Punto di vista 21 marzo 2012 L’essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a 6 mesi Che sia la volta buona? E’ la domanda che viene da porsi davanti al persistente miglioramento dei dati economici americani e ai segnali di stabilizzazione della situazione in Europa. Il timore che si ripeta lo scenario del 2011, con il vento in poppa all’inizio dell’anno e un brusco deterioramento della situazione nei mesi successivi, è ancora ben presente. Si deve però riconoscere che gli elementi che suscitano un certo ottimismo sulla solidità della dinamica positiva ci sono, quantomeno riguardo al 2012: la crescita dell’economia americana, questa volta, va di pari passo con una creazione di posti di lavoro in proporzioni e quantità sufficienti da consentire l’arretramento della disoccupazione e la crescita della domanda finale. In Europa, la ristrutturazione del debito greco ha permesso di mettere da parte – almeno per il momento – la problematica della Grecia. E gli altri paesi dell’Europa periferica non sono – o non sono più – una minaccia a breve termine: le esigenze di finanziamento del Portogallo e dell’Irlanda sono coperte dai programmi europei, e le iniezioni di liquidità della BCE hanno calmato le acque per i tassi spagnoli e italiani. Sembra quindi che il resto dell’anno si annunci più favorevole di quanto sia stato il 2011. Tuttavia, per quanto l’orizzonte sia più sgombro, non dobbiamo dimenticare che l’espansione resta ancora fragile negli Stati Uniti, che la zona euro è in recessione e che la crescita delle economie emergenti non sarà più vigorosa quanto nel decennio precedente. Quindi: ottimismo sì, ma cauto! Economia Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì prima del giorno di diffusione. Pubblicazione del team Ricerche & Analisi Banque SYZ & CO SA Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Stati Uniti ...................................................................... 2 Il miglioramento del mercato del lavoro consolida la crescita Europa ............................................................................ 3 Ritorno alla « normalità » Giappone ........................................................................ 4 La Banca del Giappone continua a darsi da fare Economie emergenti ....................................................... 4 Brasile: rallentamento della crescita e taglio dei tassi Mercati Azionario ........................................................................ 5 Alcune nubi, ma la tendenza rialzista si mantiene Obbligazionario .............................................................. 5 La Fed dà una scossa ai tassi d’interesse a lungo termine Valutario ........................................................................ 6 Prosegue la discesa dello yen Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 21 marzo 2012 2/6 resta nettamente inferiore ai livelli registrati a metà del decennio precedente). I consumi sono in crescita e sostengono l’espansione del PIL: negli ultimi otto mesi, le vendite al dettaglio hanno registrato una progressione ininterrotta. Economia Stati Uniti La ripresa della crescita negli Stati Uniti si rafforza grazie al costante miglioramento del mercato del lavoro che si osserva dall’autunno 2011. L’insieme degli indicatori riferiti all’occupazione punta nella stessa direzione (positiva), e questo alimenta la crescita dei consumi e le conferisce la sostenibilità che le mancava dalla fine della recessione, nel 2009. Questo non vuol dire che all’orizzonte non ci sono scogli. Nel breve termine, la nuova fiammata dei prezzi del petrolio erode il potere d’acquisto delle famiglie. E guardando oltre (dopo le elezioni presidenziali), la spada di Damocle dell’inevitabile normalizzazione della politica di bilancio continua a incombere sulla crescita del paese. Ma la dinamica in atto da qualche mese permette comunque di guardare al futuro con un po’ più di serenità. Nei sei mesi da ottobre a febbraio, le aziende hanno creato 1,2 milioni di posti di lavoro (227.000 nell’ultimo mese) riportando il tasso di disoccupazione al livello più basso degli ultimi tre anni (8.3%). Allo stesso tempo, dall’inizio dell’anno le iscrizioni settimanali nelle liste di disoccupazione si sono stabilizzate intorno a 360.000, un livello che conferma l’aumento delle assunzioni, come risulta anche dalle altre indagini riferite al mercato del lavoro. Dall’autunno, la domanda interna ha potuto avvalersi del sostegno derivante dalla ripresa del credito. Infatti, la schiarita sul fronte dell’occupazione (essenziale perché le famiglie non siano costrette a ridurre i livelli di indebitamento) unita alla politica monetaria estremamente accomodante, hanno determinato un maggiore ricorso al credito al consumo, che a sua volta contribuisce ad alimentare le spese delle famiglie. CREDITO AL CONSUMO (IN % DEL PIL) E INCIDENZA DEL SERVIZIO DEL DEBITO SUL REDDITO DELLE FAMIGLIE (%) 14.00 19 18 13.50 17 13.00 16 12.50 15 12.00 14 13 11.50 12 11.00 CREAZIONE NETTA DI POSTI DI LAVORO (MEDIA DI TRE MESI) E NUOVE ISCRIZIONI DISOCCUPAZIONE SETTIMANALI NELLE LISTE DI 11 10.50 80 82 84 86 88 90 92 94 96 98 00 02 US C ONS UMER C R EDIT OUTS TA NDING (% OF GDP) US HOUS EHOLD - DEB T PA YMENT (% OF DIS PO. INC OME)(R .H.S C A LE) 600 200 250 400 04 06 08 10 S ource: Thomson R euters Datastream Il calo del costo del credito dovuto alla politica monetaria ultra espansiva della Fed ha permesso alle famiglie di interrompere il processo di deleveraging in atto dal 2009. 300 200 350 0 400 450 -200 500 -400 550 -600 600 -800 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 US - C hange in Employment, Non Farm Indus try (3M MA V ) US - Initial Jobless C laims(R .H.S C A LE) 650 04 05 06 07 08 09 10 11 S ource: Thomson R euters Datastream Di recente, gli indicatori rilevano un’accelerazione dell’occupazione rimasta finora insufficiente per consolidare la ripresa della crescita. La schiarita ha ovviamente avuto delle ripercussioni sui consumi e sulla fiducia delle famiglie, tornata ai livelli più alti degli ultimi quattro anni (anche se Questa situazione mette chiaramente in luce due elementi: da un lato la recente schiarita congiunturale, che dovrebbe perdurare per tutto il 2012, dall’altro la potenziale fragilità di questo ciclo di crescita, che per il momento si appoggia essenzialmente su condizioni di politica economica fortemente stimolanti. La questione della normalizzazione non si pone nel 2012, ma cosa succederà quando la si dovrà per forza affrontare? La Riserva Federale ne è pienamente consapevole, ecco perché è riluttante nel parlare del miglioramento della situazione economica, temendo di gelare l’attuale dinamica se suscita inopportune anticipazioni su futuri rialzi dei tassi. E’ quello che è successo nell’ultima riunione di politica monetaria, ed è bastato perché i mercati prendessero coscienza di un fatto: nell’attuale contesto economico, la banca centrale non ha motivo di lanciarsi in un nuovo piano di quantitative easing, sul quale invece Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 21 marzo 2012 molti investitori contavano. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca… Quindi, la Fed ha ragione restando volutamente prudente nell’esprimersi sull’attuale situazione macro-economica, e nel continuare a dichiarare che manterrà i tassi a un livello eccezionalmente basso almeno fino alla fine del 2014. Questo dovrebbe permettere all’economia americana di mantenere la dinamica attuale durante il 2012, sperando di acquistare sufficiente slancio per superare gli adeguamenti di bilancio nel 2013. Ma per il momento, la schiarita degli ultimi mesi regge e si è dimostrata in grado di durare. Europa Il via libera sul nuovo piano di aiuti alla Grecia è stato reso possibile dall’accordo raggiunto (finalmente!) sulla ristrutturazione del debito detenuto dai creditori privati. Tale accordo prevede un “haircut” immediato del 53.5% e, per la parte rimanente, un concambio con obbligazioni a scadenza più lunga. E’ stato così possibile cancellare oltre 100 mrd di EUR di debito pubblico greco. Nonostante questa operazione, l’indebitamento della Grecia resta elevato (circa 120% del PIL) e, alla luce delle deboli prospettive di crescita, difficilmente sostenibile nel lungo periodo. Ma il nuovo piano di aiuti ha comunque il merito di concedere più tempo al governo per attuare le riforme concordate in febbraio. VARIAZIONE ANNUALE NELLA ZONA EURO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE 3/6 Germania (che produce circa il 30% del PIL dell’eurozona) attenuano il protrarsi del peggioramento nel resto dell’Unione monetaria. La domanda di beni strumentali dagli Stati Uniti e dall’Asia continua a sostenere le esportazioni tedesche, e permette alla prima economia europea di realizzare un surplus commerciale di tutto rispetto, nonostante l’appiattimento della domanda dal resto dell’Europa. All’inizio del 2012, la Germania, forse più che mai, è stata la locomotiva della zona euro. Dal canto suo, la Banca Centrale Europea, dopo mesi di intensa attività sfociati, a fine febbraio, sulla seconda operazione di rifinanziamento a tre anni, ha potuto concedersi una riunione mensile « normale », senza timori di deludere (dato che il consensus non aveva particolari attese) e senza annunci particolari (visto che le azioni intraprese dall’autunno sono apparentemente riuscite a stabilizzare la situazione, sia sul piano economico, sia in termini di mercati finanziari). Un ritorno alla norma che si è tradotto con la rinnovata attenzione rivolta al mandato principale della BCE, il controllo dell’inflazione! TASSO D’INFLAZIONE TOTALE E « CORE » (DEPURATO DALL’ENERGIA E DAI GENERI ALIMENTARI) E TASSO DI DISOCCUPAZIONE (SCALA INVERTITA) 4.50 7.00 4.00 7.50 3.50 8.00 3.00 2.50 8.50 2.00 15 9.00 1.50 10 9.50 1.00 5 0.50 0 10.00 0 10.50 -5 -0.50 -1.00 -10 99 00 01 EMU - C PI YoY % EMU - C ore C PI YoY % -15 11.00 02 03 04 05 EMU - Unemployment rate % (inverted)(R .H.S C A LE) 06 07 08 09 10 11 S ource: Thomson R euters Datastream Il tasso d’inflazione attuale (2.7%) è riconducibile ai prezzi dell’energia e agli aumenti delle imposte. Di certo non a una vigorosa accelerazione della domanda finale… -20 -25 -30 2006 EUR O A R EA GER MA NY FR A NC E 2007 2008 2009 ITA LY S PA IN 2010 2011 NETHER LA S ND ource: Thomson R euters Datastream L’industria tedesca riesce a mantenersi a galla. Adesso che sul fronte della crisi dei debiti sovrani europei è tornata una certa calma, l’attenzione si rivolge nuovamente alle notizie economiche “tradizionali”. I dati sulla produzione industriale hanno confermato la tendenza evidenziata dagli indici di attività: i segnali di stabilizzazione in Va comunque detto che la BCE di Draghi appare molto più pragmatica sull’argomento di quanto non fosse la BCE guidata da Trichet. Se la banca centrale non conta più sul ritorno dell’inflazione sotto la soglia del 2% (il suo obiettivo) entro il 2012, non dimentica però di menzionare che ciò è dovuto al recente rialzo dei prezzi dell’energia e all’aumento delle imposte “indirette”. E ricorda che in un contesto di crescita « modesta », le tensioni inflazionistiche sottostanti restano comunque Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 21 marzo 2012 limitate. Alla luce della disoccupazione e della « crescita » europea, è effettivamente difficile che possano manifestarsi delle tensioni inflazionistiche alimentate dalla domanda finale… Stando così le cose, la BCE non commetterà l’errore di reagire a un tasso d’inflazione superiore al suo target e, pur restando - ovviamente – vigile, appare intenzionata ad uscire di scena, adottando un atteggiamento più passivo per il resto del 2012. Oltre Manica, la passività di cui ha dato prova la Banca d’Inghilterra nell’ultima riunione di marzo sembra invece destinata a non durare. La BoE è infatti impegnata in un’operazione di monetizzazione del debito pubblico, attraverso piani successivi di quantitative easing. Il piano da 50 mrd di sterline annunciato in febbraio fa seguito alla precedente tornata da 75 mrd di sterline, annunciata in ottobre. E, al termine del programma in corso, in maggio, sembra inevitabile l’avvio di una nuova operazione per mantenere le condizioni monetarie quanto più accomodanti possibile, a fronte di un deficit pubblico che resta pesante. E le cose non cambieranno finché la crescita economica non si riprenderà, una condizione ancora lungi dall’avverarsi: in febbraio il numero di disoccupati è cresciuto ancora per il dodicesimo mese consecutivo… Anche la riunione trimestrale della Banca Nazionale Svizzera non ha portato nessuna sorpresa: il tasso resta fermo intorno allo 0%, e il cambio limite di 1.20 franchi/Eur continuerà a essere difeso “con tutta la necessaria determinazione”. La forza del franco fa sì che agli occhi della BNS non esistano possibili rischi d’inflazione, anzi, il rischio sarebbe piuttosto quello di vedere apparire pressioni deflazionistiche. La banca centrale anticipa una crescita « quasi dell’1% » nel 2012, in linea con la SECO, che per quest’anno stima una crescita del PIL svizzero dello 0.8%. 4/6 all’export, che beneficeranno dell’indebolimento dello yen dovuto alle iniezioni di liquidità. Economie emergenti Nell’ultimo trimestre 2011, il PIL brasiliano è cresciuto di un modesto 0.3%. In dodici mesi il PIL è cresciuto complessivamente dell’1.4%, la crescita più debole degli ultimi otto anni escludendo la parentesi della recessione mondiale del 2009. L’appiattimento della crescita è accompagnato da una flessione dell’inflazione, che pur restando superiore al target della banca centrale, è in discesa dalla scorsa estate. Su questo sfondo la banca centrale brasiliana ha adottato dalla fine di agosto un’impostazione particolarmente aggressiva nell’adeguamento della politica monetaria. Prima banca centrale di un paese emergente a tagliare i tassi nel 2011, ha addirittura accelerato il ritmo in marzo, con un taglio di 75 pb del tasso SELIC, sceso a 9.75% (dal 12.5% all’inizio di agosto). L’obiettivo non era tanto quello di allentare le condizioni di credito troppo rigide, ma piuttosto di contrastare l’apprezzamento della moneta, che per le sue potenzialità in termini di « carry trade » attira i capitali internazionali, con la conseguenza di soffocare le industrie esportatrici. Basterà per far rimbalzare la crescita verso il suo potenziale (3.5% 4%)? BRASILE: PIL, INFLAZIONE E TASSO DI RIFERIMENTO DELLA BANCA CENTRALE (SELIC) 10 20 8 18 6 16 4 14 Giappone La Banca del Giappone ha proseguito sulla strada delle misure « non convenzionali » intrapresa dal mese precedente. Questa volta ha deciso di potenziare la capacità di prestito di un fondo di finanziamento destinato a sostenere gli investimenti e la crescita economica. E’ vero che sul piano degli interventi di politica monetaria la BoJ si è mossa in ritardo rispetto alle consorelle occidentali. Di fronte al relativo successo della Fed e dalla BCE, si è però decisa ad adottare una strategia di aumento del volume del proprio bilancio, nel tentativo di stimolare l’economia. Questa politica avrà ricadute favorevoli innanzitutto per le aziende rivolte 2 12 0 10 -2 -4 2004 2005 B R A - R eal GDP YoY B R A - Inflation rate YoY 8 2006 B R A - S ELIC rate(R .H.S C A LE) 2007 2008 2009 2010 2011 S ource: Thomson R euters Datastream La crescita e l’inflazione hanno registrato un netto rallentamento in Brasile. La banca centrale reagisce con un allentamento aggressivo della politica monetaria. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 21 marzo 2012 Mercati Azionario Spinte dalle buone notizie sul quadro congiunturale – in primo luogo il calo della disoccupazione negli Stati Uniti e il rifinanziamento conclusosi con successo in Grecia, Italia e Spagna – le borse internazionali hanno recuperato una dinamica ascendente. La stagione dei risultati – ora conclusa – è rimasta in secondo piano, mentre l’attenzione si è focalizzata sull’evoluzione delle tendenze economiche a livello mondiale. Si noti tuttavia il cambio di tono degli imprenditori, che anticipano ora una ripresa più vigorosa delle loro attività oltre Atlantico. Le ombre che oscurano il quadro generale vengono principalmente dall’Asia: il mercato s’interroga sul vigore dell’economia cinese. BHP Billiton, gigante anglo-australiano dell’industria mineraria, ha dichiarato che la domanda cinese di ferro tende ad essere più moderata. Questo lascia intravedere che la seconda economia mondiale potrebbe entrare in affanno più presto del previsto. ANDAMENTO DEL SETTORE DALL’INIZIO DI MARZO AUTOMOBILISTICO 5/6 dell’anno, ha di recente bruscamente frenato sull’onda dei timori di possibile rallentamento dell’ attività in Cina. Sono stati due articoli diffusi di recente da Bloomberg a creare scompiglio riportando, per il 2012, stime di crescita della domanda inferiori alle attese, nonché l’intensificazione delle offerte promozionali da parte dei costruttori di prodotti di lusso. Benché lo scenario catastrofico (esplosione della zona euro, default della Grecia, crollo del sistema bancario) che si temeva ancora a metà del 2011 non si sia realizzato, la situazione resta ancora fragile. All’orizzonte persistono delle nubi: il prezzo del petrolio resta alto ed erode il potere d’acquisto delle famiglie, già oppresse dalla crisi economica. L’economia cinese mostra segni di debolezza e i paesi europei sono in piena austerity. Più che mai, gli operatori avranno bisogno di essere rassicurati sul perdurare della schiarita congiunturale iniziata negli Stati Uniti. Finché il circolo virtuoso oltre Atlantico si mantiene - ripresa dell’occupazione, aumento della produzione industriale, accelerazione delle esportazioni – i mercati tenderanno a vedere il bicchiere per metà pieno … EUROPEO Obbligazioni L’avvenimento più degno di nota delle ultime due settimane è indubbiamente il brusco movimento di tensione osservato sui tassi di interesse a lungo termine degli Stati Uniti ed altri emittenti sovrani ancora percepiti come rifugio. Il tasso decennale americano è passato da 2.03%, il 12 marzo, a 2.37% una settimana più tardi. TASSO DECENNALE DELLE OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE NEGLI STATI UNITI, IN GERMANIA, IN SVIZZERA E IN GIAPPONE 4.00 3.50 3.00 2.50 All’inizio della settimana il settore automobilistico ha nettamente perso terreno sull’onda dei timori di rallentamento delle vendite in Cina e in seguito all’intensificazione delle campagne promozionali sulle auto di categoria « premium ». A livello settoriale, nel periodo in esame non si sono manifestate forti variazioni di tendenza. I titoli ciclici hanno continuato a guadagnare quota, mentre i difensivi – dopo la forte sovra-performance dell’anno scorso – tendono a perdere terreno. I veri campioni del mese di marzo sono i finanziari, che beneficiano della schiarita sul fronte del debito sovrano e del dissolversi dei timori sulla Grecia. Il settore automobilistico, dopo l’ottima partenza all’inizio 2.00 1.50 1.00 0.50 J F M A US TR EA S UR Y 10Y R A TE GER MA N B UND 10Y R A TE M S WITZ ER LA ND GOV T 10Y R A TE J J A S O N D JA PA N JGB 10Y R A TE J F M S ource: Thomson R euters Datastream Il recente rialzo dei tassi lunghi ha posto fine a una fase di stabilità di notevole durata. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 21 marzo 2012 Il movimento è spettacolare, tenuto conto dell’assenza di volatilità dei sei mesi precedenti durante i quali il tasso è rimasto fermo intorno al 2%. Lo stesso movimento di tensione si osserva anche sui tassi decennali tedeschi, giapponesi e svizzeri, anche se di minore ampiezza. Questo probabilmente si spiega con il fatto che il fattore scatenante del movimento è la Federal Reserve americana. Al termine della riunione di politica monetaria del 13 marzo, la banca centrale ha espresso sulla situazione congiunturale americana una valutazione più favorevole rispetto alle precedenti. Riconoscendo che le condizioni del mercato del lavoro avevano continuato a migliorare e che la disoccupazione era scesa in maniera significativa negli ultimi mesi, ha implicitamente allontanato la prospettiva di un nuovo imminente allentamento della politica monetaria. Molti operatori apparentemente davano quasi per certa una nuova tornata di quantitative easing in primavera, e questo spiega l’assenza di reazioni sui tassi d’interesse a lungo termine di fronte al miglioramento dei dati economici osservato dall’inizio dell’anno. Perciò, più che a un movimento durevole di risalita dei tassi lunghi, il fenomeno assomiglia a un adeguamento al nuovo contesto economico, avvenuto in maniera rapida invece che graduale. Tuttavia, questo non sembra giustificare un’impennata dei tassi d’interesse a lungo termine: la crescita raggiunge a fatica il suo potenziale di lungo periodo, le tensioni inflazionistiche (esclusi i prezzi dell’energia) sono inesistenti, l’economia americana è ancora lontana dall’avere riassorbito gli squilibri nati dall’ultima recessione e il recente miglioramento è in parte frutto delle condizioni finanziarie accomodanti. Una risalita più pronunciata dei tassi, minacciando la crescita ancora fragile, porterebbe di sicuro la Fed ad intervenire nuovamente per riabbassare i tassi! I tassi decennali sembrano quindi destinati a oscillare intorno al 2% 2.5%, un range un po’ più largo rispetto allo stretto corridoio degli ultimi mesi. 6/6 Valutario Il movimento di indebolimento dello yen provocato dalla svolta di politica monetaria della Banca del Giappone all’inizio di febbraio è proseguito anche in marzo. Nei confronti del dollaro, la moneta giapponese ha toccato i minimi da aprile 2011, sfiorando quota 84 USD/JPY. Sicuramente è una buona notizia per gli esportatori giapponesi! YEN CONTRO DOLLARO (USD/JPY, SCALA INVERTITA) 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 J F M A M J J A JA PA NES E YEN TO US $ (MUFG) - EX C HA NGE R A TE S O N D J F M S ource: Thomson R euters Datastream La spettacolare caduta dello yen nei confronti del dollaro prosegue. Il cambio euro/dollaro ha oscillato intorno a quota 1.32 EUR/USD. Nei confronti del franco svizzero la moneta unica si è brevemente (e leggermente) rafforzata, in previsione dell’imminente riunione trimestrale della BNS, sull’onda delle voci sul possibile rialzo del cambio limite, tornando poi rapidamente a 1.2050 EUR/CHF. Sul fronte delle monete emergenti, il real brasiliano ha perso il 5% contro il dollaro e l’euro, dopo il taglio maggiore del previsto del tasso di riferimento della banca centrale brasiliana. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute.