UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI FIRENZE in collaborazione col MIDDLEBURY COLLEGE
LABORATORIO DI LINGUA LATINA:
APPUNTI DI DIDATTICA BREVE
1
Indice
Vocali e consonanti
Quantità delle vocali
Dittonghi
Pronuncia del latino
Sillabe
L’accento
Apofonia
Rotacismo
Dal latino all’italiano
Parti del discorso
Parti variabili e invariabili
Prima declinazione
Seconda declinazione
Aggettivi della prima classe
Terza declinazione
Aggettivi della seconda classe
Quarta declinazione
Quinta declinazione
Caratteristiche dei verbi
Diatesi attiva
Coniugazione mista
Forme nominali del verbo
Diatesi passiva
I gradi di comparazione
I numerali
Pronomi personali e riflessivi
Pronomi e aggettivi possessivi
Pronomi e aggettivi dimostrativi
Pronomi e aggettivi determinativi
Pronomi relativi
Pronomi e aggettivi interrogativi
Pronomi e aggettivi indefiniti
Verbi deponenti
Verbi anomali
Composti di sum
Congiuntivo ottativo
Verbi che reggono l’accusativo
Dativo
Genitivo partitivo
Interest e refert
Ablativo
Ablativo assoluto
Gerundio e gerundivo
Congiunzioni
Proposizioni sostantive
Proposizioni relative
Proposizioni finali
p. 4
p. 4
p. 5
p. 5
p. 6
p. 7
p. 8
p. 8
p. 8
p. 9
p. 11
p. 11
p. 13
p. 16
p. 17
p. 20
p. 24
p. 26
p. 27
p. 29
p. 35
p. 36
p. 38
p. 45
p. 48
p. 51
p. 52
p. 53
p. 54
p. 55
p. 57
p. 58
p. 64
p. 65
p. 66
p. 75
p. 76
p. 79
p. 79
p. 79
p. 79
p. 82
p. 83
p. 86
p. 88
p. 91
p. 92
2
Proposizioni consecutive
Proposizioni causali
Proposizioni temporali
p. 93
p. 93
p. 93
3
.
In Latino le vocali sono sei: a, e, i, o, u, y.
La i e la u hanno suono consonantico (e per questo sono semivocali o semiconsonanti) in due casi.
-all'inizio di parola, se seguite da una vocale: es. Iudex (=il giudice) iacebat (=giaceva).
-all'interno della parola, se si trovano tra due vocali: es. Maior (=maggiore); peior (=peggiore);
auidus (=avido), euocare (=chiamare).
Come si può notare da questi esempi la i consonante si è trasformata nell'italiano in g palatale; la u
consonante in V.
Il suono consonantico della U oggi è trascritto col segno v/V nella maggior parte dei testi.
Le consonanti sono 17, e si possono suddividere in momentanee, continue e doppie (o composte)
Le momentanee (dette anche occlusive o mute) sono, come indica il nome, suoni istantanei, non
prolungabili a volontà. A loro volta, si possono suddividere secondo il punto di articolazione (gola,
labbra, denti) e secondo il grado di sonorità (vibrazione delle corde vocali) in:
gutturali (o velari)
SORDE
c, k, q
SONORE
g
labiali
p
b
dentali
t
d
Le consonanti continue sono quelle il cui suono può essere protratto. Si possono suddividere in:
nasali
liquide
sibilanti
SORDE
m
l
s
SONORE
n
r
f
Sono consonanti doppie (o composte) la x (c+s) e la z (d+s).
La quantità delle vocali:
Le vocali latine si distinguono non solo per la qualità (o timbro) che le rende diverse l'una dall'altra
(a/e/i...), ma anche per la durata di emissione, cioè per la quantità. Ciascuna vocale poteva essere
breve oppure lunga, cioè di durata doppia rispetto alla breve. L'italiano ha perso il senso della
quantità; tuttavia possiamo averne un'idea se poniamo attenzione alla diversa durata delle vocali
accentate in coppie di parole come: pala/palla, nona/nonna.
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In latino la quantità delle vocali era molto importante dal punto di vista semantico, cioè relativo al
significato delle parole: infatti esistono parole diverse per il significato, che in forma, differiscono
soltanto per la diversa durata di una vocale:
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lego= leggo (e breve)
lego=inviare (e lunga)
I dittonghi
Due vocali contigue, pronunciate con un'unica emissione di voce, costituiscono un dittongo. In
latino i dittonghi sono:
au aurum=l'oro
Caesar=Cesare
poena=la pena
Solo in casi rari erano dittonghi:
ei nell'escalmazione: hei!
Ui nei pronomi huic (a questo), cui (al quale) e nei composti di quest'ultimo (cuiquam).
In altre parole di origine greca o in parole composte le coppie di vocali ae, oe non costituivano
dittongo, e si pronunciavano quindi separate. In tali casi, infatti, il fenomeno era segnalato con una
dieresi sulla E: poeta, il poeta; poesis=la poesia; aer=l'aria.
La pronuncia del latino
La pronuncia tradizionalmente usata nelle nostre scuole è quella dell'Alto Medio Evo (III-IV sec.
D.C), tramandata dalla Chiesa cattolica nella tradizione liturgica. Si può dire che coincida con la
pronuncia dell'italiano, con le seguenti differenze:
1) i dittonghi ae e oe si pronunciano e, a meno che non si tratti di parole di origine greca o
composte, sulla cui -e- talvolta è segnata la dieresi
2) Il gruppo ti seguito da vocale si legge di solito zi: silentium (=silenzium), il silenzio.
Si legge com'è scritto nei tre casi:
-nei nomi di origine greca: Miltiades; Antiochus
-quando la i è lunga e accentata: totius (=di tutto), petieram (=avevo chiesto)
-quando la t è preceduta da s, t. X: hostia, (=la vittima); muttio (=io brontolo); Sextius, (=Sestio)
La lettera h è sempre muta: homo (omo), l'uomo; prohibeo (leggi proibeo)
Il gruppo ph che compare solo in parole di origine greca, si legge: f philosophia (leggi filosofia)
Il gruppo gl ha sempre suono gutturale, come nell'italiano glicine, glisco (=cresco)
La vocale y si legge i: Dionysius (=Dionisius).
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La divisione in sillabe delle parole latine è simile a quella dell'italiano; ne differisce solo nei
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seguenti casi:
-nelle parole composte la divisione è sempre etimologica, cioè si fa tenendo conto dei componenti.
Ab-est (egli è lontano) composto da ab + est; exit (=egli esce) composto da ex + eo; inutilis, inutile
composto da in, prefisso di negazione e u-ti-lis, (=utile).
-quando si susseguono due o più consonanti, la prima fa sillaba con la vocale precedente: saep-si (io
chiusi); cas-tra (l'accampamento); ag-men (la schera) mon-tes (i monti). Se però il gruppo
consonantico è formato da da una momentanea (p, b, d, t, c, g) o da una f seguite da liquida (l, r),
esso fa parte tutto della sillaba seguente: vo-lu-cris (l'uccello); a-gri-co-la, il contadino.
-la u dei gruppi qu- e gu- è sentita come consonante e non fa sillaba a sé: e-qui-ta-tus, (la
cavalleria), an-guil-la, (l'anguilla).
Le sillabe che terminano con una vocale si dicono aperte; quelle che terminano con una consonante
si dicono chiuse. Le sillabe possono essere brevi o lunghe: la conoscenza della loro quantità è
essenziale per la retta collocazione dell'accento nelle parole di tre o più sillabe e per la lettura
metrica della poesia.
Una sillaba può essere lunga per natura o per convenzione (o posizione): è lunga per natura quando
comprende una vocale lunga o un dittongo (ae, oe, au); per convenzione quando termina con una
consonante.
Il vocabolario, in questo caso, indica la quantità naturale delle sillabe. Ricordiamo inoltre che una
vocale seguita da altra vocale è breve e che un dittongo è sempre lungo.
L'accento: La conoscenza della quantità delle sillabe è indispensabile per una corretta pronuncia
del latino, sulle cui parole non sono segnati gli accenti.
Le norme dell'accentazione latina sono le seguenti:
-una parola bisillabica porta sempre l'accento sulla penultima, indipendentemente dalla
quantità, levis (= e breve, leggero) levis (=e lunga, levigato)
-una parola di tre o più sillabe porta l'accento sulla penultima, se questa è lunga, sulla
terzultima se la penultima è breve: implecto (=intreccio); implico (=avvolgo); accido (cado, i
breve); accido (=taglio, i lunga).
L'accento latino non risale mai oltre la terzultima sillaba (legge del trisillabismo).
Alcune parole monosillabiche non possiedono un accento proprio, ma si appoggiano alla parola che
precede, attirandone l'accento sull'ultima sillaba, indipendentemente dalla sua lunghezza. Sono
chiamate enclitiche (perché si 'inclinano' sulla parola precedente).
Le enclitiche latine sono:
le congiunzioni -que, (=e); -ve (=o).
i rafforzativi -ce, -pte, -te, -met, -dem;
le particelle interrogative -ne, -nam
Esistono in latino parole tronche che conservono l'accento sulla sillaba che lo portava prima della
caduta della vocale finale: alcuni avverbi, come illic- (=là, illice); posthac (=dopo di che, da6
6
postace); la seconda persona singolare dell'imperativo dei composti di dicere (=dire) e ducere
(=condurre). Per esempio: indic (=annuncia, da indice); educe (educ, da educere).
Fenomeni fonetici:
Trasformazioni delle vocali.
Una vocale può subire quattro tipi di mutamento: l'apofonia, la trasformazione in e breve, la
sincope e la contrazione. Un dittongo può subire la contrazione; una vocale difficilmente si
modifica.
1)APOFONIA, detta anche gradazione vocalica, è un fenomeno comune a tutte le lingue indoeurpee
e consiste nella presenza in una stessa radice di vocali diverse per quantità o per qualità.
ESEMPIO: in Italiano: Faccio, feci, facile, difficile; in Inglese I drink, I drank, drunk; in tedesco:
ich werde (io divento), du wirst (tu diventi), ich wurde (io diventai), geworden (diventato).
In latino l'apofonia si presenta nei seguenti aspetti.
a breve diventa i breve in sillaba aperta; diventa e breve in sillaba chiusa. Questo fenomeno si
verifica soprattutto nel passaggio dal verbo semplice al verbo composto: ad + capio diventa accipio;
ex + arceo diventa exerceo (prima e breve)
-e breve diventa i breve in sillaba aperta.
Il fenomeno si verifica nel passaggio dal verbo semplice al verbo composto, ma anche nelle
declinazioni dei nomi: sub + teneo diventa sustineo; flumen al genitivo diventa fluminis; eques fa al
genit. equitis.
-o breve diventa spesso u breve in sillaba chiusa.
Il passaggio si verifica in tutti i nomi della seconda declinazione: lupus, lupum da lupom, etc. E in
molti nomi neutri in -us della terza: tempus da tempos (ma genit. Temporis); nella coniugazione del
verbo volo: vult da volt, vultis da voltis.
2) Trasformazione in e breve di una vocale breve. Una vocale breve, di solito, si trasforma in e
breve davanti a -r, particolarmente dopo che è avvenuto il fenomeno del rotacismo. Nella
declinazione dei nomi della terza: scelus, genit. sceleris; genus, genit. generis; cinis, genit. cineris.
La vocale breve i diventa e breve in fine di parola: il nominativo-vocativo mare da mari (tema
puro); l'imperativo cape da capi.
3) Sincope. Consiste nella caduta di una vocale breve: balineum----balneum; dall'aggettivo
validus deriva l'avverbio valde; iuvenis ha come comparativo iunior, perché per sincope della e
breve si riduce a iuunior, quindi a iunior.
4) Consiste nella riduzione di due vocali successive in una vocale lunga: Gaius, genit. Gai da Gaii.
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Trasformazioni delle consonanti:
Le più frequenti trasformazioni delle consonanti sono di due tipi: rotacismo e assimilazione.
1) Rotacismo: Consiste nel cambiamento in -r della -s intervocalica. Il fenomeno si verifica tra il
IV ed il III secolo a. C. E fu chiamato così da rho, nome greco della lettera r.
Si verifica in nomi della 3. declinazione con temi in -s, che escono in -ris al genitivo: flos-floris da
flosis; opus, operis (da opesis) etc.
Nella coniugazione la desinenza originaria -se si è mutata in -re: ama-re da ama-se, mentre è
rimasta nell'infinito del verbo atematico sum, perché non intervocalica: es-se. La rotacizzazione è,
invece, regolarmente avvenuta nell'imperfetto e nel futuro di sum: er-am, er-o da: es-o.
2) Assimilazione: la forma di assimilazione più diffusa è la regressiva, che si ha quando la
consonante si assimila a quella seguente. L'assimilazione è totale quando la consonante diventa
identica a quella che segue: ad + facio----afficio; è parziale quando si adegua alla seguente solo in
parte: dal tema leg- di lego abbiamo il supino lec-tum, perché la gutturale sonora è diventata
gutturale sorda davanti alla labiale b; viceversa la m davanti a dentale si trasforma nella labialedentale n: eum-dem----eundem.
Una dentale cade o si assimila davanti a una s: da mitto, il perfetto è misi (da mit-si); il supino è
missum da (mit-sum); dal tema art- abbiamo il nominativo ars (da art-s), ma la declinazione
regolare artis, arti, etc. Rara l'assimilazione progressiva: velle da vel-se.
Dal latino all'italiano: Le vocali
Le vocali toniche, quelle su cui cade l'accento, nel passaggio dal latino all'italiano si sono evolute
nel modo che segue:
In sillaba aperta: a breve, lunga ---a
e breve ---ie
e breve, lunga ---e chiusa
i breve --- e chiusa
i lunga ---i
o breve, u breve ---o chiusa
u lunga --- u
In sillaba chiusa:
a breve, lunga ---a
e ---e aperta
i breve, lunga ---e chiusa
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o breve, lunga ---o chiusa
u breve, lunga ---o
Le vocali atone, cioè quelle su cui non cade l'accento, tendono a conservarsi in italiano così9
com'erano in latino. Talvolta, quando sono precedeute e seguite da una sola consonante esse
cadono: calidum---caldum
PARTI VARIABILI E INVARIABILI DEL DISCORSO:
Parte variabili: Gruppi del nome: nome e sostantivo, aggettivo, pronome
Parte invariabili: avverbi, preposizioni, congiunzioni, interezioni
Le parti variabili hanno tutte in comune la possibilità di essere divise in due parti: il TEMA (che
comprende anche la radice) e dà le informazioni semantiche, e la DESINENZA, che è la parte
variabile e dà le informazioni grammaticali.
Spesso, soprattutto nella declinazione dei nomi, la parte finale del tema e quella iniziale della
desinenza hanno subito modificazioni fonetiche tali che non è più possibile distinguerle nettamente:
si parlerà allora non di desinenza ma di TERMINAZIONE.
La RADICE è l'elemento più semplice, comune a tutte le parole della stessa famiglia, unite in base
al senso. Per esempio, la radice teg- ha dato origine a una serie di parole che hanno in comune l'idea
di 'coprire'.
-al verbo tego, copro
-al sostantivo teges, stuoia, coperta
-col suffisso- cula e tegula (da tegcula), tegola
-col suffisso -tum a tectum, tetto
-con apofonia delle vocale radicale: al sostantivo toga, toga (la tipica veste dei Romani)
-unito al prefisso de-, che indica negazione, forma il tema deteg- di detego, scopro
Il gruppo del nome: numero, genere e caso
In latino, come in italiano, i nomi, gli aggettivi e i pronomi hanno due numeri: singolare e plurale.
Del duale che esisteva nell'indoeuropeo e che era sopravvissuto, benché poco usato, nel greco, resta
in latino solo qualche traccia nel numerale duo (=due), nel pronome aggettivo ambo, entrambi, e
nelle opposizioni tra uter, quale (fra due) / quis, quale (fra più di due); alter, altro (fra i due) / alius
altro (fra più di due).
I generi in latino sono tre: maschile, femminile e neutro, quest'ultimo scomparso in italiano.
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La caratteristica che distingue maggiormente il latino dall'italiano e dalle lingue romanze (eccetto il
rumeno) è il fatto che in latino le parti nominali del discorso hanno desinenze variabili anche in
base al caso, cioè alla funzione logica che essi adempiono nella frase.
Il latino ha sei casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo. Nominativo,
accusativo, e vocativo (corrispondenti a sintagni italiani senza preposiszione) si chiamano casi
diretti; genitivo, dativo, e ablativo (corrispondenti a sintagmi italiani con preposizioni) si
chiamano casi indiretti. Il latino, come l'indoeuropeo, aveva in origine anche altri due casi che si
sono fusi con l'ablativo: il locativo e lo strumentale, salvo forme residue di locativo usate in
complementi di stato in luogo.
LE DECLINAZIONI
I sostantivi latini si suddividono, in base alla lettere finale del loro tema, in cinque gruppi, detti
declinazioni. Le trasformazioni avvenute nel corso dell'evoluzione linguistica non permettono più
di distinguere nettamente il tema della desinenza in tutta la declinazione: la forma che permette
meglio di individuarlo è quella del genitivo plurale, purché si tenga conto del fatto che la desinenza
può essere sia -rum che -um.
Poiché il caso che è sempre diverso per ciascuna declinazione è il genitivo singolare, da esso in
pratica si può individuare la declinazione d'appartenenza di ogni nome: per questo i vocabolari
presentano, accanto al nominativo, la terminazione del genitivo singolare.
Ci sono, infatti, sostantivi che al nominativo presentano la stessa terminazione pura appartenendo a
declinazioni diverse, che sono quindi riconoscibili dal genitivo, come: taurus-i (=toro, 2.
declinazione); tempus, -oris (=tempo, 3. declinazione); fructus, -us (= frutto, 4. declinazione). Il
nominativo è detto sigmatico se si forma con l'aggiunta al tema della consonante -s; altrimenti
èdetto asigmatico.
Le categorie di nomi sono sei, che si dividono in cinque declinazioni:
1) temi in -a: Puella-ae genit. Plur. Puella-rum
2) 2. declinazione: temi in -o: animus-i Gentiv. Plurale animo-rum
3) 3. declinazione temi in -i: Animal-animalis, genit. Plur. Animali-um, classis-is classi-um
Temi in consonante homo-nis genit. Plur. Homin-um
corpus, corpo-ris genit. Plur. Corpo-rum
4) 4 declinazione temi in -u: fructus, us, fructu-um
cornus, us, n. Cornu-u
5) temi in -e: res, rei; Genitiv. Plur. re-rum; Dies-ei; Genitiv. Plur. Die-rum.
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Gli aggettivi si dividono in due classi: nella prima essi seguono per il femminile la prima
declinazione, per il maschile e il neutro la seconda; nella seconda classe seguono per i tre generi la
terza declinazione.
Le cinque declinazioni già nel latino dell'età classica tendevano a ridursi: la quarta tendeva a
fondersi con la seconda e la quinta con la terza o con la prima.
LA PRIMA DECLINAZIONE
I sostantivi della prima declinazione hanno il tema in -a, riconoscibile in tutta la declinazione,
eccetto che nel dativo e ablativo plurale il nominativo in -a (asigmatico); il genitivo singolare in -ae.
Sono generalmente nomi femminili, pochi i maschili, limitati a nomi di uomini (Sulla=Silla,
agricola=contadino) e di fiumi che erano considerati divinità maschili (es. Sequana, m. la Senna);
nessuno è neutro.
Le terminazioni dei casi della prima declinazione sono.
NOMINATIVO
Singolare
-a (breve)
Plurale
-ae
GENITIVO
-ae
-arum (a lunga)
DATIVO
-ae
-is (i lunga)
ACCUSATIVO
-am (a breve)
-as (a lunga)
VOCATIVO
-a (a breve)
-ae
ABLATIVO
-a (a lunga)
-is (i lunga)
PLURALI NOTEVOLI:
Si usano soltanto al plurale (pluralia tantum) alcuni nomi, tutti femminili. Ricordiamo i più
frequenti:
deliciae -arum la/le delizie
divitiae -arum la/le ricchezze
epulae -arum il banchetto
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reliquae -arum i resti
Kalendae -arum, le Calende (il 1. del mese).
A questi nomi si aggiungono diversi nomi di città:
Athenae-arum, Atene
Thebae-arum, Tebe
Cannae-arum, Canne
Alcuni nomi, tutti femminili, al plurale hanno anche, oltre al proprio, un significato diverso:
aqua-ae, acqua
copia-ae, abbondanza
fortuna-ae, fortuna
littera-ae, lettera (dell'alfabeto)
opera-ae, opera
vigilia-ae, veglia
aquae-arum, acque minerali o medicinali
copiae-arum, milizie, truppe
fortunae-arum, ricchezze, beni
litterae-arum, lettera (missiva), letteratura
opera-arum, operai
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA':
I sostantivi dea, filia, liberta prendono nel dativo e ablativo plurale la terminazione -abus pre
distinguersi dal dativo e ablativo plurale di deus, filius, libertus.
I nomi di città e piccola isola singolari conservano una forma dell'antico caso locativo per esprimere
il complemento di stato in luogo Romae, (=a Roma) Mutinae (=a Modena); Bononiae (=a Bologna).
Anche militia-ae, il servizio militare, conserva il locativo nell'espressione domi militiaeque, in
pace e in guerra.
La forma -ae del genitivo singolare è un indebolimento dell'antica forma in -ai, della quale
ricorrono esempi nel latino arcaico: aulai, aquai, causai.
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La forma arcaica di un genitivo singolare in -as è rimasta talvolta nella parola familias, nelle
espressioni pater (mater/filius) familias.
La terminazione del genitivo plurale -um invece di -arum si trova, soprattutto, in poesia in:
-nomi di origine greca indicanti misura: amphorum per amphorarum
-patronimici o etnici di origine greca o straniera: Aeneadum per Aeneadarum, da Aeneadae
-nomi composti con -cola e -gena: silvicolum per silvicolarum, da silvicola (=abitante delle selve)
Nomi greci. Generalmente i nomi greci si sono conformati alla declinazione latina (es. Musa, ae;
poeta, ae) ma soprattutto in poesia alcuni di essi, e specialmente nomi propri, talvolta hanno
conservato alcune desinenze greche.
LA SECONDA DECLINAZIONE
I sostantivi della seconda declinazione hanno il tema in -o. Escono tutti al genitivo in -i; per il
nominativo invece presentano diverse uscite: -us, -er, -ir, -um.
I sostantivi maschili escono prevalentemente in -us (nominativo sigmatico), pochi in -er, pochissimi
in -ir.
I neutri escono in -um, eccetto tre, che scono in -us: pelagus (= il mare); virus (=il veleno), vulgus
(=il volgo).
I pochi sostantivi femminili escono tutti in -us. Essi sono: alvus (=il ventre), humus (=la terra), i
nomi di pianta (pirus, il pero); i nomi di isola es Cyprus, di regione (Aegyptus, Egitto), alcuni nomi
di città e alcuni nomi derivati dal greco es: atomus (=l'atomo).
Le terminazioni dei casi della seconda declinazione sono:
Singolare
NOMINATIVO: -us,-er,-ir,-um (u, e, i, u brevi)
Plurale
-i, a (i lunga, a breve)
GENITIVO:
-i (i lunga)
-orum (o lunga)
DATIVO:
-o (lunga)
-is (i lunga)
ACCUSATIVO: -um (u breve)
-os(o lunga), -a (a breve)
VOCATIVO:
-us,-er,-ir,-um (u, e, i, u brevi)
-i, a (i lunga, a breve)
ABLATIVO:
-o (lunga)
-is (i lunga)
ESEMPI DI DECLINAZIONE DI UN NOME IN -US
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Equus, -i, m. (=il cavallo)
NOMINATIVO
singolare
equus
plurale
equi
GENITIVO
equi
equorum (o lunga)
DATIVO
equo
equis
ACCUSATIVO
equum
equos
VOCATIVO
eque
equi
ABLATIVO
equo
equis
ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI NOMI IN -ER
NOMINATIVO:
Singolare
puer
Plurale
pueri
GENITIVO:
pueri
puerorum
DATIVO:
puero
pueris
ACCUSATIVO:
puerum
pueros
VOCATIVO:
puer
pueri
ABLATIVO:
puero
pueris
Seguono la declinazione di puer i sostantivi: vesper, la sera, socer, il suocero; gener, il genero; e
tutti i sostantivi (in realtà aggettivi sostantivati) che escono in -fer o -ger come aquilifer, il
portabandiera, armiger, lo scudiero.
Tutti gli altri sostantivi in -er non presentano nella flessione la -e che precede la -r, come ager.
AGER, AGRI, m, Il campo
NOMINATIVO:
Singolare
ager
Plurale
agri
GENITIVO:
agri
agrorum (o lunga)
DATIVO:
agro
agris
ACCUSATIVO:
agrum
agros
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VOCATIVO:
ager
agri
ABLATIVO:
agro
agris
Esempi di declinazione di un nome in -IR
VIR, VIRI (=l'uomo)
NOMINATIVO:
Singolare
vir
Plurale
viri
GENITIVO:
viri
virorum (o lunga)
DATIVO:
viro
viris
ACCUSATIVO:
virum
viros (o lunga)
VOCATIVO:
vir
viri
ABLATIVO:
viro
viris
ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI UN NOME IN -UM
Bellum, belli (=la guerra)
Singolare
NOMINATIVO:
bellum
Plurale
bella
GENITIVO:
belli
bellorum (o lunga)
DATIVO:
bello
bellis
ACCUSATIVO:
bellum
bella
VOCATIVO:
bellum
bella
ABLATIVO:
bello
bellis
PLURALI NOTEVOLI:
Si usano solo al plurale (pluralia tantum)
arma, -orum, n. le armi
cibaria, orum, n. i viveri
exta, orum, n. le viscere
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hiberna, orum, n. l'accampamento invernale
liberi, orum, m. i figli
PARTICOLARITA':
Il genitivo singolare dei nomi uscenti in -ius e -ium può essere contratto in -i (i breve): gladius,
gladii e gladi; ingenium, genit. Ingenii, e ingenii, senza che l'accento si sposti.
I nomi uscenti in -aius, -eius, -oius, presentano la forma contratta non solo nel genitivo singolare,
ma anche nel nominativo, vocativo, dativo e ablativo plurali: plebeius, genit. Sing. plebei; nom. e
voc. Plur. plebei; dat. abl. plur. plebeis.
I nomi propri uscenti in -ius (i breve) contraggono nel vocativo la forma in -ie in i (i lunga) senza
spostamento d'accento: Vergilius, vocat. Vergili. Presentano la stessa particolarità i due nomi genius
e filius, vocativo geni e fili. I nomi di origine straniera uscenti in -ius (i lunga) hanno il vocativo
non contratto: Darius, vocativo Darie (i lunga)
Il sostantivo deus, dio, non ha vocativo singolare e ha nel plurale alcune forme sovrabbondanti.
La o del tema della seconda declinazione si conserva nel dativo e ablativo singolare e nel genitivo
plurale: in età arcaica e in scrittori arcaicizzanti si trova anche nel nominativo e nell'accusativo
singolare (vivos= vivus; vivom=vivum).
I nomi propri di città e piccola isola hanno conservato le forme del locativo per esprimere il
complemento di stato in luogo: Mediolani (=a Milano) Sami (=a Samo). Così pure il nome comune
humus (humi= a terra) e bellum limitatamente all'espressione domi bellique (= in pace e in guerra).
Tre nomi neutri, di uso prevalentemente poetico, escono in -us, invece che in -um:
-pelagus, mare, usato di solito al singolare
-virus, veleno usato al nominativo e accusativo singolare
-vulgus, volgo, usato solo al singolare e, talvolta, anche al maschile (accusativo=vulgum).
AGGETTIVI DELLA PRIMA CLASSE
Gli aggettivi della prima classe seguono per il maschile e il neutro la seconda declinazione, per il
femminile la prima. Hanno al nominativo le seguenti terminazioni:
per il maschile: -us o -er
per il femminile: -a (a breve)
per il neutro: -um
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AGGETTIVI CON DESINENZE PRONOMINALI:
Alcuni aggettivi della prima classe differiscono nella declinazione da bonus -a, -um perché in tutti e
tre i generi il genitivo singolare ha la terminazione -ius (i lunga) e il dativo -i (i lunga), per
influenza della declinazione dei pronomi dimostrativi e indefiniti. Essi sono:
Unus, a, um= uno, uno solo
solus, a, um= solo, da solo, soltanto
nullus a, um= nessuno (aggettivo non pronome)
nunnullus, a, um= qualche, qualcuno
ullus, ulla, ullum=alcuno, alcuna, nessuno (usato in frase negativa)
totus, a, um= tutto, tutto intero
alius, a, alius= altro (fra più di due: anche la desinenza -ud del neutro è di origine pronominale)
alter, a, alterum= altro (fra due)
LA TERZA DECLINAZIONE
La terza declinazione comprende due diversi gruppi di nomi: quelli con tema in consonante e
quelli con tema in -i.
Due soli sostantivi hanno il tema in -u (u breve): grus (=la gru) e sus (=il maiale). Nei nomi
maschili e femminili che hanno il tema in vocale o in consonante muta il nominativo è sigmatico
(cioè si forma aggiungendo una -s al tema); è asigmatico negli altri nomi o i tutti i neutri (se un
neutro ha il nominativo terminante in -s, questa fa parte del tema).
Il tema di ciascun sostantivo si riconosce togliendo dal genitivo plurale la desinenza -um.
ESEMPI:
nom. Sing.
Gen. Sing
gen.plur.
TEMA
homo
hominis
homin-um
homin-
tempus
temporis
tempor-um
tempor-
17
mons
montis
montium
mont-ium
DECLINAZIONE DEI TEMI IN CONSONANTE
I temi con tema in consonante hanno nel nominativo singolare una sillaba in meno che nel genitivo,
perciò sono detti anche imparisillabi.
I nomi neutri differiscono dai precedenti soltanto nell'accusativo e vocativo singolare, che sono
uguali al nominativo e, nel nominativo, accusativo e vocativo plurale, la cui terminazione è sempre
-a (a breve).
NOMINATIVO:
Se la parola è già al nominativo cerchi quella direttamente. Se si trova in un altro caso si deve,
infatti, procedere in maniera empirica, cioè per tentativi:
-togliere la desinenza
-provare ad aggiungere al tema che rimane "is" "es" o "e". Se questo tentativo non dà risultato allora
si deve provare ad aggiungere una "S".
.
ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI NOME MASCHILE:
Fanno parte di questo gruppo anche alcuni nomi parisillabi che, nonostante le apparenze, hanno il
tema in consonante:
-accipiter, tris = lo sparviero
-canis, is= il cane
frater, tris= fratello
iuvenis, is= giovane
mater, tris=madre
pater, tris= padre
sedes, is= sede
senex, senis= il vecchio
vates, vatis= il vate
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I nomi maschili e femminili di questo gruppo che hanno il tema in consonante muta (p, b, c, g, t,
d) hanno il nominativo sigmatico. La -s della desisnenza si aggiunge al tema della labiale (dap-s,
dapi-is, banchetto); forma la consonante doppia x nei temi in gutturale (rex, reg-is= re; pax, pac-is,
pace). I nomi maschili e femminili col tema in consonante liquida (l,r) e nasale (n) hanno il
nominativo asigmatico (consul-is; m. il console; leon-is= il leone)
Tutti i nomi neutr hanno il nominativo asigmatico: se esso termina in -s, questa fa parte del tema
(os, ossis=osso; corpus-oris= corpo).
Parecchi tema in -r in origine avevano il tema in -s, ma subirono in età arcaica il fenomeno del
rotacismo: alcuni in tutti i casi, come arbor-oris; albero, altri invece hanno conservato la -s nel
nominativo, come munus-eris(=dono).
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA':
Seguono la flessione dei temi in -i, con terminazione in -ium nel genitivo plurale, anche i
seguenti nomi che, in origine, erano parisillabi:
dos-dotis, f. = la dote
fraus fraudis, f. = la frode
lis, litis, f.=la lite
mus, muris,m.=topo
faux faucis, f.=la gola
glis, gliris, m.=il ghiro
nix, nivis, f.=la neve
Hanno il genitivo in -ium anche i nomi di popolo in -ates e ites come Arpinates, ium, (=Arpinati);
Samnites, ium (=Sanniti).
Altri sostantivi hanno indifferentemente il genitivo plurale in -um o in -ium, come:
apis, apis, f.=ape
mensis, mensis, m.= mese
ius, iuris, n.= il diritto
panis, is, m.=il pane
Conservano le terminazioni originarie in -im all'accusativo e in -i all'ablativo:
femminili, dei quali i più frequenti sono:
puppis, is, f.= la poppa
sitis, is= la sete
tussis, is=la tosse
tigris, is=la tigre
-Tutti i nomi propri geografici col nominativo in -is, come:
Neapolis, is, f.=Napoli
Hispalis, is f.=Siviglia
Tiberis, is, m,= Tevere
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alcuni nomi
ALCUNI NOMI PRESENTANO ANOMALIE NELLA FLESSIONE:
-bos, bovis, m e f.=il bue o la mucca ha il genitivo plr. Boum e il dstivo ablativo plur. Bubus o
bobus;
-caro, f.=carne, forma gli altri casi dal tema carn-: gen. Carnis dat carni
-iter, n.,=il viaggio, forma tutti i casi eccetto il nom., acc., voc. Sing. Dal tema itiner-: gen. Itineris
dat. Itineri
-Iupiter, m.=Giove ha la seguente declinazione: gen. Iovis, dat. Iovi, acc. Iovem, voc. Iuppiter, abl.
Iove
-nix, f.=neve, forma con gli altri casi dal tema niv-: gen. nivis, dat. Nivi, etc.
-senex m. e f.=vecchio/a, forma con gli altri casi dal tema sen-: gen. Senis, dat. Seni etc.
-sus, suis m. e f.=maiale ha due forme per il dativo-ablativo plurale: suibus e subus;
-vis, f.= la forza manca del genitivo e dativo singolare. La declinazione è la seguente: singolare:
nom. e voc. Vis; acc. Vim; abl. vi. Plurale: nom. acc. e voc. Vires, gen. virium, dat. e abl.= viribus.
AGGETTIVI DELLA SECONDA CLASSE
Gli aggettivi della seconda classe si declinano per tutti e tre i generi come i sostantivi della
terza. Hanno quasi tutti il tema in -i e seguono quindi la declinazione dei nomi con tema in vocale;
pochi sono gli aggettivi con tema in consonante. Hanno nel nominativo una terminazione (identica
per i tre generi), o due terminazioni (una per il maschile e femminile, l'altra per il neutro) o tre
terminazioni (una per ciascun genere).
Il vocabolario indica per gli aggettivi a tre o due terminazioni il nominativo (il genitivo è uguale al
nominativo femminile), per gli aggettivi a una terminazione il nominativo e il genitivo singolare.
AGGETTIVI CON TEMA IN VOCALE
Gli aggettivi col tema in -i seguono la declinazione dei nomi con tema in vocale: nel maschile e
femminile si declinano come civis, con la soloa differenza che il loro ablativo singolare esce in -i,
nel neutro si declinano come animal.
DECLINAZIONE DI UN AGGETTIVO A TRE TERMINAZIONI
Acer, acris, acre=acuto, acre
singolare
M
Nominativo acer
F
acris
N
acre
plurale
M
acres
F
acres
Genitivo
acris
acris
acris
acrium acrium
acrium
Dativo
acri
acri
acri
acribus acribus
acribus
Accusativo acrem
acrem acre
acres
Vocativo
acer
acris
acre
acres
Ablativo
acri
acri
acri
acribus acribus
20
acres
acres
N
acria
acria
acria
acribus
DECLINAZIONE DI UN AGGETTIVO A DUE TERMINAZIONI:
singolare
Nominativo
m/f
omnis
n
omne
plurale m/f
omnes
n.
omnia
Genitivo
omnis
omnis
omnium
omnium
Dativo
omni
omni
omnibus
omniibus
Accusativo
omnem
omne
omnes
omnia
Vocativo
omins
omne
omnes
omnia
Ablativo
omni
omni
omnibus
omnibus 21
DECLINAZIONE DI UN AGGETTIVO A UNA TERMINAZIONE
Audax, audacis; Audace
singolare
Nominativo
m/f
audax
n
audax
plurale m/f
audaces
n
audacia
Genitivo
audacis
audacis
audacium
audacium
Dativo
audaci
audaci
audacibus
audacibus
Accusativo
audacem
audax
audaces
audacia
Vocativo
audax
audax
audaces
audacia
Ablativo
audaci
audaci
audacibus
audacibus
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA'
Tutti gli aggettivi con tema in vocale escono nell'accusativo plurale sia in -s sia in -is: acres o acris,
omnes o omnis, audaces o audacis.
Gli aggettivi a tre terminazioni sono di numero limitato:
acer, acris, acre
alacer, alacris, alacre
campester, campestris, campestre
21
celeber, celebris, celebre
celer, celeris, celere
equester, equestris, equestre
paluster, palustris, palustre
pedester, pedestris, pedestre
puter, putris, putre
saluber, salubris, salubre
silvester, silvestris, silvestre
terrester, terrestris, terrestre
volucer, volucris, volucre
Appartengono allo stesso gruppo quattro aggettivi che indicano mesi: September, October,
November, December.
Alcuni di questi aggettivi si trovano usati, oltre che a tre uscite, anche a due: putris, e; salubris, e;
silvestris, e; terrestris, e.
L'aggettivo celer ha il genitivo plurale in -um: celerum; l'aggettivo volucer ha entrambe le forme del
genitivo plurale: volucrium e volucrum (specie in poesia)
In poesia è usato l'ablativo singolare in -e e il genitivo plurale in -um per comodità metrica: amne
perenne (Ovidio), hominum recentum (Orazio).
AGGETTIVI CON TEMA IN CONSANANTE:
Gli aggettivi con tema in consonante, di numero limitato e spesso difettivi, si declinano come i
sostantivi imparisillabi con tema in consonante (come homo per il maschile e femminile, come
genus per il neutro).
DECLINAZIONE DI UN AGGETTIVO CON TEMA IN CONSONANTE
Vetus, veteris (=vecchio)
singolare
m/f
NOMINATIVO
vetus
n
vetus
GENITIVO
veteris
DATIVO
ACCUSATIVO
plurale
m/f
veteres
n
vetera
veteris
veterum
veterum
veteri
veteri
veteribus
veteribus
veterem
vetus
veteres
vetera
22
VOCATIVO
vetus
vetus
veteres
vetera
ABLATIVO
vetere
vetere
veteribus
veteribus
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA':
Vetus è l'unico aggettivo con tema in consonante usato anche nel neutro. Gli altri sono usati anche
solo al maschile e al femminile.
Gli aggettivi di questo tipo più frequente sono:
compos, itis = padrone
dives, itis = ricco
immemor, oris = immemore
inops, inopis = povero
locuples, etis = ricco
memor, oris = memore
particeps, participis = partecipe
sospes, itis = sano e salvo
superstes, itis = superstite
vetus, veteris = vecchio
vigil, vigilis = vigile
Alcuni di questi aggettivi, specialmente in poesia, possono avere l'ablativo in -i: locupleti, diviti,
etc.
DECLINAZIONE DEL PARTICIPIO PRESENTE
Il participio presente dei verbi si declina come un aggettivo della seconda classe a una sola
terminazione. Si forma aggiungendo al tema del presente le desinenze -ns per il nominativo, -ntis
per il genitivo da: laudo: lauda-ns, lauda-ntis, etc.; da moneo: mone-ns, mone-ntis, etc.: da lego:
leg-e-ns, leg-e-ntis; etc.; da audio: audio: audi-e-ns, audi-e-ntis; da cupio: cupi-e-ns, cupi-e-ntis.
Esempio di declinazione: laudans, laudantis (= che lodano, lodando)
singolare
Nominativo
m/f
laudans
n
laudans
plurale m/f
laudantes
23
n
laudantia
Genitivo
laudantis
laudantis
laudantium
laudantium
Dativo
laudanti
laudanti
laudantibus
laudantibus
Accusativo
laudantem
laudans
laudantes
laudantia
Vocativo
laudans
laudans
laudantes
laudantia
Ablativo
laudanti
laudanti
laudantibus
laudantibus
Nei participi l'ablativo singolare esce in -i, quando essi sono usati come aggettivi; esce invece in -e,
quando sono sostantivati o usati in funzione verbale:
ESEMPIO
ardenti studio (=con passione aredente)
MA: ardente templo (abl. Assoluto), mentre il tempio
ardeva
a sapienti viro (=da un uomo saggio)
MA: a sapiente, dal saggio
LA QUARTA DECLINAZIONE
Il tema dei nomi della quarta declinazione è in -u; il genitivo in -us. I nomi maschili e femminili
hanno il nominativo sigmatico (uscita -us), i neutri asigmatico (uscita in -u).
I sostantivi di questa declinazione sono in prevalenza maschili, pochi femminili e altrettanto pochi i
neutri.
Le terminazioni dei nomi della quarta declinazione sono:
Nominativo
singolare m/f
-us (u breve)
plurale m/f
-us (u breve)
n
-ua (u, a brevi)
Genitivo
-us (u lunga)
-uum (u breve)
-uum ( 2 u brevi)
Dativo
-ui (u breve)
-ibus (i e u breve)
-ibus (i e u brevi)
Accusativo
-um (u breve)
-us (u lunga)
-ua (u, a brevi)
Vocativo
-us (u breve)
-us (u lunga)
-ua (u, a brevi)
Ablativo
-u (u lunga)
-ibus (i e u breve)
-ibus ( i, u brevi)
24
ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI UN NOME MASCHILE:
Fructus, fructus (= il frutto)
singolare
Nominativo
m
fructu-s
plurale
fructus
Genitivo
fructus
fructu-um
Dativo
fructu-i
fructibus
Accusativo
fructu-m
fructus
Vocativo
fructu-s
fructus
Ablativo
fructu
fructibus
25
ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI UN NOME NEUTRO
Cornu, Cornus, n, (=il corno)
singolare
Nominativo
cornu
plurale
cornu-a (a breve)
Genitivo
cornu-s
cornu-um (2. u breve)
Dativo
cornu-i (u)
cornibus (i ed u brevi)
Accusativo
cornu
cornu-a (a breve)
Vocativo
cornu
cornu-a (a breve)
Ablativo
cornu
cornibus (i ed u brevi)
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA'
I sostantivi della quarta declinazione nella tarda latinità si fusero con quelli della seconda, con
cui avevano molte somiglianze. Già in età classica alcuni nomi di pianta, come cornus (= corniolo),
25
laurus (=alloro), quercus (=quercia) oscillavano tra la 2. e la 4. declinazione.
Di alcuni sostantivi esiste in età classica anche il genitivo in -i (es. Senati per senatus), il dativo in
-u (es. Equitatu per equitatui); in poesia, per ragioni metriche, si può trovare il genitivo plurale
contratto (es. Currum per curruum)
Il sostantivo domus, ha una declinazione in cui ai casi ablativo singolare (domo, domu o ed u
lunga), genitivo plurale (domorum, domuum rispettivamente o ed u del primo genitivo lungo e
breve, seconda u del secondo genitivo breve), accusativo plurale (domus, domos, sia u che o
entrambe lunghe).
Domus, us conserva anche la forma di locativo domi, con funzione di stato in luogo: "in casa", "in
patria". Il locativo si trova anche nelle locuzioni domi bellique, domi militiaeque (= in pace e in
guerra).
LA QUINTA DECLINAZIONE
I nomi della quinta declinazione hanno il tema in -e, il genitivo in -ei. Il loro nominativo è
sigmatico (-es). I pochi sostantivi di questa declinazione sono tutti femminili, eccetto dies, il giorno
e meridies (=il mezzogiorno) che sono maschili.
Nel genitivo e dativo singolari la -e è lunga se preceduta da -i, è breve invece se è preceduta da una
consonante. Così avremo: aciei, speciei, ma fidei, spei (e di entrambi i genitivi breve).
Le terminazioni dei casi della quinta declinazione sono:
singolare
Nominativo -es (e lunga)
plurale
-es (e lunga)
Genitivo
-ei o ei (e lunga o e breve come sopra indicato)
-erum (e lunga ed u breve)
Dativo
-ei o ei (e lunga o e breve come sopra indicato)
-ebus (e lunga ed u breve)
Accusativo -em (e breve)
-es (e lunga)
Vocativo
-es (e lunga)
-es (e lunga)
Ablativo
-e (e lunga)
-ebus (e lunga ed u breve)
Nella quinta declinazione i sostantivi res e dies sono gli unici la cui declinazione sia completa. I
cinque nomi: acies (=l'acume), spes (=la speranza); species (=l'aspetto); effigies (=l'effigie); facies
(=la faccia) hanno del plurale soltanto il nominativo, accusativo e vocativo; tutti gli altri nomi si
declinano solo nel singolare.
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA'
Il sostantivo dies è, normalmente, maschile. E' femminile invece quando è usato col significato di
'tempo' in generale (exigua dies= un breve periodo di tempo), quando è accompagnato da un
aggettivo che significa 'fissato', 'stabilito' (es. Die statuta, indicta, constituta= giorno stabilito,
26
fissato) quando significa 'data' (in epistula dies adscripta= la data indicata nella lettera).
CARATTERISTICHE DEI VERBI:
Modi finiti (cioè completi, perché coniugabili completamente, anche nel numero e nella persona)
-l'indicativo indica il fatto come reale
-l'imperativo si usa per esprimere un comando
-il congiuntivo denota soprattuttto l'intenzione o la possibilità.
Il latino, rispetto all'italiano, ha un modo finito in meno: il condizionale che in latino si esprime
spesso col congiuntivo, talvolta con l'indicativo.
I modi infiniti (cioè non finiti perché non completi, non coniugabili nella persona e nel numero)
sono invece più numerosi che in italiano. Si dividono in nomi verbali e aggettivi verbali.
Sono nomi verbali:
l'Infinito sostantivo neutro singolare di caso nominativo/accusativo
il Gerundio declinazione dell'infinito (dicendi, dicendo, ad dicendum, dicendo = di dire, a dire, per
dire)
il supino, sostantivo verbale difettivo usato raramente (accusativo: dictum, per dire, ablativo: dictu a
dirsi)
Sono aggettivi verbali:
il participio (dicens = dicente; dicturus = che dirà, dictus, che è stato detto)
il gerundivo (dicendus, da dire, che si deve dire)
LE CONIUGAZIONI REGOLARI LATINE SONO QUATTRO, distinte in base alla terminazione
del tema del presente, che si ottiene togliendo dall'infinito la desinenza -re
1.
2.
3.
4.
coniugazione temi in -a- (a lunga)
coniugazione temi in -e- (e lunga)
coniugazione temi in consonante
coniugazione temi in -i- (i lunga)
Nella terza coniugazione tra la consonante finale del tema e le desinenze personali che iniziano per
consonante si inserisce, per permettere la pronuncia, una vocale, detta vocale tematica.
Modi finiti e loro tempi
Il latino oppone nettamente il tema del presente (infectum, non compiuto) al tema del perfetto
27
(perfectum, compiuto)
-mitt-o
-mis-i
Il latino ha, inoltre, il tema del supino (missum) da cui derivano alcune forme nominali del verbo.
Dai temi del presente e del perfetto derivano:
i sei tempi dell'indicativo:
Tema del presente
− presente
− imperfetto
− futuro semplice
- perfetto
-piuccheperfetto
-futuro anteriore
Presente, imperfetto, futuro semplice e anteriore corrispondono ai tempi italiani che portano lo
stesso nome: il piuccheperfetto corrisponde al nostro trapassato prossimo (miseram, avevo
mandato); il perfetto corrisponde a tre tempi dell'italiano: il passato prossimo, il passato remoto, e il
trapassato remoto (ho mandato, mandai, ebbi mandato).
I quattro tempi del congiuntivo:
presente: mitt-a-m
perfetto mis-eri-m
imperfetto: mitt-ere-m
piuccheperfetto mis-isse-m
Due tempi dell'imperativo:
Tema del peresente:
presente mitt-e
futuro
mitt-ito
L'italiano non ha l'imperativo futuro, che si dovrà tradurre con un imperativo presente o un
indicativo futuro.
MODI NON FINITI:
I modi non finiti si formano dal tema del presente, del perfetto e del supino.
Tema del presente
Tema del supino
28
mitt-e-ns
miss-us/a/um
miss-ur-us/a/um
I tempi dell'infinito sono tre:
presente:
mitt-e-re
perfetto:
mis-i-sse
futuro:
miss-ur-us/a/um esse
Il gerundio (sostantivo verbale) e il gerundivo (sostantivo verbale) si formano entrambi dal tema del
presente:
mitt-e-nd-i
mitt-e-nd-us/a/um
Il supino, sostantivo verbale difettivo, ha solo due forme:
supino attivo (accusativo) miss-um= per mandare
supino passivo (ablatvo)
miss-u= a mandarsi
MODI FINITI DEL VERBO
Diatesi attiva – L'indicativo
Indicativo presente attivo
L'indicativo presente attivo si forma aggiungendo al tema del presente le desinenze delle persone:
PERSONA
prima
seconda
terza
SINGOLARE
-o
-s
-t
PLURALE
-mus
-tis
-nt
Queste desinenze personali (con la sola alternanza tra -o e -m nella prima persona singolare) sono le
stesse per tutti i tempi e modi della forma attiva di tutti i verbi latini, fatta eccezione per il perfetto
indicativo e l'imperetivo presente e futuro.
La 1. persona singolare ha la desinenza -o nel presente e nei due futuri dell'indicativo; la desinenza
29
-m in tutti gli altri tempi e modi.
Tema (+vocale tematica) + desinenze personali
1. coniug
2. coniug.
Laudo
mone-o
lauda-s
mone-s
lauda-t
mone-t
lauda-mus
mone-mus
audi-tis
mone-tis
lauda-nt
mone-nt
3. coniug.
leg-o
leg-i-s
legi-t
legi-mus
leg-i-tis
leg-u-nt
4. coniug.
audi-o
audi-s
audi-t
audi-mus
audi-tis
audi-u-nt
Nella prima coniugazione, 1. persona singolare, non è possibile distinguere il tema della desinenza
perchè la vocale -a del tema si è contratta con la -o della desinenza: laudo da: lauda-o
Nella terza coniugazione, tra il tema e le desinenze personali che iniziano con consonante, si
inserisce una vocale detta tematica, che è -u per la terza plurale, i breve per tutte le altre.
Nella quarta coniugazione, la vocale -u si inserisce tra tema e desinenza nella terza persona plurale,
per analogia con i verbi della terza.
INDICATIVO PERFETTO ATTIVO
L'indicativo imperfetto attivo si forma aggiungendo al tema del presente il suffisso -ba-, quindi le
desinenze personali, che sono le stesse del presente, eccetto che nella prima persona singolare, che
esce in -m invece che in -o.
Tema (+ e lunga) + ba + desinenze personali
1. coniug.
Lauda-ba-m
lauda-ba-s
lauda-ba-t
lauda-ba-mus
lauda-ba-tis
lauda-ba-nt
2. coniug.
mone-ba-m
mone-ba-s
mone-ba-t
mone-ba-mus
mone-ba-tis
mone-ba-nt
3. coniug.
leg-e-ba-m
leg-e-ba-s
leg-e-ba-t
leg-e-ba-mus
leg-e-ba-tis
leg-e-ba-nt
4. coniug.
audi-e-ba-m
audi-e-ba-s
audi-e-ba-t
audi-e-ba-mus
audi-e-ba-tis
audi-e-ba-nt
I verbi della terza coniugazione inseriscono tra l tema e il suffisso caratteristico -ba- la vocale -e- (e
lunga); per analogia fanno altrettanto i verbi della quarta.
INDICATIVO FUTURO SEMPLICE ATTIVO
Coniugazioni: 1. e 2.
30
tema + b (+ vocale tematica) + desinenze personali (1. sing. -o)
coniug. Io loderò
2. coniug.io avviserò
lauda-b-o
lauda-b-i-s
lauda-b-i-t
lauda-b-i-mus
lauda-b-i-tis
lauda-b-u-nt
mone-b-o
mone-b-i-s
mone-b-i-t
mone-b-i-mus
mone-b-i-tis
mone-b-u-nt
La vocale tematica si inserisce tra la -b- e le desinenze personali che cominciano per
consonante. Essa è -i- per tutte le persone, tranne che per la terza plurale, per cui è -uConiugazioni 3. e 4.
tema + a/e (lunghe) +desinenze personali (1. sing. -m)
3. coniug.
4. coniug.
Io leggerò
Io udirò
leg-a-m
leg-e-s
leg-e-t
leg-e-mus
leg-e-tis
leg-e-nt
audi-a-m
audi-e-s
audi-e-t
audi-e-mus
audi-e-tis
audi-e-nt
La vocale che si inserisce è -a- per la prima persona, -e- per tutte le altre.
INDICATIVO PERFETTO ATTIVO
Si forma aggiungendo al tema del perfetto le desinenze personali del perfetto, che sono uguali per
tutti i verbi latini, regolari e irregolari
PERSONA
1
2
3
SINGOLARE
-i
-isti
-it
PLURALE
-imus (i breve)
-istis
-erunt, ere (e lunghe)
tema del perfetto + desinenze personali del perfetto
31
1. Coniug
Laud-a-vi
lauda-v-isti
lauda-v-it
lauda-v-imus
lauda-v-istis
lauda-v-erunt
2. Coniug.
monu-i
monu-isti
monu-it
monu-imus
monu-istis
monu-erunt
3. Coniug.
leg-i
leg-isti
leg-it
leg-imus
leg-istis
leg-erunt
4. Coniug.
audi-v-i
audi-v-isti
audi-v-it
audi-v-imus
audi-v-istis
audi-verunt
La formazione del perfetto è varia. La maggior parte dei verbi della prima e della quarta
coniugazione forma il perfetto aggiungendo al tema del presente il suffisso -v-, quindi desinenze
personali.
INDICATIVO PIUCCHEPERFETTO ATTIVO
tema del perfetto + era + desinenze personali (1. sing. -m)
1. coniug.
Io avevo lodato
2. coniug.
io avevo avvisato
3. coniug.
io avevo letto
4. coniug
io avevo udito
laudav-era-m
laudav-era-s
laudav-era-t
laudav-era-mus
laudaver-era-tis
laudaver-era-nt
monu-era-m
monu-era-s
monu-era-t
monu-era-mus
monu-era-tis
monu-era-nt
leg-era-m
leg-era-s
leg-era-t
leg-era-mus
leg-era-tis
leg-era-nt
audiv-era-m
audiv-era-s
audiv-era-t
audiv-era-mus
audiv-era-tis
audiv-era-nt
INDICATIVO FUTURO ANTERIORE ATTIVO
tema del perfetto + eri + desinenze personali (1. sing. -o)
tema del perfetto + eri + desinenze personali (1. sing. -o)
1. coniug.
Io avrò laudato
2. coniug
Io avrò avvisato
3. coniug
Io avrò letto
4. coiug.
Io avrò udito
laudav-er-o
laudav-eri-s
laudav-eri-t
laudav-eri-mus
laudav-eri-nt
monu-er-o
monu-eri-s
monu-eri-t
monu-eri-mus
monu-eri-nt
leg-e-ro
leg-eri-s
leg-eri-t
leg-eri-mus
leg-eri-nt
audiv-er-o
audiv-er-is
audiv-eri-t
audiv-eri-mus
audiv-eri-nt
32
Diatesi attiva: Il congiuntivo
Congiuntivo presente attivo
tema del presente + a / e + desinenze personali (1. pers. -m)
io lodi
io ammonisca
io legga
1. coniug.
2. coniug.
3. coniug
Laude-m
mone-a-m
leg-a-m
laude-s
mone-a-s
leg-a-s
laude-t
mone-a-t
leg-a-t
laude-mus
mone-a-mus
leg-a-mus
laude-nt
mone-a-nt
leg-e-nt
io oda
4. coniug.
audi-a-m
audi-a-s
audi-a-t
audi-a-mus
audi-a-nt
Nella prima coniugazione la vocale aggiunta come suffisso era -e- che si è contratta con la
vocale finale del tema -a: laudem da lauda-e-m.
Nelle coniugazioni terza e quarta la 1. persona singolare è comune al congiuntivo presente e al
futuro semplice, nelle altre forme la vocale del congiuntivo è -a-, quella del futuro è -e-.
CONGIUNTIVO IMPERFETTO ATTIVO
tema del presente + re + desinenze personali (1. pers. -m)
1. coniug.
Io lodassi, io loderei
lauda-re-m
lauda-re-s
lauda-re-t
lauda-re-mus
lauda-re-tis
lauda-re-nt
2. coniug.
Io avviserei
mone-re-m
mone-re-s
mone-re-t
mone-re-mus
mone-re-tis
mone-re-nt
3. coniug.
Io leggerei
leg-e-re-m
leg-e-re-s
leg-e-re-t
leg-e-re-mus
leg-e-re-tis
leg-e-re-nt
4. coniug
Io udirei
audi-re-m
audi-re-s
audi-re-t
audi-re-mus
audi-re-tis
audi-re-nt
CONGIUNTIVO PERFETTO ATTIVO
Tema del perfetto + eri (e breve) + desinenze personali (1. sing. -m)
1. coniug.
Io abbia lodato
laudav-eri-m
laudav-eri-s
laudav-eri-t
laudav-eri-mus
laudav-eri-tis
laudav-eri-nt
2. coniug
Io abbia avvisato
monu-eri-m
monu-eri-s
monu-eri-t
monu-eri-mus
monu-eri-tis
monu-eri-nt
3. coniug
Io abbia letto
leg-eri-m
leg-eri-s
leg-eri-t
leg-eri-mus
leg-eri-tis
leg-eri-nt
33
4. coniug.
Io abbia udito
audiv-eri-m
audiv-eri-s
audiv-eri-t
audiv-eri-mus
audiv-eri-tis
audiv-eri-nt
CONGIUNTIVO PIUCCHEPERFETTO ATTIVO
Tema del perfetto + isse (e lunga) + desinenze personali (1. pers. sing. -m)
1. coniug.
2. coniug.
2. Io avessi lodato, avrei lodato
io avrei ammonito
audav-isse-m
laudav-isse-s
laudav-isse-t
laudav-isse-mus
laudav-isse-tis
laudavi-isse-nt
monu-isse-m
monu-isse-s
monu-isse-t
monu-isse-mus
monu-isse-tis
monui-isse-nt
3. coniug.
4. coniug
io avessi letto
io avessi udito
legi-esse-m
legi-esse-s
legi-esse-t
legi-esse-mus
legi-esse-tis
legi-esse-nt
audiv-isse-m
audiv-isse-s
audiv-isse-t
audiv-isse-mus
audiv-isse-tis
audiv-isse-nt
L'IMPERATIVO
Imperativo presente attivo
L'imperativo presente ha solo la seconda persona. La seconda persona singolare è ridotta al tema
puro; la seconda plurale aggiunge al tema la desinenza -te.
1. Coniug.
2. sing. Lauda
3. plur. Lauda-te
2. Coniug.
mone
mone-te
3 Coniug.
Leg-e (leggi)
leg-i-te (leggete)
4. Coniug.
audi (ascolta)
audi-te (ascoltate)
Nella terza coniugazione al tema puro si aggiunge la vocale tematica -e nel singolare, -i nel
plurale. I verbi dicere (=dire) e ducere (=condurre), nella seconda persona singolare dell'imperativo
presente non hanno la vocale tematica: dic, duc. Il plurale, invece, è regolare.
IMPERATIVO FUTURO ATTIVO
L'imperativo futuro ha la seconda e la terza persona.
1. coniug.
2. coniug.
2. sing. Lauda-to
mone-to
3. sing. Lauda-to
mone-to
34
2. plur. Lauda-to-te
3. plur. Lauda-nto
mone-to-te
mone-nto
3. coniug.
4. coniug.
2. sing. Leg-i-to
3. sing. Leg-i-to
audi-to
audi-to
2. plur. Leg-i-to-te
3 plur. Leg-u-nto
audi-to-te
audi-u-nto
I verbi memini(= ricordo) e scio(=so) hanno solo l'imperativo futuro e, per di più difettivo:
memento(= ricorda) mementote(=ricordate); scito(=sappi), scitote(=sappiate).
LA CONIUGAZIONE MISTA
I verbi dela coniugazione mista presentano la desinenza -io nella 1. persona singolare, come i
verbi della quarta, ma hanno l'infinito in -ere come quelli della terza. Anche le altre forme
seguono in parte la terza, in parte la quarta coniugazione: per questo si parla di coniugazione mista.
I vocabolari, però, data la desinenza dell'infinito, li registrano come verbi in -io (i breve) della terza
coniugazione. In realtà si tratta di verbi che, in origine, appartenevano alla quarta
coniugazione, con la vocale tematica in i (i breve) anziché in i (i lunga). La i (i breve), per le
normali trasformazioni fonetiche, è diventata e (e breve) in fine di parola e davanti a -r.
DIATESI ATTIVA
INDICATIVO
Presente
imperfetto
futuro
io prendo
io prendevo
io prenderò
capio
capis
capit
capimus
capitis
capiunt
capiebam
capiebas
capiebat
capiebamus
capiebatis
capiebant
capiam
capies
capiet
capiemus
capietis
capient
prefetto
piuccheperfetto
futuro anteriore
35
Io presi, io ho/ebbi preso
io avevo preso
io avrò preso
cepi
cepisti
cepit
cepimus
cepistis
ceperunt (-ere)
ceperam
ceperas
ceperat
ceperamus
ceperatis
ceperant
cepero
ceperis
ceperit
ceperimus
ceperitis
ceperint
CONGIUNTIVO
presente
capiam
capias
capiat
capiamus
capiatis
capiant
L'IMPERATIVO
imperfetto
(prendessi o prenderei)
caperem
caperes
caperet
caperemus
caperetis
caperent
presente
2. sing.
3. sing
futuro
cape (prendi)
/
2. plur.
3. plur.
perfetto
piuccheperfetto
(io abbia preso) (ioavessi/avrei preso)
ceperim
cepissem
ceperis
cepisses
ceperit
cepisset
ceperimus
cepissemus
ceperitis
cepessetis
ceperint
cepissent
capito (prenderai)
capito (prenderai)
capite
capitote (prenderete)
capiunto (prenderanno)
LE FORME NOMINALI DEL VERBO
PARTICIPIO
presente
futuro
capiens, capientis
capturus, -a, -um
INFINITO
presente
perfetto
futuro
capere
cepisse
capturus, -a, -um esse
GERUNDIO
GEN
capiendi (di prendere)
36
DAT
ACC
ABL
capiendo (a prendere)
ad capiendum (per prendere)
capiendo
(col prendere)
SUPINO
captum (per prendere)
DIATESI PASSIVA: L'INDICATIVO
presente
(io sono preso)
capior
caperis
capitur
capimur
capimini
capiuntur
imperfetto
(io ero preso)
capiebar
capiebaris
capiebatur
capiebamur
capiebamini
capiebantur
futuro semplice
(sarò preso)
capiar
capieris
capietur
capiemur
capiemini
capientur
piuccheperfetto (io ero stato preso)
captus, -a, -um eram
eras
erat
capti, ae, a
eramus
eratis
erant
perfetto
(io fui/sono stato preso)
captus,-a,-um sum
es
est
capti, ae, a
sumus
estis
sunt
futuro anteriore (io sarò stato preso)
captus, -a, -um ero
eris
erit
capti, ae, a
erimus
eritis
erint
DIATESI PASSIVA: IL CONGIUNTIVO
presente (che io sia preso)
imperfetto (che io fossi preso)
capiar
capiaris
capiatur
capiamur
capiamini
capiantur
caperer
capereris
caperetur
caperemur
caperemini
caperentur
perfetto (io fui/sono stato preso)
piucheperfetto (io ero stato preso)
captus, -a, -um sim
sis
sit
capti, ae, a
simus
sitis
sint
captus, -a, -um essem
esses
esset
capti, -ae, -a essemus
essetis
essent
37
DIATESI PASSIVA: LE FORME NOMINALI
Participio
perfetto
captus, -a, -um
INFINITO
presente
(prendere)
capere
perfetto
(essere stato preso)
captum, am, captum esse
futuro
(stare per essere preso)
captum iri
GERUNDIVO
SUPINO
(che deve essere preso)
(a prendersi)
capiendus,-a, -um
captu
DIATESI PASSIVA:
INDICATIVO
presente
io sono preso
imperfetto
io ero preso
futuro semplice
io sarò preso
capior
caperis
capitur
capimur
capimini
capiuntur
capiebar
capiebaris
capiebatur
capiebamur
capiebamini
capiebantur
capiar
capieris
capietur
capiemur
capiemini
capientur
perfetto
piuccheperfetto
futuro anteriore
io fui/sono stato preso
io ero stato preso
io sarò stato preso
captus, -a, -um sum
es
captus, -a, -um eram
eras
captus, -a, -um ero
eris
38
capti, ae, a
est
sumus
estis
sunt
capti, ae, a
erat
eramus
eratis
erant
erit
capti, -ae, -a erimus
eritis
erunt
NELLA 2. PERSONA SING. DELL'INDIC. PRES. LA I (breve) del tema si è trasformata in E
(breve) seguita da -r
DIATESI PASSIVA: L'INDICATIVO
Indicativo presente passivo
Le desinenze personali del passivo, valide per tutti i tempi e modi derivati dal tema del presente,
eccetto l'imperativo, sono:
PERSONA
SINGOLARE
PLURALE
1
-(o)r
-mur
2
-ris (re)
-mini
3
-tur
-ntur
Tema del presente + desinenze personali passive
1. coniug.
Io sono lodato
Laudor
lauda-ris
lauda-tur
lauda-mur
lauda-mini
lauda-ntur
2. coniug.
Sono avvisato
Moneor
mone-ris
mone-tur
mone-mur
mone-mini
mone-ntur
3. coniug.
Sono letto
Lego-r
leg-e-ris
leg-i-tur
leg-i-mur
leg-i-mini
leg-u-ntur
INDICATIVO PERFETTO PASSIVO
Tema (+ e lunga) + ba (a lunga) + desinenze personali passive
39
4. coniug.
Sono udito
audi-or
audi-ris
audi-tur
audi-mur
audi-mini
audi-u-ntur
1. coniug.
Sono lodato
lauda-ba-r
lauda-ba-ris (re)
lauda-ba-tur
lauda-ba-mur
lauda-ba-mini
lauda-ba-ntur
2. coniug.
Ero avvisato
mone-ba-r
mone-ba-ris
mone-ba-tur
mone-ba-mur
mone-ba-mini
mone-ba-ntur
3. coniug.
Ero letto
Leg-e-ba-r
leg-e-ba-ris (re)
leg-e-ba-tur
leg-e-ba-mur
leg-e-ba-mini
leg-e-ba-ntur
4. coniug.
Ero udito
Audi-e-ba-r
audi-e-ba-ris
audi-e-ba-tur
audi-e-bamur
audi-e-ba-mini
audi-e-ba-ntur
INDICATIVO FUTURO SEMPLICE PASSIVO
Coniug. 1. e 2.
Tema + b + vocale tematica + desinenze personali passive
1. coniug.
Io sarò lodato
Lauda-b-or
lauda-b-eris (re)
lauda-b-i-tur
lauda-b-i-mur
lauda-b-i-mini
lauda-b-u-ntur
2. coniug.
Io sarò avvisato
Mone-b-or
mone-b-e-ris
mone-b-i-tur
mone-b-i-mur
mone-b-i-mini
mone-b-u-ntur
3. e 4. coniug. Tema + a (lunga)/e (lunga) + desinenze passive
Sarò letto
leg-a-r
3. coniug.
4. coniug.
Sarò ascoltato
audi-a-r
leg-e-ris (-re)
audi-e-ris (-re)
leg-e-tur
audi-e-tur
leg-e-mur
audi-e-mur
leg-e-mini
audi-e-mini
leg-e-ntur
audi-e-ntur
40
INDICATIVO PERFETTO PASSIVO
Pefetto, piuccheperfetto e futuro anteriore hanno forma perifrastica, costituita dal participio perfetto
unito ad una voce del verbo esse.
1. Coniug.
Io sono stato/fui lodato
laudatus, -a, -um sum
es
est
laudati, ae, a
sumus
estis
sunt
2. coniug.
Io sono stato/fui avvisato
monitus, -a, -um
3. coniug.
Io sono stato/fui letto
lectus, -a, -um
sum
es
est
lecti, ae, a
4. coniug
Io fui/sono stato udito
auditus, a, um
sum
es
est
auditi, ae, a
moniti, ae, a
sumus
estis
sunt
sum
es
est
sumus
estis
sunt
sumus
estis
sunt
INDICATIVO PIUCCHEPERFETTO PASSIVO
1. coniug.
Io ero stato lodato
2. coniug.
Io ero stato avvisato
laudatus, -a, -um eram
eras
monitus, -a, -um eram
eras
erat
laudati, ae, a
erat
eramus
eratis
erant
moniti, ae, a
3. coniug.
eramus
eratis
erant
4. coniug.
Ero stato letto
Ero stato udito
lectus, a, um
eram
auditus, a, um
eras
eras
erat
erat
41
eram
lecti, ae, a
eramus
eratis
erant
auditi, ae, a
eramus
eratis
erant
INDICATIVO FUTURO ANTERIORE PASSIVO
1. coniug.
Io sarò stato amato
Laudatus, a, um
Laudati, ae, a
2. coniug.
Io sarò stato avvisato
ero
eris
erit
erimus
eritis
erunt
Auditus, a, um
Auditi, ae, a
ero
eris
erit
erimus
eritis
erunt
DIATESI PASSIVA: IL CONGIUNTIVO
Congiuntivo presente passivo
Tema del presente + a/e (a, e lunghe) + desinenze personali passive
1. coniug.
Che io sia lodato
Laude-r
laude-ris
laude-tur
laude-mur
laude-mini
laudentur
2. coniug.
che io sia avvisato
mone-a-r
mone-a-ris
mone-a-tur
mone-a-mur
mone-a-mini
mone-a-ntur
3. coniug.
io sia letto
leg-a-r
leg-a-ris
leg-a-tur
leg-a-mur
leg-a-mini
leg-a-ntur
CONGIUNTIVO IMPERFETTO PASSIVO
Tema del presente + re (e lunga) + desinenze personali passive
42
4. coniug.
io sia udito
audi-a-r
audi-a-ris
audi-a-tur
audi-a-mur
audi-a-mur
audi-a-ntur
1. coniug.
Io fossi o sarei lodato
Lauda-re-r
lauda-re-ris (-re)
lauda-re-tur
lauda-re-mur
lauda-re-mini
lauda-re-ntur
2. coniug.
3. coniug.
Io fossi o sarei avvisato Io fossi o sarei letto
mone-re-r
leg-e-re-r
mone-re-ris
leg-e-re-ris
mone-re-tur
leg-e-re-tur
mone-re-mur
leg-e-re-mur
mone-re-mini
leg-e-re-mini
mone-re-ntur
leg-e-re-ntur
3. coniug. che io fossi o sarei letto
4. coniug. che io fossi o sarei ascoltato
audi-re-r
audi-re-ris
audi-re-tur
audi-re-mur
audi-re-mini
audi-re-ntur
leg-e-re-r
leg-e-re-ris
leg-e-re-tur
leg-e-re-mur
leg-e-re-mini
leg-e-re-ntur
CONGIUNTIVO PERFETTO PASSIVO
1. coniug.
Io sia stato letto
laudatus, a, um
laudati, ae, a
2. coniug
Io sia stato avvisato
sim
sis
sit
simus
sitis
sint
3. coniug.
Io sia stato letto
monitus, a, um
moniti, ae, a
sim
sis
sit
simus
sitis
sint
4. coniug.
Io sia stato ascoltato
lectus, a, um sim
sis
sit
lecti, ae, a
simus
sitis
sint
auditus, a, um sim
sis
sit
auditi, ae, a
simus
sitis
sint
CONGIUNTIVO PIUCCHEPERFETTO PASSIVO
1. coniug.
Io fossi stato/sarei stato lodato
2. coniug.
Io fossi stato/sarei stato avvisato
laudatus, a, um
monitus, a, um
essem
43
essem
esses
esset
laudati, ae, a
esses
esset
moniti, ae, a
essemus
essetis
essent
essemus
essetis
essent
3. coniug.
Io fossi stato/sarei stato letto
4. coniug.
Io fossi stato/sarei stato ascoltato
lectus,a, um
essem
esses
esset
auditus, a, um essem
esses
esset
lecti, ae, a
essemus
essetis
essent
auditi, ae, a
essemus
essetis
essent
DIATESI PASSIVA: L'IMPERATIVO
L'imperativo passivo è di uso limitato: si trova soltanto qualche rara volta alla seconda persona
singolare del presente, con significato rflessivo:
velare = velati
inflectere = piegati
devolvere = volgiti
I GRADI DI COMPARAZIONE
I gradi dell'aggettivo qualificativo.
Gli aggettivi qualificativi possiedono, come in italiano, tre gradi:
44
-positivo (longus=lungo)
-comparativo (di maggioranza: longior=più lungo; di minoranza: minus longus=meno lungo, di
eguaglianza: tam longus=tanto lungo).
-superlativo (longissimus, lunghissimo, molto lungo, il più lungo). In latino, a differenza
dell'italiano, una sola forma indica tanto il superlativo assoluto quanto il superlativo relativo.
IL COMPARATIVO DI MAGGIORANZA
Canis est velocior quam lupus=Il cane è più veloce del lupo.
Il comparativo di maggioranza si forma nel modo seguente: dal genitivo singolare si toglie la
terminazione -i o -is e si aggiungono le terminazioni -ior per il maschile e femminile, -ius per il
neutro.
Esempi: piger,-a,-um
fortis, e
velox
genitivo: pigri
genitivo: fortis
genitivo: velocis
comparativo: pigrior, pigrius
comparativo: fortior, ius
comparativo: velocior, velocius
Il nuovo aggettivo così ottenuto, di grado comparativo, si declina poi come un aggettivo della
seconda classe a due terminazioni con tema in consonante.
Il comparativo di uguaglianza
Canis est tam velox quam lupus = Il cane è tanto veloce quanto il lupo. Il comparativo di
uguaglianza si forma con gli avverbi correlativi:
tam ... quam = tanto, quanto
non minus .... quam = non meno di
ita ... ut = così come
aeque...ac = ugualmente...che
Il comparativo di minoranza
Canis minus velox est quam lupus = Il cane è meno veloce del lupo
Il comparativo assoluto:
Senectus est natura loquacior = La vecchiaia è per natura alquanto loquace
IL SUPERLATIVO:
45
Canis velocissimus non est = Il cane non è così velocissimo.
Il superlativo si forma aggiungendo al tema dell'aggetivo, ricavato dal genitivo, il suffisso -issimus,
a, -um, e declinando come un aggettivo della prima classe
Aggettivo
Fortis, e
velox
GENITIVO
fort-is
veloc-is
SUPERLATIVO
fort-issimus, -a, -um
veloc-issimus, -a, -um
Gli aggettivi che, al nominativo singolare escono in -er, siano essi della prima o della seconda
classe, formano il superlativo aggiungendo direttamente al nominativo maschile il suffisso:
rimus, -rima, -rimum
ESEMPIO:
Aggettivo
Niger, ngra, nigrum
superlativo
Nigerrimus, a, -um
Forme anomale di comparativi e superlativi:
I) Sei aggettivi che terminano in -ilis hanno il comparativo regolare, ma formano il superlativo
con la terminazione -illimus, a, -um. Essi sono: facilis, difficilis, similis, dissimilis, humilis,
gracilis.
Esempio:
facilis
comparativo: facilior, ius
superlativo: facillimus, -a, -um
II) Tutti gli aggettivi composti con i suffissi -dicus, ficus, -volus formano il comparativo con la
terminazione -entior, -ius ed il superlativo con la terminazione -entissimus, -a, -um.
Esempi:
POSITIVO
magnificus
maledicus
benevolus
COMPARATIVO
magnificentior, ius
maledicentior, ius
benevolentior, ius
SUPERLATIVO
magnificentissimus, a, um
maledicentissimus, a, um
benevolentissimus, a, um
Alcuni aggettivi formano comparativo e superlativo da temi diversi:
POSITIVO
COMPARATIVO
SUPERLATIVO
46
Bonus,-a,-um
melior, -ius
Malus, -a, -um
optimus, -a, -um
peior, -ius
pessimus, -a, um
Magnus, -a, -um
maior, -ius
maximus, -a, -um
POSITIVO
COMPARATIVO
SUPERLATIVO
Parvus, -a, -um
minor, minus
minimus, -a, -um
Multus,-a, -um
plus (nom. sing.),
plures, plura
plurimus, -a, -um
PARTICOLARITA'
L'aggettivo vetus, veteris (=vecchio, antico) non ha il comparativo; il suo superlativo è veterrimus,
-a, -um.
Gli aggettivi iuvenis (=giovane) e senex (=vecchio) hanno i comparativi divitior e divitissimus, ha
anche le forme contratte divitior e ditissimus (dal meno frequente dis, ditis)
Alcuni aggettivi mancano sia del comparativo che del superlativo organici. Tra questi, gli aggettivi
della prima classe in -eus, -ius, -uus (ma non -quus) e molti aggettivi in -alis, -andus, -aris,
-endus, -icus, -idus, -orus, -olus hanno comparativi perifrastici:
idoneus
compar: magis idoneus
superl. maxime idoneus
arduus
compar. magis arduus
superl. maxime arduus
I NUMERALI
Aggettivi ed avverbi numerali
47
Il latino possiede quattro categorie di numerali:
-aggettivi cardinali: indicano una precisa quantità numerica. Rispondono alla domanda: quot
(=quanti? di numero) e corrispondono ai cardinali italiani. Esempio: sex (=sei), viginti (=venti),
centum (=cento).
-aggettivi ordinali: indicano la posizione in una serie. Rispondono alla domanda: quotus, -a, -um?
(=in che ordine?), in quale posto? E corrispondono agli ordinali italiani. Esempio: sextus, -a, -um
(=sesto)
-aggettivi distributivi: indicano la quantità da distribuire a ciascuno o per volta. Rispondono alla
domanda: quoteni, -ae, -a? Quanti per ciascuno? Quanti per volta? E non hanno corrispettivo nella
lingua italiana, che ne esprime il concetto con perifrasi. Esempio: seni (=sei per volta); viceni
(=venti per volta, venti perc ciascuno)
-avverbi moltiplicativi: indicano quante si deve ripetere un certo fatto. Rispondono alla domanda:
quotiens? (=quante volte?) e non hanno un corrispettivo in italiano. Esempio: sexies, (=sei volte),
decies (=dieci volte).
I numeri cardinali
I numeri cardinali sono:
-i primi tre: unus, -a, -um (=uno); duo, duae, duo (=due); tres, tria (=tre).
-le centinaia da duceni, -ae, -a (=duecento), fino a nongenti, -ae, -a (=novecento)
-il sostantivo numerale milia (=migliaia)
Tutti gli altri sono indeclinabili
Unus, -a, -um si declina come un aggettivo della prima classe con le terminazioni pronominali nel
genitivo e nel dativo:
48
Maschile
NOM
GEN
DAT
ACC
VOC
ABL
Femminile
unus
unius
uni
unum
unus
uno
Neutro
una
unius
uni
unam
una
una
unum
unius
uni
unum
unum
uno
La declinazione di duo, duae, duo è la seguente:
Maschile
Femminile
NOM
duo
duae
GEN
duorum
duarum
DAT
duobus
duabus
ACC
duos
duas
VOC
duo
duae
ABL
duobus
duabus
Neutro
duo
duorum
duobus
duo
duo
duobus
Come duo, si declina ambo, -ae, ambo (=ambedue, entrambi)
Il genitivo maschile e neutro presenta spesso la forma duum, anziché duorum; frequente è
l'accusativo maschile duo e ambo anziché duos e ambos.
Tres, tria si declina come un aggetivo della seconda classe:
NOM
GEN
DAT
ACC
VOC
ABL
Maschile
tres
trium
tribus
tres (tris)
tres
tribus
Femminile
tres
trium
tribus
tres (tris)
tres
tribus
Neutro
tria
trium
tribus
tria
tria
tribus
Il numero centum è indeclinabile; le altre centinaia sono declinabili come aggettivi della prima
classe: dueceni,-ae,-a (=duecento); triceni, -ae, -a (=trecento). Il loro genitivo maschile e neutro
esce spesso in -um anziché in -orum.
Il numero mille è indeclinabile; è invece declnabile il suo plurale, il sostantivo neutro milia
(nom/acc: milia, gen.: milium; dat/abl: milibus) che richiede dopo di sé il genitivo partitivo, come il
49
sostantivo italiano migliaia.
Si dirà quindi, ad esempio: mille milites (=mille soldati); duo milia militum (=due migliaia di
soldati); mille militum (mille soldati); duorum milium militum (=di due migliaia di soldati).
Però, se a milia segue un altro numerale, si potranno avere due costrruzioni, ad esempio: 2500
soldati: duo milia et qunigenti milites o duo milia militum et quingenti.
I NUMERI ORDINALI
Gli ordinali si declinano come aggettivi della prima classe. Primus significa "il primo" fra tre o più
di tre; prior il primo fra due; secundus, -a, -um si usa per indicare il secondo sia tra più di due,
mentre alter indica solo il secondo tra due.
I NUMERI DISTRIBUTIVI
Si declinano come aggettivi della prima classe. Il loro genitivo maschile e neutro può uscire in -um
oltre che in -orum. I distributivi si usano nei seguenti casi:
-per rispondere alla domanda: quoteni? Quanti per ciascuno? Quanti per volta?
ESEMPIO: Consul militibus septenos denarios distribuit. Il console distribuì ai soldati sette denari
per ciascuno.
GLI AVVERBI NUMERALI
Rispondono alla domanda: quotiens? [per] quante volte?
I PRONOMI
Categorie di pronomi. I pronomi si dividono in sette categorie:
-pronomi personali e riflessivi
-pronomi possessivi
-pronomi dimostrativi
-pronomi determinativi
-pronomi relativi
-pronomi interrogativi
-pronomi indefiniti
Caratteristiche dei pronomi
I pronomi latini si declinano e, eccettuati i personali e riflessivi, che formano una categoria a sé,
hanno in comune queste particolarità:
50
1) Sono allo stesso tempo pronomi e aggettivi
2) La loro declinazione presenta alcune caratteristiche comuni:
-nom. e acc. neutro sing. in -d (eccetto i possessivi, ipse, -a, -um e hic, haec, hoc, in cui la -d è
scomparsa a seguito di trasformazioni fonetiche)
-genitivo. Sing. in -ius per tutti e tre i generi (maschile, femminile e neutro eccetto i
possessivi)
− dativo sing. in -i per tutti e tre i generi (eccetto i possessivi)
− sono privi, eccetto meus, del vocativo, sostituito, se necessario, dal nominativo
PRONOMI PERSONALI: I pronomi personali di prima e seconda persona hanno la seguente
declinazione
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
1. persona sing
Ego
mei
mihi
me
nobis
plurale
nos
nostrum
nobis
nos
nobis
2. persona sing.
tu
tui
tibi
nobis
nobis
plurale
vos
vestrum
vobis
nobis
nobis
PER la 3. persona non riflessiva, il latino non ha una forma specifica, ma usa il determinativo Is,
ea, id o il dimostrativo: ille, illa, illud. Esiste invece il pronome riflessivo di 3. persona che ha una
forma unica per il singolare e il plurale di tutti i generi. La sua declinazione è la seguente:
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
sui
sibi
se
se
PARTICOLARITA': Il genitivo dei pronomi di 1. e 2. persona ha due forme:
-nostrum e vestrum si usano quando il genitivo è partitivo, cioè corrisponde all'italiano "fra
noi", "fra voi": nemo nostrum (=nessuno di noi); optimus vestrum (=il migliore di/fra voi)
-in tutti gli altri contesti si usano nostri e vestri: memoria vestri, il ricordo di voi; obliviscitur nostri,
si dimentica di noi.
Nel complemento di compagnia la preposizione è postposta ed unita come enclitica al pronome:
51
mecum, tecum, nobiscum, vobiscum, secum.
PRONOMI E AGGETTIVI POSSESSIVI
In latino, come in italiano, aggettivi e pronomi possessivi hanno la stessa forma:
meus, -a, -um (=mio)
tuus, -a, -um (=tuo)
suus,-a, -um (=suo)
noster,-a, -um (=nostro)
vester, -a, -um (=vostro)
suus, -a, -um (=loro)
Seguono la declinazione degli aggettivi della 1. classe.
I POSSESSIVI di 3. PERSONA NELLE FRASI INDIPENDENTI
Se il riferimento è ad un sostantivo che non è il soggetto della proposizione, il latino usa il
genitivo del pronome: is, ea, id: eius, suo (di lui/di lei); eorum, loro (di loro/ di essi); earum,
loro (di esse).
PARTICOLARITA': Si usa suus,-a, -um anche se non si riferisce al soggetto grammaticale,
quando:
-si riferisce al soggetto logico della frase
-si riferisce ad una persona indeterminata
-è in unione con i pronomi unusquisque e quisque
-si vuol mettere in evidenza il rapporto di possesso
-sui può essere anche sostantivo e può indicare i "suoi" (familiari, compagni, seguaci)
PRONOMI E AGGETTIVI DIMOSTRATIVI
I dimostrativi che possono essere usati sia come pronomi, sia come aggettivi, determinano un
essere o una cosa secondo il rapporto di prossimità o lontananza nello spazio, nel tempo o nel
discorso. Sono tre:
hic, haec, hoc (questo/a) vicinanza a chi emette il messaggio
iste, ista, istud (codesto/a) vicinanza a chi riceve il messaggio
ille, illa, illud (quello/a) lontananza sia dall'emittente che dal ricevente
HIC, HAEC, HOC
Singolare
NOM
GEN
DAT
m.
hic
huius
huic
f.
haec
huius
huic
n.
hoc
huius
huic
Plurale
52
m.
hi
horum
his
f.
hae
harum
his
n.
haec
horum
his
ACC
ABL
hunc hanc
hoc hac
hoc
hoc
ISTE, ISTA, ISTUD
Singolare
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
m.
f.
n.
iste
istius
isti
istum
isto
ista
istius
isti
istam
ista
istud
istius
isti
istud
isto
f.
n.
illa
illius
illi
illam
illa
illud
illius
illi
illud
illo
ILLE, ILLA, ILLUD m.
Singolare
NOM
ille
GEN
illius
DAT
illi
ACC
illum
ABL
illo
Plurale
hos
his
has
his
haec
his
m.
f.
n.
isti
istae ista
istorum -arum -orum
istis istis istis
istos istas ista
istis istis istis
Plurale
m.
f.
n.
illi
illae illa
illorum -arum -orum
illis illis illis
illos illas illa
illis illis illis
PARTICOLARITA'
Il neutro dei dimostrativi può avere funzione di sostantivo (hoc, questa cosa, ciò; illud, quella
cosa) nei casi nominativo e accusativo; negli altri casi, come per tutti gli aggettivi sostantivati, si
declina in unione con il sostantivo res; hoc (=questa cosa, ciò; huius rei, di questa cosa, di ciò; huic
rei, a questa cosa, a ciò).
I dimostrativi possono avere valore prolettico, cioè anticipare il contenuto di una proposizione
completiva: ES: Omnes hoc requirunt, quando rediturus sis. Questo tutti chiedono: quando tornerai.
PRONOMI E AGGETTIVI DETERMINATIVI
I pronomi e aggettivi determinativi hanno la funzione di precisare una persona o una cosa, senza
collocarla nello spazio e nel tempo. Essi sono:
Is, ea, id (=egli, colui, ella, colei, ciò (pronomi); quello (aggettivo)
Idem, eadem, idem (=il medesimo, lo stesso)
Ipse, ipsa, ipsum (=proprio lui, proprio lei (pronome); in persona, stesso (aggettivo)
IS; EA; ID
Singolare
m.
f.
n.
Plurale
53
m.
f.
n.
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
is
eius
ei
eum
eo
ea
eius
ei
eam
ea
id
eius
ei
id
eo
ii(ei) eae
ea
eorum -arum -orum
iis(eis) iis(eis) iis(eis)
eos
eas
ea
iis(eis) iis(eis) iis(eis)
IDEA, EADEM, IDEM
Singolare
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
m.
f.
n.
idem eadem idem
eiusdem eiusdem eiusdem
eidem eidem eidem
uendem eandem idem
eodem eadem eodem
IPSE, IPSA, IPSUM Lo stesso
Singolare
m.
f.
NOM
ipse ipsa
GEN
ipsius ipsius
DAT
ipso ipsa
ACC
ipsum ipsam
ABL
ipso ipsa
n.
ipsum
ipsius
ipso
ipsum
ipso
Plurale
m.
f.
n.
iidem eaedem eadem
eorundem earundem eorun
eisdem eisdem eisdem
eosdem easdem easdem
iisdem iisdem isdem
Plurale
m.
f.
n.
ipsi ipsae ipsa
ipsorum-arum -orum
ipsis ipsis ipsis
ipsos ipsas ipsa
ipsis ipsis ipsis
Uso di is, ea, id
Is, ea, id si usa principalmente:
-come pronome anaforico, cioè che fa riferimento ad un essere già citato nel discorso, o
conosciuto dal ricevente: in questa funzione è usato come pronome di 3. persona non riflessiva,
corrispondente a "egli, lui, ella, lei, ciò, gli, le, lo, la". Il neutro id può richiamare un'intera
proposizione. I genitivi eius, eorum, earum, hanno spesso funzione di possesivo di 3. persona non
riflessivo.
-Come pronome antecedente di un relativo, col significato di "colui, colei, ciò."
USO DI Ipse e di Idem
Ipse si usa per mettere in risalto il termine a cui si riferisce. Corrisponde all'italiano "stesso", e gli
avverbi o locuzioni avverbiali: "in persona", "persino", "proprio", "spontaneamente", "da sé"
In funzione di soggetto, ipse può essere usato sia in unione sia in sostituzione di un pronome
personale:
ES: Ipse dixit (Cic.)= L'ha detto lui
54
Ipse dixi= L'ho detto proprio io
Idem serve ad indicare un'identità: corrisponde all'italiano "lo stesso, il medesimo."
PRONOME RELATIVO:
I pronomi relativi hanno contemporaneamente due funzioni fondamentali: di sostituire un sostantivo
e di collegare due proposizioni. Sono tre:
-un relativo definito:
-qui, quae, quod (che, il quale)
-due realtivi-indefiniti:
-quicumque, quacumque, quodcumque (chiunque, qualunque, qualunque cosa)
-quisquis (m. e f.) quidquid (o quidcquid n.)= chiunque, qualunque cosa
QUI, QUAE, QUOD=Che, Il quale, la quale
Singolare
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
m.
qui
cuius
cui
quem
quo
f.
quae
cuius
cui
quam
qua
n.
quod
cuius
cui
quod
quo
Plurale
m.
f.
n.
qui
quae quae
quorum quarum quorum
quibus quibus quibus
quos quas quae
quibus quibus quibus
OSSERVAZIONI:
Il complemento di compagnia è espresso da quocum, quacum, quibuscum più spesso che da
cum quo, cum qua, cum quibus.
USO DEL PRONOME RELATIVO
Il pronome relativo introduce una proposizione subordinata che da esso prende il nome. Esso
concorda nel genere e nel numero col sostantivo (o il pronome) cui si riferisce, mentre il caso è
determinato dalla funzione logica che svolge nella proposizione relativa.
Il pronome relativo spesso è preceduto da un dimostrativo o da determinativo is: questo, di solito, è
omesso se è nel medesimo caso:
55
ESEMPIO:
Qui (Is, qui) mentiri solet, peiurare consuevit= Chi è solito mentire, si abitua a spergiurare.
Ma se ilcaso del determinativo è diverso da quello del relativo, il latino di solito esprime entrambi i
pronomi.
ESEMPIO:
Honestum non dicam eum qui falsum affirmat = Non chiamerò onesto colui che dice il falso.
I RELATIVI INDEFINITI
Questi pronomi sono relativi per la funzione, indefiniti per il significato.
Quicumque, quaecumque, quodcumque = chiunque, qualunque. Si declina come qui, quase,
quod, con l'aggiunta del suffisso indeclinabile -cumque. Gentiv. Cuiuscumque, dat. Cuicumque. E'
usato di solito come pronome
Quisquis (m. e f.) quidquid (n.) chiunque, qualunque. E' formato dal raddoppiamento del
pronome indefinito quis, quid. Nella prosa classica è usato esclusivamente nel nominativo
singolare, con funzione di pronome e nell'ablativo singolare con funzione di aggettivo.
Altri pronomi e aggettivi con funzione relativa:
Possono avere funzione relativa anche altri pronomi e aggettivi:
-qualis, e (=quale)
-quantus, -a, -um (=quanto grande)
-quot (indeclinabile) (=quanti, di numero)
PRONOMI E AGGETTIVI INTERROGATIVI
Pronomi e aggettivi interrogativi servono a introdurre una domanda, sia diretta, sia indiretta. In
latino i pronomi-aggettivi interrogativi fondamentali sono due:
interrogativo generico: quis, quid (chi?, che cosa?) (pronome)
qui, quae, quod (=quale) aggettivo
Interrogativo duale: uter, utra, utrum (Chi? Quale dei due?) (aggettivo e pronome)
56
INTERROGATIVI GENERICI
Il pronome quis, quid? Chi, che cosa?
Singolare
NOM
GEN
m/f
quis
cuius
n.
quid
cuius
DAT
ACC
ABL
cui
quem
quo
cui
quid
qua re
Plurale
m/f
qui
quorum
n.
quae
quarum
quibus
quem
quo
quibus
quae
quibus
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA'
Da quis, quid? Con l'aggiunta di prefissi e suffissi, derivano altri pronomi e aggettivi interrogativi:
quisnam? Quidnam? (=chi mai? Che cosa mai? Pronome)
quinam? Quaenam, quodnam (=quale mai? Aggettivo)
ecquis, ecquid? (=forse qualcuno?, forse qualcosa? pronome)
numquis, numquid? (=forse qualcuno? Forse qualcosa?) (pronome)
numqui, numquae, numquod? (forse qualche?) (aggettivo)
L'INTERROGATIVO DUALE: uter, utra, utrum?
NOM
GEN
DAT
ACC
DAT
m.
uter
utrius
utri
utrum
utro
f.
utra
utrius
utri
utram
utra
n.
utrum
utrius
utri
utrum
utro
Si usa come aggettivo e come pronome:
-se è seguito da un nome, questo è nello stesso caso di uter
-se è seguito da un pronome, questo è di caso genitivo.
In altri termini: uter ha funzione di aggettivo quando si accompagna ad un sostantivo; ha funzione
di pronome (+ genitivo partitivo) quando si accompagna a un pronome.
Altri pronomi e aggettivi con funzione interrogativa:
57
Possono avere funzione interrogativa anche altri pronomi e aggettivi:
-qualis, quale?
-quantus? quanta? quantum?
-quot?
-quam multi? Multae? Multa? (quanti, di numero)
-quotus, quota? Quotum? Quale? In qual numero? (all'interno di una serie)
PRONOMI E AGGETTIVI INDEFINITI
In latino i pronomi e gli aggettivi indefiniti sono più numerosi che in italiano, e ognuno di essi
esprime una sfumatura particolare di indeterminatezza. Li possiamo suddividere in alcune categorie:
-indefiniti semplici quis (pronome) e qui (aggettivo)
-indefiniti composti di quis e qui
-indefiniti composti di uter
-indefiniti negativi
-altri indefiniti
L'INDEFINITO SEMPLICE QUIS/QUID
Il pronome indefinito semplice quis/quid (qualcuno, alcuno, qualcosa) si declina come il pronome
interrogativo che ha la stessa forma: l'aggettivo indefinito qui, quae, quod "qualche" si declina
come l'aggettivo indefinito qui, quae, quod, "qualche" si declina come l'aggettivo ma, accanto alla
forma quae del nominativo singolare femminile e del nominativo e accusativo neutro plurale, usa
anche la forma qua (a breve).
Il pronome quis/quid e l'aggettivo qui, quae, quod sono enclitici, cioè a differenza del pronome e
dell'aggettivo interrogativo, non hanno un accento proprio, ma si appoggiano nella pronuncia alla
parola che li precede (e non si trovano mai a inizio di frase).
USO DI QUIS E QUI
Quis (pronome) e qui (aggettivo) sono gli indefiniti della pura possibilità, perciò si usano quasi
esclusivamente in enunciati di valore ipotetico o eventuale e dopo congiunzioni o avverbi come: si,
nisi, ne, num, sive, seu, quo, quando
INDEFINITI DERIVATI DA QUIS/QUI
Di uso più frequente che quis/qui sono i loro composti, formati con l'aggiunta di prefissi o suffissi,
che danno a ciascun pronome una diversa sfumatura di significato.
Per praticità didattica li divideremo in base al significato in due gruppi:
58
-composti corrispondenti all'italiano "qualcuno, qualche"
-composti corrispondenti all'italiano "ciascuno"
COMPOSTI DI QUIS/QUI CORRISPONDENTI ALL'ITALIANO "Qualcuno/qualche"
Aliquis/Aliquid (=qualcuno, alcuno, qualcosa)
Aliqui, aliquae, aliqua, aliquod (aggettivo), qualche
La declinazione del pronome è la stessa di quis, fatta eccezione per la forma aliquis del nominativo
neutro plurale
Singolare
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
m/f
aliquis
alicuius
alicui
aliquem
aliquo
n.
aliquid
alicuius
alicui
aliquid
aliquo
Plurale
m/f
aliqui
aliquorum
aliquibus
aliquos
aliquibus
n.
aliqua
aliquorum
aliquibus
aliqua
aliquibus
La declinazione dell'aggettivo aliqui è la stessa del pronome relativo, fatta eccezione per la forma
aliqua del nominativo singolare femminile e del nominativo neutro plurale
Singolare
NOM
GEN
m
aliqui
alicuis
f
n.
Plurale
aliquae aliquod
alicuius alicuius
m.
f.
n.
aliqui aliquae aliqua
aliquorum /
/
DAT
ACC
ABL
alicui
aliquem
aliquo
alicui
alicui
aliquam aliquod
aliqua aliquo
aliquibus /
/
aliquos aliquas aliqua
aliquibus /
/
La declinazione dell'aggettivo aliqui è la stessa del pronome relativo, fatta eccezione per la
forma aliqua del nominativo singolare femmnile e del nominativo-accusativo neutro plurale.
Singolare
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
m.
f.
aliqui aliquae
alicuis alicuius
alicui alicui
aliquem aliquam
aliquo aliqua
n.
Plurale
aliqua
alicuius
alicui
aliquod
aliquo
m.
f.
n.
aliqui
aliquae
aliqua
aliquorum aliquarum aliquorum
aliquibus aliquibus aliquibus
aliquos aliquas aliqua
aliquibus aliquibus aliquibus
59
Aliquis e l'aggettivo corrispondente indicano una persona o una cosa esistente, ma generica, non
individuabile. Si usa, di solito, con frasi positive.
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA'
-Aliquis è formato da alius e quis e si declina come quis. Nel dativo singolare alicui, la desinenza
-ui è dittongo, quindi costituisce una sillaba sola.
-Spesso in neutro aliquid è seguito da un genitivo partitivo.
QUIDAM, QUAEDAM, QUIDDAM (Pronome)=un certo, un tale, uno
QUIDAM, QUAEDAM, QUODDAM (Aggettivo)=un certo, un tale, un
Pronome e aggettivo differiscono soltanto nei casi retti dal neutro singolare (quiddam/quoddam). Si
declinano come il pronome relativo con l'aggiunta del suffisso indeclinabile -dam, davanti al quale
la nasale -m diventa, per assimilazione, -n.
Singolare
m.
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
f.
n.
Plurale
quidam quaedam quiddam
cuiusdam cuiusdam cuiusdam
cuidam cuidam cuidam
quendam quendam quandam
quodam quadam quodam
m.
f.
n.
quidam quaedam quaedam
quorundam quarundam quorundam
quibusdam quibusdam quibusdam
quosdam quasdam quaedam
quibusdam quibusdam quibusdam
Quidam, sia pronome che aggettivo, designa in maniera indeterminata persone o cose che, se si
volesse, potrebbero essere anche nominate.
QUISQUAM, QUIDDQUAM (Pronome)= Alcuno, qualcuno, qualcosa
Il pronome quisquam è difettivo: ha solo il singolare maschile-femminile; del neutro ha un'unica
forma quidquam (o quicquam) per il nominativo-accusativo. Per tutte le forme mancanti (talvolta
anche per quelle regolarmente usate) si integra con l'aggettivo ullus, che si declina come un
aggettivo della prima classe con le terminazioni pronominali nel genitivo e dativo singolari
(ullius, ullli).
Singolare
NOM
m.
n.
.
Plurale
quisquam quidquam
m.
ulli
60
n.
ulla
GEN
DAT
ACC
ABL
cuiusdam cuiusdam
cuidam
cuidam
quemquam quidquam
ullo(quoquam) ulla re
ullorum
ullis
ullos
ullis
ullarum
ullis
ulla
ullis
Quisquam e ullus si usano in frasi negative: uniti alla negazione corrispondono spesso all'italiano
"nessuno", "niente", "nulla."
Quispiam, quidpiam (pronome)= Qualcuno, qualcosa
Quispiam, quaepiam, quodpiam (aggettivo)= Qualche
Si declinano come quis, quid, mentre il suffisso -piam rimane invariato. Sono di uso non frequente.
COMPOSTI DI QUIS/QUI corrispondenti all'italiano:
-Quisque, quidque (Pronome)= ciascuno, ognuno, ciascuna cosa
-Quisque, quaeque, quodque (Aggettivo)=ciascuno, ogni
-Unusquisque, unumquidque (Pronome)=ciascuno, ognuno, ciascuna cosa
-Unusquisque, unaqaeque, unumquodque (Aggettivo)= Ciascuno, ogni
Quisque ha senso distributivo; non si trova mai all'inizio di una frase, ma si usa soprattutto dopo un
pronome o aggettivo riflessivo:
ESEMPIO: Sua quisque vitia minuit=Ciascuno minimizza i suoi difetti
-Quod cuique obtigit, id quisque teneat=Ciò che ciascuno ha avuto in sorte, se lo tenga.
COMPOSTI DI QUIS/QUI corrispondenti all'italiano "chiunque"
Il latino possiede due coppie di pronomi e aggettivi indefiniti che significano chiunque, ma con
valore non relativo.
-quivis, quevis, quidvis (Pronome)=Chiunque/qualunque cosa
-quivis, quaevis, qoudvis (Aggettivo)=Qualunque, qualsiasi, qualsivoglia
-quilibet, quaelibet, quidlibet (Pronome)=chiunque/qualunque cosa
-quilibet, quaelibet, quodlibet (Aggettivo)=qualunque, qualsiasi
INDEFINITI COMPOSTI DI UTER
61
Dal pronome interrogativo duale: uter?, utra?, utrum? Quale dei/quale delle, sono derivati alcuni
pronomi indefiniti che si referiscono sempre a due persone o a due cose. Essi sono:
-uterque, utraque, utrumque=l'uno e l'altro dei due, ognuno dei due.
Si declina uter, mentre il suffisso -que rimane invariato: utriusque, utrique, utrumque. Come uter, ha
funzione di pronome, se e solo o accompagnato ad un altro pronome (in genitivo partitivo); ha
funzione di aggettivo se accompaganto da un nome.
Neuter, neutra, neutrum (=né l'uno né l'altro). Si declina come un aggettivo della prima classe, con
desinenze pronominali nel genitivo e dativo singolari. Ha funzioni sia di aggettivo che di pronome.
PRONOMI E AGGETTIVI NEGATIVI
I pronomi e gli aggettivi negativi sono:
-nemo (pronome maschile e femminile), nessuno
-nihil (pronome neutro), nulla, niente
-nullus, a, um (aggettivo), nessuno
I pronomi nemo e nihil sono difettivi e suppliscono alla forme mancanti con le forme dell'aggettivo
nullus che si declina come un aggettivo della prima classe con desinenze pronominali nel genitivo e
nel dativo.
Nemo (=nessuno)/Nihil(=niente)
NOM
GEN
DAT
ACC
ABL
nemo
nullius
nulli
nullum
nullo
nihil
nullius rei
nulli rei
nihil
nulla re
USO DEI PRONOMI E AGGETTIVI NEGATIVI
Nemo, nihil, nullus si usano in frasi in cui non ci sia un'altra negazione.
Se la frase è negativa, o di senso negativo, il latino non usa nemo, nihil, nullus, oppure non........
quisquam, non.....quicquam, non....ullus
In latino due negazioni si elidono e formano un'affermazione più forte: Intellego neminem te non
videsse= Capisco che nessuno c'è che non ti abbia visto.
PRONOMI E AGGETTIVI CHE SIGNIFICANO "ALTRO"
62
Il concetto di "altro" si esprime in latino in due modi:
-alius, alia, aliud (pron. e aggettivo), un altro, diverso (contrario di idem), altro (fra più di due). Si
declina come un aggettivo della prima classe col genitivo alius e il dativo alii (o ali). Spesso, però,
per il genitivo si usa, però, alterius (da alter)
-alter, altera, alterum, altro fra due (gen. alterius, dat. Alteri).
Per il plurale esistono altri due pronomi e aggettivi:
-ceteri, ceterae, cetera (=tutti gli altri)
-reliqui, reliquae, reliqua (=gli altri, i rimanenti)
VERBI DEPONENTI
Cosiddetti da parte dei grammatici antichi perché si credeva che in origine avessero entrambe le
diatesi, e che poi avessero deposto la forma attiva, mantenendone però il significato.
I verbi deponenti hanno le desinenze della forma passiva, pur avendo significato attivo
Eesempio:
hortor,-aris, horatatus sum,-ari (=esortare) 1. coniugazione
vereor, -eris, veritus sum, -eri (=temere) 2. coniugazione
loquor, -eris, locutus sum, loqui (=parlare)3. coniugazione
metior, -iris, mensus sum, iri (=misurare) 4. coniugazione
patior, eris, passus sum, i (=sopportare)
comiugazione mista
Il verbo orior, eris, ortus sum, oriri (=sorgere, nascere) della 4. coniugazione presenta alcune
formule analoghe a quelle dei verbi della coniugazione mista: il presente indicativo orior, oreris,
oritur, orimini, oriuntor, le forme del congiuntivo imperfetto oreretur e orerentur (orirentur) e
l'imperativo orere. Il participio futuro è oriturus.
I verbi deponenti si coniugano esattamente come i passivi delle singole coniugazioni. Tuttavia
alcune voci nominali hanno forma e significato attivo:
-participio presente = arbitrans = pensante, pensando, che pensa
-participio futuro = arbitraturus = che penserà
-infinito futuro = arbitraturum, -am, -um esse = stare per pensare
-supino in um = arbitratum = per pensare
-gerundio = arbitrandi = di pensare; arbitrando = a pensare
63
Hanno invece significato passivo:
− supino in -u = arbitratu = a essere pensato
− gerundivo arbitrandus, -a, -um = da pensare, che deve essere pensato
PER IL PROSPETTO SI GUARDI QUELLI DELLA DIATESI PASSIVA
I VERBI ANOMALI
Sono chiamati verbi anomali alcuni verbi che, nei tempi e modi derivati dal presente, presentano
forme diverse da quelle dei verbi regolari. Essi sono:
-sum (=sono) e composti
-fero (=porto) e composti
-volo (=voglio) e i suoi composti nolo (=non voglio) e malo (=preferisco)
-eo (=vado) e composti
-fio (=divento, son fatto)
-edo (=mangio)
Sum, es, fui, esse (=essere)
Il verbo sum ha due temi distinti: per il presente (e)s-; e per il perfetto fu-
INDICATIVO
presente
imperfetto
futuro semplice
Io sono
Io ero
Io sarò
sum
es
est
sumus
estis
eram
eras
erat
eramus
eratis
ero
eris
erit
erimus
eritis
64
sunt
erant
erint
perfetto
piuccheperfetto
futuro anteriore
Io fui
Io ero stato
Io sarò stato
fui
fuisti
fuit
fuimus
fuistis
fuerunt
CONGIUNTIVO
fueram
fueras
fuerat
fueramus
fueratis
fuerant
fuero
fueris
fuerit
fuerimus
fueritis
fuerint
presente
imperfetto
perfetto
piuccheperfetto
Io sia
Io fossi, Io sarei
io sia stato
io fossi stato, o sarei stato
sim
sis
sit
simus
sitis
sint
essem (forem)
esses (fores)
esset (foret)
essemus
essetis
essent (forent)
fuerim
fueris
fuerit
fuerimus
fueritis
fuerint
fuissem
fuisses
fuisset
fuissemus
fuissetis
fuissent
IMPERATIVO
2. sing
3. sing
2. plur
3. plur
presente
futuro
es (sii tu)
esto
esto
estote
sunto
este (siate voi)
INFINITO
presente
perfetto
futuro
esse (essere)
essere)
fuisse
fore oppure futurum, -am, futurum esse(stare per
perfetto
/
futuro
futurus, -a, -um (che sarà)
PARTICIPIO
presente
/
65
Il verbo sum non ha participio presente e perfetto, gerundio, gerundivo e supino.
Il congiuntivo presente sim ha le desinenze dell'antico ottativo (come in greco la vocale
caratteristica è -i). Le forme di congiuntivo imperfetto, forem, fores, foret, foremus, foretis, forent,
rarissime in Cicerone sono frequenti invece in tutti gli altri autori.
I COMPOSTI DI SUM
I composti di sum sono formati tutti, tranne possum, da una preposizione seguita dalle forme del
verbo esse. La preposizione conferisce al verbo il suo significato.
Ab-sum = essere assente, distare
ad-sum=esser presente, assistere
de-sum=mancare, venir meno
in-sum=esser dentro, esser contenuto
ob-sum=opporsi, nuocere
pos-sum=potere, essere in grado di
prae-sum= essere a capo, comandare
pro-sum=giovare
sub-sum=sottostare, esser sotto
super-sum=essere superstite
Mentre sum è difettivo nei participi (ha solo quello futuro), i suoi composti absum e praesum
possiedono anche il participio presente: absens, absentis, assente e praesens, praesentis (=presente)
Discorso a parte invece occorre fare per prosum e possum.
Prosum deriva da prod-, forma originaria della preposizione pro, e dalle voci del verbo sum.
Davanti a vocale la preposizione prod- si è conservata nella sua forma integrale; davanti a
consonante si è ridotta a pro per la caduta della -d.
L'indicativo presente è quindi:
pro-sum, prodes, prodest, prosumus, prodestis, prosunt. Il prefisso è prod- nell'indicativo imperfetto
e futuro (prodero), nel congiuntivo imperfetto (prod-essem), nell'imperativo (prod-es) e nell'infinito
presente (prod-esse); pro- in tutti gli altri tempi e modi.
66
Il verbo possum, invece, è composto di sum solo nei tempi derivati dal presente. Essi sono
formati dall'aggettivo pot-(is), capace, potente, e dalle voci di sum. Quando la voce verbale
comincia con una s-, la -t di pot- si assimila, e diventa essa pure -s: pt-sum-possum; quando la voce
verbale comincia con una vocale, la -t si conserva: pot-es. Il perfetto e tempi derivati provengono
dal verbo potere, caduto in disuso nel latino classico, ma che ricomporrà nell'italiano "potere."
Dallo stesso verbo deriva il participio presente potens, potentis (=potente)
La sua coniugazione è quindi:
INDICATIVO
presente: possum, potes, potest, possumus, potestis, possunt
imperfetto: poteram, poteras, poterat, poteramus, poteratis, poterant
futuro semplice: potero, poteris, poterit, poterimus, poteritis, poterunt
perfetto: potui, potuisti, potuit, potuimus, potuistis, potuerunt
piuccheperfetto: potueram, potueras, potuerat, potueramus, potueratis, potuerant
futuro anteriore: potuero, potueris, potuerit, potuerimus, potueritis, potuerint
INFINITO:
presente: posse
passato: potuisse
CONGIUNTIVO
presente: possim, possis, possit, possimus, possitis, possint
imperfetto: possem, posses, posset, possemus, possetis, possent
perfetto: potuerim, potueris, potuerit, potuerimus, potueritis, potuerint
piuccheperfetto: potuissem, potuisses, potuisset, potuissemus, potuissetis, potuissent
Il participio presente potes, potentis, è usato esclusivamente come aggettivo.
Fero, fers, tuli, latum, ferre (=portare)
Fero è un verbo con tema in consonante (fer-) che, a differenza degli altri verbi della terza
coniugazione, ha alcune forme atematiche, cioè prive della vocale tematica tra tema e desinenza. Le
forme atematiche si trovano, sia per l'attivo che per il passivo, nell'indicativo presente; infinito
presente, imperativo presente e futuro, congiuntivo imperfetto.
INDICATIVO PRESENTE
IMPERATIVO PRESENTE
attivo
passivo
2. sing. fer
2. plur.
fero
feror
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fer-re
ferimini
fers
fert
ferimus
fertis
ferunt
ferris
fertur
ferimur
ferimini
feruntur
IMPERATIVO FUTURO
attivo
2. sing. fer-to
3. sing. fer-to
2. plur. Fer-to-te
3. plur. Ferunto
passivo
fertor
fertor
/
feruntor
CONGIUNTIVO IMPERFETTO
attivo
passivo
ferrem
ferres
ferret
ferreums
ferretis
ferunt
ferrer
ferreris
ferretur
feremur
feremini
feruntur
INFINITO PRESENTE
attivo
passivo
ferre
ferri
Tutte la altre voci derivate dal tema del presente si coniugano come il verbo lego:
Tutte le forme, attive e passive, derivate dal perfetto e dal supino sono regolari.
68
I COMPOSTI DI FERO: Si coniugano come fero
Volo, vis, volui, velle (=volere) e i suoi composti
Volo (=voglio) e i suoi composti: nolo (=non voglio) e malo (=preferisco) presentano anomalie
nella coniugazione dei tempi derivati dal presente. I tre verbi difettivi: mancano del gerundio,
del gerundivo, del supino e dei tempi da esso derivati; nolo e malo mancano di alcune persone
del futuro. Inoltre solo nolo ha l'imperativo. Dei tre verbi solo il primo si è continuato nell'italiano
"voglio". I tempi derivati dal perfetto sono regolari in tutti e tre i verbi.
INDICATIVO PRESENTE
volo
vis
vult
volumus
vultis
volunt
nolo
non vis
non vult
nolumus
non vultis
nolunt
malo
mavis
mavult
malumus
mavultis
malunt
INDICATIVO IMPERFETTO
volebam
volebas
volebat
volebamus
volebatis
volebant
nolebam
nolebas
nolebat
nolebamus
nolebatis
nolebant
malebam
malebas
malebat
malebamus
malebatis
malebant
nolam
noles
nolet
nolemus
noletis
nolent
malebam
malebas
malebat
malebamus
malebatis
malebant
INDICATIVO FUTURO
volam
voles
volet
volemus
voletis
volent
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CONGIUNTIVO PRESENTE
velim
velis
velit
velimus
velitis
velint
nolim
nolis
nolit
nolimus
nolitis
nolint
malim
malis
malit
malimus
malitis
malint
CONGIUNTIVO IMPERFETTO
vellem
velles
vellet
vellemus
velletis
vellent
nollem
nolles
nollet
nollemus
nolletis
nollent
mallem
malles
mallet
mallemus
malletis
mallent
IMPERATIVO PRESENTE
2. sing.
3. plur.
noli
nolite
IMPERATIVO FUTURO
2.
3.
4.
3.
sing.
sing.
plur.
plur.
nolito
nolito
nolitote
nolunto
INFINITO PRESENTE
velle
nolle
malle
PARTICIPIO PRESENTE
volens
nolens
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Volo è caratterizzato dall'alternanza della vocale del tema, che è vol- davanti alle vocali -a, -e, -u;
diventa vel- se precede -i, -o, -l; vul se la -l è seguita da altra consonante. La seconda persona
vis deriva da un altro tema, vi- che si ritrova nell'aggettivo in-vi-tus (=che non vuole, controvoglia).
I congiuntivi velim, nolim, hanno le desinenze in -i dell'antico ottativo (come sim, sis, etc) Nolo
deriva da ne + volo – no-volo – nolo
Malo deriva da magis + volo – mavolo – malo (voglio piuttosto)
EO, IS, II (IVI), ITUM, IRE
Le anomalie di eo e composti rigaurdano solo i tempi derivati dal presente. Il tema del verbo ,
ei-, si presenta ridotto a e- davanti ad a, o, u,; contratto in i (i lunga) davanti a consonante
INDICATIVO
CONGIUNTIVO:
presente
imperfetto
futuro
presente
imperfetto
eo
is
it
imus
itis
eunt
ibam
ibas
ibat
ibamus
ibatis
ibant
ibo
ibis
ibit
ibimus
ibitis
ibunt
eam
eas
eat
eamus
eatis
eant
irem
ires
iret
iremus
iretis
irent
IMPERATIVO
2. sing
3. sing.
2. plur.
Ite
3. plur.
presente
i
futuro
ito
ito
itote
Eunto
INFINITO PRESENTE
INFINITO PASSATO
ire
ivisse
PARTICIPIO PASSATO
GERUNDIO
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iens, euntis
GEN
DAT
ACC
ABL
eundi
eundo
ad eundum
eundo
I tempi derivati dal perfetto e dal supino sono regolari. Il perfetto ivi si riduce quasi sempre a ii.
Inoltre si contrae in i davanti a -s: isti; da ivisti; issem da ivissem; isse da ivisse.
INDICATIVO
perfetto
ii (ivi), isti (ivisti), iit (ivit), iimus (ivimus), istis (ivistis), ierunt (iverunt)
piuccheperfetto
ieram (iveram), ieras (iveras)....
futuro anteriore
iero (ivero), ieris (iveris)....
CONGIUNTIVO
perfetto
ierim (iverim), ieris (iveris)....
piuccheperfetto
issem (ivissem), isses (ivisses)....
INFINITO
perfetto
isse (ivisse)
futuro
iturum, ituram, iturum esse
PARTICIPIO
futuro
iturus, a, um
I VERBI QUEO E NEQUEO
Sono composti di eo anche i due verbi difettivi:
queo, quis, quivi-quire (potere)
nequeo, (nequis), nequivi, nequire (non potere)
Si usano, soprattutto, nella 1. persona singolare e plurale e nella terza plurale del presente e
imperfetto indicativo e congiuntivo.
72
Fio, fis, factus sum, fieri (=divenire, essere fatto, accadere)
Il verbo fio, fis, factus sum, fieri ha tre significati fondamentali:
-divenire, diventare, in tutte le voci, eccetto il gerundivo (faciendus, da farsi, che si deve fare) e
l'infinito futuro passivo (factum iri, che ha il signifiato di 'stare per essere fatto')
-essere fatto, in tutte le voci, eccetto il participio futuro (futurus, -a, -um; che sarà) e l'infinito
futuro attivo (futurum esse, fore, che ha il significato di 'stare per accadere' o di 'stare per essere'):
supplisce in tal caso al passivo il verbo facio.
-accadere, avvenire, solo nelle terze persone singolari e talvolta plurali (fit, accade) e
nell'infinito futuro attivo.
I tempi derivati da presente, che hanno la stessa radice di fui, perfetto del verbo sum, si coniugano
come un verbo della 4. coniugazione (ma la -i- che precede la desinenza è sempre lunga, anche
davanti a vocale: fio (i lunga).
Sono anomale le forme del congiuntivo imperfetto (fierem invece di firem) e dell'infinito presente
(fieri invece di fire).
Tutto il sistema del perfetto è costituito dal sistema del perfetto passivo di facio. Il participio futuro
e l'infinito futuro provengono dalla coniugazione del verbo esse.
INDICATIVO
presente
fio, fis, fit, fimus, fitis, fiunt
imperfetto
fiebam, fiebas, fiebat, fiebamus, fiebatis, fiebant
futuro semplice
fia, fies, fiet, fiemus, fietis, fient
perfetto
factus, -a, -um, sum es est
facti, -ae, -a
sumus, estis, sunt
piuccheperfetto
factus, -a, -um eram eras erat
facti, -ae, -a
erimus, eritis, erant
futuro anteriore
factus, -a, -um ero, eris, erit
facti, factae, facta erimus, eritis, erunt
CONGIUNTIVO
presente
fiam, fias, fiat, fiamus, fiatis, fiant
imperfetto
fierem, fieres, fieret, fieremus, fieretis, fierent
perfetto
factus, -a, -um sim, sis, sit
facti, -ae, -a simus, sitis, sint
piuccheperfetto factus, -a, -um essem, esses, esset facti, -ae, -a essemus, essetis, essent
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IMPERATIVO
presente
fi
fite
futuro
fito
fitote
INFINITO
presente
fieri
perfetto
factum, am, um esse opppure fore col significato di 'divenire'
factum iri
col significato di 'essere fatto'
PARTICIPIO
presente
/
perfetto
factus, -a, -um
futuro
futurus, -a, -um
GERUNDIVO
faciendus, -a, -um
I COMPOSTI DI FACIO
Per la formazione del passivo, i composti di facio si distinguono in due categorie:
-i composti per giustapposizione di un avverbio, o di un elemento nominale, in cui il verbo
facio non subisce gradazione vocalica, formano il passivo col verbo fio:
calefacio (=compio)
satisfacio (=soddisfo)
calefio (=sono riscaldato)
satisfio (=sono soddisfatto)
I composti con preposizione propria o impropria in cui la vocale radicale di -a di facio si
trasforma per gradazione vocalica (apofonia) in -i-, formano il passivo regolarmente come i
verbi della coniugazione mista:
conficio (=compio)
conficior (=sono compiuto)
deficio (=abbandono)
deficior (=sono abbandonato)
74
EDO, is, edi, esum edere (= managiare)
INDICATIVO
presente attivo
edo, edis, est, estis, edunt
presente passivo
estur oppure editur
CONGIUNTIVO
imperfetto attivo
essem, esses, esset
IMPERATIVO
presente
es, este
futuro
esto, estote
INFINITO
presente
esse oppure edere
Accanto al congiuntivo presente di forma regolare (edam, edas, edat, etc.) ne esiste anche uno con
le antiche desinenze dell'ottativo: edim, edis, edit.
COSTRUZIONE DEL CONGIUNTIVO OTTATIVO
Il congiuntivo ottativo (o desiderativo) esprime:
-il desisderio che una cosa si avveri o sia avverata:
-ES: Utinam Caius mox perveniat! = Magari Gaio arrivasse presto!
-Utinam Caius iam pervenerit! = Magari Gaio fosse già arrivato!
oppure il rimpianto per una cosa che non può o che non poté avverarsi:
-ES: Utinam Caesar adhuc viveret! = Magari Cesare vivesse ancora!
− Utinam Caesar diutius vixesset! Magari Cesare fosse vissuto!
I suoi tempi sono:
-congiuntivo presente se si desidera (e si ritiene possibile) che una cosa avvenga nel presentefuturo
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-congiuntivo perfetto se si desidera (e si ritiene possibile) che una cosa sia avvenuta nel passato
− congiuntivo imperfetto per il rimpianto di una cosa irrealizzabile nel presente
− congiuntivo piuccheperfetto per il rimpianto di una cosa irrealizzata nel passato
Spesso, ma non sempre, il congiuntivo ottativo è introdotto dall'avverbio Utinam, "oh, se" "volesse
il cielo che" "magari". La negazione è ne
ES:
Ne domum perveniat! = Magari se non tornasse a casa
Il desiderio si può esprimere anche con velim, "vorrei" nolim "non vorrei" malim "preferirei", nel
caso che si pensi come realizzabile, e con vellem "vorrei", nollem "non vorrei", mallem "preferirei",
nel caso in cui si pensi come non realizzabile.
Possiamo osservare che:
-se c'è identità di soggetto, il verbo dipendente è di modo infinito;
-se i due soggetti sono diversi, si ha di solito il congiuntivo senza ut, presente (o perfetto) in
dipendenza dal presente, imperfetto (o piuccheperfetto) in dipendenza dall'imperfetto.
ACCUSATIVO CON VERBI DI MOVIMENTO:
Moto a luogo: Con i verbi di movimento il complemento che indica il
luogo, reale o figurato, dove si va o dove ci si dirige, cioè di moto
a luogo, si esprime:
con ad + accusativo se si indica l’avvicinamento.
ESEMPIO: Die costituta Helvetii ad ripam Rhodani convenerunt= Nel
giorno stabilito gli Elvezi arrivarono alla riva del Rodano
-con IN + ACC se si indica ingresso.
ESEMPIO
Domitius in Apuliam peritos regionum mittit =Domizio manda in Puglia
uomini esperti delle regioni.
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-con l’accusativo semplice se il complemento è espresso da un nome
proprio di città o piccola isola oppure da domus e rus.
MOTO PER LUOGO:
Con i verbi il complemento che indica il luogo attraverso cui avviene
il movimento o il passaggio, cioè il complemento di moto per luogo, si
esprime:
-con PER + ACC con tutti i nomi, sia comuni, sia propri
Transit per urbem / per Romam / per rus
-con l’ablativo semplice (di tipo strumentale) con i nomi che indicano
il luogo/mezzo attraverso cui passa (come via, iter, trames, pos,
lumen, vadum, terra, mare)
ESEMPIO:
Catilina Aurelia via profectus est
ACCUSATIVO DI ESTENSIONE NEL TEMPO
L’accusativo semplice o preceduto da per è il caso dell’estensione non
solo nello spazio, ma anche nel tempo, cioè del complemento di tempo
continuato.
ESEMPIO:
Tullus Hostilius, cum triginta et duos regnasset, fulmine ictus cum
domo sua arsit= Tullio Ostilio, dopo aver regnato trentadue anni,
colpito da un fulmine, arse con la sua casa.
IL DATIVO
Il dativo è, come l’accusativo, un caso che esprime soprattutto
complementi del verbo, necessario per dare senso ad una frase minima
completa. Complemento necessario del verbo è il dativo di termine, che
indica la persona a cui una cosa è data, detta, inviata o, al
contrario, tolta.
Complementi liberi sono:
-dativo di possesso
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-dativo d’interesse (svantaggio o vantaggio)
-dativo di fine e d’effetto
-dativo d’agente
-dativo di relazione
-dativo etico
Dativo con verbi intransitivi
Numerosi verbi intransitivi, che esprimono un sentimento o un
atteggiamento favorevole o sfavorevole nei confronti di qualcuno, si
costruiscono con un complemento in dativo.
1. Dativo latino al quale in italiano corrisponde un complemento di termine
Cedo, succubo, adversor, ripugno, resisto, noceo, obtemporo, oboedio, placeo
2) Dativo latino al quale in italiano corrisponde un oggetto diretto
adversor =osteggio, contrasto
blandior=accarezzo, lusingo, ignosco=perdono, studeo= mi applico,
subvenio=soccorro, vengo in aiuto a, suadeo=consiglio.
3) Dativo al quale in italiano corrisponde un complemento introdotto
da altre preposizioni
assentior=sono d’accordo con, bene (male dico) palro bene (male) di
gratulor=mi congratulo, fido, (=ho fiducia in) diffido (=diffido di)
confido= confido (anche con ablativo della cosa)
DATIVO D'AGENTE
Viene definito dativo d'agente il dativo che accompagna di solito la coniugazione passiva e quella
perifrasiva passiva.
DATIVO DI FINE
Il dativo si usa anche con i nomi di cosa per indicare il fine o l'effetto dell'azione del verbo.
ESEMPIO: Dies colloquio dictus est ex eo die quintus=Fu fissato per il colloquioil quinto giorno a
partire da quello.
IL DOPPIO DATIVO
Con i verbi esse, dare, tribuere, mittere, ire, venire, relinquere e simili si trova spesso la costruzione
del doppio dativo:
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-un dativo indica la persona a vantaggio (o svantaggio) della quale avviene il fatto;
-l'altro dativo esprime, col verbo esse, l'effetto dell'azione, con gli altri verbi il fine dell'azione.
ESEMPIO: Magnae nobis est sollecitudini valetudo tua=La tua salute è per me motivo di grande
preoccupazione.
Tuae res mihi maximae curae sunt=I tuoi affari mi satnno molto a cuore
GENITIVO
-Genitivo partitivo
Il complemento partitivo indica il tutto da cui si prende una parte; in italiano è espresso dalle
preposizioni "di, tra, fra", in latino dal genitivo. Esso dipende da:
-sostantivi che esprimono un'idea di misura o di quantità
-pronomi interrogativi o indefiniti
-Quis vestrum illum non oderit?=Chi di voi no lo odierebbe?
-Aggettivi di grado comparativo o superlativo
Excellentissimi fuerunt Persarum Cyrus et Darius=I più eccellenti fra i Persiani furono Ciro e Dario
I verbi interest e refert
I verbi impersonali interest e refert (=interessa, importa) hanno una costruzione particolare. La
persona cui una cosa importa si esprime:
-col genitivo del sostantivo e del pronome di 3. persona
-se il pronome è di 1. e 2. persona singolare o plurale, con l'ablativo singolare femminile
dell'aggettivo possessivo: mea, tua, nostra, vestra.
ESEMPIO: Permagni nostra interest te esse Romae=A noi interessa moltissimo che tu sia a Roma.
La cosa che interessa non è mai espressa da un sostantivo, ma da:
-un pronome neutro in casa nominativo
-un infinito, o una frase infinitiva
-una sostantiva introdotta da ut/ne e il congiuntivo o una interrogativa indiretta
ABLATIVO
L'ablativo ha riunito in sé tre casi della lingua indoeuropea da cui ha avuto origine il latino:
79
-ablativo separativo: o propriamente detto, che indica (come il nome ablativus da ablatum, supino di
aufero, porto via, allontanato) il punto di partenza da cui ha origine il fatto espresso dalverbo:
complementi di moto da luogo, separazione o allontanamento, provenienza, origine.
-ablativo strumentale che indica il mezzo o le circostanze concomitanti con cui si effettua l'azione:
complementi di mezzo, causa, relazione, compagnia, modo e simili.
-ablativo locativo, che indica il luogo e il tempo dell'azione
-ablativo d'agente: si può ricondurre alla funzione di origine o provenienza anche l'ablativo
d'agente preceduto dalla preposizione a/ab che esprime la persona (o l'essere animato, il
sostantivo astratto personificato, il nome collettivo di persone) da cui è compiuta l'azione espressa
da un verbo passivo o da un verbo intransitivo di senso passivo:
Nostri ab duce et a Fortuna deserebantur = I nostri erano abbandonati dal loro capo e dalla loro
fortuna.
Con i nomi di cosa il complemento si esprime con l'ablativo semplice e prende il nome di
causa efficiente, rientrando tra i complementi espressi con l'ablativo strumentale
Amici officio et fide pariuntur = Gli amici si conquistano con i favori e la fedeltà.
Ablativo di comparazione:
Il secondo termine di paragone si può esprimere
-sempre con quam e il caso del primo termine:
Neminem habeo clariorem quam te ipsum = Nessuno giudico più illustre di te viene espressa, si
esprime con:
-con l'ablativo semplice soltanto se il primo termine è in caso nominativo o accusativo senza
preposizione:
Nihil in hominum genere rarius perfecto oratore inveniri potest = Nulla nel genere umano si può
trovare più raramente che un oratore perfetto.
Ricordiamo che un comparativo senza il secondo termine di paragone, né espresso né sottinteso,
(comparativo assoluto) indica eccesso o intensità più alta del normale.
ES: Senectus est natura loquacior=La vecchiaia è per natura piuttosto loquace
-Ablativo strumentale, con i nomi di cosa, animali, astratti
ESEMPIO: Cornibus tauri, apri dentibus se tutantur= I tori si difendono con le corna, i cinghiali con
i denti
-Ablativo sociativo:
Il complemento che indica la persona o la cosa in compagnia della quale il soggetto compie l'azione
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espressa dal verbo si esprime con cum e l'ablativo.
Mithridates cum uxore fugit=Mitridate fugge con la moglie
-Ablativo di causa:
La causa da cui sono provocati lo stato o l'azione espressi dal verbo si esprime in latino con
l'ablativo semplice:
In culpa sunt qui officia deserunt mollitia animi=Sbagliano coloro che trascurano i loro doveri per
debolezza d'animo
OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA'
-La causa impediente, cioè quella che impedisce la realizzazione di un fatto, si esprime con prae e
l'ablativo
-La causa esterna si esprime anche con ob o propter e l'accusativo
-Con i verba affectuum il complemento di causa si può esprimere con l'ablativo semplice in
alternativa all'accusativo:
-Non dici potest quam flagro desiderio urbis=Non si può dire quanto io arda per il rimpianto della
città.
-Ablativo di modo:
Il complemento di modo si esprime con:
-cum + l'ablativo, se è dato da un sostantivo solo.
ESEMPIO: Fictas fabulas cum voluptate legimus=Leggiamo con piacere i racconti di fantasia
-Ablativo di stato in luogo:
Si esprime con:
-in + ablativo
ES: In Sicilia censeo commorandum=Penso di dovermi fermare in Sicilia
-in caso locativo, con i nomi di città e piccola isola singolari della 1. e 2. declinazione
ES: Miramur Deli Apollinem, Iunonem Sami, Pergae Dianam ab isto violatos?=Ci meravigliamo
che da costui siano stati violati i templi di Apollo a Deli, Giunone a Samo, Diana a Perge?
-in ablativo semplice con i nomi di città e piccola isola della 3. declinazione o pluralia tantum
della 1. 2. declinazione.
-in ablativo semplice con i nomi di città e piccola isola della 3. declinazione
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-nelle forme del locativo con i nomi domus, humus, rus: domi, humi, ruri
-TEMPO DETERMINATO
Il complemento di tempo determinato corrisposnde al complemento di stato in luogo e si esprime,
come quello, con l'ablativo semplice o introdotto dalla preposizione in:
-si usa l'ablativo semplice con i nomi che indicano un periodo di tempo (hora, dies, mensis, annus,
tempus, etc.)
ES: Anno trecentesimo quinquagesimo fere post Romam conditam Nonis Iuniis soli luna obstitit
=Nell'anno 350 dalla fondazione di Roma, alla none di giugno (=il 5 giugno), ci fu un eclissi di sole
-si usa in + ablativo con i nomi che indicano un periodo della vita dell'uomo (puerizia, iuventus,
senectus, etc.) una carica pubblica (praetura, consolatus), un evento particolare (bellum, pugna,
discessus) specie se usati da soli; l'ablativo semplice se sono accompagnati da un aggettivo.
ES: Ferunt Graecas litteras M. Catonem in senectute didicisse=Dicono che Marco Catone imparò a
leggere le lettere greche nella vecchiaia
ABLATIVO ASSOLUTO
La costruzione dell'ablativo assoluto consiste in un sintagma di caso ablativo formato da un
sostantivo (o da un pronome), che funge da soggetto, accompagnato o da un participio, con
funzione di predicato, oppure da un altro sostantivo o aggettivo che fungono da predicato
nominale con ellissi del verbo sum (che non ha il participio presente né il participio perfetto).
E' una frase a sé stante rispetto alla reggente (absolutus infatti significa sciolto), con valore di
proposizione circostanziale implicita.
ES: Pontifices et augures Romulo regnante nulli erant=Durante il regno di Romolo (Quando
regnava Romolo) non c'earano né pontefici né auguri.
Il tempo del participio è:
-presente per indicare la contemporaneità col tempo del verbo della reggente
-perfetto per l'anteriorità rispetto al tempo del verbo della reggente.
L'ablativo assoluto è possibile con i participi presenti di tutti i verbi e con i participi perfetti dei
verbi transitivi attivi e intransitivi deponenti.
Le sue funzioni sono:
-temporale
-causale
-ipotetica
-concessiva
-comparativa ipotetica
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-avversativa
USO DEL GERUNDIO E IL GERUNDIVO NELLE PREPOSIZIONI INDIPENDENTI
Usi del gerundio
Il gerundio si usa per la declinazione dell'infinito nei casi obliqui (genitivo, dativo, ablativo) e
nell'accusativo con preposizione:
ES:
Agendi tempus est (gerundio genitivo)=E' il momento di agire
Tempus datur agendo (gerundio dativo, di uso molto raro)=Viene dato tempo per agire
Homo natus ad agendum natus est (ger. acc. con preposizione)=L'uomo è nato per agire
Nihil agendo homines male agere discunt (gerundio ablativo)=Col non far nulla gli uomini
imparano a far male
Il gerundio può reggere un complemento oggetto, sia diretto (accusativo), sia indiretto (altro caso).
Però, quando il verbo è accompagnato da un complemento oggetto diretto, di regola il gerundio è
sostituito dal gerundivo, con le seguenti modalità:
-il caso è quello del gerundio
-il genere e il numero sono quelli del sostantivo oggetto
ES: Necessitas defendendi patriam= (ger. + compl. ogg.)
ES: Necessitas defendendae patriae= (Genitivo del gerundivo). La necessità di difendere la patria
USI DEL GERUNDIVO
Il gerundivo è un aggettivo verbale che indica necessità, e, talvolta, specialmente con verbi di
affetto e sensazione, viene usato come un qualsiasi aggettivo in funzione attributiva.
NOMINATIVO DEL GERUNDIVO
Si usa nella cosiddetta perifrastica passiva, che è formata dal gerundivo unito a una voce del
verbo sum ed esprime la necessità o convenienza. Si traduce anche in italiano con una perifrasi,
formata con i verbi: dovere, bisognare, esser necessario, essere da. La costruzione è personale: la
cosa che si deve fare è soggetto della frase, con cui concorda il predicato costituito dalla forma
perifrastica.
ES:
Caesari omnia uno tempore erant erigenda= da Cesare tutte le cose dovevano essere fatte in un solo
tempo
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Nominativo del gerundio
Si usa nella cosiddetta conuigazione perifrastica passiva, che è formata dal gerundivo unito ad una
voce del verbo sum ed esprime la necessità o convenienza passiva. Si traduce anche in italiano con
una perifrasi, formata con i verbi: dovere, bisognare, esser necessario,, essere da. La costruzione
è personale: la cosa che si deve fare è soggetto della frase, con cui si concorda il predicato
costituito dalla forma perifrastica. Prendiamo, per esempio, la frase:
ES: Caesari omnia uno tempore erant erigenda: signum tuba dandum, ab opere revocandi milites,
acies instruenda=Da Cesare in un solo momento erano da farsi (dovevano essere fatte) tutte le cose:
era da darsi (doveva essere dato) il segnale con la tromba, erano da richiamare (dovevano essere
richiamati) i soldati da lavoro, era da disporsi (doveva essere disposta) la linea di battaglia.
-Il complemento d'agente si esprime col dativo (dativo d'agente)
PARTICOLARITA'
-Il complemento d'agente si trova espresso con a, ab e l'ablativo, quando la presenza di un altro
dativo nella frase potrebbe creare ambiguità.
Civibus a vobis consulendum est=Voi dovete provvedere ai cittadini.
-Se il verbo è intransitivo si può solo usare la forma impersonale
ES: Linguae (dat.) moderandum est=Si deve frenare la lingua
ACCUSATIVO COL GERUNDIO SEMPLICE
Si usa come predicativo del complemento oggetto con verbi come: do, trado, mitto, committo,
relinquo, concedo, permitto, sumo, accipio, curo.
ES: Antigonus Eumenem mortuum propinquis eius sepeliendum dat=Antigono dà da seppellire il
cadavere di Eumene ai suoi parenti
RIASSUMENDO: Il gerundivo ha due funzioni diverse:
-aggettivo della necessità limitatamente ai casi nominativo e accusativo semplice
-declinazione dell'infinito in tutti gli altri casi: genitivo, dativo, accusativo con preposizione,
ablativo semplice o con preposizione
L'ACCUSATIVO
I verbi fugit, fallit, decet, etc.
I verbi parzialmente impersonali fugit, fallit, passa inosservato, sfugge; praeterit è ignoto, iuvat
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(=piace), latet (=rimane nascosto), si completano con un soggetto e con un complemento in
accusativo (di relazione) che indica la persona cui si riferisce l'azione del verbo (in italiano espresso
con un complemento di termine).
Questi verbi hanno anche il paradigma completo, ma con significati diversi:
fugio, is, fugi, fugere =evitare, sottrarsi
fallo, is, fefelli, falsum, fallere=ingannare
praetereo, is, ii, itum, ire=passare oltre, lasciar da parte
iuvo, as, iuvi, iutum, are=giovare a, aiutare
I verbi decet (=conviene) e dedecet (=non si addice) hanno la costruzione dei precedenti, ma si
usano solo nella 3. persona singolare (raramente nella terza plurale)
I VERBI miseret, paenitet, piget, pudet, taedet
Cinque verbi indicano sentimento si usano soltanto nella terza persona singolare. Essi sono:
miseret, miseruit (miseritum est), misereri =avere pietà
paenitet, paenituit, paenitere= pentirsi, essere scontento
piget, piguit, pigere=rincrescere, provare disgusto
pudet, puduit (puditum est), pudere=vergognarsi
taedet, pertaesum est, taedere=annoiarsi, essere stanco
Con questi verbi il nome della persona che prova il sentimento si esprime con l'accusativo come
se il verbo miseret significasse: la misericirdia prende; paenitet, il pentimento prende; taedet, la
noia prende
ESEMPIO: Eorum nos miseret= Abbiamo pietà di loro
Neque eos qui ea fecere pudet aut paenitet=E coloro che fecero ciò non si vergognano o si pentono
Fratris me quidem pudet pigetque =Davvero mi vergogno e mi rincresce di mio fratello
Eos negotii taedet= Essi sono stanchi dell'inattività
SINTASSI DELLA FRASE
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LE CONGIUNZIONI
Le congiunzioni sono parti invariabili del discorso che congiungono tra loro o due elementi di
una frase o due frasi. Si dividono in:
-Congiunzioni coordinative che collegano due elementi equivalenti dal punto di vista logico
-Congiunzioni subordinative che subordinano una frase (dipendente o subordinata) a un'altra frase
reggente o sovraordinata
Due o più frasi semplici possono essere tra loro legate in modo da formare una frase composta, o
periodo. Il legame può avvenire in due modi:
-per coordinazione o paratassi, quando le frasi conservano la medesima funzione sintattica
ES: Taceo. Satis multa dixi=Taccio. Dissi sufficientemente molte cose
-per subordinazione o ipotassi, quando una delle belle frasi viene a dipendere dall'altra, e acquista
perciò una funzione diversa dalla reggente:
Taceo quia satis multa dixi=Taccio perché dissi sufficientemente molte cose
La coordinazione può avvenire in due modi:
-per asindeto, quando le frasi sono accostate senza congiunzione (Es: Veni, vidi, vici)
-mediante congiunzione: in tal caso i tipi di coordinazione sono vari, secondo il senso e la
funzione della congiunzione; avremo quindi la coordinazione copulativa, disgiuntiva, avversativa,
dichiarativa, conclusiva.
CONGIUNZIONI COORDINATIVE
copulative: et, atque, ac, -que (enclitica), etiam, quoque, neque, nec, neve, neu, non.
disgiuntive: aut, vel, -ve(enclitica), sive, seu.
avversative: sed, verum, at, atqui, autem, vero, tamen, attamen, nihilominus, immo vero, quin etiam,
dichiarative: nam, namque, etenin, enim
conclusive: igitur, ergo, itaque, quare, quamobrem, quocirca, ideo, proinde
correlative: et...te, tum...tum, sive...sive, neque...neque, cum...tum, non solum...sed etiam, non
modo...sed etiam.
CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE
completive: quod, ut, ut non, ut, ne, quominus, quin,
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finali: ut, quo (davanti a comparativo), ne (affinché non)
consecutive: ut, ut non, quin, quod, quoniam, quando, quandoquidem, cum (col congiuntivo),
siquidem
temporali: cum (con indicativo), dum, donec, quoad, ubi, ubi primum, ut, ut primum, cum primum,
simul ac (atque), cum , quotiens, quotiescumque, antequam, priusquam, postquam
ipotetiche: si, nisi, ni, si non, sin, sin autem
condizionali: dum, dummodo, ne, modo ne
concessive: quamquam, quamvis, licet, etsi, tamestis, etiamsi, cum
comparative: ut, sicut, velut, tamquam, ac, atque, quam, ut si, quasi, tamquam, si proinde, perinde,
ac si, velut si, quasi si
LA SUBORDINAZIONE
Le funzioni soggetto e oggetto possono essere espresse, oltre che che da un nome e da un pronome,
anche da una proposizione subordinata, che prende il nome di proposizione sostantiva, perché
adempie alla funzione di un sostantivo, o completiva, perché completa il senso della frase
reggente. Si chiamerà, poi, soggettiva se funge da soggetto e oggettiva se funge da oggetto del
verbo.
-Funzione e forma delle preposizioni completive o sostantive:
Osserva le seguenti proposizioni:
-Omnibus expedit salvam esse rem publicam=A tutti giova che lo Stato sia salvo
Nella prima proposizione il soggetto di expedit non è un nome, ma un'intera proposizione: salvam
esse rem publicam; nella seconda l'oggetto di dixit non è un nome, ma la preposizione:
se...transisse. Come si è già detto le preposizioni che fungono da soggetto o da oggetto di un
verbo si chiamano sostantive o completive: sostantive, perché hanno la funzione di un nome
sostantivo, completive perché hanno la funzione di un complemento necessario del verbo: la
proposizione, infatti, senza di esse non sarebbe completa.
In latino le proposizioni sostantive hanno diverse forme, a seconda del verbo della reggente:
-accusativo con l'infinito (infinitive)
-congiuntivo introdotto da pronome, aggettivo, avverbio, particella interrogativa (interrogative
indirette)
-congiuntivo introdotto da ut, negazione ut non (sotsntive dichiarative)
-congiuntivo introdotto da ut, negazione ne (sostantive volitive)
-congiuntivo introdotto da quin
-indicativo introdotto da quod dichiarativo
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SOSTANTIVE CON L'ACCUSATIVO E L'INFINITO (INFINITIVE)
Si chiama infinitiva una proposizione subordinata, con funzione di soggetto o di oggetto, che ha
il predicato all'infinito e il soggetto (con i suoi eventuali attributi e predicativi) in accusativo.
All'accusativo con l'infinito latino corrisponde generalmente in italiano una proposizione esplicita
introdotta dalla congiunzione "che", col verbo all'indicativo o al congiuntivo; ma se il soggetto della
reggente e dell'infinitiva coincidono, può corrispondere anche una implicita introdotta da "di" e
l'infinito.
ES:
Ligarius nullo se implicari negotio passus est=Ligario non tollerò di essere coinvolto in alcun
impegno
Il soggetto dell'infinitiva è normalmente espresso, anche quando coincide con quello della reggente
(e in italiano viene di norma sottinteso)
I tempi dell'infinito:
I tempi dell'infinito sono sempre usati con valore relativo. Essi sono:
-il presente che indica contemporaneità rispetto alla reggente
-il perfetto che indica anteriorità rispetto alla reggente, qualunque sia il suo tempo
-il futuro che indica posteriorità rispetto alla reggente, qualunque sia il suo tempo
INFINITIVE SOGGETTIVE
Un'infinitiva ha funzione di soggetto con:
-locuzioni formate da un aggettivo neutro, un sostantivo, un avverbio, un genitivo di spettanza uniti
a una 3. persona del verbo sum come: verum, bonum, honestum, mos, consuetudo, lex, fama est,
necesse est; satis est; sapientis est;
Un'infinitiva ha funzione di oggettiva con.
-i verbi che richiedono un'infinitiva come oggetto sono:
-i verbi dicendi, come: dico, adfirmo, admoneo, concedo, confiteor, narro, nego, promitto
-i verbi sentiendi, come: animadverto, censeo, cognosco, spero, fido, confido, intellego, memini,
puto, scio, nescio
-i verbi affectuum, come: admiror, gaudeo, glorior, laetor, queror
-alcuni verbi voluntatis, come: cupio, studeo, iubeo, sino, veto, prohibeo
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SOSTANTIVE COL VERBO AL CONGIUNTIVO
-Interrogative indirette
Le interrogative indirette sono proposizioni sostantive introdotte da verbi o locuzioni che
significano "chiedere, interrogare" ma anche: "sapere, ignorare, conoscere, apprendere, ricordare,
capire, aspettare". Le interrogative indirette semplici a risposta aperta sono introdotte dagli
stessi pronomi, aggettivi, avverbi interrogativi delle interrogative dirette corrispondenti.
-Flaccus quid alii postea facturi essent scire non poterat=Flacco non poteva sapere che cosa gli altri
avrebbero poi fatto
Le interrogative indirette semplici a risposta chiusa si/no sono introdotte da num, o -ne (enclitico),
corrispondenti all'italiano "se"
Le interrogative indirette disgiuntive sono introdotte da:
-utrum, -ne o nessun elemento nel primo membro
-an o -ne nel secondo
Sostantive dichiarative (ut/ne non)
Sono chiamate sostantive (o completive) dichiarative le preposizioni dipendenti che esprimono un
fatto. Sono introdotte da ut (negazione ut non, ut nemo, ut nihil) e hanno il verbo al
congiuntivo. In italiano la congiunzione ut si traduce con "che" ed è seguita dal congiuntivo o
dall'indicativo, ma se c'è identità di soggetto si può usare anche "di" o "da" e l'infinito. Dipendono
da:
-verbi impersonali che indicano accadimento, come est, si dà il caso che; fit, accidit, evenit ut,
accade, capita che; fieri potest ut, può accadere, è possibile che, e simili:
ES:
Accidit ut nonnulli milites repentino equitum adventu interciperentur=Accade che alcuni soldati
fossero sorpresi dall'arrivo improvviso della cavalleria
-verbi che indicano conseguenza o risultato, come: facio, efficio, perficio ut, faccio in modo che;
facere non possum ut non=non posso fare a meno di; efficitur ut=risulta, si deduce che
-locuzioni impersonali come: relinquitur est ut, extremum est ut, accedit ut (=si aggiunge il fatto
che); tantum abest ut=sono lontano da; in eo sum ut=sono sul punto di
-locuzioni formate da una 3. persona singolare di sum con un aggettivo neutro o un sostantivo
come: verum, iustum, aequum, consuetudo, tempus, modus, consilium, fama
Sostantive volitive (ut/ne)
Le sostantive volitive completano tutti i verbi che implicano uno scopo da conseguire. Sono
introdotte da ut, negazione: ne (quis, ne quid, etc.). In italiano all'ut corrisponde "che" col
congiuntivo o "di, a, per" con l'infinito. Hanno il verbo al congiuntivo presente in dipendenza da un
tempo principale; imperfetto in dipendenza da un tempo storico. Sono introdotte da:
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-verbi di "curare, provvedere" e simili come: studeo, nitor, curo, operam do, video, caveo, consulo,
provideo
ES: cavendum est ne asentatoribus patefaciamus aures: Dobbiamo sate attenti a non dare ascolto
agli adulatori
-verbi di "esortare, consigliare, ordinare" e simili, come: suadeo, persuadeo, hortor, cogo, impello,
impero, praecipio
-verbi di "pregare, chiedere, domandare", come: oro, peto, rogo, flagito, postulo
-verbi di "ottenere, permettere, concedere" e simili come: adipiscor, assequor, impetro, permitto,
concedo
-verbi e locuzioni impersonali di necessità o interesse, come: interest, oportet, necesse est, satis ets.
ES: Mea interest ut te videam=Mi interessa vederti
SOSTANTIVE DIPENDENTI DA VERBA TIMENDI
Le sostantive che dipendono da verbi che indicano timore, come: timeo, metuo, vereor, sollicitus
sum sono introdotte da:
-ne, corrispondente all'italiano "che", se si teme che la cosa avvenga e si desidera che non avvenga
ES: Timor inde patres incessit ne rursus coetus occulti fierent= Allora i senatori furono presi dal
timore che si facessero di nuovo riunioni segrete
-ne non e, più raramente, ut, corrispondenti all'italiano "che non", se si tema che la cosa non
avvenga e si desidera che avvenga
ES: Intellexi te vereri ne superiores litterae mihi redditae non essent= Ho capito che tu temi che le
tue lettere precedenti non mi siano state recapitate
Sostantive dichiarative (introdotte da quod)
Le sostantive introdotte da quod con l'indicativo dipendono da verbi o da locuzioni di vario tipo:
-bene, commode, opportune, fit, accidit, evenit, cadit, quod: fortunatamente, opportunamente
ES:
Fecisti me pergratum quod librum ad me misisti=Mi hai fatto un gran piacere a mandarmi il libro
-accedit=si aggiunge il fatto che, praetereo, praetermitto quod=trascuro, tralascio il fatto che:
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Praetereo quod uxor eam sibi domum delegit= Tralascio il fatto che la moglie scelse per sé quella
casa
-verba affectuuum, come: admiror, glorior, laetor, queror.
POPOSIZIONI RELATIVE
Funzione delle proposizioni relative
Le proposizioni relative sono introdotte:
-da pronomi relativi, come qui, quae, quod; qualis, quantus, quot
-da avverbi relativi, come: ubi, unde, quo, qua
-da pronomi o avverbi relativi indefiniti, come: quicumque, quisquis, quotcumque, quotquot,
ubicumque.
In base alla funzione si possono dividere in due gruppi:
-relative attributive (o proprie), se hanno funzione di attributo o apposizione di un nome o di un
pronome;
-relative avverbiali (dette anche circostanziali o improprie), se hanno funzione di una
proposizione avverbiale: finale, consecutiva, causale, etc.
Le relative attributive hanno di solito il verbo all'indicativo
Particolarità:
Nelle relative attributive il verbo può essere al congiuntivo per diversi motivi:
-congiuntivo obliquo
-congiuntivo potenziale
-congiuntivo eventuale
-congiuntivo irreale
-Costrutto frequente è la prolessi del pronome relativo, cioè l'anticipazione della relativa rispetto
alla reggente:
-Quod cuique obtigit, id quisque teneat=Ciascuno tenga ciò che gli è toccato
Concordanza col pronome relativo
Il pronome relativo concorda in genere e numero col termine della reggente cui si riferisce; il caso
invece è determinato dalla funzione logica che esso esplica nella frase di cui fa parte:
ES:
Potuisti populari hanc terram, quae te genuit atque aluit?=Hai vavuto il coraggio di devastare questa
terra che ti ha generato e nutrito?
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-Se il relativo è riferito a più sostantivi di genere diverso:
-se sono di essere animati, prevale il maschile
-se sono di esseri inanimati, prevale il neutro
RELATIVE AVVERBIALI
Le realative avverbiali (dette anche 'circostanziali' o 'improprie'), col verbo al congiuntivo, possono
fungere da proposizioni avverbiali di ogni tipo
-funzione finale
ES:
Legatos Romam, qui auxilium a senatu peterent, misere=Mandarono a Roma ambasciatori per
chiedere aiuto al senato
-funzione consecutiva
Nulla est tam stulta civitas, quae non imperare malit=Non c'è alcuna città così stolta che non
preferisca comandare
-funzione causale
Miseret tui me, qui hunc tantum hominem facias inimicari tibi=Ho compassione di te che(=poiché)
riesci a farti nemico un uomo così potente
-funzione ipotetica
Haec qui videat, nonne cogatur confiteri deos esse?=Chi vedesse queste cose, non sarebbe costretto
ad ammettere che gli dei esistono?
-funzione concessiva
Es: Ego, qui sero ac leviter Graecas litteras attigissem, tamen Graece locutus sum=Io, sebbene mi
sia accostato allo studio delle lettere greche tardi e superficialmente, tuttavia riuscii a parlare in
greco
PROPOSIZIONI FINALI
Le proposizioni finali esprimono il fine per il quale si opera. Le finali affermative sono introdotte
da ut (talvolta uti), le negative da ne (ne quis, ne qui, ne ullus, ne umquam, ne usquam). Il verbo è al
congiuntivo presente o imperfetto.
ES: Hoc idcirco scripsi, ut intellegeres me pro P. Sestio laborare=Ho scritto ciò con questo fine,
affinché tu comprendesso che io mi do da fare per Publio Sestio
ES: Caesar moenia communuit, ne usquam hostes oppidum adorirentur=Cesare fortificò le mura,
affinché i nemici non assalissero la città da nessuna parte
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Oltre che con ut ed il congiuntivo la finale si può esprimere anche in altri modi:
-qui, quae, quod + CONGIUNTIVO
-con AD + ACC. del gerundio e del gerundivo
-con causa e gratia posposto al genitivo del gerundio o del gerundivo
-dopo un verbo di movimento, col supino in -um
-dopo un verbo di movimento, col participio futuro
PROPOSIZIONI CONSECUTIVE
Le proposizioni consecutive indicano la conseguenza di ciò che si dice nella reggente:la
introducono ut, in forma affermativa preceduto da avverbi come ita, tam, e ne, ne non in caso
negativo.
Villa ita completa a militibus est, ut vix triclinium vacaret=La villa fu così invasa da così tanti
soldati che a malapena restava vuoto il triclinio
PROPOSIZIONI CAUSALI DI FORMA ESPLICITA
Sono introdotte da:
-quoad, quia, quoniam e l'indicativo
Le stesse congiunzioni si costruiscono col congiuntivo quando la causa è soggettiva (congiuntivo
obliquo)
ES: Vergingetorix proditionis est insimulatus, quod castra propius Romanos movisset=
Vercingetorige fu accusato di tradimento perchè aveva portato l'accampamento troppo vicino ai
Romani
PROPOSIZIONI TEMPORALI
Le proposizioni temporali indicano le circostanze di tempo in rapporto alle quali si svolge l'azione
della reggente. Possono esprimere fatti contemporanei, anteriori, o posteriori a quelli della reggente.
In latino si possono esprimere:
-in forma esplicita introdotte da varie congiunzioni, con l'idicativo o il congiuntivo
-in forma implicita, col participio congiunto e l'ablativo assoluto
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TEMPORALI INTRODOTTE DA CUM + CONGIUNTIVO
Il cum narrativo o storico, di uso frequentissimo negli scrittori classici, ha il verbo al congiuntivo
secondo la consecutio.
Il congiuntivo presente o imperfetto (contemporaneità) si traducono in italiano col gerundio
semplice e con "mentre/quando" e l'indicativo; il congiuntivo perfetto e piuccheperfetto
(anteriorità) si traducono col gerundio composto o con 'dopo che' e l'indicativo
ES:
In Tusculano cum essem, veni in eius villam=Mentre ero nel mio podere di Tuscolo, mi recai nella
sua villa
Cum haec Crassus dixxisset, silentium est consecutum=Avendo detto Crasso queste parole, mi recai
nella sua villa
Temporali implicite
Una proposizione temporale può essere espressa in forma esplicita o col participo congiunto o con
l'ablativo assoluto
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