DUEMILA ANNI MA NON LI DIMOSTRA!! Vita, opere e miracoli della pubblicità… “Anche Dio crede nella pubblicità, infatti ha messo campane in ognuna delle sue chiese.” Sacha Guitry Attore, regista e sceneggiatore francese (1885-1957) Sebebbene stia attraversando in questa epoca il suo periodo di maggiore diffusione, la pubblicità nasce in tempi molto remoti, per esigenze esclusivamente commerciali, ma già da allora è un esempio di come la creatività e l’arguzia dell’uomo possano essere impiegate per spingere “le ruote” del sistema compravendita. Sebbene con metodi diversi e con minore insistenza rispetto ad oggi, la pubblicità ha influenzato i gusti del consumatore già nella vita quotidiana degli antichi romani: gli scavi archeologici di Pompei (spopolata e distrutta a seguito di una tremenda eruzione vulcanica nel 79 d.C.) hanno riportato alla luce esempi eloquenti di questo genere. Sulle mura degli edifici, compaiono, difatti, numerose scritte del tipo: “Caecilius Balbus bonus panem facit” (=Cecilio Balbo fa buon pane) o anche esempi di propaganda politica: “Suffragamini Lucretio Rufo a Fusco et Lucio” (=Votate Lucrezio Rufo da Fusco e Lucio”). Un po' sgrammaticato questo menu (tabula lusoria) di un'osteria pompeiana che offre per cena pollo, pesci, prosciutto di coscia, pavone, cacciagione Questa pittura parietale pompeiana raffigura la conversazione tra due commensali: "Io sto proprio bene qui", dice l'uno . "E' proprio così!", risponde l'altro. In età medievale, una forma di pubblicità è rappresentata dalle insegne di “arti” o “corporazioni”, associazioni di artigiani, come anche medici e “speziali”, sviluppatesi al tempo dei Comuni, finalizzate a prevenire frodi imitazioni, a controllare la qualità delle merci, a regolamentare i prezzi e la quantità di prodotti da rivendere nei mercati. Infine, le corporazioni assistevano gli orfani e le vedove degli artigiani, mantenevano i colleghi malati, facevano elemosine. Bisognerà attendere in seguito per altri esempi di pubblicità, come quello apparso nel 1630 su un quotidiano dell’epoca, dove era stato stampato a lettere maiuscole il nome di un prodotto. Timidi tentativi che verranno rafforzati con l’avvento della II Rivoluzione Industriale, quando inizieranno ad apparire i primi manifesti per le strade delle città, su insegne ben visibili o sulle stesse facciate degli edifici, mentre diventano sempre più frequenti, al contempo, pagine e immagini di propaganda su giornali e riviste. Nel Novecento, oltretutto, la propaganda politica diverrà il cavallo di battaglia delle grandi politiche americane ed europee, sostenute da regimi totalitari come quello mussoliniano, social nazionalista e sovietico, per inculcare ideologie non di rado distorte e sollevare le masse nelle grandi imprese della nazione. Negli anni ’60, poi, la pop art incoraggerà l’avanzata della pubblicità, come del resto in passato l’influenza del moto futurista era stata a dir poco decisiva. Nasce nel 1957 Carosello, spet tacolo televisivo serale che catturerà letteralmente il piccolo schermo. Un programma teatrale semplice e infant ile, costruit o letteralme nte da lla pubblicità e per la pubblicità: a commissionare i brev i s ketch industrie e agenzie che inte ndevano segnalarsi e fars i spazio nei commerci e negli affari. La forza esercitata dagli spot sulle grandi masse raggiungerà un potere tanto incisivo da trasformare la pubblicità in una vera “rampa di lancio” addirittura per la politica. Basti pensare che negli anni ’80 salirà alla Casa Bianca un consumato pubblicitario, ovvero Ronald Regan, attore peraltro in alcuni film western e sponsor di note sigarette. Quanto alle tecniche di pubblicizzazione, più che evidente la loro evoluzione. Se nell’antica Roma consistevano in semplici iscrizioni parietali messe ben in vista nei luoghi pubblici, con la nascita di quotidiani, giornali e riviste nacquero gli annunci. Comunque, fino alla Seconda Rivoluzione Industriale e per tutta la metà del 1900, fino all’avvento della fotografia a colori e della tv, la pubblicità poté esprimersi solo via cartacea, o tramite le stazioni radio dell’epoca. Essendo mancanti strumenti come schermi, computer e strumenti in generale per sofisticate rielaborazioni digitali, i primi manifesti furono caratterizzati da una certa semplicità, e curati da veri e propri artisti, commissionati da aziende e proprietari, specialmente di teatri, locali pubblici nel circuito della bella vita. Simile influsso fu presente in misura marcata negli ambienti parigini e londinesi, dove gli artisti emergenti avevano abbandonato gli ameni paesaggi di campagna per dedicare la loro tele agli ambienti vivi e frizzanti della città. Furono utilizzate inizialmente tinte forti, pure, a valorizzare lo schema appena delineatosi di “slogan-visual”, immagini e parole efficaci per veicolare messaggi pratici e valoriali. Tutt’oggi, sembrano essere stati sfruttati tutti i mezzi di comunicazione possibili: tv, radio, cinema, ma anche il frequentatissimo World Wide Web, un vera giungla di spot e offerte che spesso nasconde sgradevoli sorprese. Senza poi contare cartelloni, manifesti, fiancate di treni, autobus, tram, persino la scia di aeroplani o addirittura prodotti che ne “raccomandano” altri. E per legittimare un sistema non privo di riscontri culturali ma non sempre “politically correct”, ci si è inventati anche un santo protettore, il predicatore San Bernardino da Siena (1380-1444), che diffondeva (e dunque pubblicizzava) la sua fede in Cristo con monogrammi (quasi logo ante litteram) e parole di ispirazione divina. Anche i pubblicitari, in fondo, hanno un’anima (da vendere)! Non tutte le pubblicità del tempo vantavano però un buon genio creativo, come questo manifesto di inizio secolo, della ditta “Gucci” (a ll’epoca solo una modesta bottega fiorentina), che non lascia spazio a immagini suggestive o frasi ad effetto. Serviva più che altro a segnalare l’esistenza dell’attività e ad elogiarne i prodotti. L’unico elemento decorativo è la cornicetta a quadrettini intorno alle scritte, che richiama molto le cu citure di ab iti, borse, cinture ecc., con cui la Gucci sarebbe divenuta in seguito una vera leader del settore. <<Anche l’occhio vuole la sua parte>>: que sta è un’altra delle fini strategie persuasive utilizza te in passato e ancora oggi per inculcare nella mente del consumatore l’idea di positività associa ta ad un prodotto. Nella foto uno spot per la “Peroni”, che sfrutta l’immagine di u na immaginaria coppia di sposini, giovane e attraente, in cui ch iunque vorrebbe immedesimarsi. L’autore sceglie poi il luogo adatto per un boccale di birra ghiacciata, la spiaggia, e ne approfitta per mettere in risalto le forme dei due. Dato che il maggior numero di acquirenti era e d è ma schile, in primo pia no è posta la ragazza, che lascia in travedere gambe lunghe ed eleganti, volto gentile, vita snella e corpo slancia to, tipico stereotipo di donna ideale, secondo l’immaginario collettivo di quegli anni, che qualsiasi masch io desidera corteggiare. Sulla destra, un giovane altrettanto atletico e in forma, che rispecchia l’idea le comunemente condiviso di simpatia e virilità . E infine, ma non da ultimo, lo slogan “Di Birra in Birra … di bene in meglio!”, a sottolineare come il prodotto, sano, gradevole e naturale, può regalarci davvero un sorso di felicità. Così è, se vi “piace” …! Negli anni '10 la nota ditta di cioccolateria “Milka” si faceva pubblicità così. Il colore lilla veniva già utilizzato in combinazione con altre tinte altrettanto luminose e delicate. In questa pubblicità non compaiono un vero body-copy, nè un lungo testo al fine di descriverne al meglio le caratteristiche, eppure si riesce a illustrare perfettamente ciò che si vuol comunicare. Le poche parole scritte esprimono la naturalezza degli ingredienti. Due donne indossano costumi tipici di quegli anni intonati al colore utilizzato per la pubblicità. Il paesaggio di montagna comunica un senso di naturale purezza e le mucche, da sempre simbolo principale della "Milka", stanno a simboleggiare la freschezza e la genuinità degli ingredienti utilizzati per un prodotto particolarmente amato! E’ degli stessi anni quest’altra pubb licità d i sicuro singolare, particolare, quella delle note sigarette "Lucky Strike". Anche in que sto caso non abbiamo body-copy, non un testo che ne spe cifichi gli effetti o le descriva, bensì uno slogan d'effetto: FOREVER AND EVER (= sempre e per sempre), accompagnato dall'immagine di due sposi felici, che simboleggiano, anche attraverso gli anelli di fumo, un legame che “fumoso” non è. Da notare come il fumo , all’epoca, non venga demonizzato per i suoi effetti nocivi, a differenza delle odierne pubblicità (dovremo dire “al negativo”), che invitano a un consumo limitato, laddove la pubblicizzazione non ne sia severamente vietata. Il testo del si serve del tanto amato nome di Carosello al fine di pubblicizzare e vendere l'olio di oliva "Bertolli". Un disegno simpatico e carino di "Olivella" ,con in mano una bottiglia di olio, domi na la scena. Non sono presenti body-copy né testi prolissi, come a volte si può trovare in alcune pubblicità, ma uno slogan efficace, sebbene elementare, chesembra rivolgersi alle fresche spose innamorate. Da notare, inoltre, i colori: sul nero intenso dello sfondo spiccano il bianco del disegno e il giallo dello schermo del televisiore e della bottiglia di olio in rilievo. Un ultimo dettaglio è la scritta del sito di Carosello posta sotto il "televisore", quasi fosse una garanzia dell'utilità e della buona qualità del prodotto, diffuso in tutto il mondo. Davvero splendidi i manifesti pu bblicitar i anni '20 all'in segna di romantiche atmosfere vintage. E’ il caso di questa pubblicità di una marca di champagne, priva di testo, centrata sulla sola immagine della donna avvolta da un morbido drappo, che sembra esaltare in un moto di danza la pregiata bevanda. Il colore giallo, in risalto sul nero, e la forma avvolgente del mantello rendono la sagoma della ballerina simile a un morbido pulcino, il cui occhio, a ben osservare, è la testa, al contempo, della sensuale gitana! “in confondibile” natura lmente la bottiglia … In questa pubblicità degli anni '20 un pagliaccio in calzamaglia rossa a pois, solleva una bottiglia di "Campari bitter" probabilmente all'arancia, poichè il corpo del personaggio è avvolto dalla buccia di questo frutto, quasi fosse un festone a spirale. Niente slogan nè body-copy, soltanto due semplici parole "Campari Bitter"! Sempre e dovunque Campari, per prendere il volo … Ecco come, negli anni '30, venivano pubblicizzati i sigari. Sembra quasi una banconota con il volto e mezzo busto di un "signore importante", probabilmente un personaggio della cultura, che fa da testimonial a questi sigari. Ciò che caratterizza que sta pubblicità è la figura sbiadita, che rende tutto ciò più retrò, oserei quasi dire "magico". Da notare le immagini in se condo piano (esper imenti di Marconi, nave che a llude all'emigrazione), quasi a valorizzare, con il riferimento a svolte epocali, l’importanza di un prodotto di pre stigio e qualità ! Nella immagine, tratta da un giornale americano, si offre un esempio delle eleganti e insieme funzionali tipologie degli orologi dell'epoca. La marca "Rolex”, in assoluto la migliore sul mercato, è famosa per la fattura dei suoi orologi, il maggior numero dei quali realizzati in oro. La preziosità del prodotto è rimarcata dallo slogan, ma anche dalla corona del marchio, oltre che alle due carte francesi. La pubblicità era già allora regolamentata da leggi e restrizioni: per evitare pubblicità occulta, le due carte non sono complete e mancano lettere e simboli alla figura rovesciate come alle due f igure reali. La pubblicità, sempre perseguendo scopi commerciali, arrivò ad influenzare profondamente l’etica del tempo. Una delle tante idee sdoganate fu quella della nudità femminile, fino agli anni ’50 sempre rigorosamente tenuta nascosta da un pensiero ancora estremamente puritano e bigotto. Notando l’attrazione del pubblico maschile verso pubblicità con testimonial giovani ed attraenti, le industrie calcarono la mano, volendo arrivare a mostrare la nudità, seppure non totalmente. .. ... ... Ed eccoci arrivati... ... ... agli anni '40! Con un simpa tico “Ca limero”, il pulcino che invano aspira a non essere più nero, la ditta di sapone e dete rgente “Lanza” ha dato vita a una campagna pubblicitar ia, alla fine degli anni '40, apprezzata per più decenni da a dulti e piccini. In un mondo di fantasia anche i piccoli aiutano in casa con un prodotto di sicura efficacia! Lo sfondo suggestivo con le fasi lunari racchiude il prezioso orologio, associato per la forma e il colore brillante ad una lunanel suo pieno fulgore. Mancano body-copy e slogan, si rinuncia anche al testo: il nome del prodotto e l’elegante design catturano da soli l’attenzione del lettore. ANNI '40... ... ...in ogni sfumatura ...quando la pubblicità era criminale! Esempio di disvalore an che in campo p ubblicitario, il testo su riporta to ha su scitato d iverse polemiche per via dello slogan di certo d iscutib ile (“...perchè l'innocenza è più sexy d i quello che pen si”). Istigazione, dunque, alla pe dofilia dietro la tenerea immagine di u na bimba con il suo orsacchiotto. Negli ste ssi anni, de l re sto, non mancarono pubblicità che giustif icavano e quasi incoraggiavano la violenza sulle donne, che consigliavano sigar ette e proponevano per i neonati pappine e coca-cola! CREDERE, OBBEDIRE… . Anche la manipolazione de lle informazioni e il controllo de i mezzi di informazioni ha un merito importa nte: far credere alla popolazione ciò che vuole è fondamentale per ottenere consensi e fiducia alle votazioni: la manipolazione attuata da i Ministri della Propaganda è tanto profonda da portare a una vera e propria “dist orsione” della verità: ciò che è pos itiv o viene accresciut o fino all’esagerazione; que l ch’è negativo omesso o etichettato come “disinformazione”; ciò che può causare malconte nto reso inveros imile. E’ quant o accadde, come è not o, al tempo della Grande guerra, quando le parole “s confitta” “ritirata d’emergenza” “resa” che segnarono t utte le opera zioni dal 1940 al 1945 nell’esercito italia no, furono sostituite con “ripiegamento di forze” ,“momenti di incertezza ”, “ritardi inevitabili” e molti altri div ersivi, oltre al tradizionale “niente di nuovo sul fronte”. Di fronte all’autarchia, punizione riservata all’Italia nel 1936 (per la cam pagna d’Et iopia) e s uccessivamente al Terzo Reich (per l’invasione de lla Cecos lovacchia ), si escogitarono i metodi più disparati pur di non perdere affidabilità agli occhi di italiani e tedes chi. In Italia, si incoraggiano le risorse della pe nis ola, si ricorre a nuove materie: non esportando formaggi, dal latte in esubero e quindi dalla caseina si ricavò il lanital (un tipo di lana). Dalla ginestra e dai fiocchi di canapa si ottenne un omonimo del cotone, il cafioc. Dalla canapa si otteneva già abbondantemente fibra per sacchi e lenzuola (a dir la verità un poco ruvidi). Non esportando vino, questo fu trasformato in alcool (anche con altri zuccherini) e i motori funzionavano discretamente con questo combustibile. Un altro tessuto molto noto durante il periodo autarchico fu l’orbace. La gente lo identifica anziché nel tessuto, spesso e volentieri nella foggia e colore di quelle che allora erano le camicie nere (di servizio) invernali dei gerarchi. L’orbace è un tessuto molto antico: si dice che San Francesco arrivò in Sardegna quando mancavano una decina d’anni alla sua morte, avvenuta nel 1226, indossando un saio d’orbace. Un indumento certamente tipico delle tradizioni contadine italiane e particolarmente adatto ai climi freddi. Con questo tessuto furono confezionati il vestiario dei soldati romani, dei chierici nel periodo medioevale, i pastrani degli ufficiali della marina italiana del secolo scorso. L'orbace si otteneva selezionando i peli migliori, durante il processo di cardatura: in questa fase venivano separati i peli più lunghi, da riservare a questo particolare tessuto, e attorcigliati una sola volta mentre i peli meno lunghi erano riservati alla trama. La propaganda trascina le masse anche ne i grandi obiett ivi delle nazioni, come la crescita demogra fica, le riforme industria li in Germa nia e Russia, quelle agricole in Italia. Si incoraggia la popolazione a crearsi una famiglia e procreare , per dare alla nazione più fig li e quindi un numero maggiore di opera i, conta dini, e non ultimo soldati. I n Germania, poi, Hitler è a ca po, con i massimi dirigent i delle SS (Squa dre Speciali) e della Gestapo (polizia politica ), della persecuzione ebrea. Me ntre l’esercito e le forze specia li faranno irruzione in città e paesini di campagna per scovare le comunità ebraiche e deportarle , la popolazione è spinta con la propaganda ant isemita a denunciare coloro che si oppongono a l governo o chi degli ebrei cerca rifugio dai te deschi. I l Minist ro de lla Propaganda te desco Joseph Goe bbels interviene s u qualsiasi mezzo: industria cinematografica (cele bri film come “Sϋss l’ebreo), giornali (vengono fina nziati que lli che si proclamano antisemiti e ne vengono fondati alcuni della stessa opinione), operazioni di volantinaggio diffamatorio, ra dio. Vignette e articoli contro gli ebrei sono dappert utto. Diviene anche un vero best-seller, con più di 30.000 copie vendute, “Me in Kampf” (La mia battaglia ), saggio politico scritto dal ca ncelliere tedesco dura nte la sua permanenza forzata in carcere, per un fallito colpo di stato alla Ca ncelleria ne l 1923. Il saggio, la cui ristampa oggi è vietata ed è vist o come il “libro nero” della Germania postbellica , esprimeva le intenzioni polit iche di Hit ler, la s ue smania di conquista dello “Spazio V itale” e la sua persecuzione contro gli ebrei. Il saggio verrà poi espatriato e venduto a case editrici fra ncesi e brita nniche, in versione ridotta, comunque, elim inando i passi “scomodi” in cui si additava i due com ponenti delle Nazioni Unite come nemici da sopprimere al più presto, per acce dere alla conquista de ll’Europa. I capitoli censurat i, poi integrati cla ndestinamente in una nuova versione integrale , crearono molto scalpore e svelarono un volto nuovo della politica nazista: e liminare la “concorrenza”. Nei loro manifesti, poi, compare una simbologia che prende spunt o da una passato più o me no rece nte: La Germania di Adolf Hitler si rifà al mito dell’Impero Romano, emblema di ordine, disciplina, conquista ed espansione, combina ndoli con il glorioso passato medioevale della Germania, quello dell’Impero Carolingio, con fondatore Carlo Magno, e in particolar modo Hitler nutre profonda stima e ammirazione verso il sovrano Federico Barbarossa, fondatore de l Primo Reich (primo impero) propone ndo il proprio governo come generatore del Terzo e ult imo. Ciò spiega sim boli molto present i in manifesti e luoghi politici, come l’aquila reale, s imbolo dell’Impero Romano, e alcuni manifesti che raffig urano solda ti con corazze di epoca medioevale . L’Italia di Benito Mussolini, altro appassionato di storia ed emulatore dell’Impero Romano, mette in luce le ant iche usanze e simboli, come il pass o all’oca (poi scopertosi non affatto proprio delle legioni romane ) l’aquila reale (introdotta pure al centro de lla bandiera italiana) e il celebre fascio, da cui appunto “fascismo”: una scura intrecciata tra salici e tenuti legati in un solo fascio: nell’ant ica Roma era no utilizzat i per punire atti di insubordinazioni: i salici per le frustate, la scure per le esecuzioni capitali. In Russia , vivi a ncora gli ideali del socialism o, che fa nno comparire ritratti e foto di Lenin. I l più famoso di tutt i i manifesti è quello che recita “Lenin è vissut o, Le nin vive , Lenin vivrà”, tratto da una famosa poesia de l tempo. …COMBATT ERE! La propaganda , infine, non s i arresterà neppure di fronte a lla guerra ma anzi troverà in essa nuov a linfa vitale. Pieni de lla loro fiducia e de lla loro s uperiorità, i Ministeri della Guerra promettono una guerra facile , lampo, e tutt i credono ciecamente alla loro vitt oria schiacciante sul nemico: una “bella avventura” come viene definita, dalla durata massima di un’estate. I soldati scrivono al momento della parte nza: “Sarò di ritorno per Natale”. Quella “bella avvent ura” durerà invece quattro anni, verra nno fa lciat i 9 milioni di soldati da gas, t rincee, mitragliatrici, la ncia fiamme, una epidemia di fe bbre spagnola; cadra nno 3 grandi imperi, e un altro capitolo di storia si concluderà. Nella II Guerra Mondiale , la carneficina è addirittura peggiore, e di molto: una g uerra che ora copre ogni superficie e colpisce non solo eserciti decima l’Europa priva ndola di quas i 47 milioni tra uomini e donne di ogni età. Prima e dura nte il consumarsi di questi tragici event i si era combattuta un’altra guerra senza esclusione di colpi: quella propagandistica. Nei periodi precede nti alla Grande G uerra (1914- 1918) com parivano press o le ambasciate e i luoghi pubblici manifesti e cartelloni che chiamavano i cittadini a lla guerra. Ne l 1914, in un celebre manifesto, Lord Kit chener di Khartoum , ministro alle politiche belliche brita nniche, diceva, faccia severa, dito puntato che sembra uscire dalla carta stampata e ba ffi arricciati a ll’insù “Britons wants You”. Nel 1915, sarebbe stato a ffisso un altro manifesto, questa volta meno incoraggiate e che quasi invita a riflette: l’immagine mostra un padre con due suoi fig lioli, uno dei qua li gli domanda: “Babbo, cosa ha i fatto tu nella Grande Guerra?”. Un segno evidente di come uno stato, che ormai profondeva tutt i i suoi sforzi nella guerra, avvertiva un bisog no sempre crescente di soldati sul fronte , e sprone dunque i civili ancora in patria ad arruolarsi. Le ricom pense? G loria e l’ “onore” di morire per la propria patria nel più crue nto dei modi. In Germania, spinta del Kaiser Guglie lmo II, la propaganda è altrettanto efferata, e sprona a pr ender parte a uno dei più grandi avvenimenti st orici de lla Germania: lo stesso Ka iser posa talvolta a llegro talvolta fiero in pose per volantini e striscioni, mentre Berlino è febbricitante . Anche negli Stati Uniti il clima è lo stesso: costretta a interve nire nel 1917 per proteggere i propri interessi commerciali, m ette in campo la figura immaginaria dello “Zio Tom ”, uomo dall’aspetto fiero e incorruttibile, il cui stile è tutto un programma: a cominciare dal cilindro a stelle e stris ce sul ca po. Anch’egli punta il dito e invita a non demordere: la guerra è alla porte e l’America “vuole Te”. È un’eccezionale trovata di James Montgomery Flagg. Non solo per riempire i ranghi, ma a nche per t utta un’altra serie di mot ivi v iene impiegata la propaganda, a cominciare da lla produzione be llica: si invita gli opera i a s udare sette camice tra polvere da s paro, canne di fucile e proiettili per rifornire gli eserciti e mai come nei periodi di guerra si t iene tant o alle donne: vengono e logiate e considerate indispe nsabili per l’economia de i paesi: sono la nuova classe operaia qua ndo gli uomini sono al fronte . Vie ne inoltre diffus o un forte clima di odio contro il nemico: nella II Guerra Mondiale in America appaiono manifest i dove un bra ccio fasciato con la svastica pugnala una Bibbia , con sotto scritto “This is the enemy” (questo è il nemico) oppure Hit ler e i suoi colla boratori che allungano le ma ni artigliate sulla nazione che inte ndono conquistare. Nei territori già assoggettati, invece, la politica è differe nte: non si vende odio, ma amore e benevolenza , come l’ingannevole stratagemma escogitato dal governo del Terzo Re ich, che consisteva in un manifesto con ra ffigurato un s oldato tedesco che tie ne tra le braccia un bambino in fasce . La scritta recita “Siamo vostri amici”. Tutto ciò nella devastata Francia dopo la Campagna militare del maggio-giugno 1940. Terminati i due conflitti mondiali, incomincerà il lungo periodo, dagli anni ’50 fino al 1989, della G uerra Fredda , che viene combatt uta senza esclusione di colpi, non s ul campo di battaglia, ma s u quello diplomatico: è una “guerra di nervi” com battuta con le minacce del nucleare. La propaganda svolge un ruolo fondamentale , potremmo dire “primario”: per tecnologie belliche U.R.S.S. e U.S.A. im piegano cifre esorbita nti e il mondo trema a sentire i passi di quest i due giganti, ma è tra i consensi che si duella veramente. Entrambi i blocchi attua no campagne diffamatorie contro il nemico; elogiano il proprio sistema economico, disprezzano quello del nemico; elargiscono grandi somme di da naro per finanziam enti e alleanze con L’Europa e l’As ia; mettono in guardia la popolazione perché non lasci inosservati fatti sospetti. Per elogiare la propria sit uazione economica, sia l’America sia il Blocco Russ o regalano al mondo intero un’immagine quasi para dis iaca del proprio paese: gli States sono il paese del gua dagno facile , delle grandi opportunità e di un sistema che non fa acqua: il capitalism o. Un cele bre manifesto de ll’epoca mostra due sposini novelli che si accampano per un lauto pic-nic in un luogo dove vi è perfetta sintonia tra naturale e artificiale . Me ntre una m oderniss ima monorotaia sfreccia bia nca e rossa vicino a un mass iccio roccioso, i passeggeri e la coppia s i scambia no sguardi amichevoli e sorrisi reciproci, mentre il maschio, abbigliato alla moda e dal fisico palestrato dice orgogliosamente in un vignetta “Si potrebbe stare meglio?”. Manca solo Capitan America, nato dalla fantas ia di un fumettista americano nel 1956, che certo sfrecciava in cielo nella sua calzamaglia a stelle e strisce, per garantire pace e tranquillità alla sua ge nte. Carmine Iuorio Martina Pizzirusso Vincenzo De Vito Diletta Fischetti (Supervisione: Lucia Mattera)