Codice cliente: 10243887 13 Corriere del Trentino Martedì 7 Luglio 2015 TN Cultura Tempo libero Val Venosta «Gap» di Glorenza Il friulano Bevilacqua è il primo curatore È il friulano Davide Bevilacqua il primo curatore del Gap Glurns Art Point di Glorenza che durante l’estate gestirà le attività culturali del progetto non-profit Gap, nella piccola città della Val Venosta. Durante le giornate di apertura di Gap —– domani, giovedì, venerdì e domenica dalle 17 alle 19 e sabato dalle 15 alle 19 — il curatore presenterà i lavori esposti e il programma estivo. Inoltre verrà proposto un gruppo di discussione. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Qualcuno ha definito la guerra di Troia il “big bang” della mitologia greca. È la confluenza di una serie di miti e di personaggi eroici straordinari, ma anche un crocevia tra mito e storia, tra passato e futuro del mondo. Il luogo in cui, per esempio, Elena, la figlia di Zeus, nata favolosamente da un uovo, incrocia Enea, dalla cui discendenza nasceranno Cesare e Augusto». Con Gli eroi della guerra di Troia. Elena, Ulisse, Achille e gli altri (Sonzogno, 2015), a distanza di due anni da Eroi. Le grandi saghe della mitologia greca, Giorgio Ieranò torna in libreria con una nuova tappa del suo viaggio tra i protagonisti delle storie più autentiche e segrete delle figure cantate nell’Iliade e nell’Odissea. Ma Ieranò, docente di letteratura greca e storia del teatro antico presso l’università di Trento, racconta anche quello che Omero non dice, scavando nella miniera di leggende, spesso frammentarie ed enigmatiche, che gli antichi ci hanno lasciato. E lo fa con uno stile narrativo di grande efficacia, in cui dalla profonda conoscenza della materia sembra estrarre l’essenza spumeggiante del mito, quella che ci trattiene con lo sguardo sulle pagine mentre la nostra mente insegue e si prefigura l’esito del polifonico intreccio. In ogni personaggio è facile incontrare qualcosa di noi cui spontanea Il docente «Ulisse è l’eroe giusto per i tempi di crisi: si muove in un mondo senza riferimenti» si rivolge la nostra simpatia, o parimenti capace di farci provare un’istintiva diffidenza. Professor Ieranò, ma la guerra di Troia c’è stata davvero? E Omero è esistito? «Tutti vorremmo sapere se Achille è esistito davvero, se veramente è accaduta la guerra di Troia. Ci sono alcuni indizi, documenti storici e archeologici che suggeriscono coincidenze impressionanti tra realtà e leggenda, e ne parlo nel mio libro. Ma è già complicato riuscire a sfiorare la bellezza e il senso del mito». Perché definisce Ulisse «l’eroe giusto per i tempi di crisi»? Il libro Giorgio Ieranò racconta le storie segrete delle figure cantate da Omero «Ancora oggi il viaggio per eccellenza è quello dell’Odissea Evidentemente è difficile trovare avventure che funzionino così bene» La guerra di Troia «Perché si muove in un mondo in cui sono svaniti tutti i riferimenti consueti della vita quotidiana, in un orizzonte di mostri e di prodigi, e deve usare astuzia e pazienza per conservare la sua identità. L’Ulisse che ci piaceva una volta era l’eroe della conoscenza immortalato da Dante, l’uomo che sfidava l’ignoto. Oggi forse sentiamo più vicino l’Ulisse naufrago, alla disperata ricerca di una rotta verso casa». A scuola lei «stava» con Achille o con Ettore? «Stavamo quasi tutti con Ulisse, che quando eravamo a scuola era protagonista di un bellissimo sceneggiato televisivo. Se con l’intelligenza lui ave- va sconfitto la forza bruta del Ciclope, immaginavamo che anche noi potevamo cavarcela con il bullo di turno». «Elena e i pericoli della bellezza»: questo il titolo di un capitolo del libro. A quali pericoli fa riferimento? «“Il bello non è altro che l’inizio del terribile”, diceva il poeta Rilke. Noi guardiamo spesso alla bellezza come a qualcosa di rassicurante e consolatorio. La bellezza invece è sconvolgente. Elena, la donna più bella del mondo, che semina morte e distruzione, è l’icona di questo aspetto oscuro della bellezza». Perché è così persistente l’idea che il conflitto tra Oriente e Occidente sia iniziato quando Paride rapisce Elena? «Già i greci si erano immaginati la guerra di Troia come il primo momento di uno scontro secolare tra Oriente e Occidente. Un’idea propagandistica che è entrata persino nella rappresentazione dello scontro tra cristiani e musulmani. Basti pensare che alcuni umanisti consideravano i turchi, che hanno minacciato l’Europa per secoli, spingendosi fino a Vienna, come gli eredi dei troiani». Il sottotitolo del libro recita: «Il racconto sorprendente di quello che Omero non dice». Che cosa narra nel suo libro che Omero ha taciuto? «Ci sono decine e decine di testi meno noti che raccontano versioni alternative del mito. Alcuni, per esempio, ci dicono che Penelope non era affatto una moglie fedele: anzi, era una sgualdrina e aveva tradito Ulisse, che per questo, appena tornato a Itaca, la uccise. Il mito greco è un mondo molto più ricco e frastagliato di quanto immaginiamo». Ci può descrivere un eroe o un’eroina «perduti» che ritiene più interessante degli altri? «Palamede, un eroe cancellato da Omero. Era un guerriero ma anche un inventore: aveva inventato il gioco della dama, la moneta, le lettere dell’alf a b e to . M a e r a ve n u to i n contrasto con Ulisse, che lo aveva fatto uccidere, accusandolo falsamente di essere un traditore, al servizio dei troiani. I greci davano una spiegazione fantastica del silenzio di Omero su questo eroe: il fantasma di Ulisse sarebbe apparso a Omero, promettendogli di raccontargli tutti i dettagli della guerra di Troia, purché accettasse di sorvolare su Palamede». I l s u o l i b ro i n i z i a co n «Tempo fa» e si conclude con «Un giorno, forse, nasceranno altri miti. Ma, per ora, non ci siamo ancora liberati di Achille, di Ulisse, di Enea». «“Felice chi, come Ulisse, ha fatto un bel viaggio”, diceva un poeta francese. I moderni hanno inventato tante altre bellissime avventure di viaggio. Ma, ancora oggi, il viaggio per eccellenza è quello dell’Odissea. Evidentemente, è difficile trovare storie che funzionino così bene». Gabriella Brugnara Mitologia A fianco una delle tante rappresentazio ni degli scontri tra achei e troiani e della guerra di Troia. In basso l’autore del volume Giorgio Ieranò, docente di letteratura greca e storia del teatro antico all’università di Trento © RIPRODUZIONE RISERVATA «Le antiche vie»: in cammino tra spazio e tempo Nel suo volume, vincitore del Premio Itas, Macfarlane traccia itinerari in tutto il mondo Oxford Robert Macfarlane, vincitore del Premio Itas 2015 Ci si può avviare su una traccia, un sentiero. Calpestando gesso, limo, acqua, torba, gneiss, granito, calcare, radici, ghiaccio, neve, selce. E poi ritrovarsi davanti a uno spettro, a un’impronta. C’è, e non poteva essere altrimenti, una logica serrata in questa sequenza, che è data dalla successione dei titoli dei sedici capitoli di un libro che non è un romanzo, non è solo un saggio: Le antiche vie. Un elogio del camminare (Einaudi, 408 pp.). Ne è autore Robert Macfarlane, studioso inglese che con questo volume ha vinto il Premio Itas del libro di montagna 2015: docente a Oxford, Macfarlane è dotato di quell’understatement molto british che ha conquistato tutti coloro che a maggio hanno partecipato alla premiazione in casa Itas. Sono questi gli stessi sentimenti che colgono il lettore che si incammini dentro il suo libro. Che è un racconto ragionato, motivato, arricchito di tanta e buonissima letteratura, di tanti itinerari nelle più diverse parti del mondo. Tutti cammini percorsi dall’autore, meno uno, il penultimo, dal titolo Lo spettro, che rievoca i passi di un soldato inglese della Grande Guerra, tramite il suo diario: quasi una pre-conclusione, prima dell’ul- timo capitolo che riporta l’autore a chiudere con un cammino che va ancora più indietro, sulle impronte lasciate 5000 anni fa a Formby Point. Moltissime le suggestioni, che trovano una sintesi magnifica nella parole dell’autore: «Mi fermo a fianco dell’ultima impronta, 5000 anni dopo la partenza, ponendo fine alla mia pista dove anche l’uomo termina la sua. Mi volto indietro, verso sud, a osservare la linea del mio percorso. La luce cambia di nuovo inclinazione e in un istante le impronte piene d’acqua diventano specchi che riflettono il cielo, le nubi palpitanti e chiunque vi posi lo sguardo». C’è, in queste parole, il senso profondo del libro: che è un viaggio nello spazio e nel tempo, non solo per la ricchezza dei riferimenti letterari e storici, ma soprattutto per la capacità di vivere il primordiale esercizio del cammino come una ricerca dell’origine della nostra umanità. Diventa quasi un enorme telescopio che, guardando lontano nello spazio, ci fa vedere ciò che è lontano nel tempo. Il tutto reso con un linguaggio che sa essere preciso ed evocativo, capace di condurci con tutti i sensi sopra ogni superficie, dentro ogni luogo. Alla montagna sacra del Minya Konka, così si avvicina Macfar- lane: «Le campanelle dei cavalli, lo scricchiolio degli scarponi, il mio respiro irregolare: vita a piedi a quota 4500. Passo dopo passo, con pazienza, con fatica, seguire la nuda traccia di un sentiero. Il mondo ridotto al passo successivo, e poi allargato all’intero spazio abbracciato dallo sguardo. L’oro del sole nel cielo, che riversa nell’aria una luce priva di calore; neve dura, albedo elevata». Un libro da leggere con la misura del cammino, ma soprattutto dell’animo disposto a concedersi al respiro, irregolare, della vita. Lorenzo Carpanè © RIPRODUZIONE RISERVATA