COMUNICATO STAMPA PIRELLI RACCONTA LA SUA ‚ANIMA DI GOMMA‛ CON UNA MOSTRA IN TRIENNALE Germano Celant: … ‚Il mostrare è transitato da una raccolta ‚museale‛ di oggetti, esposti e illuminati, in uno specifico allestimento, a un esibire che è pura comunicazione immateriale, alimentata attraverso i media altamente tecnologici‛ Umberto Eco: …‚Non ci sono oggetti, ma rappresentazioni, per cercare di spostare l’attenzione dall’aspetto materico della moda al livello del sogno: un ritratto dell’immagine della moda‛... ‚Oggi siamo di fronte alla multimedialità assoluta. E così il futuro che riflette sul vintage può essere molto divertente‛ Milano, 20 giugno 2011 – Pirelli racconta la sua ‚anima di gomma‛ con una mostra curata dalla Fondazione Pirelli e ospitata dal 21 giugno al 24 luglio dalla Triennale di Milano. ‚L’anima di gomma. Estetica e tecnica al passo con la moda‛ è il titolo della manifestazione che racconta attraverso bozzetti e installazioni multimediali la storia e la comunicazione pubblicitaria dell’abbigliamento firmato Pirelli, dall’indomani della fondazione dell’azienda, alla fine dell’Ottocento, sino ai nostri giorni. Oltre un secolo di storia dell’industria e del costume nel segno della ricerca applicata ai materiali e ai processi che caratterizza le attività di Pirelli, illustrato attraverso quattro sale espositive: una dedicata al camminare (le suole e i tacchi di gomma), una all’abbigliamento (soprabiti e impermeabili), una al mare (costumi da bagno e altri prodotti da spiaggia e da acqua) e una a Pirelli PZero, il progetto Pirelli di industrial design applicato all’abbigliamento. Protagonista è la gomma, che prendendo la forma di una palla multimediale, guiderà i visitatori lungo tutto il percorso e illustrerà le proprietà di un materiale che, via via lavorato, può diventare pneumatico, filo elastico, tessuto e oggetto. Partendo dall’albero del caucciù, ‚l’albero che piange‛ il cui lattice veniva utilizzato dai Maya già nel 500 a.C, i primi tre grandi ambienti della mostra parlano del passato con la contemporaneità del linguaggio multimediale e sono allestiti con i bozzetti pubblicitari originali del Novecento firmati per Pirelli dai più importanti nomi della grafica e della fotografia nazionale e internazionale: Jeanne e Franco Grignani, Alessandro Mendini, Bruno Munari, Ugo Mulas, Ermanno Scopinich e altri ancora. Questo materiale costituisce un importante patrimonio conservato dall’Archivio Storico della Fondazione Pirelli, per la prima volta esposto in pubblico dopo un attento lavoro di recupero e restauro. Sarà una ‚prima visione‛, poiché recentemente scoperta dal lavoro di archivio, anche una pubblicità del 1952 con Marilyn Monroe come testimonial per i costumi da bagno in Lastex, filato elastico dell’epoca prodotto in esclusiva da Pirelli. L’ultima sala, infine, racconta il presente di Pirelli PZero. All’interno delle sale sono quindi esposte immagini della tecnologia, dell’innovazione e della comunicazione di Pirelli, che testimoniano uno scambio continuo di conoscenze tra i diversi comparti produttivi: dai pneumatici agli impermeabili, dalle suole di gomma agli stivali, dai costumi da bagno in filato elastico alle cuffie e a tutti gli altri oggetti che hanno accompagnato generazioni intere nel sognare, preparare e vivere le vacanze di mare. La mostra è stata presentata oggi dal presidente di Pirelli e della Fondazione Pirelli, Marco Tronchetti Provera, e dal presidente della Triennale di Milano, Davide Rampello, insieme con Germano Celant e Alessandro Mendini e con un intervento in video di Umberto Eco. ‚Il mostrare – ha commentato Germano Celant - è transitato da una raccolta ‚museale‛ di oggetti, esposti e illuminati, in uno specifico allestimento, a un esibire che è pura comunicazione immateriale, alimentata attraverso i media altamente tecnologici‛. ‚Non ci sono oggetti, ma rappresentazioni, per cercare di spostare l’attenzione dall’aspetto materico della moda al livello del sogno: un ritratto dell’immagine della moda‛, ha sottolineato Umberto Eco, aggiungendo che ‚oggi siamo di fronte alla multimedialità assoluta. E così il futuro che riflette sul vintage può essere molto divertente‛. Il percorso espositivo Le tre stanze dedicate al passato sono imperniate sulla comunicazione pubblicitaria dell’epoca e si sviluppano lungo due binari. Il primo è storico-iconografico, attraverso l’esposizione dei bozzetti pubblicitari originali dagli anni Dieci agli anni Cinquanta del Novecento, mentre il secondo è tecnologico, con una serie di installazioni multimediali che fanno rivivere in chiave contemporanea alcune campagne pubblicitarie del passato. Tra queste l’animazione della pubblicità del 1953 per le suole Coria di Bruno Munari (conservata anche al MoMa di New York) e l’animazione del servizio fotografico di Ugo Mulas per gli impermeabili, ambientato sul grattacielo Pirelli, uno dei luoghi simbolo di Milano. Nella sala dedicata al mare il visitatore, accolto da una Marilyn Monroe avvolta in un vezzoso costume da bagno, si ritrova virtualmente immerso nell’acqua, vedendo passare sopra di sé le scie dei gommoni, mentre ragazze e ragazzi si tuffano tra le onde, indossando costumi da bagno, pinne e maschere. Tutto, naturalmente, di produzione Pirelli. Un’intera stanza è dedicata alla consultazione dell’importante patrimonio di immagini, cataloghi, manifesti, riviste e video che hanno contribuito alla storia della comunicazione in Italia e nel mondo. Una consultazione sia analogica che digitale, grazie all’installazione multimediale, ‚l’archivio a manovella‛, realizzata da NABA (Nuova Accademia Belle Arti di Milano). Inoltre saranno per la prima volta a disposizione del pubblico anche interi servizi fotografici delle campagne realizzate, compresi i backstage. La stanza dedicata all’abbigliamento Pirelli PZero contiene un’installazione interattiva di 14 metri con la quale il visitatore diventa protagonista di un immaginario universo di gesti, movimenti, azioni rappresentati in un mondo onirico. La moda non è rappresentata in modo fisico, ma immateriale. I prodotti scompaiono per lasciar posto a desideri e visioni. Le immagini che giungono al visitatore raccontano un mondo apparentemente bidimensionale, in cui persone e oggetti rimangono sullo sfondo. La palla di gomma, guida e anima, diventa quindi protagonista della scenografia, donando ai protagonisti di questo sogno quelle proprietà che permettono di fare cose apparentemente impossibili. *** Ufficio Stampa Pirelli – Tel. +39 02 64424270 – [email protected] www.pirelli.com ‚L’ANIMA DI GOMMA – ESTETICA E TECNICA AL PASSO CON LA MODA‛ SCHEDA Luogo: Triennale di Milano, viale Alemagna 6 – Milano Progetto a cura di: Fondazione Pirelli Data inizio: 21 giugno 2011 Data fine: 24 luglio 2011 Ingresso: entrata libera Orario: da martedì a domenica 10.30-20.30 giovedì e venerdì 10:30-23:00 Progetto scenografico e multimediale: Studio N!03 Art direction e progetto grafico: LeftLoft Progetto architettonico esecutivo: Informazioni: Federico Colletta, CO3 architetti associati Ufficio Stampa Pirelli - tel. +39 02 64424270 www.fondazionepirelli.org ‚L’ANIMA DI GOMMA‛ COMMENTATA DA GERMANO CELANT Il termine ‚gomma‛ evoca una materia la cui identità primaria si manifesta in una ricchezza di prodotti, tanto da diventare quasi una densità enigmatica degli oggetti, perché la sua disponibilità misteriosa interessa una quantità notevole del sentire che è visivo e tattile. Si collega allo spessore attivo delle funzioni di espansione e di protezione, di resistenza e di consistenza, tanto da farle occupare un territorio immenso di servizi e di situazioni. La sua liquidità originaria si rapprende, infatti, nella solidità di oggetti e di cose, con una tenuta materiale che è elastica e tremolante, solida e invitante, permeabile e impermeabile nello stesso tempo, quasi vivente. La sua esistenza si registra in un fluttuare permanente e compatto, ondeggiante e circolante che si potrebbe registrare nell’ambito del carnale, dove lo sguardo è costretto sempre a soffermarsi sulla superficie del corpo, qui del prodotto industriale. Della gomma prendiamo coscienza solo mediante la percezione visuale, sottesa al piano di un oggetto o di una cosa. E questa percezione si palesa e si traduce in significato nella bellezza della sua manifestazione epidermica o nel suo splendore cutaneo, sia che si concretizzi in una suola o in un ombrello, in un impermeabile o in una cuffia da bagno. A contare è la consistenza seducente e mielosa che evoca un tipo di morbidezza sfuggente e sensuale, la dove la superficie si traduce in desiderio o in densità che si chiude e si distende seguendo le sollecitazioni quanto le eccitazioni esterne. Essendo tante le modalità di apparizione della gomma, nessuna immagine potrà chiamare in sé la sua identità, perché l’afflusso carnale o materiale non si può rinchiudere in un solo corpo, ma si deve riportare alle infinite e concrete variabili del disponibile e del liquido. Di fatto l’immaginario che la riguarda, condotto attraverso una sua visualizzazione che transita dal manifesto alla pubblicità, dal film alla mostra, si propone soltanto di trasformare un’inconsistenza in una consistenza, o meglio dare a questa ultima uno stato di realtà unica, la forma e la figura di un prodotto. E siccome il dato sensibile originario è sfuggente , l’identità della gomma non può attribuirsi a questo o a quel paesaggio di cose e di oggetti, ma deve affermarsi nell’incertezza stessa che ci impedisce di fissarla in uno stato o nell’altro. Da qui deriva l’esperienza, forse fondamentale, di un turbamento sensuale, che è continuamente presente–assente nel suo offrirsi alla percezione e al tatto. Volendo ora comunicare il senso di tale protagonista industriale, in cui la sostanza chiede di essere prolungata quale epifania del vivere contemporaneo, la provocazione vitale non può continuare a essere veicolata dalla deificazione degli oggetti e delle cose a cui essa dà corpo, ma ha bisogno di trovare una dimensione che superi l’impatto percettivo fisico tradizionale. Un territorio del comprendere e del vedere in cui gli oggetti possano completarsi soltanto in un atto ulteriore e di un ordine diverso, dove la loro presenza concreta lascia spazio a un’interpretazione. E’ quanto cerca di fare ‚L’anima dI gomma‛, dove si raccolgono le dimensioni immaginarie dei comunicatori, grafici e filmaker, visual designer e artisti che hanno lavorato sull’evocazione della gomma, articolandola attraverso la dimensione virtuale del messaggio, e quindi attraverso funzionalità del senso, non della materia. L’esplorazione è qui condotta non sul corpo delle cose e degli oggetti, ma sull’anima della materia che li configura. Ma cosa significa anima? E’ il principio immateriale dell’attività che si lega al corpo. Un’entità che si connette a un certo insieme di operazioni e di eventi, psichici o spirituali, che costituiscono la manifestazione di un essere. Qualcosa di costituente lo stesso corpo, ma non parimenti materialistico. Una sostanza con una realtà in sé, che nel caso della materia scelta sono le attività ‚mentali‛ e ‚visuali‛ che ne veicolano i valori, quando si offrono come garanzia di significati, mutanti nel corso del tempo e della storia. A collocarsi dinanzi allo sguardo del visitatore di ‚L’anima dI gomma‛ , curata dalla Fondazione Pirelli, sono allora le fantasticherie dei creativi che si sono posti all’inseguimento, teso in avanti, di una decifrazione dell’identità di tale materia che, dalla scoperta dell’albero di caucciù, è andata sempre più lontana nella sua immersione nel mondo, mutando la produzione industriale, ma anche il modo di vestire e di agire delle persone. Ciò che la mostra tenta di comunicare non è il prodotto, quanto il gioco trasformativo dell’immaginario creativo che, dall’inizio del ventesimo secolo, si è concretizzato in bozzetti e fotografie, scritte e visioni per annunci pubblicitari o per documentare l’impatto informativo che la gomma ha stabilito sui media, dai giornali alle riviste, stabilendo una correlazione tra scrittura e prodotto industriale sui suoi legami con la vita quotidiana. Di fatto la logica della mostra alla Triennale di Milano aggiorna ulteriormente la modalità progettuale del ‚mostrare‛, quella scaturita dalle esposizioni universali ottecentesche, il cui intento è la promozione, estetica ed economica, di un’identità nazionale o industriale, attuata attraverso un processo di comunicazione e di presentazione che si nutre di un’accelerazione percettiva e in un’intensificazione dell’esperienza fisica e mentale da parte del visitatore. Un progettare che, nel corso del secolo passato, ha visto sempre più l’accelerazione virtuale del messaggio ‚esibito‛ e la riduzione fisica del prodotto. Con sistematica gradualità il mostrare è transitato da una raccolta ‚museale‛ di oggetti, esposti e illuminati, in uno specifico allestimento, a un esibire che è pura comunicazione immateriale, alimentata attraverso i media altamente tecnologici. ‚L’anima della gomma‛ si avvale di questa estremizzazione del mostrare che fa del veicolo comunicativo, dal manifesto al film, dalla proiezione bidimensionale all’ambiente multisensoriale, uno strumento di pura informazione, di pura conoscenza. Pertanto la presenza dell’oggetto ‚archeologico‛, quale il vecchio impermeabile o il consunto pneumatico, il costume o l’ombrello d’altra epoca, non trova qui la sua collocazione, quale entità di memoria, ma lascia spazio alla sua ‚raffigurazione‛. La cui solidità di simulacro, da Giuseppe Cappadonia a Giorgio Dabovich, a Bruno Munari e ad Alessandro Mendini, fino alle animazioni di fotografie di Mulas e all’installazione interattiva di Studio N!O3, ha oggi sostituito la ripetizione del prodotto originale, pur servendone da tenuta di consumo. Percorrendo l’esposizione è possibile percepire le moltiplicazioni e le varianti di un’identità, che separano tra loro i vari oggetti. Ma rimane sottesa, comunque, la continuità di un marchio che ha un unitario rigore di percorso. E se i contributi grafici e fotografici, testuali e filmici, cambiano di oggetto, si muovono con il passo regolare delle nuove tecnologie, il cammino è sostenuto da una strategia unificante che ha vissuto e vive di flessibilità, di molteplicità e di leggerezza. Come la gomma. ‚L’ANIMA DI GOMMA‛ COMMENTATA DA UMBERTO ECO Una mostra che parte da un patrimonio storico. E cerca un linguaggio d’attualità, contemporaneo, per raccontarlo. Tutt’altro che una contraddizione. E’ abbastanza normale, infatti, che il contenitore di una mostra sui vasi greci possa essere un’architettura moderna. Ma c’è sempre una differenza di genere tra il contenuto e il contenitore. In questo caso ci troviamo di fronte a un insieme di strumenti pubblicitario-comunicativi che si trova all’interno di uno strumento comunicativo qual è, appunto, una mostra come ‚L’anima di gomma – Estetica e tecnica al passo con la moda‛. Con la piccola differenza che in tutta la storia della pubblicità Pirelli che qui vediamo, quello che si aveva a disposizione era l’immagine fissa, il manifesto, l’inserzione. Trattati – ecco la novità – in modo multimediale. Oggi siamo, appunto, di fronte alla multimedialità assoluta. E così il futuro che riflette sul vintage può essere molto divertente. Se ne possono ricavare alcune considerazioni. La prima riguarda il fatto che la moda, nella percezione immediata di un gran numero di persone, è fisica, materiale: tessuti, oggetti, cose. In questa mostra, completamente immateriale, costruita appunto su immagini, storia e rielaborazione, viene fuori non il ritratto della moda, ma il ritratto dell’immagine della moda. E sta proprio qui l’attualità della rappresentazione. Molti di questi vestiti o costumi da bagno, anche se fossero stati conservati in un museo, avrebbero oggi un’aria sfatta, come succede quando si va a visitare un museo con gli abiti del Cinquecento. Invece, l’immagine che dell’abito del Rinascimento dà Carpaccio, con i ritratti delle sue cortigiane, è un’altra cosa, ha sapore di attualità, ci sa parlare e fare capire, ai nostri occhi di contemporanei, come vive la storia. Un ragionamento analogo vale pure per le pubblicità, le grafiche di questa mostra. Grazie alle quali ci si accorge anche di un’altra cosa. Il MOMA ha inserito la Lettera 22 di Olivetti tra le grandi sculture dell’arte del Novecento. E così, tra qualche tempo, quando si parlerà dell’arte della seconda metà del secolo appena finito, si capirà che molta pubblicità è stata più innovativa, più fantasiosa di tanta modesta pittura. L’altro aspetto, che mi ha più intrigato, è che certe volte la pubblicità è più vecchia dell’oggetto. Altre volte, invece, forse l’oggetto è più vecchio della pubblicità. Faccio un esempio: di tutto l’enorme materiale che è stato messo in mostra, ho scelto due tipiche immagini della pubblicità Pirelli, per il Tacco Stella, con segni analoghi alle illustrazioni dei romanzi umoristici degli anni Venti come ‚Cretinetti e Beoncelli‛. Bene, queste immagini sono vecchie, oggi non le sopporteremmo più. Ma la cosa che vendono, appunto il tacco di gomma, in fondo esiste ancora e funziona. Guardiamo invece altre due immagini, bellissime, della pubblicità di Jeanne Grignani per gli impermeabili. I capi d’abbigliamento, per il loro taglio, sono già un po’ passati di moda. Mentre l’immagine, nella sua eleganza, è attualissima. In altri casi ancora, sono attuali sia l’oggetto sia l’immagine. Queste pubblicità, dunque, stimolano riflessioni molto interessanti sui concetti di moda, di rappresentazione dello stile, di forma dei costumi e dei consumi. Riflessioni d’attualità. Ci sono due assenze, in questa mostra, che vorrei notare. Lo so, non è colpa vostra, perché non avete prodotto voi i tessuti. Ma mancano, comunque, il trench coat di Humphrey Bogart e l’impermeabile del tenente Colombo. Potreste dire che proverete a rifarli. Buona idea, facendo un patto con il tradizionale produttore dei trench alla Bogart. Quanto al tenente Colombo, il suo impermeabile vecchio, usato, maltrattato, suggerisce un’idea di lunga durata, per merito di un buon tessuto. E anche questo è un valore, da considerare. Ma torniamo alle immagini. In mostra ci sono opere di grafici, disegnatori, fotografi che hanno cominciato a lavorare per Pirelli quando erano molto giovani, non ancora famosi. E le installazioni multimediali con cui sono state reinterpretate le loro creazioni sembrano suggerire un ponte tra linguaggi del passato e linguaggi del futuro. Un’originale idea di contemporaneità. Anche se confesso di avere molti dubbi sulla lunga durata della multimedialità, a paragone con la forza dei segni grafici delle pubblicità storiche. Oggi un artista multimediale ha da venti a trent’anni, è creativo, al passo con i tempi. Ma quando ne avrà sessanta, le tecniche si saranno talmente evolute che lui, poveretto, probabilmente, non riuscirà più a reggere il passo. La tecnologia, freneticamente innovativa, rende insomma più breve la vita dell’artista. C’è un altro aspetto, della mostra, che merita un’ultima considerazione. Non ci sono, come abbiamo già detto, oggetti, ma rappresentazioni, per cercare di spostare l’attenzione dall’aspetto materico della moda al livello del sogno. La moda, appunto, stimola e produce sogni, soprattutto adesso. Quando, nel Rinascimento, o nel Seicento, le fogge cambiavano, con una dovuta lentezza, la moda seguiva proprio un’evoluzione dei propri utenti. Oggi, invece, le cose vanno diversamente. Basta guardare le foto delle sfilate, per rendersi conto che la casa produttrice è obbligata a imporre un nuovo modello e un nuovo gusto ogni anno, magari tornando a quello di 5 anni prima, poi tornando a quello di 5 dopo. Il rapporto con il mercato e con i consumatori è artificialissimo. E persino l’evoluzione del tempo diventa finzione. Si pensi ai blue jeans usurati... Un tempo avevano il fascino dell’usura reale, dei capi indossati a lungo e dunque consunti, suggerivano familiarità e utilizzo nel lento corso degli anni. Oggi, vengono venduti già usurati. Una finzione, appunto. Su cui riflettere. Come proprio questa mostra suggerisce di fare. PIRELLI E LA MODA La storia di Pirelli nel mondo della moda comincia più di un secolo fa. Nel 1873, ad un anno dalla fondazione, l’attività prende il via con i primi articoli tecnici in gomma. Nel 1877 ecco comparire gli articoli ‚sanitari e per merceria‛. Tra questi, vestiti impermeabili; suole, tacchi e soprascarpe in gomma; cuffie da bagno e ‚cinture da nuoto‛. Funzionalità e praticità. Ma anche eleganza e stile, come dimostrano le raffinate linee dei soprabiti per signora. E tecnologia, una costante dei prodotti Pirelli, che nel 1901 brevetta il primo pneumatico. Negli anni Venti vengono messi a punto speciali trattamenti per impermeabilizzare i tessuti e negli anni Trenta viene avviata la produzione del ‚Lastex‛, filato in lattice di gomma, resistente, elastico e così sottile da poter essere tessuto come un filato ordinario. È nel secondo dopoguerra però che l’abbigliamento Pirelli conosce un boom. Nei primi anni Cinquanta viene lanciata sul mercato un nuovo tipo di suola sintetica: Coria, la ‚suola del passeggio moderno‛, che riunisce le qualità del cuoio e della gomma: leggera, resistente, impermeabile ed economica. I modelli si moltiplicano e ogni camminata ha la sua suola, con uno specifico battistrada: Accademica, Alpina e Aprica, per la montagna. Belpasso, Viavai o Lungarno per il passeggio. Per chi ama il passo elastico, la Ripple ‚cammina per voi‛. E per chi predilige l’estetica, ecco la suola Levanto, con un’elegante alternanza di vuoti e di pieni. Dal dopoguerra Pirelli è all’avanguardia anche nell’abbigliamento pronto. Ad Arona nasce un nuovo stabilimento per la produzione di impermeabili e soprabiti. La ricerca nel campo dei materiali dà luogo a brevetti innovativi. E dunque novità sul mercato dei tessuti impermeabili: il ‚lana lana elastomerizzato‛, con l’inserimento di una sottilissima anima di materiale composto da gomma naturale e sintetica vulcanizzata; il ‚duplex-coat‛, due strati di cotone contenenti aria; lo ‚sporting‛, in tweed di lana con vellutatura di gomma; il ‚wool rub‛, ottenuto lavorando con uno speciale trattamento due diversi tipi di lana. Il Lastex, ribattezzato dalla comunicazione aziendale ‚il filato delle meraviglie‛, è utilizzato nella produzione di busti e costumi da bagno, che acquistano linee femminili ma nello stesso tempo pratiche e confortevoli. Lo conferma una testimonial d’eccezione, Marilyn Monroe, che nel 1952, bellissima modella e attrice ancora non famosa, posa per la pubblicità dei costumi da bagno in filato Pirelli Lastex. Negli anni del boom economico la gomma Pirelli accompagna le gite al mare degli italiani: maschere, pinne, autorespiratori, mute, cuffie, giocattoli gonfiabili, materassini, canotti, battelli pneumatici. Pirelli è mare, dunque. Nei suoi mille aspetti. Compresa la vela. Hanno il marchio Pirelli i capi d’abbigliamento da barca in tessuto impermeabile. E nel 1971, in collaborazione con la stilista Eva Sabbatini, viene lanciato un nuovo tessuto, ‚Dova‛: un lino impermeabilizzato resistente alle lacerazioni ma molto morbido, con cui la stilista realizza una serie di modelli (per il motoscafo, lo yacht, lo sci nautico) dalle linee futuristiche, comodi da indossare per fare sport, raffinati da vedere. Tecnologie originali che vengono impiegate per la realizzazione di un abbigliamento di qualità ed elegante, caratteristiche che contraddistinguono ancora oggi il marchio Pirelli Pzero, nato 125 anni dopo la produzione del primo impermeabile gommato. Un progetto di industrial design dall’anima sperimentale, all’interno del quale ingegneria e performance hanno trovato una loro dimensione glamour. PIRELLI, LA FONDAZIONE PIRELLI E LA CULTURA Pirelli è tra le aziende protagoniste della storia della cultura d’impresa italiana, fondata su ricerca, qualità, innovazione, internazionalità: elementi che l’hanno resa protagonista di evoluzioni importanti nel campo dell’industria, del design e della comunicazione d’impresa, facendone un cardine della modernizzazione del Paese. Nel corso del tempo Pirelli ha rappresentato un vero simbolo di operosità lombarda, illuminata da valori di solidarietà sociale, modernità e fiducia nel progresso. In questo contesto Pirelli è da sempre cosciente dell’importanza della relazione tra mondo delle imprese e mondo dell’arte e quindi impegnata in attività e iniziative che mirano ad avvicinare tali mondi. Sostenere il rilievo che la cultura assume nell’economia dell’impresa vuol dire riconoscere la sua capacità di produrre valore in quanto capace di influire positivamente sul contesto in cui agisce, attraverso un fitto sistema di relazioni che genera. La valorizzazione degli elementi culturali, nella costruzione della ‚corporate identity‛ è dunque una tappa essenziale delle relazioni tra impresa e territori, in direzione dei valori di sostenibilità ambientale e sociale di cui Pirelli intende essere sempre più attivamente protagonista. In prima linea nel sostenere le iniziative culturali di Pirelli è la Fondazione Pirelli, costituita nel 2009 con l’obiettivo di promuovere e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale, storico e documentale del Gruppo. Tra gli scopi della Fondazione vi sono anche la valorizzazione e il supporto di iniziative culturali, che presentino caratteristiche di affinità e coerenza con la cultura d’impresa Pirelli. Un impegno testimoniato, tra l’altro, dalle collaborazioni in atto tra Pirelli e la Pinacoteca di Brera, il Fai - Fondo Ambiente Italiano, la collezione Peggy Guggenheim e la Triennale di Milano. Avviata nel 2007, la partnership con la Triennale di Milano prevede un'analisi sistematica e condivisa di strategie che valorizzino la "cultura del progetto" e la "cultura del prodotto". Un'alleanza strategica tra due delle realtà storiche più importanti di Milano, profondamente milanese "di nascita" la Triennale - una delle massime istituzioni nel campo delle arti visive e architettoniche - ma oggi come Pirelli fortemente votata all'internazionalizzazione. Pirelli è inoltre socio Fondatore Promotore di Fondazione Hangar Bicocca e contribuisce al rafforzamento della sua identità all’interno di un distretto culturale saldamente radicato nella realtà milanese e aperto alle più stimolanti dimensioni internazionali. Nel mondo della musica e del teatro, infine, Pirelli ha sostenuto per molti anni la Fondazione del Teatro alla Scala e attualmente è partner del Piccolo Teatro di Milano e del Teatro Franco Parenti. Il Gruppo Pirelli sostiene inoltre l’Istituto dei Ciechi di Milano nel progetto ‘Dialogo nel Buio’ ed è partner istituzionale della Fondazione Isec – Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea. La Fondazione Pirelli ha sede presso l’Edificio 134 di Bicocca, palazzina storica dell’area Pirelli, completamente ristrutturata a tale scopo. Nella nuova sede, oltre agli uffici della Fondazione, trovano spazio i locali dedicati all’Archivio Storico Pirelli e quelli per l’organizzazione di iniziative e incontri rivolti al pubblico.