Ambasciata d’Italia Beirut Ufficio Economico Commerciale Scheda paese libano Aggiornamento: aprile 2016 DATI GENERALI Forma di Stato: Repubblica Parlamentare Superficie: 10.452 kmq Lingua: Arabo (diffuse: Francese, Inglese, Armeno) Religione: Musulmani 52% (27% sunniti, 27% Sciiti); Cristiani 40,5% (maroniti 21%, Greci ortodossi 8%, cattolici 5%, altri 6,5%); Drusi 5,6%, altri 1,9% Moneta: Lira Libanese - 1.501-1.514 LL = 1 USD Rischio Paese SACE: 7-7 Fonte dati: Economic Intelligence Unit 4/2016 Quadro Generale Il Libano è un Paese a medio reddito, che si estende su una superficie di 10.452 kmq, con una popolazione stimata di 5,6 milioni di abitanti (stime EIU FMI 2015) ed un reddito pro-capite di 15.613 dollari (fonte EIU aprile 2016). L’85% della popolazione vive nelle città e la metà nella capitale. Il PIL nel 2015 sarà pari a circa 50,5 miliardi di dollari, in crescita dell’1,4% rispetto all’anno precedente (fonte EIU aprile 2016). Il settore agricolo contribuisce per il 6% circa alla formazione del PIL ed occupa il 20% circa della forza lavoro del Paese. (Fonte: BM aprile 2015). La produzione agricola è peraltro insufficiente a soddisfare il fabbisogno interno, che viene coperto attraverso l’importazione di prodotti agricoli. Il settore industriale contribuisce con il 20% alla formazione del PIL (Fonte: BM aprile 2015) ed impiega il 25% circa della forza lavoro del Paese. L’industria dei prodotti alimentari contribuisce per il 26% alla formazione del PIL industriale, seguita da quella metallurgica (12%). Le esportazioni industriali sono costituite da prodotti di gioielleria (perle e pietre preziose) e da metalli di base, macchinari e strumenti elettrici. Il settore dei servizi (banche, commercio, turismo, trasporti, assicurazioni, ecc.) produce il 73% circa della ricchezza del Paese (Fonte dati: Banca Mondiale 2015). Settori dell’economia Il Libano gode di un sistema bancario solido ed in espansione, che costituisce la vera colonna portante dell'economia del Paese, anche alla luce della sua ormai comprovata "resistenza” alle ricorrenti crisi interne ed internazionali le cui ripercussioni sono rimaste pertanto limitate grazie alla contenuta esposizione del settore ai noti subprimes ed alla supervisione operata dalla Banca Centrale, oltre che alla solida base dei depositi delle banche libanesi. Nel 2015, peraltro, la crescita del settore bancario si e’ mantenuta limitata: secondo i dati forniti da Audi Bank, l’attività bancaria totale e’ cresciuta del 5,9% rispetto al 2014 ed i depositi del 5%, mentre i nuovi prestiti sono aumentati del 3,3%. Si tratta però di tassi piu’ bassi di quelli registrati negli anni precedenti: nel 2014 l’attività totale era aumentata del 6,6% rispetto al 2013, i depositi dell’8,2% ed i prestiti erogati del 3,5%. Il sistema si fonda in gran parte sulle rimesse della "diaspora libanese” (a fronte di una popolazione stimata di 4,9 milioni di abitanti, vivono all'estero circa 16 milioni di libanesi, in larga misura impegnati nel commercio e nella finanza, fattore che rappresenta una importante fonte d'investimenti e di rimesse per il Libano ed il suo sistema bancario). La Banca Mondiale, ad aprile 2016, ha calcolato che per il 2014 le rimesse della diaspora sono state pari a circa 7,45 miliardi di dollari (+1,3% rispetto al 2013), mentre per il 2015 ha previsto un ammontare pari a 7,1 miliardi di dollari, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (-3,3%). Rispetto alle previsioni Banca Mondiale, esse costituirebbero nel 2015 il 14% sul PIL (erano il 15,4% nel 2014) e l’1,2% delle rimesse mondiali (quasi invariato rispetto all’1,3% del 2014). Il settore delle costruzioni, che rappresenta un altro dei pilastri dell’economia del Paese, continua a registrare flessioni. I permessi di costruzione nel 2015 sono stati 10.294, in diminuzione dello 7,7% rispetto ai 11.164 del 2014. Nel 2015 è stata osservata anche una discesa nel numero delle transazioni immobiliari a 63.386 da 70.866 del 2014 (-10,6%), unitamente ad un valore totale di 8 miliardi di dollari (in discesa del 10,5% rispetto al 2014, quando il valore globale delle transazioni immobiliari era stato pari a 8,9 miliardi di dollari). Il settore turistico è stato influenzato dall’andamento della crisi siriana e dai conseguenti rischi di sicurezza. Nel 2015, a seguito delle migliorate condizioni di sicurezza, si sono registrati 1.517.927 turisti contro 1.354.647 del 2014, con un incremento del 12,1%, ma lontani dal picco del 2010 quando erano stati 2.167.989. La maggioranza dei visitatori del 2015 sono stati cittadini europei (33,3% del totale), visitatori dai Paesi Arabi (31,7%), americani (17,4%) ed asiatici (8,1%). Il Paese con maggior numero di visitatori e’ stato l’Iraq (12,6%) seguito dagli Stati Uniti (8,9%), Francia (8,8%) e Canada (6%). Lo stato delle infrastrutture risulta essere, nel complesso, discreto, ma il loro miglioramento rappresenta una priorità per il Libano. Più in particolare: la produzione di energia elettrica nel Paese avviene solo in misura del 10% circa attraverso fonti rinnovabili mentre la restante produzione nazionale è rappresentata da energia idroelettrica e l’attuale capacità produttiva è pari a 1.875 MW a fronte di una potenza richiesta, stimata di circa 2.300 MW. Il restante fabbisogno è coperto con l’acquisto di energia. Il settore delle infrastrutture elettriche permane quindi una delle principale sfide del Libano. In tale contesto è stato approvato dal Consiglio dei Ministri nel settembre 2011, una versione emendata del piano elettrico nazionale, varato nel luglio 2010 dal Governo Hariri. La revisione operata prevede un aumento della produzione elettrica di 700 MW nel periodo 2011-2014 ed uno stanziamento pari a 1,18 miliardi di dollari per finanziare la produzione, la trasmissione e la distribuzione. Il settore delle telecomunicazioni ha fatto registrare una buona crescita negli ultimi anni grazie ad alcuni interventi nel segmento della telefonia volti all’incremento delle sue capacità. La compagnia di telefonia fissa Ogero è di proprietà statale, mentre la gestione delle reti di telefonia mobile è attualmente affidata a due soli operatori privati (ALFA e MTC), entrambe con forte partecipazione statale. Il sostanziale regime di duopolio rende i prezzi particolarmente elevati. Il settore richiede ulteriori, nuovi interventi migliorativi per garantire competitività del servizio ed adeguata tecnologia, soprattutto per quanto riguarda reti e Internet. In tale contesto sono attualmente in corso i lavori di completamento del cavo sottomarino IMEWE che collega il Libano a Cipro. Il Ministero delle Telecomunicazioni ha inoltre concluso un accordo con l’Autorità cipriota per le Telecomunicazioni per la posa di un nuovo cavo sottomarino soprannominato “Sistema Europa”. Il nuovo Ministro delle Telecomunicazioni ha di recente annunciato una notevole riduzione delle tariffe telefoniche ed altre misure di riforma del settore, tra le quali l’applicazione della legge 431 relativa alla privatizzazione del settore, manifestando l’intento di renderla operativa in particolare per quanto concerne la creazione della Società Liban Telecom, che dovrebbe raggruppare le attività controllate dallo stato. Il settore dei trasporti, con particolare riferimento alle reti stradali ed autostradali, ha registrato un certo miglioramento su tutto il territorio libanese, con particolare attenzione ai due assi principali relativi all’area di Beirut (verso Nord e verso Sud) e alla frontiera Libano-Siria. Il problema principale delle aree urbane (con particolare riferimento a Beirut) rimane legato alla carenza di mezzi pubblici, parcheggi e regolamentazione della viabilità ordinaria. Per quanto riguarda il trasporto marittimo sono in fase di realizzazione interventi di ampliamento dei porti di Beirut, di Tripoli e dei porti turistici di Jounieh e Tiro. Sono inoltre previsti una serie di interventi migliorativi dell'aeroporto internazionale di Beirut al fine di aumentarne gradualmente la capacità (attualmente pari a circa 6 milioni di passeggeri all'anno) a 16 milioni di passeggeri nel 2035. Per quanto riguarda il settore idrico-fognario, se ne evidenzia una generale inadeguatezza dovuta principalmente alla dispersione incontrollata nell'ambiente di reflui civili e industriali, nonché la necessità di un potenziamento delle reti per l'approvvigionamento idrico e la relativa distribuzione di acqua potabile. La legge 221/2000 – che trasferisce le responsabilità gestionali ed operative ai "Water Establishment” (WE), autorità settoriali situate nel territorio, peraltro ridotte a 4 dalle precedenti 21 rappresenta un passo essenziale verso la ristrutturazione di un settore che presenta molte criticità ed ha consentito l'avvio di alcuni interventi pilota di partecipazione di privati nella gestione di alcuni servizi (con particolare riferimento alla gestione e manutenzione degli impianti di depurazione e di assistenza tecnica ai WE oltreche’ investimenti per la costruzione di infrastrutture). Il Ministro uscente dell’Energia e delle Risorse Idriche, ha annunciato a fine aprile che per il 2013 é previsto l’adeguamento e/o realizzazione di dieci dighe. Molto attive, nel settore idrico e del trattamento delle acque reflue, sono la nostra Cooperazione allo Sviluppo e la Banca Mondiale, attraverso il finanziamento di progetti di grande importanza per il Paese. Le risorse naturali attualmente sfruttate sono scarse, ma in base alle prospezioni effettuate è stata confermata l'esistenza di consistenti giacimenti di idrocarburi al largo delle coste libanesi. Nel febbraio 2013 è stata lanciata la gara di prequalificazione delle società interessate allo sfruttamento degli idrocarburi; il 18 aprile 2013 sono stati resi noti i nominativi delle società selezionate (12 operatori tra cui l’ENI e 34 che potranno operare in consorzio con un operatore, tra cui l’ Edison) ed il 2 maggio è stato annunciato l’imminente lancio dei bandi di gara per l’assegnazione delle licenze. Tale provvedimento è stato peraltro rimandato molte volte e a tutt’oggi i due decreti per la definizione dei blocchi off-shore (n.10) e per l’ “Exploration and Production Agreement” non sono stati approvati dal nuovo Governo. Situazione economico-finanziaria Andamento economico 2014 Nel 2014 l'economia libanese e' stata caratterizzata da una crescita contenuta del PIL (1,8% secondo Banca Mondiale ed 2% secondo EIU Economist Intelligence Unit), dall'aggravamento del deficit commerciale (15 miliardi di dollari), mentre il deficit della bilancia dei pagamenti, grazie al tuttora consistente (sebbene in diminuzione) afflusso di capitali (rimesse della diaspora libanese) è risultato pari a 1,4 miliardi di dollari in peggioramento rispetto al 2013. Il rallentamento della crescita economica, che nel periodo 2007/2010 si era attestata su una media dell’8%, è da attribuirsi sia a problemi regionali (instabilità regionale e critica situazione venutasi a creare in Siria che ha influito pesantemente sul turismo e sull’export di merci via strada verso tale Paese) che alla grave crisi istituzionale interna (mancanza del Presidente della Repubblica, stallo politico istituzionale). Prodotto Interno Lordo % Crescita PIL 60 Miliardi di di dollari 50 40 30 30 22 34 38 40 44 47 49 10 8 6 25 4 Nel 2014 il tasso d’inflazione si è attestato all’1,2% (Fonte: Banca Mondiale aprile 2016), mentre si 2 per EIU, aprile 2016). prevede una decisa deflazione per il 2015 (-3,7% per Banca Mondiale, -3,4% 20 10 0 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 % Crescita PIL 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 0.6 7.5 9.3 8.5 8 0.9 2.8 3 2 Per il 2015, sebbene non siano ancora disponibili dati definitivi, le prospettive di andamento del PIL non sono incoraggianti: l’IMF e la Banca Mondiale in aprile 2015 hanno rivisto al ribasso le loro previsioni, situandole intorno all’1,5% (+1,4% secondo gli analisti EIU), mentre il Governatore della Banca Centrale del Libano ha indicato una presumibile crescita del PIL pari allo O%. Finanza Pubblica Il deficit di bilancio ha raggiunto nel 2014 il 6,6% del PIL secondo la Banca Mondiale (-6,2% sul PIL secondo EIU). Anche il debito pubblico è risultato in aumento raggiungendo, alla fine di dicembre 2014, i 66,56 miliardi di dollari, in crescita del 4,9% rispetto ai 63,5 miliardi del 2013 (Fonte dati: Byblos Bank). Il rapporto debito/PIL si è attestato nel 2014, al 148,7% (fonte dati: World Bank aprile 2016). Secondo le previsioni (EIU, aprile 2016) il deficit 2015 dovrebbe raggiungere -7,8% sul PIL (-7,3% secondo la Banca Mondiale) ed il debito pubblico toccare il 140,6% sul PIL, in relativo stallo rispetto agli anni precedenti per i combinati effetti del calo del prezzo del petrolio (e quindi minori trasferimenti ad Electricite’ du Liban), la debolezza dell’Euro sul dollaro, nonche’ lo stallo istituzionale rispetto a nuovi grandi progetti di sviluppo. Politica Monetaria Le consistenti riserve della Banca (48,6 miliardi di dollari nel 2015 secondo l’IMF), rappresentano una garanzia per il Paese e per il suo sistema finanziario. Il rinnovo, per la terza volta consecutiva, del mandato al Governatore della Banca Centrale, Riad Salameh, ha rinsaldato ulteriormente la fiducia nella solidità del sistema bancario libanese e nelle Autorità di vigilanza. A fine 2015 il tasso di dollarizzazione dei depositi risultava essere al 64,9% contro il 65,7% del 2014, il 66,10% del 2013 ed il 64,8% del 2012 (Fonte dati: Bank Audi). Scambi Commerciali e Bilancia Commerciale Sebbene le dimensioni del mercato libanese non siano rilevanti, esso presenta un elevato grado di apertura ed il Paese ha rappresentato tradizionalmente una porta per il Medio Oriente. I Paesi arabi rappresentano infatti il principale mercato di sbocco dell’export libanese, con una quota del 50% del totale delle esportazioni, mentre l’Unione Europea copre circa il 35% delle importazioni. Secondo i dati diffusi dalle Dogane libanesi, nel 2015 la bilancia commerciale libanese si e' chiusa con un saldo negativo di 15,1 miliardi di dollari, in miglioramento del 12% rispetto al 2014 (-17 miliardi di dollari). Le importazioni si sono attestate su 18 miliardi di dollari (-11,8% rispetto al 2014, quando erano state pari a 20,4 miliardi di dollari) e le esportazioni (per un controvalore di 2,9 miliardi di dollari) sono risultate in deciso calo (-10.87%) rispetto all’anno precedente, quando erano state pari a 3,3 miliardi di dollari. I prodotti petroliferi raffinati hanno rappresentato, nel periodo considerato, la principale voce delle importazioni libanesi (19,3% dell'import globale), seguiti da macchinari (11%), prodotti chimici e farmaceutici (10,7%), mezzi di trasporto (9,7%), prodotti alimentari (7%), metalli ed articoli in metallo (7%). L'export e' stato invece rappresentato prevalentemente da prodotti alimentari (16,3% del totale), perle e pietre preziose (14,7% del totale), macchinari (14%), prodotti chimici (13,9%) e metalli ed articoli in metallo (11%). Seguendo un trend consolidato l'Italia, con un export di 1,28 miliardi di dollari ed una quota del 7,1%, si e' posta in seconda posizione dopo la Cina (2 miliardi di dollari, 11,4% del totale) tra i principali fornitori libanesi. Seguono Germania (1,22 miliardi di dollari, 6,7%), Francia (1,08 miliardi, 5,9% di quota), Stati Uniti (1,02 miliardi, 5,6%), Russia (824 milioni, 4,5% di quota), Grecia (785 milioni, 4,3% di quota), Turchia (656 milioni di dollari, 3,6% di quota) e Regno Unito (279 milioni, 2,4%). Bilancia dei Pagamenti La bilancia dei pagamenti ha registrato, nel 2014, un deficit di 1,4 miliardi di dollari, in crescita rispetto al deficit di 1,1 miliardi di dollari registrato nel 2013 . La bilancia dei pagamenti aveva registrato surplus nel 2009 (7,9 miliardi di dollari) e nel 2010 (3,3 miliardi di dollari), mentre a partire dal 2010 ha continuativamente registrato deficit (2 miliardi di dollari nel 2011 e 1,5 miliardi nel 2012) (Fonti dati: Banca del Libano/Byblos Bank). Nei primi sette mesi del 2015 il deficit e’ stato di 1,3 miliardi di dollari, in crescita rispetto al corrispondente periodo dell’anno 2014, quando si era registrato un surplus di 131 milioni di dollari (fonte: Daily Star che cita BDL). Investimenti Diretti Esteri Gli ultimi dati UNCTAD disponibili indicano che, malgrado l’instabilità regionale e la tendenza al disinvestimento nella Regione MENA, il Libano nel 2014 ha attratto 3,1 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri (IDE), in aumento del 6,6% rispetto al 2013 (2,81 miliardi di dollari) e pari al 6,1% del PIL dello stesso anno. L’IDAL (Industrial Development Autority, Ente pubblico libanese per lo sviluppo industriale e gli Investimenti) rileva che nel 2014 le società europee hanno rappresentato il 57% delle società straniere che hanno avviato investimenti in Libano. Al secondo posto, con una percentuale del 21% quelle dei Paesi arabi, seguite da quelle americane (12%). Tra gli investitori europei, al primo posto si colloca il Regno Unito (12%), seguito da Francia e Germania (10% ciascuna). Al primo posto tra gli investitori dei Paesi arabi si collocano gli Emirati Arabi Uniti (17%), seguite dalle Siria e Oman (2,5% ciascuno). In termini settoriali, il 26% del totale degli investimenti sono stati nel settore dei servizi, seguito da commercio/distribuzione (24%), costruzioni/immobiliare (17%), media (12%), energia (10%). “Business Climate”: posizione del Libano secondo le Agenzie Internazionali Il Rapporto "Global Competitiveness 2015-2016" del World Economic Forum" (WEF) pone il Libano al 101 posto su 140 Paesi in termini di competitività globale e libertà economica; l'"Index of Economic Freedom 2015 " (un indicatore teso a misurare la libertà economica in 179 Paesi, pubblicato dall'Heritage Foundation) lo pone al 94 posto a livello mondiale, mentre il rapporto "Doing Business 2016” della Banca Mondiale gli attribuisce il 123 posto su 189 paesi, in discesa di due posizioni rispetto al 2015. Politica economica Gli obiettivi prioritari di politica economica del Paese si possono riassumere nella necessità improrogabile di dare attuazione al piano elettrico nazionale, di riformare il settore delle telecomunicazioni, di predisporre un piano di potenziamento dei servizi sociali in campo sanitario e previdenziale a sostegno delle fasce più povere della popolazione, di potenziare la rete infrastrutturale del paese (in particolare le vie di comunicazione) e di ridurre il debito estero. Sulle privatizzazioni, esistono invece divergenze di opinioni: le banche private ritengono che procedere con le privatizzazioni consentirebbe una riduzione fino al 50% del debito pubblico, mentre le Istanze istituzionali ritengono che sarebbe negativo per lo Stato privatizzare quelle attività che producono entrate consistenti (ad esempio quelle provenienti dalle società di telecomunicazioni). Diversa è la questione per l'Ente Elettrico Libanese (Electricite’ du Liban, EDL), il cui deficit strutturale pesa sensibilmente sul bilancio pubblico, per il quale si lamenta il ritardo nella realizzazione dei progetti previsti dal Piano Elettrico Nazionale, dovuto in parte alla difficoltà di reperire finanziamenti sia sul mercato interno che internazionale. Permangono, pertanto, le incertezze sui possibili sviluppi nel lungo termine dovute sia al contesto interno (che necessita di riforme strutturali di ampia portata soprattutto per quanto attiene alla prospettata privatizzazione dei settori dell’energia e delle telecomunicazioni), sia alla situazione regionale ancora instabile. Le prospettive di crescita dell’economia libanese rimangono comunque strettamente legate alle attività svolte dal sistema finanziario che, grazie alle efficaci politiche adottate dalla Banca Centrale nel corso degli anni, hanno sopperito alla mancata attuazione di misure economiche adeguate riconducibili ad una sostanziale “inerzia” dell’Esecutivo. Tuttora irrisolta rimane la controversa questione relativa all’approvazione di un piano di aumenti salariali per i lavoratori dipendenti. Gia’ nel dicembre 2011, il Governo aveva mediato per il raggiungimento di un accordo con il principale sindacato libanese e le associazioni dei datori di lavoro. Tale intesa non si è a tutt’oggi concretizzata con riferimento ai lavoratori del settore pubblico, poiché il suo impatto sul bilancio dello stato é stimato in 1,5 miliardi di dollari e non vi è copertura finanziaria. È verosimile che una soluzione di compromesso debba comunque essere presa in considerazione, individuando le modalità più opportune per incrementare le entrate dello Stato, senza penalizzare le categorie meno abbienti (come in effetti avverrebbe con l'aumento dell'IVA, pure da tempo auspicato dal Fondo Monetario Internazionale), ma incidendo sui redditi più elevati (ad esempio con l'aumento degli interessi sulle rendite finanziarie) e contrastando la generalizzata tendenza all'evasione fiscale.