CLASSICI CONTRO Verso i Classici contro SOTTO LO SGUARDO DI APOLLO GALLERIE D’ITALIA A PALAZZO LEONI MONTANARI - SALONE DI APOLLO 2.1 POTERE DEI SOLDI E DELLE PAROLE Venerdì 30 marzo 2012, ore 17.15 TOMASO MARIA LUCCHELLI (Università Ca' Foscari Venezia) CHE COSA SI PUÒ FARE COL DENARO Iconografia numismatica e comunicazione politica Ben pochi hanno pensato, quando ancora qualcuno credeva al “miracolo greco”, di includere tra tutto ciò che di meraviglioso, di sublime, di bello, o di altro dall’antichità si crede sia stato prodotto un frutto così speciale della civiltà ellenica qual è la moneta. Forse perché tutto sommato gli autori antichi ne hanno parlato poco e male? O perché la moneta, come oggetto e come concetto, è qualcosa di sfuggente? O perché di soldi in fondo non è tanto educato parlare… e quindi è un’eredità un po’ ambigua e imbarazzante dei classici? I classici a volte sono ambigui, per fortuna. Certo, a essere precisi, chi ha ideato la moneta forse non era neppure proprio un greco, anche se le opinioni riguardanti il suo inventore erano già in epoca classica discordi; senza dubbio quel dischetto di metallo prezioso, coperto di segni così significativi, è però qualcosa che le città greche hanno adottato come una loro istituzione tipica, al pari di altre che più spesso vengono ricordate per nobilitare l’idea della polis antica (l’agorà, il teatro, la democrazia…), e i casi di città che non avevano una propria moneta – il più noto è senz’altro quello Sparta, ma non era il solo – erano considerati più delle bizzarrie che delle varianti possibili di un modello; anzi, non usare la moneta o usarla solo in poche determinate situazioni è qualcosa che un autore antico in vena di descrizioni etnografiche si preoccupa magari di segnalare, illustrando le caratteristiche di qualche popolo barbaro. La CLASSICI CONTRO UNIVERSITÀ CA' FOSCARI VENEZIA moneta era cosa così normale per un greco che persino nel regno dei morti, almeno a quanto fa capire già Aristofane, e ribadisce secoli dopo Luciano, se ne faceva uso, anche se non si sapeva bene quale fosse la valuta corrente… Solo gli Dei, a dir la verità, sembrano poterne fare a meno, ma si sa, non è l’unica differenza rispetto ai mortali. La usavano tutti, o quasi, ma non tutti ne erano entusiasti, in primis gli aristocratici di vario tipo, che non potevano forse mandar giù che un qualsiasi parvenu, monetizzando un colpo commerciale fortunato o addirittura prestando a interesse il denaro stesso, potesse arricchirsi tanto da ribaltare una gerarchia sociale che si voleva naturale e immune da scossoni bruschi, una gerarchia economica basata sul monopolio della terra (qualcuno forse oggi parlerebbe di “economia reale”?) e su rapporti ambiguamente legati alle obbligazioni asimmetriche, alla redistribuzione arbitraria, allo scambio di doni. Nella città di Platone la moneta sembra quasi più un problema da risolvere che una risorsa, ma i suoi concittadini ateniesi sapevano bene come usarla, e anche i loro leader. È possibile che alcuni fossero disturbati da un altro aspetto della moneta antica, e cioè dal fatto che la moneta era un prodotto dello stato ed era pensata soprattutto per le esigenze dello stato e, quando vigeva una democrazia, della collettività dei cittadini; era un’espressione di un accordo e di una consuetudine, sancita in qualche modo dalla legge, dal nomos. Naturalmente lo stato la sfruttava e talvolta se ne approfittava, perché la moneta si presta alla manipolazione: non era semplice metallo prezioso, era garanzia e fiducia, e come tale poteva anche venir tradita; e insieme alla moneta fu inventata si può dire la sua falsificazione, tanto dei cittadini disonesti quanto delle tesorerie e delle zecche ufficiali Il potere sfruttava la moneta anche per diffondere i suoi simboli: spesso poco più che semplici segni di un’identità da preservare e divulgare, ma a volte anche sottili giochi tra immagini e parole, e, specialmente quando il potere era monarchico, elementi di un discorso celebrativo e autocelebrativo che si fa via via più complesso, tra richiami colti e manipolazioni ideologiche. Tomaso Lucchelli (1969) è ricercatore di Numismatica presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove da alcuni anni tiene l’insegnamento di Numismatica Antica. Ha studiato diversi aspetti della storia delle monete e della moneta nel mondo greco e romano, concentrandosi in particolare sui fenomeni di adozione e diffusione della moneta all’interno e ai margini delle società antiche e su alcune serie della monetazione provinciale romana. Si interessa inoltre anche di metrologia antica. Tra i suoi contributi, La moneta nei rapporti tra Roma e l'Europa barbarica (1998); Katalog der Alexandrinischen Münzen der Sammlung dr. Christian Friedrich August Schledehaus im Kulturgeschichtlichen Museum Osnabrück (2001, con A. Savio); La moneta tra Greci e Traci (2004); L'adozione della moneta a Selinunte: contesti e interazioni (2009). Progetto a cura di Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani UNIVERSITÀ CA' FOSCARI VENEZIA DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI - DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA E BENI CULTURALI ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CULTURA CLASSICA VENEZIA CENTRO DI STUDI "ANTROPOLOGIA E MONDO ANTICO" - UNIVERSITÀ DI SIENA COMUNE DI VICENZA ASSESSORATO ALLA CULTURA LICEO CLASSICO ANTONIO PIGAFETTA VICENZA CLASSICI CONTRO UNIVERSITÀ CA' FOSCARI VENEZIA