Memoria, soggettività, storia
ostenta la sua utilità e il controllo del passato
sembra saldarsi senza mediazioni alla batta­
glia politica del presente [...] Non è forse il ca­
so di rivalutare contro questa radicalità, in­
sofferente di controlli metodologici e disin­
volta nell’uso delle prove, le armi, un tempo
20
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snobbate, dell’equilibrio, delle distinzioni,
della moderazione?”20.
Cosa avrebbe scritto, Nicola, leggendo i
necrologi di De Felice apparsi su tutti i prin­
cipali quotidiani italiani?
Giovanni De Luna
N. Gallerano, Le ragioni dell'antifascismo, cit.
M emoria, soggettività, storia
Luisa Passerini
Nel 1974, presentando le testimonianze sull’8
settembre da lui raccolte per il volume di
Ruggero Zangrandi 1943: 25 luglio-8 settem­
bre\ Nicola Gallerano manifestava una con­
cezione larga dell’idea di testimonianza e in­
direttam ente di quella di memoria. Nicola
combinava infatti una memoria “ coeva” o
“immediata”, costituita da alcuni esempi del­
le migliaia di relazioni che gli ufficiali italiani
avevano presentato allora alle autorità mili­
tari, con narrazioni a posteriori, raccolte gra­
zie a un appello pubblicato su giornali e rivi­
ste. Le prime narravano con toni di forte au­
tenticità l’indecisione dei comandi centrali,
l’incertezza dei comandi periferici, le scelte
drammatiche postesi a ogni militare italiano
in quella occasione. Le seconde, scritte in for­
ma spesso molto vicina all’oralità, inserivano
il racconto nella vita quotidiana del tempo,
con le privazioni e le angosce proprie di quel
periodo, ma anche la vivacità di (alcuni gio­
vanissimi) protagonisti. Grazie a questa com­
binazione di memorie non solo si colmavano
lacune degli osservatori accreditati, ma si da­
va un quadro mosso e articolato del modo in
cui l’8 settembre era stato vissuto anche sul
piano della soggettività dalle popolazioni e
dai militari.
Vent’anni dopo, nel saggio che apre il vo­
lume collettaneo Politiche della memoria2,
Nicola prende in considerazione una memo­
ria del fascismo e dell’antifascismo in Italia,
Francia e Germania federale, che combina
la storiografia, il cinema, la memoria incor­
porata nelle tradizioni politiche e ideologi­
che; considera tra l’altro l’antifascismo italia­
no come componente di un’identità di oppo­
sizione. Anche qui dunque, nonostante la
maturazione e l’arricchimento che questo
scritto dimostra rispetto a quello citato pre­
cedentemente, si ha una continuità di conce­
zione. La combinazione di fenomeni e di fon-
Lo scritto è una rielaborazione dell’intervento di chi scrive alla commemorazione di Nicola Gallerano tenutasi il 15
maggio 1996 all’Università di Siena. Ringrazio Marcello Flores e Tommaso Detti per avermi fornito materiali e suggerimenti utili alla sua stesura.
1 Ruggero Zangrandi (a cura di), 1943: 25 luglio- 8 settembre, Milano, Feltrinelli, 1964.
2 Nicola Gallerano, La memoria pubblica del fascismo e dell’antifascismo, in Gianpaolo Calchi Novati (a cura di), Po­
litiche della memoria, Roma, Manifestolibri, 1993, pp.7-20.
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Luisa Passerini
ti che convergono a costituire una memoria
complessa manifesta una costante attenzione
a coniugare storia politica e storia sociale.
Gli studi di Gallerano testimoniano infatti,
come ha scritto Sergio Ganapini, una duplice
consapevolezza: della politicità del sociale e
del valore politico profondo della cultura3.
A proposito del rapporto tra storia politi­
ca e storia sociale molti hanno citato la battu­
ta di Nicola sui giovani storici italiani che si
erano addormentati storici politici e si erano
svegliati storici sociali, battuta contenuta in
un saggio4 in cui Nicola analizzava la svolta
della storiografia negli anni settanta dal poli­
tico al sociale. In realtà quella svolta contene­
va anche il passaggio a una crescente atten­
zione alla soggettività in prospettiva storica,
in varie sue forme. La battuta testimonia
quindi l’ironia che accompagnava sempre
Nicola Gallerano, ironia verso se stesso e ver­
so gli altri, dando una leggerezza alla sua se­
rietà che ricordo come uno dei suoi pregi e
dei suoi fascini. Ironia che si applicava in
questo caso non solo al cambiamento del­
l’oggetto privilegiato dell’indagine storica,
ma anche all’emergere — quasi nel sonno
— della soggettività sia degli storici sia dei lo­
ro oggetti, attraverso la memoria, la micro­
storia, la storia locale.
Pensando a quel misto di ironia e di serietà,
non posso non ricordare anche gli aspetti per­
sonali di tale singolare combinazione. Era
una questione di stile, di soggettività appun­
to, che si ritrovava non solo nell’atteggiamen­
to storiografico ma anche nel modo di rela­
zionarsi nella quotidianità. L’amicizia tra Ni­
cola e me era quasi esclusivamente vissuta in
occasioni di lavoro: presentazioni, convegni,
riunioni redazionali, e nei momenti di sociali­
tà permessi dagli interstizi di queste attività
professionali. Tanto più risaltava la straordi­
naria cordialità, l’immediatezza con cui Nico­
la si rapportava alle persone in quelle circo­
stanze, sempre favorendo l’emergere di una
intersoggettività nella quale la sua parte era
di volta in volta scherzosa, profonda, intelli­
gente, sensibile, senza mancare di criticità e
franchezza. Anche questa capacità di mesco­
lare la soggettività dello storico con la sogget­
tività quotidiana mi pare una caratteristica di
Nicola Gallerano, che associo alla simultanei­
tà di equilibrio e apertura nei suoi scritti di
critica storica, in particolare quando si occu­
pava delle sperimentazioni più sbilanciate
verso la soggettività e la memoria. E capitato
a me come ad altri di trovare in lui un’acuta
comprensione e una viva simpatia, non priva
di punte critiche, per i lavori di storia orale e
per le riflessioni sulla memoria. Ciò era certa­
mente dovuto alla sua propria consapevolez­
za della soggettività dello storico. Nella bella
intervista rilasciata nel 1988 ad Alberto De
Bernardi per “ Storia in Lombardia”5, Nicola
Gallerano intreccia qualche considerazione
autobiografica con l'analisi storiografica, e
parla di “senso di novità, gusto per le nuove
prospettive di ricerche e nuovi punti di vista,
non senza qualche peccato di ingenuità” . No­
ta en passant che gli storici italiani sembrano
aver imparato un po’ di più le lingue stranie­
re, e indica con precisione il difetto di conti­
nuità nell’apparente discontinuità, cioè l’an­
cora insufficiente problematizzazione del nes­
so tra la storia e la politica. Questa consape­
volezza e autoconsapevolezza critica — che
altro è l’attenzione alla soggettività? — Nico­
la la portava, con un’altra combinazione di
opposti, nella sua costante attenzione al nuo­
vo. Ricordo un suo intervento critico su “ Il
Manifesto” al volume Ego-histoire curato da
3 Sergio Ganapini, Tra le infinite memorie, “L’Unità”, 15 aprile 1996.
N. Gallerano, Fine del caso italiano? La storia politica tra ‘‘p oliticità’’ e “scienza", “ Movimento operaio e socialista” ,
1987, n. 1-2, pp. 5-25.
5 Alberto De Bernardi (a cura di), La storia contemporanea oggi. Intervista a Nicola Gallerano, “Storia in Lombardia” ,
1988, n. 3, pp. 147-157.
Memoria, soggettività, storia
Pierre Nora nel 1987, in cui Nicola, sempre
attratto dall’esplorazione di terreni di frontie­
ra, era tuttavia deluso, e lo dichiarava a tutte
lettere, dal percorso incompiuto nonostante
le proclamazioni verso un metodo rigoroso
di una possibile ego-storia.
L’equilibrio tra aspetti diversi e per certi
versi opposti si ritrova lungo tutta l’opera
di Nicola Gallerano. Tratti quali l’attenzione
alla vita delle popolazioni civili nel periodo
1940-1943 e allo stesso immaginario onirico
in quella congiuntura6 o all’immagine che
la popolazione civile italiana aveva del nemi­
co britannico7 — altrettanti elementi di at­
tenzione alla soggettività diffusa e comune
— si alternano alla puntigliosa analisi sulla
crisi dei paradigmi della storiografia negli
Stati Uniti8 e delle tendenze recenti della sto­
ria sociale nello stesso paese9. Questa secon­
da direzione di pensiero, attenta a una sog­
gettività specifica, quella accumulata nel pa­
trimonio storiografico, si ritrova in moltissi­
mi scritti di Nicola, tra i quali vorrei limitar­
mi a ricordare le riflessioni sulla crisi dell’oggettività nella storiografia che il libro di Novick aveva annunciato ed elaborato10, fino
all’utilissimo bilancio critico di storia della
storiografia in un recente libro scritto in col­
laborazione con Marcello Flores11.
Ritorna come un filo conduttore comples­
so lo sforzo di trovare punti di contatto e di
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tensione tra diverse concezioni di memoria
e di soggettività, tra serietà e ironia, tra schie­
ramento di un’intellettualità impegnata sui
temi cruciali del mondo attuale da un lato e
il tentativo di resistere alle logiche di schiera­
mento dall’altro (che Nicola rivendicò rispet­
to alla guerra del golfo, in un intervento sul­
l’uso pubblico della storia12). Tra i contributi
che la sua opera lascia alla comprensione del­
la storia e all’autocomprensione degli storici
del nostro paese si potrebbe dunque include­
re l’attenzione agli aspetti non immediata­
mente soggettivi, consci, riflessi, della sogget­
tività, ma piuttosto a quelli incorporati, direi
quasi oggettivati, in eventi, atteggiamenti,
stereotipi di varia natura. Un felice esempio
di questa dialettica è lo scritto sul 1968 e la
politica, che costituì un intervento al conve­
gno della Fondazione Micheletti13. In alcuni
recenti scritti Nicola ha ripreso il tema della
memoria. Da un lato ha messo in guardia
contro la “ troppa baldanza” di Arno J.
Mayer nel dichiarare la contrapposizione
tra memoria e storia e ricordato, come con­
traltare all’analisi di Maria Ferretti sulle con­
traddizioni della memoria nella Russia di
Gorbaciov, la perdita di memoria storica nel­
le società occidentali — anche qui mirando a
una sorta di ri-equilibrio delle posizioni sto­
riografiche14. Dall’altro lato ha insistito sulla
doppia valenza della memoria15, sia come ri-
6 N. Gallerano, Gli italiani in guerra, in Francesca Ferratini Tosi, Gaetano Grassi, Massimo Legnani (a cura di), L ’I­
talia nella seconda guerra mondiale e nella Resistenza, Milano, Angeli, 1988.
7 N. Gallerano, L'immagine italiana dell’inglese: propaganda e identità nazionale nel corso della seconda guerra mondiale,
in Paolo Pezzino, Gabriele Ranzato (a cura di), Laboratorio di storia. Studi in onore di Claudio Pavone, Milano, Angeli,
1994, pp. 207-215.
8 N. Gallerano, Alla ricerca del Graal. L'episodio della "New Urban History", in Ester Fano (a cura di), Una e divisibile.
Tendenze attuali della storiografia statunitense, Firenze, Ponte alle Grazie, 1991.
9 N. Gallerano, Cercatori di tartufi contro paracadutisti: tendenze recenti della storia sociale americana, “Passato e pre­
sente”, 1983, n. 4, pp. 181-196.
10 N. Gallerano, Tendenze recenti della storiografia americana, “Prometeo”, 1989, n. 21, pp. 114-117.
11 N. Gallerano, Marcello Flores, Introduzione alla storia contemporanea, Milano, Bruno Mondadori, 1995.
12 N. Gallerano, Guerra del golfo e uso pubblico della storia, “Ventesimo secolo”, 1991, n. 1, pp. 11-24.
13 N. Gallerano, Storia, memoria, identità nazionale. Tre libri sul passato nazista, “Passato e presente”, 1989, n. 21, pp. 219-231.
14 N. Gallerano, Memoria e storia: un dibattito, “Passato e presente”, 1994, n. 33, pp. 105-111.
15 N. Gallerano, Introduzione', Storia e uso pubblico della storia, in Id. (a cura di), L ’uso pubblico della storia, Milano,
Angeli, 1995.
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Scritti di Nicola Gallerano
vendicazione o riscatto di un passato nasco­
sto o negato sia come espressione opaca della
distanza da esso, che porterebbe all’anacro­
nismo se non soccorresse la storia a mettere
in prospettiva quel passato. E così conclu­
deva:
è necessario un uso pubblico della storia consape­
vole e critico, capace di mettere in questione l’opa­
cità e l’eternità del passato per riscattarlo dalla ti­
rannia del presente16.
La scomparsa di Nicola ci sollecita a lavorare
in questa direzione, riconsiderando, ancora
una volta in modo aggiornato ai tempi, i rap­
porti tra storia e memoria, tra storia e politi­
ca, tra storia e soggettività. La sua assenza ci
invita a tener fede a patti che erano impliciti
nello scambio con lui, a non lasciar cadere
quell’intersoggettività come comunicazione,
riflessione, ricerca, che era alla base della
sua pratica storiografica e del suo modo di vi­
vere. Insieme al dolore e al rimpianto ci resta
l’impegno a continuare, individualmente e
collettivamente, il lavoro di “riequilibrio” in­
trapreso da Nicola con generosità e acume.
Luisa Passerini
16 N. Gallerano, Introduzione, cit., p. 32.
Scritti di Nicola Gallerano
La bibliografia che segue raccoglie, senza pretesa
di esaustività, gran parte degli scritti di N icola
G allerano ed è stata curata dalla redazione sulla
base delle informazioni fornite da Ida Dominijanni (“ Il M anifesto”), Luisa Passerini, G ianpasquale Santomassimo e dalle redazioni de “ L’Indice” e
di “ Linea d ’om bra” , ai quali vanno i nostri ringra­
ziamenti.
Scrìtti in volume
Dossieri sui comunisti cinesi, in collaborazione con
Roberto Gabriele, Giulio Savelli, M ilano, Edizio­
ni Avanti!, 1963.
tram bi in G ianfranco Bertolo et al., Operai e con­
tadini nella crisi italiana del 1943-1944, M ilano,
Feltrinelli, 1974, pp. 3-78 e pp. 435-496.
L ’influenza d ell’am m inistrazione m ilitare alleata
sulla riorganizzazione dello S ta to italiano, in M.
Legnani (a cura di), Regioni e Stato dalla Resisten­
za alla Costituzione, Bologna, Il M ulino, 1975, pp.
87-116.
Il contesto internazionale, in G. Bertolo et al., Il
dopoguerra in Italia 1945-1948. Guida bibliografi­
ca, M ilano, Feltrinelli, 1975, pp. 9-26.
La De nel periodo degasperiano, R om a, Savelli,
1976.
L ’Italia dei quarantacinque giorni, in collaborazio­
ne con Luigi G anapini e Massimo Legnani, M ila­
no, Insmli, 1969.
Fascismo: la caduta, in Fabio Levi, U m berto Levra, N icola Tranfaglia (a cura di), Il mondo con­
temporaneo, voi. V, Storia d ’Italia, t. 2, Firenze,
La N uova Italia, 1978, pp. 489-500.
Crisi di regime e crisi sociale, in collaborazione con
L. G anapini, M. Legnani, M ariuccia Salvati; La
disgregazione delle basi di massa del fascism o nel
M ezzogiorno e il ruolo delle masse contadine, en­
L ’altro dopoguerra, in N. G allerano (a cura di),
L ’altro dopoguerra. Roma e il Sud 1943-1945, pre­
fazione di G uido Q uazza, introduzione di Enzo
Forcella, M ilano, Angeli 1985, pp. 31-49.