caso del relè passo-passo o commutatore del tipo a quattro terminali, lo schema sempre serigrafato sul corpo del relè utilizza un conduttore in meno per il cablaggio ed interrompe il conduttore di neutro con i pulsanti secondo lo schema che segue.. La sequenza rispecchia quella del precedente relè , la differenza sta nei collegamenti del relè come da schema e cablaggio a seguire … in questo tipo di relè, il cablaggio risulta essere facilitato anche dalla presenza dello schema serigrafato proprio sullo stesso relè in corrispondenza dei morsetti di connessione. Il relè temporizzatore, è un altro dispositivo utilizzato in impianti civili per diverse applicazioni, sostanzialmente per temporizzare l’evento di comando per un generico carico o un dispositivo. Questo tipo di relè, risulta semplice da cablare, in quanto lo schema, come al solito riportato sul relè stesso o sul foglio di istruzioni del relè risulta molto chiaro e non differisce di molto dai precedenti per il lato comando, ovvero il pulsante P taglia un lato di alimentazione della bobina, ed il relativo contatto di uscita che comanda il carico. In questo relè la variante è quella di dover settare il timer al tempo necessario per l’applicazione che si vuole ottenere. Un esempio classico è quello del relè temporizzatore per le luci del vano scale di un’abitazione. Anche in questo caso, l’esempio può essere quello tipico della Finder della serie 14., per il cablaggio ci si avvale dello schema serigrafato di lato sul relè stesso o nel relativo foglio di istruzioni, che comunque andrà letto per le specifiche di settaggio dei tempi e della funzione del relè. Il cablaggio può essere ad esempio del tipo a seguire: Osservazioni finali. I dispositivi presi in considerazione in questa esposizione, sono solo alcuni di quelli disponibili, seppur maggiormente utilizzati, come diversi sono i costruttori di relè per uso civile che per uso industriale. Ogni tipo di relè è sempre corredato da un foglio di istruzioni con relative caratteristiche, pertanto la sua installazione può essere accuratamente valutata e cablata. Quello che è fondamentale è fare le giuste considerazioni per la scelta del tipo di relè, dapprima considerando l’utilizzo specifico del relè, quindi la funzione che dovrà svolgere e l’ambiente in cui verrà installato; poi le caratteristiche tecniche, ovvero la forma della tensione in gioco del circuito di comando e di potenza (ovvero se di tipo AC o DC) e l’ampiezza in gioco (esempio 24 Vac piuttosto che 230 Vac), senza escludere la possibilità che siano presenti diverse tensioni per il comando e per il carico. Poi non ultimo considerare la tipologia di carico (se di tipo induttivo o capacitivo o resistivo) e l’assorbimento espresso in ampere (A) del carico che si andrà a comandare, secondo il quale si dovrà poi scegliere accuratamente la portata dei contatti del relè utilizzato. A questo punto non resta che cablare il tutto. Infine, ricordo che l’argomento di questa esposizione ha scopo puramente didattico, pertanto essendo i circuiti interessati da grandezze elettriche, occorre porre la giusta attenzione su la condizione di rischio elettrico presente suggerisce l’approccio a personale qualificato, che abbia le giuste conoscenze relative alla sicurezza da rischio elettrico. Relè statico stato solido state relay) o relè allo (SSR- solid Nonostante il costo superiore rispetto al suo predecessore: relè di tipo elettromeccanico, il relè statico risulta essere sempre maggiormente diffuso, principalmente in ambito industriale dove l’efficienza ed i tempi di commutazione sono determinanti nel campo dell’automazione. I relè statici, o SSR offrono caratteristiche elettriche e di funzionamento elevate, proprie per la loro struttura che utilizza al meglio la tecnologia dei semiconduttori (transistor per i carici in DC e triac per i carichi in AC) oltre ad offrire sul loro corpo la presenza di un diodo led che indica lo stato di comando dello stesso relè statico. Le caratteristiche importanti, e vantaggi del relè statico possono essere riassunte brevemente in … – non hanno parti meccaniche in movimento, quindi logorio zero dei contatti ed efficienza massima pertanto indicato dove necessitano numerosissimi scambi, – lo scambio avviene attraverso lo stato solido dei semiconduttori, pertanto condizione di lavoro silenziosissima, ottimo in specifiche applicazioni (es. campo medico), – il passaggio di stato da aperto a chiuso, a tensione zero e da chiuso ad aperto , a corrente zero rende il relè statico con minimo rumore elettrico, e altrettanti disturbi elettrici, – per il loro comando richiedono bassissime potenze, stiamo intorno a poco più di una decina di mA, e parimenti possono commutare carichi oltre le centinaia di ampere, – offrono un’ottima resistenza meccanica a vibrazioni e shock, pertanto non sono suscettibili a installazioni errate, – hanno un elevato grado di isolamento (4kV), non generano scintille e non sono soggetti a rimbalzi elettrici o meccanici, e non sono influenzabili da campi magnetici pertanto si prestano bene per applicazioni estreme, – possono essere comandati da ogni tipo di sistema analogico o digitale, del tipo PLC o un’elevata compatibilità, microprocessore quindi hanno – hanno un’elevata velocità di commutazione, dell’ordine dei microsecondi, – non hanno problemi di installazione sia in verticale che in orizzontale. Ovviamente, anche per questo tipo di relè la disponibilità copre ogni esigenza, sia per quanto concerne la sorgente di alimentazione disponibile (Ac o Dc) sia per quanto concerne il tipo di applicazione (per circuiti stampati, o per applicazioni su barra din industriali) pertanto potranno essere del tipo a saldare, o del tipo a fissaggio su supporti, ed in alcuni casi dove richiesto il fissaggio su adeguati radiatori di raffreddamento, e non ultima importante caratteristica riguarda gli assorbimenti in gioco (Ampere) da parte dei carichi che i relè andranno a controllare o gestire, ed anche in questo caso sia in alternata che in continua. I relè statici come già detto sfruttano i principi e le caratteristiche dei dispositivi a semiconduttore, per farsi un’idea del loro funzionamento, si può semplificare la loro struttura in uno schema a tensione di comando in AC alimenteranno carichi in circuito di uscita potrà tipo con BJT. blocchi, considerando sia l’SSR e con tensione di comando in DC, AC o in DC, pertanto il blocco essere o del tipo con Triac o con che del del Nel caso di tensione di comando in DC, nel blocco del circuito di ingresso sarà presente un circuito di protezione da possibili inversioni di polarità, mentre nel caso di comando in AC il circuito di ingresso sarà realizzato da un ponte di diodi con filtro che fornirà il comando al blocco del circuito fotoaccoppiatore , in entrambi i tipi di relè statici sul corpo del relè è presente un diodo led, in genere di colore verde, che segnala la presenza dell’impulso di comando del relè statico. O meglio, i blocchi che costituiscono un relè statico o SSR sono. – Il blocco di ingresso, dove si fornisce la tensione di comando, ai morsetti contrassegnati con A1 ed A2 – Il blocco successivo è il blocco del fotoaccoppiatore, che fornisce la separazione galvanica fra lo stadio di ingresso e quello di uscita – Il blocco che segue è quello di commutazione a zero, ovvero la funzione zero cross, cioè la commutazione avviene quando la tensione per il carico passa per lo zero o in prossimità, una funzione questa che contribuisce ad una commutazione sicura, ma al contempo inserisce un leggerissimo ritardo nei tempi (ordine dei micros) di commutazione; questo tipo di circuito può non essere utilizzato nei relè statiti con tensioni in DC – Ultimo blocco è quello che riguarda il circuito di uscita che può essere in AC o in DC, la differenza sta nell’utilizzo di semiconduttori differenti in questo blocco, ovvero nel caso di carico funzionante in AC lo stadio di uscita utilizzerà i Triac,e sarà presente un circuito di protezione di tipo RC; nel caso di carico funzionante in DC lo stadio di uscita funzionerà con un BJT in questo caso sarà presente un diodo di protezione. Altra caratteristica peculiare di questo tipo di relè è la piccola potenza richiesta per il loro pilotaggio, a differenza dei fratelli elettromeccanici che richiedono una maggiore potenza di comando. In sostanza questo tipo di relè se controllati o gestiti dalle uscite di un PLC, offrono un carico minore , e di conseguenza un assorbimento minore alle schede di uscita del PLC rendendo meno gravoso il compito di quest’ultimo per il loro pilotaggio, e al contempo offrono i relè statici la possibilità di gestire grossi carichi, ovvero carichi con assorbimenti consistenti, anche fino a decine di kW. Una considerazione importante da fare su questo tipo di relè, riguarda il loro funzionamento sulla commutazione. Che sia utilizzato per un carico in AC o un carico in DC, questo tipo di relè non commuta un’apertura-chiusura come i contatti di un relè elettromeccanico, ma cambia lo stato di un semiconduttore Triac o Bjt, questo significa che quando l’SSR interrompe l’alimentazione verso il carico non apre perfettamente il circuito ma lascia passare una piccola corrente residua, che a volte può mantenere alimentato il carico se questi è piccolo (es elettrovalvola, o relè) pertanto in questi casi si ricorre ad utilizzare un resistore di dispersione in derivazione al carico. Altra considerazione può essere quella relativa alla commutazione di carichi importanti, che possono generare durante la loro disinserzione a dei picchi di tensione, che potrebbero rientrare nell’SSR e mantenerlo in conduzione, per sopperire a questo possibile problema si utilizzano in genere dei circuiti di protezione realizzati con RC, o con varistore o nel caso di circuiti in DC si utilizzano dei diodi. Di seguito rappresentato un relè statico della Gavazzi, di tipo trifase in quanto ha la possibilità di interrompere tre linee di alimentazione, come da schema raffigurato sullo stesso relè… ed il particolare della superficie di contatto per il raffreddamento del relè statico…. Non ultima ma importante considerazione deve esser fatta sulla dispersione del calore. Infatti gli SSR ad esempio per utilizzo industriale, come quello sopra rappresentato, sono realizzati su un supporto di alluminio, in modo da poter essere fissati sulle delle alette di raffreddamento a seconda dell’importanza del carico che si dovrà controllare. DI seguito la rappresentazione di una aletta di raffreddamento che può ospitare due relè statici di tipo monofase o un relè statico di tipo trifase, nel kit di installazione è previsto tutto l’occorrente per il fissaggio dell’elemento di raffreddamento su barra din, e la pasta termica da utilizzare fra le superfici di contatto dell’aletta di raffreddamento e quella del relè statico, per migliorare il contatto tra le superfici e quindi una migliore dissipazione termica. Avendo presente l’aspetto sicurezza, occorre considerare che il relè statico, presenta il circuito di uscita senza separazione galvanica, pertanto offre su quest’ultimo la possibilità di circolazione di una piccola intensità di corrente verso il carico, e questo aspetto ai fini della sicurezza non è positivo perché non garantisce la perfetta apertura del circuito, pertanto volendo considerare le norme di sicurezza contro gli infortuni, in caso di necessità manutentive su circuiti che interessano l’applicazione degli SSR si dovrà provvedere ad inserire un ulteriore stadio di tipo elettromeccanico per garantire l’isolamento galvanico richiesto. Quindi per l’utilizzo dei relè statici occorre considerare oltre ai vantaggi visti in precedenza , anche: – sono per circuiti con tensione di tipo AC o DC ma non possono funzionare per entrambi, – hanno un costo maggiore, dei loro fratelli elettromeccanici, – in genere sono costruiti per un solo polo, o una sola via, – offrono delle piccole perdite quando il relè non è in conduzione, e queste possono essere pericolose in quanto non è presente un isolamento galvanico, – necessita di un dissipatore, particolarmente se si utilizza per carichi importanti. Per quanto riguarda il collegamento di un relè statico, risulta essere sufficientemente intuitivo e semplice, in quanto il circuito di ingresso è identificato con l’indicazione alfanumerica di A1-A2 (come nel caso della bobina per i relè elettromeccanici) o con la polarità -/+ nel caso di circuito DC, ed il circuito di uscita con L1-L2,per il contatto che andrà a controllare il carico esterno. Riferimenti : Link della Gavazzi http://it.onlinecomponents.com/carlo-gavazzi-rz3a40d55.html?p= 11061346 datasheet relè stato solido monofase gavazzi http://www.farnell.com/datasheets/1482748.pdf datasheet relè statico trifase gavazzi http://it.onlinecomponents.com/datasheet/rz3a40d55.aspx?p=1106 1346 Relè : cenni. I relè sono dei dispositivi elettromeccanici molto diffusi nelle apparecchiature elettroniche e negli impianti elettrici, sia in campo civile che industriale. Si differenziano per caratteristiche tecniche di funzionamento, come la tensione nominale di eccitazione in volt, e la portata di corrente in ampere dei contatti; si differenziano per il numero ed il tipo di contatti che supportano e per le dimensioni fisiche degli stessi relè; si differenziano per il tipo di grado di isolamento ed il tipo di installazione se su circuito stampato piuttosto che su zoccolo o per fissaggio a parete; e non ultimo si differenziano per il loro principio di funzionamento se di tipo elettromeccanico o elettronico. Insomma la famiglia dei relè è molto vasta nel mondo elettrico ed elettronico, ed in genere si sceglie il relè in funzione della destinazione d’uso e delle caratteristiche della tensione di alimentazione disponibile e della portata richiesta dal carico da comandare ed anche dalla tipologia di quest’ultimo. Come ogni dispositivo elettrico ed elettronico anche il relè ha il suo simbolo grafico con il quale viene rappresentato negli schemi elettrici … Esso viene indicato da un rettangolo che sta a rappresentare la bobina del relè con i suoi due terminali in genere indicati con A1-A2 , e di lato sono rappresentati i contatti che quel tipo di relè supporta, i contatti possono essere di tipo normalmente aperto (NO = normaly open) o normalmente chiuso (NC=normaly closed) questi vengono indicati in alcuni casi con dei numeri o direttamente con la sigla NO ed NC, e nel caso di contatti deviati si trova indicato il terminale comune con la lettera C, fatto salvo poi la possibilità di trovare dei contatti temporizzati quindi ritardati all’apertura o alla chiusura ad esempio, ma questo vale nel caso di relè temporizzati. Ovviamente le informazioni delle caratteristiche del relè : tipo ed ampiezza della tensione di alimentazione in volta, portata dei contatti in ampere, riferimento delle connessioni per il cablaggio, ed altre info specifiche sulle tipologie di carico e quindi di applicazioni del relè si possono evincere dal relativo datasheet, mentre le info relative alle connessioni in genere sono serigrafate sul relè stesso. A seguire nell’immagine “resistore” ci mostra un relè della Omron per circuito stampato con contatto deviato , sul quale si può vedere serigrafato lo schema di connessione, ovvero i riferimenti per la bobina ed il contatto deviato … Quindi riassumendo il relè è un dispositivo di tipo elettromeccanico che si può comandare a distanza con un semplice pulsante, in serie alla tensione di alimentazione nominale fornita ai capi della bobina. Pertanto quando la bobina verrà eccitata attraverso il suo nucleo attrarrà l’ancora che a sua volta con opportune leve azionerà delle molle che chiuderanno/apriranno dei contatti elettrici.Si è visto in una precedente esposizione il principio di funzionamento di un relè elettromagnetico. Di seguito l’immagine di un relè “aperto” con l’indicazione degli elementi che lo costituiscono, si è utilizzato un relè con contatto di scambio deviato del tipo per circuiti stampati, anche se concettualmente non differisce dai relè per applicazioni civili e/o industriali, se non per forma e dimensioni… L’utilizzo del termine relè elettromagnetico fin qui utilizzato non è stato un caso, ma si è voluto sottolineare il principio di funzionamento di questo relè che sfrutta l’azione del campo magnetico generato dalla corrente elettrica che scorre nella bobina, e tale campo va ad agire su di un’ancora che azionerà un determinato numero di contatti. Diverso invece è un altro tipo di relè, quello elettronico o meglio noto come relè statico, proprio perché non ha parti in movimento, poiché lo stato dei contatti cambia grazie ad un componente elettronico opportunamente polarizzato, di seguito una loro immagine, lascio però questo tipo di relè ad un’altra eventuale esposizione. Ora il concetto visto per il sistema dei relè elettromagnetici non cambia nella sostanza, pur cambiando forma e caratteristiche degli stessi, pertanto una prima suddivisione può essere del loro tipo di funzionamento: – I relè monostabili, ovvero quei relè che assumono una sola condizione di riposo, – I relè bistabili , ovvero quei relè che assumono due condizioni di riposo a ritenuta magnetica e sono caratterizzati da due bobine per cambiare lo stato dei contatti , – I relè passo-passo o ad impulso, sono caratterizzati da un meccanismo che attraverso una camma eccitata dalla bobina di volta in volta cambia stato ai suoi contatti, ad ogni impulso che riceve la bobina, – I relè temporizzatori, lo stato dei loro contatti può essere del tipo ritardo all’eccitazione o ritardato alla diseccitazione, e possono essere di diverse forme e tipologie costruttive relativamente al loro sistema di temporizzazione, di tipo meccanico, di tipo pneumatico, con motorino o di tipo elettronico. Il relè monostabile o a rilascio, è quel relè K1 che cambia stato ai suoi contatti, (13-14 / 23-24) sin quando la sua bobina è eccitata attraverso S1, al momento in cui manca l’eccitazione nella bobina, o meglio la tensione di alimentazione ai suoi capi, i contatti tornano nella loro condizione di riposo. In questo tipo di relè qualora fosse necessario per mantenere lo stato anche al mancare della tensione di alimentazione ai capi della bobina si realizza una modifica al circuito di alimentazione sfruttando un contatto K1 (13-14) ausiliario di tipo NO dello stesso relè in parallelo al pulsante S1 di comando della bobina, questo circuito si chiama circuito di ritenuta del relè. Perché il relè poi torni nella sua condizione di riposo sarà compito di un ulteriore pulsante S2 di tipo NC in serie al positivo di alimentazione a tagliare l’eccitazione della bobina. Il relè potrà poi come già detto supportare diversi tipi di contatto di tipo NO ed NC con caratteristiche differenti, ma con lo scopo di controllare o comandare un carico esterno, nell’esempio del relè monostabile il contatto K1 di tipo NO (23-24) interrompe l’alimentazione alla lampada L1 che sta a rappresentare il carico. Di seguito due relè di tipo monostabile con contatto deviato a sinistra e con doppio contatto a destra per utilizzo su pcb … Occorre poi considerare che a seconda della tipologia di relè si possono avere si caratteristiche differenti e dimensioni differenti, ma anche installazioni differenti (per pcb, per uso civile o industriale) e dispositivi ausiliari; ad esempio nel caso dei relè per utilizzo su barra din (industriali) può essere presente una leva per la forzatura manuale di scambio del relè, ed un diodo led di indicazione di stato, di seguito resistore ci mostra una leva di forzatura manuale di un relè da barra din, per applicazioni industriali del tipo … I relè bistabili, sono del tipo a ritenuta magnetica o meccanica, il loro funzionamento avviene per mezzo di due stati di set e reset con altrettante bobine. Questo tipo di relè ha due bobine, con una assume una condizione di stato (set) e con l’altra lo si riporta nelle condizioni di riposo (reset). Per quanto riguarda la condizione di ritenuta di tipo meccanico, questa permette di far si che una bobina assuma uno stato solo se l’altra è diseccitata, si inserisce cos’ una sorta di interblocco meccanico, che consente di lavorare ad una sola bobina alla volta solo se l’altra è a riposo. Di seguito una possibile rappresentazione schematica… E nell’immagine a seguire un tipo di relè bistabile della Omron, con relativo zoccolo per barra din; un relè per utilizzo di tipo industriale … Sulla scocca del relè Omron MK2P si può notare la serigrafia dello schema relativo alle connessioni dei contatti peri relativi piedini e la presenza delle due bobine di set-reset, ovviamente i piedini numerati corrispondono ai numeri riportati sullo zoccolo ed i relativi punti di connessione per il cablaggio. Anche per questo tipo di relè esiste la possibilità di manovrarli manualmente, agendo sul comando manuale posto sul relè, ed in genere riconoscibile perché di colore dedicato (levetta blu o arancione). I relè passo-passo o ad impulso, sono riconoscibili perché hanno un meccanismo realizzato da una camme che di volta in volta azionata dall’eccitazione della bobina fa cambiare di stato i suoi contatti, e questo per ogni impulso che riceve la bobina. Di seguito rappresentato un possibile schema di funzionamento di un relè passo-passo… I relè passo-passo a seconda dei contatti utilizzati, possono essere di diverso tipo, o meglio: -relè passo-passo interruttore unipolare -relè passo-passo interruttore bipolare -relè passo-passo deviatore -relè passo-passo commutatore 4 sequenze -relè passo-passo commutatore 3 sequenze -relè passo-passo deviatore 4 sequenze Questo tipo di relè è molto utilizzato in ambito civile per comandare in sequenza l’accensione di diversi punti luce, da un unico (o più) punti di comando. I più utilizzati sono il relè interruttore ed il relè commutatore, differiscono per il tipo di camme ed il numero di contatti. Di seguito sono rappresentati i due tipi di relè passo-passo, interruttore e commutatore, e si possono notare le differenti camme e numero di contatti … Relativamente al relè commutatore è possibile anche vedere (ad ogni eccitazione della bobina) lo stato dei contatti. I relè temporizzatori, possono essere di tipo elettromeccanico od elettronico e vengono utilizzati sia in ambito civile che industriale, per determinare delle sequenze operative su macchine o impianti. Il loro funzionamento è di per se semplice, in quanto ad eccitazione avvenuta della loro bobina, trascorso il tempo prefissato cambiano lo stato dei loro contatti, collegati al circuito interessato. Di seguito alcuni tipi di temporizzatori e il loro schema di collegamento… Il relè con ritardo all’eccitazione, una volta eccitata la sua bobina, trascorso il tempo impostato avviene la commutazione dei contatti, viceversa nel relè con ritardo alla diseccitazione nell’istante in cui si eccita la bobina, i contatti commutano per poi tornare alla condizione di riposo trascorso il tempo impostato, nel terzo tipo sono contemplate entrambe le funzioni. Alcune note sulle caratteristiche dei relè Occorre sempre aver ben presente che ogni relè è caratterizzato oltre che dal suo funzionamento, anche dalle sue caratteristiche elettriche di funzionamento, che riguardano in primis la tensione di alimentazione della bobina di eccitazione, sia per ampiezza che per forma. In questo senso si hanno relè funzionanti in tensione continua ed in tensione alternata, e per ampiezze differenti in genere per tensioni di 12 V,24V,110V,230V. La tensione nominale di funzionamento della bobina di un relè indica il valore per il quale quella bobina è stata progettata, pertanto quella di funzionamento. Nella pratica seppur differente occorre assicurarsi che la tensione sia sufficiente a far funzionare correttamente il relè (tensione minima di funzionamento) e con non lo faccia surriscaldare (tensione massima di funzionamento), e che consenta alla bobina di mantenere lo stato dei contatti (tensione di mantenimento). Le tensioni in genere vengono indicate con valori del tipo 110-127 Vac…220-240 Vac. Relativamente ai contatti, la loro portata espressa in Ampere è la caratteristica fondamentale,in genere sono in grado di interrompere una corrente massima di 10-16 A ad una tensione di 250 V. Per quanto concerne le connessioni al circuito elettrico, si utilizzano dei morsetti a vite, sul relè stesso o sugli zoccoli quando questi sono previsti, la corrispondenza delle connessioni fra terminale del relè e dello zoccolo è indicata con dei numeri serigrafati sullo zoccolo e sulla scocca del relè. Con questa esposizione si è voluto fare una panoramica sulle tipologie di relè,senza voler essere esaustiva, restando disponibile per eventuali migliore sull’esposizione o richieste. Paper Chromatography Warning, the following English translation is made with Google automatic translator, and there may be errors. Thank you Paper chromatography is a separation technique based on the particular different capacity which have the components of a homogeneous mixture of distributed between a solid surface (stationary phase) and a fluid said eluent (mobile phase) to stratify in different positions on the support. The stationary phase can be formed from paper, filter paper or preferably by chromatographic paper, while the mobile phase depends on the type of sample that you want to treat. Generally, the eluent is formed from a mixture of various kinds of solvents that are more or less related to the components of the mixture to be separated and have well-defined and precise concentrations laboratory experience. The separated components are determined qualitatively and quantitatively by means of suitable detectors. A possible test, to be able to perform in a school laboratory, is to try to divide a homogeneous mixture of inks, obtained scribbling a piece of paper with different types of colored pens and markers. Before proceeding with the chromatography you will necessarily make an extraction with a solvent (ethyl alcohol and acetone at 50%) to solubilize the inks present on the piece of paper. Objective: To separate the various components of a mixture of inks with the chromatographic method. Material: a 100-ml graduated cylinder, filter paper, scissors, micropipette or Pasteur pipette. Reagents: ethanol, acetone. Risk assessment: The paper chromatography does not present any particular risk except for the use of solvents which are linked MSDSs. Working using the hood and in the presence of the laboratory teachers. Procedure: Cut a rectangle of filter paper having a slightly lower side of the diameter of a 100 ml graduated cylinder and the height of about 3-4 cm higher than the same. Check that the paper strip accommodation well within the cylinder and fold the upper part so as to hold the strip taut and without ripples. [caption id="attachment_1941" align="aligncenter" width="78"] Cylinder with paper[/caption] Withdraw the strip and place it on the shelf inside a fume hood. Taking a drop of ink mixture with a micropipette or a pasteur pipette, lay it down to about 4-5 cm from the edge of the rectangular strip of paper and let it dry. You can also plot directly with the always colored pens in the same area thereby preventing the passage of the initial extraction with solvents. [caption id="attachment_1942" align="aligncenter" width="320"] Deposition of ink mixed with micropipette[/caption] In the graduated cylinder add approximately 5 ml of eluent consisting of ethanol and acetone to 50%. Insert the strip in cilidro so as to allow the mixture of the two solvents to move up the paper by capillary action. Wait about an hour until the eluent front reaches the upper part of the cylinder. [caption id="attachment_1943" align="aligncenter" width="144"] Chromatographic results[/caption] The dyes of the mixture separates into its components due to different solubility in the solvent and that these have different affinities to that set with the stationary phase. Remarks: the chromatographic separation of the inks is obtained after a few hours using the filter paper and as eluent a mixture of ethanol and acetone to 50%. But since the paper a non-homogeneous medium, they will not see much of the separate bands, but as you can see from the picture above, will form more or less overlapping trails. If, in fact, change the stationary phase with the homogeneous granular material, such as silica gel made to adhere on a glass plate, you can obtain the best results as in the photos below. [caption id="attachment_1944" align="aligncenter" width="320"] Confronto tra cromatografia degli inchiostri su carta e su strato di gel di silice[/caption] Or get some spectacular special effects like the flower of inks.