Odontoiatria Odontoiatria e-Commerce: non ne vale la pena! ... pubblicità ingannevole?... Gianvito Chiarello L o hanno detto in tanti all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Bari, fra i colleghi convocati in merito alla vendita delle loro prestazioni professionali sulla ormai famosa piattaforma di vendita telematica. Colleghi che hanno dovuto fare i conti con una mercificazione vera e propria della loro professionalità, con lo studio invaso da “clienti” che mirano solo ad ottenere nel più breve tempo possibile una detartrasi preventivamente pagata, infischiandosene della visita preventiva e dei suggerimenti professionali. Non ne vale la pena perché chi accetta queste regole deve sottoporre lo studio e lo staff operativo a un dispendioso tour de force, erogando nei tempi prestabiliti prestazioni di “ingresso” (visita odontoiatrica, detartrasi, smacchiamento) e quindi intasando l’agenda degli appuntamenti ai danni della normale attività routinaria. Non ne vale la pena, perché un siffatto sistema scatena la corsa all’acquisto per il prezzo irrisorio della prestazione, ma non instaura alcun meccanismo di fidelizzazione, in quanto gli acquirenti di questi coupon sono generalmente alla ricerca di occasioni per risparmiare e dopo aver effettuato la prestazione low cost fuggono alla ricerca di altri colleghi altrettanto disponibili. Non ne vale la pena per l’onorario corrisposto: il prezzo di vendita di una detartrasi sulla piattaforma varia da 19 a 29 euro. Tale importo viene decurtato del 50% che il gruppo di vendita trattiene come compenso per la pubblicità effettuata al professionista. Chi può permettersi di impiegare un’ora di lavoro suo o di un consulente a 9 euro, dovendo 24 Notiziario dicembre 2012 non ne vale la pena! anche preventivare di ripetere la prestazione allo stesso prezzo per mantenere la fidelizzazione del paziente? Non ne vale la pena perché chi accetta di lavorare a questi prezzi comunica al pubblico che la prestazione che esegue vale il prezzo che costa. Difficilmente il paziente crederà che il prezzo irrisorio di una prestazione è motivato da un’operazione di marketing; sarà invece portato a credere che i costi di “produzione” possano tranquillamente rientrare in quella cifra. Col rischio che i vecchi pazienti si rendano conto della disparità di trattamento rispetto a quelli nuovi e abbandonino il professionista. Non ne vale la pena perché accettando questo sistema di vendita viene meno la nostra prerogativa principale: quella di visitare il paziente, effettuare una diagnosi e proporre una terapia adatta a risolvere la patologia. Invece il professionista vende una prestazione professionale dando già per scontato che questa debba essere eseguita, senza visita preventiva e conseguente diagnosi. Le prestazioni sanitarie sono attività d’opera intellettuale, specifiche per ciascun paziente ed erogate secondo criteri personalizzati, sulla base di una specifica diagnosi effettuata esclusivamente dal sanitario. Peraltro a Bari si sono verificati casi di colleghi medici che con lo stesso sistema hanno venduto coupon per Blefaroplastiche e TAC Total Body! Chi obietta che la detartrasi è una prestazione di poco conto squalifica vergognosamente la sua professionalità e anche quella nostra. Non ne vale la pena anche perché i maggiori Sindacati Odontoiatrici, AIO ANDI e SUSO, hanno dichiarato di voler escludere dai loro servizi tutti i colleghi che intendano avvalersi di questo meccanismo di vendita. ... in un caso su tre il servizio offerto non corrisponde a quanto promesso. E infine non ne vale la pena neanche per i pazienti: il fenomeno dell’e-commerce sanitario negli ultimi tempi è diventato protagonista di cronache quasi sempre negative: overbooking, rimborsi virtuali, fatture non emesse, assistenza postvendita inesistente. Dopo gli entusiasmi del lancio sono arrivate in breve sequenza le lamentele dei consumatori insoddisfatti per prestazioni non eseguite e servizi scadenti, degli Ordini professionali e degli stessi esercenti che si sono ritrovati sommersi di richieste a cui non riuscivano a far fronte. Proteste, lamentele e dubbi, come è possibile verificare con una ricerca su Google o Facebook. Un’indagine appena conclusa da Altroconsumo su dieci siti del settore, ha mostrato come in un caso su tre Odontoiatria il servizio offerto non corrisponda a quanto promesso. La Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha deciso di denunciare il sito al Garante per la Concorrenza ed ai Carabinieri per la tutela della Salute, per pratica commerciale scorretta e rischi per la salute, dovuti alle sue offerte secondo logiche da supermercato. Non sono sostenibili offerte a costo inferiore agli stessi fattori di produzione, ma soprattutto non è pensabile di vendere prestazioni sanitarie senza diagnosi preventiva. Peraltro il meccanismo di vendita configura una forma di pubblicità non “palese” poiché, sebbene venga fatturata dal sito commerciale all’Odontoiatra come “pubblicità”, non è immediatamente riconoscibile come tale. La pubblicità, a qualsiasi settore si riferisca, deve essere palese (cioè riconoscibile come pubblicità), veritiera e corretta (Decreti legislativi n.74/92 e n.145/2007). Non è ammessa la pubblicità ingannevole che, nella normativa vigente, è definita come “qualsiasi pubblicità che in qualunque modo, compresa la sua presentazione, induca in errore o possa indurre in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali è rivolta o che esso raggiunge e che, a causa del suo carattere ingannevole, possa pregiudicare il loro comportamento economico ovvero che, per questo motivo, leda o possa ledere un concorrente”. L’irregolarità del messaggio pubblicitario è sottoposta alle sanzioni disciplinari previste dalla Legge 175/92 e valide a tutt’oggi (censura o sospensione dall’esercizio professionale). Per tutti questi motivi la Commissione Odontoiatrica dell’Ordine di Bari ha convocato i colleghi, attivando l’iter disciplinare di propria competenza. E’ suo impegno preciso continuare a valutare attentamente tutte le forme di pubblicità sanitaria presenti sui media non in linea con il decoro professionale. In materia di pubblicità sanitaria è stato redatto dalla Commissione un Vademecum. Chi volesse riceverlo via mail può richiederlo all’indirizzo: [email protected]. Questo elaborato ha rappresentato il nostro primo impegno per documentare la normativa e renderla disponibile per chiunque ne faccia richiesta. Ci impegneremo ulteriormente nella disponibilità a discutere ed esaminare ogni quesito su tale delicata tematica. Notiziario dicembre 2012 25