Anno Accademico 2013-2014 Lezione 5 ECONOMIA DEI BENI CULTURALI Salvatore Lo Giudice 1 5. I Beni Culturali sono beni pubblici? 2 Beni Culturali beni meritori? • Una delle più diffuse ma meno argomentate tesi per cui i servizi legati alla fruizione dei BC dovrebbero essere offerti dallo Stato è quella secondo cui essi sarebbero “beni di merito”. In quest’ottica, lo Stato conosce meglio dell’individuo cosa sia bene per lui ed ha senso “forzare” il suo consumo rispetto alle sue preferenze individuali in quella direzione. • Gli economisti in larghissima parte rifiutano questa visione e partono dall’idea del consumatore sovrano. Tutt’al più lo Stato può influire sulla formazione delle preferenze attraverso l’offerta educativa, ma non tramite la produzione diretta o il sussidio alla produzione di BC. 3 Perché non si può avere un mercato efficiente? Ci sono diverse cause: 1. Market failures: I casi di fallimento del mercato sono principalmente dovuti, secondo la scienza economica: – All’informazione incompleta; – Alla presenza di beni dalle caratteristiche particolari: i cosiddetti beni pubblici; – A situazioni in cui, essendo la proprietà di un bene non ben definita, a fronte del beneficio che deriva dal suo consumo non c’è remunerazione: le esternalità positive 4 2. Rivalità ed escludibilità: Definiamo rivalità quella caratteristica della maggioranza dei beni/servizi per cui il consumo di un’unità da parte di un agente implica il non consumo della stessa da parte degli altri. L’escludibilità è quella caratteristica di un bene per cui si può decidere chi ne può beneficiare (generalmente chi paga!). Dipende dalla tecnologia. Rivalità Non Rivalità Classificazione dei Beni Escludibili PC, Voli Aerei, Quadri, Sculture, Mobili, …. Sono i Beni Privati (Tout Court) Strada, Musei,Parchi e siti Archeologici recintati, Spettacoli Teatrali Beni Pubblici Spuri Non Escludibili Pesci del Mare e Terre di Proprietà di Nessuno Difesa Nazionale, Ordine Pubblico, Attività di Ricerca Beni Pubblici Puri 5 I beni pubblici puri: Le peculiari caratteristiche dei beni pubblici si riflettono su quello che gli economisti chiamano “il problema dell’impresa”(da cui si ricava la curva di offerta) determinando queste anomale caratteristiche: • Soddisfare uno o più consumatori costa uguale; • Data una quantità prodotta, es.1, posso venderla più volte, avendo quindi ricavi diversi. Tuttavia affinché ci sia incentivo a produrre un bene, un’impresa deve essere in grado di vietare il consumo a chi non paga per esso, altrimenti l’opzione di consumare non pagando è la preferita da tutti e non c’è ricavo! Nel caso dei beni pubblici, non essendoci escludibilità, nessuno li vuole produrre. Se non c’è offerta non c’è mercato, e dunque c’è inefficienza. 6 Il free riding come origine dell’inefficienza. In questo contesto definiamo free riding: fingere scarso interesse verso un bene pubblico che si desidera, contando sul fatto che qualcuno pagherà, esso verrà prodotto ed io ne beneficerò gratis (Esempio: c’è un bene pubblico che, per semplicità, può essere prodotto solo in una certa quantità. Esempio: la ristrutturazione di un edificio storico (arte in piazza). Dunque la decisione riguarda se produrlo o no. 7 Lo si produce se c’è domanda: • Il costo di produzione è 150; • Il valore attribuito a quel bene dai due unici consumatori di questa economia, A e B, è 100 per entrambi; • 100+100=200>150: il bene andrebbe prodotto perché ci sarebbe sovrappiù; la produzione e lo scambio genererebbero beneficio. Se non c’è produzione si parla di inefficienza, perché non si dà una produzione e successivo scambio che, qualora ci fossero, renderebbero tutti più soddisfatti. 8 Free riding come strategia di un gioco. I consumatori possono adottare due strategie: domandare la ristrutturazione o non domandarla. Payoff: • Se A domanda e B domanda, il bene è prodotto ed il costo è fatto sopportare ad entrambi in ugual misura (75); • Se solo uno dei due domanda e l’altro no, il primo paga 150, il secondo 0 ed entrambi beneficiano del bene pubblico (utilità a cui attribuiscono valore 100) • Se entrambi non domandano il bene non è prodotto (nessuna spesa e nessun beneficio) Il gioco ad informazione completa (= i giocatori conoscono i playoff dell’avversario) e mosse simultanee. 9 10 I BC pubblici puri: il ruolo dello Stato. L’inefficienza appena illustrata costituisce un fallimento di mercato: autonomamente gli agenti economici non ottengono, con lo scambio, che si produca e si scambi un bene che aumenterebbe il benessere di tutti. Tocca allo Stato produrre: • direttamente o attraverso sussidi e/o agevolazioni fiscali a soggetti privati (es. i proprietari del palazzo da ristrutturare, se fosse privato). Ma “quanto” produrre? Quante risorse dedicare a questo tipo di produzione? 11 Ipotizziamo che i consumatori rivelino sinceramente le loro preferenze. Essi esprimono la propria curva di domanda per il bene “arte in piazza” che è interpretabile come il valore da ciascuno di loro attribuito ad ogni livello (quantità) di tale bene. Si sommano tali valori per ogni livello di arte in piazza e si ottiene così la domanda di bene pubblico. 12 Costruzione curva di domanda aggregata di un Bene Pubblico: Solitamente si costruisce la domanda individuale prendendo nota delle risposte del consumatore a domande del tipo: se questo bene avesse prezzo = tot, quanto ne acquisteresti? Quando si sommano le domande individuali in verticale si opera quindi nel senso di fare come al punto precedente, ma prendendo in considerazione l’insieme degli individui, così da avere, per ogni livello della produzione di BP, il valore attribuito da essi ad un’unità ulteriore prodotta. La produzione si deve fermare prima che il costo marginale del produrre il BP superi il valore attribuito dall’insieme dei consumatori all’ultima unità prodotta. E’ questo il criterio con cui lo Stato dovrebbe determinare 13 la quantità di “arte in piazza” da produrre. Chi paga? La rivelazione delle proprie preferenze potrebbe essere usata dallo Stato per fare pagare a ciascun agente il bene pubblico a seconda di quanto è gradito; per questo di solito è difficile applicare l’analisi di cui sopra. C’è in effetti, nuovamente, un incentivo ad essere free rider! Gli economisti teorici si sono sì inventati un meccanismo di voto che, grazie a incentivi monetari, permette di conoscere le vere preferenze, tuttavia è estremamente improbabile che tale procedura sarà mai messa in pratica perché estremamente complicata e costosa. Gli economisti empirici hanno invece escogitato alcuni metodi che permettono almeno una misurazione di massima della disponibilità a pagare per la produzione di un BC. 14 I metodi per misurare la disponibilità a pagare per la produzione di un BC si distinguono in metodi diretti, frutto di un’indagine conoscitiva presso i consumatori, e metodi indiretti. Tra i metodi diretti (preferenze dichiarate) troviamo: • i referendum. Ma comportamenti strategici potrebbero però manifestarsi anche nel voto. Inoltre, si tratta di un metodo molto costoso. • i metodi dell’economia sperimentale • il metodo della valutazione contingente (CVM), che consiste nel chiedere direttamente: quanto pagheresti per fruire di questo BC?, ricordando il vincolo di bilancio e la presenza di beni sostituti. Anche questo ha evidenziato molti limiti. 15 Il limite più grande che accomuna tutti questi metodi è comunque l’impossibilità di escludere completamente comportamenti opportunistici (free-riding). Per quanto riguarda i metodi indiretti (preferenze rivelate) Ciascuno di essi dà una visione parziale del valore attribuito al BC in questione, ma presi insieme possono fornire un apporto utile. Essi sono: • Il metodo del costo di viaggio: Con questo metodo il beneficio marginale che il consumatore trae dalla fruizione del BC è desunto dalla spesa totale (tempo libero + viaggio) che egli è disposto a spendere. Queste spese si ricavano da questionari ad hoc somministrati. 16 Si calcola la spesa totale media e la si moltiplica per il numero di visitatori in un anno, si ottiene così una misura del valore attribuito al museo; questo metodo è applicabile solo a BC che generano flussi turistici. Non considera i benefici ai residenti. Un ulteriore problema è dato dal fatto che un viaggio spesso si giustifica per più scopi. • Il metodo dei valori urbani, (basato sul metodo del prezzo edonico): Quando in un’area si costruisce un museo, i valori delle case circostanti aumenta. Questa è una misura indiretta di quanto il pubblico apprezzi un museo. Si raccolgono dati sui prezzi e le caratteristiche di abitazioni più o meno distanti dal BC considerato e si stima un’equazione del tipo: 17 prezzo casa = a+b*x+c*y+d* distanza dal BC. La stima del valore di d consente di quantificare la variazione del benessere sociale legato alla presenza di un museo. Problemi: è difficile individuare tutte le caratteristiche rilevanti per la formazione del prezzo delle case. Inoltre questo metodo non coglie i benefici di chi non vive in zona. • Il metodo del valore attuale: in realtà, la sua applicabilità ai beni pubblici puri non è possibile. Un tipico problema che potrebbe essere affrontato con l’utilizzo di questo metodo è il seguente: un museo pubblico dovrebbe o no acquistare un’opera, magari costosa, per arricchire la propria collezione? Si può calcolare quanti extra incassi apporterebbe al museo tale acquisto e questo valore può essere usato come misura dell’incremento 18 del benessere sociale. Free riding: un vero problema? • Alcuni sottolineano che il problema del free riding nel campo dei BP è sopravvalutato, o va visto in termini diversi. Alcuni beni pubblici sono forniti da sempre dal settore privato. • Le formule “freemium”che stanno diventando sempre più numerose nei servizi offerti sul web confermano. Se c’è un gruppo di agenti cui i servizi in questione danno molta utilità, questi potranno, nella consapevolezza del problema del free-riding, essere disposti a pagare più della media pur di poterli consumare. 19 Government failures. Quando gli obiettivi dello Stato differiscono da quelli della comunità che rappresenta non è detto che la produzione di beni pubblici avvenga a livelli ottimali. Questo è solo uno di quegli aspetti problematici legati all’intervento pubblico in economia che vanno sotto il nome di fallimenti dello Stato. Altro es.: là dove non regna sovrano l’obiettivo del massimo profitto sono molto più numerosi i casi di X-inefficienza: non si produce cioè minimizzando i costi (sprechi di fattori; tecnologie obsolete). In ambito pubblico c’è poi spesso una mancata percezione di un vincolo di bilancio, con effetti indiretti negativi sull’utilità dei consumatori via aumento del debito pubblico o della tassazione. 20 Il ruolo del settore non-profit. Quando i Beni Culturali sono Beni Pubblici puri, che sia lo Stato a doversene fare carico è da stabilire in base ad un’analisi costi-benefici (market vs government failures). L’alternativa può essere data dalla produzione da parte di un ente non-profit. Per molti la comparsa del settore non-profit sulla scena dei BC pubblici in Italia ha proprio il senso di una ritirata dello Stato. Tale settore si finanzia anche con donazioni: altra testimonianza del fatto che non tutti siamo free-riders! Ma le fondazioni non soffrono delle government failures? 21 Le fondazioni soffrono di mali comuni all’intero settore del non-profit: • Non sono soggetti alla disciplina della concorrenza, del fallimento. Ciò può implicare che “producano” all’interno della frontiera efficiente (X-inefficienza): non c’è incentivo alla minimizzazione dei costi ed alla massimizzazione delle rendite da allocare. • Connubio non-profit e mondo politico: il rapporto non è sempre di rispettosa distanza! • C’è inoltre un problema di controllo dell’operato degli amministratori, che possono operare massimizzando funzioni-obiettivo proprie (come i burocrati pubblici). 22 Esistono però vantaggi garantiti dalla sostituzione del non-profit allo Stato nel ruolo di produttore di beni culturali definibili come beni pubblici puri, quali: • La possibilità di produrre a costi inferiori, per la capacità di attrarre lavoro volontario • La maggiore flessibilità e discrezionalità che derivano dal non essere sottoposti ad obblighi di imparzialità e trasparenza • Il settore non-profit dà anche maggiori garanzie in merito alle scelte tra vari progetti culturali, nel senso che tende meno a privilegiare un’arte “di regime” e garantisce pluralismo Infine il non-profit è maggiormente in grado di sollecitare la discriminazione volontaria di prezzo. 23 Beni pubblici spuri. Perché ci sia incentivo a produrre un bene/servizio, l’impresa deve essere sicura di potere escludere il consumo di chi non paga. Se un servizio è escludibile ma non rivale? Es. la visita al museo. Finché non c’è congestione un biglietto in più staccato non comporta un costo aggiuntivo, dunque se decido di far pagare al secondo visitatore un biglietto (p>0), come al primo, e questi decide di non visitare perché il suo beneficio marginale è minore di quel prezzo, c’è un’inefficienza. Infatti lo scambio (ad un prezzo minore) beneficerebbe entrambi, ma non avviene. Per certi versi, però, si tratta di un problema di scelta di unità. Se considero come unità il biglietto della comitiva il problema della congestione si fa subito presente. 24 La congestione. La non-rivalità dei beni pubblici spuri è imperfetta. Se chi paga il biglietto per il Louvre ha diritto alla visione della Gioconda devo allungare i tempi di apertura all’aumentare del numero di visitatori. Ma allora più visitatori, più costi! Si parla in questo caso di beni pubblici spuri e misti, ed essi sono molto simili ai beni privati. L’analisi del mercato dei biglietti di un museo non è quindi molto diverso dall’analisi di un mercato che si studia in microeconomia, (es. quello delle mele). Non si può quindi giustificare la produzione pubblica del servizio “visita al museo” sulla base dell’argomentazione che esso è un Bene Pubblico. 25