VERBALI DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE DELLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER LA COPERTURA DI N. 1 POSTO DI PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO DI II FASCIA PRESSO LA FACOLTA’ DI SCIENZE UMANISTICHE, PER IL SETTORE SCIENTIFICO - DISCIPLINARE M-DEA/01 VII RIUNIONE Il giorno 3 Novembre 2010, alle ore 11, presso i locali della Sala Seminari e Tesi al piano terra delle ex-Vetrerie Sciarra, sede della Facoltà di Scienze Umanistiche, si riunisce la Commissione giudicatrice della procedura di valutazione comparativa per n. 1 posto di Professore Universitario di ruolo di II fascia presso la Facoltà di Scienze Umanistiche, settore s/d M-DEA/01, per la stesura della Relazione finale e per la predisposizione degli Allegati alla stessa, previsti dalla attuale normativa. Risultano presenti i Prof. Francesco Faeta, Presidente; Luisa Faldini, Membro; Gianpaolo Gri, Membro; Patrizia Resta, Membro; Antonino Colajanni, Segretario. Si redige la seguente RELAZIONE FINALE Al Magnifico Rettore dell’Università degli Studi Roma “La Sapienza” La Commissione giudicatrice della procedura di valutazione comparativa a n.1 posto di Professore Universitario di ruolo di II fascia presso la Facoltà di presso la Facoltà di Scienze Umanistiche, per il Settore s/d M-DEA/01, bandito dall’Università di Roma “la Sapienza” e composta dai Professori di cui al Decreto rettorale del 30/06/2008 (Avviso pubblicato sulla G. U. – IV Serie Speciale, n. 54, dell’11/07/2008), si è riunita per adempiere alle funzioni conferitegli nei seguenti giorni: Seduta preliminare: 9.04.2010 I Riunione: dal 9 al 12.06.2010 II Riunione: 20.09.2010 III Riunione:21.09.2010 IV Riunione:27.09.2010 V Riunione: 28.09.2010 VI Riunione: 29.09.2010 VII Riunione: 3.11.2010 Seduta preliminare: designazione del Presidente (Prof. Francesco Faeta) e del Segretario (Prof. Antonino Colajanni); presa d’atto della normativa concorsuale (Legge 3/07/ 1998, n. 210, relativo regolamento di applicazione DPR 117/2000 e L. 31/2008); dichiarazione di legge sulla inesistenza di parentela ed affinità entro il IV grado incluso tra i Commissari; fissazione dei criteri di massima e definizione del calendario dei lavori; invio di una richiesta formale, da parte del Presidente, al Rettore della Università di Roma “La Sapienza”, di proroga del termine dei sei mesi previsti per la conclusione dei lavori della Commissione, per ulteriori quattro mesi, e quindi fino al 12 Novembre 2010. 1 I Riunione: presa d’atto della avvenuta pubblicità dei criteri di massima (Legge 117/2000), lettura dell’elenco ufficiale dei candidati; dichiarazione di legge sull’inesistenza di parentela ed affinità entro il IV grado incluso tra i Commissari ed i candidati; elencazione dei candidati da valutare ai fini della procedura: identificazione dell’apporto del candidato nei lavori di collaborazione, stesura dei profili curriculari, del giudizio individuale dei singoli Commissari su ciascun candidato e formulazione dei giudizi collegiali da parte della Commissione. (Allegato I: Profili curriculari e giudizi individuali e collegiali relativi a titoli e pubblicazioni scientifiche) II Riunione: discussione sulle pubblicazioni scientifiche e sorteggio, da parte di ciascun candidato, di tre dei cinque argomenti, uno dei quali è poi oggetto della prova didattica; giudizio individuale e collegiale della commissione sulla discussione riguardante le pubblicazioni scientifiche di ciascun candidato.Presa d’atto della rinuncia da parte della candidata Franca Romano, non comunicata alla Commissione, a partecipare alla discussione dei titoli scientifici e alla successiva prova didattica (Allegato II: Giudizi individuali e collegiali relativi alla discussione sulla produzione scientifica) III, IV, V, VI Riunione: espletamento della prova didattica, giudizio individuale e collegiale sulla prova didattica; valutazione comparativa finale (giudizio complessivo) sulla base dei profili curriculari, delle valutazioni dei titoli scientifici e delle prove (discussione sulle pubblicazioni, prova didattica) da ciascun candidato sostenute ed indicazione dei seguenti candidati ritenuti idonei: - Dott. ssa Alessandra Ciattini - Dott. ssa Cecilia Pennacini (Allegati III e IV: Giudizi individuali e collegiali relativi alla prova didattica; Giudizi complessivi finali) VII Riunione: stesura della Relazione finale e predisposizione degli Allegati. Terminati i lavori, il Presidente incarica il Segretario di trasmettere al Responsabile del procedimento i verbali delle riunioni e la relazione finale con allegati tutti i giudizi, individuali, collegiali e complessivi espressi sui singoli candidati nelle varie riunioni in plico chiuso e sigillato, con l’apposizione delle firme di tutti i Commissari sui lembi di chiusura ed unitamente ad una nota scritta di trasmissione dei verbali. La seduta viene tolta alle ore 14,30. Roma, 3 Novembre 2010. Letto, approvato e sottoscritto seduta stante. La Commissione 1) 2) 3) 4) 5) Prof. Francesco Faeta, Presidente Prof. ssa Luisa Faldini, Membro Prof. Giampaolo Gri, Membro Prof.ssa Patrizia Resta, Membro Prof. Antonino Colajanni, Segretario 2 Allegato I alla Relazione finale Profili curriculari e giudizi individuali e collegiali relativi a titoli e pubblicazioni scientifiche - Leopoldo Ivan Bargna Profilo curriculare Laurea nel 1988 in Filosofia Morale sul pensiero di Michel Foucault. Professore a contratto presso le Università di Torino e Milano Bicocca negli anni 2002-2005. Ricercatore in discipline DEA presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca dal 1-2-2005. Ha svolto attività didattica presso la stessa Università dal 2005 al 2008, tenendo per affidamento corsi annuali e semestrali nell’ambito disciplinare, con particolare riferimento all’Etno-estetica e all’Antropologia dell’arte, collaborando anche con le attività di formazione dottorale della medesima Università. Ha seguito numerose tesi di laurea come relatore, alcune delle quali anche presso Università straniere. Ha tenuto relazioni e comunicazioni dal 1999 al 2008 in numerosi convegni e seminari, alcuni dei quali all’estero. Ha svolto anche attività di curatela e collaborazione per esposizioni museali e d’arte sia in Italia che all’estero. E’ stato membro dal Benin e in Africa occidentale. E’ membro di numerose associazioni scientifiche nazionali e 2003 al 2005 della missione etnologica italiana in Africa Equatoriale, e dal 2005 al 2008 della missione in internazionali. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta Le pubblicazioni proposte alla valutazione della commissione da parte del candidato (ventisei, per un lasso di tempo che va dal 1990 al 2008), testimoniano un’attività scientifica costante nel tempo e, dunque, una buona operosità scientifica. Il dominio elettivo dell’attività scientifica di Bargna è quello dell’antropologia dell’arte, con particolare riferimento all’arte africana. A tale specifico contesto afferiscono, con pochissime eccezioni, le pubblicazioni presentate. L’interesse per l’arte africana si esercita sia nell’analisi di manufatti artistici presenti in collezioni occidentali (Peggy Guggenheim, Bruno Finocchiaro, collezioni etnografiche comasche), sia nell’analisi degli oggetti artistici nei loro contesti culturali e sociali di appartenenza, sia nella valutazione delle aree di contatto tra pratiche occidentali e pratiche africane dell’arte e nell’anamnesi, sulla linea della pista autorevolmente aperta da James Clifford, delle strategie espositive (si veda, a esempio, lo scritto Sull’incerto confine dell’esporre arte qui e altrove, 2008), con particolare riferimento ai regimi scopici propri della prassi museale (vedi a esempio, a tal ultimo proposito, lo scritto Arte africana in discussione, 2004). La prospettiva da cui il candidato guarda oggi all’arte africana appare attenta alle forme di riuso, ibridazione, contaminazione, con una consapevolezza di fondo del carattere costruito e negoziato del contatto tra Occidente e Africa nell’ambito specifico, della natura processuale e non essente del contesto artistico africano, della dimensione globale in cui le pratiche s’inseriscono, con esplicito riferimento al lavoro di Appadurai, Amselle, Hannerz, oltre che, ancora, di Clifford. Il lavoro del candidato, sicuramente destinato a svilupparsi in un campo relativamente nuovo per la tradizione di studi nazionali e con esiti originali, resta ancora ancorato, in alcune delle sue opere più sistematiche e di ampio respiro, a un prevalente criterio classificatorio, catalografico e tipologico dei manufatti, che ne limita un po’ l’interesse scientifico (si veda, a esempio, il dizionario Africa nera, Milano, 2009; qui per altro, l’adesione, sia pur espressa in prospettiva problematica, alla nozione di civiltà africana, desta, dal punto di vista dell’antropologia culturale e sociale, oltre 1 che dal punto di vista più ristretto dell’antropologia dell’arte, qualche perplessità). Di notevole utilità conoscitiva, oltre che di buon equilibrio tra base informativa e ermeneusi, risulta invece la monografia Arte africana, Milano 2003, in cui il concetto di “invenzione dell’arte nera” appare espresso con lucidità critica e sostenuto da adeguata documentazione. Commissario Colajanni Il candidato presenta 26 pubblicazioni, buona parte delle quali sono brevi saggi e interventi, tutte incentrate sul tema dell’arte africana, tradizionale e contemporanea, argomento sul quale egli mostra grande competenza e nel quale può essere considerato un autorevole specialista. Spiccano tra le sue pubblicazioni alcuni corposi manuali generali sull’arte africana, corredati da ricche immagini e commenti competenti, che hanno soprattutto, ma non esclusivamente, destinazione di alta divulgazione (Arte Africana del 2003, L’Arte Africana del 2006, Africa Nera del 2007, Arte in Africa del 2008). Sono anche rilevanti 5 cataloghi di altrettante esposizioni di collezioni private (arte Igbo, Yoruba, terrecotte africane, ecc.). Di maggiore impegno analitico ed etnografico-interpretativo sono i saggi dedicati all’arte bamileke tra locale e globale (2006), ai processi politici e social-religiosi e alla loro riflessione nell’arte contemporanea della chefferie di Badjoun del Cameroun (2007), che sono stati anche stimolati da un ricerca di campo in quel paese. Ricchi e interessanti anche i saggi generali sul mito nell’arte africana (2005), sul colore nell’arte africana (2006) e sulla costruzione filosofica dell’identità africana (2005). Il candidato appare dunque come un eccellente specialista di arte africana, con una attenzione particolare alla modernità e ai processi contemporanei in tema di produzione di immagini e di creazione di nuovi significati, in grado anche di identificare e analizzare le relazioni tra arte e religione, tra arte e processi socio-politici. I suoi lavori non mostrano una particolare attenzione e un approfondimento dei criteri iconologici, estetici e formali della produzione artistica, ma piuttosto di quelli contestuali, sociali e funzionali. Data la sua nettissima specializzazione in uno solo dei settori delle discipline etno-antropologiche, e pur apprezzando la qualità delle conoscenze e degli apporti conoscitivi a questo settore, mi rimane qualche dubbio che il candidato possa essere preso in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Gri Il candidato Ivan Leopold Bargna si presenta con le caratteristiche dello specialista competente nel settore dell’arte africana subsahariana. Muovendo dai primi lavori di illustrazione e catalogazione di manufatti presenti in collezioni italiane, con il volume Arte africana del 1998 (riedito nel 2003) ha offerto una sintesi - apprezzata anche a livello internazionale - illustrativa e problematica della varietà di forme e pratiche artistiche del continente africano, dei loro processi di mutamento, insieme con i complessi rapporti intrattenuti dai manufatti africani con la società occidentale (precomprensioni, proiezione di schemi, processi di selezione, collezionismo, museografia). I contributi successivi, in forma continuativa a partire dal 2004, hanno toccato e sviluppato ulteriormente il lavoro catalografico, l’attività di organizzazione e divulgazione delle conoscenze (come il dizionario Africa nera per Electa) e alcune questioni già delineate in quel volume, attraverso l’arricchimento di informazione etnografica e lo sforzo di ricostruzione delle etnoestetiche (come nei diversi interventi relativi al contesto di Bandjoun, derivati dalla ricerca sul campo). Commissario Resta E’ ricercatore nel settore scientifico disciplinare M/DEA presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Milano-Bicocca dal 2005. L’attività scientifica del candidato, si è sviluppata in varie direzioni ma in ambiti fra loro connessi, a partire soprattutto da una prospettiva di tipo etnoestetico. 2 Presenta ventidue fra saggi e riviste di cui uno in lingua inglese e quattro volumi di cui uno si risolve nella sua cura del catalogo dell’opera scultorea di Finocchiaro. Tre dei volumi e quindici articoli sono stati pubblicati dopo la sua presa di servizio nel ruolo di ricercatore Alcuni saggi di antropologia dell’arte africana, come quello sull’arte bamileke in Camerun, sono frutto di ricerche sul campo. Interessanti sono i suoi studi sull’arte africana a lungo intesa in Occidente come arte primitiva e le sue posizioni, tese a contrastare le forme velate di “neoprimitivismo” o “neoetnicismo” con le quali questa è talvolta accolta. Altrettanto interessanti e rigorose sono le sue analisi sulle modalità con cui gli Africani storicamente hanno subito e si sono appropriati attivamente della concezione europea dell’arte pervenendo a creazioni che vanno ben oltre gli stereotipi entro i quali sono stati confinati. Proficue e originali sono, infine, le sue riflessioni sui filosofi africani e sulla costruzione dell’identità africana marcata dall’incontro/scontro con l’Occidente. Nonostante il fascino delle sue pubblicazioni, l’indirizzo monotematico della sua attività scientifica finisce con il costituirsi come limite. Commissario Faldini Docente di materie DEA, ricercatore dal 2005, con ricerche di campo in Camerun e in Bénin, Ivan Bargna presenta pubblicazioni ccoerenti con il settore DEA riguardanti quasi esclusivamente l’antropologia dell’arte. Alcune delle pubblicazioni non chiariscono quale sia il suo apporto ( 1989, Igbo in coll. con M. Bargna; 1991, Dalla terra… in coll. Con E. Anati, schede non attribuibili; 1992, Yoruba, in coll. con M. Bargna, schede non attribuibili), altre non recano bibliografia (1994, voci dizionario; 2000, Sognando l’Africa; 2000, L’Africa…; 2007, Des malentendus…; 2008, L’arte in Africa). Bargna ha svolto ricerche in Africa, e proprio in riferimento ad esse appartengono alcuni dei suoi migliori contributi (2006, L’arte bamileke…, 2007, Immagini…, 2007, Giovani lupi…. 2008, Bandjoun Station…) davvero esaurienti oltre che rigorosi come metodo e interpretazione. A lato di pregevoli studi, tra cui anche l’ottimo volume ‘Arte africana’ del 2003 e il pregevole articolo del 2006 sui Percorsi dell’arte etiopica contemporanea, tuttavia si collocano opere molto divulgative quali L’arte africana (in CD, 2006) e L’arte in Africa (2008) le quali non trovano corrispondenze in quelle che potrebbero essere le possibilità del candidato, la cui produzione risente di questo andamento altalenante tra rigore scientifico e divulgazione. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la commissione ritiene il candidato studioso competente, che ha sviluppato una costante attività a partire dal 2003, producendo opere di sicuro interesse nel settore specifico dell’antropologia dell’arte, con particolare riferimento all’arte dell’area sub sahariana, di cui si è occupato in maniera pressoché esclusiva. La forte impronta specialistica del suo lavoro nonché una certa dimensione divulgativa ad esso conferita, la mancanza di un complesso retroterra di ordine fenomenologico, iconologico, storico artistico, rende il suo lavoro sicuramente situato in una prospettiva nuova nell’ambito degli studi nazionali ancora in formazione benché suscettibile di sviluppi interessanti. - Alessandra Ciattini Profilo curriculare Laurea nel 1972 in Lettere Moderne con tesi di carattere etnologico-religioso. Dal 1981 Ricercatore confermato in discipline DEA, dopo essere stata borsista del CNR dal 1975 al 1978. Dall’anno 1993-1994 ha svolto attività didattica nel settore M-DEA, con particolare riferimento all’antropologia religiosa, svolgendo con continuità attività di insegnamento in corsi istituzionali 3 fino a tutt’oggi. Ha partecipato a numerosi convegni e seminari in Italia e all’estero, con particolare riferimento ad aree dell’America Latina. Ha tenuto corsi presso Università cubane e messicane. E’ stata coordinatrice di Accordi internazionali con Istituti di ricerca di Cuba e del Messico. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta La pubblicazioni proposte alla valutazione della Commissione dalla candidata testimoniano un interesse scientifico costante, prolungato nel tempo, frutto di una regolare operosità scientifica (il primo lavoro presentato è del 1976, l’ultimo del 2008, per un totale di 39 titoli, divisi in due sottogruppi, scritti di antropologia religiosa e scritti antropologici). I contributi di maggior rilievo sono da ascrivere al campo dell’antropologia religiosa di cui la candidata è una delle cultrici più assiduamente impegnate nel panorama nazionale. In questo campo si segnalano, in particolare, il manuale introduttivo, adottato presso molte sedi universitarie e più volte ristampato, Antropologia delle religioni, Roma, 1997, il contributo monografico dedicato a Religioni e religiosità, presente in I modi della cultura, curato da Italo Signorini (Roma, 1992), altro manuale per la formazione di notevole rilievo, e due delle prime prove organiche, Sulla religione primitiva, Roma, 1986, e L’animismo di Edward Burnett Tylor. Uno sguardo sulla religione primitiva, pubblicato in una collana diretta da Bernardo Bernardi, Antonino Colajanni e Luigi Maria Solivetti (Torino, 1995). Quest’ultimo volume si colloca tra i pochi contributi italiani che organizzano, alla luce di una tematica emergente, una riflessione su autori centrali per la formazione del pensiero antropologico, con spunti di riflessione originali (ma, ancora in tale direzione, si veda il breve ma interessante contributo relativo a Clifford Geertz, che precede di qualche anno più sistematiche riflessioni italiane sull’autore statunitense). Di notevole interesse appare la pubblicazione del saggio Charles de Brosses, introdotto dalla candidata con un ampio saggio, in collaborazione con altro autore, con spunti di riflessione interessanti sulla genesi del comparativismo in antropologia e studi storicoreligiosi. Va segnalata la presenza di numerosi scritti tradotti in lingua castigliana, che indicano una attività efficace di mediazione culturale con contesti latino-americani, che si inscrive nel solco della tradizione dell’università e delle istituzioni culturali, volute da studiosi di rilievo oggi scomparsi, in cui la studiosa lavora, attività testimoniata anche dalla sua partecipazione alla gestione e alla redazione culturale (anche con propri contributi scientifici) della rivista “L’Uomo”. La lettura dei suoi scritti pone qualche interrogativo circa l’aggiornamento del quadro metodologico-critico e per quel che concerne la struttura complessiva delle narrazioni e delle riflessioni scaturite dal proprio personale terreno. Nel complesso, tuttavia, per l’ampia conoscenza delle tematiche trattate, per la capacità di coniugare la riflessione su figure cardine della storiografia specifica con peculiari aspetti problematici, per l’originalità di taluni spunti, il giudizio espresso appare ampiamente positivo. Commissario Colajanni La candidata presenta una quarantina di saggi, tra cui due volumi e uno a cura con impegnativo saggio interno, quasi tutti dedicati a diversi temi di antropologia dei fenomeni religiosi, settore nel quale ha estese conoscenze ed ampia produzione storico-critica. Tra i suoi lavori più rilevanti il volume L’animismo di Edward Burnett Tylor. Uno sguardo sulla religione primitiva (1995, pp. 252), che ricostruisce con cura e competenza l’ambiente culturale, filosofico e religioso dell’Inghilterra della metà dell’800, nella quale Tylor si formò e scrisse i suoi principali studi sulle forme primitive di religione; lo studio non trascura di porre in rilievo certe connessioni tra lo spiritismo ottocentesco e la nascita e sviluppo del tema dell’ “animismo”. Le ricerche critiche più recenti sviluppatesi nel mondo anglosassone sul cosiddetto “intellettualismo inglese” sono esaminate e criticate con accuratezza, e viene anche proposto un interessante parallelo tra le “concezioni magico-religiose” e il “senso comune”, inteso come “ideologia spontanea”. Al tema più generale dello studio antropologico della religione, in termini storico-critici, e con intento sistematico-manualistico, è dedicato il volume Antropologia delle religioni (1997, pp. 335), che 4 abbraccia l’intera letteratura specifica, soprattutto teorico-storico-critica sull’argomento, ma anche etnografica, sulle forme religiose e i rituali delle società di interesse etnologico. E’ apprezzabile lo sforzo di sintetizzare, fornendo al tempo stesso un quadro teorico fermo e coerente, l’ambito ampio e complesso dei temi dell’antropologia delle religioni, dalla possibile definizione dei fenomeni religiosi alle radici filosofiche del pensiero e delle pratiche simbolico-rituali, alla valutazione critica dei diversi orientamenti sviluppatisi sul tema (emozionalismo, sociologismo, simbolismo, strutturalismo, storicismo, neo-intellettualismo), infine alla opposizione-coordinazione tra credenze e rituali, e ai processi di acculturazione religiosa. L’autrice insiste molto sulla “polifunzionalità” dei fenomeni religiosi e quindi sui rapporti tra il campo religioso-rituale e gli altri campi dell’esperienza vitale delle società umane. Un importante contributo è costituito dalla cura della edizione italiana del famoso libro settecentesco di Charles de Brosses, Sul culto degli dei feticci, che contiene anche un ricco saggio dell’autrice (pp. 14-70), denso di spunti critici e storico-teorici che presentano con chiarezza e abbondanza di dati sia la figura dell’autore che il tema del feticismo. Un lavoro interessante e originale consiste nella cura di un numero speciale della rivista “L’Uomo” (1991), dedicato a “La dimensione quotidiana: ricerche e problemi metodologici”, nel quale è inserito un breve ma intelligente e acuto saggio critico su Clifford Geertz (“Il panteismo culturale di Geertz”). Altri saggi sono dedicati a diversi autori di storia delle religioni (un profilo di Ugo Bianchi), a diversi temi di storia religiosa e culturale della Chiesa cattolica (la crisi delle ideologie e la strategia culturale della Chiesa, e l’importanza del celibato dal punto di vista economico), al metodo comparativo, a vari argomenti della religiosità popolare cubana di tipo sincretico (santería), alla quale la candidata ha dedicato quattro saggi (tra cui un volume a sua cura) tratti da studi diretti a Cuba nell’ambito di un pluriennale rapporto di collaborazione universitaria con quel paese. Appaiono anche alcuni studi sulle forme religiose popolari italiane (“San Michele e il suo antagonista: quando la realtà si configura come drago”). Di particolare interesse una indagine critica sulla divinazione africana degli Azande, a partire dagli studi classici di Evans-Pritchard. In un lavoro in collaborazione con altra studiosa, la candidata approfondisce in maniera puntuale e originale l’analisi delle basi economiche e socio-politiche dei processi di divinazione, proponendo una interpretazione “materialistica” dei fenomeni divinatori. La candidata mostra nel complesso grande competenza nei diversi aspetti dell’analisi antropologica dei fenomeni religiosi, unita a costante spirito critico, e i suoi contributi sono originali sia nella impostazione teorico-filosofica che nelle scelte dei materiali empirici discussi. La scrittura è sempre piana e l’argomentazione convincente, ben concatenata, e la connessione fra impostazione teoricofilosofica e analisi dei dati empirici è chiara e conseguente. Una lunga esperienza didattica e accademica appare dal curriculum. Il profilo di Ciattini e i suoi contributi scientifici suggeriscono dunque che debba essere presa in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini Ricercatrice dal 1981, docente di materie DEA dal 1993, con ricerche di campo a Cuba, la candidata presenta pubblicazioni, coerenti col settore DEA, che si situano quasi tutte nel solco della metodologia della scuola italiana di Storia delle Religioni, tuttavia, negli ultimi anni, ha maturato un interesse per la ricerca di campo, che l’ha vista attiva in ambiente caraibico, specificatamente a Cuba. Nella nutrita serie di pubblicazioni che presenta ai fini della valutazione comparativa, una parte imponente riguarda l’analisi ed il commento di problematiche relative alla religione affrontate dagli studiosi (1978, Magia religione…Frazer…; 1986, Lévy-Bruhl…; 1986, vol. Sulla religione…; 1987, Religione e scienza…; 1988, Relativismo…;1991, Note antropologiche…; 1991, Il panteismo…; 1993, Tendenze…; 1995, vol. L’animismo…; 1998, Intellettualismo…; 2002, L’etnologia… Bianchi; 2005, Voci Jensen, Kulturkreislehre e Schmidt; 2005, Antropologia de la…) dimostrando attenzione per le questioni teoriche e il loro sviluppo attraverso il tempo, contributi che 5 sono seguiti anche da commenti a casi specifici (1976, Divinazione…; 1979, San Michele…; 1985, Misticismo…; 2004, Un modello…) e che dimostrano la maturità scientifica della candidata. A lato, un secondo tema importante è quello della struttura e del significato della religione (1984, La mentalità…; 1992, Religioni…; 2004, Significacion..; 2007, Riti religiosi…; 2009, vol. Antropologia…), un tema che la candidata tratta con competenza e rigore metodologico nei contributi presentati, parallelamente ad altri che affrontano in modo molto interessante le politiche della Chiesa cattolica (2004, La crisis…; 2005, El celibato; 2008, El origen…; 2002, Le trappole…) nel mondo contemporaneo. Un capitolo a parte gli ultimi interessi della candidata, che ha affrontato esperienze di ricerca di campo a Cuba (2002, vol. in coll. Religione…; 2005, Resistenza…; 2005, Sincretismo…; 2007, Religione…; 2007, Una festa…), seguite ad accordi con le locali istituzioni, nell’ambito delle quali essa ha ben studiato le interazioni fra religione e politica in un ambiente ove il locale regime consente l’espressione religiosa ove questa contribuisca alla coesione sociale, come rileva la Ciattini. Le altre pubblicazioni, che testimoniano della preparazione della candidata (1988, Le credenze…; 1991, La dimensione…; 1995, L’altro…; 2000, ed. di De Brosses; 2005, L’inconscio…; 2007, L’antropologia…), fanno da corona a quelle sopra indicate, tutte apprezzabili per ottima raccolta dei dati, nonché per coerenza di analisi, originalità e interpretazione degli stessi. Commissario Gri La candidata presenta una lunga serie di contributi distribuiti lungo un trentennio di attività di ricerca, riflessione e attiva partecipazione al dibattito intorno a temi principalmente di storia delle religioni e di antropologia religiosa. Per questo suo contributo continuativo è da prendere in considerazione in questa valutazione comparativa. Una prima linea costante di riflessione e approfondimento è quella rivolta alla storia del pensiero antropologico: dal confronto con le elaborazioni evoluzionistiche in tema di religioni “primitive” fino agli sviluppi contemporanei. Un secondo interessante percorso ha carattere più specificamente manualistico, con l’edizione di numerosi contributi (fra cui emerge Antropologia delle religioni del 1997) dedicati all’illustrazione del fenomeno religioso nella pluralità delle forme e interpretazioni, e alla presentazione critica dei modelli teorici e delle metodologie sviluppati in ambito antropologico per l’analisi dell’esperienza religiosa. Dal 2002, a partire dalla scrittura della seconda parte di un volume pubblicato insieme con J. Ramirez Calzadilla (Religione, politica e cultura a Cuba, 2002) alle linee precedenti la candidata ha aggiunto ricerca, riflessione e dialogo con ricercatori e istituti d’oltreoceano, relativamente ai fenomeni della religiosità tradizionale e ai problemi religiosi (in relazione anche ai rapporti con le scelte e gli sviluppi delle politiche) della società contemporanea in America Latina, e a Cuba in particolare. Commissario Resta E’ ricercatore confermato nel settore disciplinare M/DEA, nella Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma Sapienza. La produzione scientifica della candidata è ricca e densa e di ottimo livello. Presenta quarantuno pubblicazioni fra saggi, articoli, pubblicazioni on line e CD, e quattro volumi, due dei quali a sua cura, sia lingua italiana che in spagnolo. Nella sua lunga carriera scientifica e accademica ha affrontato principalmente temi di antropologia religiosa, senza sottrarsi al più ampio dibattito disciplinare e alla lusinga di applicare le competenze maturate nella conoscenza disciplinare anche a dibattiti a sfondo politico ( cfr Le trappole dell’ideologia dominante: come si manipola il senso comune Trasformazione dell’università e politiche neo liberiste). Tuttavia è nel campo dell’antropologia religiosa che la candidata ha tradotto con più efficacia il suo pensiero, affrontando la tematica sia in chiave teorica (cfr Antropologia 6 delle religioni) che attraverso l’analisi di casi tratti dal contesto latinoamericano e cubano in particolare. Nel complesso, dalla documentazione presentata si evince il quadro di una personalità scientifica matura ed equilibrata, il cui apporto nel settore scientifico disciplinare è stato pertinente, rigoroso e conseguente al dibattito che negli anni si è sviluppato nell’antropologia delle religioni. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la commissione rileva come la candidata mostri un costante impegno di studio, caratterizzato da elementi di originalità, innovatività e rigore metodologico. Le sue competenze nel settore scientifico disciplinare si integrano in modo brillante con quelle di carattere storico religioso. Il suo apporto alla ricostruzione critica delle problematiche antropologico religiose anche in chiave storica appare rilevante così come l’importanza formativa di alcune sue pubblicazioni che hanno avuto ampia diffusione all’interno della comunità scientifica. - Maria Luisa Ciminelli Profilo curriculare Laurea in Lettere nel 1983. Dottorato di ricerca presso l’Università di Firenze nel 1995. Due borse di studio post-dottorali presso l’Università di Firenze, nel 1998 e nel 1999. Ha partecipato ad alcuni progetti di ricerca CNR e Murst, coordinati dal Prof. Vittorio Lanternari e a numerosi convegni e conferenze nazionali e internazionali. E’ membro di diverse associazioni scientifiche nazionali e internazionali. Nell’ambito dell’attività didattica si segnalano, in particolare, i corsi tenuti per contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, a partire dal 2001-2002. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta La candidata presenta alla valutazione della commissione venticinque pubblicazioni che coprono un periodo che va dal 1990 al 2008. Tra tali pubblicazioni, che attestano una sufficiente operosità scientifica e un’attività costante nel tempo, una recente monografia e due volumi collettanei da lei curati. Interessi precipui della candidata sono nell’ambito della salute e della sua percezione in contesti nativi (soprattutto dell’Africa occidentale, in particolare, del Mali), e nell’ambito dell’antropologia dell’arte e dell’estetica. In quest’ultimo campo si colloca la monografia D’incanto in incanto. Storia del consumo occidentale d’arte primitiva, Bologna, 2008, che in modo documentato ripercorre la storia della ricezione e dell’appropriazione dei manufatti esotici in ambito Occidentale, problematizzando la nozione stessa di arte, così come è lì elaborata. L’opera è utilmente preparata dal volume collettaneo Immagini in opera. Nuove vie in antropologia dell’arte, Napoli, 2007, in cui, attraverso il lavoro di numerosi studiosi, tra cui la stessa candidata, si tenta, in alcuni casi con buoni risultati, di delineare nuovi campi di carattere intenzionale e negoziale al processo di entificazione del manufatto artistico. Sul versante degli studi sulla salute, va ricordata la monografia Follia del sapere e saperi della follia. Percorsi etnopsichiatrici tra i Bamanan del Mali; Roma, 1998, pubblicata in una collana antropologica di rilievo, che parte da uno spunto originale, quello di una specifica follia del sapere, indotta dai processi di conoscenza, soprattutto scolari, nei giovani nativi, per svilupparsi in modo documentato e con un buon sostegno della letteratura antropologica, etnologica ed etnopsichiatrica. Il lavoro relativo all’antropologia dell’arte si sviluppa in un campo relativamente nuovo e desueto, anche se proprio in questa direzione si deve rilevare una certa debolezza nell’impostazione teorica, soprattutto in ordine ai presupposti iconologici, alla 7 costituzione dei regimi scopici, al retroterra fenomenologico e psicologico-percettivo che presiedono alla riflessione specifica. Commissario Faldini Dottore di ricerca nel 1995, docente di materie DEA dal 2001, ha svolto ricerche di campo in Africa. Le pubblicazioni di M. L. Ciminelli, coerenti con il settore DEA, coprono un arco che si esplica a partire dal 1990 per giungere al 2008. La prima parte delle sue ricerche, contestualizzata nelle pubblicazioni (1990-2005), riguarda principalmente l’antropologia medica, intervallata da alcune recensioni (J.-L. Amselle; I.Iaria, M.G. Scalise e B. Tagliacozzi; M. Aime) che testimoniano l’attenzione anche per letture non strettamente connesse con i suoi temi ricerca, nonché da riflessioni relative al lavoro di campo (1996). L’interesse per i temi relativi alla terapeutica la portano a ricerche di campo in Africa occidentale (soprattutto Mali), ove ferma la sua riflessione su alcune problematiche relative ai Bambara, espresse con buona analisi in molte pubblicazioni ( 1992, 1997, 1998, 2000), tra cui risalta il volume “Follia del sapere e saperi della follia. Percorsi etnopsichiatrici tra i Bamanan del Mali (1998) ove la Ciminelli riesce a trovare una buona sintesi fra dati etnografici e prospettive teoriche. Altri studi seguono percorsi di discussione su concetti relativi alla salute (CBS) oppure sono utili excursus bibliografici, oppure ancora riguardano il tema delle Mutilazioni Genitali Femminili. Particolarmente interessanti i contributi relativi all’esame lessicale dei termini relativi alla salute e alla malattia, indagati in Mali (1992, 2000, 2002, 2005), i quali offrono un quadro esaustivo delle discrepanze fra terapeutica tradizionale e biomedicina. A partire dal 2006, la candidata compie una svolta verso una ricerca orientata verso l’antropologia dell’arte, espressa in articoli (2006, 2007, 2008), in curatele (2006 e 2007) e in un volume (2008), all’interno dei quali discute con competenza di patrimonio, dell’invenzione dell’arte ‘primitiva’, di allestimenti museali problematici e di etnocentrismo. In sintesi, una buona produzione, di buon livello, i cui contenuti sono in linea con gli attuali dibattiti antropologici. Commissario Colajanni La candidata presenta 25 pubblicazioni dedicate con equa distribuzione a due temi importanti di ricerca, nei quali ha raggiunto approfondimenti di qualità ed ha prodotto contributi originali: l’etnopsichiatria ed antropologia medica africana, e l’antropologia dell’arte. Queste pubblicazioni comprendono due volumi, e altri due volumi a cura, con saggi interni ed introduzioni dettagliate. Nel campo dell’antropologia medica e dell’etnopsichiatria africanista si distingue il volume Follia del sapere e saperi della follia. Percorsi etnopsichiatrici tra i Bamanan del Mali (1998, pp. 300), che è una buona monografia etnografica arricchita dalla conoscenza della lingua (che consente all’autrice di approfondire aspetti cognitivi ed espressivi della cultura medica locale), e da una frequente discussione dei presupposti teorico-metodologici degli studi del settore (come per esempio nel cap. 5, dedicato ai “confini del sistema salute/malattia”), ma sempre ponendoli in stretta relazione con il proprio campo empirico di ricerca. Le informazioni raccolte sono la maggior parte delle volte scrupolosamente collegate con una galleria di personaggi (informatori privilegiati) dei quali è presentata una elegante catalogo. Altri saggi approfondiscono temi e problemi presentati nella monografia, soffermandosi sulle metafore locali della malattia, sulle cause attribuite localmente agli stati di alterazione della salute. Di rilievo teorico e generale due saggi dedicati alla “culture-bound syndrome”, definito un concetto vago e di dubbia utilità (1997), e al “controtrasfert culturale” proprio del lavoro di campo e determinante nella costruzione dello statuto del ricercatore (1996). All’antropologia dell’arte la candidata ha dedicato un interessante volume, ricco di informazioni e di spunti critici, che va dai primi esempi di esotismo alle recenti analisi estetiche sull’arte extraeuropea e ai problemi del recente mercato dell’arte “primitiva” (D’incanto in incanto. Storia del consumo di arte primitiva in Occidente, 2008, pp. 253). Due volumi a cura, che comprendono ricchi saggi di analisi storico-critica, completano gli studi approfonditi in questo settore (Immagini 8 in opera: Nuove vie in antropologia dell’arte, del 2007, e La negoziazione delle appartenenze: Arte, identità e proprietà culturale nel terzo e nel quarto mondo, del 2006). Di interesse generale e teorico-metodologico il saggio: Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e possibili effetti collaterali: etnomimesi ed etnogenesi (2008), che discute da un punto di vista antropologico alcuni aspetti del problema dell’UNESCO riguardante i criteri di salvaguardia dei patrimoni immateriali delle società umane. La candidata ha mostrato di saper dare contributi approfonditi originali, sia di tipo storico-critico e teorico, sia di tipo empirico-etnografico, in due diversi settori importanti delle discipline antropologiche, e pertanto ritengo che meriti di essere presa in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Gri Il percorso scientifico della candidata, tradotto in continuità d’interventi a partire dal 1991, muove e ruota in un primo periodo intorno alla ricerca sul campo sviluppata in Mali, fra i Bamanan: la monografia del 1998 (Follia del sapere, saperi della follia. Percorsi etnopsichiatrici tra i Banaman del Mali) ne rappresenta la sintesi, insieme con i contributi del 1997-98 sul dibattito intorno alla nozione di CBS. I temi dell’antropologia medica e dell’etnopsichiatria hanno avuto ulteriore trattazione anche in contributi degli anni successivi, intrecciandosi ai dibattiti di ambito antropologico anche sui fenomeni più specifici, più generalmente sociali, come la questione delle mutilazioni genitali femminili. A partire dal 2004-5 l’interesse della candidata si è rivolto anche al settore dell’antropologia dell’arte. In quest’ambito la dott. Ciminelli ha offerto alcuni apprezzabili contributi di ricerca e discussione in tema di patrimonio e di relazioni tra Occidente e “arte primitiva”, e la cura di due volumi collettanei di saggi (La negazione delle appartenenze. Arte, identità e proprietà culturale nel terzo e quarto mondo del 2006, Immagini in opere. Nuove vie in antropologia dell’arte del 2007), che ben testimoniano gli sviluppi dello specifico settore disciplinare. Commissario Resta La candidata ha seguito un percorso formativo completo ed ha svolto una lunga e fruttuosa attività di ricerca, concentrata su due macro settori inerenti l’uno all’antropologia medica e l’altro all’antropologia dell’arte. Presenta venticinque pubblicazioni di cui venti fra articoli e saggi e cinque volumi, per tre dei quali la candidata oltre a scrivere alcuni saggi è anche co-curatrice. Con particolare riferimento all’antropologia medica la candidata ha orientato la sua attenzione, almeno inizialmente, verso l’etnopsichiatria indagando in profondità in particolare il caso dei Bamanan del Mali, aprendosi in seguito allo studio di problematiche diverse come, per esempio, le mutilazioni genitali femminili. Più recente, anche se non meno intensa e articolata, è l’attività di ricerca sul tema dell’antropologia dell’arte, nel cui contesto la candidata ha indagato sia le dinamiche di appartenenza che le forme d’arte possono significare (cfr Arte primitiva e negoziazione delle appartenenze), sia i modelli espressivi ed espositivi sull’arte esotica. In entrambi i casi, le sue considerazioni appaiono congruenti e rigorose. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la commissione rileva che la candidata presenta un’ampia serie di pubblicazioni articolate su due precisi settori tematici di rilevante interesse per la disciplina, l’etnopsichiatria e l’antropologia medica in generale, e l’antropologia dell’arte. I contributi della candidata al primo di tali settori è caratterizzato da rigore metodologico (si veda in particolare il lavoro monografico derivato dalla ricerca sul campo in Africa, lavoro che si distingue anche per la rilevanza scientifica della 9 collocazione editoriale) e da solidità di impianto scientifico. Il secondo di tali settori, avviato in tempi più recenti, pur rivelando la volontà di esplorare con sistematicità un settore in parte nuovo per gli studi italiani, appare ancora in via di completa definizione critica. - Francesca Declich Profilo curriculare Laureata in Lettere con una tesi in Etnologia presso l’Università di Roma nel 1986, consegue un Master of Science presso la London School of Economics di Londra nel 1990 e il Dottrorato di ricerca presso l’Istituto Orientale di Napoli nel 1992. Dal 2004 è Ricercatore confermato di discipline M-DEA presso l’Università di Urbino dove – da quell’anno e sino ad oggi – svolge attività didattiche nell’ambito dell’Antropologia Culturale, avendo svolto in precedenza attività di docenza per contratto presso varie Università e Istituti. Ha conseguito borse di studio per le attività di ricerca dal 1988 al 1998 erogate da numerose istituzioni nazionali e internazionali, tra le quali la Italian Fullbright Commission per attività presso l’University of Pennsylvania e la Northwestern University. Dal 2007 è Direttore scientifico della missione etnologica italiana in Malawi e Mozambico. E’ membro della redazione della rivista “Letture Urbinati” e del comitato di redazione della rivista “Politique Africaine”. Ha partecipato con proprie relazioni e comunicazioni a numerose conferenze e seminari nazionali e internazionali, soprattutto per quel che riguarda gli studi di africanistica, gli studi di genere e quelli di antropologia applicata, ed ha organizzato alcuni eventi seminariali a livello nazionale ed internazionale. E’ membro di numerose associazioni professionali italiane e straniere. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Colajanni La candidata presenta una cinquantina di pubblicazioni, tra le quali due volumi, numerosi saggi pubblicati in inglese in importanti riviste internazionali, e una serie di rapporti di ricerca e di consulenza presentati, nell’ambito dello studio dei problemi sociali dei processi di sviluppo, ad alcune istituzioni internazionali pertinenti (come la Banca Mondiale, l’IFAD e alcune ONG italiane). Le competenze della candidata sono ricche ed ampie: vanno dagli studi di genere e della narrativa orale presso diverse popolazioni somale dell’Africa orientale, ai problemi della pianificazione e gestione di progetti di sviluppo, sia in Africa che in America Latina. Il più importante contributo è un volume dedicato ai processi identitari e di formazione etnica nella Somalia meridionale, con riferimento al rapporto tra relazioni parentali e processi rituali. E’ il frutto maturo di una ricerca sul campo pluriennale (I Bantu della Somalia. Etnogenesi e rituali mviko, 2002, pp. 287), che ha avuto come obiettivo diretto quello di conciliare ed intrecciare tra loro la dimensione etnografica, risultato di investigazioni di campo di lunga durata in una regione estesa, con la dimensione storica, della memoria, evidenziata anche dai dati delle ricerche di archivio e sui documenti coloniali. Le popolazioni della valle del Giuba, nella Somalia meridionale, sono l’oggetto specifico di questa intensa ricerca, nella quale i temi ricorrenti sono: il sistema locale di produzione della memoria storica, la percezione identitaria espressa in termini locali, i rituali che riportavano alla memoria contesti sociali complessi, collegati alla storia di emancipazione dalla schiavitù, all’iniziazione e alla fertilità dei giovani, il rapporto con gli antenati. Nel volume viene anche discusso con cura, e criticamente, il valore delle diverse forme narrative. La molteplicità dei gruppi e le loro diverse affiliazioni genealogiche, i conflitti social-politici e di rappresentazioni, la difficile articolazione tra genti di origine e di provenienza meridionale (bantu) con quelle di origine somala settentrionale, la integrazione tra diverse attività economiche di base (pastorizia, agricoltura, caccia), l’esistenza di associazioni di mutua assistenza per il lavoro agricolo, sono tutti temi 10 affrontati nei loro rapporti di equilibrio-tensione, con costante riferimento e attenzione ai rapporti con i poteri “esterni” alle comunità locali (lo stato coloniale prima, e lo stato somalo contemporaneo, dopo). Una grande attenzione è anche dedicata agli “eroi fondatori” delle tradizioni locali, come per esempio Nassib Bundo, e alle loro guerre remote, come anche ai processi di stratificazione sociale che hanno determinato una rigida diversificazione verticale nella regione. Ai rituali iniziatici e alle danze rituali è dedicata l’ultima parte del volume, nella quale è anche spiegata in dettaglio la ragione della segretezza e del nascondimento dei rituali in presenza di estranei. Viene presentato con buoni argomenti il tema dell’esistenza di un collegamento marcato tra il contesto dei rituali tradizionali e il senso delle variazioni tra le fonti storiche orali, che sono sottoposte a un costante processo di selezione, e spesso mostrano diversi modi di strategia accomodativa nella negoziazione sociale della memoria. Il tema della memoria in rapporto all’identità etnica viene ripreso con cura in un successivo volume, che approfondisce, evidenzia e discute con maggiori approfondimenti temi accennati nel volume precedente: Quando il silenzio è memoria. Identità etnica e storia nella Somalia del sud (2006, pp. 148). Questo volume contiene la traduzione italiana di quattro saggi pubblicati negli anni precedenti in inglese in importanti riviste internazionali. Viene sottolineata con forza l’importanza delle fonti orali femminili, sia in generale che in rapporto con l’esperienza delle violenze e delle guerre, la relazione tra danze, Islam e processi identitari, la particolarità dei rifugiati bantu trasferitisi dalla Somalia in guerra al Kenya, e così via. Sono di particolare interesse, tra gli altri saggi, tre scritti dedicati alla poesia religiosa femminile in Somalia, che mostrano grande sensibilità per l’analisi antropologica di forme narrative e poetiche, abilità nella raccolta e analisi di testi, e capacità di contribuire con questi materiali insoliti allo studio della condizione femminile e dei rapporti di genere nel contesto specifico (“Poesia religiosa femminile: nabi-ammaan, nel contesto rurale della Somalia” [1999], “Sufi experience in rural Somali: a focus on women” [2000], “Sources on Islam composed in the vernacular: Somali women’s religious poetry” [2001]). La candidata mostra nel suo complesso una competenza di alta qualità professionale nel campo delle formazioni etniche, dell’identità e delle attività rituali connesse, in un’ampia regione del corno d’Africa. Ha dato anche consistenti contributi nell’area della narrativa di genere, sulla condizione femminile e sui processi di sviluppo nei loro aspetti sociali e culturali. Nel campo dello sviluppo i suoi rapporti e i suoi saggi rivelano anche una competenza tecnica sulla pianificazione, gestione e valutazione delle iniziative di sviluppo. Ha anche pubblicato all’estero in sedi molto qualificate, e possiede un Dottorato italiano e un Master conseguito a Londra. Per le ragioni suesposte ritengo che la Declich debba essere presa in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faeta La candidata presenta alla valutazione della commissione quarantanove titoli (tra cui quattro tesi da lei discusse nei diversi periodi della sua formazione), che coprono un periodo che va dal 1988 al 2006. Tali pubblicazioni, che attestano una regolare e costante attività scientifica, vertono essenzialmente su questioni africane e latino-americane, su questioni di genere e di teoria e metodo e sono prodotte in un contesto internazionale di buona affidabilità scientifica. Particolare rilievo nella produzione della candidata hanno gli studi sulla Somalia, cui afferiscono due monografie (I Bantu della Somalia. Etnogenesi e rituali mviko, Roma, 2002; Quando il silenzio è memoria. Identità etnica e storia nella Somalia del sud, Roma, 2006), entrambe pubblicate in collane specialistiche di prestigio. Il problema che è al centro di tali opere è quello dell’identità etnica, vista correttamente come processo, come esito provvisorio di continue mutazioni e di continui aggiustamenti, dipendente dalle logiche di genere e dalle dinamiche rituali. Tali monografie risultano ben strutturate e documentate anche se si sarebbe desiderato un ricorso a una letteratura più abbondante e aggiornata proprio per quel che concerne i problemi di invenzione della tradizione e di identità etnica. I numerosi saggi addotti, quando non sono reports strettamente legati a una prospettiva applicativa della disciplina, sovente ripercorrono criticamente i materiali etnografici 11 raccolti nelle monografie, enucleandone aspetti peculiari (molto presenti sono le questioni di genere), senza tuttavia produrre un avanzamento rilevante della riflessione, rispetto a esse. Nel complesso le pubblicazioni testimoniano un lavoro intenso, in corso di progressiva maturazione, orientato verso un’antropologia delle relazioni con le aree ex-coloniali, ancora in fieri per quel che concerne il piano teorico e l’anamnesi critica. Commissario Faldini Consegue il Master of Science alla LSE, dottore di ricerca nel 1992, ricercatore nel 2004, docente DEA dal 1996, Francesca Declich presenta una numerosa serie di pubblicazioni, alcune delle quali sono però soltanto Report di valutazione. Altre pubblicazioni (1985, art. in ‘Rifugiati’; 1985, art. in ‘Nigrizia’; 1986, Maize…; 1988, A Programma…; 1990, Ricerca sugli…; 1992, Lo sviluppo integrale…; 1992, Il monitoraggio…; la parte n° 15 dell’art del 1992 Salute per tutti…; 1993, la Prefazione in Forum valutazione; 1995, Los proyectos… che è anche Report di valutazione) non consentono di individuare l’apporto della candidata. Altre ancora sono dattiloscritte (v. tesi di laurea; e 1995 Creazione di etnicità?...), altre sono in corso di stampa (1996, La poblacion… che è anche Report di valutazione). Per quanto riguarda le restanti pubblicazioni la candidata offre le sue migliori capacità nei lavori riguardanti la Somalia, paese ove ha svolto numerose ricerche di campo, tra i Gosha e tra gli Zigula. In particolare si segnalano per chiarezza, buone capacità di metodo e originalità di interpretazione gli articoli ‘Multiple oral tradition… among the Gosha’ (1993), ‘ Groups of mutual assistance… (1997) e il notevole volume ‘I Bantu della Somalia’ (2002), oltre ad una serie di lavori molto felici relativi alle prospettive di genere, sempre in Somalia (1995, Gender Narratives…; 1995, Identità, Dance…; 1996, Formas poeticas; 1996, Poesia religiosa femminile…; , 2000, Sufi experience…; 2001, Sources on Islam…). Altro tema portato avanti dalla Declich è quello dei diritti umani, discusso con abilità e competenza, alla luce del dibattito internazionale che lo investe. In complesso, per la parte considerata, si tratta di una produzione di buon livello, coerente con il settore DEA, spesso elaborate in lingua straniera. Commissario Gri La candidata presenta un’articolata produzione scientifica che si sviluppa a partire dal 1986 (essa ha trovato collocazione anche su riviste internazionali di ambito antropologico) su diverse questioni riferite alle popolazioni della Somalia meridionale: questioni di antropologia medica e di antropologia storica, questioni di identità e di genere, fenomeni relativi alla tradizione orale, ai processi di migrazione e altro ancora. I contributi su rivista hanno trovato organicità e sintesi nelle due monografie del 2002 e 2006: I bantu della Somalia. Etnogenesi e rituali mviko; Quando il silenzio è memoria. Identità e storia nella Somalia del Sud. La ricerca sul campo sviluppata dalla candidata appare accompagnata da una costante attenzione e riflessione su scottanti problemi di ordine sociale e politico che interessano l’area, con particolare attenzione al tema dei diritti umani. L’analisi del curriculum e delle pubblicazioni documenta inoltre la forte partecipazione della candidata al settore dell’antropologia applicata, con vicinanza e accompagnamento riflessivo a progetti di sviluppo non solo in Somalia, ma anche in Ecuador, Colombia, Senegal, Angola. Commissario Resta La candidata ha sviluppato negli anni una interessante e prolungata attività di ricerca, concentrata prevalentemente in Africa, in particolare in Somalia, e in America latina. La letteratura prodotta è di grande interesse per ciò che riguarda la storia e le istituzioni delle popolazioni Bantu della Somalia, lodevole anche la riflessione sulle questioni di genere ivi emergenti. Un secondo filone nella sua attività scientifica riguarda il campo dell’antropologia dello sviluppo. Il suo impegno si è orientato in questo settore più verso l’esame e la valutazione delle proposte 12 progettuali elaborare nell’intento di promuovere lo sviluppo di particolari aree o attività produttive più o meno di nicchia che intorno alla riflessione teorica. Anche in questo caso l’interesse nei confronti della tematica di genere è vivo, attento e propositivo. Presenta un numero molto alto di pubblicazioni di varia natura, da articoli e saggi a volumi, da schede progettuali a schede di valutazione progettuali. La candidata pubblica in lingua italiana, inglese, francese e in spagnolo. Un buon numero di articoli sono cofirmati, e dunque non potendosi evincere con chiarezza l’attribuzione alla candidata stessa, tecnicamente da escludere dall’esame comparativo della sua produzione scientifica. Nonostante ciò, questi ultimi sono ugualmente indicativi della sua attività di ricerca, soprattutto per ciò che attiene al filone dell’antropologia dello sviluppo. Nel complesso la candidata presenta una produzione scientifica pertinente al settore, i lavori esito della ricerca in Somalia sono conseguenti al dibattito teorico disciplinare. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la commissione rileva che la candidata mostra rigore metodologico, continuità temporale della produzione scientifica, la cui collocazione editoriale appare rilevante e caratterizzata dalla presenza in un contesto internazionale. Di buon livello la sua elaborazione teorica e i suoi apporti critici e documentari, quali risultano dalle sue opere principali con speciale riferimento ai lavori sulla Somalia, particolarmente apprezzati - Antonietta Di Vito Profilo curriculare Laureata in Lettere con tesi in Etnologia presso l’Università di Roma nel 1992. Ha conseguito il DEA presso l’EHESS di Toulouse e il Dottorato di ricerca in discipline DEA presso l’Università di Roma nel 1997. Ha tenuto insegnamenti di Antropologia economica e di altre discipline DEA per contratto dall’anno acc. 2003-2004 ad oggi presso l’Università di Roma. Ha partecipato con sue relazioni e comunicazioni a numerosi seminari e convegni in Italia e anche all’estero. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta La produzione scientifica proposta dalla candidata alla valutazione della commissione, articolata in un arco temporale che va dal 1994 al 2008, consta di trentasette pubblicazioni (molte delle quali recensioni, pubblicazioni minori e una breve traduzione dal Francese). Tra di esse un volume, Ulisse e lo sciamano, Roma, 2006. Tali pubblicazioni testimoniano un interesse scientifico prolungato nel tempo, anche se l’operosità non risulta elevata. Gli interessi della candidata vertono su più temi (dono, parentele femminili, scrittura, festa, con particolare riferimento all’area molisana), il più rilevante dei quali appare quello sintetizzato nel volume, ovvero l’attività dei guaritori di città in epoca contemporanea. Il libro inquadra il fenomeno nella sua percezione scientifica oltre che nella sua fenomenologia, con qualche appiattimento storiografico e qualche approssimazione ermeneutica (parlare di sciamanismo per descrivere i guaritori e i maghi, malgrado la presenza di alcune prerogative comuni, far riferimento a tematiche di possessione in chiave comparativa appare, a esempio, piuttosto azzardato). Complessivamente un lavoro che necessità ancora di una più netta definizione in chiave tematica e di un affinamento ermeneutico ed epistemologico. 13 Commissario Colajanni La candidata presenta tredici pubblicazioni alle quali sono aggiunte numerose note brevi e recensioni, che sono dedicate a temi diversi, come i rituali e le feste del mondo rurale e popolare molisano, le dinamiche del dono nelle società rurali, la magia in contesti urbani e le reti di parentela femminili. Il lavoro più impegnativo è il volumetto Ulisse e lo sciamano (2006, pp. 110), che presenta i risultati di una ricerca sui maghi, terapeuti e guaritori della provincia di Campobasso, ove l’autrice ha svolto per vari anni una ricerca di campo. Gli apporti documentari sono dettagliati, con la presentazione dei “punti di vista” e delle opinioni degli informatori. Viene messo in buona evidenza il problema dei processi di trasmissione dei poteri e dei saperi, anche attraverso “scritture” e doni. Le interpretazioni e i riferimenti alla letteratura specifica sul tema sono brevemente concentrate nelle conclusioni di questo lavoro, che comunque va considerato un apporto utile al tema. Di un qualche interesse i saggi sulle cure rituali e sulle feste popolari del Molise (“ ‘Pesi’ e ‘Misteri’ in due feste” [1998], “Identità, doni e legami comunitari in due feste” [2006], “Tarocchi e ruoli sociali” [1999], “Malattie cure e poteri” [2004]), che mostrano ricchezza di dati e buona resa nella presentazione ordinata e interpretazione degli stessi). E anche il saggio sui percorsi di acquisizione delle competenze nel ruolo magico-terapeutico lungo catene di donne legate da parentela, presenta motivi di interesse. La candidata possiede nel complesso una figura dignitosa di studiosa dei comportamenti magicoreligiosi, delle dinamiche sociali dei doni, e ultimamente anche delle “scritture” come strumenti di registrazione e trasmissione dei saperi popolari. Pur se i suoi lavori hanno consistenza quantitativa limitata (con un solo breve volume), essi sono di buona qualità. Ritengo quindi che la Di Vito potrebbe essere presa in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini DEA in Francia, Dottore di ricerca, dal 2003 docente di materie DEA, presenta pubblicazioni coerenti con il settore DEA che riguardano le tradizioni popolari, in particolare i sistemi terapeutici locali, oltre a recensioni e testi in rubriche. Alcuni contributi (2006 d ed e) non recano bibliografia. Due contributi (1998a e 2006b) riguardano festività molisane, mentre un più nutrito gruppo si concentra sulla terapeutica tradizionale, oggetto di ricerche di campo, indagata in ambito femminile (1998b, 1999a, 2005a) e maschile (1999b, e il volume 2006a), ricostruendo le testimonianze relative alle origini dei poteri, che vengono presentate in termini di dono, nonché l’incontro o lo scontro con la medicina scientifica (2004c). Nell’insieme una produzione che testimonia dell’impegno della candidata ma che si dimostra carente nell’orizzonte interpretativo, con una sola eccezione, l’art. del 2007a, Patrimoni contesi…, che appare come il miglior contributo della candidata. Commissario Gri Il contributo scientifico offerto dalla candidata nella ventina di pubblicazioni principali presentate e nelle note bibliografiche, si muove entro ambiti che si sono anche cronologicamente diversificati e arricchiti. Un primo nucleo di interventi ha come oggetto la documentazione raccolta in Molise nell’ambito di una ricerca su diversi aspetti della cultura popolare tradizionale (ritualità, festa, pratiche e ruoli terapeutici, credenze, alimentazione, tradizione orale, e altro). L’attenzione alle figure e ai ruoli di cura si è allargata e ha trovato esito poi nella monografia Ulisse e lo sciamano, 2006, così come l’attenzione per le forme tradizionali di socialità e di economia informale (come nel saggio su “Lares” del 1999, Parentele femminili). Anche alle scritture autobiografiche popolari la candidata ha dedicato attenzione, sia direttamente (con l’analisi di qualche documento del Centro diaristico di Pieve S. Stefano) che indirettamente nei lavori di recensione, così come ad alcune questioni relative alla gestione del patrimonio culturale e al rapporto fra patrimonio e turismo. 14 Commissario Resta L’attività scientifica della candidata si orienta verso diversi ambiti di ricerca che risultano talvolta solo accennati come nel caso dei riferimenti agli eventi festivi e all’antropologia museale. La sua attività di ricerca sembra acquisire maggiore consistenza per quello che concerne il tema dei guaritori e delle guaritrici, prevalentemente studiato nella provincia di Campobasso, talvolta messo in relazione all’uso delle medicine non convenzionali e tal altra con la dimensione del dono. La candidata presenta alcuni articoli pubblicati su riviste scientifiche, numerose recensioni e piccole note, qualche traduzione e un solo volume. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la Commissione rileva che la produzione scientifica della candidata, che si orienta verso diversi ambiti, con atteggiamento aperto di ricerca, è congrua con le discipline comprese nel settore scientifico. La continuità temporale della sua produzione dal 1998 è regolare, anche se quantitativamente limitata La ricerca sul terreno, effettuata in un’area del mezzogiorno europeo, ha garantito una base documentaria di tipo etnografico ai suoi lavori. I quadri teorico-metodologici appaiono ancora in via di completa definizione. - Cecilia Pennacini Profilo curriculare Laureata in Lettere con una tesi in Antropologia culturale presso l’Università di Torino nel 1989, ha conseguito il Dottorato in Antropologia in discipline DEA presso l’Università di Torino nel 1996 e borse di studio postdottorali nel periodo 1997-99. Dal 1999 è Ricercatrice DEA presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Dopo la partecipazione a numerosi gruppi di ricerca, di alcuni dei quali è stata anche coordinatrice, dal 2004 dirige la missione etnologica italiana in Africa equatoriale, ed è responsabile dell’Accordo di Cooperazione tra l’Università di Torino e l’Università di Kampala. Dopo aver condotto seminari soprattutto nel Corso di Perfezionamento in Antropologia dell’Università di Torino, dal 2001-2002 è titolare di corsi nell’ambito di discipline DEA presso l’Università di Torino, e dal 2003-2004 anche presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli. Dal 1999 è membro del Consiglio dei Docenti del Dottorato in Antropologia dell’Università di Torino. A partire dal 1988 ha partecipato a numerose missione etnografiche e soggiorni di ricerca in Africa. Vanta numerose esperienze professionali nel campo dell’etnografia visiva con la sede regionale della RAI e altre istituzioni nazionali di documentazione audiovisiva. Ha realizzato una fitta filmografia di argomento etnografico a partire dal 1983, ed ha organizzato e collaborato alla realizzazione di numerose mostre ed esposizioni di argomento antropologico. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta Le pubblicazioni proposte alla valutazione della commissione da parte della candidata (diciotto, tra cui due libri, Kubandwa. La possessione spiritica nell’Africa dei Grandi Laghi, Torino, 1998; Filmare le culture. Un’introduzione all’antropologia visiva, Roma, 2001, in un lasso di tempo che va dal 1989 al 2008), attestano un’operosità scientifica costante nel tempo e regolare. Occorre rilevare che, come si evince dal suo curriculum, tale attività si è tradotta non soltanto nella pubblicistica sottoposta a valutazione, ma anche in una documentaristica (film e video) estesa, che la candidata non ha ritenuto, tuttavia, con mio personale rammarico, di sottoporre all’attenzione 15 della commissione. Interessi specifici della candidata sono: l’Africa dei Grandi Laghi - i Nande, gli Haya -, e l’antropologia visiva. Tali interessi sono intelligentemente collegati, in modo da dedurre questioni di etnografia visiva dalle pratiche di terreno e di avere attenzione specifica per gli aspetti visivi delle culture e delle società da lei studiate. Interessante appare anche la sua attività di curatrice di mostre ed esposizioni nel campo della cultura africana, con particolare attenzione agli aspetti fotografici (si veda, a esempio, il catalogo I popoli della luna. Ruwenzori 1906-2006, Torino, 2006). Benché una semplice introduzione alla disciplina, Filmare le culture rivela un limite, sicuramente in via di superamento, consistente in una certa esiguità della dimensione teorica per quel che concerne il contesto visivo, i suoi presupposti fenomemologici e psicologico-percettivi, i suoi addentellati iconologici e iconografici, le sue prospezioni culturali e sociali. Commissario Colajanni La candidata presenta una ventina di pubblicazioni, tra le quali due volumi, altri due volumi a cura, e due ricchi cataloghi di mostre con saggi interni. I settori nei quali ha dato i più consistenti contributi sono due: l’antropologia visuale, sia a livello generale e teorico, sia a livello di esercizio concreto di produzione e analisi di materiali di etnografia visiva; e l’etnografia della possessione spiritica nella regione dei Grandi Laghi dell’Africa orientale. Nel campo dell’antropologia visuale si deve alla candidata un fortunato manuale, breve ma molto intenso e completo, teoricamente aggiornato e con buona impostazione storico-critica: Filmare le culture. Un’introduzione all’antropologia visiva (2005, pp. 162). Numerosi altri saggi sul tema dell’antropologia visuale, a partire dal 1994 (come “L’antropologia visuale in un mondo di parole”, e “Maya Deren e il Vodu haitiano”, nonché “Etnocinematografia: fare ricerca con il video”, del 2008), mostrano una indubitabile competenza approfondita sull’argomento, e una pratica pluriennale di organizzazione di archivi visivi e di rassegne di cinematografia etnografica. Sul tema della possessione spiritica in Africa orientale è molto rilevante una buona monografia che è etnografica e comparativa a un tempo (riguardante le varie forme della possessione nella regione dei Grandi Laghi), e discute anche le diverse posizioni teoriche recenti: Kubandwa. La possessione spiritica nell’Africa dei Grandi Laghi (1998, pp. 309). Lo studio è un raro esempio di ricerca storico-critica di un’area culturale relativamente omogenea (la cosiddetta “civiltà interlacustre”), all’interno della quale risistema e collega intelligentemente le diverse fonti etnografiche e storiche – registrando analogie e differenze tra le forme religiose che mostrano tutte una insistenza sull’esperienza della possessione spiritica e dell’azione dei medium – e al tempo stesso presenta illustrazioni etnografiche specifiche tratte dalla propria esperienza di campo. Il lavoro comprende infatti solo una metà delle pagine dedicate alla propria etnografia. Il resto è una preziosa trattazione critica della estesissima letteratura etnografica accumulatasi negli ultimi decenni sull’ampia area storico-culturale menzionata. La natura dei culti di possessione come “movimenti religiosi” flessibili e dinamici, caratterizzati da una “apertura verso l’esterno” delle singole società-comunità, è continuamente sottolineata, e la base complessa di carattere mitologico e storico-etnico è tenuta in grande conto. Ed è altresì enfatizzato il carattere costante della mimesi, della rappresentazione di tipo “teatrale”, che si accompagna a questi culti di possessione, propri di società che si trovano a far fronte a un improvviso aumento della eterogeneità culturale, sia che ciò avvenga nei contesti tradizionalmente densi di contatti e stratificazioni interne, sia in quelli investiti dall’impatto rapido con l’Occidente. Un interessante documento etnografico, che integra bene il materiale presentato e discusso nel volume, è contenuto in un importante saggio del 1997 (“I corni di Isaia. Analisi di un esorcismo Haya”). Sono legati all’attività di cura di esposizioni di materiali documentari riguardanti l’Africa due volumi di cataloghi a cura della candidata, che mostrano capacità organizzative, grande competenza ed esperienza nel campo espositivo (L’Africa in Piemonte tra ‘800 e ‘900, del 1999, e I popoli della Luna – The people of the Moon. Ruwenzori 1906-2006, del 2006). Due buoni saggi, infine, sono dedicati ad una analisi molto attenta e competente dal punto di vista mimetico-coreutico-musicale, 16 delle danze dei Nande (del 1996, frutto di una ricerca specifica sul campo), ed ai “Profeti sudafricani: i Nazariti di Durban”, del 2001. Alla Pennacini si deve anche una breve ma preziosa Introduzione a un volume curato assieme a due altre curatrici, che presenta per la prima volta in traduzione italiana un gruppo di importanti e fondamentali saggi sugli aspetti sociali e culturali della condizione femminile in alcune società tradizionali del mondo contemporaneo (Antropologia, genere, riproduzione. La costruzione culturale della femminilità, del 2006). La candidata presenta nel complesso ampie conoscenze in due campi diversi del sapere antropologico: l’antropologia visuale e lo studio dei movimenti religiosi di possessione spiritica dell’Africa orientale; settori nei quali mostra competenza critica ed esperienza di ricerca intensa sul campo. Si ritiene pertanto che essa debba essere presa in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini Dottore di ricerca, ricercatrice dal 1999, docente di materie DEA, la candidata presenta pubblicazioni coerenti con il settore DEA, alcune delle quali in lingua straniera, che appartengono a tre direzioni di ricerca, la prima riguardante l’antropologia visuale (1994, Grandi dei…; 2005, vol. Filmare le culture…; 2008, Etnocinematografia…; 1989, L’antropologia visuale…); la seconda avente come oggetto i musei e il collezionismo (2000, Immagini dell’Africa…; 2000, E’ possibile “decolonizzare”…; 2006, I popoli della Luna…2007, The House of Charms… ; 1999, L’Africa in Piemonte…); la terza concentrata sull’analisi dei dati provenienti dalle numerose ricerche di campo effettuate in Africa. Il volume del 2005 (Filmare le culture) è una buona introduzione all’antropologia visuale, il cui percorso viene presentato in maniera esaustiva a partire dai primi tentativi fotografici e cinematografici volti a documentare i dati fino all’elaborazione di un linguaggio che dia corpo allo sguardo del cineasta. L’argomento è ben ripreso in altri contributi (2008, Etnocinematografia…; 1989 L’antropologia visuale…), ove si evidenzia che, benché un filmato sia la costruzione di immagini determinate dall’osservazione dell’operatore, la coscienza di tale sguardo fa sì che il cinema renda più mirata e consapevole l’osservazione, rendendo quindi i suoi prodotti di ausilio per la ricerca etnografica. Un ultima pubblicazione sul tema infine, ricostruisce in modo minuzioso la genesi ed il percorso del film di M. Deren su Haiti (1994, Grandi dei…). L’interesse per il secondo tema, musei e collezionismo, presente in alcune pubblicazioni della Pennaccini, appare esaminato con grande attenzione oltre che ottimamente inquadrato nel processo storico di costruzione dei Musei stessi, in Europa luoghi di rappresentazione dell’alterità (2000, Immagini dell’Africa, 1999, L’Africa in Piemonte…) e in ambito coloniale invece come illustratori di una identità presentata come nazionale attraverso l’esposizione di reperti archeologici ed oggetti etnografici, un criterio ripreso anche in tempi più recenti nella stessa Africa (2007, The House of Charms…). La candidata sottolinea acutamente come gli espedienti coloniali vengano oggi ripresi in altri termini, mediando ad esempio attraverso il discorso religioso, e riproponendo una identità nazionale artificiosa. Quanto ai Musei etnografici, essi sono figli del colonialismo e quindi sarebbe utile tentare di rivederne i criteri espositivi (2000, E’ possibile decolonizzare…), un più coerente percorso che, in dimensione africanista viene peraltro proposto in modo meditato dalla candidata per i Musei del Piemonte. Quanto ai contributi africanisti, in primis appare l’interesse per i fenomeni di possessione, trattato in alcuni contributi, in particolare nel volume Kubandwa (1998), frutto della ricerca per il dottorato, ove, a seguito di ricerche bibliografiche, d’archivio e di campo, la Pennaccini, dopo un inquadramento teorico di notevole interesse riguardante la possessione come rappresentazione mimetica, interagisce in modo vivo ed intelligente con il lessico relativo al fenomeno stesso, che in seguito viene indagato in modo rigoroso nel suo processo terapeutico, in cui è centrale il ruolo del medium. L’argomento è ripreso successivamente (2000, Religion…) per mostrare le variazioni del culto nell’area dei Grandi Laghi, per delineare il concetto di persona (2000, Possessione…), visto 17 come aperto e costruito su elaborazioni culturali che garantiscono una continuità col passato, oltre che per delimitare lo spazio del rito (1997, I Corni…) come un’ambito liminale ove la struttura sociale può rigenerarsi. L’analisi e l’interpretazione della candidata sono lucide, convincenti e di ottimo livello, dimostrando una grande maturità che si evidenzia peraltro anche nella linearità del suo ragionamento. A lato di queste ricerche ve ne sono altre sempre in territorio africano, in particolare nel Rwenzori (2006, Alle falde…; 2008, The Rwenzori…), ove la candidata mostra in modo brillante, oltre che con grande competenza e attenzione, il contrasto fra l’etnicità come funzione creata in epoca coloniale per uso amministrativo e l’etnicità come processo storico, da ridefinire in base ai mutamenti che hanno interessato e che interessano la regione. Sempre africanisti: un contributo sulle danze Nande, viste come un linguaggio non verbale che crea un canale di comunicazione con gli antenati ed i defunti, ove molto interessante è l’analisi lessicale, puntualmente ripresa in molti contributi dalla candidata; e un eccellente contributo (2001) sui Nazariti di Durban, Sudafrica, un movimento nato come espressione politica che usava metafore religiose per opporsi al colonialismo, che oggi media con la tradizione cristiana ed israelita.. Le pubblicazioni presentate dalla Pennaccini sono tutte caratterizzate da originalità, maturità, chiarezza espositiva, lucidità di ragionamento, precisione interpretativa, conoscenza del dibattito internazionale. Commissario Gri Nella produzione scientifica della candidata, sviluppata a partire dai tardi anni Ottanta, leggo l’intreccio di tre filoni di indagini. Il primo filone è legato alla ricerca sul campo dedicata alle tradizioni estetiche e religiose, condotta nel quadro di attività della Missione Etnologica italiana in Africa Equatoriale e dedicata in particolare al fenomeno dei culti di possessione (inizialmente in Burundi, poi in Tanzania fra gli Haya); dopo un decennio di ricerca, essa ha trovato un esito editoriale organico nella monografia del 1998 Kubandwa. La possessione spiritica nell’Africa dei Grandi Laghi; mentre dell’attenzione al fenomeno più generale è testimone la cura del numero monografico di “Antropologia” / 2001 dedicato a La possessione. Un secondo filone di indagine riguarda l’antropologia dell’arte, la museologia e il collezionismo. Anche in questo caso attenzione particolare è dedicata al contesto africano e alle relazioni con esso del collezionismo italiano. In quest’ambito si segnala in particolare il prezioso lavoro di ricostruzione dei rapporti Africa-Piemonte, tradotto in collaborazione anche con il Museo della Montagna di Torino per l’anniversario dell’ascesa al Ruwenzori. Un terzo filone, legato alle competenze della candidata nel settore dell’antropologia visuale e nella pratica del documentarismo etnografico applicato alla ricerca sul terreno (un filone che ha trovato poi anche forma istituzionale nell’attività di formazione e ricerca sviluppata intorno al Laboratorio creato e curato dalla candidata presso la sua sede universitaria di Torino), riguarda l’antropologia visuale. Fra i contributi, in quest’ambito si segnala il volume di inquadramento critico e di introduzione del 2005, Filmare le culture. L’attenzione ai temi dell’antropologia applicata nei contesti di migrazione e al versante didattico è testimoniata anche dalla cura dell’antologia (2006) dedicata a Antropologia, genere, riproduzione. Per le caratteristiche del profilo di ricercatrice e di organizzazione della ricerca e anche per la partecipazione a significative iniziative di sviluppo e diffusione dei temi DEA nel territorio, la candidata è meritevole di considerazione in questa valutazione comparativa. Commissario Resta Dal 1992 ricopre il ruolo di ricercatore presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, dove ha compiuto la sua formazione disciplinare. Presenta 11 fra saggi e articoli e sette volumi, in cinque dei quali ella compare nel ruolo di curatrice o co-curatrice. Due articoli sono in inglese. 18 La produzione scientifica della candidata si articola in tre macro settori. Nell’attività di ricerca condotta in Africa, in particolare nella zona dei Grandi Laghi, nella riflessione sui temi dell’antropologia visiva e nell’allestimento museale. Più recente, ed ancora in fase embrionale, appare la sua riflessione sulla costruzione culturale dei generi. Apprezzabile appare la coesione del percorso scientifico seguito alla candidata, nel quale le diverse direzioni della ricerca non si sviluppano in parallelo ma paiono fondersi (cfr. i Popolo della luna). Interessante è anche la linea ripresa nell’ultima pubblicazione nella quale la candidata sviluppa il tema della appartenenza e delle implicazioni politiche che ne discendono, studiando l’etnogenesi delle popolazioni dell’area dei grandi laghi. Nel complesso il percorso scientifico fin qui seguito della candidata risulta maturo, anche se non sempre, specie nel campo dell’antropologia visiva, le proposte che elabora sono del tutto condivisibili. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la Commissione rileva la continuità temporale della produzione della candidata, che mostra anche una buona rilevanza della collocazione editoriale. Tale produzione è articolata in due o tre settori, quello dell’antropologia visiva con le correlate attività di organizzazione espositiva, quello dell’antropologia della regione dei Grandi Laghi, con la correlata attività di organizzazione della ricerca. L’attività complessiva della candidata appare pienamente congruente con le discipline comprese nel settore scientifico e mostra caratteri di rigore metodologico e, nell’elaborazione dei materiali di ricerca in ambito africanistico, di innovatività. - Ivo Quaranta Profilo curriculare Laurea in discipline DEA nel 1996. Nel 1998 ha conseguito il Master in Antropologia Medica presso la Brunel University of West London (UK) e nel 2003 il Dottorato in discipline DEA presso l’Università di Torino. Dal 2005 Ricercatore confermato in discipline DEA presso l’Università degli Studi di Bologna. A partire dal 2003 ha tenuto corsi per contratto presso l’Università di Bologna, di Milano Bicocca e di Torino, e – a partire dalla data della presa di servizio - gli sono stati affidati corsi istituzionali presso l’Università di Bologna e Milano Bicocca. Ha partecipato a vari corsi di formazione esterni all’istituzione universitaria. Ha partecipato in qualità di relatore a convegni in ambito nazionale e internazionale, a partire dal 1998, ed è membro di associazioni scientifiche nazionali e internazionali. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta Il candidato presenta alla valutazione della commissione tre volumi (due da lui curati e uno da lui scritto) e dodici tra saggi e articoli, redatti dal 1997 al 2008. Una produzione che attesta una buona operosità scientifica e un’attività costante nel tempo (poco più di un decennio della sua attività scientifica). Il dominio nel quale si inscrive il suo operato è quello dell’antropologia medica e della salute cui fanno riferimento tutte le pubblicazioni da lui presentate. Una preponderanza specialistica che appare piuttosto marcata e che, mentre attesta una padronanza dei termini euristici ed epistemologici specifici, non consente di valutare appieno le sue competenze in merito 19 all’antropologia generale. Il suo lavoro di maggior rilievo, Corpo, potere e malattia. Antropologia e AIDS nei Grassfields del Camerun, Roma, 2006, verte intorno ai processi di costruzione sociale della malattia, nel confronto tra immagini occidentali e immagini Nso’ (gruppo umano insediato in una provincia del Camerun). Qui con un approccio consapevole e misurato, dopo aver presentato il quadro complessivo della realtà antropologico sociale e culturale del gruppo in questione, si delinea il peculiare modo nativo di approccio al corpo e alle pratiche di incorporazione, per delineare il conflitto latente e patente tra le modalità di rappresentazione della patologia in Occidente e presso il contesto nativo. Le politiche di costruzione sociale della malattia, sullo sfondo della concezione locale della sofferenza e della concezione intrinsecamente violenta dell’idea di Stato, sono delineate con pagine di notevole efficacia. Il candidato mostra, per altro, di possedere una conoscenza approfondita della società da lui studiata, che si esplica anche in numerosi altri scritti a essa dedicati (per esempio, 2003, 2004, 2006, 2007). Nel complesso un lavoro ben costruito e organizzato, che necessita tuttavia di quadri di riferimento teorico-metodologici più ampi e articolati per uscire dallo stretto campo specialistico in cui si inscrive. Commissario Colajanni Il candidato presenta quindici pubblicazioni, tra le quali un volume, due volumi a cura e un gruppo di saggi tutti dedicati a diversi problemi di Antropologia della medicina e della malattia, campo nel quale appare uno specialista di grande competenza ed esperienza. Il suo lavoro più importante è un volume monografico dedicato all’antropologia medica di una regione del Camerun nella quale ha svolto una intensa ricerca di campo: Corpo, potere e malattia. Antropologia e AIDS nei Grassfields del Camerun (2006, pp. 311). Si tratta di una delle poche monografie etnografiche oggi disponibili sulle concezioni simboliche, le pratiche rituali e gli aspetti sociali e politici di reazione popolare alla diffusione dell’AIDS nelle zone rurali di quel paese. Le politiche sanitarie, le concezioni popolari, le superstizioni e le forme di terapia ufficiali e popolari, sono esaminate sulla base di una attenta osservazione e interrogazione minuziosa di testimoni privilegiati. Gli aspetti sociali e politici sono indagati con cura, e ne viene fuori una situazione complessa nella quale i contrasti fra le generazioni e fra i diversi gruppi sociali emergono come trasfigurati nelle credenze e pratiche rituali-mediche popolari contro il flagello dell’AIDS. Su un piano più generale, il candidato ha curato un importante volume antologico che raccoglie i testi di base dell’antropologia medica, ben scelti per provenienza dalle diverse tradizioni di studio e rappresentativi dei tipi di società diffuse nel mondo contemporaneo. Un buon saggio introduttivo arricchisce il volume (Antropologia medica. I testi fondamentali, 2006). Un ulteriore volume di saggi generali sul tema “La sofferenza sociale” è stato curato dal candidato, con una ricca introduzione (“Antropologia. Annuario diretto da Ugo Fabietti”, anno 6 n. 8, 2006). Nel complesso il candidato è meritevole di considerazione come uno studioso esperto di antropologia medica, autore di una buona e intensa monografia etnografica. Per tali ragioni ritengo possa essere preso in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini Dottore di ricerca, Master in Inghilterra nel 1988, ricercatore dal 2003, docente di materie DEA, il candidato Ivo Quaranta presenta pubblicazioni, alcune delle quali in lingua straniera,, coerenti con il settore DEA tutte incentrate sull’antropologia medica, un argomento approfondito a livello teorico (1997, 2001, 2006, 2006) e soprattutto esplicitato nelle pubblicazioni aventi come argomento il Camerun nordoccidentale (2003, 2004, 2006, 2007), ove egli ha svolto ricerche di campo. L’AIDS e le sue rappresentazioni in Camerun sono infatti uno degli argomenti che più ricorrono, analizzati con buona competenza, a lato inoltre di altre tematiche quali la CFS e la ME, indagate tra gli anni ’90 e 2000 nel Regno Unito, in pubblicazioni che danno conto della capacità di approfondimento del candidato. Fra le pubblicazioni, particolarmente interessante il volume “Potere, corpo e malattia. Antropologia e AIDS nei Grassfields del Camerun” (2006), frutto del suo lavoro di dottorato, ove 20 Quaranta dispiega meglio la sua capacità di analisi e interpretazione relativamente al significato della malattia nel contesto camerunese. Commissario Gri Il contributo scientifico del dott. Ivo Quaranta si inquadra nel settore specialistico dell’antropologia medica: vi ha dedicato sia riflessioni di ordine generale che contributi specifici. Di rilievo i contributi derivati dalle ricerche sul campo in Camerun (dedicati in particolare al tema dell’AIDS: ne è derivata nel 2006 la monografia Potere, corpo e malattia. Antropologia e AIDS nel Grassfields del Camerun, e al rapporto fra rituale e potere) e nel Regno Unito (sul tema della CFS). Merito del candidato è anche il fatto di aver offerto alla didattica universitaria italiana le due miscellanee curate, con opportune introduzioni, nel 2006 per i tipi di Raffaello Cortina (Antropologia medica. I testi fondamentali) e Meltemi (Sofferenza sociale). Commissario Resta Ricopre il ruolo di ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università degli Studi di Bologna dal 2005. Ha dedicato la propria attività scientifica a studiare il campo dell’ antropologia medica, indagandolo sia sotto il profilo teorico, sia scegliendolo come tema della ricerca che ha condotto in Camerun. Presenta un consistente elenco di pubblicazioni, in particolare dodici fra saggi ed articoli di cui uno in tedesco ed uno in inglese e tre volumi di cui solo uno a sua firma esclusiva. La maggior parte delle pubblicazioni ed in particolare tre volumi e sei fra i saggi più recenti, sono successivi alla presa di servizio nel ruolo di ricercatore. L’approccio in chiave teorica al tema dell’antropologia medica è testimoniato in particolare dalla cura di Antropologia Medica un interessante volume nel quale il candidato ha riunito i contributi più significativi degli autori che hanno partecipato al processo di definizione del campo specifico. Vi ha anteposto una introduzione a sua firma, che raggiunge l’obiettivo di interpretare, riassumendoli, i saggi che compongono l’intero volume. Sullo stesso argomento il candidato ha curato una analoga introduzione al volume Sofferenza Sociale dell’Annuario di Antropologia pubblicato da Meltemi, nella quale declina le tematiche già presenti nella precedente introduzione, rispetto al tema specifico della sofferenza. La padronanza in prospettiva teorica del tema risulta evidente anche nella monografia Corpo Potere Malattia che costituisce il resoconto della ricerca in Camerun, nella quale ha preso in esame l’AIDS, malattia che più delle altre manifesta il legame che esiste fra la produzione di idee che riguardano la malattia e la sofferenza sociale che esse induce. Strettamente collegata all’antropologia medica è la prospettiva in cui esamina la tematica della violenza, declinata nei termini della sofferenza con la quale la malattia devasta il corpo. L’unica pubblicazione che testimonia una apertura a temi diversi, pur rimanendo sempre legata alla simbologia del corpo, è l’articolo breve Potere, trasformazione sociale e addomesticamento della realtà a Nso’ (Camerun). Per il resto l’attività scientifica del candidato raggiunge risultati sicuramente apprezzabili e congrui con il settore scientifico disciplinare ma forse un po’ troppo circoscritti. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la Commissione constata la rilevanza della collocazione editoriale delle pubblicazioni proposte dal candidato e la continuità temporale della sua produzione scientifica, pur nei limiti temporali comparativamente più ristretti della sua partecipazione alla vita della comunità scientifica. Caratterizzato da rigore metodologico, il suo lavoro si distingue per chiarezza espositiva. L’attività scientifica del candidato, pur raggiungendo risultati apprezzabili e congrui con il settore 21 disciplinare, appare ancora circoscritta al tema esclusivo, quello dell’antropologia medica, di suo interesse specifico. - Bruno Riccio Profilo curriculare Laurea in Scienze politiche presso l’Università di Bologna, dove dal 2001 al 2002 ha ottenuto un Assegno di ricerca. Nell’Università del Sussex ha conseguito il Master nel 1992 e nel 1999 il Dottorato di ricerca in Antropologia sociale, usufruendo di borse di studio. Ha svolto docenza a contratto dal 1998 al 1999 presso le università del Sussex, Bologna e Bergamo. Dal 2004 in poi gli sono stati affidati corsi istituzionali e incarichi di insegnamento anche presso Scuole di Specializzazione, Dottorati e Master. È socio di diverse associazioni culturali ed è membro di comitati di redazione di riviste scientifiche. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta Il candidato presenta alla valutazione della commissione ventiquattro pubblicazioni, di cui tre in collaborazione con altro autore, redatte tra il 1999 e il 2008. Tali pubblicazioni attestano, dunque, un’attività costante nel tempo e una regolare attività scientifica. Le pubblicazioni contrassegnate in elenco con i numeri 4, 6, 13, redatte, come si è scritto, in collaborazione, si ritiene non possano essere prese in considerazione perché non è possibile evincere con chiarezza inequivocabile l’apporto originale del candidato. Interesse specifico del candidato è quello dell’emigrazione senegalese in Italia, particolarmente nelle aree centro-settentrionali in cui si è svolta la propria ricerca. A tale tema è dedicata l’unica monografia presentata “Toubab” e “vu cumprà”. Transnazionalità e rappresentazioni nelle migrazioni senegalesi in Italia, Roma, 2007, pubblicata in una qualificata collana specialistica, frutto di diverse fasi di lavoro sul terreno, in Italia e in Senegal. Tale monografia si distingue, tra i numerosi lavori sulle minoranze migranti presenti in Italia, per la problematicità dell’approccio complessivo e per la capacità di mettere in relazione la costruzione sociale dell’emigrazione con la costruzione sociale del Paese ospitante. Un secondo volume, Politiche, associazioni e interazioni urbane. Percorsi di ricerca antropologica sulle migrazioni contemporanee, Rimini, 2008, allargando il campo ad altri contesti migratori, tenta di stabilire un più vasto orizzonte complessivo al preminente interesse per la migrazione senegalese. Molti dei saggi addotti, infine, sviluppano temi trattati nella monografia, senza aggiungere, nella maggior parte dei casi, elementi valutativi nuovi. Complessivamente un lavoro, consapevole e sistematico, con uno sfondo sociologico a tratti fortemente avvertibile, che necessiterebbe di una più complessa opera di contestualizzazione teorica. Si avverte anche la necessità di una differenziazione dell’interesse e della produzione, nella prospettiva di una figura più completa di antropologo, che coniughi capacità teorica e attività euristica. Commissario Colajanni Il candidato presenta 22 pubblicazioni tra le quali 2 brevi volumi e la cura di alcuni fascicoli speciali di riviste, tutti dedicati a diversi problemi sociali e culturali nati dalle migrazioni transnazionali, in particolare alla immigrazione senegalese in Italia, argomento sul quale ha condotto con continuità ricerche di campo. Il volume “Toubab” e “Vu comprà”. Transnazionalità e rappresentazioni nelle migrazioni senegalesi in Italia (2007, pp. 164) riprende con qualche modificazione saggi già pubblicati, ai quali è data una coerente unificazione in una trattazione sistematica di diversi aspetti 22 dell’adattamento dei senegalesi immigrati alla situazione italiana, in particolare della Provincia di Bologna. Una prima parte tratta di problemi generali dell’antropologia ed etnografia delle migrazioni, insistendo sulla “transnazionalità” come processo sui generis, che ha – tra l’altro – generato una letteratura specifica alla quale l’autore si riferisce costantemente. Vengono discussi i temi classici delle politiche migratorie, della “integrazione” ed “esclusione”, i pregi e i limiti delle ricerche di campo “multi-situate”. Al tema delle esperienze di lavoro, dell’associazionismo (laico e religioso) dei migranti, e alle esperienze dell’alloggio (con i problemi difficili che determina), sono dedicate pagine ricche, ben organizzate e dense di informazioni, con proposte convincenti. Alla città di Rimini, e al rapporto tra “turisti” e “stranieri immigrati commercianti”, è dedicato un ultimo capitolo del volume. L’altro volume affronta il tema del lavoro, dei servizi dell’organizzazione sindacale in rapporto con il problema della posizione dei migranti in diverse aree dell’EmiliaRomagna. Il materiale empirico presentato e discusso riguarda immigrati dal Pakistan e dal Bangladesh, l’associazionismo e l’organizzazione comunitaria dei senegalesi, e infine il lavoro domestico, la difficile solidarietà di genere e, marginalmente, il lavoro domestico femminile (Politiche, associazioni e interazioni urbane. Percorsi di ricerca antropologica sulle migrazioni contemporanee, 2008, pp. 175). Altri saggi, in maggioranza pubblicati in importanti riviste internazionali, chiariscono e approfondiscono la rete concettuale e teorica all’interno della quale il candidato ha svolto le sue ricerche, quella delle relazioni socio-culturali transnazionali come base costitutiva delle dinamiche dei processi migratori (“Transnational and local policies’ corporatist and sedentarist constructs” [2001], “From ‘ethnic group’ to ‘transnational community’? Senegalese migrants’ ambivalent experiences and multiple trajectories” [2001], “Delocalizzazioni temperate: la persistente rilevanza del contesto locale” [2001], “Migrazioni transnazionali e cooperazione decentrata” [2005], “Transnazionalità e relazioni urbane” [2006]). Oppure registrano con cura le opinioni e i punti di vista dei migranti (“Transnational Mouridism and the Afro-Muslim critique of Italy” [2004], “Talkin’ about migration – some ethnographic notes on the ambivalent representation of migrants in contemporary Senegal” [2005]). O infine presentano una buona e competente comparazione tra due diverse situazioni del nostro paese (“West African transnationalisms compared: Ghanaian and Senegalese in Italy” [2008]. Il candidato è fortemente specializzato negli studi soci-antropologici sulle migrazioni, campo nel quale ha buona competenza, ottime connessioni internazionali, ed esperienza di ricerca di campo. Per queste ragioni ritengo che possa essere preso in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini MA e Dottorato in Gran Bretagna, ricercatore, docente di materie DEA, Bruno Riccio presenta pubblicazioni, alcune delle quali in lingua straniera, congruenti con il settore DEA, che, molto coerentemente, riguarda, dalla fine degli anni ’90, e più precisamente con l’articolo “Senegalese street-sellers…” del 1999, i processi migratori, un leit-motiv che accompagna tutte le sue pubblicazioni, che riguardano in particolare, come oggetto di ricerca, da un lato Senegalesi e Ghanesi e dall’altro la localizzazione dell’Italia e, più in particolare il territorio dell’Emilia Romagna (Ravenna, Rimini, Bologna), ove tali migranti si costituiscono come forza lavoro diasporica organizzata. Il candidato ricostruisce con molta abilità i processi storici e sociali che delineano un sistema organizzato di reti di supporto volte a dare il via e a sostenere il percorso migratorio, reti che si connotano per una base religiosa fornita da confraternite nel caso dei senegalesi e da associazioni laiche nel caso dei Ghanesi, che consentono di non operare una cesura fra paese di partenza e paese di approdo, istituendo quella caratteristica di transnazionalità che comporta anche in patria una loro rappresentazione quali eroi, quali protagonisti di successo della società locale. Parallelamente Riccio indaga i rapporti fra migranti e società italiana, specie per quanto riguarda il razzismo reciproco e la criminalizzazione dei migranti (1999, 2001, 2002, 2004, 2007) . Un volume del 2008 (Politiche, associazioni…) riassume gran parte delle ricerche di campo del candidato dimostrando la sua buona capacità di analisi del fenomeno preso in esame. Alcune 23 pubblicazioni, nelle quali non è distinguibile l’apporto del candidato (2001: A journey…, considerata sola la curatela generale; 2004, Translocal…; 2008, in coll. Con P. Villano capp. 1 e 2, considerata solo la curatela generale) sono state prese in considerazione solo parzialmente. Commissario Gri A diverse sfaccettature dei fenomeni migratori è dedicato il contributo scientifico del candidato in ambito antropologico. Le pubblicazioni presentate testimoniano che dalla metà degli anni Novanta il dott. Bruno Riccio sviluppa, anche in dialogo e collaborazione con il contesto antropologico inglese e con alcuni centri di ricerca italiani (come l’Istituto Cattaneo) una complessa ricerca sulla migrazione senegalese in Italia, con attenzione particolare all’organizzazione muride. La monografia del 2007 “Toubab” e “vu cumprà”. Transculturalità e rappresentazioni delle migrazioni senegalesi in Italia, raccoglie e ripensa i contributi precedenti sul tema. Lo sguardo è ancora più largo – riguarda anche correnti migratorie da altre aree asiatiche e africane, e con altre caratteristiche (la migrazione femminile) – nel volume Politiche, associazioni e interazioni urbane. Percorsi di ricerca antropologia sulle migrazioni contemporanee (2008). Commissario Resta Bruno Riccio ha sviluppato un’intensa attività scientifica, concentrando i suoi interessi nello studio dei movimenti migratori. A partire dalla città di Bologna, nella cui università ricopre il ruolo di ricercatore, e che ha finito per essere anche il campo della sua ricerca, ha analizzato con successo il tema delle migrazioni, focalizzando l’aspetto transnazionale dell’immigrazione senegalese. Ai senegalesi muridi in particolare ha dedicato attenzione di recente, mettendo a confronto la loro esperienza con quella ganese. Si è occupato anche di seguire l’esperienza degli immigrati a partire dal contesto d’origine, studiando il ruolo che essi giocano “at home” e l’immaginario che su di loro ivi si costruisce. Il candidato presenta un elenco di pubblicazioni edite in Italia ed all’estero, concentrate sui temi della ricerca. In particolare presenta ventiquattro pubblicazioni, fra cui vari saggi, due volumi e alcune curatele. Di queste, alcuni sono i dossier pubblicati su “Africa e Orienti “ rivista del comune di Bologna, cui il candidato partecipa attivamente. Degli articoli, scritti in lingua italiana inglese e francese, uno costituisce il capitolo di un volume a doppia firma dedicato al tema della mediazione interculturale, nel quale sono da attribuire esclusivamente a Riccio il sesto capitolo dedicato a discutere l’ambiguità che influenza i processi di rappresentazione e la negoziazione culturale e il settimo capitolo che è anche quello conclusivo. Dei restanti articoli, alcuni pubblicati nella autorevole rivista Ethnic and Migration Studies, uno risulta scritto in collaborazione con il professor Grillo ed è fra quelli che non è stato possibile ammettere a giudizio perché cofirmati senza indicazione precisa della parte attribuibile al candidato. Fra i due volumi, entrambi interessanti, l’ultimo, Politiche associazioni e interazioni urbane, traccia il percorso che il candidato intende sviluppare nel prosieguo della sua attività di ricerca mostrando così la capacità di seguire costantemente il dibattito disciplinare sul tema delle migrazioni, intervenendo con contributi personali di ricerca e riflessione teorica . Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la Commissione osserva la buona rilevanza della collocazione editoriale del lavoro del candidato e la sua diffusione. Rileva poi la continuità temporale delle pubblicazioni (dedicate in prevalenza alle migrazioni senegalesi in Italia), relativamente al lasso di tempo, un po’ più circoscritto in termini comparativi, della sua presenza nella comunità scientifica e il buon impianto metodologico seguito. Auspicabile una differenziazione tematica rispetto all’orientamento monotematico sin qui 24 perseguito nelle sue pubblicazioni, pur apprezzabili, anche se un po’ ripetitive e a volte orientate verso la sociologia. - Franca Romano Profilo curriculare Laurea in discipline DEA nel 1973 presso l’Università di Roma “La Sapienza”. E’ ricercatrice MDEA dal 1981. Dal 1992-93 le sono stati affidati incarichi di insegnamento presso l’università di Roma “La Sapienza”. Ha partecipato con interventi e relazioni ad alcuni simposi seminari e convegni. E’ membro di diverse associazioni scientifiche nazionali e internazionali, nonché di comitati di redazione di riviste del settore. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta La produzione scientifica proposta dalla candidata alla valutazione della commissione, articolata lungo un ampio spettro temporale (dal 1982 al 2007), poggia su cinque monografie, edite con case di rilevanza nazionale, e su una vasta serie di saggi (diciannove), molti dei quali pubblicati su una delle più autorevoli riviste italiane di demologia e antropologia (La Ricerca Folklorica-RF). Il dominio di prima frequentazione della candidata è quello dell’antropologia storica (Guaritrici, veggenti, esorcisti, Roma, 1987; Laura Malipiero strega. Storie di malie e sortilegi nel Seicento, Roma, 1996, dalle ampie referenze ginzburghiane, ma dotato di notevole ulteriorità antropologica). La studiosa, che ha frequentato per la stesura di tali testi, gli archivi, con indubbia competenza e professionalità, facendo uso anche di un’ampia bibliografia storica, padroneggia con sicurezza la letteratura relativa agli argomenti da lei trattati, così come quella antropologica e storico-religiosa. Gli esiti sono rilevanti, soprattutto nel delineare, attraverso la sequenza dei fatti storici, i processi di costruzione sociale della diversità e della devianza. Tali tematiche sono poi riprese, nella susseguenti monografie (Madonne che piangono. Visioni e miracoli di fine millennio, Roma, 1997; I folli, Roma, 2001; Donne passioni possessioni, Roma, 2004), che costruiscono, attraverso una originale messa in contatto delle esperienze di lunga durata con i risultati del terreno, propri della dimensione contemporanea, una sorta di antropologia della marginalità culturale. In tale antropologia si staglia la dimensione femminile (descritta con una partecipazione militante, ma mai con accenti settari), quella legata alla patologia mentale e alla sua tenace e contraddetta ansia di riscatto, quella legata alle figure dei veggenti e al loro vissuto quotidiano, descritte con acutezza antropologica oltre che con forte pietas autoriale. Al tema dell’identità femminile, nel suo complesso e contraddittorio processo di costruzione e di auto analisi, la studiosa dedica pagine particolarmente interessanti, anche servendosi dei risultati dedotti dalle proprie ricerche di terreno. Complessivamente un percorso di ricerca originale e maturo, che testimonia un tentativo di rivedere, alla luce della collaborazione con la ricerca storica e con il rilievo di terreno, il modo di esercitare oggi lo studio delle tradizioni popolari. Commissario Colajanni La candidata presenta una ventina di pubblicazioni, tra le quali cinque volumi, in massima parte dedicate a diversi temi della dimensione femminile nella religiosità e della simbologia popolare italiana (maghe, veggenti, streghe, folli), ad apparizioni delle Madonna, alla cura del corpo e all’alimentazione. 25 Il primo dei volumi ha per titolo: Guaritrici, veggenti, esorcisti. Aspetti magici e religiosi della cultura delle classi popolari nella diocesi di Brescia (1987, pp. 293). Si basa su un confronto tra documenti storici del 600 e del 700 e materiali etnografici contemporanei sulla magia popolare, che contrappone i materiali provenienti dai processi ecclesiastici del passato alle osservazioni delle credenze e pratiche dell’oggi. La documentazione storica tratta da varie ricerche e dai documenti dell’Archivio Vescovile di Brescia è rilevante e ben organizzata, e le comparazioni con il mondo popolare contemporaneo occasionali e non sempre illuminanti. Solo nel cap. V° (pp. 201-257) vengono presentate testimonianze contemporanee ricche e intense sulla stessa regione. Il caso più interessante e meglio presentato, per quanto riguarda i documenti del passato, è quello di Lucrezia Gambara (“L’illusa spirituale d’Alfaniello”, del 1729), della quale si ricostruisce la straordinaria storia, costellata di stimmate, repressione inquisitoriale, visioni mistiche, possessione “diabolica”. Pur essendo, di fatto, uno studio di antropologia storica, il volume concede pochissimo alle discussioni di teoria e di metodo e alla comparazione sistematica con altri studi dello stesso tipo. Il secondo volume è del 1996, ed è dedicato alla ricostruzione di tre processi di stregoneria nei quali fu coinvolta nella prima metà del 600 una donna veneta: Laura Malipiero strega. Storie di malìe e sortilegi nel Seicento (1996, pp. 164). Qui la documentazione è tutta d’archivio, è notevole il trattamento della dinamica processuale e la caratterizzazione della logica difensiva messa in atto da Laura all’interno del processo, ci sono notazioni interessanti sulle concezioni e pratiche del corpo e sulla sua simbologia, ma il lavoro non si distacca molto dagli studi tradizionali degli storici sui processi di stregoneria. Forse qualche notazione innovativa si può trovare nel paragrafo dedicato al rapporto tra oralità e scrittura e alla natura della magia seicentesca (pp. 121-132). Il libro Madonne che piangono. Visioni e miracoli di fine millennio (1997, pp. 169) raccoglie una vivace carrellata di visioni della Madonna, da diverse regioni italiane, presentate con rapidità ed efficacia, ma senza approfondimenti rilevanti di analisi né intensi riscontri critici comparativi. Anche il successivo volume I folli (2001, pp. 167) raccoglie un caleidoscopio di impressioni, storie non banali, testimonianze di marginalità sociale, di devianza, di memorie dolorose, che risultano di indubbio interesse, più come stimolo per successive e possibili analisi che per approfondimenti diretti. Infine, il volume Donne passioni possessioni (2004, pp. 183) fa da degno epilogo a questa collana di raccolte di brevi testimonianze di incontri e scontri con la marginalità sociale femminile. Come promette l’autrice, in questo volume “Vi sarà un elogio della fuga, del disordine e della lentezza come conquista di riflessività. La capacità di ritessere reti simboliche per mali sfuggenti” (p. 11). Anche qui, si trovano testimonianze a volte inquietanti, provocazioni rapide e incisive che vengono da pungenti ed estemporanee protagoniste del difficile mondo contemporaneo. E anche se ci si augurerebbe una più sistematica ed esauriente analisi, non si può negare che questi frammenti di dolente surmodernità lasciano una traccia nel lettore attento e non superficiale. Gli altri saggi anticipano e seguono i temi presentati nei volumi succitati, approfondendone aspetti e problemi. Di rilievo alcuni studi sul corpo, il movimento, il cibo, l’alimentazione e l’ideale di bellezza, i consumi etici e gli stili di vita. Nel complesso la candidata appare come una esperta di religiosità e simbologia popolare, soprattutto nei documenti storici, competente della condizione femminile e della marginalità sociale nelle sue diverse forme (soprattutto relativa alla salute mentale). Nei suoi lavori più recenti si è in essa sviluppata una vena narrativa, riflessiva e aneddotica, che tuttavia non le impedisce di produrre materiali interessanti e stimolanti. Per le ragioni suesposte ritengo che la Romano possa essere presa in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini Ricercatrice dal 1981, docente di materie DEA, Francesca Romano, fin dall’inizio della sua attività scientifica, concentra l’attenzione sulla religiosità popolare italiana e sulla terapeutica praticata tramite attività esorcistiche, esaminando sia eventi del passato attraverso ricerche d’archivio sia del presente con ricerche concentrate sulla possessione diabolica e sulla pazzia in territorio italiano. 26 Appartengono al primo ambito le ricostruzioni diligenti delle storie di alcune donne (1982, Religiosità popolare…; 1980, Processo…; 1996, Laura Malipiero… e sullo stesso tema 1998, Volare…), per quanto a volte le narrazioni siano corredate di pochi commenti, a volte (v. 1980) siano sottomesse ad una comparazione eccessiva e siano prive di una prospettiva teorica che possa portare a conclusioni, che spesso mancano, sugli eventi indagati. Un altro tema oggetto di ricerche da parte della candidata è la follia (1996, Le voci del silenzio…; il volume del 2001, I folli; 2006, Percorsi…) la cui rimozione dalla società è comparata anche (2001) con l’emarginazione subita da alcuni personaggi del passato (v. L. Malipiero), una buona idea, che tuttavia poi non viene sviluppata da un sufficiente tentativo teorico di incanalare i dati in un modello interpretativo. Altro tema quello della possessione, indagata a Roma (2006, Corpi in disordine…; 2004, vol: Donne passioni possessioni; 2005, Corpi in disordine, Possessioni…) ed espressa in testi molto descrittivi, più simili ad una relazione di ricerca che a una riflessione sui dati ottenuti con la ricerca. Seguono: il tema della terapeutica tradizionale (2007, Non più vecchiaia…; 1987, Dinamiche di…; 1990, Corpo e movimento) applicato soprattutto nell’ambito di una ricerca sul Bresciano (1975, Superstizione; 1982, Guaritrici…; 1987 vol. Guaritrici veggenti…) ove la prospettiva teorica appare ancora abbastanza carente; il tema delle apparizioni (1996, La Madonna pellegrina…; 1988, Camele e il diavolo…;1997, vol. Madonne che piangono) tra i quali quello su La Madonna pellegrina appare di buon livello; oltre ad alcuni modesti contributi sul tema del cibo e del digiuno (2003, Cibo rosso…; 1997, Cibo ‘rosso’ cibo ‘verde’, passione…; 1997, Corpi leggeri) e sui folletti (1996 Il folletto…), mentre sono ben più convincenti analisi e interpretazione nell’articolo del 1995 su La tenuta del Cavaliere. Le pubblicazioni presentate sono congruenti con il settore DEA. Commissario Gri Nell’ambito dell’etnologia europea di contesto italiano, i contributi della dott. Franca Romano, a partire dalle prime ricerche sul campo condotte nel Bresciano negli anni Settanta e primi anni Ottanta e allargate poi a contesti italiani più ampi, si distribuiscono nell’arco di oltre un trentennio con saggi su riviste e con monografie. Essi sono attenti in particolare all’area di sovrapposizione fra antropologia religiosa e medica, alle “parole” della marginalità, con particolare attenzione alla questione di genere (Madonne che piangono, 1997; I folli, 2001; Donne, passioni, possessioni, 2004; i contributi dedicati al mondo dei guaritori, a quello della sordità, del linguaggio del corpo) e al settore dell’antropologia storica, con scavi che si appoggiano alla documentazione inquisitoriale relativa alla diocesi di Brescia e al contesto veneziano (come la monografia del 1996 dedicata al procedimento contro Laura Malipiero, che dialoga, oltre che con il fronte più propriamente etnologico, anche con la storiografia sul tema e sul contesto specifico). Commissario Resta La candidata è ricercatrice presso la Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma La Sapienza. Nella sua lunga e feconda vita accademica si è interessata a vari argomenti. La sua attività di ricerca si è concentrata su alcuni macrotemi quali lo studio dalle forme espressive della religiosità popolare e lo studio della diversità, affrontandoli anche in chiave storica. Il filo conduttore della sua produzione scientifica ruota, tuttavia, intorno all’esame della diversità psichica, declinata, in alcuni lavori, con la differenza di genere. Diversità psichica indagata e resa testualmente attraverso la tecnica delle auto rappresentazioni. Presenta numerosissimi saggi e volumi dedicati alla sofferenza mentale e alla possessione diabolica. La candidata ha studiato l’esperienza di quanti, dopo la legge Basaglia, sono tornati a vivere in condizione di non reclusione, conducendo un’indagine in una casa famiglia di Roma. Ha trasferito la tecnica dell’autorappresentazione usata nella ricerca acquisendola all’interno della sua scrittura e rendendo in forma di racconti brevi le storie di vita degli intervistati. La resa testuale dei dati 27 provenienti da questa attività di ricerca appare una accattivante descrizione “densa” del disagio sociale. Significativo è il percorso che la candidata ha condotto nell’esame della possessione diabolica anticipato, fra l’altro, già alla fine degli anni ’90 con la pubblicazione della biografia di Laura Malipiero strega e proseguita costantemente fino alla pubblicazione avvenuta nel 2004 di Donne passioni possessioni dedicato a quelle donne che in una fase di ripresa di attenzione al demonio, come la stessa scrive, “ Si sono riprese la parola. Raccontando le loro possessioni all’interno di quei paesaggi quotidiani e straordinari, messi in ombra dalla drammaticità degli eventi rituali” (cfr. Donne passioni possessioni p.11). Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la Commissione nota la rilevanza della collocazione editoriale delle pubblicazioni della candidata e la loro diffusione all’interno della comunità nazionale. Osserva altresì che la produzione dedicata a temi e problemi di antropologia storica, di antropologia delle donne, della marginalità e del disagio psichico, è caratterizzata da una rilevante continuità temporale nonché da proprietà con il settore scientifico disciplinare. Il rigore metodologico che risulta in alcune delle sue opere, soprattutto di carattere storico-antropologico, appare meno in altre. La sua produzione complessiva si caratterizza tuttavia per il suo tratto innovativo, soprattutto per quel che riguarda la scelta che ha compiuto negli ultimi lavori verso la dimensione autobiografico-narrativa che ha trasferito nella sua scrittura antropologica. - Giuseppe Domenico Schirripa Profilo curriculare Laurea in Lettere nel 1986 presso la seconda Università di Roma in discipline storico religiose, discutendo una tesi di interesse etnologico. Nel 1991 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in scienze etnoantropologiche presso l’università di Roma La Sapienza. Dal 1994 al 1996 ha ottenuto una borsa di studio post dottorale presso l’Università di Pisa. Dal 2006 è Ricercatore confermato presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Dal 1998-99 ha ottenuto contratti di insegnamento presso diverse Università ed è titolare di moduli di insegnamento presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Ha svolto inoltre attività didattiche presso istituzioni esterne all’ambito universitario, in insegnamenti di ambito DEA a partire dal 1993. Ha partecipato con interventi e relazioni a numerosi convegni e seminari nazionali e internazionali. E’ membro di alcune associazioni scientifiche nazionali e internazionali. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta Il candidato presenta alla valutazione della commissione trentanove pubblicazioni, redatte lungo un lasso di tempo che va dal 1988 al 2008. Tra queste pubblicazioni, nove delle quali scritte in collaborazione con altri autori, figurano due monografie (Profeti in città. Etnografia di quattro chiese indipendenti del Ghana, Cosenza, 1992; Le politiche della cura. Terapie, potere e tradizione nel Ghana contemporaneo, Lecce, 2005, la seconda pubblicata in una collana specialistica di rilievo), oltre che due testi a cura. Le pubblicazioni in elenco ai numeri 14, 16, 24, 38, redatte, come si è anticipato, in collaborazione, si ritiene non possano essere prese in considerazione perché non è possibile evincere con chiarezza inequivocabile l’apporto originale del candidato. Molti dei saggi 28 addotti, infine, sviluppano temi trattati nelle monografie, o temi trattati più volte, senza aggiungere, nella maggior parte dei casi, elementi valutativi nuovi. Una produzione, comunque, che attesta una regolare operosità scientifica, anche se non può non essere rilevata una rarefazione notevole negli ultimi sei anni. Interesse specifico del candidato è nel campo dell’antropologia medica, con particolare riferimento alle aree nzema e akan del Ghana (e, più limitatamente, ad aree a prevalente presenza contadina della Calabria), ai poteri terapeutici, ai culti e alle istituzioni “tradizionali” preposte alla cura del corpo e alla salvezza delle anime. La prima delle monografie sopra ricordate (1992), frutto di una ricerca di terreno in Ghana svolta tra il 1989 e il 1990, pone l’attenzione sul rapporto esistente, nell’ambito di movimenti religiosi di carattere sincretico, tra riti terapeutici e ideologie della malattia, estendendo la propria attenzione, in modo opportuno, anche ai legami che intercorrono tra chiese spirituali e potere politico nel Paese africano. Più matura appare la seconda opera ricordata (2005), anch’essa basata parzialmente sui dati di terreno relativi al primo volume, integrati tuttavia con quelli raccolti in ulteriori soggiorni effettuati nel periodo intercorrente tra il 1991 e il 1997, in cui la pluralità degli ordinamenti terapeutici presenti in Ghana, viene ricondotta nelle forme della mediazione, della negoziazione e della dialettica sociale tra attori e istituzioni mediche e politiche. Nel corso dell’esposizione vengono poste all’attenzione del lettore questioni centrali del dibattito antropologico contemporaneo, nel tentativo, a tratti riuscito, di far interagire i temi relativi alla salute e alla malattia, con quelli più generali. Qualche perplessità desta, nei saggi dedicati alla terapeutica carismatica in Calabria, l’assenza del quadro sociale complessivo e delle dinamiche legate alla plasmazione culturale “tradizionale” (che restano sullo sfondo), che potrebbero offrire un più complesso rilievo alla fenomenica oggetto d’interesse del candidato. Complessivamente un lavoro interessante che non mancherà, se il candidato riprenderà con vigore il proprio percorso euristico, di fornire ulteriori prove positive. Commissario Colajanni Il candidato presenta una quarantina di pubblicazioni, tra le quali due volumi, altri due a cura, nella stragrande maggioranza dedicati a diversi temi di antropologia medica. Una parte minore dei saggi riguarda temi di dinamica religiosa nell’Africa contemporanea (nuove chiese, culti di possessione). Buona parte dei saggi nascono da lunghe e continue ricerche di campo, soprattutto in Ghana. Il volume Profeti in città. Etnografia di quattro chiese indipendenti del Ghana (1992, pp. 229), presenta e discute alcuni casi di nuovi movimenti spirituali a carattere sincretico che hanno largo seguito nella città di Accra. Vengono esaminate le dottrine, le forme di culto, le ideologie e simbologie religiose, nel loro rapporto tra la tradizione remota africana e i fenomeni di innovazione e invenzione. Il tutto nello sfondo del complesso processo di modernizzazione e di migrazioni dal mondo rurale alle città, che caratterizza l’aggiustamento tra mondo africano e occidentalizzazione di origine europea. Una particolare attenzione è rivolta ai rituali terapeutici, alle concezioni delle malattie e della guarigione, nei loro legami con l’ideologia e le pratiche religiose e rituali. Le chiese organizzate che vengono esaminate sono: la Afrikania, un gruppo “neo-tradizionale” che rigetta ogni influenza culturale e religiosa di origine cristiana; la Lord’s Pentecostal Church, tipico esempio di movimento pentecostale di origine anglosassone; la Musama Disco Cristo Church e la William Wade Harris Twelve Apostles Church, che sono tra le più antiche chiese spirituali ghanensi. Vengono presentate analogie e differenze tra le quattro chiese, attraverso la osservazione dei diversi rituali e le conversazioni e interviste libere raccolte presso i leaders e i seguaci. Alcune brevi storie di vita arricchiscono le informazioni assieme a qualche considerazione sui processi di conversione degli adepti. Non mancano dunque, nel volume, alcuni materiali empirici nuovi, che integrano la cospicua letteratura specifica che si è ccumulata su questi fenomeni. Nel complesso però il volume è più che altro una ordinata e approfondita presentazione dei materiali bibliografici esistenti, arricchiti e meglio compresi a partire dalla esperienza diretta dei luoghi e delle persone, con qualche approfondimento comparativo (sul rapporto tra Chiese e potere, e sul rapporto tra guaritori tradizionali, chiese e medicina occidentale in aree urbane). 29 Il volume Le politiche della cura. Terapie, potere e tradizione nel Ghana contemporaneo (2005, pp. 196), risistema e riorganizza alcuni saggi già pubblicati in forma sistematica, e presenta una densa e ricca sintesi di informazioni sull’antropologia medica in Ghana e sulle politiche sanitarie, discutendo anche con proprietà e spirito critico gli apporti di numerosi antropologi che hanno lavorato in quel paese. Viene presentato il dibattito sul tema della “medicina tradizionale” e sul confronto tra spiegazioni biomediche e spiegazioni simbolico-religiose delle malattie, sia i contesto urbano che in contesto rurale, come anche il tema centrale della difficile articolazione tra le politiche di “legittimazione” della medicina tradizionale (e della “professionalizzazione” della stessa) e l’organizzazione sanitaria nazionale. La presentazione sistemica e la discussione del complesso dei problemi generali accennati prevale in questo volume. Ma non mancano, soprattutto nei due ultimi capitoli (settimo: “Guaritori” e ottavo: “Pazienti”), note etnografiche provenienti dalla diretta esperienza dello studioso, che arricchiscono con la concretezza dell’esperienza di ricerca etnografica, le questioni generali di cui sopra. Alcuni temi specifici d’indagine, come la trattazione della malattia kooko, o le dinamiche della possessione spiritica degli Nzema, riprendono direttamente ed esplicitamente temi affrontati in precedenti saggi del 2001 e del 1998. L’antologia L’ambulatorio del guaritore (2000), che è curata dal candidato assieme ad altro autore, contiene la traduzione in italiano di famosi ed importanti saggi della letteratura specifica internazionale, preceduti da una buona introduzione. Tra gli altri saggi sono rilevanti una nota sulla identità individuale tra i Nuer del Sudan (“L’uomo e il suo doppio. Note sulla definizione dell’identità individuale tra i Nuer del Sudan”, 1988), un articolo di commento su alcuni lavori di Nathan (“Identità come nucleo profondo della persona? Alcune riflessioni su Tobie Nathan”, 1996), arricchito in una più recente nota critica su argomenti molto simili (“The loneliness of fetishes. Some reflections about the policies of ethnopsychiatry arising from a recent French debate”, 2005). Il candidato appare nel suo complesso un competente specialista di antropologia medica, con buona esperienza di ricerca di campo in Africa e ricca conoscenza critica del dibattito internazionale. Per le ragioni suesposte si ritiene che egli possa essere preso in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini Dottore di ricerca nel 1991, ricercatore dal 2006, docente di materie DEA, il candidato presenta pubblicazioni, alcune delle quali in lingue straniere, congruenti col settore DEA, che rientrano quasi tutte nell’ambito dell’antropologia medica e, come localizzazioni di ricerca, si concentrano in particolare sulla Calabria, ove sono indagati i culti carismatici e il Ghana ove la ricerca ha riguardato le pratiche terapeutiche tradizionali. In alcune delle pubblicazioni presentate (1990 con G. Cardamone, Lo scoglio…; 1994 con G. Cardamone, L’esercizio del miracolo…; 2000 con C. Zuniga Valle, Sistema medico; 2001, con G. Cardamone, Riflessioni etnopsichiatriche…) non è evidenziata la parte di pertinenza del candidato, per cui non è stato possibile prenderle in considerazione per effettuare valutazioni in merito. Dopo un solo studio iniziale (1988, L’uomo…), un po’ scolastico, volto al commento di testi classici, i contributi del candidato sono stati il risultato di ricerche di campo o di argomenti comunque collegati ai suoi temi di ricerca (tra questi ultimi: 1995, La professionalizzazione; 1995, Identità…; 1996, Identità come nucleo;1997, Pluralismo…; 2000, Health Care…; 2002, Uguaglianze…; 2003, La solitudine…; più isolato 1991, sull’emigrazione da Roccasecca). Tutti gli scritti del candidato successivi a quello del 1988 dimostrano il suo rigore di ricerca oltre che il forte tentativo di problematizzare in modo nuovo un tema, quale quello della terapeutica tradizionale, già molto indagato. Se appaiono più defilati e meno problematizzati i contributi dedicati ai culti carismatici calabresi (1994, Esperienze…; 1994, Culti…; 1997, Retorica…2002, Health…), si segnalano invece i contributi ‘africani’, frutto di esperienze in Ghana tra gli Nzema in particolare (1995, Affari…; 1999, Dealing…;2001, Sessualità… e Di Ahone…; 2008, Materiali…) e in Accra e zone limitrofe per quanto riguarda il buon lavoro di indagine della formazione, dell’attività e del contributo alla creazione sociale di 30 alcune Chiese. Oltre ad articoli e saggi (1992, Politica…; 1992, Tra legittimazione…; 1993, Medicina tradizionale…; 1994, esperienze; 1995, Afrikania…; 1996, Promesse…; 1998, Le associazioni…; 2000, Afrikania…; 2004, Salute…; 2005, Icone…) due volumi (2000, Profeti in città…; e 2005, Le politiche della cura…) si presentano come una sintesi dei risultati raccolti e come un momento di riflessione non privo, a volte, di una certa originalità. Commissario Gri Il candidato presenta una vasta e continuativa produzione scientifica che si distende nell’ultimo ventennio, segnalandosi in particolare nel settore dell’antropologia medica e della connessione fra contesti di cura e contesti religiosi. Nell’ambito dell’etnologia europea un terreno di ricerca sul campo particolarmente produttivo, illustrato e analizzato in diversi saggi, è stato quello della comunità carismatica di Placanica, in Calabria (in collaborazione con lo psichiatra G. Cardamone). Altre ricerche i cui risultati sono confluiti in saggi su rivista e in volumi collettanei hanno riguardato aspetti relativi all’antropologia medica nell’Italia centrale (entro i programmi della Fondazione Angelo Celli, in particolare) e questioni sanitarie connesse ai contesti di migrazione. Nell’ambito della Missione etnologica italiana in Ghana, il dott. Schirripa ha condotto ricerche ripetute in area Nzema, ricavandone una serie nutrita e replicata di contributi, con attenzione particolare ai fenomeni della possessione, dei profetismi e delle chiese indipendenti (tema a cui è dedicata la prima monografia del candidato nel 1992: Profeti in città. Etnografia di quattro chiese indipendenti del Ghana), dei guaritori con le loro forme di organizzazione e i problemi di inquadramento nelle strutture sanitarie (un tema a cui sono dedicati diversi contributi in rivista e volumi collettanei – alcune curatele in collaborazione – e la monografia del 2005: Le politiche della cura. Terapie, potere e tradizione nel Ghana contemporaneo). Commissario Resta L’attività scientifica del candidato si è sviluppata soprattutto nel campo dell’antropologia medica. Sono da segnalare, nel lungo iter che ha attraversato per conseguire il ruolo di ricercatore, anche i suoi studi inerenti il campo dell’antropologia religiosa. Interessanti i lavori sulla medicina tradizionale in area Nzema (Ghana), sul complesso sistema medico e sulla visione dei processi di salute e malattia. Significative le ricerche sulle chiese cristiane africane e in particolare su quelle pentecostali. Apprezzabili anche le riflessioni storicoantropologiche sul tema della stregoneria in Africa. Le sue ricerche paiono sorrette, nel complesso, da un utile impianto teorico e da una buona conoscenza della storia degli studi. Il candidato presenta un lungo elenco di pubblicazioni diviso in ventitré articoli, il primo risale al lontano 1988 e il più recente al 2005, dodici saggi in volumi collettanei, di cui due in lingua inglese ed uno in lingua francese, e quattro volumi, in due dei quali compare nel ruolo di co-curatore. L’unico contributo a firma esclusiva del candidato edito in un periodo successivo alla sua presa di servizio nel ruolo di ricercatore rimane, quindi, il saggio Una indagine sui processi di salute e malattia nello Nzema, nel quale in parte ripercorre, a vantaggio del lettore, le tappe che sono state segnate dalla missione etnologica italiana fra gli Nzema e in parte il dibattito sviluppatosi in letteratura sull’analisi dei sistemi medici plurali (p.34-37). Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la Commissione attesta la rilevanza della collocazione editoriale di alcune delle pubblicazioni del candidato e la loro diffusione all’interno della comunità scientifica. Per quanto concerne la continuità temporale della produzione, si osserva un certo rallentamento nell’ultimo periodo. Il suo rigore metodologico, nella più matura sua seconda monografia (2005), appare con nettezza. Nella coniugazione tra le pratiche terapeutiche, i culti delle chiese spirituali e la dimensione politica, traspaiono elementi di innovatività. 31 - Silvia Vignato Profilo curriculare Laurea in Psicologia clinica nel 1986. Corso di Perfezionamento in Antropologia presso l’Università di Padova. Nel 1990-92 ha conseguito il DEA in Antropologia presso EHESS di Parigi. Successivamente il Dottorato in Antropologia presso l’ EHESS di Parigi nel 1998 e nel 1999 l’abilitazione all’insegnamento universitario in Francia. Borse di studio pre- e postdottorali dal 1990 al 1999. Dal 2000 è Ricercatrice presso l’Ecole Française de l’Extreme Orient di Parigi e dal 2001 è Ricercatrice prima presso l’Università di Padova e poi presso l’Università di Milano Bicocca. Dal 2001 le sono stati affidati incarichi di insegnamento in varie Università italiane. E’ membro di alcune associazioni scientifiche internazionali, ed ha partecipato con relazioni e interventi a seminari, conferenze e convegni nazionali e internazionali. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta Le pubblicazioni proposte alla valutazione della commissione da parte della candidata (dieci; nove saggi e una monografia scritta in lingua francese, in un lasso di tempo di dieci anni, dal 1998 al 2008), attestano un’operosità scientifica costante anche se non particolarmente intensa e un contesto di diffusione internazionale. L’interesse specifico della candidata riguarda l’induismo e le sue riconfigurazioni peculiari, dettate da particolari eventi legati all’emigrazione o a strategie politicoculturali di resistenza, in Indonesia e in altre aree del Sud-Est asiatico (Malesia, Malaysia), sovente trattate con un approccio di tipo storico-politico e storico-istituzionale legato all’area specifica d’indagine, oltre che antropologico. In particolare la monografia Au nom de l’induisme. Reconfiguraions ethniques chez les Tamouls et les Karo en Indonésie, Paris, 2000, sua tesi di dottorato presso EHESS di Parigi, frutto di un lungo lavoro di terreno protrattosi dal 1992 al 1996, prende in considerazione la vicenda, legata alle scelte autoritarie in materia di religione e culto del regime di Suharto, tra il 1975 e il 1985, dei due gruppi etnici e religiosi che optarono per conversioni di massa all’Induismo, divisi tra necessità politiche, tensioni nazionaliste e pressioni internazionali, elaborando forme di culto originali, eterogenee e relativamente effimere. L’opera si distingue per accuratezza, per la presenza di un’ampia bibliografia, soprattutto dedicata agli aspetti socio-antropologici, storici e politologici dell’area indagata, per la presenza di utili apparati di consultazione e si caratterizza come un contributo notevole nell’ambito dei recenti studi indonesiani. I saggi tendono a sviscerare particolari aspetti relativi a molte delle tematiche trattate nella monografia, senza aggiungere ulteriori apporti critici. In tal senso sono particolarmente da segnalare i due contributi (1999, 2000), dedicati al discorso malaysiano sull’AIDS, che approcciano anche tematiche di antropologia della salute e di antropologia del genere. Commissario Colajanni La candidata presenta 10 pubblicazioni, tra le quali un corposo volume frutto di una intensa esperienza di ricerca di campo in Indonesia, che sono tutte dedicate a diversi temi religiosi e sociali derivati dall’incontro/scontro di diversi gruppi etnici, culture diverse e sistemi social-politici della modernità, in varie regioni del Sudest asiatico (Indonesia, Malesia, India). Il suo volume Au nom de l’Hindouisme. Reconfigurations ethniques chez les Tamouls et les Karo en Indonésie (2000, pp. 437) è una eccellente monografia etnografica che presenta in forma ben coerente e ordinata tre diverse situazioni di Induismo rurale indonesiano acquisito in epoche remote e relativamente recenti : quella dei Tamil, induisti originari migranti dall’India in epoca coloniale e 32 oggi residenti nella città di Medan a Sumatra, quella dei Karo, un gruppo autoctono indonesiano, e quella dei Balinesi. L’esperienza della migrazione, la integrazione in contesto urbano, il rapporto tra spiritualità, forme religiose e forme di potere, è investigato nei diversi contesti studiati comparando le situazioni di “conversione” (il caso dei Karo) con le relazioni interetniche e i rapporti burocratrici con lo stato. Un capitolo decisivo dello studio (il XIII°, dedicato all’individualismo religioso indonesiano) propone una comparazione densa e stimolante tra le diverse situazioni esaminate, enfatizzando il diverso ruolo del sacrificio. Alcune pagine conclusive, dense e ricche di proposte interpretative, rivendicano l’importanza di una visione ”dinamista” (attenta sia alle tensioni e ai conflitti, come anche allo svolgersi delle relazioni interetniche nel tempo) dei problemi sociali e religiosi indonesiani. Il volume lascia trapelare una grande competenza storica e socio-culturale sul variegato e complesso mondo indonesiano, e una buona integrazione tra conoscenze storiche e raccolta, nonché interpretazione, di dati etnografici. Altri saggi affrontano il problema delle pratiche e della ideologia del lavoro salariato in Malesia, alcune descrizioni di feste popolari, le figure dei medium, l’interpretazione popolare della modernità, le reazioni popolari e le politiche sanitarie nei confronti dell’AIDS, le strategie di diffusione in Malesia di un gruppo religioso di origine Baha’i. La candidata appare nel suo complesso come una solida e matura specialista di storia e antropologia religiosa del mondo urbano-rurale dell’Indonesia e della Malesia, con ampie conoscenze storiche e linguistiche che ha potuto acquisire in centri internazionali specializzati in queste discipline. Nonostante le sue pubblicazioni siano relativamente limitate (se si eccettua la ricca monografia frutto della rielaborazione di una tesi di Dottorato sostenuta in un centro altamente specializzato), la sua competenza e serietà professionale mi convincono a considerarla come candidata che può essere presa in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini DEA conseguito in Francia nel 1992, Dottore di ricerca nel 1998, docente di materie DEA, Silvia Vignato presenta pubblicazioni, gran parte delle quali in lingua straniera, tutte congruenti col settore DEA, che riguardano, come campo di studi, l’Indonesia e, in particolare, la Malesia, ove la candidata ha svolto diverse ricerche di campo concentrate in prima istanza sull’antropologia religiosa i cui risultati appaiono in diverse pubblicazioni (1998, 2000, 2004, 2006, 2007) nelle quali si pone in evidenza il contrasto fra la legislazione nazionale della Malesia, paese di fede islamica, e la presenza di religioni altre, fra cui quella baha’i e quella induista, indagate sia nell’ambito dell’identità diasporica creata con memorie selezionate, sia in quello della riorganizzazione della religione come fondamento di una nuova etnicità. Parallelamente, la Vignato porta aventi anche altri due temi: il primo relativo al sistema di rappresentazioni elaborato in Malesia a proposito dell’AIDS, vissuto come un contagio avente come causa l’occidentalizzazione dei costumi, che lascia il suo segno anche su tutta la parentela e che viene trattato in comunità religiose islamiche o induiste come una malattia generata da uno squilibrio dell’energia cosmica mediato da entità soprannaturali; il secondo relativo al lavoro salariato femminile sempre in Malesia, una attività che, anche nella scelta spesso del nubilato, comporta un cammino verso la riappropriazione di sé, e quindi all’autonomia. Le pubblicazioni della candidata riflettono non solo un buon approccio alla ricerca di campo, la cui conduzione appare notevole, ma rivelano anche un discreto approfondimento teorico, dimostrato nella discussione dei singoli argomenti oltre che nella conoscenza della bibliografia specifica. Commissario Gri Ben inserita anche nel contesto della ricerca antropologica francese, la candidata si segnala per la lunga attività di ricerca sviluppata a partire dal 1993 nel SudEst asiatico contemporaneo (Malesia e Indonesia), ma anche per una produttività discontinua e quantitativamente limitata. Vari interventi scientifici hanno preceduto, accompagnato e seguito l’apprezzata (anche a livello internazionale) monografia del 2000, Au nom de l’hindouisme. Reconfigurations ethniques chez les Tamouls et les 33 Karo en Indonésie. Il contributo di conoscenza e discussione offerto dalla candidata riguarda temi relativi alla riconfigurazione delle identità, in quell’area, anche in relazione ai fenomeni di diaspora, con particolare attenzione agli indù malesiani, e temi inquadrabili entro l’antropologia religiosa e l’antropologia del lavoro. Commissario Resta La candidata ricopre il ruolo di ricercatore presso l’Università di Milano Bicocca nella Facoltà di Scienze della Formazione, provenendo dalla Facoltà di Lettere e Filosofia di Padova, dove aveva preso servizio in ruolo nel 2001. Nel corso del precedente anno era stata ricercatrice preso L’Ecole française d’Extrême –Orient a Parigi. Si è laureata in Psicologia Clinica presso l’Università di Padova, mentre ha compiuto la formazione in antropologia quasi esclusivamente in Francia, dove ha conseguito il dottorato ed il post doc. Ha condotto la sua attività di studio e ricerca fra l’India, l’Indonesia e la Malesia, concentrandosi soprattutto nell’area malese dove ha sviluppato la sua analisi a tutto raggio, studiando dall’AIDS alla formazione dei sacerdoti induisti. La candidata presenta un volume in lingua francese pubblicato dalla casa editrice L’Harmattan e nove saggi, alcuni in lingua italiana, altri in inglese e in francese. Di questi sei sono successivi alla presa di servizio nel ruolo di ricercatore e per la maggior parte sono dedicati a studiare il processo di trasformazione a cui sono sottoposti i rituali devozionali in Malesia e Indonesia. Nel panorama delle pubblicazioni presentate dalla candidata, per la verità esiguo, soprattutto se confrontato con la vastità dei progetti di ricerca messi in essere e le opportunità segnalate nel curriculum, risaltano, i due articoli, uno in francese ed uno in italiano, destinati a scandagliare “l’ideologia del lavoro” in Malesia. La candidata legge le trasformazioni che stanno attraversando in forma differente il ruolo svolto dalle donne malesi, indiane e indiane musulmane, il loro rapporto con la tradizione, l’accettazione e persino la scelta del nubilato ove contemplato dalla cultura locale, proprio in funzione dell’apertura ad un diverso mercato del lavoro. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la Commissione osserva l’assoluta rilevanza della collocazione editoriale delle pubblicazioni della candidata e la loro diffusione all’interno della comunità scientifica nazionale e internazionale. La sua produzione appare caratterizzata da una certa discontinuità temporale e da una non particolare intensità. Il rigore metodologico ed il carattere innovativo del suo lavoro sono evidenti soprattutto nella monografia (2000). In essa, accanto all’approccio antropologico culturale e sociale, si manifesta sovente un’attenzione ai fenomeni storico-politici istituzionali che a tratti la allontana dalla prospettiva disciplinare. - Filippo Massimo Zerilli Profilo curriculare Laurea in Lettere nel 1989 in discipline DEA. Dottore di ricerca in ambito DEA nel 1994 e titolare di una borsa postdottorale dal 1995 al 1997. Dal 1998 al 2002 ha usufruito di un assegno di ricerca dell’Università di Perugia e di numerose borse di studio. Ricercatore in discipline DEA presso l’Università di Cagliari dal 2004. Dal 1997-98 docente a contratto presso diverse Università. Dal 2003 gli sono stati affidati incarichi di insegnamento presso le Università di Perugia e Cagliari. Ha svolto attività didattiche in qualità di docente visitatore in Belgio, Francia e Romania. E’ stato membro della missione etnologica italiana in Romania con incarichi di responsabilità. Ha partecipato con interventi e relazioni a numerosi seminari, conferenze e convegni nazionali e 34 internazionali, organizzandone alcuni. E’ membro di alcune associazioni scientifiche italiane e internazionali. Valutazione dei titoli e dell’attività scientifica Commissario Faeta Le pubblicazioni presentate dal candidato alla valutazione della commissione (trentasette, edite in un arco di tempo che va 1991 al 2007, di cui una monografia da lui interamente scritta, quattro curatele, ma anche nove brevi recensioni), testimoniano di una costante attività di ricerca scientifica. Esse vertono essenzialmente su due filoni tematici: quello di tipo storiografico-critico, quello inerente la ricerca in Romania. Al primo filone di ricerca, il cui fulcro d’interesse è nell’antropologia francese del primo Novecento, e in particolare nelle figure e in alcuni aspetti dell’operato di Emile Durkheim, Paul Rivet (anche con implicazioni boasiane), Arnold Van Gennep, Maurice Delafosse, va ascritto anche l’unico volume presentato dal candidato Il lato oscuro dell’etnologia, Roma, 1998, che esplora il contributo, in genere sottovalutato negli studi di storiografia specifica, offerto dalla correnti dell’antropologia naturalista ai processi di lenta istituzionalizzazione degli studi etnologici in Francia. Tale volume, ospitato in una collana diretta da Alberto M. Cirese, attraverso un’ampia e documentata analisi del contesto che presiede alla formazione della tradizione di studi d’oltralpe, pone utilmente e convincentemente in luce l’apporto dello studio dell’uomo dal punto di vista fisico (con i suoi riferimenti, che localmente ebbe, alle facoltà morali e intellettuali, con la sua commistione tra tratti fisici e biologici e tratti sociali e culturali), alla costituzione dei caratteri specifici dell’etnologia. Sull’altro versante di ricerca il candidato, nell’ambito delle attività di studio della missione etnologica italiana in quel Paese, esplora alcuni dei fenomeni culturali e sociali della Romania in epoca post-comunista. In questa prospettiva rilievo assumono le riflessioni intorno al concetto d’identità (anche in una più larga prospettiva critica), e intorno alla corruzione, come elemento connesso con la costruzione della dimensione pubblica (si vedano, a esempio, i saggi del 2003, 2005, 2006). Va segnalata la frequenta dimensione internazionale in cui si proietta l’attività del candidato. Complessivamente un lavoro di ricerca in crescita che si caratterizza per la sua serietà e la solida base di conoscenze su cui poggia. Commissario Colajanni Il candidato presenta una trentina di pubblicazioni, tra le quali un volume e altri a cura in collaborazione con altri autori, incentrate su due temi di ricerca antropologica: la storia degli studi soprattutto in Francia e diversi temi di etnografia (soprattutto giuridico-politica) in Romania. Il lavoro più impegnativo è il volume Il lato oscuro dell’etnologia. Il contributo dell’antropologia naturalista al processo di istituzionalizzazione degli studi etnologici in Francia (1998, pp. 229), che affronta con sicurezza metodologica e grande ricchezza di fonti documentarie lo studio del processo di costruzione delle istituzioni antropologiche nella Francia dell’800 e del primo 900, dall’antropologia fisica alla nascita dell’etnologia. E’ uno dei rari libri che siano effettivamente di “storia dell’antropologia”, coniugando interessi e metodi delle discipline antropologiche con quelli delle scienze storiche. Uno spazio di grande rilievo è attribuito alla personalità e alle ricerche di Paul Rivet, compresa anche la creazione di rapporti istituzionali con l’America Latina (l’Ecuador in particolare), e di Arnold Van Gennep. Il Museo e il campo sono protagonisti delle prime fasi dell’antropologia francese, nella continua oscillazione tra il biologico e il sociale, alla quale il libro dà un contributo molto rilevante, tanto da essere riconosciuto, anche all’estero, come uno dei migliori volumi sul tema. Un volume curato dall’autore (Dalle ‘Regole’ al ‘Suicidio’. Percorsi Durkheimiani, del 2001) manifesta la continuità e l’intensità di questi interessi storico-antropologici con competenza e capacità innovativa, e contiene altresì due saggi rilevanti del candidato: uno su Durkheim e l’Italia, e l’altro su Durkheim e la questione delle fonti etnografiche. Altri buoni saggi su Paul Rivet e il “terreno” ecuadoriano, sul carteggio Boas-Rivet, o sul dibattito in tema di 35 “meticciato biologico e sociale”, o infine su Maurice Delafosse, rafforzano l’impressione di una competenza professionale di prim’ordine nel settore della storia dell’Antropologia. Gli scritti che provengono dalla esperienza di ricerca nel mondo rurale della Romania hanno per temi specifici d’indagine la identità e la proprietà in ambito urbano, i diritti canonici e i diritti umani, gli aspetti sociali e politici dei fenomeni di corruzione, i processi di “restituzione” della proprietà nella Romania post-socialista. La cura, assieme ad altri autori, di un volume collettaneo che raccoglie saggi di antropologia storica ed etnografia della Romania, tra cui un bel saggio del candidato, testimonia dell’impegno in questo settore di ricerca (La ricerca antropologica in Romania. Prospettive storiche ed etnografiche, del 2003). Il candidato presenta nel complesso una figura di studioso maturo, che ha affrontato con impegno e competenza, nonché con sicurezza metodologica, due campi del sapere antropologico: la storia delle discipline antropologiche in Francia e il processo della loro istituzionalizzazione, e l’etnografia sociale della Romania contemporanea (con riferimento soprattutto alle concezioni e pratiche dei diritti sociali e alla corruzione). Per le ragioni suesposte ritengo che egli possa essere preso in considerazione ai fini del presente concorso. Commissario Faldini Dottore di ricerca nel 1994, ricercatore nel 2004, docente di materie DEA, il candidato presenta contributi coerenti con due indirizzi principali di ricerca: a) il commento e l’attenzione al dibattito concernente l’opera e l’attività, anche politica, di alcuni autori francesi e di altri autori con loro in relazione (2007, Le cri…; 1991-93, Il terreno ecuadoriano…; 1995, Il dibattito sul meticciati…; 1998, Etnografia e etnologia; 1998, Maurice Delafosse…; 1998, vol. Il lato oscuro…; 2001 curatela e scritti in Dalle regole…; 2009, Du déménagement…); b) l’analisi di dati raccolti nel corso di diverse ricerche di campo effettuate in Romania (2003, curatela in coll., Presentazione e art. Playing (with) Bribery…; 2005, Diritti canonici…; 2005, Corruption…, 2006, Sentiments…; 1998, Introduzione a Incontri di Etnologia…). Seguono interessi minori (2007., Dell’identità…) ma rilevanti quanto a contenuti teorici. Di 2007, The house of ghosts, non è chiara la parte scritta dal candidato. La collocazione di molte pubblicazioni, stampate in francese e inglese appare rilevante. Tutte le pubblicazioni sono congruenti con il settore DEA. Per quanto riguarda la prima linea di ricerca, derivante da ricerche d’archivio e riguardante alcuni autori francesi, anche nelle loro connessioni internazionali, rilevante la riflessione su pratica scientifica e azione politica (2007, Le cri…, sul carteggio Boas-Rivet), sul principio di eguaglianza nella discussione dei problemi razziali (1995, Il dibattito sul meticciato), sulla promozione della scienza etnografica nel primo ‘900 (1998, Etnografia…), sul ruolo dell’etnologia (1998, M. Delafosse…) e sulle oscillazioni fra etnografia e storia in Durkheim (2001, Dalle regole… e 2009, Du déménagement…), riflessioni completate dall’ottimo volume relativo alla nascita dell’etnologia nella Francia degli anni ’20 del XX secolo, volume rigoroso, come peraltro anche gli altri contributi, e per impianto metodologico e per chiarezza nel delineare i vari apporti e per intelligenza della riflessione sui diversi autori. La seconda linea di ricerca, ancora iniziale, appare in alcuni interessanti contributi riguardanti la Romania, ove il candidato ha condotto ricerche di campo, che trattano del tema della corruzione come pratica sociale (2003, Presentazione a curatela; 2005, Corruption) nel sistema di rappresentazioni locali e del tema relativo alla costruzione delle idee e dei diritti (2005, Diritti canonici…; 2006: Sentiments…) nell’ambito delle interazioni relative al cambiamento del sistemaStato rumeno. Puntuale e rigorosa l’analisi dei dati, ottenuti sia con ricerche d’archivio che di campo, molto buono l’inquadramento relativo alla definizione delle relazioni di proprietà come elementi che aiutano a definire le relazioni sociali. 36 Commissario Gri Nella produzione scientifica del candidato (sviluppata a partire dal 1998) si evidenziano due aree di interesse e di approfondimento. La prima è rivolta al settore della storia della disciplina: riguarda la rivisitazione critica della tradizione etnologica francese, a muovere dal “naturalismo” del secondo Ottocento fino agli sviluppi del primo Novecento, toccando figure e problemi, con particolare attenzione alla figura di E. Durkheim, ad alcuni nodi problematici del suo lavoro (come la questione dell’utilizzo delle fonti etnografiche), ai rapporti della sua opera con la tradizione degli studi italiani. Nel campo dell’etnologia europea, il candidato dedica poi ricerca e riflessione ad aspetti complessi di antropologia giuridica nel contesto della Romania contemporanea. La partecipazione attiva, con questa caratterizzazione, ai progetti di ricerca della Missione italiana in Romania è testimoniata, oltre che in diversi saggi, anche dalla collaborazione ai volumi miscellanei del 1998 e 2003, curati insieme con C. Papa e G. Pizza. Commissario Resta Il candidato ha svolto una adeguata attività di ricerca, testimoniata dalle pubblicazioni presentate. In particolare Zerilli sottopone a giudizio molti fra saggi e articoli e quattro volumi. Fra gli articoli quattro sono scritti in lingua italiana, due in lingua francese e tre in lingua inglese; in tre dei quattro volumi compare nel ruolo di co – curatore mentre uno solo è a sua firma. La sua ricerca si è sviluppata sostanzialmente in due filoni. Uno, di indirizzo storico, è volto a ricostruire i primordi del pensiero etnologico attraverso l’esame di alcune figure come Delafosse, Rivet, Van Gennep e soprattutto Emile Durkheim, al cui pensiero dedica la cura di un volume, ma anche attraverso l’esame dell’origine di quella che egli stesso definisce antropologia naturalista, studio i cui esiti raccoglie nel volume Il Lato Oscuro dell’Etnologia, pubblicato alla fine negli anni ’90. Da questo filone principale sembra derivare anche l’interesse che fra il 1995 e 1998 ha portato il candidato ad esaminare il tema dell’identità, a partire dal dibattito sul meticciato biologico e sociale nell’antropologia francese del primo novecento. Un secondo e più recente filone di ricerca è quello relativo all’analisi degli esiti che il passaggio al modello capitalistico ha prodotto in Romania. In questo ambito il candidato si è concentrato in generale sul campo dei diritti e, più in particolare, ha affrontato il tema della corruzione. Riflessioni certo interessanti, ma che al momento non hanno prodotto l’elaborazione in chiave sistematica di una etnografia di riferimento, anche con ulteriori approfondimenti bibliografici sugli studi sull’Europa dell’est che hanno avuto ad oggetto specifico il tema. Giudizio collegiale Tenuto conto delle valutazioni espresse nei confronti del curriculum e della produzione scientifica, la Commissione osserva la buona collocazione editoriale delle pubblicazioni, la loro diffusione all’interno della comunità scientifica, la continuità temporale della produzione e la sua congruità con le discipline comprese nel settore specifico. I lavori del candidato, suddivisi in due settori preminenti, quello storiografico e quello relativo alle indagini di terreno in Romania, rivelano nel primo settore un pieno rigore metodologico e, a tratti, acquisizioni innovative. Nel secondo la necessità di ulteriori approfondimenti sia per quel che riguarda l’etnografia complessiva, sia per quel che riguarda un ampliamento della base teorica e critica. 37 Allegato II alla Relazione finale Giudizi individuali e collegiali relativi alla discussione sulla produzione scientifica - Leopoldo Ivan Bargna Discussione sulle pubblicazioni scientifiche Commissario Faeta Il candidato discute con competenza, non sempre rispondendo puntualmente alle sollecitazioni proposte, ma mostrando comunque un quadro di riferimento teorico ampio e articolato. Commissario Faldini Il candidato esprime con padronanza alcuni dei temi oggetto delle sue pubblicazioni: impostazione teorica, il campo degli studi etno-estetici, la maschera, le nuove possibilità di lettura delle esposizioni. A tratti, la sua esposizione non trova corrispondenza precisa con le domande dei Commissari. Commissario Gri Il candidato ha affrontato con proprietà la discussione dei titoli e del proprio percorso di ricerca, mostrando padronanza dei temi e privilegiando alcune correlazioni interdisciplinari. Commissario Resta Il candidato argomenta in maniera soddisfacente la sua produzione scientifica con una discussione ampiamente articolata sul piano teorico. Tuttavia le risposte che fornisce alle domande poste dalla Commissione sono state collocate su un piano molto generale. Commissario Colajanni Discussione ampia, dettagliata, competente, esauriente, teoricamente molto avvertita, anche se con riferimenti scarsi ai dati empirici. Giudizio collegiale Il candidato discute con proprietà e competenza, mostrando il vasto campo di riferimento teorico che è alle spalle del suo lavoro. Non sempre le sue risposte, però, si attagliano perfettamente alle domande poste e il suo quadro teorico di riferimento non trova del tutto riscontro nella maggior parte delle sue opere a carattere catalografico. - Alessandra Ciattini Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta 1 La candidata espone con proprietà e con rigorosi riferimenti teorico-metodologici le ragioni del proprio lavoro scientifico, mostrando una netta adesione ai presupposti metodologici che lo motivano. Commissario Faldini La candidata espone il suo percorso di studi e discute con chiarezza e competenza la sua produzione scientifica nel campo dell’antropologia religiosa, vista come ambito interdisciplinare, sperimentato anche in ricerche in America Latina. Commissario Gri Discussione ampia e articolata, che conferma l’organicità del percorso di ricerca e la consapevolezza critica dei fondamenti teorici e metodologici. Commissario Resta La candidata presenta in maniera esauriente la sua produzione scientifica, difendendone le posizioni soprattutto per ciò che attiene alla sua ricerca a Cuba. Commissario Colajanni Discussione ricca, esauriente, competente, che mostra una buona integrazione tra solida ispirazione teorica e dati documentari di carattere empirico. Giudizio collegiale La candidata mostra ampia e documentata consapevolezza dei quadri teorico-metodologici che hanno ispirato la propria ricerca, attraverso una discussione ricca, esauriente e competente, che sostiene con rigore le proprie tesi. - Maria Luisa Ciminelli Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta La candidata espone in modo pacato le regioni del proprio lavoro, mostrando consapevolezza del proprio percorso euristico, non sempre rispondendo però in modo puntuale, alle sollecitazioni che le vengono proposte. Commissario Faldini La candidata discute con attenzione la sua produzione scientifica, motivando i due campi su cui concentra gli studi, l’etnopsichiatria e l’antropologia dell’arte. La sua esposizione a volte manca di sintesi. Commissario Gri La discussione, non sempre lineare, conferma la padronanza dei temi trattati e buona fondazione teorica e metodologica dei percorsi di ricerca scelti. Commissario Resta La candidata presenta in maniera poco ordinata la sua produzione scientifica facendo riferimento anche a tematiche diverse su cui ha elaborato riflessioni ancora inedite. Spiega con la casualità la scelta dei suoi campi di studio e accenna a qualche connessione tra i compi dell’etnopsichiatria e dell’antropologia dell’arte ai quali invece massimamente la sua produzione si riferisce. 2 Commissario Colajanni Discussione ampia e competente, ma un po’ dispersiva, che mostra una buona impostazione storicoantropologica, una buona sensibilità e competenza per i problemi teorico-metodologici e una positiva attitudine polidisciplinare, che le permette interessanti stimoli sulla connessione tra l’etnopsichiatria e lo studio delle espressioni artistiche in società tradizionali. Giudizio collegiale La candidata espone in modo pacato, ma piuttosto discontinuo, le ragioni del proprio lavoro scientifico, argomenta le connessioni che sono presenti al suo interno in modo sufficiente, mostrando tuttavia consapevolezza nei riferimenti teorici. - Francesca Declich Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta La candidata espone con qualche discontinuità le ragioni del proprio lavoro scientifico, mostrando tuttavia una buona conoscenza dei contesti culturali e sociali che sono stati oggetto di ricerca, ma mantenendo in ombra i presupposti teorici e il quadro di riferimento storico-critico complesso di tale ricerca. Commissario Faldini La candidata espone con competenza e capacità di sintesi le sue ricerche di campo e le sue esperienze presso organismi internazionali, fonti delle sue pubblicazioni, illustrando anche nuovi orientamenti Tuttavia a volte non inquadra gli argomenti all’interno della rete dei riferimenti teorici.. Commissario Gri La candidata esprime in maniera articolata storia e implicazioni della propria ricca esperienza di ricrca sul campo e di partecipazione a molteplici contesti di antropologia applicata. Commissario Resta La candidata presenta in maniera argomentata la sua produzione scientifica, con ampi riferimenti alle ricerche empiriche svolte, discussione nella quale ha proposto anche spunti di riflessione critica. Manifesta competenza metodologica e capacità di confrontarsi con coraggio sui fronti del sapere antropologico applicato. Commissario Colajanni Discussione molto ricca, dettagliata, pertinente, molto bene informata e attenta sia ai problemi teorici che, soprattutto, alla analisi accurata dei dati empirici documentari. Giudizio collegiale La candidata argomenta con proprietà e larghezza di riferimenti la sua ricca ricerca empirica, mostrando tuttavia qualche difficoltà a illustrare le implicazioni teoriche che ne sono all’interno 3 - Antonietta Di Vito Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta La candidata espone con pacata problematicità le ragioni della sua ricerca, individuandone criticamente alcuni limiti. Certi aspetti della riflessione in sede espositiva non compaiono, se non marginalmente, nelle opere presentate al giudizio della Commissione; alcune questioni di antropologia economica rivelano un certo appiattimento sulle posizioni dominanti in alcuni settori della vulgata disciplinare. Commissario Faldini La candidata illustra con attenzione alla Commissione il suo percorso di studi e ricerche nel campo dell’antropologia medica in generale e in seguito, sempre in questo ambito, con una particolare attenzione al genere e poi al dono. I temi di ricerca non sembrano sempre correttamente inseriti nel dibattito teorico contemporaneo. L’esposizione è a volte esitante. Commissario Gri La discussione mette in luce la preparazione di buon livello che sostiene gli ambiti di ricerca realizzati, ma anche alcune debolezze di carattere teorico e comparativo. Commissario Resta La candidata presenta in maniera poco articolata i suoi campi di ricerca, sovrapponendo spesso i piani teorico-metodologici, sostenendo la sua descrizione con scarsi riferimenti ai dibattiti disciplinari, e rispondendo in maniera non sempre puntuale alle richieste di approfondimento pervenute dalla Commissione. Commissario Colajanni Discussione non priva di accenti problematici, non sempre competente, qua e là incerta, ma anche non priva di intensità e di riferimenti teorici personali. Mostra attitudini riflessive e diversi programmi di ricerca. Giudizio collegiale La candidata presenta alla Commissione aspetti della sua ricerca, individuandone alcuni limiti sul piano empirico e teorico. Mostra una buona consapevolezza critica dei passaggi che affronta, e una ampiezza di interessi tematici, anche se alcune questioni centrali della sua ricerca non sono giustificate con una rigorosa e ampia proposizione teorica. - Cecilia Pennacini Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta La candidata espone con chiarezza, proprietà e sicura ampiezza di riferimenti teorico-metodologici, le ragioni del proprio lavoro scientifico, evidenziandone con spirito autocritico alcuni passaggi suscettibili di ulteriore revisione. 4 Commissario Faldini La candidata illustra con competenza il suo percorso di studi e di ricerca, inquadrando con sicurezza i diversi ambiti, tra cui precipui i temi dell’antropologia dell’Africa, dell’antropologia visuale, dell’antropologia museale, nell’ambito degli studi di riferimento. Commissario Gri La discussione dei titoli dimostra, anche grazie alla chiarezza espositiva, la padronanza dei temi affrontati e delle loro implicazioni. Conferma l’alto livello di preparazione generale e l’attualità del lavoro di ricerca sul campo. Commissario Resta La candidata descrive in maniera pertinente e articolata i suoi oggetti di studio, presentando le problematiche teoriche affrontate sulla base dei materiali della sua ricerca empirica e inserendole opportunamente nei dibattiti disciplinari di riferimento. L’esposizione, pur chiara, non è stata priva a tratti di qualche ingenuità ed imprecisione. Commissario Colajanni Discussione molto ricca, competente, di ottime qualità comunicative, coerente e sistematica. Illustra con chiarezza gli interessi tematici nel campo dell’Africa orientale e dell’antropologia visuale, e con buon equilibrio tra impostazione teorica, affiliazioni e ispirazioni generali, e analisi di ambiti culturali specifici. Risponde con proprietà e visione personale, anche se non sempre in maniera molto approfondita, ad alcune osservazioni della Commissione, riconoscendo anche alcuni propri limiti. Giudizio collegiale La candidata espone in modo convincente, dettagliato, coerente e chiaro, le ragioni della sua ricerca, con ampio ricorso alla base teorico-metodologica e mostrando di aver svolto un notevole lavoro d’indagine empirica, che ha comportato anche ricadute operative. Notevole l’ampiezza dei suoi interessi. Qualche passaggio della propria riflessione teorica non appare articolato in modo convincente rispetto ai rilievi di membri della Commissione. - Ivo Quaranta Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta Il candidato discute con sicura pertinenza e alto livello di percezione critica dei problemi la materia da lui trattata, mostrando una competenza vasta e articolata delle tematiche convenzionalmente definite di antropologia medica Commissario Faldini Il candidato espone con chiarezza e competenza il tema delle sue ricerche, l’antropologia medica, esplicitato in tutte le sue pubblicazioni, collocandolo in modo critico all’interno dell’attuale quadro di riferimento teorico. Commissario Gri La discussione è stata condotta dal candidato in termini chiari, efficaci, competenti ed esaurienti; è stata interna al settore che egli ha scelto come specifico ambito di ricerca, l’antropologia medica. 5 Commissario Resta Il candidato discute in maniera appassionata e approfondita i suoi oggetti di studio. Inquadra i temi delle sue ricerche nel dibattito disciplinare, spiegandone le interconnessioni con il piano biomedico, su cui propone riflessioni di ampio respiro. Risponde in maniera appropriata alle sollecitazioni poste da alcuni membri della Commissione, manifestando un ampio spirito critico. Commissario Colajanni Discussione di grande ricchezza, con ottimo equilibrio tra impostazione teorica e capacità di analizzare casi empirici concreti. Argomentazioni convincenti, con buoni e pertinenti riferimenti alla letteratura teorica e generale, con spunti critici rilevanti. Anche se il lavoro del candidato è limitato al campo dell’antropologia medica, sono evidenti le capacità di concepire e utilizzare una concezione ampia e integrale del sapere antropologico. Giudizio collegiale Il candidato ha discusso con ricchezza, competenza critica e passione, mostrando una conoscenza vasta e articolata delle tematiche di antropologia medica, le ragioni della propria ricerca e della propria riflessione, pur facendo riferimento alla propria produzione scientifica tutta orientata in un solo campo specialistico. - Bruno Riccio Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta Il candidato discute con competenza e proprietà la propria produzione scientifica, mostrando tuttavia riferimenti pressappoco esclusivi alla letteratura specialistica di orientamento antropologico e sociologico Commissario Faldini Il candidato discute con sicurezza il tema delle sue ricerche, i processi migratori in prospettiva multi situata, intesi come lente di osservazione della realtà, facendo riferimento all’attuale dibattito scientifico sul fenomeno. Commissario Gri Sul terreno specifico ma limitato scelto dal candidato per la sua attività di ricerca, la presentazione e la discussione, articolata, ha documentato padronanza dei temi e della relativa letteratura in ambito socio-antropologico. Commissario Resta Il candidato presenta in maniera accurata il suo oggetto di ricerca, ben inserendolo nel dibattito disciplinare. Risponde in maniera critica e propositiva alle stimolazioni della Commissione, anche se non sempre in maniera del tutto convincente, legando le esemplificazioni al contesto della sua ricerca empirica. Opera il tentativo di aprire il tema al dibattito teorico più generale, anche se l’ottica nella quale si muove rimane vincolata al campo delle migrazioni transnazionali. Commissario Colajanni Discussione ricca e competente, che mostra grande conoscenza del campo disciplinare degli studi antropologici sui fenomeni migratori, capacità critiche e buon uso della letteratura teorica. Risponde con proprietà, intelligenza e buoni argomenti alle sollecitazioni di alcuni Commissari, e tenta con 6 abilità di collocare il suo sapere sull’antropologia delle migrazioni nell’ambito più ampio dell’antropologia generale. Giudizio collegiale La presentazione e la discussione dei temi del candidato mostra ricchezza di conoscenze nel campo specifico, proprietà e padronanza, spirito critico e volontà propositiva, anche se l’ambito teorico teorico-metodologico di riferimento appare molto circoscritto al contesto specialistico - Giuseppe Domenico Schirripa Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta Il candidato espone con pacatezza le ragioni del proprio lavoro scientifico, soffermandosi su alcuni limiti segnalati dalla Commissione e offrendo, rispetto ad essi, convincente risposta. Piuttosto limitato agli oggetti specialistici del suo studio e condotto dentro limiti ormai ampiamente conosciuti sul piano generale, il quadro di riferimento teorico-metodologico. Alcune sue posizioni relative al rapporto tra antropologia medica, biomedicina e antropologia critica, risultano poco chiare. Commissario Faldini Il candidato illustra le sue linee di ricerca, discusse nelle pubblicazioni, accennando anche ad un recente cambiamento di terreno che ha rallentato negli ultimi anni la sua produzione scientifica. Traccia il percorso dei suoi studi soffermandosi sulle ragioni che lo hanno condotto dallo studio delle religioni a quello dell’antropologia medica di cui indica quelle che considera le problematiche di dialogo con la biomedicina. Commissario Gri Il candidato risponde e discute con proprietà i propri orientamenti di ricerca, i mutamenti di campo, l’interesse recente per l’antropologia coloniale, il nesso fra antropologia religiosa e antropologia medica e, infine, restando sui termini generali, alcune criticità del dialogo fra antropologia medica e biomedicina. Commissario Resta La discussione dei titoli del candidato è stata svolta in maniera soddisfacente, anche se su un piano generale e con scarsi riferimenti al campo delle sue ricerche. Commissario Colajanni Discussione ricca, ampia, mantenuta su un livello molto generale, competente e sostanzialmente convincente. Insiste in maniera particolare sui rapporti di collaborazione, scambio, e sviluppi autonomi, tra discipline mediche e ricerche antropologiche. Non sottolinea in modo fermo una funzione critica dell’antropologia nei confronti della scienza medica e in generale della biomedicina contemporanea. Giudizio collegiale Il candidato espone i propri orientamenti di ricerca e la propria competenza scientifica con pacatezza e riflessività, mostrando anche competenze specifiche, pur se mantenendosi su di un 7 piano piuttosto generale. La funzione critica dell’antropologia nei confronti della scienza medica e della biomedicina, in rapporto al proprio lavoro di ricerca, è piuttosto sottaciuta così come i quadri teorici della disciplina in rapporto con il settore sub disciplinare. - Silvia Vignato Discussione sulle pubblicazioni Commissario Faeta La candidata espone con sicurezza e proprietà le ragioni della propria ricerca scientifica, con ampi riferimenti alle concrete condizioni euristiche e, in particolare, di terreno. Qualche incertezza dimostra nel maneggiare categorie teoriche spesso in opposizione, con un certo effetto eclettico. E’ possibile altresì riscontrare una non costante chiarezza nella delineazione del suo quadro teoricometodologico di riferimento. Commissario Faldini La candidata illustra chiaramente il suo percorso di ricerca, tuttavia non discute sempre in modo lineare i suoi riferimenti teorici. Dimostra una forte conoscenza del suo specifico terreno di ricerca e discute con competenza, sollecitata dalla Commissione, il tema del lavoro femminile in Malesia. Commissario Gri La discussione dei titoli, ampia e strutturata, muove dalla ricostruzione del percorso di ricerca, chiarisce i diversi riferimenti di fondo all’interno del campo antropologico, discute in modo competente il nodo dell’approccio interdisciplinare in riferimento al campo specifico praticato. Commissario Resta La candidata espone in maniera ordinata, esauriente e soddisfacente, il suo percorso di ricerca, senza omettere difficoltà e casualità che hanno pesato sulla sua formazione. Mostra competenza metodologica e consapevolezza delle scelte teoriche operate nella sua attività di ricerca. Alcune indecisioni vanno rilevate nella presentazione dell’oggetto della ricerca, che manifestano una qualche ingenuità. Commissario Colajanni Discussione molto ricca, competente, ben organizzata e convincente, capace di identificare i grandi problemi connessi con la sua esperienza progressiva di ricerca, e di esporli con chiarezza e consapevolezza critica. Illustra bene le connessioni tra ricerche storiche, linguistiche, etnografiche e storico religiose sull’Asia sud orientale, alle quali ha dato buoni contributi . Giudizio collegiale La candidata sostiene un’ampia e strutturata discussione circa i propri titoli, con chiari riferimenti di fondo al campo antropologico specifico da lei praticato e con consapevolezza critica nell’esposizione. Qualche oscillazione nel delineare il proprio campo teorico metodologico e nel presentare alcuni nodi relativi al proprio oggetto di ricerca. - Filippo Massimo Zerilli Discussione sulle pubblicazioni 8 Commissario Faeta Il candidato discute con proprietà e competenza gli aspetti salienti della propria produzione scientifica, con riferimenti specifici all’esperienza di terreno, ma con minore aderenza e puntualità rispetto ai quadri teorici generali. In particolare, la distinzione tra storia e storiografia risulta alquanto appiattita nella pur interessante esposizione dell’interazione, soggettivamente percepita, dei due campi fondamentali d’esercizio della sua antropologia. Qualche ingenuità nel tessere le relazioni tra ricerca e riflessione antropologica e teorie e prassi contemporanee della politica. Commissario Faldini Il candidato espone in modo proprio e lineare le ragioni della scelta dei suoi temi di indagine dichiarando inoltre, senza approfondire, la sua attenzione al dialogo fra antropologia e storiografia. Situa con pertinenza i suoi lavori di storia dell’antropologia all’interno del dibattito internazionale discutendone con competenza alcune delle linee principali. Illustra quindi, sollecitato dalla Commissione, alcuni temi del suo lavoro di campo in Romania. Commissario Gri Discussione ampia e competente relativa al proprio percorso di ricerca strutturato in due ambiti distinti già indicati nel profilo elaborato sui titoli; padronanza dei temi trattati e delle correlazioni indicate in particolare nel settore della storia degli studi antropologici. Commissario Resta Il candidato ripercorre in maniera adeguata la sua carriera scientifica a partire dal doppio binario nella quale si è collocata: etnografico e storiografico. In relazione alla ricerca di campo in Romania, ancora in corso, allude ad una competenza pluridisciplinare con qualche sbavatura soprattutto nella individuazione dello specifico apporto antropologico al tema della proprietà ivi affrontato. Nel complesso, mostra maggiore competenza in relazione alla storia dell’antropologia. Commissario Colajanni Discussione molto ricca, ampia, esauriente e competente. Rivendica con intelligenza critica, ma con esempi episodicamente affrontati, le strette connessioni tra le due fasi della sua ricerca scientifica: la storia documentaria dell’antropologia da una parte e la ricerca etnografica in ambito ruraleurbano in Romania dall’altra. Si sofferma in modo problematico sul rapporto tra le norme e le pratiche statali da un lato e i comportamenti quotidiani degli individui dall’altro. Giudizio collegiale Il candidato espone in modo chiaro, competente e lineare le ragioni del proprio lavoro scientifico, con specifico riferimento sia alla storiografia disciplinare, nella quale ha dato consistenti contributi, sia alla ricerca etnografica di terreno nella Romania post-comunista. Non sempre mostrando chiarezza - però - nella delineazione del quadro teorico, sia per quel che concerne specifici aspetti legati all’antropologia giuridica, sia per quel che concerne aspetti del rapporto tra storiografia disciplinare ed etnografia da lui esperita. 9 Allegato III alla Relazione finale Giudizi individuali e collegiali relativi alla prova didattica - Leopoldo Ivan Bargna Prova didattica Commissario Faeta Esposizione chiara,ordinata, sintetica, con spunti legati sia allo specifico ambito dell’antropologia dell’arte, sia, per cenni, al più vasto ambito disciplinare. I riferimenti a una bibliografia di sostegno appaiono piuttosto esigui. Commissario Faldini Il candidato illustra con un linguaggio piano, idoneo al target degli studenti scelto, le problematiche di base per quanto appare una prima lezione di approccio all’arte africana. Pone in modo semplice elementi che ritiene utili ad una partecipazione degli studenti, identificando varie possibilità di interpretazione degli oggetti, sottolineando la necessità di situare gli stessi all’interno del loro contesto e facendo indirettamente brevi riferimenti agli studi di settore. A conclusione, scarsi riferimenti generali agli autori. Commissario Gri Prova didattica caratterizzata da una argomentazione strutturata, da buona chiarezza espositiva, attenta nel definire le finalità e a soffermarsi sugli aspetti problematici del tema. Efficace didatticamente come primo accostamento generale (talvolta eccessivamente generale) all’argomento. Commissario Resta Il candidato svolge ordinatamente e in maniera pacata il tema assegnatogli, rivolgendosi a studenti appena alfabetizzati nella disciplina antropologica e ignari di arte africana. Sceglie come tema la maternità e gli oggetti che la rappresentano, contestualizzando appena e in maniera generica le aree di provenienza degli stessi, facendo riferimento alla loro costruzione simbolica e spiegandone la funzione. Affronta alcuni nodi tematici, come quello del rapporto tra l’opera e il destinatario, mostrando le differenze con la visione occidentale. Commissario Colajanni Lezione argomentata ed espressa in un linguaggio piano e chiaramente organizzato. Accenna, più che trattare estesamente, i grandi problemi del tema proposto (rapporto tra culture europee e culture estetiche africane, contestualizzazione sociale e culturale degli oggetti, analisi simbolica e dei significati degli stessi, ecc.). Ma non ne approfondisce analiticamente alcuno, né fornisce gli stimoli per letture specifiche. Sicuramente competente, ma esiguo – nel complesso – il trattamento di questa lezione iniziale. Giudizio collegiale Il candidato espone in modo chiaro, ordinato e sintetico, i temi della sua lezione, mostrando una sufficiente attitudine didattica. La base documentaria e bibliografica della lezione stessa avrebbe necessitato di una maggiore completezza 1 - Alessandra Ciattini Prova didattica Commissario Faeta La candidata espone con ordine sistematico la propria lezione, corredandola di una serie di colte notazioni diacroniche, centrando le proprie argomentazioni sul carattere complesso e contraddittorio del sincretismo, fornendo la sua personale interpretazione del fenomeno, e appoggiandola a un concreto caso di studio. Buona l’efficacia didattica e l’aderenza al target formativo scelto. Commissario Faldini La candidata sintetizza in modo chiaro il tema complesso del sincretismo, delineandone in modo convincente l’etimologia e la storia, illustrandone in modo lineare i concetti di base oltre che alcuni nodi del dibattito antropologico, accennando anche all’iniziale apparato bibliografico di riferimento. Spunti di interpretazione e, a conclusione, uno studio di caso relativo a Cuba, forniscono alcuni strumenti di riflessione ed empirici a successive lezioni sul tema. Buona efficacia didattica. Commissario Gri Le articolazioni del tema sono esposte in maniera chiara, ordinata ed efficace, restando all’interno dell’ambito storico-antropologico-religioso. Mostra le linee essenziali del dibattito sul sincretismo in diversi contesti disciplinari; offre indicazioni bibliografiche essenziali per l’approfondimento personale da parte degli studenti. Ridotta l’esemplificazione comparativa tratta dalla letteratura antropologica. Commissario Resta La candidata organizza bene, dal punto di vista didattico, la sua lezione, rivolta a studenti già alfabetizzati sui temi dell’antropologia religiosa, focalizzandone l’oggetto principale e le fasi attraverso le quali sarà affrontato. Privilegia inizialmente l’approccio diacronico al tema. Contestualizza l’analisi del sincretismo sia con riferimenti etimologici puntuali al termine, sia rifacendosi al dibattito sviluppatosi in seno all’antropologia religiosa e alla teoria antropologica nel suo complesso, fornendo riferimenti bibliografici nel corso della trattazione, pur se non in maniera dettagliata. Spiega di seguito le posizioni funzionaliste e quelle conflittuali relative al sincretismo, finendo con il proporre definizioni personali, esemplificate attraverso il contesto delle sue ricerche. Commissario Colajanni Prova didattica di grande efficacia, ben organizzata e articolata, ricca di informazioni e di valutazioni sulle diverse tradizioni di studio che hanno affrontato il tema proposto. Puntuale nei riferimenti teorici, terminologici e concettuali, e alla storia degli studi, anche con suggerimenti bibliografici pertinenti. Non manca una proposta personale di interpretazione del fenomeno, che si accompagna ad uno sforzo critico e di sistemazione di elementi empirici di sostegno. Meno efficace il trattamento di un caso empirico cubano di sincretismo religioso. Giudizio collegiale La candidata espone la sua lezione con precisione e brillantezza, con ampi riferimenti di carattere diacronico e interdisciplinare, in particolare storico-religioso, con suggerimenti bibliografici pertinenti, appoggiandosi a un concreto caso di studio. Buona l’efficacia didattica e precisa la rispondenza al target formativo prescelto. 2 - Maria Luisa Ciminelli Prova didattica Commissario Faeta La candidata svolge la sua lezione con marcata discontinuità espositiva non centrando, in alcuni suoi passaggi, il tema proposto alla sua attenzione. Le istituzioni internazionali per la salvaguardia sono ricordate in termini generali e non presentate agli studenti nella loro articolata e differenziata realtà; l’ideologia cui esse informano la loro azione è sottaciuta, così come sottaciuti sono i concetti di base che sono interni all’ambito specifico. Le interazioni tra la teoria antropologica e le istituzioni non sono affrontate che per rapidi cenni. La sua prestazione sembra aderire più al modello espositivo di una relazione o comunicazione convegnistica che non di un’occasione didattica. Commissario Faldini La candidata illustra il tema prescelto con numerosi richiami bibliografici, riferimenti al dibattito antropologico, a casi specifici oltre che alle Convenzioni internazionali, di cui non sempre discute in modo chiaro e completo il lessico e la portata. Una certa mancanza di linearità inficia l’efficacia didattica della lezione. Commissario Gri La lezione, proposta a studenti già alfabetizzati nel settore etno-antropologico, ben definita inizialmente in una articolazione di tre momenti (vocabolario, uso pragmatico degli strumenti elaborati dalle istituzioni internazionali, confronto critico con una fase storica del dibattito negli studi italiani), risulta poi difettosa per capacità argomentativa e chiarezza espositiva. Con scarsa efficacia didattica, la lezione affronta le pratiche, le questioni, il problema del processo di formazione degli strumenti internazionali di salvaguardia e protezione, la loro diversa natura giuridica, e anche il dibattito che ha preceduto, giustificato e accompagnato la loro definizione. Commissario Resta La candidata svolge una lezione di impianto didattico poco ordinato. La dirige verso studenti di secondo livello, per i quali non ritiene opportuno definire gli oggetti della lezione, ovvero il concetto di “culture locali” e “istituzioni internazionali contemporanee” alle cui disposizioni si riferisce. Solleva problemi relativi ad una serie di convenzioni senza contestualizzarle. Affronta molti temi, dalla definizione di “popolo indigeno” a quella di “segregazione”, senza spiegarne la portata. Nel complesso la lezione appare un po’ confusa, anche se pertinente al tema assegnato e non offre una rassegna bibliografica adeguata agli studenti.. Commissario Colajanni Prova didattica ricca di riferimenti puntuali a documenti delle istituzioni internazionali (Dichiarazioni, Convenzioni, Accordi) dedicati al tema della salvaguardia e/o protezione delle culture locali (indigene e popolari). Inizialmente ben organizzata e programmaticamente ben divisa. Nel complesso del suo svolgimento, in realtà, molti dati risultano affastellati con un non sempre coerente disegno espositivo. Una buona attenzione è dedicata alle differenze terminologiche e concettuali nei termini che appaiono nei documenti ufficiali; meno approfondita la parte che riguarda gli usi concreti delle posizioni teorico-concettuali nell’azione pratica, e meno ancora la parte riguardante l’efficacia concreta di questi documenti e di queste iniziative nella vita quotidiana dei popoli che ne sono destinatari. Interessante la critica alla utilizzazione di concetti antropologici nei citati documenti (cultura, tradizione, ecc.). Nel complesso, un intervento abbastanza ricco ma non sempre ordinato né didatticamente efficace. 3 Giudizio collegiale La candidata effettua la sua lezione, che offre un tentativo di sintesi ordinata della difficile e complessa letteratura sulle azioni e sui documenti delle istituzioni internazionali nel campo della protezione e salvaguardia delle culture locali, con alcune incertezze espositive. La realtà delle istituzioni internazionali è presentata in modo piuttosto indifferenziato, mentre le relazioni tra teoria antropologica e ideologia specifica delle istituzioni non sono delineate che per rapidi cenni. Tutto ciò riduce l’efficacia didattica. - Francesca Declich Prova didattica Commissario Faeta La candidata espone con ordine e proprietà, con alcuni riferimenti ai testi di una bibliografia proposta e distribuita ai discenti, con esempi significativi, la tematica da lei prescelta. Più sviluppato l’aspetto relativo alla descrizione elencativa delle condizioni di genere nelle situazioni di non-sviluppo, che non quello relativo alle pratiche e, soprattutto, alle basi antropologiche delle teorie dello sviluppo programmato. Commissario Faldini La candidata illustra in modo competente il tema prescelto, offrendo esemplificazioni, dati quantitativi e bibliografici di base, e riferendosi alle normative internazionali e al dibattito scientifico sull’argomento, ben padroneggiati. Tuttavia, lo scarso ricorso ad alcuni nodi interpretativi dell’antropologia, oltre che a un linguaggio e ad una argomentazione a volte discontinui nel livello, diminuiscono l’efficacia didattica della lezione. Commissario Gri In apertura di lezione, la candidata presenta la base bibliografica per l’approfondimento, introduce il tema a partire da dati quantitativi riferiti alla discriminazione di genere nel settore educativo; presenta poi e discute nozioni, distinzioni, questioni fondative per l’argomentazione complessiva. Fa largo uso di situazioni esemplificative, a sostenere una proposta didattica ben articolata, ma che si configura eccessivamente densa nei contenuti per garantire una reale e buona efficacia didattica. Commissario Resta La candidata inizia la lezione presentando la problematica in oggetto anche dal punto di vista quantitativo, permettendo immediatamente agli studenti di secondo livello, ai quali la lezione è destinata, di orientarsi sul problema affrontato. Preliminarmente distribuisce una breve bibliografia che, eventualmente, può aiutare gli studenti ad approfondire temi in cui si compone la problematica complessiva. Discute argomenti che ritiene di importanza fondamentale, spiegandone le implicazioni in contesti di sviluppo, con esempi presi dalla letteratura antropologica nel suo complesso, e presenta i diversi approcci che possono essere usati per affrontarli. Adopera una terminologia specialistica, che si occupa di spiegare semplicemente ma dettagliatamente agli studenti. Di conseguenza, la resa didattica è buona e accattivante. Commissario Colajanni Prova didattica di ottima efficacia, densa e ricca di dati e informazioni, ben organizzata e distribuita nei diversi argomenti. Presenta con precisione e con spirito critico i diversi orientamenti prevalenti e succedutosi negli ultimi decenni, nelle politiche e nelle strategie di sviluppo sociale per le donne in società in via di sviluppo, da parte delle diverse istituzioni internazionali, identificandone le 4 logiche soggiacenti e la struttura compositiva, anche con riguardo a temi importanti come i pregiudizi e le presupposizioni culturali nella visione della famiglia, delle attività economiche femminili, dei bisogni di genere. Si sofferma soprattutto sugli aspetti socio-economici della condizione femminile rispetto alla progettazione dello sviluppo economico, ponendo in minore rilievo gli aspetti della simbologia, degli elementi del rituale, delle rappresentazioni reciproche di genere, e così via. Giudizio collegiale La candidata espone i temi della sua lezione con proprietà, opportuni riferimenti bibliografici e, soprattutto, pragmatici, dimostrando approfondita conoscenza degli argomenti trattati e notevole capacità di padroneggiarli. Qualche riserva desta, in alcuni dei Commissari, l’efficacia didattica della sua esposizione - Antonietta Di Vito Prova didattica Commissario Faeta La candidata espone con ordine e chiarezza, dimostrando di possedere i termini essenziali degli argomenti trattati, la propria lezione. I riferimenti alla teoria sub disciplinare nella sua diversa articolazione sono presenti, le referenze ad autori e ad aspetti della riflessione internazionale contemporanea sono ben presentate e la tematizzazione è proposta in modo didatticamente efficace. Commissario Faldini La candidata svolge la sua esposizione in modo chiaro e lineare illustrando, con una sintesi degli autori principali e dei loro orientamenti, la genesi e lo sviluppo dell’antropologia dell’educazione. In seguito precisa il suo posizionamento in seno alla disciplina. Porge gli argomenti in modo molto pacato, ben adeguato al target di studenti che ha proposto. Commissario Gri La struttura della lezione dedicata all’antropologia dell’educazione, ben organizzata dal punto di vista didattico, prevede un primo momento dedicato alla storia di quell’area specialistica, alcuni riferimenti concettuali e bibliografici fondamentali, la definizione dell’oggetto di studio ristretto alla comunità scolastica, e con attenzione particolare al tema del fallimento e dei contesti interculturali. Il quadro delineato appare manchevole, forse, di una prospettiva antropologica e comparativa più ampia. Commissario Resta La prova didattica della candidata risulta ordinata e ben strutturata. Presenta la letteratura internazionale, attraverso la quale sviluppa i temi principali inerenti il dibattito interno relativo all’antropologia dell’educazione, utilizzando in maniera appropriata anche esemplificazioni interne alle teorie sviluppate nella storia della disciplina. Suggerisce alcune letture utili per gli studenti, individuando quelle accessibili nel panorama nazionale. Commissario Colajanni Prova didattica ricca ed efficace, che offre un panorama storico e anche aggiornato dei contributi principali, di teoria e di metodo, nel campo dell’antropologia dell’educazione, con ampi riferimenti anche alle dinamiche istituzionali della scuola. Discute il concetto di “resistenza scolastica”, quello 5 di “dissonanza affettiva” e insiste sulla utilità dell’analisi dei rituali scolastici. Meno efficaci i riferimenti, limitati, all’importanza e alla utilizzazione della pratica etnografica in questo campo. Giudizio collegiale Chiarezza e linearità caratterizzano una prova didattica di buon livello che mostra questioni propedeutiche essenziali dell’area sub disciplinare prescelta, con una pacata esposizione finale di alcuni aspetti del proprio posizionamento teorico e metodologico. - Cecilia Pennacini Prova didattica Commissario Faeta Chiara e precisa l’esposizione della candidata che si fonda innanzitutto sull’armamentario critico della storia dell’Africa, presentato con intento propedeutico ma con ricchezza di sfumature critiche. Aspetti delle istituzioni della sovranità nell’area oggetto di attenzione sono esaminati dal punto di vista più propriamente antropologico culturale e sociale, con particolare riferimento ai quadri di organizzazione burocratica e politica e ai processi di incontro e di scontro tra contadini e pastori. La descrizione dei tratti storico-culturali dell’area è posta correttamente in relazione con alcuni dei quadri teorici più aggiornati relativi ai problemi di costruzione identitaria in relazione alle nozioni di conflitto e di confine. Commissario Faldini La candidata definisce la complessa area dei Grandi Laghi, per poi procedere ad un esame delle principali fasi storiche che hanno portato alla sua attuale configurazione. Fornisce molti riferimenti bibliografici aggiornati e pertinenti, presentando gli autori in modo critico, oltre ad un primo caso di studio emblematico, il regno Nyoro, dopo il quale, con una breve digressione teorica, accoglie e propone una griglia di lettura dell’area basata sulla frontiera. L’esposizione, molto chiara, precisa e accattivante, rivela grande competenza oltre che forte capacità di sintesi nella presentazione agli studenti, di un’area tanto complessa. Molto buona l’efficacia didattica. Commissario Gri La lezione, organica e funzionalmente sintetica, muove dalla delineazione delle caratteristiche ecologiche, della storia di lungo periodo delle popolazioni (presentando e discutendo il problema delle fonti) affrontando il problema della definizione regionale unitaria in dialettica con la complessità delle classificazioni interne ed imposte dall’esterno all’area. Lezione caratterizzata da esemplare chiarezza espositiva, capacità di argomentazione, uso di una esemplificazione selettiva specifica, capace di rendere didatticamente efficace la sua trattazione. Commissario Resta La candidata imposta correttamente una lezione per il livello magistrale, fornendo ampi riferimenti bibliografici di carattere internazionale. Affronta inizialmente in chiave storica l’illustrazione di dinamiche in grado di illuminare l’uso di categorie essenziali per la storia regionale. Presenta in forma critica le fonti su cui è possibile ricostruire i processi di lunga durata che l’hanno investita, senza trascurare l’ecosistema di riferimento. La riproposizione in chiave storica le consente di esemplificare agli studenti come nel tempo sia mutata la funzione di alcune categorie che nella storia della disciplina appaiono oggi meno flessibili che in origine. Affronta il problema del bilanciamento del potere a partire dal lavoro storico di Beattie sui Nyoro, mostrando come il 6 concetto di etnia vada accolto qui nella sua dimensione dinamica e discontinua. Passaggio che le consente di presentare sinteticamente il dibattito sul concetto di etnia e di fornire una breve indicazione bibliografica sul concetto di frontiera che la candidata suggerisce agli studenti di essere particolarmente utile per questa zona. Commissario Colajanni Prova didattica eccellente, per organizzazione dei dati, coerenza espositiva ed efficacia didattica, che affronta con grande competenza un difficile problema di definizione e analisi di un’area culturale, utilizzando con sapiente sintesi le fonti storiche (in una dimensione della “lunga durata”) e le descrizioni etnografiche, anche sulla base di una buona introduzione riguardante l’ecologia della regione. La presentazione delle fonti è realizzata con opportuna capacità critica e di collocazione nel loro contesto di produzione. Opportuno riferimento critico alle teorie della etnogenesi e alle responsabilità storiche e politiche della presenza europea, nell’area CongoRwanda-Burundi, in epoca coloniale. Giudizio collegiale La candidata espone in modo chiaro, sintetico, documentato e aggiornato, il tema della sua lezione, ricostruendo i processi di lunga durata riguardanti l’area, presentata nelle sue coordinate essenziali di ecosistema relativamente unitario, con ampi riferimenti alla storia politica e sociale, così come alla realtà antropologica, e con un buon ricorso alla dimensione teorica e ai quadri teorici attuali della disciplina. Efficace la sua prestazione didattica. - Ivo Quaranta Prova didattica Commissario Faeta Chiara esposizione, con un breve esordio di autobiografia intellettuale di netta modernità pedagogica, che coordina in modo brillante ed efficace le competenze specialistiche con la più vasta problematica antropologico-culturale e sociale, mostrando piena padronanza degli strumenti teorici e metodologici. Ottima efficacia didattica e precisa aderenza al target formativo prescelto. Commissario Faldini Dopo aver illustrato brevemente la propria biografia professionale, il candidato prosegue mettendo a confronto l’ambito dell’antropologia medica con quello biomedico, per poi illustrare le politiche e dinamiche di quest’ultimo che, in certe condizioni, hanno anche contribuito alla diffusione dell’HIV. Fornisce aggiornati riferimenti bibliografici, illustra analisi antropologiche relative alle politiche dell’OMS, e traccia la curva della programmazione biomedica rispetto alle modalità per affrontare l’HIV, intervento che ha generato contraddizioni su cui l’antropologia si è interrogata, discutendo nuovi parametri relativi al diritto all’accesso alle terapie. Lezione chiara, brillante, ben condotta ed efficace sul piano didattico. Commissario Gri Definiti i contorni della propria competenza, del tema e della lezione specifica, il candidato illustra il confronto fra prospettive antropologiche e prospettive mediche, con riferimento analitico al modello biomedico e alle nozioni di malattia e al riduzionismo che lo caratterizza. Puntuale, competente e ricco di riferimenti è il richiamo agli sviluppi e alle contraddizioni dei progetti di controllo dell’epidemia da un lato e dall’altro alle ricerche antropologiche sui codici culturali delle 7 società destinatarie dei progetti stessi. Indica con chiarezza le condizioni per una integrazione delle due prospettive analizzate in apertura. Esposizione efficace, chiara, argomentata. Commissario Resta Il candidato affronta una lezione destinata a studenti post-graduati, non di ambito esclusivamente antropologico, condizione che lo spinge ad introdurre in chiave critica l’approccio biomedico, proponendo una lettura in prospettiva antropologica dei contesti di salute-malattia, sofferenza.benessere, ecc. Usa quindi questo apparato concettuale, di cui mostra grande padronanza, per spiegare la fallacia delle politiche sanitarie messe in atto per contrastare l’HIV. Alla luce di una vasta letteratura internazionale concentra l’attenzione sui fattori culturali che condizionano i comportamenti collettivi che si determinano come fattori di rischio e solleva il tema della violenza strutturale collegata alle politiche di aiuti. La lezione risulta chiara, efficace sul piano didattico ed incisiva. Commissario Colajanni Prova didattica molto ricca, coerente, ben organizzata e appassionata. Essa mostra una grande competenza, sia nelle letture generali e teoriche sul tema, sia nell'esame critico delle numerose ricerche empiriche. L’analisi rivendica con energia l’utilità non di una visione culturalista delle basi di costume sociale che giustificherebbero con la loro eliminazione un successo nella lotta contro l’AIDS, ma invece dello studio accurato delle concezioni e delle pratiche sociali e politiche legate a questa malattia, e soprattutto di potenziare le capacità di azione dei soggetti, il riconoscimento di diritti e l'acquisizione di poteri in senso complessivo e generale. La stretta fusione tra gli studi, le ricerche teoriche, la lotta ai pregiudizi e alle presupposizioni infondate della scienza medica da una parte, e le proposte applicative di azione riformatrice dall’altra, è molto apprezzabile. È anche esemplare in questa prova didattica, che rivendica un possibilità di stretta collaborazione e scambio eguale tra antropologia e discipline mediche, l’equilibrio tra teoria antropologica e pratiche mediche. Giudizio collegiale Il candidato tiene la propria lezione con puntualità, sinteticità, efficacia didattica assai elevate. Mostra sicura competenza sia nel campo specialistico dell’antropologia medica e dello specifico argomento da lui scelto, sia nell’ambito del più vasto scenario disciplinare. Le nozioni sono affrontate con chiara e analitica competenza e con uno sguardo critico che pone in luce, con taglio radicale, le potenzialità euristiche e gnoseologiche dell’antropologia contemporanea. - Bruno Riccio Prova didattica Commissario Faeta Il candidato illustra il tema della propria lezione, soffermandosi in modo particolare sulle relazioni sociali in rete, con riferimenti esemplificativi all’etnografia e all’antropologia nazionale, ma con valutazione della prospettiva antropologica internazionale, e sulle questioni d’identità in rapporto alle relazioni etniche e alle loro prospettive di categorizzazione. Piuttosto in ombra restano le tematiche centrali della lezione, e in particolare gli specifici apporti disciplinari rispetto alla pratica di terreno. Commissario Faldini 8 Il candidato sviluppa una lezione nella quale, attraverso riferimenti bibliografici, tenta di delineare gli elementi che rendono importante ed essenziale nello studio delle migrazioni l’apporto dell’antropologia, privilegiando però la discussione su alcuni temi riguardanti le relazioni sociali, il cambiamento culturale, le identità, di cui discute alcuni aspetti specifici, perdendo a volte un po’ di vista il tema prescelto, specie per quanto riguarda la ricerca di campo. Commissario Gri Il candidato delinea un troppo breve profilo dello specifico antropologico intorno ai fenomeni della mobilità e della dinamica culturale, individuandolo in particolare nella pratica etnografica e nella sensibilità euristica. Illustra gli aspetti del fenomeno migratorio che più interessano la ricerca antropologica: reti sociali, cambiamento, identità ed etnicità, interconnessione di contesti, ecc. L’esposizione conferma padronanza dei temi generali, capacità di articolazione, e mostra capacità argomentativa e chiarezza. Commissario Resta Il candidato contestualizza la lezione in un corso di laurea magistrale destinato all’analisi del fenomeno migratorio. L’approccio storico-descrittivo che utilizza in apertura, completato dall’analisi di rete, di cambiamento socio-culturale e di identità etnica, dimostra la competenza maturata sul tema. Accentua con qualche difficoltà la differenza tra la prospettiva antropologica e quella sociologica rispetto al tema. Il riferimento alle ricerche teoriche ed empiriche italiane e straniere è ripetuto, ma sempre in maniera sfumata. Nel complesso, nonostante la competenza mostrata, la lezione risulta poco incisiva. Commissario Colajanni La prova didattica mostra competenza bibliografica, chiarezza concettuale ed esperienza diretta di ricerche empiriche nel campo delle migrazioni. L’intervento è concentrato soprattutto sulle basi teoriche e concettuali dell’antropologia sociale, a partire dai grandi antenati degli anni Cinquanta, che hanno ispirato lo studio delle dinamiche sociali e culturali che si accompagnano ai processi migratori. Poco in rilievo le specificità dell’antropologia quanto alla creazione dei suoi documenti attraverso la ricerca etnografica. Buona soltanto la notazione dell’attitudine della ricerca antropologica a enfatizzare le connessioni tra la quotidianità, i costrutti ideologici e il campo degli interessi e dei progetti degli attori sociali. Nel complesso prova didattica di non grandissima efficacia, e non del tutto pertinente rispetto alla specificità del tema scelto. Giudizio collegiale Il candidato svolge la propria lezione tentando di delineare gli elementi centrali dell’apporto antropologico nello studio delle dinamiche migratorie, soffermandosi però più sui fenomeni correlati ad esse, che non sul suo tema centrale, scelto come argomento della prova. La pratica etnografica, nominata, non viene analizzata a fondo e la posizione del lavoro di campo nel suo contesto resta in ombra. Appare nondimeno capacità argomentativa e chiarezza di esposizione. - Giuseppe Domenico Schirripa Prova didattica Commissario Faeta Il candidato espone con ordine e sistematicità la propria lezione, con ampi richiami all’ambito teorico-metodologico di riferimento, e con efficaci anche se sintetici accenni diacronici. L’efficacia didattica, legata anche alla sua pacata attitudine espositiva, appare buona. 9 Commissario Faldini Il candidato sviluppa in maniera pacata e lineare una lezione sul tema prescelto, nella quale, attraverso citazioni e ampi riferimenti bibliografici delinea con proprietà e competenza come nasca il concetto di salute nell’ambito dell’interazione tra gli organismi internazionali e le istituzioni statali e locali. Facendo brevemente riferimento alle politiche di medicalizzazione derivate dal rapporto fra politiche internazionali e strutture locali, a conclusione analizza con proprietà il tema della professionalizzazione della medicina tradizionale, accennando nello specifico al caso del Ghana. Buona l’efficacia didattica, adeguata al target prescelto. Commissario Gri Illustra in apertura la complessità del tema, delle principali correlazioni interne; appoggia l’esposizione ad alcune citazioni e indicazioni bibliografiche fondamentali; annuncia ma non sviluppa concretamente uno studio di caso; discute con competenza le nozioni terminologiche, metodologiche e teoriche (potere, salute, governo della salute, processi di medicalizzazione, professionalizzazione) richiamando alcuni spunti di storia della medicina. Esposizione chiara, ordinata e competente, rimasta forse troppo generale per una piena efficacia didattica. Commissario Resta Il candidato svolge la sua prova didattica rivolgendosi ad un pubblico post-graduato e la inserisce all’interno di un corso. Scelta motivata con la complessità dell’argomento che richiede una precedente, seppure relativa, competenza disciplinare. Propone di considerare come punto di partenza per affrontare il tema delle politiche sanitarie la problematizzazione dei concetti di salute e malattia, declinata anche in prospettiva storica, concetti entrambi che definisce in chiave relativa. Usa con competenza la letteratura specialistica e promette di adoperare la tecnica dei casi per presentare in concreto la funzione che il sapere antropologico potrebbe avere in campo medico e nelle politiche degli organismi mondiali per la sanità. La prova in sé soddisfacente, appare nel complesso poco incisiva. Commissario Colajanni Prova didattica organizzata, ricca di dati, competente. Affronta con chiarezza, in primo luogo e in tutto il corso della trattazione, soprattutto le questioni generali e preliminari per il tema scelto, cioè il rapporto malattia-potere (la medicina come “macchina di potere”), le modificazioni nel concetto di salute, il processo di medicalizzazione proprio della società moderna. Meno approfondito l’argomento centrale, cioè quello delle linee guida che le istituzioni politiche e sanitarie propongono per realizzare i loro fini di pianificazione per la salute pubblica, e l’analisi delle fasi di gestione delle loro iniziative. Uno studio di caso in Ghana (sulla professionalizzazione della medicina tradizionale) viene solo accennato, e svolto in maniera più intensa solo alla fine dell’intervento. Giudizio collegiale Il candidato sviluppa in modo pacato e lineare la sua traccia didattica, con ampi e chiari richiami all’ambito teorico-metodologico di pertinenza e con qualche riferimento, in realtà piuttosto sintetico, al suo terreno in Ghana. Le pratiche di medicalizzazione derivate dal rapporto tra realtà internazionale e strutture locali sono brevemente indagate, anche con alcune opportune notazioni di ordine diacronico. La sua esposizione, centrata sulla problematizzazione di certe nozioni cardine dell’area sub disciplinare, si appoggia ad alcune fondamentali indicazioni e citazioni bibliografiche. Meno approfondito il nucleo centrale della sua lezione, anche in rapporto a una tenue individuazione antropologica della nozione di “politiche”. 10 - Silvia Vignato Prova didattica Commissario Faeta La candidata espone la propria lezione con ordine e chiarezza, con concreto riferimento a un caso di terreno, non so quanto è proprio rispetto al tema specifico, presentato però con ricchezza di particolari. Si propone di esplorare le relazioni intercorrenti tra memoria e costruzione del sé in epoca contemporanea, con una forte centratura sulla soggettività e con una critica alle teoria di Halbwachs, giudicate inclini a una definizione sociologica della memoria e dei suoi quadri. Il ricorso alla bibliografia, distribuita agli studenti, è essenziale ma pertinente e non scontato. Commissario Faldini La candidata inizia la lezione distribuendo una sintetica bibliografia ed illustrando in sintesi i diversi punti della lezione stessa. Partendo brevemente dal tema generale della memoria e della sua morfologia, e riferendosi con competenza a studi specifici, sposta tuttavia subito le sue argomentazioni nel campo del processo etnografico con l’esposizione, peraltro chiara e lineare, di due esempi di storie di vita tratte dal suo terreno specifico di Penang, nell’ambito delle quali analizza la narrazione e l’incorporazione delle pratiche sociali anche dal punto di vista psicologico. Lezione chiara, ma che non segue del tutto quanto enunciato all’inizio dalla candidata. Commissario Gri L’esposizione, chiara e ordinata, è adeguata al versante alto del livello di formazione prescelto. Offre indicazioni bibliografiche precise per l’approfondimento da parte degli studenti. La buona, ma troppo ancorata e analitica, esemplificazione etnografica limita in parte l’efficacia didattica di una lezione che prevedeva una dichiarata articolazione più ampia. Commissario Resta La candidata destina la propria lezione ad un insegnamento per la laurea specialistica, promettendo di affrontare alcuni nodi metodologici. La svolge in maniera ordinata e pacata ma anche ricca, proponendo sin dall’inizio sia le chiavi teoriche presenti nella letteratura sull’argomento, sia casi concreti. Specifica la prospettiva personale che sceglie per la lezione, dedicandola alla memoria soggettiva. Distribuisce una breve bibliografia che giustifica il modo in cui ha costruito la propria lezione. La prospettiva prescelta la porta ad escludere parte del dibattito disciplinare dedicato al tema. La dettagliata presentazione dei casi etnografici tratti dal terreno della sua ricerca la porta ad argomentare con dovizia di particolari questa parte della lezione ma meno le disposizioni teoriche enunciate all’inizio. Scelta coraggiosa, che tuttavia limita l’efficacia della prova didattica. Commissario Colajanni Prova didattica di grande ricchezza, ben organizzata, e che mostra una buona integrazione tra quadri teorici di riferimento, problemi generali, e spunti bibliografici da una parte, e analisi e discussione di casi empirici dall’altra. Presenta due casi diversi di adozione e di memoria e ricordo in Malesia, che illustrano abbastanza bene il tema. Approfondisce bene l’argomento della opposizione tra ricordo e oblio (con riferimento anche al futuro, alla progettualità del sé), ma anche frutto di scelte specifiche dei soggetti, in dipendenza dalla loro posizione in contesti socio-culturali mutevoli, e dalle loro strategie vitali. Il quadro di riferimento è ricco di rimandi pertinenti ad autori classici sul tema (come Halbwachs, Bloch, Augé, Bourdieu), ma anche ad autori recenti che affrontano l’argomento con buoni saggi etnografico-teorici (Carsten, Berliner). Buona la resa didattica. 11 Giudizio collegiale La candidata espone la propria lezione con ordine e chiarezza preceduta da un utile, essenziale e mirata sul proprio intervento, bibliografia critica. L’esposizione di un concreto caso etnografico da lei studiato, che possiede forti implicazioni di ordine psicologico, trattando con efficacia il complessi legami esistenti tra memoria e oblio, presenta qualche difformità con il quadro teorico enunciato e toglie ad esso spazio nell’economia complessiva del discorso, limitando in parte l’efficacia didattica. - Filippo Massimo Zerilli Prova didattica Commissario Faeta Il candidato espone in modo chiaro, argomentato, metodologicamente accorto, la propria lezione, con ampi e – a volte poco noti – riferimenti alla letteratura e agli autori, specialmente francesi. Qualche approssimazione nella delineazione del quadro storico italiano e nell’individuazione delle motivazioni teoriche generali sottese alla rimeditazione del meticciato in prospettiva dell’antropologia contemporanea. Buona la resa didattica. Commissario Faldini Il candidato introduce con proprietà e linearità i contenuti di quella che dichiara essere una lezione introduttiva, illustrando gli obiettivi del corso e la sua metodologia, che prevede una lettura antropologica di autori anche meno noti, nell’ambito di una comparazione tra le tradizioni francese ed italiana. Il candidato prosegue l’illustrazione del corso analizzando brevemente, ma con chiarezza, le sue articolazioni fondamentali, in particolare: il modo in cui gli studiosi francesi, tra Ottocento e Novecento, hanno plasmato e in seguito riaffrontato il panorama delle tradizioni monogeniste e poligeniste; la comparazione con le posizioni di alcuni studiosi italiani; il tema del meticciato nel contesto fascista; alcune connessioni con il dibattito contemporaneo. Fornisce indicazioni bibliografiche pertinenti, dimostra competenze e capacità di sintesi, tiene una lezione chiara, efficace, coerente con il target di studenti prescelto. Commissario Gri La lezione è dichiarata introduttiva a un ciclo più largo; si propone come correttivo ai quadri convenzionali offerti dalla manualistica; allo scopo di allargare il quadro conoscitivo relativamente al rapporto tra biologico e sociale, così da rilanciare nell’antropologia della contemporaneità alcuni temi fondamentali per l’approccio critico alla storia disciplinare e per un più consapevole avvicinamento alla ricerca sul campo. Propositi, finalità, implicazioni, sono didatticamente ben inquadrati. Molto buona la capacità argomentativa, la sintesi nella presentazione di figure e questioni, così come l’incastro di elementi esemplificativi. Commissario Resta Il candidato non colloca esattamente la propria lezione, destinandola a studenti di corsi di primo o di secondo livello, che abbiano già frequentato un corso di storia dell’antropologia. Specificando che la sua prova didattica è da considerarsi introduttiva di un intero corso, sceglie di privilegiare il punto di vista dell’antropologia fisica o naturalistica all’interno della comparazione tra la tradizione francese e quella italiana. Sceglie anche di focalizzare il corso sugli autori che tradizionalmente hanno meno spazio nella storia dell’antropologia o, addirittura, ne sono stati esclusi. La lezione, vibrante e partecipata, è chiara e didatticamente comunicativa, completa di spunti bibliografici e nel complesso abbastanza ricca. 12 Commissario Colajanni Buona prova didattica, ben organizzata, convincente, ricca di dati e di competenze bibliografiche nell’argomento scelto, e mostra anche ottime capacità di sintesi e abilità nella scelta degli snodi storico-teorici più rilevanti sul tema del meticciato e sui dibattiti che ha suscitato nel lungo arco di tempo di riferimento. Propone una prospettiva originale che privilegia autori meno conosciuti, e che enfatizza una lettura antropologica degli studi dell’antropologia fisica e naturalistica dell’Ottocento e del primo Novecento, come parte di una “scienza generale di sintesi della specie umana”, che lentamente genera al suo interno una particolare autonomia dell’antropologia socio-culturale rispetto a quella biologica. Efficace la comparazione critica tra le due tradizioni di studi antropologici, quella francese e quella italiana, nella quale il fondamentale tema della opposizione tra “monogenisti” e “poligenisti” assume connotazioni differenti. Insiste sulle polemiche tra Quatrefages e Broca a proposito degli incroci tra gruppi umani diversi (in termini positivi o negativi, degenerativi). Mette bene in evidenza l’influenza che sul tema proposto esercita l’incremento progressivo delle ricerche sul terreno. Conclude con un rapido riferimento a una “etnografia dei contesti intellettuali” in epoca fascista italiana e con una opportuna identificazione dei grandi problemi generali che scaturiscono da una lettura critica della storia degli studi antropologici. Ottima l’efficacia didattica. Giudizio collegiale Il candidato espone con proprietà e linearità e in modo metodologicamente accorto i contenuti della sua lezione, considerata di introduzione a un corso di media durata. Incisiva la padronanza storiografica, specialmente per quel che concerne il contesto d’oltralpe. Pertinenti i rinvii di ordine teorico. Le motivazioni di tipo epistemologico appaiono interessanti e stimolanti, anche se – quando riferite ad aspetti della riflessione critica contemporanea – sono accennate. Alta l’efficacia didattica. 13 Allegato IV alla Relazione finale Giudizi complessivi finali - Leopoldo Ivan Bargna Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto, all’unanimità, concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione per la votazione finale. - Alessandra Ciattini Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo di studiosa matura, che risponde in maniera del tutto soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto all’unanimità, anche tenendo conto dell’originalità e dell’innovatività della sua produzione scientifica e del rigore metodologico, evidente in tutti i suoi lavori, concorda nel fatto che la candidata debba essere presa in considerazione per la votazione finale. - Maria Luisa Ciminelli Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto, all’unanimità, concorda nel fatto che la candidata possa essere presa in considerazione per la votazione finale. - Francesca Declich Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto, all’unanimità, tenendo conto della ricchezza e qualità dei suoi contributi, concorda nel fatto che la candidata possa essere presa in considerazione per la votazione finale. - Antonietta Di Vito Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera sufficiente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. - Cecilia Pennacini Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo di studiosa matura, che risponde in maniera del tutto soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella 1 riunione preliminare. La commissione pertanto all’unanimità, anche tenendo conto dell’originalità e dell’innovatività della sua produzione scientifica e del rigore metodologico, evidente in tutti i suoi lavori, concorda nel fatto che la candidata debba essere presa in considerazione per la votazione finale. - Ivo Quaranta Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera più che soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto all’unanimità, anche tenendo conto della ricchezza dei suoi contributi scientifici, concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione per la votazione finale. - Bruno Riccio Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto, all’unanimità, concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione per la votazione finale. - Franca Romano Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni, la commissione ha potuto rilevare un profilo che risponde in maniera del tutto soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione però non può esprimere un giudizio complessivo finale, poiché la candidata è risultata assente nelle due ultime prove relative alla discussione dei propri titoli e alla prova didattica. - Giuseppe Domenico Schirripa Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto, all’unanimità, tenendo conto anche del rilievo di alcuni suoi contributi, concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione per la votazione finale. - Silvia Vignato Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera abbastanza soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto, all’unanimità, tenendo conto anche del rilievo di alcuni suoi contributi, concorda nel fatto che la candidata possa essere presa in considerazione per la votazione finale. - Filippo Massimo Zerilli Giudizio complessivo: Dall’analisi comparativa dei giudizi relativi al curriculum, ai titoli, alle pubblicazioni e alla discussione delle stesse, nonché alla prova didattica, la commissione rileva un profilo che risponde in maniera soddisfacente ai criteri di giudizio individuati e formulati nella riunione preliminare. La commissione pertanto, all’unanimità, tenendo conto anche del rilievo di alcuni suoi contributi e dell’efficacia della sua prestazione didattica, concorda nel fatto che il candidato possa essere preso in considerazione per la votazione finale. 2