Cari Amici. raccogliamo le firme, che poi saranno depositate in Vaticano, per far diventare Santo Salvo D’Acquisto. La vita Salvo D’Acquisto frequentò la scuola dell’infanzia presso le salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice di via Alvino nel quartiere Vomero a Napoli. Arruolatosi giovanissimo nei Carabinieri come volontario, nel 1939, partì nuovamente volontario l’anno successivo per la Libia, a pochi mesi dall’inizio della seconda guerra mondiale; dopo essere rimasto ferito ad una gamba, restò con il suo reparto in zona d’operazioni sinché non contrasse una febbre malarica e rientrò poi in Italia nel 1942 per frequentare la scuola sottufficiali. Uscitone col grado di vice brigadiere, fu destinato alla stazione di Torrimpietra, un piccolo centro rurale sulla via Aurelia, a qualche decina di chilometri da Roma. Dopo l’8 settembre 1943, un reparto di truppe tedesche delle SS si era accasermato presso alcune vecchie postazioni precedentemente in uso alla Guardia di Finanza, nelle vicinanze della località Torre di Palidoro, che rientrava nella giurisdizione territoriale della stazione di Torrimpietra. Qui il 22 settembre alcuni soldati tedeschi che ispezionavano casse di munizioni abbandonate furono investiti dall’esplosione di una bomba a mano, probabilmente per imperizia nel maneggio degli ordigni. Uno dei soldati morì ed altri rimasero feriti. Il comandante del reparto tedesco attribuì la responsabilità dell’accaduto ad anonimi attentatori locali e richiese la collaborazione della stazione dei Carabinieri, temporaneamente comandata da D’Acquisto per l’assenza del maresciallo comandante. La mattina seguente D’Acquisto, assunte alcune informazioni, vanamente provò a ribattere che l’accaduto era da considerarsi un caso fortuito, un incidente privo di autori, ma i tedeschi insistettero sulla loro versione e richiesero la rappresaglia, ai sensi di un’ordinanza emanata dal maresciallo Kesselring pochi giorni prima. Il sacrificio Il 23 settembre furono dunque eseguiti dei rastrellamenti e catturate 22 persone scelte a caso fra i contadini della zona. Lo stesso D’Acquisto fu forzosamente prelevato dalla stazione, da parte di una squadra armata di tedeschi, e fu condotto alla Torre di Palidoro, dove erano stati radunati gli ostaggi. Fu tenuto un sommario “interrogatorio”, nel corso del quale tutti gli ostaggi si dichiararono ovviamente innocenti. Nuovamente richiesto di indicare i nomi dei responsabili, D’Acquisto ribadì che non ve ne potevano essere perché l’esplosione era stata accidentale, gli ostaggi e gli altri abitanti della zona erano dunque tutti quanti innocenti; il sottufficiale fu fatto segno di ingiurie e di dileggio da parte dei tedeschi, che giunsero ad insultarlo e malmenarlo, strappandogli anche lembi dell’uniforme. Subito dopo, gli ostaggi furono muniti di vanghe e costretti a scavare una grande fossa comune per la ormai prossima loro fucilazione. Le operazioni di scavo si protrassero per alcune ore; quando furono concluse fu chiaro che i tedeschi avrebbero davvero messo in atto la loro terribile minaccia. D’Acquisto si autoaccusò allora del presunto attentato, dichiarò che sua era la sola responsabilità dell’accaduto e che gli ostaggi erano innocenti, e ne chiese l’immediata liberazione. I 22 prigionieri immediatamente si diedero alla fuga, lasciando il sottufficiale, già dentro la fossa, dinanzi al plotone d’esecuzione. Salvo D’Acquisto fu fucilato, all’età di 22 anni. Le sue spoglie sono conservate nella prima cappella sulla sinistra, adiacente all’ingresso, della chiesa di Santa Chiara di Napoli. Nel 1983 fu aperta presso l’Ordinariato militare una causa di canonizzazione del sottufficiale. Il sacrificio di Salvo D’Acquisto è forse il più rappresentativo dell’intero preclaro medagliere dell’Arma dei Carabinieri, che dolorosamente si compone di altri gesti eroici non dovuti ad impulso, ma dettati dalla lucidità di proteggere la vita della popolazione civile qualunque ne fosse stato il prezzo. Medaglia d’oro al valor militare «Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme a 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma.» — Torre di Palidoro (Roma), 23 settembre 1943 Dal “Soffio di Dio”, oratorio di postulazione della Beatificazione di Salvo D’Acquisto, composta dal Maestro Antonio Pappalardo, eseguita nella Basilica di Santa Chiara in Napoli, nel 2003. Nel vento del deserto incontrasti la Patria in volti scuri di uomini senza futuro. Nei cieli ovattati invano cercasti la tua piccola stella che nel golfo di Circe ti indicava la via. Dove sono i fratelli, la madre, il padre, gli amori perduti, la fede nel Dio di Abramo, il Cristo in croce nella piccola scuola che occhi fanciulli vedevano immenso? A tre passi da te, sedevano re, cavalieri e baroni. Tu umile correvi fra gli umili per servirli. Non fuggisti lontano su monti sicuri a cercare effimera gloria. Quaggiù, mentre altri inseguono speranze perdute nei deserti dell’anima, si sta male e il tempo limaccioso non passa. Ma sei tra la gente, che nella storia non conta. E questa è la tua Patria. Tra le alghe secche e marce, arenate sulla spiaggia, il mare limaccioso s’insinua a fatica. Il vento autunnale spazza le onde spruzzando acqua e sale in segno di benedizione. La Torre rotta, inerte assiste. I gabbiani stridono cupi, mentre il popolo fugge appresso ai suoi re. Un uomo, solo, si aggrappa alla Torre come fosse una patria. Munasterie ‘e Santa Chiara E’ fernuto ‘o tiempo mio E, nun pozzo cchiù turnà A vede’ ‘a faccia soia Munasterie ‘e Santa Chiara Nfunno ‘a cchiesia na fiammella Ca se move, nun se stuta Trase ‘o viento suspiranno. Stu mare mme guarda cu ppena e cu ddulore E l’onne sbatteno cu ffatica ‘O viento passa ‘e late, nun s’arresta n’auciello sente ‘o tiempo ca se cagna ‘o munno scappa, corre mme lassa sulo sona ‘a voce chiara ‘e na nennella. Dimane ‘o sole fa chiare mare e cielo Senz’ ‘e me se scetano tutt’ ‘e ccose Io dormo notte e ghiuorno, iuorno e notte N’aucielle canta, canta, nun me sceta Na fugliulella cade, scenne ‘nterra Llà sotto ce stongh’io e dormo, ll’aria mme trase ancora ‘mpietto ma nun vene d’ ‘o mare mme sta ‘mbriacanno, mme fa sunnà veco lampare addurmute ‘o cielo è chiaro stanotte mare scuro ‘o viento sona comm’ ‘a na zampogna sento na voce tremante me tocca ‘o core Santa Chiara, Santa Chiara Anema santa Damme na mano, famme turnà Damme na mano, famme durmì Famm sunnà ‘a faccia toia Famme scetà ‘a casa mia Santa Chiara,Santa Chiara Stienne ‘e mmane, stienne ‘e mmane Santa Chiara, Santa Chiara Stienne ‘e mmane, stienne ‘e mmane Anema Santa Munasterie ‘e Santa Chiara È fernuto ‘o tiempo mio No,nun pozzo cchiù turnà A vedè ‘a faccia soia Munasterie ‘e Santa Chiara ‘nfunno ‘a cchiesia na fiammella ca se move, nun se stuta. trase ‘o viento, suspira. ‘nman’’a Crist’a vita mia ca stasera se ne va Accussì giovane chiamma mamma chiagne scunsulata. gira attuorne a sta torre spaccata Santa Chiara, Santa Chiara anema Santa stienne ‘e mmane damme ‘na mane famme sunnà famme durmì famme scetà Nome Cognome Luogo e data di nascita Domicilio Firma