Il cervello aumentato, l`uomo diminuito

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Il cervello aumentato, l’uomo diminuito
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Il cervello aumentato, l’uomo diminuito
4 febbraio 2016
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di Paolo Bartolini
È di recente pubblicazione uno degli
ultimi lavori del filosofo e psicoanalista
Miguel Benasayag. Il cervello
aumentato, l’uomo diminuito, esce
per le Edizioni Erickson e si presenta
come un tassello fondamentale per
ripensare le sfide della complessità al
crocevia tra neuroscienze, politica e
antropologia.
L’autore riesce ad annodare fra loro le
derive dell’attuale economia di mercato
e le evoluzioni (involuzioni?) delle
tecnologie digitali che ci stanno portando, a tutta velocità, in un altro mondo dove le struttura miste
(organismi­macchine) perdono ogni rapporto con i fini umani per vivere una specie di vita propria.
Quando ci interroghiamo sul dominio capitalistico e sugli ibridi da esso prodotti – fermo restando che
tutti i collettivi umani generano ibridi che evidenziano l’inscindibilità dei falsi opposti natura/cultura –
dovremmo riflettere maggiormente sull’influsso che le logiche del potere esercitano sulla nostra
mente e persino sui circuiti cerebrali del nostro cervello. Quest’ultimo, ricorda Benasayag, viene
scolpito dalle esperienze di vita.
Non esiste dunque un essere umano uguale all’altro, sebbene la cultura di appartenenza orienti da
subito le traiettorie di sviluppo dei singoli e li metta in forma in modi peculiari. Il punto critico è il
seguente: la digitalizzazione estrema della cultura, più che scolpire il cervello umano (cervello che
non è mai separato, a se stante, ma sempre parte di un corpo connesso all’ambiente in un
accoppiamento strutturale che co­evolve nel tempo), tende a produrre superfici lisce, a semplificare
fino all’estremo la complessità psichica e neurofisiologica, imponendo la logica del codice binario
proprio dell’informazione elettronica. Può così scrivere l’autore:
«Se ogni pratica modifica il cervello in un corpo, la pratica che si restringe all’informazione
meramente codificata modifica di meno e in modo non radicato; le informazioni, in questo senso, non
saranno conoscenze che scolpiscano il cervello ma conoscenze che, semplicemente e sempre di più,
circolano nel cervello. Ogni volta più separato dal corpo, dalla sua fonte principale di conoscenza e
pensiero, il cervello si trasforma così, a poco a poco, in una lastra di gestione di informazioni che non
modellano il cervello perché non passano per il corpo» (p. 72).
A questo dobbiamo aggiungere la sollecitazione costante dei meccanismi fisiologici di stimolo­
risposta: il consumo compulsivo – anche di “beni immateriali” come quelli diffusi dai mass media e
dalle nuove tecnologie – produce a livello cerebrale un’attivazione cronica dei circuiti di ricompensa
dopaminergici. Ecco dunque che il piacere si riduce al suo stato più elementare e ripetibile,
precipitando facilmente in dipendenza.
La complessità crescente dello scenario­mondo nelle sue interconnessioni economiche, tecnologiche
ed ecologiche suscita, in gran parte dell’umanità (soprattutto quella meno avvertita e critica), una
ricerca ansiosa di semplificazioni che possano placare l’angoscia per il futuro – inteso ormai come
minaccia, secondo la tesi di Benasayag già espressa nel famoso “L’epoca delle passioni tristi”.
In tal senso il potere, non insuperabile ma ancora insuperato, del sistema in cui viviamo e che
chiamiamo capitalismo spettacolare integrato, risulta distruttivo e vincente perché unisce nel suo
agire automatico le seguenti operazioni: separazione e frammentazione sociale e psichica; produzione
di una pletora di informazioni che presuppongono un soggetto ricevente “liscio”, disabituato
all’esperienza come vissuto corporeo e coinvolgimento esistenziale; ripetizione continua del suo
principio implicito: l’accumulazione quantitativa e la semplificazione del calcolo razionale che ad essa
si associa.
Il libro di Benasayag illumina questo circolo vizioso e lo fa senza scadere nella tecnofobia,
promuovendo piuttosto una critica consapevole del mutamento antropologico avviato dalla rivoluzione
informatica. Noi lo consigliamo a tutti, perché senza comprendere a fondo il passaggio epocale che
stiamo attraversando non si potrà dare limiti alla dismisura del nostro tempo.
Fonte: Megachip
Infografica: www.neuroscienze.net. L’immagine potrebbe essere soggetta a copyright.
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