1 verbali dei lavori della commissione giudicatrice della

VERBALI DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE DELLA PROCEDURA DI
VALUTAZIONE COMPARATIVA PER LA COPERTURA DI N. 1 POSTO DI PROFESSORE
UNIVERSITARIO DI RUOLO DI II FASCIA PRESSO LA FACOLTA’ DI SCIENZE
UMANISTICHE, PER IL SETTORE SCIENTIFICO - DISCIPLINARE M-DEA/01
VII RIUNIONE
Il giorno 3 Novembre 2010, alle ore 11, presso i locali della Sala Seminari e Tesi al piano terra delle
ex-Vetrerie Sciarra, sede della Facoltà di Scienze Umanistiche, si riunisce la Commissione giudicatrice della
procedura di valutazione comparativa per n. 1 posto di Professore Universitario di ruolo di II fascia presso la
Facoltà di Scienze Umanistiche, settore s/d M-DEA/01, per la stesura della Relazione finale e per la
predisposizione degli Allegati alla stessa, previsti dalla attuale normativa.
Risultano presenti i Prof. Francesco Faeta, Presidente; Luisa Faldini, Membro; Gianpaolo Gri,
Membro; Patrizia Resta, Membro; Antonino Colajanni, Segretario.
Si redige la seguente
RELAZIONE FINALE
Al Magnifico Rettore
dell’Università degli Studi Roma
“La Sapienza”
La Commissione giudicatrice della procedura di valutazione comparativa a n.1 posto di Professore
Universitario di ruolo di II fascia presso la Facoltà di presso la Facoltà di Scienze Umanistiche, per il Settore
s/d M-DEA/01, bandito dall’Università di Roma “la Sapienza” e composta dai Professori di cui al Decreto
rettorale del 30/06/2008 (Avviso pubblicato sulla G. U. – IV Serie Speciale, n. 54, dell’11/07/2008), si è
riunita per adempiere alle funzioni conferitegli nei seguenti giorni:
Seduta preliminare: 9.04.2010
I Riunione: dal 9 al 12.06.2010
II Riunione: 20.09.2010
III Riunione:21.09.2010
IV Riunione:27.09.2010
V Riunione: 28.09.2010
VI Riunione: 29.09.2010
VII Riunione: 3.11.2010
Seduta preliminare: designazione del Presidente (Prof. Francesco Faeta) e del Segretario (Prof. Antonino
Colajanni); presa d’atto della normativa concorsuale (Legge 3/07/ 1998, n. 210, relativo regolamento di
applicazione DPR 117/2000 e L. 31/2008); dichiarazione di legge sulla inesistenza di parentela ed affinità
entro il IV grado incluso tra i Commissari; fissazione dei criteri di massima e definizione del calendario dei
lavori; invio di una richiesta formale, da parte del Presidente, al Rettore della Università di Roma “La
Sapienza”, di proroga del termine dei sei mesi previsti per la conclusione dei lavori della Commissione, per
ulteriori quattro mesi, e quindi fino al 12 Novembre 2010.
1
I Riunione: presa d’atto della avvenuta pubblicità dei criteri di massima (Legge 117/2000), lettura
dell’elenco ufficiale dei candidati; dichiarazione di legge sull’inesistenza di parentela ed affinità entro il IV
grado incluso tra i Commissari ed i candidati; elencazione dei candidati da valutare ai fini della procedura:
identificazione dell’apporto del candidato nei lavori di collaborazione, stesura dei profili curriculari, del
giudizio individuale dei singoli Commissari su ciascun candidato e formulazione dei giudizi collegiali da
parte della Commissione. (Allegato I: Profili curriculari e giudizi individuali e collegiali relativi a titoli e
pubblicazioni scientifiche)
II Riunione: discussione sulle pubblicazioni scientifiche e sorteggio, da parte di ciascun candidato, di tre dei
cinque argomenti, uno dei quali è poi oggetto della prova didattica; giudizio individuale e collegiale della
commissione sulla discussione riguardante le pubblicazioni scientifiche di ciascun candidato.Presa d’atto
della rinuncia da parte della candidata Franca Romano, non comunicata alla Commissione, a partecipare alla
discussione dei titoli scientifici e alla successiva prova didattica (Allegato II: Giudizi individuali e
collegiali relativi alla discussione sulla produzione scientifica)
III, IV, V, VI Riunione: espletamento della prova didattica, giudizio individuale e collegiale sulla prova
didattica; valutazione comparativa finale (giudizio complessivo) sulla base dei profili curriculari, delle
valutazioni dei titoli scientifici e delle prove (discussione sulle pubblicazioni, prova didattica) da ciascun
candidato sostenute ed indicazione dei seguenti candidati ritenuti idonei:
- Dott. ssa Alessandra Ciattini
- Dott. ssa Cecilia Pennacini
(Allegati III e IV: Giudizi individuali e collegiali relativi alla prova didattica; Giudizi complessivi
finali)
VII Riunione: stesura della Relazione finale e predisposizione degli Allegati.
Terminati i lavori, il Presidente incarica il Segretario di trasmettere al Responsabile del procedimento i
verbali delle riunioni e la relazione finale con allegati tutti i giudizi, individuali, collegiali e complessivi
espressi sui singoli candidati nelle varie riunioni in plico chiuso e sigillato, con l’apposizione delle firme di
tutti i Commissari sui lembi di chiusura ed unitamente ad una nota scritta di trasmissione dei verbali.
La seduta viene tolta alle ore 14,30.
Roma, 3 Novembre 2010.
Letto, approvato e sottoscritto seduta stante.
La Commissione
1)
2)
3)
4)
5)
Prof. Francesco Faeta, Presidente
Prof. ssa Luisa Faldini, Membro
Prof. Giampaolo Gri, Membro
Prof.ssa Patrizia Resta, Membro
Prof. Antonino Colajanni, Segretario
2
Allegato I alla Relazione finale
Profili curriculari e giudizi individuali e collegiali relativi a titoli e
pubblicazioni scientifiche
- Leopoldo Ivan Bargna
Profilo curriculare
Laurea nel 1988 in Filosofia Morale sul pensiero di Michel Foucault. Professore a contratto presso
le Università di Torino e Milano Bicocca negli anni 2002-2005. Ricercatore in discipline DEA
presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca dal 1-2-2005. Ha svolto attività didattica presso la
stessa Università dal 2005 al 2008, tenendo per affidamento corsi annuali e semestrali nell’ambito
disciplinare, con particolare riferimento all’Etno-estetica e all’Antropologia dell’arte, collaborando
anche con le attività di formazione dottorale della medesima Università. Ha seguito numerose tesi
di laurea come relatore, alcune delle quali anche presso Università straniere. Ha tenuto relazioni e
comunicazioni dal 1999 al 2008 in numerosi convegni e seminari, alcuni dei quali all’estero. Ha
svolto anche attività di curatela e collaborazione per esposizioni museali e d’arte sia in Italia che
all’estero. E’ stato membro dal Benin e in Africa occidentale. E’ membro di numerose associazioni
scientifiche nazionali e 2003 al 2005 della missione etnologica italiana in Africa Equatoriale, e dal
2005 al 2008 della missione in internazionali.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
Le pubblicazioni proposte alla valutazione della commissione da parte del candidato (ventisei, per
un lasso di tempo che va dal 1990 al 2008), testimoniano un’attività scientifica costante nel tempo
e, dunque, una buona operosità scientifica. Il dominio elettivo dell’attività scientifica di Bargna è
quello dell’antropologia dell’arte, con particolare riferimento all’arte africana. A tale specifico
contesto afferiscono, con pochissime eccezioni, le pubblicazioni presentate. L’interesse per l’arte
africana si esercita sia nell’analisi di manufatti artistici presenti in collezioni occidentali (Peggy
Guggenheim, Bruno Finocchiaro, collezioni etnografiche comasche), sia nell’analisi degli oggetti
artistici nei loro contesti culturali e sociali di appartenenza, sia nella valutazione delle aree di
contatto tra pratiche occidentali e pratiche africane dell’arte e nell’anamnesi, sulla linea della pista
autorevolmente aperta da James Clifford, delle strategie espositive (si veda, a esempio, lo scritto
Sull’incerto confine dell’esporre arte qui e altrove, 2008), con particolare riferimento ai regimi
scopici propri della prassi museale (vedi a esempio, a tal ultimo proposito, lo scritto Arte africana
in discussione, 2004). La prospettiva da cui il candidato guarda oggi all’arte africana appare attenta
alle forme di riuso, ibridazione, contaminazione, con una consapevolezza di fondo del carattere
costruito e negoziato del contatto tra Occidente e Africa nell’ambito specifico, della natura
processuale e non essente del contesto artistico africano, della dimensione globale in cui le pratiche
s’inseriscono, con esplicito riferimento al lavoro di Appadurai, Amselle, Hannerz, oltre che, ancora,
di Clifford. Il lavoro del candidato, sicuramente destinato a svilupparsi in un campo relativamente
nuovo per la tradizione di studi nazionali e con esiti originali, resta ancora ancorato, in alcune delle
sue opere più sistematiche e di ampio respiro, a un prevalente criterio classificatorio, catalografico e
tipologico dei manufatti, che ne limita un po’ l’interesse scientifico (si veda, a esempio, il dizionario
Africa nera, Milano, 2009; qui per altro, l’adesione, sia pur espressa in prospettiva problematica,
alla nozione di civiltà africana, desta, dal punto di vista dell’antropologia culturale e sociale, oltre
1
che dal punto di vista più ristretto dell’antropologia dell’arte, qualche perplessità). Di notevole
utilità conoscitiva, oltre che di buon equilibrio tra base informativa e ermeneusi, risulta invece la
monografia Arte africana, Milano 2003, in cui il concetto di “invenzione dell’arte nera” appare
espresso con lucidità critica e sostenuto da adeguata documentazione.
Commissario Colajanni
Il candidato presenta 26 pubblicazioni, buona parte delle quali sono brevi saggi e interventi, tutte
incentrate sul tema dell’arte africana, tradizionale e contemporanea, argomento sul quale egli
mostra grande competenza e nel quale può essere considerato un autorevole specialista. Spiccano
tra le sue pubblicazioni alcuni corposi manuali generali sull’arte africana, corredati da ricche
immagini e commenti competenti, che hanno soprattutto, ma non esclusivamente, destinazione di
alta divulgazione (Arte Africana del 2003, L’Arte Africana del 2006, Africa Nera del 2007, Arte in
Africa del 2008). Sono anche rilevanti 5 cataloghi di altrettante esposizioni di collezioni private
(arte Igbo, Yoruba, terrecotte africane, ecc.).
Di maggiore impegno analitico ed etnografico-interpretativo sono i saggi dedicati all’arte bamileke
tra locale e globale (2006), ai processi politici e social-religiosi e alla loro riflessione nell’arte
contemporanea della chefferie di Badjoun del Cameroun (2007), che sono stati anche stimolati da
un ricerca di campo in quel paese. Ricchi e interessanti anche i saggi generali sul mito nell’arte
africana (2005), sul colore nell’arte africana (2006) e sulla costruzione filosofica dell’identità
africana (2005).
Il candidato appare dunque come un eccellente specialista di arte africana, con una attenzione
particolare alla modernità e ai processi contemporanei in tema di produzione di immagini e di
creazione di nuovi significati, in grado anche di identificare e analizzare le relazioni tra arte e
religione, tra arte e processi socio-politici. I suoi lavori non mostrano una particolare attenzione e
un approfondimento dei criteri iconologici, estetici e formali della produzione artistica, ma piuttosto
di quelli contestuali, sociali e funzionali.
Data la sua nettissima specializzazione in uno solo dei settori delle discipline etno-antropologiche, e
pur apprezzando la qualità delle conoscenze e degli apporti conoscitivi a questo settore, mi rimane
qualche dubbio che il candidato possa essere preso in considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Gri
Il candidato Ivan Leopold Bargna si presenta con le caratteristiche dello specialista competente nel
settore dell’arte africana subsahariana. Muovendo dai primi lavori di illustrazione e catalogazione di
manufatti presenti in collezioni italiane, con il volume Arte africana del 1998 (riedito nel 2003) ha
offerto una sintesi - apprezzata anche a livello internazionale - illustrativa e problematica della
varietà di forme e pratiche artistiche del continente africano, dei loro processi di mutamento,
insieme con i complessi rapporti intrattenuti dai manufatti africani con la società occidentale
(precomprensioni, proiezione di schemi, processi di selezione, collezionismo, museografia).
I contributi successivi, in forma continuativa a partire dal 2004, hanno toccato e sviluppato
ulteriormente il lavoro catalografico, l’attività di organizzazione e divulgazione delle conoscenze
(come il dizionario Africa nera per Electa) e alcune questioni già delineate in quel volume,
attraverso l’arricchimento di informazione etnografica e lo sforzo di ricostruzione delle
etnoestetiche (come nei diversi interventi relativi al contesto di Bandjoun, derivati dalla ricerca sul
campo).
Commissario Resta
E’ ricercatore nel settore scientifico disciplinare M/DEA presso la Facoltà di Scienze della
Formazione dell’Università di Milano-Bicocca dal 2005.
L’attività scientifica del candidato, si è sviluppata in varie direzioni ma in ambiti fra loro connessi, a
partire soprattutto da una prospettiva di tipo etnoestetico.
2
Presenta ventidue fra saggi e riviste di cui uno in lingua inglese e quattro volumi di cui uno si
risolve nella sua cura del catalogo dell’opera scultorea di Finocchiaro. Tre dei volumi e quindici
articoli sono stati pubblicati dopo la sua presa di servizio nel ruolo di ricercatore
Alcuni saggi di antropologia dell’arte africana, come quello sull’arte bamileke in Camerun, sono
frutto di ricerche sul campo. Interessanti sono i suoi studi sull’arte africana a lungo intesa in
Occidente come arte primitiva e le sue posizioni, tese a contrastare le forme velate di
“neoprimitivismo” o “neoetnicismo” con le quali questa è talvolta accolta. Altrettanto interessanti e
rigorose sono le sue analisi sulle modalità con cui gli Africani storicamente hanno subito e si sono
appropriati attivamente della concezione europea dell’arte pervenendo a creazioni che vanno ben
oltre gli stereotipi entro i quali sono stati confinati. Proficue e originali sono, infine, le sue
riflessioni sui filosofi africani e sulla costruzione dell’identità africana marcata dall’incontro/scontro
con l’Occidente.
Nonostante il fascino delle sue pubblicazioni, l’indirizzo monotematico della sua attività scientifica
finisce con il costituirsi come limite.
Commissario Faldini
Docente di materie DEA, ricercatore dal 2005, con ricerche di campo in Camerun e in Bénin, Ivan
Bargna presenta pubblicazioni ccoerenti con il settore DEA riguardanti quasi esclusivamente
l’antropologia dell’arte. Alcune delle pubblicazioni non chiariscono quale sia il suo apporto ( 1989,
Igbo in coll. con M. Bargna; 1991, Dalla terra… in coll. Con E. Anati, schede non attribuibili; 1992,
Yoruba, in coll. con M. Bargna, schede non attribuibili), altre non recano bibliografia (1994, voci
dizionario; 2000, Sognando l’Africa; 2000, L’Africa…; 2007, Des malentendus…; 2008, L’arte in
Africa). Bargna ha svolto ricerche in Africa, e proprio in riferimento ad esse appartengono alcuni
dei suoi migliori contributi (2006, L’arte bamileke…, 2007, Immagini…, 2007, Giovani lupi….
2008, Bandjoun Station…) davvero esaurienti oltre che rigorosi come metodo e interpretazione. A
lato di pregevoli studi, tra cui anche l’ottimo volume ‘Arte africana’ del 2003 e il pregevole articolo
del 2006 sui Percorsi dell’arte etiopica contemporanea, tuttavia si collocano opere molto divulgative
quali L’arte africana (in CD, 2006) e L’arte in Africa (2008) le quali non trovano corrispondenze in
quelle che potrebbero essere le possibilità del candidato, la cui produzione risente di questo
andamento altalenante tra rigore scientifico e divulgazione.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la commissione ritiene il candidato studioso competente, che ha sviluppato una costante attività a
partire dal 2003, producendo opere di sicuro interesse nel settore specifico dell’antropologia
dell’arte, con particolare riferimento all’arte dell’area sub sahariana, di cui si è occupato in maniera
pressoché esclusiva.
La forte impronta specialistica del suo lavoro nonché una certa dimensione divulgativa ad esso
conferita, la mancanza di un complesso retroterra di ordine fenomenologico, iconologico, storico
artistico, rende il suo lavoro sicuramente situato in una prospettiva nuova nell’ambito degli studi
nazionali ancora in formazione benché suscettibile di sviluppi interessanti.
- Alessandra Ciattini
Profilo curriculare
Laurea nel 1972 in Lettere Moderne con tesi di carattere etnologico-religioso. Dal 1981 Ricercatore
confermato in discipline DEA, dopo essere stata borsista del CNR dal 1975 al 1978. Dall’anno
1993-1994 ha svolto attività didattica nel settore M-DEA, con particolare riferimento
all’antropologia religiosa, svolgendo con continuità attività di insegnamento in corsi istituzionali
3
fino a tutt’oggi. Ha partecipato a numerosi convegni e seminari in Italia e all’estero, con particolare
riferimento ad aree dell’America Latina. Ha tenuto corsi presso Università cubane e messicane. E’
stata coordinatrice di Accordi internazionali con Istituti di ricerca di Cuba e del Messico.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
La pubblicazioni proposte alla valutazione della Commissione dalla candidata testimoniano un
interesse scientifico costante, prolungato nel tempo, frutto di una regolare operosità scientifica (il
primo lavoro presentato è del 1976, l’ultimo del 2008, per un totale di 39 titoli, divisi in due
sottogruppi, scritti di antropologia religiosa e scritti antropologici). I contributi di maggior rilievo
sono da ascrivere al campo dell’antropologia religiosa di cui la candidata è una delle cultrici più
assiduamente impegnate nel panorama nazionale. In questo campo si segnalano, in particolare, il
manuale introduttivo, adottato presso molte sedi universitarie e più volte ristampato, Antropologia
delle religioni, Roma, 1997, il contributo monografico dedicato a Religioni e religiosità, presente
in I modi della cultura, curato da Italo Signorini (Roma, 1992), altro manuale per la formazione di
notevole rilievo, e due delle prime prove organiche, Sulla religione primitiva, Roma, 1986, e
L’animismo di Edward Burnett Tylor. Uno sguardo sulla religione primitiva, pubblicato in una
collana diretta da Bernardo Bernardi, Antonino Colajanni e Luigi Maria Solivetti (Torino, 1995).
Quest’ultimo volume si colloca tra i pochi contributi italiani che organizzano, alla luce di una
tematica emergente, una riflessione su autori centrali per la formazione del pensiero antropologico,
con spunti di riflessione originali (ma, ancora in tale direzione, si veda il breve ma interessante
contributo relativo a Clifford Geertz, che precede di qualche anno più sistematiche riflessioni
italiane sull’autore statunitense). Di notevole interesse appare la pubblicazione del saggio Charles
de Brosses, introdotto dalla candidata con un ampio saggio, in collaborazione con altro autore, con
spunti di riflessione interessanti sulla genesi del comparativismo in antropologia e studi storicoreligiosi. Va segnalata la presenza di numerosi scritti tradotti in lingua castigliana, che indicano una
attività efficace di mediazione culturale con contesti latino-americani, che si inscrive nel solco della
tradizione dell’università e delle istituzioni culturali, volute da studiosi di rilievo oggi scomparsi, in
cui la studiosa lavora, attività testimoniata anche dalla sua partecipazione alla gestione e alla
redazione culturale (anche con propri contributi scientifici) della rivista “L’Uomo”. La lettura dei
suoi scritti pone qualche interrogativo circa l’aggiornamento del quadro metodologico-critico e per
quel che concerne la struttura complessiva delle narrazioni e delle riflessioni scaturite dal proprio
personale terreno. Nel complesso, tuttavia, per l’ampia conoscenza delle tematiche trattate, per la
capacità di coniugare la riflessione su figure cardine della storiografia specifica con peculiari aspetti
problematici, per l’originalità di taluni spunti, il giudizio espresso appare ampiamente positivo.
Commissario Colajanni
La candidata presenta una quarantina di saggi, tra cui due volumi e uno a cura con impegnativo
saggio interno, quasi tutti dedicati a diversi temi di antropologia dei fenomeni religiosi, settore nel
quale ha estese conoscenze ed ampia produzione storico-critica.
Tra i suoi lavori più rilevanti il volume L’animismo di Edward Burnett Tylor. Uno sguardo sulla
religione primitiva (1995, pp. 252), che ricostruisce con cura e competenza l’ambiente culturale,
filosofico e religioso dell’Inghilterra della metà dell’800, nella quale Tylor si formò e scrisse i suoi
principali studi sulle forme primitive di religione; lo studio non trascura di porre in rilievo certe
connessioni tra lo spiritismo ottocentesco e la nascita e sviluppo del tema dell’ “animismo”. Le
ricerche critiche più recenti sviluppatesi nel mondo anglosassone sul cosiddetto “intellettualismo
inglese” sono esaminate e criticate con accuratezza, e viene anche proposto un interessante parallelo
tra le “concezioni magico-religiose” e il “senso comune”, inteso come “ideologia spontanea”. Al
tema più generale dello studio antropologico della religione, in termini storico-critici, e con intento
sistematico-manualistico, è dedicato il volume Antropologia delle religioni (1997, pp. 335), che
4
abbraccia l’intera letteratura specifica, soprattutto teorico-storico-critica sull’argomento, ma anche
etnografica, sulle forme religiose e i rituali delle società di interesse etnologico. E’ apprezzabile lo
sforzo di sintetizzare, fornendo al tempo stesso un quadro teorico fermo e coerente, l’ambito ampio
e complesso dei temi dell’antropologia delle religioni, dalla possibile definizione dei fenomeni
religiosi alle radici filosofiche del pensiero e delle pratiche simbolico-rituali, alla valutazione critica
dei diversi orientamenti sviluppatisi sul tema (emozionalismo, sociologismo, simbolismo,
strutturalismo, storicismo, neo-intellettualismo), infine alla opposizione-coordinazione tra credenze
e rituali, e ai processi di acculturazione religiosa. L’autrice insiste molto sulla “polifunzionalità” dei
fenomeni religiosi e quindi sui rapporti tra il campo religioso-rituale e gli altri campi dell’esperienza
vitale delle società umane.
Un importante contributo è costituito dalla cura della edizione italiana del famoso libro
settecentesco di Charles de Brosses, Sul culto degli dei feticci, che contiene anche un ricco saggio
dell’autrice (pp. 14-70), denso di spunti critici e storico-teorici che presentano con chiarezza e
abbondanza di dati sia la figura dell’autore che il tema del feticismo.
Un lavoro interessante e originale consiste nella cura di un numero speciale della rivista “L’Uomo”
(1991), dedicato a “La dimensione quotidiana: ricerche e problemi metodologici”, nel quale è
inserito un breve ma intelligente e acuto saggio critico su Clifford Geertz (“Il panteismo culturale di
Geertz”).
Altri saggi sono dedicati a diversi autori di storia delle religioni (un profilo di Ugo Bianchi), a
diversi temi di storia religiosa e culturale della Chiesa cattolica (la crisi delle ideologie e la strategia
culturale della Chiesa, e l’importanza del celibato dal punto di vista economico), al metodo
comparativo, a vari argomenti della religiosità popolare cubana di tipo sincretico (santería), alla
quale la candidata ha dedicato quattro saggi (tra cui un volume a sua cura) tratti da studi diretti a
Cuba nell’ambito di un pluriennale rapporto di collaborazione universitaria con quel paese.
Appaiono anche alcuni studi sulle forme religiose popolari italiane (“San Michele e il suo
antagonista: quando la realtà si configura come drago”). Di particolare interesse una indagine critica
sulla divinazione africana degli Azande, a partire dagli studi classici di Evans-Pritchard. In un
lavoro in collaborazione con altra studiosa, la candidata approfondisce in maniera puntuale e
originale l’analisi delle basi economiche e socio-politiche dei processi di divinazione, proponendo
una interpretazione “materialistica” dei fenomeni divinatori.
La candidata mostra nel complesso grande competenza nei diversi aspetti dell’analisi antropologica
dei fenomeni religiosi, unita a costante spirito critico, e i suoi contributi sono originali sia nella
impostazione teorico-filosofica che nelle scelte dei materiali empirici discussi. La scrittura è sempre
piana e l’argomentazione convincente, ben concatenata, e la connessione fra impostazione teoricofilosofica e analisi dei dati empirici è chiara e conseguente. Una lunga esperienza didattica e
accademica appare dal curriculum. Il profilo di Ciattini e i suoi contributi scientifici suggeriscono
dunque che debba essere presa in considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Faldini
Ricercatrice dal 1981, docente di materie DEA dal 1993, con ricerche di campo a Cuba, la
candidata presenta pubblicazioni, coerenti col settore DEA, che si situano quasi tutte nel solco della
metodologia della scuola italiana di Storia delle Religioni, tuttavia, negli ultimi anni, ha maturato un
interesse per la ricerca di campo, che l’ha vista attiva in ambiente caraibico, specificatamente a
Cuba.
Nella nutrita serie di pubblicazioni che presenta ai fini della valutazione comparativa, una parte
imponente riguarda l’analisi ed il commento di problematiche relative alla religione affrontate dagli
studiosi (1978, Magia religione…Frazer…; 1986, Lévy-Bruhl…; 1986, vol. Sulla religione…;
1987, Religione e scienza…; 1988, Relativismo…;1991, Note antropologiche…; 1991, Il
panteismo…; 1993, Tendenze…; 1995, vol. L’animismo…; 1998, Intellettualismo…; 2002,
L’etnologia… Bianchi; 2005, Voci Jensen, Kulturkreislehre e Schmidt; 2005, Antropologia de la…)
dimostrando attenzione per le questioni teoriche e il loro sviluppo attraverso il tempo, contributi che
5
sono seguiti anche da commenti a casi specifici (1976, Divinazione…; 1979, San Michele…; 1985,
Misticismo…; 2004, Un modello…) e che dimostrano la maturità scientifica della candidata.
A lato, un secondo tema importante è quello della struttura e del significato della religione (1984,
La mentalità…; 1992, Religioni…; 2004, Significacion..; 2007, Riti religiosi…; 2009, vol.
Antropologia…), un tema che la candidata tratta con competenza e rigore metodologico nei
contributi presentati, parallelamente ad altri che affrontano in modo molto interessante le politiche
della Chiesa cattolica (2004, La crisis…; 2005, El celibato; 2008, El origen…; 2002, Le trappole…)
nel mondo contemporaneo.
Un capitolo a parte gli ultimi interessi della candidata, che ha affrontato esperienze di ricerca di
campo a Cuba (2002, vol. in coll. Religione…; 2005, Resistenza…; 2005, Sincretismo…; 2007,
Religione…; 2007, Una festa…), seguite ad accordi con le locali istituzioni, nell’ambito delle quali
essa ha ben studiato le interazioni fra religione e politica in un ambiente ove il locale regime
consente l’espressione religiosa ove questa contribuisca alla coesione sociale, come rileva la
Ciattini.
Le altre pubblicazioni, che testimoniano della preparazione della candidata (1988, Le credenze…;
1991, La dimensione…; 1995, L’altro…; 2000, ed. di De Brosses; 2005, L’inconscio…; 2007,
L’antropologia…), fanno da corona a quelle sopra indicate, tutte apprezzabili per ottima raccolta dei
dati, nonché per coerenza di analisi, originalità e interpretazione degli stessi.
Commissario Gri
La candidata presenta una lunga serie di contributi distribuiti lungo un trentennio di attività di
ricerca, riflessione e attiva partecipazione al dibattito intorno a temi principalmente di storia delle
religioni e di antropologia religiosa. Per questo suo contributo continuativo è da prendere in
considerazione in questa valutazione comparativa. Una prima linea costante di riflessione e
approfondimento è quella rivolta alla storia del pensiero antropologico: dal confronto con le
elaborazioni evoluzionistiche in tema di religioni “primitive” fino agli sviluppi contemporanei. Un
secondo interessante percorso ha carattere più specificamente manualistico, con l’edizione di
numerosi contributi (fra cui emerge Antropologia delle religioni del 1997) dedicati all’illustrazione
del fenomeno religioso nella pluralità delle forme e interpretazioni, e alla presentazione critica dei
modelli teorici e delle metodologie sviluppati in ambito antropologico per l’analisi dell’esperienza
religiosa.
Dal 2002, a partire dalla scrittura della seconda parte di un volume pubblicato insieme con J.
Ramirez Calzadilla (Religione, politica e cultura a Cuba, 2002) alle linee precedenti la candidata ha
aggiunto ricerca, riflessione e dialogo con ricercatori e istituti d’oltreoceano, relativamente ai
fenomeni della religiosità tradizionale e ai problemi religiosi (in relazione anche ai rapporti con le
scelte e gli sviluppi delle politiche) della società contemporanea in America Latina, e a Cuba in
particolare.
Commissario Resta
E’ ricercatore confermato nel settore disciplinare M/DEA, nella Facoltà di Scienze Umanistiche
dell’Università di Roma Sapienza.
La produzione scientifica della candidata è ricca e densa e di ottimo livello. Presenta quarantuno
pubblicazioni fra saggi, articoli, pubblicazioni on line e CD, e quattro volumi, due dei quali a sua
cura, sia lingua italiana che in spagnolo.
Nella sua lunga carriera scientifica e accademica ha affrontato principalmente temi di antropologia
religiosa, senza sottrarsi al più ampio dibattito disciplinare e alla lusinga di applicare le competenze
maturate nella conoscenza disciplinare anche a dibattiti a sfondo politico ( cfr Le trappole
dell’ideologia dominante: come si manipola il senso comune Trasformazione dell’università e
politiche neo liberiste). Tuttavia è nel campo dell’antropologia religiosa che la candidata ha tradotto
con più efficacia il suo pensiero, affrontando la tematica sia in chiave teorica (cfr Antropologia
6
delle religioni) che attraverso l’analisi di casi tratti dal contesto latinoamericano e cubano in
particolare.
Nel complesso, dalla documentazione presentata si evince il quadro di una personalità scientifica
matura ed equilibrata, il cui apporto nel settore scientifico disciplinare è stato pertinente, rigoroso e
conseguente al dibattito che negli anni si è sviluppato nell’antropologia delle religioni.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la commissione rileva come la candidata mostri un costante impegno di studio, caratterizzato da
elementi di originalità, innovatività e rigore metodologico. Le sue competenze nel settore scientifico
disciplinare si integrano in modo brillante con quelle di carattere storico religioso. Il suo apporto
alla ricostruzione critica delle problematiche antropologico religiose anche in chiave storica appare
rilevante così come l’importanza formativa di alcune sue pubblicazioni che hanno avuto ampia
diffusione all’interno della comunità scientifica.
- Maria Luisa Ciminelli
Profilo curriculare
Laurea in Lettere nel 1983. Dottorato di ricerca presso l’Università di Firenze nel 1995. Due borse
di studio post-dottorali presso l’Università di Firenze, nel 1998 e nel 1999. Ha partecipato ad alcuni
progetti di ricerca CNR e Murst, coordinati dal Prof. Vittorio Lanternari e a numerosi convegni e
conferenze nazionali e internazionali. E’ membro di diverse associazioni scientifiche nazionali e
internazionali. Nell’ambito dell’attività didattica si segnalano, in particolare, i corsi tenuti per
contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, a partire dal 2001-2002.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
La candidata presenta alla valutazione della commissione venticinque pubblicazioni che coprono un
periodo che va dal 1990 al 2008. Tra tali pubblicazioni, che attestano una sufficiente operosità
scientifica e un’attività costante nel tempo, una recente monografia e due volumi collettanei da lei
curati. Interessi precipui della candidata sono nell’ambito della salute e della sua percezione in
contesti nativi (soprattutto dell’Africa occidentale, in particolare, del Mali), e nell’ambito
dell’antropologia dell’arte e dell’estetica. In quest’ultimo campo si colloca la monografia D’incanto
in incanto. Storia del consumo occidentale d’arte primitiva, Bologna, 2008, che in modo
documentato ripercorre la storia della ricezione e dell’appropriazione dei manufatti esotici in ambito
Occidentale, problematizzando la nozione stessa di arte, così come è lì elaborata. L’opera è
utilmente preparata dal volume collettaneo Immagini in opera. Nuove vie in antropologia dell’arte,
Napoli, 2007, in cui, attraverso il lavoro di numerosi studiosi, tra cui la stessa candidata, si tenta, in
alcuni casi con buoni risultati, di delineare nuovi campi di carattere intenzionale e negoziale al
processo di entificazione del manufatto artistico. Sul versante degli studi sulla salute, va ricordata la
monografia Follia del sapere e saperi della follia. Percorsi etnopsichiatrici tra i Bamanan del Mali;
Roma, 1998, pubblicata in una collana antropologica di rilievo, che parte da uno spunto originale,
quello di una specifica follia del sapere, indotta dai processi di conoscenza, soprattutto scolari, nei
giovani nativi, per svilupparsi in modo documentato e con un buon sostegno della letteratura
antropologica, etnologica ed etnopsichiatrica. Il lavoro relativo all’antropologia dell’arte si sviluppa
in un campo relativamente nuovo e desueto, anche se proprio in questa direzione si deve rilevare
una certa debolezza nell’impostazione teorica, soprattutto in ordine ai presupposti iconologici, alla
7
costituzione dei regimi scopici, al retroterra fenomenologico e psicologico-percettivo che
presiedono alla riflessione specifica.
Commissario Faldini
Dottore di ricerca nel 1995, docente di materie DEA dal 2001, ha svolto ricerche di campo in
Africa. Le pubblicazioni di M. L. Ciminelli, coerenti con il settore DEA, coprono un arco che si
esplica a partire dal 1990 per giungere al 2008. La prima parte delle sue ricerche, contestualizzata
nelle pubblicazioni (1990-2005), riguarda principalmente l’antropologia medica, intervallata da
alcune recensioni (J.-L. Amselle; I.Iaria, M.G. Scalise e B. Tagliacozzi; M. Aime) che testimoniano
l’attenzione anche per letture non strettamente connesse con i suoi temi ricerca, nonché da
riflessioni relative al lavoro di campo (1996). L’interesse per i temi relativi alla terapeutica la
portano a ricerche di campo in Africa occidentale (soprattutto Mali), ove ferma la sua riflessione su
alcune problematiche relative ai Bambara, espresse con buona analisi in molte pubblicazioni ( 1992,
1997, 1998, 2000), tra cui risalta il volume “Follia del sapere e saperi della follia. Percorsi
etnopsichiatrici tra i Bamanan del Mali (1998) ove la Ciminelli riesce a trovare una buona sintesi fra
dati etnografici e prospettive teoriche. Altri studi seguono percorsi di discussione su concetti
relativi alla salute (CBS) oppure sono utili excursus bibliografici, oppure ancora riguardano il tema
delle Mutilazioni Genitali Femminili. Particolarmente interessanti i contributi relativi all’esame
lessicale dei termini relativi alla salute e alla malattia, indagati in Mali (1992, 2000, 2002, 2005), i
quali offrono un quadro esaustivo delle discrepanze fra terapeutica tradizionale e biomedicina.
A partire dal 2006, la candidata compie una svolta verso una ricerca orientata verso l’antropologia
dell’arte, espressa in articoli (2006, 2007, 2008), in curatele (2006 e 2007) e in un volume (2008),
all’interno dei quali discute con competenza di patrimonio, dell’invenzione dell’arte ‘primitiva’, di
allestimenti museali problematici e di etnocentrismo.
In sintesi, una buona produzione, di buon livello, i cui contenuti sono in linea con gli attuali dibattiti
antropologici.
Commissario Colajanni
La candidata presenta 25 pubblicazioni dedicate con equa distribuzione a due temi importanti di
ricerca, nei quali ha raggiunto approfondimenti di qualità ed ha prodotto contributi originali:
l’etnopsichiatria ed antropologia medica africana, e l’antropologia dell’arte. Queste pubblicazioni
comprendono due volumi, e altri due volumi a cura, con saggi interni ed introduzioni dettagliate.
Nel campo dell’antropologia medica e dell’etnopsichiatria africanista si distingue il volume Follia
del sapere e saperi della follia. Percorsi etnopsichiatrici tra i Bamanan del Mali (1998, pp. 300),
che è una buona monografia etnografica arricchita dalla conoscenza della lingua (che consente
all’autrice di approfondire aspetti cognitivi ed espressivi della cultura medica locale), e da una
frequente discussione dei presupposti teorico-metodologici degli studi del settore (come per
esempio nel cap. 5, dedicato ai “confini del sistema salute/malattia”), ma sempre ponendoli in
stretta relazione con il proprio campo empirico di ricerca. Le informazioni raccolte sono la maggior
parte delle volte scrupolosamente collegate con una galleria di personaggi (informatori privilegiati)
dei quali è presentata una elegante catalogo. Altri saggi approfondiscono temi e problemi presentati
nella monografia, soffermandosi sulle metafore locali della malattia, sulle cause attribuite
localmente agli stati di alterazione della salute. Di rilievo teorico e generale due saggi dedicati alla
“culture-bound syndrome”, definito un concetto vago e di dubbia utilità (1997), e al “controtrasfert
culturale” proprio del lavoro di campo e determinante nella costruzione dello statuto del ricercatore
(1996).
All’antropologia dell’arte la candidata ha dedicato un interessante volume, ricco di informazioni e
di spunti critici, che va dai primi esempi di esotismo alle recenti analisi estetiche sull’arte
extraeuropea e ai problemi del recente mercato dell’arte “primitiva” (D’incanto in incanto. Storia
del consumo di arte primitiva in Occidente, 2008, pp. 253). Due volumi a cura, che comprendono
ricchi saggi di analisi storico-critica, completano gli studi approfonditi in questo settore (Immagini
8
in opera: Nuove vie in antropologia dell’arte, del 2007, e La negoziazione delle appartenenze:
Arte, identità e proprietà culturale nel terzo e nel quarto mondo, del 2006). Di interesse generale e
teorico-metodologico il saggio: Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e possibili
effetti collaterali: etnomimesi ed etnogenesi (2008), che discute da un punto di vista antropologico
alcuni aspetti del problema dell’UNESCO riguardante i criteri di salvaguardia dei patrimoni
immateriali delle società umane.
La candidata ha mostrato di saper dare contributi approfonditi originali, sia di tipo storico-critico e
teorico, sia di tipo empirico-etnografico, in due diversi settori importanti delle discipline
antropologiche, e pertanto ritengo che meriti di essere presa in considerazione ai fini del presente
concorso.
Commissario Gri
Il percorso scientifico della candidata, tradotto in continuità d’interventi a partire dal 1991, muove e
ruota in un primo periodo intorno alla ricerca sul campo sviluppata in Mali, fra i Bamanan: la
monografia del 1998 (Follia del sapere, saperi della follia. Percorsi etnopsichiatrici tra i Banaman
del Mali) ne rappresenta la sintesi, insieme con i contributi del 1997-98 sul dibattito intorno alla
nozione di CBS. I temi dell’antropologia medica e dell’etnopsichiatria hanno avuto ulteriore
trattazione anche in contributi degli anni successivi, intrecciandosi ai dibattiti di ambito
antropologico anche sui fenomeni più specifici, più generalmente sociali, come la questione delle
mutilazioni genitali femminili.
A partire dal 2004-5 l’interesse della candidata si è rivolto anche al settore dell’antropologia
dell’arte. In quest’ambito la dott. Ciminelli ha offerto alcuni apprezzabili contributi di ricerca e
discussione in tema di patrimonio e di relazioni tra Occidente e “arte primitiva”, e la cura di due
volumi collettanei di saggi (La negazione delle appartenenze. Arte, identità e proprietà culturale
nel terzo e quarto mondo del 2006, Immagini in opere. Nuove vie in antropologia dell’arte del
2007), che ben testimoniano gli sviluppi dello specifico settore disciplinare.
Commissario Resta
La candidata ha seguito un percorso formativo completo ed ha svolto una lunga e fruttuosa attività
di ricerca, concentrata su due macro settori inerenti l’uno all’antropologia medica e l’altro
all’antropologia dell’arte.
Presenta venticinque pubblicazioni di cui venti fra articoli e saggi e cinque volumi, per tre dei quali
la candidata oltre a scrivere alcuni saggi è anche co-curatrice.
Con particolare riferimento all’antropologia medica la candidata ha orientato la sua attenzione,
almeno inizialmente, verso l’etnopsichiatria indagando in profondità in particolare il caso dei
Bamanan del Mali, aprendosi in seguito allo studio di problematiche diverse come, per esempio, le
mutilazioni genitali femminili.
Più recente, anche se non meno intensa e articolata, è l’attività di ricerca sul tema dell’antropologia
dell’arte, nel cui contesto la candidata ha indagato sia le dinamiche di appartenenza che le forme
d’arte possono significare (cfr Arte primitiva e negoziazione delle appartenenze), sia i modelli
espressivi ed espositivi sull’arte esotica. In entrambi i casi, le sue considerazioni appaiono
congruenti e rigorose.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la commissione rileva che la candidata presenta un’ampia serie di pubblicazioni articolate su due
precisi settori tematici di rilevante interesse per la disciplina, l’etnopsichiatria e l’antropologia
medica in generale, e l’antropologia dell’arte. I contributi della candidata al primo di tali settori è
caratterizzato da rigore metodologico (si veda in particolare il lavoro monografico derivato dalla
ricerca sul campo in Africa, lavoro che si distingue anche per la rilevanza scientifica della
9
collocazione editoriale) e da solidità di impianto scientifico. Il secondo di tali settori, avviato in
tempi più recenti, pur rivelando la volontà di esplorare con sistematicità un settore in parte nuovo
per gli studi italiani, appare ancora in via di completa definizione critica.
- Francesca Declich
Profilo curriculare
Laureata in Lettere con una tesi in Etnologia presso l’Università di Roma nel 1986, consegue un
Master of Science presso la London School of Economics di Londra nel 1990 e il Dottrorato di
ricerca presso l’Istituto Orientale di Napoli nel 1992. Dal 2004 è Ricercatore confermato di
discipline M-DEA presso l’Università di Urbino dove – da quell’anno e sino ad oggi – svolge
attività didattiche nell’ambito dell’Antropologia Culturale, avendo svolto in precedenza attività di
docenza per contratto presso varie Università e Istituti. Ha conseguito borse di studio per le attività
di ricerca dal 1988 al 1998 erogate da numerose istituzioni nazionali e internazionali, tra le quali la
Italian Fullbright Commission per attività presso l’University of Pennsylvania e la Northwestern
University. Dal 2007 è Direttore scientifico della missione etnologica italiana in Malawi e
Mozambico. E’ membro della redazione della rivista “Letture Urbinati” e del comitato di redazione
della rivista “Politique Africaine”. Ha partecipato con proprie relazioni e comunicazioni a
numerose conferenze e seminari nazionali e internazionali, soprattutto per quel che riguarda gli
studi di africanistica, gli studi di genere e quelli di antropologia applicata, ed ha organizzato alcuni
eventi seminariali a livello nazionale ed internazionale. E’ membro di numerose associazioni
professionali italiane e straniere.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Colajanni
La candidata presenta una cinquantina di pubblicazioni, tra le quali due volumi, numerosi saggi
pubblicati in inglese in importanti riviste internazionali, e una serie di rapporti di ricerca e di
consulenza presentati, nell’ambito dello studio dei problemi sociali dei processi di sviluppo, ad
alcune istituzioni internazionali pertinenti (come la Banca Mondiale, l’IFAD e alcune ONG
italiane). Le competenze della candidata sono ricche ed ampie: vanno dagli studi di genere e della
narrativa orale presso diverse popolazioni somale dell’Africa orientale, ai problemi della
pianificazione e gestione di progetti di sviluppo, sia in Africa che in America Latina.
Il più importante contributo è un volume dedicato ai processi identitari e di formazione etnica nella
Somalia meridionale, con riferimento al rapporto tra relazioni parentali e processi rituali. E’ il
frutto maturo di una ricerca sul campo pluriennale (I Bantu della Somalia. Etnogenesi e rituali
mviko, 2002, pp. 287), che ha avuto come obiettivo diretto quello di conciliare ed intrecciare tra
loro la dimensione etnografica, risultato di investigazioni di campo di lunga durata in una regione
estesa, con la dimensione storica, della memoria, evidenziata anche dai dati delle ricerche di
archivio e sui documenti coloniali. Le popolazioni della valle del Giuba, nella Somalia meridionale,
sono l’oggetto specifico di questa intensa ricerca, nella quale i temi ricorrenti sono: il sistema locale
di produzione della memoria storica, la percezione identitaria espressa in termini locali, i rituali che
riportavano alla memoria contesti sociali complessi, collegati alla storia di emancipazione dalla
schiavitù, all’iniziazione e alla fertilità dei giovani, il rapporto con gli antenati. Nel volume viene
anche discusso con cura, e criticamente, il valore delle diverse forme narrative. La molteplicità dei
gruppi e le loro diverse affiliazioni genealogiche, i conflitti social-politici e di rappresentazioni, la
difficile articolazione tra genti di origine e di provenienza meridionale (bantu) con quelle di origine
somala settentrionale, la integrazione tra diverse attività economiche di base (pastorizia, agricoltura,
caccia), l’esistenza di associazioni di mutua assistenza per il lavoro agricolo, sono tutti temi
10
affrontati nei loro rapporti di equilibrio-tensione, con costante riferimento e attenzione ai rapporti
con i poteri “esterni” alle comunità locali (lo stato coloniale prima, e lo stato somalo
contemporaneo, dopo). Una grande attenzione è anche dedicata agli “eroi fondatori” delle tradizioni
locali, come per esempio Nassib Bundo, e alle loro guerre remote, come anche ai processi di
stratificazione sociale che hanno determinato una rigida diversificazione verticale nella regione. Ai
rituali iniziatici e alle danze rituali è dedicata l’ultima parte del volume, nella quale è anche spiegata
in dettaglio la ragione della segretezza e del nascondimento dei rituali in presenza di estranei. Viene
presentato con buoni argomenti il tema dell’esistenza di un collegamento marcato tra il contesto dei
rituali tradizionali e il senso delle variazioni tra le fonti storiche orali, che sono sottoposte a un
costante processo di selezione, e spesso mostrano diversi modi di strategia accomodativa nella
negoziazione sociale della memoria.
Il tema della memoria in rapporto all’identità etnica viene ripreso con cura in un successivo volume,
che approfondisce, evidenzia e discute con maggiori approfondimenti temi accennati nel volume
precedente: Quando il silenzio è memoria. Identità etnica e storia nella Somalia del sud (2006, pp.
148). Questo volume contiene la traduzione italiana di quattro saggi pubblicati negli anni precedenti
in inglese in importanti riviste internazionali. Viene sottolineata con forza l’importanza delle fonti
orali femminili, sia in generale che in rapporto con l’esperienza delle violenze e delle guerre, la
relazione tra danze, Islam e processi identitari, la particolarità dei rifugiati bantu trasferitisi dalla
Somalia in guerra al Kenya, e così via.
Sono di particolare interesse, tra gli altri saggi, tre scritti dedicati alla poesia religiosa femminile in
Somalia, che mostrano grande sensibilità per l’analisi antropologica di forme narrative e poetiche,
abilità nella raccolta e analisi di testi, e capacità di contribuire con questi materiali insoliti allo
studio della condizione femminile e dei rapporti di genere nel contesto specifico (“Poesia religiosa
femminile: nabi-ammaan, nel contesto rurale della Somalia” [1999], “Sufi experience in rural
Somali: a focus on women” [2000], “Sources on Islam composed in the vernacular: Somali
women’s religious poetry” [2001]).
La candidata mostra nel suo complesso una competenza di alta qualità professionale nel campo
delle formazioni etniche, dell’identità e delle attività rituali connesse, in un’ampia regione del corno
d’Africa. Ha dato anche consistenti contributi nell’area della narrativa di genere, sulla condizione
femminile e sui processi di sviluppo nei loro aspetti sociali e culturali. Nel campo dello sviluppo i
suoi rapporti e i suoi saggi rivelano anche una competenza tecnica sulla pianificazione, gestione e
valutazione delle iniziative di sviluppo. Ha anche pubblicato all’estero in sedi molto qualificate, e
possiede un Dottorato italiano e un Master conseguito a Londra. Per le ragioni suesposte ritengo che
la Declich debba essere presa in considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Faeta
La candidata presenta alla valutazione della commissione quarantanove titoli (tra cui quattro tesi da
lei discusse nei diversi periodi della sua formazione), che coprono un periodo che va dal 1988 al
2006. Tali pubblicazioni, che attestano una regolare e costante attività scientifica, vertono
essenzialmente su questioni africane e latino-americane, su questioni di genere e di teoria e metodo
e sono prodotte in un contesto internazionale di buona affidabilità scientifica. Particolare rilievo
nella produzione della candidata hanno gli studi sulla Somalia, cui afferiscono due monografie (I
Bantu della Somalia. Etnogenesi e rituali mviko, Roma, 2002; Quando il silenzio è memoria.
Identità etnica e storia nella Somalia del sud, Roma, 2006), entrambe pubblicate in collane
specialistiche di prestigio. Il problema che è al centro di tali opere è quello dell’identità etnica, vista
correttamente come processo, come esito provvisorio di continue mutazioni e di continui
aggiustamenti, dipendente dalle logiche di genere e dalle dinamiche rituali. Tali monografie
risultano ben strutturate e documentate anche se si sarebbe desiderato un ricorso a una letteratura
più abbondante e aggiornata proprio per quel che concerne i problemi di invenzione della tradizione
e di identità etnica. I numerosi saggi addotti, quando non sono reports strettamente legati a una
prospettiva applicativa della disciplina, sovente ripercorrono criticamente i materiali etnografici
11
raccolti nelle monografie, enucleandone aspetti peculiari (molto presenti sono le questioni di
genere), senza tuttavia produrre un avanzamento rilevante della riflessione, rispetto a esse. Nel
complesso le pubblicazioni testimoniano un lavoro intenso, in corso di progressiva maturazione,
orientato verso un’antropologia delle relazioni con le aree ex-coloniali, ancora in fieri per quel che
concerne il piano teorico e l’anamnesi critica.
Commissario Faldini
Consegue il Master of Science alla LSE, dottore di ricerca nel 1992, ricercatore nel 2004, docente
DEA dal 1996, Francesca Declich presenta una numerosa serie di pubblicazioni, alcune delle quali
sono però soltanto Report di valutazione. Altre pubblicazioni (1985, art. in ‘Rifugiati’; 1985, art. in
‘Nigrizia’; 1986, Maize…; 1988, A Programma…; 1990, Ricerca sugli…; 1992, Lo sviluppo
integrale…; 1992, Il monitoraggio…; la parte n° 15 dell’art del 1992 Salute per tutti…; 1993, la
Prefazione in Forum valutazione; 1995, Los proyectos… che è anche Report di valutazione) non
consentono di individuare l’apporto della candidata. Altre ancora sono dattiloscritte (v. tesi di
laurea; e 1995 Creazione di etnicità?...), altre sono in corso di stampa (1996, La poblacion… che è
anche Report di valutazione).
Per quanto riguarda le restanti pubblicazioni la candidata offre le sue migliori capacità nei lavori
riguardanti la Somalia, paese ove ha svolto numerose ricerche di campo, tra i Gosha e tra gli Zigula.
In particolare si segnalano per chiarezza, buone capacità di metodo e originalità di interpretazione
gli articoli ‘Multiple oral tradition… among the Gosha’ (1993), ‘ Groups of mutual assistance…
(1997) e il notevole volume ‘I Bantu della Somalia’ (2002), oltre ad una serie di lavori molto felici
relativi alle prospettive di genere, sempre in Somalia (1995, Gender Narratives…; 1995, Identità,
Dance…; 1996, Formas poeticas; 1996, Poesia religiosa femminile…; , 2000, Sufi experience…;
2001, Sources on Islam…). Altro tema portato avanti dalla Declich è quello dei diritti umani,
discusso con abilità e competenza, alla luce del dibattito internazionale che lo investe. In
complesso, per la parte considerata, si tratta di una produzione di buon livello, coerente con il
settore DEA, spesso elaborate in lingua straniera.
Commissario Gri
La candidata presenta un’articolata produzione scientifica che si sviluppa a partire dal 1986 (essa ha
trovato collocazione anche su riviste internazionali di ambito antropologico) su diverse questioni
riferite alle popolazioni della Somalia meridionale: questioni di antropologia medica e di
antropologia storica, questioni di identità e di genere, fenomeni relativi alla tradizione orale, ai
processi di migrazione e altro ancora. I contributi su rivista hanno trovato organicità e sintesi nelle
due monografie del 2002 e 2006: I bantu della Somalia. Etnogenesi e rituali mviko; Quando il
silenzio è memoria. Identità e storia nella Somalia del Sud.
La ricerca sul campo sviluppata dalla candidata appare accompagnata da una costante attenzione e
riflessione su scottanti problemi di ordine sociale e politico che interessano l’area, con particolare
attenzione al tema dei diritti umani. L’analisi del curriculum e delle pubblicazioni documenta
inoltre la forte partecipazione della candidata al settore dell’antropologia applicata, con vicinanza e
accompagnamento riflessivo a progetti di sviluppo non solo in Somalia, ma anche in Ecuador,
Colombia, Senegal, Angola.
Commissario Resta
La candidata ha sviluppato negli anni una interessante e prolungata attività di ricerca, concentrata
prevalentemente in Africa, in particolare in Somalia, e in America latina.
La letteratura prodotta è di grande interesse per ciò che riguarda la storia e le istituzioni delle
popolazioni Bantu della Somalia, lodevole anche la riflessione sulle questioni di genere ivi
emergenti.
Un secondo filone nella sua attività scientifica riguarda il campo dell’antropologia dello sviluppo.
Il suo impegno si è orientato in questo settore più verso l’esame e la valutazione delle proposte
12
progettuali elaborare nell’intento di promuovere lo sviluppo di particolari aree o attività produttive
più o meno di nicchia che intorno alla riflessione teorica. Anche in questo caso l’interesse nei
confronti della tematica di genere è vivo, attento e propositivo.
Presenta un numero molto alto di pubblicazioni di varia natura, da articoli e saggi a volumi, da
schede progettuali a schede di valutazione progettuali. La candidata pubblica in lingua italiana,
inglese, francese e in spagnolo. Un buon numero di articoli sono cofirmati, e dunque non potendosi
evincere con chiarezza l’attribuzione alla candidata stessa, tecnicamente da escludere dall’esame
comparativo della sua produzione scientifica. Nonostante ciò, questi ultimi sono ugualmente
indicativi della sua attività di ricerca, soprattutto per ciò che attiene al filone dell’antropologia dello
sviluppo.
Nel complesso la candidata presenta una produzione scientifica pertinente al settore, i lavori esito
della ricerca in Somalia sono conseguenti al dibattito teorico disciplinare.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la commissione rileva che la candidata mostra rigore metodologico, continuità temporale della
produzione scientifica, la cui collocazione editoriale appare rilevante e caratterizzata dalla presenza
in un contesto internazionale. Di buon livello la sua elaborazione teorica e i suoi apporti critici e
documentari, quali risultano dalle sue opere principali con speciale riferimento ai lavori sulla
Somalia, particolarmente apprezzati
- Antonietta Di Vito
Profilo curriculare
Laureata in Lettere con tesi in Etnologia presso l’Università di Roma nel 1992. Ha conseguito il
DEA presso l’EHESS di Toulouse e il Dottorato di ricerca in discipline DEA presso l’Università di
Roma nel 1997. Ha tenuto insegnamenti di Antropologia economica e di altre discipline DEA per
contratto dall’anno acc. 2003-2004 ad oggi presso l’Università di Roma. Ha partecipato con sue
relazioni e comunicazioni a numerosi seminari e convegni in Italia e anche all’estero.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
La produzione scientifica proposta dalla candidata alla valutazione della commissione, articolata in
un arco temporale che va dal 1994 al 2008, consta di trentasette pubblicazioni (molte delle quali
recensioni, pubblicazioni minori e una breve traduzione dal Francese). Tra di esse un volume,
Ulisse e lo sciamano, Roma, 2006. Tali pubblicazioni testimoniano un interesse scientifico
prolungato nel tempo, anche se l’operosità non risulta elevata. Gli interessi della candidata vertono
su più temi (dono, parentele femminili, scrittura, festa, con particolare riferimento all’area
molisana), il più rilevante dei quali appare quello sintetizzato nel volume, ovvero l’attività dei
guaritori di città in epoca contemporanea. Il libro inquadra il fenomeno nella sua percezione
scientifica oltre che nella sua fenomenologia, con qualche appiattimento storiografico e qualche
approssimazione ermeneutica (parlare di sciamanismo per descrivere i guaritori e i maghi,
malgrado la presenza di alcune prerogative comuni, far riferimento a tematiche di possessione in
chiave comparativa appare, a esempio, piuttosto azzardato). Complessivamente un lavoro che
necessità ancora di una più netta definizione in chiave tematica e di un affinamento ermeneutico ed
epistemologico.
13
Commissario Colajanni
La candidata presenta tredici pubblicazioni alle quali sono aggiunte numerose note brevi e
recensioni, che sono dedicate a temi diversi, come i rituali e le feste del mondo rurale e popolare
molisano, le dinamiche del dono nelle società rurali, la magia in contesti urbani e le reti di parentela
femminili. Il lavoro più impegnativo è il volumetto Ulisse e lo sciamano (2006, pp. 110), che
presenta i risultati di una ricerca sui maghi, terapeuti e guaritori della provincia di Campobasso, ove
l’autrice ha svolto per vari anni una ricerca di campo. Gli apporti documentari sono dettagliati, con
la presentazione dei “punti di vista” e delle opinioni degli informatori. Viene messo in buona
evidenza il problema dei processi di trasmissione dei poteri e dei saperi, anche attraverso “scritture”
e doni. Le interpretazioni e i riferimenti alla letteratura specifica sul tema sono brevemente
concentrate nelle conclusioni di questo lavoro, che comunque va considerato un apporto utile al
tema.
Di un qualche interesse i saggi sulle cure rituali e sulle feste popolari del Molise (“ ‘Pesi’ e ‘Misteri’
in due feste” [1998], “Identità, doni e legami comunitari in due feste” [2006], “Tarocchi e ruoli
sociali” [1999], “Malattie cure e poteri” [2004]), che mostrano ricchezza di dati e buona resa nella
presentazione ordinata e interpretazione degli stessi). E anche il saggio sui percorsi di acquisizione
delle competenze nel ruolo magico-terapeutico lungo catene di donne legate da parentela, presenta
motivi di interesse.
La candidata possiede nel complesso una figura dignitosa di studiosa dei comportamenti magicoreligiosi, delle dinamiche sociali dei doni, e ultimamente anche delle “scritture” come strumenti di
registrazione e trasmissione dei saperi popolari. Pur se i suoi lavori hanno consistenza quantitativa
limitata (con un solo breve volume), essi sono di buona qualità. Ritengo quindi che la Di Vito
potrebbe essere presa in considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Faldini
DEA in Francia, Dottore di ricerca, dal 2003 docente di materie DEA, presenta pubblicazioni
coerenti con il settore DEA che riguardano le tradizioni popolari, in particolare i sistemi terapeutici
locali, oltre a recensioni e testi in rubriche. Alcuni contributi (2006 d ed e) non recano bibliografia.
Due contributi (1998a e 2006b) riguardano festività molisane, mentre un più nutrito gruppo si
concentra sulla terapeutica tradizionale, oggetto di ricerche di campo, indagata in ambito femminile
(1998b, 1999a, 2005a) e maschile (1999b, e il volume 2006a), ricostruendo le testimonianze
relative alle origini dei poteri, che vengono presentate in termini di dono, nonché l’incontro o lo
scontro con la medicina scientifica (2004c). Nell’insieme una produzione che testimonia
dell’impegno della candidata ma che si dimostra carente nell’orizzonte interpretativo, con una sola
eccezione, l’art. del 2007a, Patrimoni contesi…, che appare come il miglior contributo della
candidata.
Commissario Gri
Il contributo scientifico offerto dalla candidata nella ventina di pubblicazioni principali presentate e
nelle note bibliografiche, si muove entro ambiti che si sono anche cronologicamente diversificati e
arricchiti. Un primo nucleo di interventi ha come oggetto la documentazione raccolta in Molise
nell’ambito di una ricerca su diversi aspetti della cultura popolare tradizionale (ritualità, festa,
pratiche e ruoli terapeutici, credenze, alimentazione, tradizione orale, e altro). L’attenzione alle
figure e ai ruoli di cura si è allargata e ha trovato esito poi nella monografia Ulisse e lo sciamano,
2006, così come l’attenzione per le forme tradizionali di socialità e di economia informale (come
nel saggio su “Lares” del 1999, Parentele femminili). Anche alle scritture autobiografiche popolari
la candidata ha dedicato attenzione, sia direttamente (con l’analisi di qualche documento del Centro
diaristico di Pieve S. Stefano) che indirettamente nei lavori di recensione, così come ad alcune
questioni relative alla gestione del patrimonio culturale e al rapporto fra patrimonio e turismo.
14
Commissario Resta
L’attività scientifica della candidata si orienta verso diversi ambiti di ricerca che risultano talvolta
solo accennati come nel caso dei riferimenti agli eventi festivi e all’antropologia museale.
La sua attività di ricerca sembra acquisire maggiore consistenza per quello che concerne il tema dei
guaritori e delle guaritrici, prevalentemente studiato nella provincia di Campobasso, talvolta messo
in relazione all’uso delle medicine non convenzionali e tal altra con la dimensione del dono.
La candidata presenta alcuni articoli pubblicati su riviste scientifiche, numerose recensioni e
piccole note, qualche traduzione e un solo volume.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la Commissione rileva che la produzione scientifica della candidata, che si orienta verso diversi
ambiti, con atteggiamento aperto di ricerca, è congrua con le discipline comprese nel settore
scientifico. La continuità temporale della sua produzione dal 1998 è regolare, anche se
quantitativamente limitata La ricerca sul terreno, effettuata in un’area del mezzogiorno europeo, ha
garantito una base documentaria di tipo etnografico ai suoi lavori. I quadri teorico-metodologici
appaiono ancora in via di completa definizione.
- Cecilia Pennacini
Profilo curriculare
Laureata in Lettere con una tesi in Antropologia culturale presso l’Università di Torino nel 1989, ha
conseguito il Dottorato in Antropologia in discipline DEA presso l’Università di Torino nel 1996 e
borse di studio postdottorali nel periodo 1997-99. Dal 1999 è Ricercatrice DEA presso la Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Dopo la partecipazione a numerosi gruppi di ricerca, di
alcuni dei quali è stata anche coordinatrice, dal 2004 dirige la missione etnologica italiana in Africa
equatoriale, ed è responsabile dell’Accordo di Cooperazione tra l’Università di Torino e
l’Università di Kampala. Dopo aver condotto seminari soprattutto nel Corso di Perfezionamento in
Antropologia dell’Università di Torino, dal 2001-2002 è titolare di corsi nell’ambito di discipline
DEA presso l’Università di Torino, e dal 2003-2004 anche presso l’Istituto Universitario Suor
Orsola Benincasa di Napoli. Dal 1999 è membro del Consiglio dei Docenti del Dottorato in
Antropologia dell’Università di Torino. A partire dal 1988 ha partecipato a numerose missione
etnografiche e soggiorni di ricerca in Africa. Vanta numerose esperienze professionali nel campo
dell’etnografia visiva con la sede regionale della RAI e altre istituzioni nazionali di documentazione
audiovisiva. Ha realizzato una fitta filmografia di argomento etnografico a partire dal 1983, ed ha
organizzato e collaborato alla realizzazione di numerose mostre ed esposizioni di argomento
antropologico.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
Le pubblicazioni proposte alla valutazione della commissione da parte della candidata (diciotto, tra
cui due libri, Kubandwa. La possessione spiritica nell’Africa dei Grandi Laghi, Torino, 1998;
Filmare le culture. Un’introduzione all’antropologia visiva, Roma, 2001, in un lasso di tempo che
va dal 1989 al 2008), attestano un’operosità scientifica costante nel tempo e regolare. Occorre
rilevare che, come si evince dal suo curriculum, tale attività si è tradotta non soltanto nella
pubblicistica sottoposta a valutazione, ma anche in una documentaristica (film e video) estesa, che
la candidata non ha ritenuto, tuttavia, con mio personale rammarico, di sottoporre all’attenzione
15
della commissione. Interessi specifici della candidata sono: l’Africa dei Grandi Laghi - i Nande, gli
Haya -, e l’antropologia visiva. Tali interessi sono intelligentemente collegati, in modo da dedurre
questioni di etnografia visiva dalle pratiche di terreno e di avere attenzione specifica per gli aspetti
visivi delle culture e delle società da lei studiate. Interessante appare anche la sua attività di
curatrice di mostre ed esposizioni nel campo della cultura africana, con particolare attenzione agli
aspetti fotografici (si veda, a esempio, il catalogo I popoli della luna. Ruwenzori 1906-2006,
Torino, 2006). Benché una semplice introduzione alla disciplina, Filmare le culture rivela un limite,
sicuramente in via di superamento, consistente in una certa esiguità della dimensione teorica per
quel che concerne il contesto visivo, i suoi presupposti fenomemologici e psicologico-percettivi, i
suoi addentellati iconologici e iconografici, le sue prospezioni culturali e sociali.
Commissario Colajanni
La candidata presenta una ventina di pubblicazioni, tra le quali due volumi, altri due volumi a cura,
e due ricchi cataloghi di mostre con saggi interni. I settori nei quali ha dato i più consistenti
contributi sono due: l’antropologia visuale, sia a livello generale e teorico, sia a livello di esercizio
concreto di produzione e analisi di materiali di etnografia visiva; e l’etnografia della possessione
spiritica nella regione dei Grandi Laghi dell’Africa orientale.
Nel campo dell’antropologia visuale si deve alla candidata un fortunato manuale, breve ma molto
intenso e completo, teoricamente aggiornato e con buona impostazione storico-critica: Filmare le
culture. Un’introduzione all’antropologia visiva (2005, pp. 162). Numerosi altri saggi sul tema
dell’antropologia visuale, a partire dal 1994 (come “L’antropologia visuale in un mondo di parole”,
e “Maya Deren e il Vodu haitiano”, nonché “Etnocinematografia: fare ricerca con il video”, del
2008), mostrano una indubitabile competenza approfondita sull’argomento, e una pratica
pluriennale di organizzazione di archivi visivi e di rassegne di cinematografia etnografica.
Sul tema della possessione spiritica in Africa orientale è molto rilevante una buona monografia che
è etnografica e comparativa a un tempo (riguardante le varie forme della possessione nella regione
dei Grandi Laghi), e discute anche le diverse posizioni teoriche recenti: Kubandwa. La possessione
spiritica nell’Africa dei Grandi Laghi (1998, pp. 309). Lo studio è un raro esempio di ricerca
storico-critica di un’area culturale relativamente omogenea (la cosiddetta “civiltà interlacustre”),
all’interno della quale risistema e collega intelligentemente le diverse fonti etnografiche e storiche –
registrando analogie e differenze tra le forme religiose che mostrano tutte una insistenza
sull’esperienza della possessione spiritica e dell’azione dei medium – e al tempo stesso presenta
illustrazioni etnografiche specifiche tratte dalla propria esperienza di campo. Il lavoro comprende
infatti solo una metà delle pagine dedicate alla propria etnografia. Il resto è una preziosa trattazione
critica della estesissima letteratura etnografica accumulatasi negli ultimi decenni sull’ampia area
storico-culturale menzionata. La natura dei culti di possessione come “movimenti religiosi”
flessibili e dinamici, caratterizzati da una “apertura verso l’esterno” delle singole società-comunità,
è continuamente sottolineata, e la base complessa di carattere mitologico e storico-etnico è tenuta in
grande conto. Ed è altresì enfatizzato il carattere costante della mimesi, della rappresentazione di
tipo “teatrale”, che si accompagna a questi culti di possessione, propri di società che si trovano a
far fronte a un improvviso aumento della eterogeneità culturale, sia che ciò avvenga nei contesti
tradizionalmente densi di contatti e stratificazioni interne, sia in quelli investiti dall’impatto rapido
con l’Occidente. Un interessante documento etnografico, che integra bene il materiale presentato e
discusso nel volume, è contenuto in un importante saggio del 1997 (“I corni di Isaia. Analisi di un
esorcismo Haya”).
Sono legati all’attività di cura di esposizioni di materiali documentari riguardanti l’Africa due
volumi di cataloghi a cura della candidata, che mostrano capacità organizzative, grande competenza
ed esperienza nel campo espositivo (L’Africa in Piemonte tra ‘800 e ‘900, del 1999, e I popoli della
Luna – The people of the Moon. Ruwenzori 1906-2006, del 2006). Due buoni saggi, infine, sono
dedicati ad una analisi molto attenta e competente dal punto di vista mimetico-coreutico-musicale,
16
delle danze dei Nande (del 1996, frutto di una ricerca specifica sul campo), ed ai “Profeti
sudafricani: i Nazariti di Durban”, del 2001.
Alla Pennacini si deve anche una breve ma preziosa Introduzione a un volume curato assieme a due
altre curatrici, che presenta per la prima volta in traduzione italiana un gruppo di importanti e
fondamentali saggi sugli aspetti sociali e culturali della condizione femminile in alcune società
tradizionali del mondo contemporaneo (Antropologia, genere, riproduzione. La costruzione
culturale della femminilità, del 2006).
La candidata presenta nel complesso ampie conoscenze in due campi diversi del sapere
antropologico: l’antropologia visuale e lo studio dei movimenti religiosi di possessione spiritica
dell’Africa orientale; settori nei quali mostra competenza critica ed esperienza di ricerca intensa sul
campo. Si ritiene pertanto che essa debba essere presa in considerazione ai fini del presente
concorso.
Commissario Faldini
Dottore di ricerca, ricercatrice dal 1999, docente di materie DEA, la candidata presenta
pubblicazioni coerenti con il settore DEA, alcune delle quali in lingua straniera, che appartengono a
tre direzioni di ricerca, la prima riguardante l’antropologia visuale (1994, Grandi dei…; 2005, vol.
Filmare le culture…; 2008, Etnocinematografia…; 1989, L’antropologia visuale…); la seconda
avente come oggetto i musei e il collezionismo (2000, Immagini dell’Africa…; 2000, E’ possibile
“decolonizzare”…; 2006, I popoli della Luna…2007, The House of Charms… ; 1999, L’Africa in
Piemonte…); la terza concentrata sull’analisi dei dati provenienti dalle numerose ricerche di campo
effettuate in Africa.
Il volume del 2005 (Filmare le culture) è una buona introduzione all’antropologia visuale, il cui
percorso viene presentato in maniera esaustiva a partire dai primi tentativi fotografici e
cinematografici volti a documentare i dati fino all’elaborazione di un linguaggio che dia corpo allo
sguardo del cineasta. L’argomento è ben ripreso in altri contributi (2008, Etnocinematografia…;
1989 L’antropologia visuale…), ove si evidenzia che, benché un filmato sia la costruzione di
immagini determinate dall’osservazione dell’operatore, la coscienza di tale sguardo fa sì che il
cinema renda più mirata e consapevole l’osservazione, rendendo quindi i suoi prodotti di ausilio per
la ricerca etnografica. Un ultima pubblicazione sul tema infine, ricostruisce in modo minuzioso la
genesi ed il percorso del film di M. Deren su Haiti (1994, Grandi dei…).
L’interesse per il secondo tema, musei e collezionismo, presente in alcune pubblicazioni della
Pennaccini, appare esaminato con grande attenzione oltre che ottimamente inquadrato nel processo
storico di costruzione dei Musei stessi, in Europa luoghi di rappresentazione dell’alterità (2000,
Immagini dell’Africa, 1999, L’Africa in Piemonte…) e in ambito coloniale invece come illustratori
di una identità presentata come nazionale attraverso l’esposizione di reperti archeologici ed oggetti
etnografici, un criterio ripreso anche in tempi più recenti nella stessa Africa (2007, The House of
Charms…). La candidata sottolinea acutamente come gli espedienti coloniali vengano oggi ripresi
in altri termini, mediando ad esempio attraverso il discorso religioso, e riproponendo una identità
nazionale artificiosa. Quanto ai Musei etnografici, essi sono figli del colonialismo e quindi sarebbe
utile tentare di rivederne i criteri espositivi (2000, E’ possibile decolonizzare…), un più coerente
percorso che, in dimensione africanista viene peraltro proposto in modo meditato dalla candidata
per i Musei del Piemonte.
Quanto ai contributi africanisti, in primis appare l’interesse per i fenomeni di possessione, trattato in
alcuni contributi, in particolare nel volume Kubandwa (1998), frutto della ricerca per il dottorato,
ove, a seguito di ricerche bibliografiche, d’archivio e di campo, la Pennaccini, dopo un
inquadramento teorico di notevole interesse riguardante la possessione come rappresentazione
mimetica, interagisce in modo vivo ed intelligente con il lessico relativo al fenomeno stesso, che in
seguito viene indagato in modo rigoroso nel suo processo terapeutico, in cui è centrale il ruolo del
medium. L’argomento è ripreso successivamente (2000, Religion…) per mostrare le variazioni del
culto nell’area dei Grandi Laghi, per delineare il concetto di persona (2000, Possessione…), visto
17
come aperto e costruito su elaborazioni culturali che garantiscono una continuità col passato, oltre
che per delimitare lo spazio del rito (1997, I Corni…) come un’ambito liminale ove la struttura
sociale può rigenerarsi. L’analisi e l’interpretazione della candidata sono lucide, convincenti e di
ottimo livello, dimostrando una grande maturità che si evidenzia peraltro anche nella linearità del
suo ragionamento.
A lato di queste ricerche ve ne sono altre sempre in territorio africano, in particolare nel Rwenzori
(2006, Alle falde…; 2008, The Rwenzori…), ove la candidata mostra in modo brillante, oltre che
con grande competenza e attenzione, il contrasto fra l’etnicità come funzione creata in epoca
coloniale per uso amministrativo e l’etnicità come processo storico, da ridefinire in base ai
mutamenti che hanno interessato e che interessano la regione.
Sempre africanisti: un contributo sulle danze Nande, viste come un linguaggio non verbale che crea
un canale di comunicazione con gli antenati ed i defunti, ove molto interessante è l’analisi lessicale,
puntualmente ripresa in molti contributi dalla candidata; e un eccellente contributo (2001) sui
Nazariti di Durban, Sudafrica, un movimento nato come espressione politica che usava metafore
religiose per opporsi al colonialismo, che oggi media con la tradizione cristiana ed israelita..
Le pubblicazioni presentate dalla Pennaccini sono tutte caratterizzate da originalità, maturità,
chiarezza espositiva, lucidità di ragionamento, precisione interpretativa, conoscenza del dibattito
internazionale.
Commissario Gri
Nella produzione scientifica della candidata, sviluppata a partire dai tardi anni Ottanta, leggo
l’intreccio di tre filoni di indagini. Il primo filone è legato alla ricerca sul campo dedicata alle
tradizioni estetiche e religiose, condotta nel quadro di attività della Missione Etnologica italiana in
Africa Equatoriale e dedicata in particolare al fenomeno dei culti di possessione (inizialmente in
Burundi, poi in Tanzania fra gli Haya); dopo un decennio di ricerca, essa ha trovato un esito
editoriale organico nella monografia del 1998 Kubandwa. La possessione spiritica nell’Africa dei
Grandi Laghi; mentre dell’attenzione al fenomeno più generale è testimone la cura del numero
monografico di “Antropologia” / 2001 dedicato a La possessione.
Un secondo filone di indagine riguarda l’antropologia dell’arte, la museologia e il collezionismo.
Anche in questo caso attenzione particolare è dedicata al contesto africano e alle relazioni con esso
del collezionismo italiano. In quest’ambito si segnala in particolare il prezioso lavoro di
ricostruzione dei rapporti Africa-Piemonte, tradotto in collaborazione anche con il Museo della
Montagna di Torino per l’anniversario dell’ascesa al Ruwenzori.
Un terzo filone, legato alle competenze della candidata nel settore dell’antropologia visuale e nella
pratica del documentarismo etnografico applicato alla ricerca sul terreno (un filone che ha trovato
poi anche forma istituzionale nell’attività di formazione e ricerca sviluppata intorno al Laboratorio
creato e curato dalla candidata presso la sua sede universitaria di Torino), riguarda l’antropologia
visuale. Fra i contributi, in quest’ambito si segnala il volume di inquadramento critico e di
introduzione del 2005, Filmare le culture. L’attenzione ai temi dell’antropologia applicata nei
contesti di migrazione e al versante didattico è testimoniata anche dalla cura dell’antologia (2006)
dedicata a Antropologia, genere, riproduzione.
Per le caratteristiche del profilo di ricercatrice e di organizzazione della ricerca e anche per la
partecipazione a significative iniziative di sviluppo e diffusione dei temi DEA nel territorio, la
candidata è meritevole di considerazione in questa valutazione comparativa.
Commissario Resta
Dal 1992 ricopre il ruolo di ricercatore presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di
Torino, dove ha compiuto la sua formazione disciplinare.
Presenta 11 fra saggi e articoli e sette volumi, in cinque dei quali ella compare nel ruolo di curatrice
o co-curatrice. Due articoli sono in inglese.
18
La produzione scientifica della candidata si articola in tre macro settori. Nell’attività di ricerca
condotta in Africa, in particolare nella zona dei Grandi Laghi, nella riflessione sui temi
dell’antropologia visiva e nell’allestimento museale. Più recente, ed ancora in fase embrionale,
appare la sua riflessione sulla costruzione culturale dei generi.
Apprezzabile appare la coesione del percorso scientifico seguito alla candidata, nel quale le diverse
direzioni della ricerca non si sviluppano in parallelo ma paiono fondersi (cfr. i Popolo della luna).
Interessante è anche la linea ripresa nell’ultima pubblicazione nella quale la candidata sviluppa il
tema della appartenenza e delle implicazioni politiche che ne discendono, studiando l’etnogenesi
delle popolazioni dell’area dei grandi laghi.
Nel complesso il percorso scientifico fin qui seguito della candidata risulta maturo, anche se non
sempre, specie nel campo dell’antropologia visiva, le proposte che elabora sono del tutto
condivisibili.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la Commissione rileva la continuità temporale della produzione della candidata, che mostra anche
una buona rilevanza della collocazione editoriale. Tale produzione è articolata in due o tre settori,
quello dell’antropologia visiva con le correlate attività di organizzazione espositiva, quello
dell’antropologia della regione dei Grandi Laghi, con la correlata attività di organizzazione della
ricerca. L’attività complessiva della candidata appare pienamente congruente con le discipline
comprese nel settore scientifico e mostra caratteri di rigore metodologico e, nell’elaborazione dei
materiali di ricerca in ambito africanistico, di innovatività.
- Ivo Quaranta
Profilo curriculare
Laurea in discipline DEA nel 1996. Nel 1998 ha conseguito il Master in Antropologia Medica
presso la Brunel University of West London (UK) e nel 2003 il Dottorato in discipline DEA presso
l’Università di Torino. Dal 2005 Ricercatore confermato in discipline DEA presso l’Università
degli Studi di Bologna. A partire dal 2003 ha tenuto corsi per contratto presso l’Università di
Bologna, di Milano Bicocca e di Torino, e – a partire dalla data della presa di servizio - gli sono
stati affidati corsi istituzionali presso l’Università di Bologna e Milano Bicocca. Ha partecipato a
vari corsi di formazione esterni all’istituzione universitaria. Ha partecipato in qualità di relatore a
convegni in ambito nazionale e internazionale, a partire dal 1998, ed è membro di associazioni
scientifiche nazionali e internazionali.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
Il candidato presenta alla valutazione della commissione tre volumi (due da lui curati e uno da lui
scritto) e dodici tra saggi e articoli, redatti dal 1997 al 2008. Una produzione che attesta una buona
operosità scientifica e un’attività costante nel tempo (poco più di un decennio della sua attività
scientifica). Il dominio nel quale si inscrive il suo operato è quello dell’antropologia medica e della
salute cui fanno riferimento tutte le pubblicazioni da lui presentate. Una preponderanza specialistica
che appare piuttosto marcata e che, mentre attesta una padronanza dei termini euristici ed
epistemologici specifici, non consente di valutare appieno le sue competenze in merito
19
all’antropologia generale. Il suo lavoro di maggior rilievo, Corpo, potere e malattia. Antropologia e
AIDS nei Grassfields del Camerun, Roma, 2006, verte intorno ai processi di costruzione sociale
della malattia, nel confronto tra immagini occidentali e immagini Nso’ (gruppo umano insediato in
una provincia del Camerun). Qui con un approccio consapevole e misurato, dopo aver presentato il
quadro complessivo della realtà antropologico sociale e culturale del gruppo in questione, si delinea
il peculiare modo nativo di approccio al corpo e alle pratiche di incorporazione, per delineare il
conflitto latente e patente tra le modalità di rappresentazione della patologia in Occidente e presso il
contesto nativo. Le politiche di costruzione sociale della malattia, sullo sfondo della concezione
locale della sofferenza e della concezione intrinsecamente violenta dell’idea di Stato, sono delineate
con pagine di notevole efficacia. Il candidato mostra, per altro, di possedere una conoscenza
approfondita della società da lui studiata, che si esplica anche in numerosi altri scritti a essa dedicati
(per esempio, 2003, 2004, 2006, 2007). Nel complesso un lavoro ben costruito e organizzato, che
necessita tuttavia di quadri di riferimento teorico-metodologici più ampi e articolati per uscire dallo
stretto campo specialistico in cui si inscrive.
Commissario Colajanni
Il candidato presenta quindici pubblicazioni, tra le quali un volume, due volumi a cura e un gruppo
di saggi tutti dedicati a diversi problemi di Antropologia della medicina e della malattia, campo nel
quale appare uno specialista di grande competenza ed esperienza.
Il suo lavoro più importante è un volume monografico dedicato all’antropologia medica di una
regione del Camerun nella quale ha svolto una intensa ricerca di campo: Corpo, potere e malattia.
Antropologia e AIDS nei Grassfields del Camerun (2006, pp. 311). Si tratta di una delle poche
monografie etnografiche oggi disponibili sulle concezioni simboliche, le pratiche rituali e gli aspetti
sociali e politici di reazione popolare alla diffusione dell’AIDS nelle zone rurali di quel paese. Le
politiche sanitarie, le concezioni popolari, le superstizioni e le forme di terapia ufficiali e popolari,
sono esaminate sulla base di una attenta osservazione e interrogazione minuziosa di testimoni
privilegiati. Gli aspetti sociali e politici sono indagati con cura, e ne viene fuori una situazione
complessa nella quale i contrasti fra le generazioni e fra i diversi gruppi sociali emergono come
trasfigurati nelle credenze e pratiche rituali-mediche popolari contro il flagello dell’AIDS.
Su un piano più generale, il candidato ha curato un importante volume antologico che raccoglie i
testi di base dell’antropologia medica, ben scelti per provenienza dalle diverse tradizioni di studio e
rappresentativi dei tipi di società diffuse nel mondo contemporaneo. Un buon saggio introduttivo
arricchisce il volume (Antropologia medica. I testi fondamentali, 2006). Un ulteriore volume di
saggi generali sul tema “La sofferenza sociale” è stato curato dal candidato, con una ricca
introduzione (“Antropologia. Annuario diretto da Ugo Fabietti”, anno 6 n. 8, 2006).
Nel complesso il candidato è meritevole di considerazione come uno studioso esperto di
antropologia medica, autore di una buona e intensa monografia etnografica. Per tali ragioni ritengo
possa essere preso in considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Faldini
Dottore di ricerca, Master in Inghilterra nel 1988, ricercatore dal 2003, docente di materie DEA, il
candidato Ivo Quaranta presenta pubblicazioni, alcune delle quali in lingua straniera,, coerenti con il
settore DEA tutte incentrate sull’antropologia medica, un argomento approfondito a livello teorico
(1997, 2001, 2006, 2006) e soprattutto esplicitato nelle pubblicazioni aventi come argomento il
Camerun nordoccidentale (2003, 2004, 2006, 2007), ove egli ha svolto ricerche di campo. L’AIDS
e le sue rappresentazioni in Camerun sono infatti uno degli argomenti che più ricorrono, analizzati
con buona competenza, a lato inoltre di altre tematiche quali la CFS e la ME, indagate tra gli anni
’90 e 2000 nel Regno Unito, in pubblicazioni che danno conto della capacità di approfondimento
del candidato. Fra le pubblicazioni, particolarmente interessante il volume “Potere, corpo e malattia.
Antropologia e AIDS nei Grassfields del Camerun” (2006), frutto del suo lavoro di dottorato, ove
20
Quaranta dispiega meglio la sua capacità di analisi e interpretazione relativamente al significato
della malattia nel contesto camerunese.
Commissario Gri
Il contributo scientifico del dott. Ivo Quaranta si inquadra nel settore specialistico dell’antropologia
medica: vi ha dedicato sia riflessioni di ordine generale che contributi specifici. Di rilievo i
contributi derivati dalle ricerche sul campo in Camerun (dedicati in particolare al tema dell’AIDS:
ne è derivata nel 2006 la monografia Potere, corpo e malattia. Antropologia e AIDS nel Grassfields
del Camerun, e al rapporto fra rituale e potere) e nel Regno Unito (sul tema della CFS).
Merito del candidato è anche il fatto di aver offerto alla didattica universitaria italiana le due
miscellanee curate, con opportune introduzioni, nel 2006 per i tipi di Raffaello Cortina
(Antropologia medica. I testi fondamentali) e Meltemi (Sofferenza sociale).
Commissario Resta
Ricopre il ruolo di ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università degli Studi
di Bologna dal 2005.
Ha dedicato la propria attività scientifica a studiare il campo dell’ antropologia medica, indagandolo
sia sotto il profilo teorico, sia scegliendolo come tema della ricerca che ha condotto in Camerun.
Presenta un consistente elenco di pubblicazioni, in particolare dodici fra saggi ed articoli di cui uno
in tedesco ed uno in inglese e tre volumi di cui solo uno a sua firma esclusiva. La maggior parte
delle pubblicazioni ed in particolare tre volumi e sei fra i saggi più recenti, sono successivi alla
presa di servizio nel ruolo di ricercatore.
L’approccio in chiave teorica al tema dell’antropologia medica è testimoniato in particolare dalla
cura di Antropologia Medica un interessante volume nel quale il candidato ha riunito i contributi
più significativi degli autori che hanno partecipato al processo di definizione del campo specifico.
Vi ha anteposto una introduzione a sua firma, che raggiunge l’obiettivo di interpretare,
riassumendoli, i saggi che compongono l’intero volume. Sullo stesso argomento il candidato ha
curato una analoga introduzione al volume Sofferenza Sociale dell’Annuario di Antropologia
pubblicato da Meltemi, nella quale declina le tematiche già presenti nella precedente introduzione,
rispetto al tema specifico della sofferenza.
La padronanza in prospettiva teorica del tema risulta evidente anche nella monografia Corpo Potere
Malattia che costituisce il resoconto della ricerca in Camerun, nella quale ha preso in esame
l’AIDS, malattia che più delle altre manifesta il legame che esiste fra la produzione di idee che
riguardano la malattia e la sofferenza sociale che esse induce.
Strettamente collegata all’antropologia medica è la prospettiva in cui esamina la tematica della
violenza, declinata nei termini della sofferenza con la quale la malattia devasta il corpo.
L’unica pubblicazione che testimonia una apertura a temi diversi, pur rimanendo sempre legata alla
simbologia del corpo, è l’articolo breve Potere, trasformazione sociale e addomesticamento della
realtà a Nso’ (Camerun). Per il resto l’attività scientifica del candidato raggiunge risultati
sicuramente apprezzabili e congrui con il settore scientifico disciplinare ma forse un po’ troppo
circoscritti.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la Commissione constata la rilevanza della collocazione editoriale delle pubblicazioni proposte dal
candidato e la continuità temporale della sua produzione scientifica, pur nei limiti temporali
comparativamente più ristretti della sua partecipazione alla vita della comunità scientifica.
Caratterizzato da rigore metodologico, il suo lavoro si distingue per chiarezza espositiva. L’attività
scientifica del candidato, pur raggiungendo risultati apprezzabili e congrui con il settore
21
disciplinare, appare ancora circoscritta al tema esclusivo, quello dell’antropologia medica, di suo
interesse specifico.
- Bruno Riccio
Profilo curriculare
Laurea in Scienze politiche presso l’Università di Bologna, dove dal 2001 al 2002 ha ottenuto un
Assegno di ricerca. Nell’Università del Sussex ha conseguito il Master nel 1992 e nel 1999 il
Dottorato di ricerca in Antropologia sociale, usufruendo di borse di studio. Ha svolto docenza a
contratto dal 1998 al 1999 presso le università del Sussex, Bologna e Bergamo. Dal 2004 in poi gli
sono stati affidati corsi istituzionali e incarichi di insegnamento anche presso Scuole di
Specializzazione, Dottorati e Master. È socio di diverse associazioni culturali ed è membro di
comitati di redazione di riviste scientifiche.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
Il candidato presenta alla valutazione della commissione ventiquattro pubblicazioni, di cui tre in
collaborazione con altro autore, redatte tra il 1999 e il 2008. Tali pubblicazioni attestano, dunque,
un’attività costante nel tempo e una regolare attività scientifica. Le pubblicazioni contrassegnate in
elenco con i numeri 4, 6, 13, redatte, come si è scritto, in collaborazione, si ritiene non possano
essere prese in considerazione perché non è possibile evincere con chiarezza inequivocabile
l’apporto originale del candidato. Interesse specifico del candidato è quello dell’emigrazione
senegalese in Italia, particolarmente nelle aree centro-settentrionali in cui si è svolta la propria
ricerca. A tale tema è dedicata l’unica monografia presentata “Toubab” e “vu cumprà”.
Transnazionalità e rappresentazioni nelle migrazioni senegalesi in Italia, Roma, 2007, pubblicata
in una qualificata collana specialistica, frutto di diverse fasi di lavoro sul terreno, in Italia e in
Senegal. Tale monografia si distingue, tra i numerosi lavori sulle minoranze migranti presenti in
Italia, per la problematicità dell’approccio complessivo e per la capacità di mettere in relazione la
costruzione sociale dell’emigrazione con la costruzione sociale del Paese ospitante. Un secondo
volume, Politiche, associazioni e interazioni urbane. Percorsi di ricerca antropologica sulle
migrazioni contemporanee, Rimini, 2008, allargando il campo ad altri contesti migratori, tenta di
stabilire un più vasto orizzonte complessivo al preminente interesse per la migrazione senegalese.
Molti dei saggi addotti, infine, sviluppano temi trattati nella monografia, senza aggiungere, nella
maggior parte dei casi, elementi valutativi nuovi. Complessivamente un lavoro, consapevole e
sistematico, con uno sfondo sociologico a tratti fortemente avvertibile, che necessiterebbe di una
più complessa opera di contestualizzazione teorica. Si avverte anche la necessità di una
differenziazione dell’interesse e della produzione, nella prospettiva di una figura più completa di
antropologo, che coniughi capacità teorica e attività euristica.
Commissario Colajanni
Il candidato presenta 22 pubblicazioni tra le quali 2 brevi volumi e la cura di alcuni fascicoli
speciali di riviste, tutti dedicati a diversi problemi sociali e culturali nati dalle migrazioni
transnazionali, in particolare alla immigrazione senegalese in Italia, argomento sul quale ha
condotto con continuità ricerche di campo.
Il volume “Toubab” e “Vu comprà”. Transnazionalità e rappresentazioni nelle migrazioni
senegalesi in Italia (2007, pp. 164) riprende con qualche modificazione saggi già pubblicati, ai
quali è data una coerente unificazione in una trattazione sistematica di diversi aspetti
22
dell’adattamento dei senegalesi immigrati alla situazione italiana, in particolare della Provincia di
Bologna. Una prima parte tratta di problemi generali dell’antropologia ed etnografia delle
migrazioni, insistendo sulla “transnazionalità” come processo sui generis, che ha – tra l’altro –
generato una letteratura specifica alla quale l’autore si riferisce costantemente. Vengono discussi i
temi classici delle politiche migratorie, della “integrazione” ed “esclusione”, i pregi e i limiti delle
ricerche di campo “multi-situate”. Al tema delle esperienze di lavoro, dell’associazionismo (laico e
religioso) dei migranti, e alle esperienze dell’alloggio (con i problemi difficili che determina), sono
dedicate pagine ricche, ben organizzate e dense di informazioni, con proposte convincenti. Alla città
di Rimini, e al rapporto tra “turisti” e “stranieri immigrati commercianti”, è dedicato un ultimo
capitolo del volume. L’altro volume affronta il tema del lavoro, dei servizi dell’organizzazione
sindacale in rapporto con il problema della posizione dei migranti in diverse aree dell’EmiliaRomagna. Il materiale empirico presentato e discusso riguarda immigrati dal Pakistan e dal
Bangladesh, l’associazionismo e l’organizzazione comunitaria dei senegalesi, e infine il lavoro
domestico, la difficile solidarietà di genere e, marginalmente, il lavoro domestico femminile
(Politiche, associazioni e interazioni urbane. Percorsi di ricerca antropologica sulle migrazioni
contemporanee, 2008, pp. 175).
Altri saggi, in maggioranza pubblicati in importanti riviste internazionali, chiariscono e
approfondiscono la rete concettuale e teorica all’interno della quale il candidato ha svolto le sue
ricerche, quella delle relazioni socio-culturali transnazionali come base costitutiva delle dinamiche
dei processi migratori (“Transnational and local policies’ corporatist and sedentarist constructs”
[2001], “From ‘ethnic group’ to ‘transnational community’? Senegalese migrants’ ambivalent
experiences and multiple trajectories” [2001], “Delocalizzazioni temperate: la persistente rilevanza
del contesto locale” [2001], “Migrazioni transnazionali e cooperazione decentrata” [2005],
“Transnazionalità e relazioni urbane” [2006]). Oppure registrano con cura le opinioni e i punti di
vista dei migranti (“Transnational Mouridism and the Afro-Muslim critique of Italy” [2004],
“Talkin’ about migration – some ethnographic notes on the ambivalent representation of migrants in
contemporary Senegal” [2005]). O infine presentano una buona e competente comparazione tra due
diverse situazioni del nostro paese (“West African transnationalisms compared: Ghanaian and
Senegalese in Italy” [2008].
Il candidato è fortemente specializzato negli studi soci-antropologici sulle migrazioni, campo nel
quale ha buona competenza, ottime connessioni internazionali, ed esperienza di ricerca di campo.
Per queste ragioni ritengo che possa essere preso in considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Faldini
MA e Dottorato in Gran Bretagna, ricercatore, docente di materie DEA, Bruno Riccio presenta
pubblicazioni, alcune delle quali in lingua straniera, congruenti con il settore DEA, che, molto
coerentemente, riguarda, dalla fine degli anni ’90, e più precisamente con l’articolo “Senegalese
street-sellers…” del 1999, i processi migratori, un leit-motiv che accompagna tutte le sue
pubblicazioni, che riguardano in particolare, come oggetto di ricerca, da un lato Senegalesi e
Ghanesi e dall’altro la localizzazione dell’Italia e, più in particolare il territorio dell’Emilia
Romagna (Ravenna, Rimini, Bologna), ove tali migranti si costituiscono come forza lavoro
diasporica organizzata. Il candidato ricostruisce con molta abilità i processi storici e sociali che
delineano un sistema organizzato di reti di supporto volte a dare il via e a sostenere il percorso
migratorio, reti che si connotano per una base religiosa fornita da confraternite nel caso dei
senegalesi e da associazioni laiche nel caso dei Ghanesi, che consentono di non operare una cesura
fra paese di partenza e paese di approdo, istituendo quella caratteristica di transnazionalità che
comporta anche in patria una loro rappresentazione quali eroi, quali protagonisti di successo della
società locale. Parallelamente Riccio indaga i rapporti fra migranti e società italiana, specie per
quanto riguarda il razzismo reciproco e la criminalizzazione dei migranti (1999, 2001, 2002, 2004,
2007) . Un volume del 2008 (Politiche, associazioni…) riassume gran parte delle ricerche di campo
del candidato dimostrando la sua buona capacità di analisi del fenomeno preso in esame. Alcune
23
pubblicazioni, nelle quali non è distinguibile l’apporto del candidato (2001: A journey…,
considerata sola la curatela generale; 2004, Translocal…; 2008, in coll. Con P. Villano capp. 1 e 2,
considerata solo la curatela generale) sono state prese in considerazione solo parzialmente.
Commissario Gri
A diverse sfaccettature dei fenomeni migratori è dedicato il contributo scientifico del candidato in
ambito antropologico. Le pubblicazioni presentate testimoniano che dalla metà degli anni Novanta
il dott. Bruno Riccio sviluppa, anche in dialogo e collaborazione con il contesto antropologico
inglese e con alcuni centri di ricerca italiani (come l’Istituto Cattaneo) una complessa ricerca sulla
migrazione senegalese in Italia, con attenzione particolare all’organizzazione muride. La
monografia del 2007 “Toubab” e “vu cumprà”. Transculturalità e rappresentazioni delle
migrazioni senegalesi in Italia, raccoglie e ripensa i contributi precedenti sul tema. Lo sguardo è
ancora più largo – riguarda anche correnti migratorie da altre aree asiatiche e africane, e con altre
caratteristiche (la migrazione femminile) – nel volume Politiche, associazioni e interazioni urbane.
Percorsi di ricerca antropologia sulle migrazioni contemporanee (2008).
Commissario Resta
Bruno Riccio ha sviluppato un’intensa attività scientifica, concentrando i suoi interessi nello studio
dei movimenti migratori. A partire dalla città di Bologna, nella cui università ricopre il ruolo di
ricercatore, e che ha finito per essere anche il campo della sua ricerca, ha analizzato con successo il
tema delle migrazioni, focalizzando l’aspetto transnazionale dell’immigrazione senegalese. Ai
senegalesi muridi in particolare ha dedicato attenzione di recente, mettendo a confronto la loro
esperienza con quella ganese.
Si è occupato anche di seguire l’esperienza degli immigrati a partire dal contesto d’origine,
studiando il ruolo che essi giocano “at home” e l’immaginario che su di loro ivi si costruisce.
Il candidato presenta un elenco di pubblicazioni edite in Italia ed all’estero, concentrate sui temi
della ricerca.
In particolare presenta ventiquattro pubblicazioni, fra cui vari saggi, due volumi e alcune curatele.
Di queste, alcuni sono i dossier pubblicati su “Africa e Orienti “ rivista del comune di Bologna, cui
il candidato partecipa attivamente. Degli articoli, scritti in lingua italiana inglese e francese, uno
costituisce il capitolo di un volume a doppia firma dedicato al tema della mediazione interculturale,
nel quale sono da attribuire esclusivamente a Riccio il sesto capitolo dedicato a discutere
l’ambiguità che influenza i processi di rappresentazione e la negoziazione culturale e il settimo
capitolo che è anche quello conclusivo. Dei restanti articoli, alcuni pubblicati nella autorevole
rivista Ethnic and Migration Studies, uno risulta scritto in collaborazione con il professor Grillo ed
è fra quelli che non è stato possibile ammettere a giudizio perché cofirmati senza indicazione
precisa della parte attribuibile al candidato.
Fra i due volumi, entrambi interessanti, l’ultimo, Politiche associazioni e interazioni urbane, traccia
il percorso che il candidato intende sviluppare nel prosieguo della sua attività di ricerca mostrando
così la capacità di seguire costantemente il dibattito disciplinare sul tema delle migrazioni,
intervenendo con contributi personali di ricerca e riflessione teorica .
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la Commissione osserva la buona rilevanza della collocazione editoriale del lavoro del candidato e
la sua diffusione. Rileva poi la continuità temporale delle pubblicazioni (dedicate in prevalenza alle
migrazioni senegalesi in Italia), relativamente al lasso di tempo, un po’ più circoscritto in termini
comparativi, della sua presenza nella comunità scientifica e il buon impianto metodologico seguito.
Auspicabile una differenziazione tematica rispetto all’orientamento monotematico sin qui
24
perseguito nelle sue pubblicazioni, pur apprezzabili, anche se un po’ ripetitive e a volte orientate
verso la sociologia.
- Franca Romano
Profilo curriculare
Laurea in discipline DEA nel 1973 presso l’Università di Roma “La Sapienza”. E’ ricercatrice
MDEA dal 1981. Dal 1992-93 le sono stati affidati incarichi di insegnamento presso l’università di
Roma “La Sapienza”. Ha partecipato con interventi e relazioni ad alcuni simposi seminari e
convegni. E’ membro di diverse associazioni scientifiche nazionali e internazionali, nonché di
comitati di redazione di riviste del settore.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
La produzione scientifica proposta dalla candidata alla valutazione della commissione, articolata
lungo un ampio spettro temporale (dal 1982 al 2007), poggia su cinque monografie, edite con case
di rilevanza nazionale, e su una vasta serie di saggi (diciannove), molti dei quali pubblicati su una
delle più autorevoli riviste italiane di demologia e antropologia (La Ricerca Folklorica-RF). Il
dominio di prima frequentazione della candidata è quello dell’antropologia storica (Guaritrici,
veggenti, esorcisti, Roma, 1987; Laura Malipiero strega. Storie di malie e sortilegi nel Seicento,
Roma, 1996, dalle ampie referenze ginzburghiane, ma dotato di notevole ulteriorità antropologica).
La studiosa, che ha frequentato per la stesura di tali testi, gli archivi, con indubbia competenza e
professionalità, facendo uso anche di un’ampia bibliografia storica, padroneggia con sicurezza la
letteratura relativa agli argomenti da lei trattati, così come quella antropologica e storico-religiosa.
Gli esiti sono rilevanti, soprattutto nel delineare, attraverso la sequenza dei fatti storici, i processi di
costruzione sociale della diversità e della devianza. Tali tematiche sono poi riprese, nella
susseguenti monografie (Madonne che piangono. Visioni e miracoli di fine millennio, Roma, 1997;
I folli, Roma, 2001; Donne passioni possessioni, Roma, 2004), che costruiscono, attraverso una
originale messa in contatto delle esperienze di lunga durata con i risultati del terreno, propri della
dimensione contemporanea, una sorta di antropologia della marginalità culturale. In tale
antropologia si staglia la dimensione femminile (descritta con una partecipazione militante, ma mai
con accenti settari), quella legata alla patologia mentale e alla sua tenace e contraddetta ansia di
riscatto, quella legata alle figure dei veggenti e al loro vissuto quotidiano, descritte con acutezza
antropologica oltre che con forte pietas autoriale.
Al tema dell’identità femminile, nel suo complesso e contraddittorio processo di costruzione e di
auto analisi, la studiosa dedica pagine particolarmente interessanti, anche servendosi dei risultati
dedotti dalle proprie ricerche di terreno. Complessivamente un percorso di ricerca originale e
maturo, che testimonia un tentativo di rivedere, alla luce della collaborazione con la ricerca storica e
con il rilievo di terreno, il modo di esercitare oggi lo studio delle tradizioni popolari.
Commissario Colajanni
La candidata presenta una ventina di pubblicazioni, tra le quali cinque volumi, in massima parte
dedicate a diversi temi della dimensione femminile nella religiosità e della simbologia popolare
italiana (maghe, veggenti, streghe, folli), ad apparizioni delle Madonna, alla cura del corpo e
all’alimentazione.
25
Il primo dei volumi ha per titolo: Guaritrici, veggenti, esorcisti. Aspetti magici e religiosi della
cultura delle classi popolari nella diocesi di Brescia (1987, pp. 293). Si basa su un confronto tra
documenti storici del 600 e del 700 e materiali etnografici contemporanei sulla magia popolare, che
contrappone i materiali provenienti dai processi ecclesiastici del passato alle osservazioni delle
credenze e pratiche dell’oggi. La documentazione storica tratta da varie ricerche e dai documenti
dell’Archivio Vescovile di Brescia è rilevante e ben organizzata, e le comparazioni con il mondo
popolare contemporaneo occasionali e non sempre illuminanti. Solo nel cap. V° (pp. 201-257)
vengono presentate testimonianze contemporanee ricche e intense sulla stessa regione. Il caso più
interessante e meglio presentato, per quanto riguarda i documenti del passato, è quello di Lucrezia
Gambara (“L’illusa spirituale d’Alfaniello”, del 1729), della quale si ricostruisce la straordinaria
storia, costellata di stimmate, repressione inquisitoriale, visioni mistiche, possessione “diabolica”.
Pur essendo, di fatto, uno studio di antropologia storica, il volume concede pochissimo alle
discussioni di teoria e di metodo e alla comparazione sistematica con altri studi dello stesso tipo. Il
secondo volume è del 1996, ed è dedicato alla ricostruzione di tre processi di stregoneria nei quali
fu coinvolta nella prima metà del 600 una donna veneta: Laura Malipiero strega. Storie di malìe e
sortilegi nel Seicento (1996, pp. 164). Qui la documentazione è tutta d’archivio, è notevole il
trattamento della dinamica processuale e la caratterizzazione della logica difensiva messa in atto da
Laura all’interno del processo, ci sono notazioni interessanti sulle concezioni e pratiche del corpo e
sulla sua simbologia, ma il lavoro non si distacca molto dagli studi tradizionali degli storici sui
processi di stregoneria. Forse qualche notazione innovativa si può trovare nel paragrafo dedicato al
rapporto tra oralità e scrittura e alla natura della magia seicentesca (pp. 121-132). Il libro Madonne
che piangono. Visioni e miracoli di fine millennio (1997, pp. 169) raccoglie una vivace carrellata di
visioni della Madonna, da diverse regioni italiane, presentate con rapidità ed efficacia, ma senza
approfondimenti rilevanti di analisi né intensi riscontri critici comparativi. Anche il successivo
volume I folli (2001, pp. 167) raccoglie un caleidoscopio di impressioni, storie non banali,
testimonianze di marginalità sociale, di devianza, di memorie dolorose, che risultano di indubbio
interesse, più come stimolo per successive e possibili analisi che per approfondimenti diretti. Infine,
il volume Donne passioni possessioni (2004, pp. 183) fa da degno epilogo a questa collana di
raccolte di brevi testimonianze di incontri e scontri con la marginalità sociale femminile. Come
promette l’autrice, in questo volume “Vi sarà un elogio della fuga, del disordine e della lentezza
come conquista di riflessività. La capacità di ritessere reti simboliche per mali sfuggenti” (p. 11).
Anche qui, si trovano testimonianze a volte inquietanti, provocazioni rapide e incisive che vengono
da pungenti ed estemporanee protagoniste del difficile mondo contemporaneo. E anche se ci si
augurerebbe una più sistematica ed esauriente analisi, non si può negare che questi frammenti di
dolente surmodernità lasciano una traccia nel lettore attento e non superficiale.
Gli altri saggi anticipano e seguono i temi presentati nei volumi succitati, approfondendone aspetti e
problemi. Di rilievo alcuni studi sul corpo, il movimento, il cibo, l’alimentazione e l’ideale di
bellezza, i consumi etici e gli stili di vita.
Nel complesso la candidata appare come una esperta di religiosità e simbologia popolare,
soprattutto nei documenti storici, competente della condizione femminile e della marginalità sociale
nelle sue diverse forme (soprattutto relativa alla salute mentale). Nei suoi lavori più recenti si è in
essa sviluppata una vena narrativa, riflessiva e aneddotica, che tuttavia non le impedisce di produrre
materiali interessanti e stimolanti. Per le ragioni suesposte ritengo che la Romano possa essere presa
in considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Faldini
Ricercatrice dal 1981, docente di materie DEA, Francesca Romano, fin dall’inizio della sua attività
scientifica, concentra l’attenzione sulla religiosità popolare italiana e sulla terapeutica praticata
tramite attività esorcistiche, esaminando sia eventi del passato attraverso ricerche d’archivio sia del
presente con ricerche concentrate sulla possessione diabolica e sulla pazzia in territorio italiano.
26
Appartengono al primo ambito le ricostruzioni diligenti delle storie di alcune donne (1982,
Religiosità popolare…; 1980, Processo…; 1996, Laura Malipiero… e sullo stesso tema 1998,
Volare…), per quanto a volte le narrazioni siano corredate di pochi commenti, a volte (v. 1980)
siano sottomesse ad una comparazione eccessiva e siano prive di una prospettiva teorica che possa
portare a conclusioni, che spesso mancano, sugli eventi indagati.
Un altro tema oggetto di ricerche da parte della candidata è la follia (1996, Le voci del silenzio…; il
volume del 2001, I folli; 2006, Percorsi…) la cui rimozione dalla società è comparata anche (2001)
con l’emarginazione subita da alcuni personaggi del passato (v. L. Malipiero), una buona idea, che
tuttavia poi non viene sviluppata da un sufficiente tentativo teorico di incanalare i dati in un
modello interpretativo.
Altro tema quello della possessione, indagata a Roma (2006, Corpi in disordine…; 2004, vol:
Donne passioni possessioni; 2005, Corpi in disordine, Possessioni…) ed espressa in testi molto
descrittivi, più simili ad una relazione di ricerca che a una riflessione sui dati ottenuti con la ricerca.
Seguono: il tema della terapeutica tradizionale (2007, Non più vecchiaia…; 1987, Dinamiche di…;
1990, Corpo e movimento) applicato soprattutto nell’ambito di una ricerca sul Bresciano (1975,
Superstizione; 1982, Guaritrici…; 1987 vol. Guaritrici veggenti…) ove la prospettiva teorica appare
ancora abbastanza carente; il tema delle apparizioni (1996, La Madonna pellegrina…; 1988,
Camele e il diavolo…;1997, vol. Madonne che piangono) tra i quali quello su La Madonna
pellegrina appare di buon livello; oltre ad alcuni modesti contributi sul tema del cibo e del digiuno
(2003, Cibo rosso…; 1997, Cibo ‘rosso’ cibo ‘verde’, passione…; 1997, Corpi leggeri) e sui folletti
(1996 Il folletto…), mentre sono ben più convincenti analisi e interpretazione nell’articolo del 1995
su La tenuta del Cavaliere. Le pubblicazioni presentate sono congruenti con il settore DEA.
Commissario Gri
Nell’ambito dell’etnologia europea di contesto italiano, i contributi della dott. Franca Romano, a
partire dalle prime ricerche sul campo condotte nel Bresciano negli anni Settanta e primi anni
Ottanta e allargate poi a contesti italiani più ampi, si distribuiscono nell’arco di oltre un trentennio
con saggi su riviste e con monografie. Essi sono attenti in particolare all’area di sovrapposizione fra
antropologia religiosa e medica, alle “parole” della marginalità, con particolare attenzione alla
questione di genere (Madonne che piangono, 1997; I folli, 2001; Donne, passioni, possessioni,
2004; i contributi dedicati al mondo dei guaritori, a quello della sordità, del linguaggio del corpo) e
al settore dell’antropologia storica, con scavi che si appoggiano alla documentazione inquisitoriale
relativa alla diocesi di Brescia e al contesto veneziano (come la monografia del 1996 dedicata al
procedimento contro Laura Malipiero, che dialoga, oltre che con il fronte più propriamente
etnologico, anche con la storiografia sul tema e sul contesto specifico).
Commissario Resta
La candidata è ricercatrice presso la Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma La
Sapienza.
Nella sua lunga e feconda vita accademica si è interessata a vari argomenti. La sua attività di ricerca
si è concentrata su alcuni macrotemi quali lo studio dalle forme espressive della religiosità popolare
e lo studio della diversità, affrontandoli anche in chiave storica. Il filo conduttore della sua
produzione scientifica ruota, tuttavia, intorno all’esame della diversità psichica, declinata, in alcuni
lavori, con la differenza di genere. Diversità psichica indagata e resa testualmente attraverso la
tecnica delle auto rappresentazioni.
Presenta numerosissimi saggi e volumi dedicati alla sofferenza mentale e alla possessione diabolica.
La candidata ha studiato l’esperienza di quanti, dopo la legge Basaglia, sono tornati a vivere in
condizione di non reclusione, conducendo un’indagine in una casa famiglia di Roma. Ha trasferito
la tecnica dell’autorappresentazione usata nella ricerca acquisendola all’interno della sua scrittura e
rendendo in forma di racconti brevi le storie di vita degli intervistati. La resa testuale dei dati
27
provenienti da questa attività di ricerca appare una accattivante descrizione “densa” del disagio
sociale.
Significativo è il percorso che la candidata ha condotto nell’esame della possessione diabolica
anticipato, fra l’altro, già alla fine degli anni ’90 con la pubblicazione della biografia di Laura
Malipiero strega e proseguita costantemente fino alla pubblicazione avvenuta nel 2004 di Donne
passioni possessioni dedicato a quelle donne che in una fase di ripresa di attenzione al demonio,
come la stessa scrive, “ Si sono riprese la parola. Raccontando le loro possessioni all’interno di quei
paesaggi quotidiani e straordinari, messi in ombra dalla drammaticità degli eventi rituali” (cfr.
Donne passioni possessioni p.11).
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la Commissione nota la rilevanza della collocazione editoriale delle pubblicazioni della candidata e
la loro diffusione all’interno della comunità nazionale. Osserva altresì che la produzione dedicata a
temi e problemi di antropologia storica, di antropologia delle donne, della marginalità e del disagio
psichico, è caratterizzata da una rilevante continuità temporale nonché da proprietà con il settore
scientifico disciplinare. Il rigore metodologico che risulta in alcune delle sue opere, soprattutto di
carattere storico-antropologico, appare meno in altre. La sua produzione complessiva si caratterizza
tuttavia per il suo tratto innovativo, soprattutto per quel che riguarda la scelta che ha compiuto negli
ultimi lavori verso la dimensione autobiografico-narrativa che ha trasferito nella sua scrittura
antropologica.
- Giuseppe Domenico Schirripa
Profilo curriculare
Laurea in Lettere nel 1986 presso la seconda Università di Roma in discipline storico religiose,
discutendo una tesi di interesse etnologico. Nel 1991 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in
scienze etnoantropologiche presso l’università di Roma La Sapienza. Dal 1994 al 1996 ha ottenuto
una borsa di studio post dottorale presso l’Università di Pisa. Dal 2006 è Ricercatore confermato
presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Dal 1998-99 ha ottenuto contratti di
insegnamento presso diverse Università ed è titolare di moduli di insegnamento presso l’Università
di Roma “La Sapienza”. Ha svolto inoltre attività didattiche presso istituzioni esterne all’ambito
universitario, in insegnamenti di ambito DEA a partire dal 1993. Ha partecipato con interventi e
relazioni a numerosi convegni e seminari nazionali e internazionali. E’ membro di alcune
associazioni scientifiche nazionali e internazionali.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
Il candidato presenta alla valutazione della commissione trentanove pubblicazioni, redatte lungo un
lasso di tempo che va dal 1988 al 2008. Tra queste pubblicazioni, nove delle quali scritte in
collaborazione con altri autori, figurano due monografie (Profeti in città. Etnografia di quattro
chiese indipendenti del Ghana, Cosenza, 1992; Le politiche della cura. Terapie, potere e tradizione
nel Ghana contemporaneo, Lecce, 2005, la seconda pubblicata in una collana specialistica di
rilievo), oltre che due testi a cura. Le pubblicazioni in elenco ai numeri 14, 16, 24, 38, redatte, come
si è anticipato, in collaborazione, si ritiene non possano essere prese in considerazione perché non è
possibile evincere con chiarezza inequivocabile l’apporto originale del candidato. Molti dei saggi
28
addotti, infine, sviluppano temi trattati nelle monografie, o temi trattati più volte, senza aggiungere,
nella maggior parte dei casi, elementi valutativi nuovi. Una produzione, comunque, che attesta una
regolare operosità scientifica, anche se non può non essere rilevata una rarefazione notevole negli
ultimi sei anni. Interesse specifico del candidato è nel campo dell’antropologia medica, con
particolare riferimento alle aree nzema e akan del Ghana (e, più limitatamente, ad aree a prevalente
presenza contadina della Calabria), ai poteri terapeutici, ai culti e alle istituzioni “tradizionali”
preposte alla cura del corpo e alla salvezza delle anime. La prima delle monografie sopra ricordate
(1992), frutto di una ricerca di terreno in Ghana svolta tra il 1989 e il 1990, pone l’attenzione sul
rapporto esistente, nell’ambito di movimenti religiosi di carattere sincretico, tra riti terapeutici e
ideologie della malattia, estendendo la propria attenzione, in modo opportuno, anche ai legami che
intercorrono tra chiese spirituali e potere politico nel Paese africano. Più matura appare la seconda
opera ricordata (2005), anch’essa basata parzialmente sui dati di terreno relativi al primo volume,
integrati tuttavia con quelli raccolti in ulteriori soggiorni effettuati nel periodo intercorrente tra il
1991 e il 1997, in cui la pluralità degli ordinamenti terapeutici presenti in Ghana, viene ricondotta
nelle forme della mediazione, della negoziazione e della dialettica sociale tra attori e istituzioni
mediche e politiche. Nel corso dell’esposizione vengono poste all’attenzione del lettore questioni
centrali del dibattito antropologico contemporaneo, nel tentativo, a tratti riuscito, di far interagire i
temi relativi alla salute e alla malattia, con quelli più generali. Qualche perplessità desta, nei saggi
dedicati alla terapeutica carismatica in Calabria, l’assenza del quadro sociale complessivo e delle
dinamiche legate alla plasmazione culturale “tradizionale” (che restano sullo sfondo), che
potrebbero offrire un più complesso rilievo alla fenomenica oggetto d’interesse del candidato.
Complessivamente un lavoro interessante che non mancherà, se il candidato riprenderà con vigore il
proprio percorso euristico, di fornire ulteriori prove positive.
Commissario Colajanni
Il candidato presenta una quarantina di pubblicazioni, tra le quali due volumi, altri due a cura, nella
stragrande maggioranza dedicati a diversi temi di antropologia medica. Una parte minore dei saggi
riguarda temi di dinamica religiosa nell’Africa contemporanea (nuove chiese, culti di possessione).
Buona parte dei saggi nascono da lunghe e continue ricerche di campo, soprattutto in Ghana.
Il volume Profeti in città. Etnografia di quattro chiese indipendenti del Ghana (1992, pp. 229),
presenta e discute alcuni casi di nuovi movimenti spirituali a carattere sincretico che hanno largo
seguito nella città di Accra. Vengono esaminate le dottrine, le forme di culto, le ideologie e
simbologie religiose, nel loro rapporto tra la tradizione remota africana e i fenomeni di innovazione
e invenzione. Il tutto nello sfondo del complesso processo di modernizzazione e di migrazioni dal
mondo rurale alle città, che caratterizza l’aggiustamento tra mondo africano e occidentalizzazione
di origine europea. Una particolare attenzione è rivolta ai rituali terapeutici, alle concezioni delle
malattie e della guarigione, nei loro legami con l’ideologia e le pratiche religiose e rituali. Le chiese
organizzate che vengono esaminate sono: la Afrikania, un gruppo “neo-tradizionale” che rigetta
ogni influenza culturale e religiosa di origine cristiana; la Lord’s Pentecostal Church, tipico
esempio di movimento pentecostale di origine anglosassone; la Musama Disco Cristo Church e la
William Wade Harris Twelve Apostles Church, che sono tra le più antiche chiese spirituali
ghanensi. Vengono presentate analogie e differenze tra le quattro chiese, attraverso la osservazione
dei diversi rituali e le conversazioni e interviste libere raccolte presso i leaders e i seguaci. Alcune
brevi storie di vita arricchiscono le informazioni assieme a qualche considerazione sui processi di
conversione degli adepti. Non mancano dunque, nel volume, alcuni materiali empirici nuovi, che
integrano la cospicua letteratura specifica che si è ccumulata su questi fenomeni. Nel complesso
però il volume è più che altro una ordinata e approfondita presentazione dei materiali bibliografici
esistenti, arricchiti e meglio compresi a partire dalla esperienza diretta dei luoghi e delle persone,
con qualche approfondimento comparativo (sul rapporto tra Chiese e potere, e sul rapporto tra
guaritori tradizionali, chiese e medicina occidentale in aree urbane).
29
Il volume Le politiche della cura. Terapie, potere e tradizione nel Ghana contemporaneo (2005, pp.
196), risistema e riorganizza alcuni saggi già pubblicati in forma sistematica, e presenta una densa e
ricca sintesi di informazioni sull’antropologia medica in Ghana e sulle politiche sanitarie,
discutendo anche con proprietà e spirito critico gli apporti di numerosi antropologi che hanno
lavorato in quel paese. Viene presentato il dibattito sul tema della “medicina tradizionale” e sul
confronto tra spiegazioni biomediche e spiegazioni simbolico-religiose delle malattie, sia i contesto
urbano che in contesto rurale, come anche il tema centrale della difficile articolazione tra le
politiche di “legittimazione” della medicina tradizionale (e della “professionalizzazione” della
stessa) e l’organizzazione sanitaria nazionale. La presentazione sistemica e la discussione del
complesso dei problemi generali accennati prevale in questo volume. Ma non mancano, soprattutto
nei due ultimi capitoli (settimo: “Guaritori” e ottavo: “Pazienti”), note etnografiche provenienti
dalla diretta esperienza dello studioso, che arricchiscono con la concretezza dell’esperienza di
ricerca etnografica, le questioni generali di cui sopra. Alcuni temi specifici d’indagine, come la
trattazione della malattia kooko, o le dinamiche della possessione spiritica degli Nzema, riprendono
direttamente ed esplicitamente temi affrontati in precedenti saggi del 2001 e del 1998.
L’antologia L’ambulatorio del guaritore (2000), che è curata dal candidato assieme ad altro autore,
contiene la traduzione in italiano di famosi ed importanti saggi della letteratura specifica
internazionale, preceduti da una buona introduzione.
Tra gli altri saggi sono rilevanti una nota sulla identità individuale tra i Nuer del Sudan (“L’uomo e
il suo doppio. Note sulla definizione dell’identità individuale tra i Nuer del Sudan”, 1988), un
articolo di commento su alcuni lavori di Nathan (“Identità come nucleo profondo della persona?
Alcune riflessioni su Tobie Nathan”, 1996), arricchito in una più recente nota critica su argomenti
molto simili (“The loneliness of fetishes. Some reflections about the policies of ethnopsychiatry
arising from a recent French debate”, 2005).
Il candidato appare nel suo complesso un competente specialista di antropologia medica, con buona
esperienza di ricerca di campo in Africa e ricca conoscenza critica del dibattito internazionale. Per
le ragioni suesposte si ritiene che egli possa essere preso in considerazione ai fini del presente
concorso.
Commissario Faldini
Dottore di ricerca nel 1991, ricercatore dal 2006, docente di materie DEA, il candidato presenta
pubblicazioni, alcune delle quali in lingue straniere, congruenti col settore DEA, che rientrano quasi
tutte nell’ambito dell’antropologia medica e, come localizzazioni di ricerca, si concentrano in
particolare sulla Calabria, ove sono indagati i culti carismatici e il Ghana ove la ricerca ha
riguardato le pratiche terapeutiche tradizionali. In alcune delle pubblicazioni presentate (1990 con
G. Cardamone, Lo scoglio…; 1994 con G. Cardamone, L’esercizio del miracolo…; 2000 con C.
Zuniga Valle, Sistema medico; 2001, con G. Cardamone, Riflessioni etnopsichiatriche…) non è
evidenziata la parte di pertinenza del candidato, per cui non è stato possibile prenderle in
considerazione per effettuare valutazioni in merito. Dopo un solo studio iniziale (1988, L’uomo…),
un po’ scolastico, volto al commento di testi classici, i contributi del candidato sono stati il risultato
di ricerche di campo o di argomenti comunque collegati ai suoi temi di ricerca (tra questi ultimi:
1995, La professionalizzazione; 1995, Identità…; 1996, Identità come nucleo;1997, Pluralismo…;
2000, Health Care…; 2002, Uguaglianze…; 2003, La solitudine…; più isolato 1991,
sull’emigrazione da Roccasecca). Tutti gli scritti del candidato successivi a quello del 1988
dimostrano il suo rigore di ricerca oltre che il forte tentativo di problematizzare in modo nuovo un
tema, quale quello della terapeutica tradizionale, già molto indagato. Se appaiono più defilati e
meno problematizzati i contributi dedicati ai culti carismatici calabresi (1994, Esperienze…; 1994,
Culti…; 1997, Retorica…2002, Health…), si segnalano invece i contributi ‘africani’, frutto di
esperienze in Ghana tra gli Nzema in particolare (1995, Affari…; 1999, Dealing…;2001,
Sessualità… e Di Ahone…; 2008, Materiali…) e in Accra e zone limitrofe per quanto riguarda il
buon lavoro di indagine della formazione, dell’attività e del contributo alla creazione sociale di
30
alcune Chiese. Oltre ad articoli e saggi (1992, Politica…; 1992, Tra legittimazione…; 1993,
Medicina tradizionale…; 1994, esperienze; 1995, Afrikania…; 1996, Promesse…; 1998, Le
associazioni…; 2000, Afrikania…; 2004, Salute…; 2005, Icone…) due volumi (2000, Profeti in
città…; e 2005, Le politiche della cura…) si presentano come una sintesi dei risultati raccolti e
come un momento di riflessione non privo, a volte, di una certa originalità.
Commissario Gri
Il candidato presenta una vasta e continuativa produzione scientifica che si distende nell’ultimo
ventennio, segnalandosi in particolare nel settore dell’antropologia medica e della connessione fra
contesti di cura e contesti religiosi. Nell’ambito dell’etnologia europea un terreno di ricerca sul
campo particolarmente produttivo, illustrato e analizzato in diversi saggi, è stato quello della
comunità carismatica di Placanica, in Calabria (in collaborazione con lo psichiatra G. Cardamone).
Altre ricerche i cui risultati sono confluiti in saggi su rivista e in volumi collettanei hanno riguardato
aspetti relativi all’antropologia medica nell’Italia centrale (entro i programmi della Fondazione
Angelo Celli, in particolare) e questioni sanitarie connesse ai contesti di migrazione.
Nell’ambito della Missione etnologica italiana in Ghana, il dott. Schirripa ha condotto ricerche
ripetute in area Nzema, ricavandone una serie nutrita e replicata di contributi, con attenzione
particolare ai fenomeni della possessione, dei profetismi e delle chiese indipendenti (tema a cui è
dedicata la prima monografia del candidato nel 1992: Profeti in città. Etnografia di quattro chiese
indipendenti del Ghana), dei guaritori con le loro forme di organizzazione e i problemi di
inquadramento nelle strutture sanitarie (un tema a cui sono dedicati diversi contributi in rivista e
volumi collettanei – alcune curatele in collaborazione – e la monografia del 2005: Le politiche della
cura. Terapie, potere e tradizione nel Ghana contemporaneo).
Commissario Resta
L’attività scientifica del candidato si è sviluppata soprattutto nel campo dell’antropologia medica.
Sono da segnalare, nel lungo iter che ha attraversato per conseguire il ruolo di ricercatore, anche i
suoi studi inerenti il campo dell’antropologia religiosa.
Interessanti i lavori sulla medicina tradizionale in area Nzema (Ghana), sul complesso sistema
medico e sulla visione dei processi di salute e malattia. Significative le ricerche sulle chiese
cristiane africane e in particolare su quelle pentecostali. Apprezzabili anche le riflessioni storicoantropologiche sul tema della stregoneria in Africa. Le sue ricerche paiono sorrette, nel complesso,
da un utile impianto teorico e da una buona conoscenza della storia degli studi.
Il candidato presenta un lungo elenco di pubblicazioni diviso in ventitré articoli, il primo risale al
lontano 1988 e il più recente al 2005, dodici saggi in volumi collettanei, di cui due in lingua inglese
ed uno in lingua francese, e quattro volumi, in due dei quali compare nel ruolo di co-curatore.
L’unico contributo a firma esclusiva del candidato edito in un periodo successivo alla sua presa di
servizio nel ruolo di ricercatore rimane, quindi, il saggio Una indagine sui processi di salute e
malattia nello Nzema, nel quale in parte ripercorre, a vantaggio del lettore, le tappe che sono state
segnate dalla missione etnologica italiana fra gli Nzema e in parte il dibattito sviluppatosi in
letteratura sull’analisi dei sistemi medici plurali (p.34-37).
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la Commissione attesta la rilevanza della collocazione editoriale di alcune delle pubblicazioni del
candidato e la loro diffusione all’interno della comunità scientifica. Per quanto concerne la
continuità temporale della produzione, si osserva un certo rallentamento nell’ultimo periodo. Il suo
rigore metodologico, nella più matura sua seconda monografia (2005), appare con nettezza. Nella
coniugazione tra le pratiche terapeutiche, i culti delle chiese spirituali e la dimensione politica,
traspaiono elementi di innovatività.
31
- Silvia Vignato
Profilo curriculare
Laurea in Psicologia clinica nel 1986. Corso di Perfezionamento in Antropologia presso
l’Università di Padova. Nel 1990-92 ha conseguito il DEA in Antropologia presso EHESS di
Parigi. Successivamente il Dottorato in Antropologia presso l’ EHESS di Parigi nel 1998 e nel 1999
l’abilitazione all’insegnamento universitario in Francia. Borse di studio pre- e postdottorali dal 1990
al 1999. Dal 2000 è Ricercatrice presso l’Ecole Française de l’Extreme Orient di Parigi e dal 2001 è
Ricercatrice prima presso l’Università di Padova e poi presso l’Università di Milano Bicocca. Dal
2001 le sono stati affidati incarichi di insegnamento in varie Università italiane. E’ membro di
alcune associazioni scientifiche internazionali, ed ha partecipato con relazioni e interventi a
seminari, conferenze e convegni nazionali e internazionali.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
Le pubblicazioni proposte alla valutazione della commissione da parte della candidata (dieci; nove
saggi e una monografia scritta in lingua francese, in un lasso di tempo di dieci anni, dal 1998 al
2008), attestano un’operosità scientifica costante anche se non particolarmente intensa e un contesto
di diffusione internazionale. L’interesse specifico della candidata riguarda l’induismo e le sue
riconfigurazioni peculiari, dettate da particolari eventi legati all’emigrazione o a strategie politicoculturali di resistenza, in Indonesia e in altre aree del Sud-Est asiatico (Malesia, Malaysia), sovente
trattate con un approccio di tipo storico-politico e storico-istituzionale legato all’area specifica
d’indagine, oltre che antropologico. In particolare la monografia Au nom de l’induisme.
Reconfiguraions ethniques chez les Tamouls et les Karo en Indonésie, Paris, 2000, sua tesi di
dottorato presso EHESS di Parigi, frutto di un lungo lavoro di terreno protrattosi dal 1992 al 1996,
prende in considerazione la vicenda, legata alle scelte autoritarie in materia di religione e culto del
regime di Suharto, tra il 1975 e il 1985, dei due gruppi etnici e religiosi che optarono per
conversioni di massa all’Induismo, divisi tra necessità politiche, tensioni nazionaliste e pressioni
internazionali, elaborando forme di culto originali, eterogenee e relativamente effimere. L’opera si
distingue per accuratezza, per la presenza di un’ampia bibliografia, soprattutto dedicata agli aspetti
socio-antropologici, storici e politologici dell’area indagata, per la presenza di utili apparati di
consultazione e si caratterizza come un contributo notevole nell’ambito dei recenti studi
indonesiani. I saggi tendono a sviscerare particolari aspetti relativi a molte delle tematiche trattate
nella monografia, senza aggiungere ulteriori apporti critici. In tal senso sono particolarmente da
segnalare i due contributi (1999, 2000), dedicati al discorso malaysiano sull’AIDS, che approcciano
anche tematiche di antropologia della salute e di antropologia del genere.
Commissario Colajanni
La candidata presenta 10 pubblicazioni, tra le quali un corposo volume frutto di una intensa
esperienza di ricerca di campo in Indonesia, che sono tutte dedicate a diversi temi religiosi e sociali
derivati dall’incontro/scontro di diversi gruppi etnici, culture diverse e sistemi social-politici della
modernità, in varie regioni del Sudest asiatico (Indonesia, Malesia, India).
Il suo volume Au nom de l’Hindouisme. Reconfigurations ethniques chez les Tamouls et les Karo en
Indonésie (2000, pp. 437) è una eccellente monografia etnografica che presenta in forma ben
coerente e ordinata tre diverse situazioni di Induismo rurale indonesiano acquisito in epoche remote
e relativamente recenti : quella dei Tamil, induisti originari migranti dall’India in epoca coloniale e
32
oggi residenti nella città di Medan a Sumatra, quella dei Karo, un gruppo autoctono indonesiano, e
quella dei Balinesi. L’esperienza della migrazione, la integrazione in contesto urbano, il rapporto tra
spiritualità, forme religiose e forme di potere, è investigato nei diversi contesti studiati comparando
le situazioni di “conversione” (il caso dei Karo) con le relazioni interetniche e i rapporti burocratrici
con lo stato. Un capitolo decisivo dello studio (il XIII°, dedicato all’individualismo religioso
indonesiano) propone una comparazione densa e stimolante tra le diverse situazioni esaminate,
enfatizzando il diverso ruolo del sacrificio. Alcune pagine conclusive, dense e ricche di proposte
interpretative, rivendicano l’importanza di una visione ”dinamista” (attenta sia alle tensioni e ai
conflitti, come anche allo svolgersi delle relazioni interetniche nel tempo) dei problemi sociali e
religiosi indonesiani. Il volume lascia trapelare una grande competenza storica e socio-culturale sul
variegato e complesso mondo indonesiano, e una buona integrazione tra conoscenze storiche e
raccolta, nonché interpretazione, di dati etnografici.
Altri saggi affrontano il problema delle pratiche e della ideologia del lavoro salariato in Malesia,
alcune descrizioni di feste popolari, le figure dei medium, l’interpretazione popolare della
modernità, le reazioni popolari e le politiche sanitarie nei confronti dell’AIDS, le strategie di
diffusione in Malesia di un gruppo religioso di origine Baha’i.
La candidata appare nel suo complesso come una solida e matura specialista di storia e antropologia
religiosa del mondo urbano-rurale dell’Indonesia e della Malesia, con ampie conoscenze storiche e
linguistiche che ha potuto acquisire in centri internazionali specializzati in queste discipline.
Nonostante le sue pubblicazioni siano relativamente limitate (se si eccettua la ricca monografia
frutto della rielaborazione di una tesi di Dottorato sostenuta in un centro altamente specializzato), la
sua competenza e serietà professionale mi convincono a considerarla come candidata che può essere
presa in considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Faldini
DEA conseguito in Francia nel 1992, Dottore di ricerca nel 1998, docente di materie DEA, Silvia
Vignato presenta pubblicazioni, gran parte delle quali in lingua straniera, tutte congruenti col settore
DEA, che riguardano, come campo di studi, l’Indonesia e, in particolare, la Malesia, ove la
candidata ha svolto diverse ricerche di campo concentrate in prima istanza sull’antropologia
religiosa i cui risultati appaiono in diverse pubblicazioni (1998, 2000, 2004, 2006, 2007) nelle quali
si pone in evidenza il contrasto fra la legislazione nazionale della Malesia, paese di fede islamica, e
la presenza di religioni altre, fra cui quella baha’i e quella induista, indagate sia nell’ambito
dell’identità diasporica creata con memorie selezionate, sia in quello della riorganizzazione della
religione come fondamento di una nuova etnicità. Parallelamente, la Vignato porta aventi anche
altri due temi: il primo relativo al sistema di rappresentazioni elaborato in Malesia a proposito
dell’AIDS, vissuto come un contagio avente come causa l’occidentalizzazione dei costumi, che
lascia il suo segno anche su tutta la parentela e che viene trattato in comunità religiose islamiche o
induiste come una malattia generata da uno squilibrio dell’energia cosmica mediato da entità
soprannaturali; il secondo relativo al lavoro salariato femminile sempre in Malesia, una attività che,
anche nella scelta spesso del nubilato, comporta un cammino verso la riappropriazione di sé, e
quindi all’autonomia. Le pubblicazioni della candidata riflettono non solo un buon approccio alla
ricerca di campo, la cui conduzione appare notevole, ma rivelano anche un discreto
approfondimento teorico, dimostrato nella discussione dei singoli argomenti oltre che nella
conoscenza della bibliografia specifica.
Commissario Gri
Ben inserita anche nel contesto della ricerca antropologica francese, la candidata si segnala per la
lunga attività di ricerca sviluppata a partire dal 1993 nel SudEst asiatico contemporaneo (Malesia e
Indonesia), ma anche per una produttività discontinua e quantitativamente limitata. Vari interventi
scientifici hanno preceduto, accompagnato e seguito l’apprezzata (anche a livello internazionale)
monografia del 2000, Au nom de l’hindouisme. Reconfigurations ethniques chez les Tamouls et les
33
Karo en Indonésie. Il contributo di conoscenza e discussione offerto dalla candidata riguarda temi
relativi alla riconfigurazione delle identità, in quell’area, anche in relazione ai fenomeni di diaspora,
con particolare attenzione agli indù malesiani, e temi inquadrabili entro l’antropologia religiosa e
l’antropologia del lavoro.
Commissario Resta
La candidata ricopre il ruolo di ricercatore presso l’Università di Milano Bicocca nella Facoltà di
Scienze della Formazione, provenendo dalla Facoltà di Lettere e Filosofia di Padova, dove aveva
preso servizio in ruolo nel 2001. Nel corso del precedente anno era stata ricercatrice preso L’Ecole
française d’Extrême –Orient a Parigi.
Si è laureata in Psicologia Clinica presso l’Università di Padova, mentre ha compiuto la formazione
in antropologia quasi esclusivamente in Francia, dove ha conseguito il dottorato ed il post doc.
Ha condotto la sua attività di studio e ricerca fra l’India, l’Indonesia e la Malesia, concentrandosi
soprattutto nell’area malese dove ha sviluppato la sua analisi a tutto raggio, studiando dall’AIDS
alla formazione dei sacerdoti induisti.
La candidata presenta un volume in lingua francese pubblicato dalla casa editrice L’Harmattan e
nove saggi, alcuni in lingua italiana, altri in inglese e in francese. Di questi sei sono successivi alla
presa di servizio nel ruolo di ricercatore e per la maggior parte sono dedicati a studiare il processo
di trasformazione a cui sono sottoposti i rituali devozionali in Malesia e Indonesia. Nel panorama
delle pubblicazioni presentate dalla candidata, per la verità esiguo, soprattutto se confrontato con la
vastità dei progetti di ricerca messi in essere e le opportunità segnalate nel curriculum, risaltano, i
due articoli, uno in francese ed uno in italiano, destinati a scandagliare “l’ideologia del lavoro” in
Malesia. La candidata legge le trasformazioni che stanno attraversando in forma differente il ruolo
svolto dalle donne malesi, indiane e indiane musulmane, il loro rapporto con la tradizione,
l’accettazione e persino la scelta del nubilato ove contemplato dalla cultura locale, proprio in
funzione dell’apertura ad un diverso mercato del lavoro.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la Commissione osserva l’assoluta rilevanza della collocazione editoriale delle pubblicazioni della
candidata e la loro diffusione all’interno della comunità scientifica nazionale e internazionale. La
sua produzione appare caratterizzata da una certa discontinuità temporale e da una non particolare
intensità. Il rigore metodologico ed il carattere innovativo del suo lavoro sono evidenti soprattutto
nella monografia (2000). In essa, accanto all’approccio antropologico culturale e sociale, si
manifesta sovente un’attenzione ai fenomeni storico-politici istituzionali che a tratti la allontana
dalla prospettiva disciplinare.
- Filippo Massimo Zerilli
Profilo curriculare
Laurea in Lettere nel 1989 in discipline DEA. Dottore di ricerca in ambito DEA nel 1994 e titolare
di una borsa postdottorale dal 1995 al 1997. Dal 1998 al 2002 ha usufruito di un assegno di ricerca
dell’Università di Perugia e di numerose borse di studio. Ricercatore in discipline DEA presso
l’Università di Cagliari dal 2004. Dal 1997-98 docente a contratto presso diverse Università. Dal
2003 gli sono stati affidati incarichi di insegnamento presso le Università di Perugia e Cagliari. Ha
svolto attività didattiche in qualità di docente visitatore in Belgio, Francia e Romania. E’ stato
membro della missione etnologica italiana in Romania con incarichi di responsabilità. Ha
partecipato con interventi e relazioni a numerosi seminari, conferenze e convegni nazionali e
34
internazionali, organizzandone alcuni. E’ membro di alcune associazioni scientifiche italiane e
internazionali.
Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica
Commissario Faeta
Le pubblicazioni presentate dal candidato alla valutazione della commissione (trentasette, edite in
un arco di tempo che va 1991 al 2007, di cui una monografia da lui interamente scritta, quattro
curatele, ma anche nove brevi recensioni), testimoniano di una costante attività di ricerca
scientifica. Esse vertono essenzialmente su due filoni tematici: quello di tipo storiografico-critico,
quello inerente la ricerca in Romania. Al primo filone di ricerca, il cui fulcro d’interesse è
nell’antropologia francese del primo Novecento, e in particolare nelle figure e in alcuni aspetti
dell’operato di Emile Durkheim, Paul Rivet (anche con implicazioni boasiane), Arnold Van
Gennep, Maurice Delafosse, va ascritto anche l’unico volume presentato dal candidato Il lato
oscuro dell’etnologia, Roma, 1998, che esplora il contributo, in genere sottovalutato negli studi di
storiografia specifica, offerto dalla correnti dell’antropologia naturalista ai processi di lenta
istituzionalizzazione degli studi etnologici in Francia. Tale volume, ospitato in una collana diretta
da Alberto M. Cirese, attraverso un’ampia e documentata analisi del contesto che presiede alla
formazione della tradizione di studi d’oltralpe, pone utilmente e convincentemente in luce l’apporto
dello studio dell’uomo dal punto di vista fisico (con i suoi riferimenti, che localmente ebbe, alle
facoltà morali e intellettuali, con la sua commistione tra tratti fisici e biologici e tratti sociali e
culturali), alla costituzione dei caratteri specifici dell’etnologia. Sull’altro versante di ricerca il
candidato, nell’ambito delle attività di studio della missione etnologica italiana in quel Paese,
esplora alcuni dei fenomeni culturali e sociali della Romania in epoca post-comunista. In questa
prospettiva rilievo assumono le riflessioni intorno al concetto d’identità (anche in una più larga
prospettiva critica), e intorno alla corruzione, come elemento connesso con la costruzione della
dimensione pubblica (si vedano, a esempio, i saggi del 2003, 2005, 2006). Va segnalata la
frequenta dimensione internazionale in cui si proietta l’attività del candidato. Complessivamente un
lavoro di ricerca in crescita che si caratterizza per la sua serietà e la solida base di conoscenze su cui
poggia.
Commissario Colajanni
Il candidato presenta una trentina di pubblicazioni, tra le quali un volume e altri a cura in
collaborazione con altri autori, incentrate su due temi di ricerca antropologica: la storia degli studi
soprattutto in Francia e diversi temi di etnografia (soprattutto giuridico-politica) in Romania.
Il lavoro più impegnativo è il volume Il lato oscuro dell’etnologia. Il contributo dell’antropologia
naturalista al processo di istituzionalizzazione degli studi etnologici in Francia (1998, pp. 229), che
affronta con sicurezza metodologica e grande ricchezza di fonti documentarie lo studio del processo
di costruzione delle istituzioni antropologiche nella Francia dell’800 e del primo 900,
dall’antropologia fisica alla nascita dell’etnologia. E’ uno dei rari libri che siano effettivamente di
“storia dell’antropologia”, coniugando interessi e metodi delle discipline antropologiche con quelli
delle scienze storiche. Uno spazio di grande rilievo è attribuito alla personalità e alle ricerche di
Paul Rivet, compresa anche la creazione di rapporti istituzionali con l’America Latina (l’Ecuador in
particolare), e di Arnold Van Gennep. Il Museo e il campo sono protagonisti delle prime fasi
dell’antropologia francese, nella continua oscillazione tra il biologico e il sociale, alla quale il libro
dà un contributo molto rilevante, tanto da essere riconosciuto, anche all’estero, come uno dei
migliori volumi sul tema. Un volume curato dall’autore (Dalle ‘Regole’ al ‘Suicidio’. Percorsi
Durkheimiani, del 2001) manifesta la continuità e l’intensità di questi interessi storico-antropologici
con competenza e capacità innovativa, e contiene altresì due saggi rilevanti del candidato: uno su
Durkheim e l’Italia, e l’altro su Durkheim e la questione delle fonti etnografiche. Altri buoni saggi
su Paul Rivet e il “terreno” ecuadoriano, sul carteggio Boas-Rivet, o sul dibattito in tema di
35
“meticciato biologico e sociale”, o infine su Maurice Delafosse, rafforzano l’impressione di una
competenza professionale di prim’ordine nel settore della storia dell’Antropologia.
Gli scritti che provengono dalla esperienza di ricerca nel mondo rurale della Romania hanno per
temi specifici d’indagine la identità e la proprietà in ambito urbano, i diritti canonici e i diritti
umani, gli aspetti sociali e politici dei fenomeni di corruzione, i processi di “restituzione” della
proprietà nella Romania post-socialista. La cura, assieme ad altri autori, di un volume collettaneo
che raccoglie saggi di antropologia storica ed etnografia della Romania, tra cui un bel saggio del
candidato, testimonia dell’impegno in questo settore di ricerca (La ricerca antropologica in
Romania. Prospettive storiche ed etnografiche, del 2003).
Il candidato presenta nel complesso una figura di studioso maturo, che ha affrontato con impegno e
competenza, nonché con sicurezza metodologica, due campi del sapere antropologico: la storia delle
discipline antropologiche in Francia e il processo della loro istituzionalizzazione, e l’etnografia
sociale della Romania contemporanea (con riferimento soprattutto alle concezioni e pratiche dei
diritti sociali e alla corruzione). Per le ragioni suesposte ritengo che egli possa essere preso in
considerazione ai fini del presente concorso.
Commissario Faldini
Dottore di ricerca nel 1994, ricercatore nel 2004, docente di materie DEA, il candidato presenta
contributi coerenti con due indirizzi principali di ricerca: a) il commento e l’attenzione al dibattito
concernente l’opera e l’attività, anche politica, di alcuni autori francesi e di altri autori con loro in
relazione (2007, Le cri…; 1991-93, Il terreno ecuadoriano…; 1995, Il dibattito sul meticciati…;
1998, Etnografia e etnologia; 1998, Maurice Delafosse…; 1998, vol. Il lato oscuro…; 2001 curatela
e scritti in Dalle regole…; 2009, Du déménagement…); b) l’analisi di dati raccolti nel corso di
diverse ricerche di campo effettuate in Romania (2003, curatela in coll., Presentazione e art. Playing
(with) Bribery…; 2005, Diritti canonici…; 2005, Corruption…, 2006, Sentiments…; 1998,
Introduzione a Incontri di Etnologia…). Seguono interessi minori (2007., Dell’identità…) ma
rilevanti quanto a contenuti teorici. Di 2007, The house of ghosts, non è chiara la parte scritta dal
candidato. La collocazione di molte pubblicazioni, stampate in francese e inglese appare rilevante.
Tutte le pubblicazioni sono congruenti con il settore DEA.
Per quanto riguarda la prima linea di ricerca, derivante da ricerche d’archivio e riguardante alcuni
autori francesi, anche nelle loro connessioni internazionali, rilevante la riflessione su pratica
scientifica e azione politica (2007, Le cri…, sul carteggio Boas-Rivet), sul principio di eguaglianza
nella discussione dei problemi razziali (1995, Il dibattito sul meticciato), sulla promozione della
scienza etnografica nel primo ‘900 (1998, Etnografia…), sul ruolo dell’etnologia (1998, M.
Delafosse…) e sulle oscillazioni fra etnografia e storia in Durkheim (2001, Dalle regole… e 2009,
Du déménagement…), riflessioni completate dall’ottimo volume relativo alla nascita dell’etnologia
nella Francia degli anni ’20 del XX secolo, volume rigoroso, come peraltro anche gli altri
contributi, e per impianto metodologico e per chiarezza nel delineare i vari apporti e per intelligenza
della riflessione sui diversi autori.
La seconda linea di ricerca, ancora iniziale, appare in alcuni interessanti contributi riguardanti la
Romania, ove il candidato ha condotto ricerche di campo, che trattano del tema della corruzione
come pratica sociale (2003, Presentazione a curatela; 2005, Corruption) nel sistema di
rappresentazioni locali e del tema relativo alla costruzione delle idee e dei diritti (2005, Diritti
canonici…; 2006: Sentiments…) nell’ambito delle interazioni relative al cambiamento del sistemaStato rumeno. Puntuale e rigorosa l’analisi dei dati, ottenuti sia con ricerche d’archivio che di
campo, molto buono l’inquadramento relativo alla definizione delle relazioni di proprietà come
elementi che aiutano a definire le relazioni sociali.
36
Commissario Gri
Nella produzione scientifica del candidato (sviluppata a partire dal 1998) si evidenziano due aree di
interesse e di approfondimento. La prima è rivolta al settore della storia della disciplina: riguarda la
rivisitazione critica della tradizione etnologica francese, a muovere dal “naturalismo” del secondo
Ottocento fino agli sviluppi del primo Novecento, toccando figure e problemi, con particolare
attenzione alla figura di E. Durkheim, ad alcuni nodi problematici del suo lavoro (come la
questione dell’utilizzo delle fonti etnografiche), ai rapporti della sua opera con la tradizione degli
studi italiani.
Nel campo dell’etnologia europea, il candidato dedica poi ricerca e riflessione ad aspetti complessi
di antropologia giuridica nel contesto della Romania contemporanea. La partecipazione attiva, con
questa caratterizzazione, ai progetti di ricerca della Missione italiana in Romania è testimoniata,
oltre che in diversi saggi, anche dalla collaborazione ai volumi miscellanei del 1998 e 2003, curati
insieme con C. Papa e G. Pizza.
Commissario Resta
Il candidato ha svolto una adeguata attività di ricerca, testimoniata dalle pubblicazioni presentate. In
particolare Zerilli sottopone a giudizio molti fra saggi e articoli e quattro volumi.
Fra gli articoli quattro sono scritti in lingua italiana, due in lingua francese e tre in lingua inglese; in
tre dei quattro volumi compare nel ruolo di co – curatore mentre uno solo è a sua firma.
La sua ricerca si è sviluppata sostanzialmente in due filoni. Uno, di indirizzo storico, è volto a
ricostruire i primordi del pensiero etnologico attraverso l’esame di alcune figure come Delafosse,
Rivet, Van Gennep e soprattutto Emile Durkheim, al cui pensiero dedica la cura di un volume, ma
anche attraverso l’esame dell’origine di quella che egli stesso definisce antropologia naturalista,
studio i cui esiti raccoglie nel volume Il Lato Oscuro dell’Etnologia, pubblicato alla fine negli anni
’90. Da questo filone principale sembra derivare anche l’interesse che fra il 1995 e 1998 ha portato
il candidato ad esaminare il tema dell’identità, a partire dal dibattito sul meticciato biologico e
sociale nell’antropologia francese del primo novecento.
Un secondo e più recente filone di ricerca è quello relativo all’analisi degli esiti che il passaggio al
modello capitalistico ha prodotto in Romania. In questo ambito il candidato si è concentrato in
generale sul campo dei diritti e, più in particolare, ha affrontato il tema della corruzione. Riflessioni
certo interessanti, ma che al momento non hanno prodotto l’elaborazione in chiave sistematica di
una etnografia di riferimento, anche con ulteriori approfondimenti bibliografici sugli studi
sull’Europa dell’est che hanno avuto ad oggetto specifico il tema.
Giudizio collegiale
Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica,
la Commissione osserva la buona collocazione editoriale delle pubblicazioni, la loro diffusione
all’interno della comunità scientifica, la continuità temporale della produzione e la sua congruità
con le discipline comprese nel settore specifico. I lavori del candidato, suddivisi in due settori
preminenti, quello storiografico e quello relativo alle indagini di terreno in Romania, rivelano nel
primo settore un pieno rigore metodologico e, a tratti, acquisizioni innovative. Nel secondo la
necessità di ulteriori approfondimenti sia per quel che riguarda l’etnografia complessiva, sia per
quel che riguarda un ampliamento della base teorica e critica.
37
Allegato II alla Relazione finale
Giudizi individuali e collegiali relativi alla discussione sulla
produzione scientifica
- Leopoldo Ivan Bargna
Discussione sulle pubblicazioni scientifiche
Commissario Faeta
Il candidato discute con competenza, non sempre rispondendo puntualmente alle sollecitazioni
proposte, ma mostrando comunque un quadro di riferimento teorico ampio e articolato.
Commissario Faldini
Il candidato esprime con padronanza alcuni dei temi oggetto delle sue pubblicazioni: impostazione
teorica, il campo degli studi etno-estetici, la maschera, le nuove possibilità di lettura delle
esposizioni. A tratti, la sua esposizione non trova corrispondenza precisa con le domande dei
Commissari.
Commissario Gri
Il candidato ha affrontato con proprietà la discussione dei titoli e del proprio percorso di ricerca,
mostrando padronanza dei temi e privilegiando alcune correlazioni interdisciplinari.
Commissario Resta
Il candidato argomenta in maniera soddisfacente la sua produzione scientifica con una discussione
ampiamente articolata sul piano teorico. Tuttavia le risposte che fornisce alle domande poste dalla
Commissione sono state collocate su un piano molto generale.
Commissario Colajanni
Discussione ampia, dettagliata, competente, esauriente, teoricamente molto avvertita, anche se con
riferimenti scarsi ai dati empirici.
Giudizio collegiale
Il candidato discute con proprietà e competenza, mostrando il vasto campo di riferimento teorico
che è alle spalle del suo lavoro. Non sempre le sue risposte, però, si attagliano perfettamente alle
domande poste e il suo quadro teorico di riferimento non trova del tutto riscontro nella maggior
parte delle sue opere a carattere catalografico.
- Alessandra Ciattini
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
1
La candidata espone con proprietà e con rigorosi riferimenti teorico-metodologici le ragioni del
proprio lavoro scientifico, mostrando una netta adesione ai presupposti metodologici che lo
motivano.
Commissario Faldini
La candidata espone il suo percorso di studi e discute con chiarezza e competenza la sua
produzione scientifica nel campo dell’antropologia religiosa, vista come ambito interdisciplinare,
sperimentato anche in ricerche in America Latina.
Commissario Gri
Discussione ampia e articolata, che conferma l’organicità del percorso di ricerca e la
consapevolezza critica dei fondamenti teorici e metodologici.
Commissario Resta
La candidata presenta in maniera esauriente la sua produzione scientifica, difendendone le posizioni
soprattutto per ciò che attiene alla sua ricerca a Cuba.
Commissario Colajanni
Discussione ricca, esauriente, competente, che mostra una buona integrazione tra solida ispirazione
teorica e dati documentari di carattere empirico.
Giudizio collegiale
La candidata mostra ampia e documentata consapevolezza dei quadri teorico-metodologici che
hanno ispirato la propria ricerca, attraverso una discussione ricca, esauriente e competente, che
sostiene con rigore le proprie tesi.
- Maria Luisa Ciminelli
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
La candidata espone in modo pacato le regioni del proprio lavoro, mostrando consapevolezza del
proprio percorso euristico, non sempre rispondendo però in modo puntuale, alle sollecitazioni che
le vengono proposte.
Commissario Faldini
La candidata discute con attenzione la sua produzione scientifica, motivando i due campi su cui
concentra gli studi, l’etnopsichiatria e l’antropologia dell’arte. La sua esposizione a volte manca di
sintesi.
Commissario Gri
La discussione, non sempre lineare, conferma la padronanza dei temi trattati e buona fondazione
teorica e metodologica dei percorsi di ricerca scelti.
Commissario Resta
La candidata presenta in maniera poco ordinata la sua produzione scientifica facendo riferimento
anche a tematiche diverse su cui ha elaborato riflessioni ancora inedite. Spiega con la casualità la
scelta dei suoi campi di studio e accenna a qualche connessione tra i compi dell’etnopsichiatria e
dell’antropologia dell’arte ai quali invece massimamente la sua produzione si riferisce.
2
Commissario Colajanni
Discussione ampia e competente, ma un po’ dispersiva, che mostra una buona impostazione storicoantropologica, una buona sensibilità e competenza per i problemi teorico-metodologici e una
positiva attitudine polidisciplinare, che le permette interessanti stimoli sulla connessione tra
l’etnopsichiatria e lo studio delle espressioni artistiche in società tradizionali.
Giudizio collegiale
La candidata espone in modo pacato, ma piuttosto discontinuo, le ragioni del proprio lavoro
scientifico, argomenta le connessioni che sono presenti al suo interno in modo sufficiente,
mostrando tuttavia consapevolezza nei riferimenti teorici.
- Francesca Declich
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
La candidata espone con qualche discontinuità le ragioni del proprio lavoro scientifico, mostrando
tuttavia una buona conoscenza dei contesti culturali e sociali che sono stati oggetto di ricerca, ma
mantenendo in ombra i presupposti teorici e il quadro di riferimento storico-critico complesso di
tale ricerca.
Commissario Faldini
La candidata espone con competenza e capacità di sintesi le sue ricerche di campo e le sue
esperienze presso organismi internazionali, fonti delle sue pubblicazioni, illustrando anche nuovi
orientamenti Tuttavia a volte non inquadra gli argomenti all’interno della rete dei riferimenti
teorici..
Commissario Gri
La candidata esprime in maniera articolata storia e implicazioni della propria ricca esperienza di
ricrca sul campo e di partecipazione a molteplici contesti di antropologia applicata.
Commissario Resta
La candidata presenta in maniera argomentata la sua produzione scientifica, con ampi riferimenti
alle ricerche empiriche svolte, discussione nella quale ha proposto anche spunti di riflessione
critica. Manifesta competenza metodologica e capacità di confrontarsi con coraggio sui fronti del
sapere antropologico applicato.
Commissario Colajanni
Discussione molto ricca, dettagliata, pertinente, molto bene informata e attenta sia ai problemi
teorici che, soprattutto, alla analisi accurata dei dati empirici documentari.
Giudizio collegiale
La candidata argomenta con proprietà e larghezza di riferimenti la sua ricca ricerca empirica,
mostrando tuttavia qualche difficoltà a illustrare le implicazioni teoriche che ne sono all’interno
3
- Antonietta Di Vito
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
La candidata espone con pacata problematicità le ragioni della sua ricerca, individuandone
criticamente alcuni limiti. Certi aspetti della riflessione in sede espositiva non compaiono, se non
marginalmente, nelle opere presentate al giudizio della Commissione; alcune questioni di
antropologia economica rivelano un certo appiattimento sulle posizioni dominanti in alcuni settori
della vulgata disciplinare.
Commissario Faldini
La candidata illustra con attenzione alla Commissione il suo percorso di studi e ricerche nel campo
dell’antropologia medica in generale e in seguito, sempre in questo ambito, con una particolare
attenzione al genere e poi al dono. I temi di ricerca non sembrano sempre correttamente inseriti nel
dibattito teorico contemporaneo. L’esposizione è a volte esitante.
Commissario Gri
La discussione mette in luce la preparazione di buon livello che sostiene gli ambiti di ricerca
realizzati, ma anche alcune debolezze di carattere teorico e comparativo.
Commissario Resta
La candidata presenta in maniera poco articolata i suoi campi di ricerca, sovrapponendo spesso i
piani teorico-metodologici, sostenendo la sua descrizione con scarsi riferimenti ai dibattiti
disciplinari, e rispondendo in maniera non sempre puntuale alle richieste di approfondimento
pervenute dalla Commissione.
Commissario Colajanni
Discussione non priva di accenti problematici, non sempre competente, qua e là incerta, ma anche
non priva di intensità e di riferimenti teorici personali. Mostra attitudini riflessive e diversi
programmi di ricerca.
Giudizio collegiale
La candidata presenta alla Commissione aspetti della sua ricerca, individuandone alcuni limiti sul
piano empirico e teorico. Mostra una buona consapevolezza critica dei passaggi che affronta, e una
ampiezza di interessi tematici, anche se alcune questioni centrali della sua ricerca non sono
giustificate con una rigorosa e ampia proposizione teorica.
- Cecilia Pennacini
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
La candidata espone con chiarezza, proprietà e sicura ampiezza di riferimenti teorico-metodologici,
le ragioni del proprio lavoro scientifico, evidenziandone con spirito autocritico alcuni passaggi
suscettibili di ulteriore revisione.
4
Commissario Faldini
La candidata illustra con competenza il suo percorso di studi e di ricerca, inquadrando con
sicurezza i diversi ambiti, tra cui precipui i temi dell’antropologia dell’Africa, dell’antropologia
visuale, dell’antropologia museale, nell’ambito degli studi di riferimento.
Commissario Gri
La discussione dei titoli dimostra, anche grazie alla chiarezza espositiva, la padronanza dei temi
affrontati e delle loro implicazioni. Conferma l’alto livello di preparazione generale e l’attualità del
lavoro di ricerca sul campo.
Commissario Resta
La candidata descrive in maniera pertinente e articolata i suoi oggetti di studio, presentando le
problematiche teoriche affrontate sulla base dei materiali della sua ricerca empirica e inserendole
opportunamente nei dibattiti disciplinari di riferimento. L’esposizione, pur chiara, non è stata priva
a tratti di qualche ingenuità ed imprecisione.
Commissario Colajanni
Discussione molto ricca, competente, di ottime qualità comunicative, coerente e sistematica. Illustra
con chiarezza gli interessi tematici nel campo dell’Africa orientale e dell’antropologia visuale, e con
buon equilibrio tra impostazione teorica, affiliazioni e ispirazioni generali, e analisi di ambiti
culturali specifici. Risponde con proprietà e visione personale, anche se non sempre in maniera
molto approfondita, ad alcune osservazioni della Commissione, riconoscendo anche alcuni propri
limiti.
Giudizio collegiale
La candidata espone in modo convincente, dettagliato, coerente e chiaro, le ragioni della sua
ricerca, con ampio ricorso alla base teorico-metodologica e mostrando di aver svolto un notevole
lavoro d’indagine empirica, che ha comportato anche ricadute operative. Notevole l’ampiezza dei
suoi interessi. Qualche passaggio della propria riflessione teorica non appare articolato in modo
convincente rispetto ai rilievi di membri della Commissione.
- Ivo Quaranta
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
Il candidato discute con sicura pertinenza e alto livello di percezione critica dei problemi la materia
da lui trattata, mostrando una competenza vasta e articolata delle tematiche convenzionalmente
definite di antropologia medica
Commissario Faldini
Il candidato espone con chiarezza e competenza il tema delle sue ricerche, l’antropologia medica,
esplicitato in tutte le sue pubblicazioni, collocandolo in modo critico all’interno dell’attuale quadro
di riferimento teorico.
Commissario Gri
La discussione è stata condotta dal candidato in termini chiari, efficaci, competenti ed esaurienti; è
stata interna al settore che egli ha scelto come specifico ambito di ricerca, l’antropologia medica.
5
Commissario Resta
Il candidato discute in maniera appassionata e approfondita i suoi oggetti di studio. Inquadra i temi
delle sue ricerche nel dibattito disciplinare, spiegandone le interconnessioni con il piano biomedico,
su cui propone riflessioni di ampio respiro. Risponde in maniera appropriata alle sollecitazioni poste
da alcuni membri della Commissione, manifestando un ampio spirito critico.
Commissario Colajanni
Discussione di grande ricchezza, con ottimo equilibrio tra impostazione teorica e capacità di
analizzare casi empirici concreti. Argomentazioni convincenti, con buoni e pertinenti riferimenti
alla letteratura teorica e generale, con spunti critici rilevanti. Anche se il lavoro del candidato è
limitato al campo dell’antropologia medica, sono evidenti le capacità di concepire e utilizzare una
concezione ampia e integrale del sapere antropologico.
Giudizio collegiale
Il candidato ha discusso con ricchezza, competenza critica e passione, mostrando una conoscenza
vasta e articolata delle tematiche di antropologia medica, le ragioni della propria ricerca e della
propria riflessione, pur facendo riferimento alla propria produzione scientifica tutta orientata in un
solo campo specialistico.
- Bruno Riccio
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
Il candidato discute con competenza e proprietà la propria produzione scientifica, mostrando
tuttavia riferimenti pressappoco esclusivi alla letteratura specialistica di orientamento
antropologico e sociologico
Commissario Faldini
Il candidato discute con sicurezza il tema delle sue ricerche, i processi migratori in prospettiva
multi situata, intesi come lente di osservazione della realtà, facendo riferimento all’attuale dibattito
scientifico sul fenomeno.
Commissario Gri
Sul terreno specifico ma limitato scelto dal candidato per la sua attività di ricerca, la presentazione e
la discussione, articolata, ha documentato padronanza dei temi e della relativa letteratura in ambito
socio-antropologico.
Commissario Resta
Il candidato presenta in maniera accurata il suo oggetto di ricerca, ben inserendolo nel dibattito
disciplinare. Risponde in maniera critica e propositiva alle stimolazioni della Commissione, anche
se non sempre in maniera del tutto convincente, legando le esemplificazioni al contesto della sua
ricerca empirica. Opera il tentativo di aprire il tema al dibattito teorico più generale, anche se
l’ottica nella quale si muove rimane vincolata al campo delle migrazioni transnazionali.
Commissario Colajanni
Discussione ricca e competente, che mostra grande conoscenza del campo disciplinare degli studi
antropologici sui fenomeni migratori, capacità critiche e buon uso della letteratura teorica. Risponde
con proprietà, intelligenza e buoni argomenti alle sollecitazioni di alcuni Commissari, e tenta con
6
abilità di collocare il suo sapere sull’antropologia delle migrazioni nell’ambito più ampio
dell’antropologia generale.
Giudizio collegiale
La presentazione e la discussione dei temi del candidato mostra ricchezza di conoscenze nel campo
specifico, proprietà e padronanza, spirito critico e volontà propositiva, anche se l’ambito teorico
teorico-metodologico di riferimento appare molto circoscritto al contesto specialistico
- Giuseppe Domenico Schirripa
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
Il candidato espone con pacatezza le ragioni del proprio lavoro scientifico, soffermandosi su alcuni
limiti segnalati dalla Commissione e offrendo, rispetto ad essi, convincente risposta. Piuttosto
limitato agli oggetti specialistici del suo studio e condotto dentro limiti ormai ampiamente
conosciuti sul piano generale, il quadro di riferimento teorico-metodologico. Alcune sue posizioni
relative al rapporto tra antropologia medica, biomedicina e antropologia critica, risultano poco
chiare.
Commissario Faldini
Il candidato illustra le sue linee di ricerca, discusse nelle pubblicazioni, accennando anche ad un
recente cambiamento di terreno che ha rallentato negli ultimi anni la sua produzione scientifica.
Traccia il percorso dei suoi studi soffermandosi sulle ragioni che lo hanno condotto dallo studio
delle religioni a quello dell’antropologia medica di cui indica quelle che considera le problematiche
di dialogo con la biomedicina.
Commissario Gri
Il candidato risponde e discute con proprietà i propri orientamenti di ricerca, i mutamenti di campo,
l’interesse recente per l’antropologia coloniale, il nesso fra antropologia religiosa e antropologia
medica e, infine, restando sui termini generali, alcune criticità del dialogo fra antropologia medica e
biomedicina.
Commissario Resta
La discussione dei titoli del candidato è stata svolta in maniera soddisfacente, anche se su un piano
generale e con scarsi riferimenti al campo delle sue ricerche.
Commissario Colajanni
Discussione ricca, ampia, mantenuta su un livello molto generale, competente e sostanzialmente
convincente. Insiste in maniera particolare sui rapporti di collaborazione, scambio, e sviluppi
autonomi, tra discipline mediche e ricerche antropologiche. Non sottolinea in modo fermo una
funzione critica dell’antropologia nei confronti della scienza medica e in generale della biomedicina
contemporanea.
Giudizio collegiale
Il candidato espone i propri orientamenti di ricerca e la propria competenza scientifica con
pacatezza e riflessività, mostrando anche competenze specifiche, pur se mantenendosi su di un
7
piano piuttosto generale. La funzione critica dell’antropologia nei confronti della scienza medica e
della biomedicina, in rapporto al proprio lavoro di ricerca, è piuttosto sottaciuta così come i quadri
teorici della disciplina in rapporto con il settore sub disciplinare.
- Silvia Vignato
Discussione sulle pubblicazioni
Commissario Faeta
La candidata espone con sicurezza e proprietà le ragioni della propria ricerca scientifica, con ampi
riferimenti alle concrete condizioni euristiche e, in particolare, di terreno. Qualche incertezza
dimostra nel maneggiare categorie teoriche spesso in opposizione, con un certo effetto eclettico. E’
possibile altresì riscontrare una non costante chiarezza nella delineazione del suo quadro teoricometodologico di riferimento.
Commissario Faldini
La candidata illustra chiaramente il suo percorso di ricerca, tuttavia non discute sempre in modo
lineare i suoi riferimenti teorici. Dimostra una forte conoscenza del suo specifico terreno di ricerca e
discute con competenza, sollecitata dalla Commissione, il tema del lavoro femminile in Malesia.
Commissario Gri
La discussione dei titoli, ampia e strutturata, muove dalla ricostruzione del percorso di ricerca,
chiarisce i diversi riferimenti di fondo all’interno del campo antropologico, discute in modo
competente il nodo dell’approccio interdisciplinare in riferimento al campo specifico praticato.
Commissario Resta
La candidata espone in maniera ordinata, esauriente e soddisfacente, il suo percorso di ricerca,
senza omettere difficoltà e casualità che hanno pesato sulla sua formazione. Mostra competenza
metodologica e consapevolezza delle scelte teoriche operate nella sua attività di ricerca. Alcune
indecisioni vanno rilevate nella presentazione dell’oggetto della ricerca, che manifestano una
qualche ingenuità.
Commissario Colajanni
Discussione molto ricca, competente, ben organizzata e convincente, capace di identificare i grandi
problemi connessi con la sua esperienza progressiva di ricerca, e di esporli con chiarezza e
consapevolezza critica. Illustra bene le connessioni tra ricerche storiche, linguistiche, etnografiche e
storico religiose sull’Asia sud orientale, alle quali ha dato buoni contributi .
Giudizio collegiale
La candidata sostiene un’ampia e strutturata discussione circa i propri titoli, con chiari riferimenti di
fondo al campo antropologico specifico da lei praticato e con consapevolezza critica
nell’esposizione. Qualche oscillazione nel delineare il proprio campo teorico metodologico e nel
presentare alcuni nodi relativi al proprio oggetto di ricerca.
- Filippo Massimo Zerilli
Discussione sulle pubblicazioni
8
Commissario Faeta
Il candidato discute con proprietà e competenza gli aspetti salienti della propria produzione
scientifica, con riferimenti specifici all’esperienza di terreno, ma con minore aderenza e puntualità
rispetto ai quadri teorici generali. In particolare, la distinzione tra storia e storiografia risulta
alquanto appiattita nella pur interessante esposizione dell’interazione, soggettivamente percepita,
dei due campi fondamentali d’esercizio della sua antropologia. Qualche ingenuità nel tessere le
relazioni tra ricerca e riflessione antropologica e teorie e prassi contemporanee della politica.
Commissario Faldini
Il candidato espone in modo proprio e lineare le ragioni della scelta dei suoi temi di indagine
dichiarando inoltre, senza approfondire, la sua attenzione al dialogo fra antropologia e storiografia.
Situa con pertinenza i suoi lavori di storia dell’antropologia all’interno del dibattito internazionale
discutendone con competenza alcune delle linee principali. Illustra quindi, sollecitato dalla
Commissione, alcuni temi del suo lavoro di campo in Romania.
Commissario Gri
Discussione ampia e competente relativa al proprio percorso di ricerca strutturato in due ambiti
distinti già indicati nel profilo elaborato sui titoli; padronanza dei temi trattati e delle correlazioni
indicate in particolare nel settore della storia degli studi antropologici.
Commissario Resta
Il candidato ripercorre in maniera adeguata la sua carriera scientifica a partire dal doppio binario
nella quale si è collocata: etnografico e storiografico. In relazione alla ricerca di campo in Romania,
ancora in corso, allude ad una competenza pluridisciplinare con qualche sbavatura soprattutto nella
individuazione dello specifico apporto antropologico al tema della proprietà ivi affrontato. Nel
complesso, mostra maggiore competenza in relazione alla storia dell’antropologia.
Commissario Colajanni
Discussione molto ricca, ampia, esauriente e competente. Rivendica con intelligenza critica, ma con
esempi episodicamente affrontati, le strette connessioni tra le due fasi della sua ricerca scientifica:
la storia documentaria dell’antropologia da una parte e la ricerca etnografica in ambito ruraleurbano in Romania dall’altra. Si sofferma in modo problematico sul rapporto tra le norme e le
pratiche statali da un lato e i comportamenti quotidiani degli individui dall’altro.
Giudizio collegiale
Il candidato espone in modo chiaro, competente e lineare le ragioni del proprio lavoro scientifico,
con specifico riferimento sia alla storiografia disciplinare, nella quale ha dato consistenti contributi,
sia alla ricerca etnografica di terreno nella Romania post-comunista. Non sempre mostrando
chiarezza - però - nella delineazione del quadro teorico, sia per quel che concerne specifici aspetti
legati all’antropologia giuridica, sia per quel che concerne aspetti del rapporto tra storiografia
disciplinare ed etnografia da lui esperita.
9
Allegato III alla Relazione finale
Giudizi individuali e collegiali relativi alla prova didattica
- Leopoldo Ivan Bargna
Prova didattica
Commissario Faeta
Esposizione chiara,ordinata, sintetica, con spunti legati sia allo specifico ambito dell’antropologia
dell’arte, sia, per cenni, al più vasto ambito disciplinare. I riferimenti a una bibliografia di sostegno
appaiono piuttosto esigui.
Commissario Faldini
Il candidato illustra con un linguaggio piano, idoneo al target degli studenti scelto, le problematiche
di base per quanto appare una prima lezione di approccio all’arte africana. Pone in modo semplice
elementi che ritiene utili ad una partecipazione degli studenti, identificando varie possibilità di
interpretazione degli oggetti, sottolineando la necessità di situare gli stessi all’interno del loro
contesto e facendo indirettamente brevi riferimenti agli studi di settore. A conclusione, scarsi
riferimenti generali agli autori.
Commissario Gri
Prova didattica caratterizzata da una argomentazione strutturata, da buona chiarezza espositiva,
attenta nel definire le finalità e a soffermarsi sugli aspetti problematici del tema. Efficace
didatticamente come primo accostamento generale (talvolta eccessivamente generale)
all’argomento.
Commissario Resta
Il candidato svolge ordinatamente e in maniera pacata il tema assegnatogli, rivolgendosi a studenti
appena alfabetizzati nella disciplina antropologica e ignari di arte africana. Sceglie come tema la
maternità e gli oggetti che la rappresentano, contestualizzando appena e in maniera generica le aree
di provenienza degli stessi, facendo riferimento alla loro costruzione simbolica e spiegandone la
funzione. Affronta alcuni nodi tematici, come quello del rapporto tra l’opera e il destinatario,
mostrando le differenze con la visione occidentale.
Commissario Colajanni
Lezione argomentata ed espressa in un linguaggio piano e chiaramente organizzato. Accenna, più
che trattare estesamente, i grandi problemi del tema proposto (rapporto tra culture europee e culture
estetiche africane, contestualizzazione sociale e culturale degli oggetti, analisi simbolica e dei
significati degli stessi, ecc.). Ma non ne approfondisce analiticamente alcuno, né fornisce gli stimoli
per letture specifiche. Sicuramente competente, ma esiguo – nel complesso – il trattamento di
questa lezione iniziale.
Giudizio collegiale
Il candidato espone in modo chiaro, ordinato e sintetico, i temi della sua lezione, mostrando una
sufficiente attitudine didattica. La base documentaria e bibliografica della lezione stessa avrebbe
necessitato di una maggiore completezza
1
- Alessandra Ciattini
Prova didattica
Commissario Faeta
La candidata espone con ordine sistematico la propria lezione, corredandola di una serie di colte
notazioni diacroniche, centrando le proprie argomentazioni sul carattere complesso e contraddittorio
del sincretismo, fornendo la sua personale interpretazione del fenomeno, e appoggiandola a un
concreto caso di studio. Buona l’efficacia didattica e l’aderenza al target formativo scelto.
Commissario Faldini
La candidata sintetizza in modo chiaro il tema complesso del sincretismo, delineandone in modo
convincente l’etimologia e la storia, illustrandone in modo lineare i concetti di base oltre che alcuni
nodi del dibattito antropologico, accennando anche all’iniziale apparato bibliografico di riferimento.
Spunti di interpretazione e, a conclusione, uno studio di caso relativo a Cuba, forniscono alcuni
strumenti di riflessione ed empirici a successive lezioni sul tema. Buona efficacia didattica.
Commissario Gri
Le articolazioni del tema sono esposte in maniera chiara, ordinata ed efficace, restando all’interno
dell’ambito storico-antropologico-religioso. Mostra le linee essenziali del dibattito sul sincretismo
in diversi contesti disciplinari; offre indicazioni bibliografiche essenziali per l’approfondimento
personale da parte degli studenti. Ridotta l’esemplificazione comparativa tratta dalla letteratura
antropologica.
Commissario Resta
La candidata organizza bene, dal punto di vista didattico, la sua lezione, rivolta a studenti già
alfabetizzati sui temi dell’antropologia religiosa, focalizzandone l’oggetto principale e le fasi
attraverso le quali sarà affrontato. Privilegia inizialmente l’approccio diacronico al tema.
Contestualizza l’analisi del sincretismo sia con riferimenti etimologici puntuali al termine, sia
rifacendosi al dibattito sviluppatosi in seno all’antropologia religiosa e alla teoria antropologica nel
suo complesso, fornendo riferimenti bibliografici nel corso della trattazione, pur se non in maniera
dettagliata. Spiega di seguito le posizioni funzionaliste e quelle conflittuali relative al sincretismo,
finendo con il proporre definizioni personali, esemplificate attraverso il contesto delle sue ricerche.
Commissario Colajanni
Prova didattica di grande efficacia, ben organizzata e articolata, ricca di informazioni e di
valutazioni sulle diverse tradizioni di studio che hanno affrontato il tema proposto. Puntuale nei
riferimenti teorici, terminologici e concettuali, e alla storia degli studi, anche con suggerimenti
bibliografici pertinenti. Non manca una proposta personale di interpretazione del fenomeno, che si
accompagna ad uno sforzo critico e di sistemazione di elementi empirici di sostegno. Meno efficace
il trattamento di un caso empirico cubano di sincretismo religioso.
Giudizio collegiale
La candidata espone la sua lezione con precisione e brillantezza, con ampi riferimenti di carattere diacronico
e interdisciplinare, in particolare storico-religioso, con suggerimenti bibliografici pertinenti, appoggiandosi a
un concreto caso di studio. Buona l’efficacia didattica e precisa la rispondenza al target formativo prescelto.
2
- Maria Luisa Ciminelli
Prova didattica
Commissario Faeta
La candidata svolge la sua lezione con marcata discontinuità espositiva non centrando, in alcuni
suoi passaggi, il tema proposto alla sua attenzione. Le istituzioni internazionali per la salvaguardia
sono ricordate in termini generali e non presentate agli studenti nella loro articolata e differenziata
realtà; l’ideologia cui esse informano la loro azione è sottaciuta, così come sottaciuti sono i concetti
di base che sono interni all’ambito specifico. Le interazioni tra la teoria antropologica e le
istituzioni non sono affrontate che per rapidi cenni. La sua prestazione sembra aderire più al
modello espositivo di una relazione o comunicazione convegnistica che non di un’occasione
didattica.
Commissario Faldini
La candidata illustra il tema prescelto con numerosi richiami bibliografici, riferimenti al dibattito
antropologico, a casi specifici oltre che alle Convenzioni internazionali, di cui non sempre discute
in modo chiaro e completo il lessico e la portata. Una certa mancanza di linearità inficia l’efficacia
didattica della lezione.
Commissario Gri
La lezione, proposta a studenti già alfabetizzati nel settore etno-antropologico, ben definita
inizialmente in una articolazione di tre momenti (vocabolario, uso pragmatico degli strumenti
elaborati dalle istituzioni internazionali, confronto critico con una fase storica del dibattito negli
studi italiani), risulta poi difettosa per capacità argomentativa e chiarezza espositiva. Con scarsa
efficacia didattica, la lezione affronta le pratiche, le questioni, il problema del processo di
formazione degli strumenti internazionali di salvaguardia e protezione, la loro diversa natura
giuridica, e anche il dibattito che ha preceduto, giustificato e accompagnato la loro definizione.
Commissario Resta
La candidata svolge una lezione di impianto didattico poco ordinato. La dirige verso studenti di
secondo livello, per i quali non ritiene opportuno definire gli oggetti della lezione, ovvero il
concetto di “culture locali” e “istituzioni internazionali contemporanee” alle cui disposizioni si
riferisce. Solleva problemi relativi ad una serie di convenzioni senza contestualizzarle. Affronta
molti temi, dalla definizione di “popolo indigeno” a quella di “segregazione”, senza spiegarne la
portata. Nel complesso la lezione appare un po’ confusa, anche se pertinente al tema assegnato e
non offre una rassegna bibliografica adeguata agli studenti..
Commissario Colajanni
Prova didattica ricca di riferimenti puntuali a documenti delle istituzioni internazionali
(Dichiarazioni, Convenzioni, Accordi) dedicati al tema della salvaguardia e/o protezione delle
culture locali (indigene e popolari). Inizialmente ben organizzata e programmaticamente ben divisa.
Nel complesso del suo svolgimento, in realtà, molti dati risultano affastellati con un non sempre
coerente disegno espositivo. Una buona attenzione è dedicata alle differenze terminologiche e
concettuali nei termini che appaiono nei documenti ufficiali; meno approfondita la parte che
riguarda gli usi concreti delle posizioni teorico-concettuali nell’azione pratica, e meno ancora la
parte riguardante l’efficacia concreta di questi documenti e di queste iniziative nella vita quotidiana
dei popoli che ne sono destinatari. Interessante la critica alla utilizzazione di concetti antropologici
nei citati documenti (cultura, tradizione, ecc.). Nel complesso, un intervento abbastanza ricco ma
non sempre ordinato né didatticamente efficace.
3
Giudizio collegiale
La candidata effettua la sua lezione, che offre un tentativo di sintesi ordinata della difficile e
complessa letteratura sulle azioni e sui documenti delle istituzioni internazionali nel campo della
protezione e salvaguardia delle culture locali, con alcune incertezze espositive. La realtà delle
istituzioni internazionali è presentata in modo piuttosto indifferenziato, mentre le relazioni tra teoria
antropologica e ideologia specifica delle istituzioni non sono delineate che per rapidi cenni. Tutto
ciò riduce l’efficacia didattica.
- Francesca Declich
Prova didattica
Commissario Faeta
La candidata espone con ordine e proprietà, con alcuni riferimenti ai testi di una bibliografia
proposta e distribuita ai discenti, con esempi significativi, la tematica da lei prescelta. Più
sviluppato l’aspetto relativo alla descrizione elencativa delle condizioni di genere nelle situazioni di
non-sviluppo, che non quello relativo alle pratiche e, soprattutto, alle basi antropologiche delle
teorie dello sviluppo programmato.
Commissario Faldini
La candidata illustra in modo competente il tema prescelto, offrendo esemplificazioni, dati
quantitativi e bibliografici di base, e riferendosi alle normative internazionali e al dibattito
scientifico sull’argomento, ben padroneggiati. Tuttavia, lo scarso ricorso ad alcuni nodi
interpretativi dell’antropologia, oltre che a un linguaggio e ad una argomentazione a volte
discontinui nel livello, diminuiscono l’efficacia didattica della lezione.
Commissario Gri
In apertura di lezione, la candidata presenta la base bibliografica per l’approfondimento, introduce il
tema a partire da dati quantitativi riferiti alla discriminazione di genere nel settore educativo;
presenta poi e discute nozioni, distinzioni, questioni fondative per l’argomentazione complessiva.
Fa largo uso di situazioni esemplificative, a sostenere una proposta didattica ben articolata, ma che
si configura eccessivamente densa nei contenuti per garantire una reale e buona efficacia didattica.
Commissario Resta
La candidata inizia la lezione presentando la problematica in oggetto anche dal punto di vista
quantitativo, permettendo immediatamente agli studenti di secondo livello, ai quali la lezione è
destinata, di orientarsi sul problema affrontato. Preliminarmente distribuisce una breve bibliografia
che, eventualmente, può aiutare gli studenti ad approfondire temi in cui si compone la problematica
complessiva. Discute argomenti che ritiene di importanza fondamentale, spiegandone le
implicazioni in contesti di sviluppo, con esempi presi dalla letteratura antropologica nel suo
complesso, e presenta i diversi approcci che possono essere usati per affrontarli. Adopera una
terminologia specialistica, che si occupa di spiegare semplicemente ma dettagliatamente agli
studenti. Di conseguenza, la resa didattica è buona e accattivante.
Commissario Colajanni
Prova didattica di ottima efficacia, densa e ricca di dati e informazioni, ben organizzata e distribuita
nei diversi argomenti. Presenta con precisione e con spirito critico i diversi orientamenti prevalenti
e succedutosi negli ultimi decenni, nelle politiche e nelle strategie di sviluppo sociale per le donne
in società in via di sviluppo, da parte delle diverse istituzioni internazionali, identificandone le
4
logiche soggiacenti e la struttura compositiva, anche con riguardo a temi importanti come i
pregiudizi e le presupposizioni culturali nella visione della famiglia, delle attività economiche
femminili, dei bisogni di genere. Si sofferma soprattutto sugli aspetti socio-economici della
condizione femminile rispetto alla progettazione dello sviluppo economico, ponendo in minore
rilievo gli aspetti della simbologia, degli elementi del rituale, delle rappresentazioni reciproche di
genere, e così via.
Giudizio collegiale
La candidata espone i temi della sua lezione con proprietà, opportuni riferimenti bibliografici e,
soprattutto, pragmatici, dimostrando approfondita conoscenza degli argomenti trattati e notevole
capacità di padroneggiarli. Qualche riserva desta, in alcuni dei Commissari, l’efficacia didattica
della sua esposizione
- Antonietta Di Vito
Prova didattica
Commissario Faeta
La candidata espone con ordine e chiarezza, dimostrando di possedere i termini essenziali degli
argomenti trattati, la propria lezione. I riferimenti alla teoria sub disciplinare nella sua diversa
articolazione sono presenti, le referenze ad autori e ad aspetti della riflessione internazionale
contemporanea sono ben presentate e la tematizzazione è proposta in modo didatticamente efficace.
Commissario Faldini
La candidata svolge la sua esposizione in modo chiaro e lineare illustrando, con una sintesi degli
autori principali e dei loro orientamenti, la genesi e lo sviluppo dell’antropologia dell’educazione.
In seguito precisa il suo posizionamento in seno alla disciplina. Porge gli argomenti in modo molto
pacato, ben adeguato al target di studenti che ha proposto.
Commissario Gri
La struttura della lezione dedicata all’antropologia dell’educazione, ben organizzata dal punto di
vista didattico, prevede un primo momento dedicato alla storia di quell’area specialistica, alcuni
riferimenti concettuali e bibliografici fondamentali, la definizione dell’oggetto di studio ristretto alla
comunità scolastica, e con attenzione particolare al tema del fallimento e dei contesti interculturali.
Il quadro delineato appare manchevole, forse, di una prospettiva antropologica e comparativa più
ampia.
Commissario Resta
La prova didattica della candidata risulta ordinata e ben strutturata. Presenta la letteratura
internazionale, attraverso la quale sviluppa i temi principali inerenti il dibattito interno relativo
all’antropologia dell’educazione, utilizzando in maniera appropriata anche esemplificazioni interne
alle teorie sviluppate nella storia della disciplina. Suggerisce alcune letture utili per gli studenti,
individuando quelle accessibili nel panorama nazionale.
Commissario Colajanni
Prova didattica ricca ed efficace, che offre un panorama storico e anche aggiornato dei contributi
principali, di teoria e di metodo, nel campo dell’antropologia dell’educazione, con ampi riferimenti
anche alle dinamiche istituzionali della scuola. Discute il concetto di “resistenza scolastica”, quello
5
di “dissonanza affettiva” e insiste sulla utilità dell’analisi dei rituali scolastici. Meno efficaci i
riferimenti, limitati, all’importanza e alla utilizzazione della pratica etnografica in questo campo.
Giudizio collegiale
Chiarezza e linearità caratterizzano una prova didattica di buon livello che mostra questioni
propedeutiche essenziali dell’area sub disciplinare prescelta, con una pacata esposizione finale di
alcuni aspetti del proprio posizionamento teorico e metodologico.
- Cecilia Pennacini
Prova didattica
Commissario Faeta
Chiara e precisa l’esposizione della candidata che si fonda innanzitutto sull’armamentario critico
della storia dell’Africa, presentato con intento propedeutico ma con ricchezza di sfumature critiche.
Aspetti delle istituzioni della sovranità nell’area oggetto di attenzione sono esaminati dal punto di
vista più propriamente antropologico culturale e sociale, con particolare riferimento ai quadri di
organizzazione burocratica e politica e ai processi di incontro e di scontro tra contadini e pastori. La
descrizione dei tratti storico-culturali dell’area è posta correttamente in relazione con alcuni dei
quadri teorici più aggiornati relativi ai problemi di costruzione identitaria in relazione alle nozioni
di conflitto e di confine.
Commissario Faldini
La candidata definisce la complessa area dei Grandi Laghi, per poi procedere ad un esame delle
principali fasi storiche che hanno portato alla sua attuale configurazione. Fornisce molti riferimenti
bibliografici aggiornati e pertinenti, presentando gli autori in modo critico, oltre ad un primo caso di
studio emblematico, il regno Nyoro, dopo il quale, con una breve digressione teorica, accoglie e
propone una griglia di lettura dell’area basata sulla frontiera. L’esposizione, molto chiara, precisa e
accattivante, rivela grande competenza oltre che forte capacità di sintesi nella presentazione agli
studenti, di un’area tanto complessa. Molto buona l’efficacia didattica.
Commissario Gri
La lezione, organica e funzionalmente sintetica, muove dalla delineazione delle caratteristiche
ecologiche, della storia di lungo periodo delle popolazioni (presentando e discutendo il problema
delle fonti) affrontando il problema della definizione regionale unitaria in dialettica con la
complessità delle classificazioni interne ed imposte dall’esterno all’area. Lezione caratterizzata da
esemplare chiarezza espositiva, capacità di argomentazione, uso di una esemplificazione selettiva
specifica, capace di rendere didatticamente efficace la sua trattazione.
Commissario Resta
La candidata imposta correttamente una lezione per il livello magistrale, fornendo ampi riferimenti
bibliografici di carattere internazionale. Affronta inizialmente in chiave storica l’illustrazione di
dinamiche in grado di illuminare l’uso di categorie essenziali per la storia regionale. Presenta in
forma critica le fonti su cui è possibile ricostruire i processi di lunga durata che l’hanno investita,
senza trascurare l’ecosistema di riferimento. La riproposizione in chiave storica le consente di
esemplificare agli studenti come nel tempo sia mutata la funzione di alcune categorie che nella
storia della disciplina appaiono oggi meno flessibili che in origine. Affronta il problema del
bilanciamento del potere a partire dal lavoro storico di Beattie sui Nyoro, mostrando come il
6
concetto di etnia vada accolto qui nella sua dimensione dinamica e discontinua. Passaggio che le
consente di presentare sinteticamente il dibattito sul concetto di etnia e di fornire una breve
indicazione bibliografica sul concetto di frontiera che la candidata suggerisce agli studenti di essere
particolarmente utile per questa zona.
Commissario Colajanni
Prova didattica eccellente, per organizzazione dei dati, coerenza espositiva ed efficacia didattica,
che affronta con grande competenza un difficile problema di definizione e analisi di un’area
culturale, utilizzando con sapiente sintesi le fonti storiche (in una dimensione della “lunga durata”)
e le descrizioni etnografiche, anche sulla base di una buona introduzione riguardante l’ecologia
della regione. La presentazione delle fonti è realizzata con opportuna capacità critica e di
collocazione nel loro contesto di produzione. Opportuno riferimento critico alle teorie della
etnogenesi e alle responsabilità storiche e politiche della presenza europea, nell’area CongoRwanda-Burundi, in epoca coloniale.
Giudizio collegiale
La candidata espone in modo chiaro, sintetico, documentato e aggiornato, il tema della sua lezione,
ricostruendo i processi di lunga durata riguardanti l’area, presentata nelle sue coordinate essenziali
di ecosistema relativamente unitario, con ampi riferimenti alla storia politica e sociale, così come
alla realtà antropologica, e con un buon ricorso alla dimensione teorica e ai quadri teorici attuali
della disciplina. Efficace la sua prestazione didattica.
- Ivo Quaranta
Prova didattica
Commissario Faeta
Chiara esposizione, con un breve esordio di autobiografia intellettuale di netta modernità
pedagogica, che coordina in modo brillante ed efficace le competenze specialistiche con la più vasta
problematica antropologico-culturale e sociale, mostrando piena padronanza degli strumenti teorici
e metodologici. Ottima efficacia didattica e precisa aderenza al target formativo prescelto.
Commissario Faldini
Dopo aver illustrato brevemente la propria biografia professionale, il candidato prosegue mettendo
a confronto l’ambito dell’antropologia medica con quello biomedico, per poi illustrare le politiche
e dinamiche di quest’ultimo che, in certe condizioni, hanno anche contribuito alla diffusione
dell’HIV. Fornisce aggiornati riferimenti bibliografici, illustra analisi antropologiche relative alle
politiche dell’OMS, e traccia la curva della programmazione biomedica rispetto alle modalità per
affrontare l’HIV, intervento che ha generato contraddizioni su cui l’antropologia si è interrogata,
discutendo nuovi parametri relativi al diritto all’accesso alle terapie. Lezione chiara, brillante, ben
condotta ed efficace sul piano didattico.
Commissario Gri
Definiti i contorni della propria competenza, del tema e della lezione specifica, il candidato illustra
il confronto fra prospettive antropologiche e prospettive mediche, con riferimento analitico al
modello biomedico e alle nozioni di malattia e al riduzionismo che lo caratterizza. Puntuale,
competente e ricco di riferimenti è il richiamo agli sviluppi e alle contraddizioni dei progetti di
controllo dell’epidemia da un lato e dall’altro alle ricerche antropologiche sui codici culturali delle
7
società destinatarie dei progetti stessi. Indica con chiarezza le condizioni per una integrazione delle
due prospettive analizzate in apertura. Esposizione efficace, chiara, argomentata.
Commissario Resta
Il candidato affronta una lezione destinata a studenti post-graduati, non di ambito esclusivamente
antropologico, condizione che lo spinge ad introdurre in chiave critica l’approccio biomedico,
proponendo una lettura in prospettiva antropologica dei contesti di salute-malattia, sofferenza.benessere, ecc. Usa quindi questo apparato concettuale, di cui mostra grande padronanza, per
spiegare la fallacia delle politiche sanitarie messe in atto per contrastare l’HIV. Alla luce di una
vasta letteratura internazionale concentra l’attenzione sui fattori culturali che condizionano i
comportamenti collettivi che si determinano come fattori di rischio e solleva il tema della violenza
strutturale collegata alle politiche di aiuti. La lezione risulta chiara, efficace sul piano didattico ed
incisiva.
Commissario Colajanni
Prova didattica molto ricca, coerente, ben organizzata e appassionata. Essa mostra una grande
competenza, sia nelle letture generali e teoriche sul tema, sia nell'esame critico delle numerose
ricerche empiriche. L’analisi rivendica con energia l’utilità non di una visione culturalista delle basi
di costume sociale che giustificherebbero con la loro eliminazione un successo nella lotta contro
l’AIDS, ma invece dello studio accurato delle concezioni e delle pratiche sociali e politiche legate a
questa malattia, e soprattutto di potenziare le capacità di azione dei soggetti, il riconoscimento di
diritti e l'acquisizione di poteri in senso complessivo e generale. La stretta fusione tra gli studi, le
ricerche teoriche, la lotta ai pregiudizi e alle presupposizioni infondate della scienza medica da una
parte, e le proposte applicative di azione riformatrice dall’altra, è molto apprezzabile. È anche
esemplare in questa prova didattica, che rivendica un possibilità di stretta collaborazione e scambio
eguale tra antropologia e discipline mediche, l’equilibrio tra teoria antropologica e pratiche
mediche.
Giudizio collegiale
Il candidato tiene la propria lezione con puntualità, sinteticità, efficacia didattica assai elevate.
Mostra sicura competenza sia nel campo specialistico dell’antropologia medica e dello specifico
argomento da lui scelto, sia nell’ambito del più vasto scenario disciplinare. Le nozioni sono
affrontate con chiara e analitica competenza e con uno sguardo critico che pone in luce, con taglio
radicale, le potenzialità euristiche e gnoseologiche dell’antropologia contemporanea.
- Bruno Riccio
Prova didattica
Commissario Faeta
Il candidato illustra il tema della propria lezione, soffermandosi in modo particolare sulle relazioni
sociali in rete, con riferimenti esemplificativi all’etnografia e all’antropologia nazionale, ma con
valutazione della prospettiva antropologica internazionale, e sulle questioni d’identità in rapporto
alle relazioni etniche e alle loro prospettive di categorizzazione. Piuttosto in ombra restano le
tematiche centrali della lezione, e in particolare gli specifici apporti disciplinari rispetto alla pratica
di terreno.
Commissario Faldini
8
Il candidato sviluppa una lezione nella quale, attraverso riferimenti bibliografici, tenta di delineare
gli elementi che rendono importante ed essenziale nello studio delle migrazioni l’apporto
dell’antropologia, privilegiando però la discussione su alcuni temi riguardanti le relazioni sociali, il
cambiamento culturale, le identità, di cui discute alcuni aspetti specifici, perdendo a volte un po’ di
vista il tema prescelto, specie per quanto riguarda la ricerca di campo.
Commissario Gri
Il candidato delinea un troppo breve profilo dello specifico antropologico intorno ai fenomeni della
mobilità e della dinamica culturale, individuandolo in particolare nella pratica etnografica e nella
sensibilità euristica. Illustra gli aspetti del fenomeno migratorio che più interessano la ricerca
antropologica: reti sociali, cambiamento, identità ed etnicità, interconnessione di contesti, ecc.
L’esposizione conferma padronanza dei temi generali, capacità di articolazione, e mostra capacità
argomentativa e chiarezza.
Commissario Resta
Il candidato contestualizza la lezione in un corso di laurea magistrale destinato all’analisi del
fenomeno migratorio. L’approccio storico-descrittivo che utilizza in apertura, completato
dall’analisi di rete, di cambiamento socio-culturale e di identità etnica, dimostra la competenza
maturata sul tema. Accentua con qualche difficoltà la differenza tra la prospettiva antropologica e
quella sociologica rispetto al tema. Il riferimento alle ricerche teoriche ed empiriche italiane e
straniere è ripetuto, ma sempre in maniera sfumata. Nel complesso, nonostante la competenza
mostrata, la lezione risulta poco incisiva.
Commissario Colajanni
La prova didattica mostra competenza bibliografica, chiarezza concettuale ed esperienza diretta di
ricerche empiriche nel campo delle migrazioni. L’intervento è concentrato soprattutto sulle basi
teoriche e concettuali dell’antropologia sociale, a partire dai grandi antenati degli anni Cinquanta,
che hanno ispirato lo studio delle dinamiche sociali e culturali che si accompagnano ai processi
migratori. Poco in rilievo le specificità dell’antropologia quanto alla creazione dei suoi documenti
attraverso la ricerca etnografica. Buona soltanto la notazione dell’attitudine della ricerca
antropologica a enfatizzare le connessioni tra la quotidianità, i costrutti ideologici e il campo degli
interessi e dei progetti degli attori sociali. Nel complesso prova didattica di non grandissima
efficacia, e non del tutto pertinente rispetto alla specificità del tema scelto.
Giudizio collegiale
Il candidato svolge la propria lezione tentando di delineare gli elementi centrali dell’apporto
antropologico nello studio delle dinamiche migratorie, soffermandosi però più sui fenomeni
correlati ad esse, che non sul suo tema centrale, scelto come argomento della prova. La pratica
etnografica, nominata, non viene analizzata a fondo e la posizione del lavoro di campo nel suo
contesto resta in ombra. Appare nondimeno capacità argomentativa e chiarezza di esposizione.
- Giuseppe Domenico Schirripa
Prova didattica
Commissario Faeta
Il candidato espone con ordine e sistematicità la propria lezione, con ampi richiami all’ambito
teorico-metodologico di riferimento, e con efficaci anche se sintetici accenni diacronici. L’efficacia
didattica, legata anche alla sua pacata attitudine espositiva, appare buona.
9
Commissario Faldini
Il candidato sviluppa in maniera pacata e lineare una lezione sul tema prescelto, nella quale,
attraverso citazioni e ampi riferimenti bibliografici delinea con proprietà e competenza come nasca
il concetto di salute nell’ambito dell’interazione tra gli organismi internazionali e le istituzioni
statali e locali. Facendo brevemente riferimento alle politiche di medicalizzazione derivate dal
rapporto fra politiche internazionali e strutture locali, a conclusione analizza con proprietà il tema
della professionalizzazione della medicina tradizionale, accennando nello specifico al caso del
Ghana. Buona l’efficacia didattica, adeguata al target prescelto.
Commissario Gri
Illustra in apertura la complessità del tema, delle principali correlazioni interne; appoggia
l’esposizione ad alcune citazioni e indicazioni bibliografiche fondamentali; annuncia ma non
sviluppa concretamente uno studio di caso; discute con competenza le nozioni terminologiche,
metodologiche e teoriche (potere, salute, governo della salute, processi di medicalizzazione,
professionalizzazione) richiamando alcuni spunti di storia della medicina. Esposizione chiara,
ordinata e competente, rimasta forse troppo generale per una piena efficacia didattica.
Commissario Resta
Il candidato svolge la sua prova didattica rivolgendosi ad un pubblico post-graduato e la inserisce
all’interno di un corso. Scelta motivata con la complessità dell’argomento che richiede una
precedente, seppure relativa, competenza disciplinare. Propone di considerare come punto di
partenza per affrontare il tema delle politiche sanitarie la problematizzazione dei concetti di salute e
malattia, declinata anche in prospettiva storica, concetti entrambi che definisce in chiave relativa.
Usa con competenza la letteratura specialistica e promette di adoperare la tecnica dei casi per
presentare in concreto la funzione che il sapere antropologico potrebbe avere in campo medico e
nelle politiche degli organismi mondiali per la sanità. La prova in sé soddisfacente, appare nel
complesso poco incisiva.
Commissario Colajanni
Prova didattica organizzata, ricca di dati, competente. Affronta con chiarezza, in primo luogo e in
tutto il corso della trattazione, soprattutto le questioni generali e preliminari per il tema scelto, cioè
il rapporto malattia-potere (la medicina come “macchina di potere”), le modificazioni nel concetto
di salute, il processo di medicalizzazione proprio della società moderna. Meno approfondito
l’argomento centrale, cioè quello delle linee guida che le istituzioni politiche e sanitarie propongono
per realizzare i loro fini di pianificazione per la salute pubblica, e l’analisi delle fasi di gestione
delle loro iniziative.
Uno studio di caso in Ghana (sulla professionalizzazione della medicina tradizionale) viene solo
accennato, e svolto in maniera più intensa solo alla fine dell’intervento.
Giudizio collegiale
Il candidato sviluppa in modo pacato e lineare la sua traccia didattica, con ampi e chiari richiami
all’ambito teorico-metodologico di pertinenza e con qualche riferimento, in realtà piuttosto
sintetico, al suo terreno in Ghana. Le pratiche di medicalizzazione derivate dal rapporto tra realtà
internazionale e strutture locali sono brevemente indagate, anche con alcune opportune notazioni di
ordine diacronico. La sua esposizione, centrata sulla problematizzazione di certe nozioni cardine
dell’area sub disciplinare, si appoggia ad alcune fondamentali indicazioni e citazioni bibliografiche.
Meno approfondito il nucleo centrale della sua lezione, anche in rapporto a una tenue
individuazione antropologica della nozione di “politiche”.
10
- Silvia Vignato
Prova didattica
Commissario Faeta
La candidata espone la propria lezione con ordine e chiarezza, con concreto riferimento a un caso di
terreno, non so quanto è proprio rispetto al tema specifico, presentato però con ricchezza di
particolari. Si propone di esplorare le relazioni intercorrenti tra memoria e costruzione del sé in
epoca contemporanea, con una forte centratura sulla soggettività e con una critica alle teoria di
Halbwachs, giudicate inclini a una definizione sociologica della memoria e dei suoi quadri. Il
ricorso alla bibliografia, distribuita agli studenti, è essenziale ma pertinente e non scontato.
Commissario Faldini
La candidata inizia la lezione distribuendo una sintetica bibliografia ed illustrando in sintesi i
diversi punti della lezione stessa. Partendo brevemente dal tema generale della memoria e della sua
morfologia, e riferendosi con competenza a studi specifici, sposta tuttavia subito le sue
argomentazioni nel campo del processo etnografico con l’esposizione, peraltro chiara e lineare, di
due esempi di storie di vita tratte dal suo terreno specifico di Penang, nell’ambito delle quali
analizza la narrazione e l’incorporazione delle pratiche sociali anche dal punto di vista psicologico.
Lezione chiara, ma che non segue del tutto quanto enunciato all’inizio dalla candidata.
Commissario Gri
L’esposizione, chiara e ordinata, è adeguata al versante alto del livello di formazione prescelto.
Offre indicazioni bibliografiche precise per l’approfondimento da parte degli studenti. La buona, ma
troppo ancorata e analitica, esemplificazione etnografica limita in parte l’efficacia didattica di una
lezione che prevedeva una dichiarata articolazione più ampia.
Commissario Resta
La candidata destina la propria lezione ad un insegnamento per la laurea specialistica, promettendo
di affrontare alcuni nodi metodologici. La svolge in maniera ordinata e pacata ma anche ricca,
proponendo sin dall’inizio sia le chiavi teoriche presenti nella letteratura sull’argomento, sia casi
concreti. Specifica la prospettiva personale che sceglie per la lezione, dedicandola alla memoria
soggettiva. Distribuisce una breve bibliografia che giustifica il modo in cui ha costruito la propria
lezione. La prospettiva prescelta la porta ad escludere parte del dibattito disciplinare dedicato al
tema. La dettagliata presentazione dei casi etnografici tratti dal terreno della sua ricerca la porta ad
argomentare con dovizia di particolari questa parte della lezione ma meno le disposizioni teoriche
enunciate all’inizio. Scelta coraggiosa, che tuttavia limita l’efficacia della prova didattica.
Commissario Colajanni
Prova didattica di grande ricchezza, ben organizzata, e che mostra una buona integrazione tra quadri
teorici di riferimento, problemi generali, e spunti bibliografici da una parte, e analisi e discussione
di casi empirici dall’altra. Presenta due casi diversi di adozione e di memoria e ricordo in Malesia,
che illustrano abbastanza bene il tema. Approfondisce bene l’argomento della opposizione tra
ricordo e oblio (con riferimento anche al futuro, alla progettualità del sé), ma anche frutto di scelte
specifiche dei soggetti, in dipendenza dalla loro posizione in contesti socio-culturali mutevoli, e
dalle loro strategie vitali. Il quadro di riferimento è ricco di rimandi pertinenti ad autori classici sul
tema (come Halbwachs, Bloch, Augé, Bourdieu), ma anche ad autori recenti che affrontano
l’argomento con buoni saggi etnografico-teorici (Carsten, Berliner). Buona la resa didattica.
11
Giudizio collegiale
La candidata espone la propria lezione con ordine e chiarezza preceduta da un utile, essenziale e
mirata sul proprio intervento, bibliografia critica. L’esposizione di un concreto caso etnografico da
lei studiato, che possiede forti implicazioni di ordine psicologico, trattando con efficacia il
complessi legami esistenti tra memoria e oblio, presenta qualche difformità con il quadro teorico
enunciato e toglie ad esso spazio nell’economia complessiva del discorso, limitando in parte
l’efficacia didattica.
- Filippo Massimo Zerilli
Prova didattica
Commissario Faeta
Il candidato espone in modo chiaro, argomentato, metodologicamente accorto, la propria lezione,
con ampi e – a volte poco noti – riferimenti alla letteratura e agli autori, specialmente francesi.
Qualche approssimazione nella delineazione del quadro storico italiano e nell’individuazione delle
motivazioni teoriche generali sottese alla rimeditazione del meticciato in prospettiva
dell’antropologia contemporanea. Buona la resa didattica.
Commissario Faldini
Il candidato introduce con proprietà e linearità i contenuti di quella che dichiara essere una lezione
introduttiva, illustrando gli obiettivi del corso e la sua metodologia, che prevede una lettura
antropologica di autori anche meno noti, nell’ambito di una comparazione tra le tradizioni francese
ed italiana. Il candidato prosegue l’illustrazione del corso analizzando brevemente, ma con
chiarezza, le sue articolazioni fondamentali, in particolare: il modo in cui gli studiosi francesi, tra
Ottocento e Novecento, hanno plasmato e in seguito riaffrontato il panorama delle tradizioni
monogeniste e poligeniste; la comparazione con le posizioni di alcuni studiosi italiani; il tema del
meticciato nel contesto fascista; alcune connessioni con il dibattito contemporaneo. Fornisce
indicazioni bibliografiche pertinenti, dimostra competenze e capacità di sintesi, tiene una lezione
chiara, efficace, coerente con il target di studenti prescelto.
Commissario Gri
La lezione è dichiarata introduttiva a un ciclo più largo; si propone come correttivo ai quadri
convenzionali offerti dalla manualistica; allo scopo di allargare il quadro conoscitivo relativamente
al rapporto tra biologico e sociale, così da rilanciare nell’antropologia della contemporaneità alcuni
temi fondamentali per l’approccio critico alla storia disciplinare e per un più consapevole
avvicinamento alla ricerca sul campo. Propositi, finalità, implicazioni, sono didatticamente ben
inquadrati. Molto buona la capacità argomentativa, la sintesi nella presentazione di figure e
questioni, così come l’incastro di elementi esemplificativi.
Commissario Resta
Il candidato non colloca esattamente la propria lezione, destinandola a studenti di corsi di primo o
di secondo livello, che abbiano già frequentato un corso di storia dell’antropologia. Specificando
che la sua prova didattica è da considerarsi introduttiva di un intero corso, sceglie di privilegiare il
punto di vista dell’antropologia fisica o naturalistica all’interno della comparazione tra la tradizione
francese e quella italiana. Sceglie anche di focalizzare il corso sugli autori che tradizionalmente
hanno meno spazio nella storia dell’antropologia o, addirittura, ne sono stati esclusi. La lezione,
vibrante e partecipata, è chiara e didatticamente comunicativa, completa di spunti bibliografici e nel
complesso abbastanza ricca.
12
Commissario Colajanni
Buona prova didattica, ben organizzata, convincente, ricca di dati e di competenze bibliografiche
nell’argomento scelto, e mostra anche ottime capacità di sintesi e abilità nella scelta degli snodi
storico-teorici più rilevanti sul tema del meticciato e sui dibattiti che ha suscitato nel lungo arco di
tempo di riferimento. Propone una prospettiva originale che privilegia autori meno conosciuti, e che
enfatizza una lettura antropologica degli studi dell’antropologia fisica e naturalistica dell’Ottocento
e del primo Novecento, come parte di una “scienza generale di sintesi della specie umana”, che
lentamente genera al suo interno una particolare autonomia dell’antropologia socio-culturale
rispetto a quella biologica. Efficace la comparazione critica tra le due tradizioni di studi
antropologici, quella francese e quella italiana, nella quale il fondamentale tema della opposizione
tra “monogenisti” e “poligenisti” assume connotazioni differenti. Insiste sulle polemiche tra
Quatrefages e Broca a proposito degli incroci tra gruppi umani diversi (in termini positivi o
negativi, degenerativi). Mette bene in evidenza l’influenza che sul tema proposto esercita
l’incremento progressivo delle ricerche sul terreno. Conclude con un rapido riferimento a una
“etnografia dei contesti intellettuali” in epoca fascista italiana e con una opportuna identificazione
dei grandi problemi generali che scaturiscono da una lettura critica della storia degli studi
antropologici. Ottima l’efficacia didattica.
Giudizio collegiale
Il candidato espone con proprietà e linearità e in modo metodologicamente accorto i contenuti della
sua lezione, considerata di introduzione a un corso di media durata. Incisiva la padronanza
storiografica, specialmente per quel che concerne il contesto d’oltralpe. Pertinenti i rinvii di ordine
teorico. Le motivazioni di tipo epistemologico appaiono interessanti e stimolanti, anche se – quando
riferite ad aspetti della riflessione critica contemporanea – sono accennate. Alta l’efficacia didattica.
13
Allegato IV alla Relazione finale
Giudizi complessivi finali
- Leopoldo Ivan Bargna
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La
commissione pertanto, all’unanimità, concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione
per la votazione finale.
- Alessandra Ciattini
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo di studiosa
matura, che risponde in maniera del tutto soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella
riunione preliminare. La commissione pertanto all’unanimità, anche tenendo conto dell’originalità e
dell’innovatività della sua produzione scientifica e del rigore metodologico, evidente in tutti i suoi lavori,
concorda nel fatto che la candidata debba essere presa in considerazione per la votazione finale.
- Maria Luisa Ciminelli
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La
commissione pertanto, all’unanimità, concorda nel fatto che la candidata possa essere presa in
considerazione per la votazione finale.
- Francesca Declich
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La
commissione pertanto, all’unanimità, tenendo conto della ricchezza e qualità dei suoi contributi, concorda
nel fatto che la candidata possa essere presa in considerazione per la votazione finale.
- Antonietta Di Vito
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera sufficiente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare.
- Cecilia Pennacini
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo di studiosa
matura, che risponde in maniera del tutto soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella
1
riunione preliminare. La commissione pertanto all’unanimità, anche tenendo conto dell’originalità e
dell’innovatività della sua produzione scientifica e del rigore metodologico, evidente in tutti i suoi lavori,
concorda nel fatto che la candidata debba essere presa in considerazione per la votazione finale.
- Ivo Quaranta
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera più che soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La
commissione pertanto all’unanimità, anche tenendo conto della ricchezza dei suoi contributi scientifici,
concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione per la votazione finale.
- Bruno Riccio
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La
commissione pertanto, all’unanimità, concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione
per la votazione finale.
- Franca Romano
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle
pubblicazioni, la commissione ha potuto rilevare un profilo che risponde in maniera del tutto soddisfacente ai
criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione però non può esprimere
un giudizio complessivo finale, poiché la candidata è risultata assente nelle due ultime prove relative alla
discussione dei propri titoli e alla prova didattica.
- Giuseppe Domenico Schirripa
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La
commissione pertanto, all’unanimità, tenendo conto anche del rilievo di alcuni suoi contributi, concorda nel
fatto che il candidato possa essere preso in considerazione per la votazione finale.
- Silvia Vignato
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La
commissione pertanto, all’unanimità, tenendo conto anche del rilievo di alcuni suoi contributi, concorda nel
fatto che la candidata possa essere presa in considerazione per la votazione finale.
- Filippo Massimo Zerilli
Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni
e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in
maniera soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La
commissione pertanto, all’unanimità, tenendo conto anche del rilievo di alcuni suoi contributi e dell’efficacia
della sua prestazione didattica, concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione per la
votazione finale.
2