Lo sguardo di “genere” cambia il punto di vista! RIFERIMENTI NORMATIVI PARI OPPORTUNITA' NELLA DIFFERENZA DI GENERE 1989 COMITATO NAZIONALE PER LE P.O. PRESSO IL M.I.U.R. 1991 LEGGE 10, n. 125 AZIONI POSITIVE PER LA REALIZZAZIONE DELLE P.O. TRA DONNE E UOMINI NEL MONDO DEL LAVORO 1993 PIANO NAZIONALE PER LE P.O. NEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO (1993/95) DIVISO IN 5 SEZIONI: EUROPA CONTESTO ITALIANO CULTURA ED EDUCAZIONE DELLE P.O. INCROCIO CON I PROCESSI DI RIFORMA DEL SISTEMA SCOLASTICO LE PROFESSIONALITA' FEMMINILI NELLA SCUOLA + SCHEDE DI APPROFONDIMENTO, INFORMAZIONE, PROPOSTE PROGETTUALI 1993 U.E. FINANZIA AZIONI SULLE P.O. NELLA SCUOLA 1994 PROGRAMMA ORIENTAMENTO DEL M.I.U.R. CAP. 3 PER LA CULTURA ALLE P.O. 1997 PROPOSTE DI LAVORO PER UNA SCUOLA CHE CAMBIA (tematiche, progetti, schede di lavoro, ecc.), LE P.O. NEL SISTEMA SCOLASTICO DEL M.I.U.R. a cura del COMITATO NAZIONALE PER LE P.O. PROGETTI MINISTERIALI DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE 1997/1998 EDUCARE ALLA CURA. IL LAVORO DI CURA (Comitato Nazionale per le P.O. e IRRSAE Liguria) 1998 ADOTTARE I DIRITTI UMANI. "Dalle P.O. all'equivalenza. Da Pechino al 2000" 1999/2001 1999/2001 PROGETTO POLITE. "Saperi e libertà.Maschile e femminile nei libri, nella scuola, nella vita". Promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dip. per le P.O. , La rappresentazione della violenza nei media L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Questo lavoro ha lo scopo di analizzare il ruolo e la rappresentazione della donna da parte dei mezzi di comunicazione in termini di linguaggi verbali e visivi per creare una consapevolezza in merito al tipo di rappresentazione che la donna ed anche l’uomo sono costretti a subire dai media. La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Data l’importanza dei media è indispensabile procedere ad una riflessione su come i mezzi di comunicazione influenzino l’individuo nella ricerca di una propria identità e possano essere ritenuti responsabili dell’affermazione di idee, pensieri e convinzioni che caratterizzano fortemente la società La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità I mass media si affermano oggi come una potente agenzia di socializzazione per le nuove generazioni in grado di creare e diffondere su larga scala una definizione e una rappresentazione della realtà che si affianca a quella proposta dalla famiglia e dalla scuola. Bambine/i, ragazze/i, donne e uomini hanno ormai a disposizione “due mondi” da cui attingere per elaborare e costruire la propria immagine personale e sociale: • il mondo dell’esperienza diretta e • il mondo mediale (filtrate e organizzate dai media in base a logiche che trascendono da obiettivi di tipo educativo, essendo orientate a finalità commerciali). La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Gli effetti della tv sui minori indistinta e omogenea annulla e rende irrilevanti le peculiarità del pubblico maschile e femminile. La prospettiva di genere impone invece di differenziare e di interrogarsi sul tipo di correlazione esistente tra le rappresentazioni di genere divulgate a livello mediatico e i processi di costruzione identitaria. Potrebbe risultare interessante valutare la capacità dei media di porsi come agenti di mutamento sociale, utili per una ridefinizione delle immagini tradizionali femminili e maschili. La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Nel peggiore dei casi i media risultano uno “specchio distorto” che non riesce neppure a stare al passo – cioè a rappresentare – cambiamenti già avvenuti nella società. Nella realtà televisiva italiana si constata che l’immaginario di femminilità, ma anche di mascolinità, è mediaticamente ingessato sui più tradizionali stereotipi di genere La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Alcune immagini di donna moderna, talvolta in forma caricaturale, mostrano un ritratto femminile di “donna sexy”, oggetto del desiderio e dello sguardo maschile oppure improntato ai rassicuranti ruoli di madre-moglie-casalinga. La televisione rappresenta e rafforza ogni giorno ”un modello” un’immagine femminile in cui le per lo meno quelle giovani e belle, trovano normale usare il proprio corpo e l’ammiccamento erotico continuo come un mezzo per “affermarsi”. DONNA IN CARRIERA DONNA CHE USA IL PROPRIO CORPO Una posa “materna” in un annuncio stampa di Jil Sander La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Tale rappresentazione del femminile opera negativamente a due livelli: • • sia sull’auto-percezione delle donne stesse (immagine personale) sia sulla percezione che delle donne maturano gli uomini e anche i minori (immagine sociale) Traducendo la questione sotto forma di domande: • • Che idea si fanno delle donne gli uomini del futuro, cioè i ragazzi di oggi? Idea che le donne (eccettuate madri e sorelle, secondo il vecchio stereotipo), sono solo corpi da esibire o, come spesso accade nei talk show e reality show, donne in competizione per la conquista di un uomo? • E che idea possono farsi le donne del futuro, cioè le bambine e le adolescenti? La responsabilità è anche delle donne!?! “L’identità si forma attraverso processi di identificazione con qualità e storia di vita di persone reali o personaggi fantasticati di film, cartoni animati, favole, personaggi dello spettacolo che fungono da modelli di identificazione. In un’età molto giovane le ragazze e i ragazzi soffrono spesso di senso di inadeguatezza ed anche disistima, di non essere all’altezza e cercano modelli esterni con cui identificarsi, non solo nell’abbigliamento, ma anche nella forma fisica Un naso come quello di Carla Bruni o un seno come quello di Valeria Marini possono rappresentare fattezze ideali La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Gli effetti sui minori sono devastanti essendo il target più vulnerabile rispetto ai messaggi sessisti proposti perché non possiedono ancora gli strumenti necessari per valutarli criticamente. Il problema è amplificato dal fatto che negli ultimi anni le/i bambine/i, le/i adolescenti non si limitano più a guardare i programmi rivolti al loro target di età ma sono diventati telespettatrici/tori dei programmi per adulti che vengono proposti in prima e in seconda serata, orari in cui fa comodo credere che le/i più piccole/i siano già a letto. La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità A partire dagli anni ’70, con una particolare enfasi degli anni ’80, in Italia sono state condotte diverse ricerche volte ad analizzare la rappresentazione del femminile e del maschile proposta nell’ambito della Tv dei ragazzi. Questi studi consentono di ricostruire una casistica dei: • modelli proposti nei cartoni animati per bambine: donna contesa (tra due personaggi maschili), donna sexy, frivola e vanitosa (ma attenta e decisa), piccola orfana (dignità, coraggio e tante lacrime), principessa guerriera o comunque l’aristocratica in armi (determinazione, spietatezza, ma anche aiuto degli oppressi), campionessa sportiva (disciplina, sacrificio, spirito nazionalistico, rinuncia al privato per il ruolo pubblico), avventuriera (affascinante, seducente, generalmente cela una doppia personalità, va contro la legge ma con astuzia e eleganza). • modelli proposti nei cartoni animati per bambini: uomini coraggiosi, avventurosi che amano il rischio, conquistatori di terre, spazi cosmici e donne, eroi e guerrieri che amano la guerra, lavoratori impegnati e mai disponibili agli affetti, ecc La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Ancora oggi gli spot televisivi di giocattoli destinati a bambine/i forniscono un esempio di netta separazione tra le attività femminili (la cura delle bambole, dell’aspetto estetico e le faccende domestiche) e le attività maschili (competere, manipolare oggetti e fare sport). La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità I giocattoli: per bambine sono castelli e casette, pupazzi e bambole, stoviglie in miniatura, accessori per la casa; Se la gamma di giocattoli pubblicizzati alle bambine è riconducibile al binomio “seduzione e riproduzione” e i valori di riferimento sono la bellezza e il glamour. per i bambini sono veicoli, piste, bambolotti che rappresentano guerrieri ed eroi. I giochi maschili veicolano valori quali la velocità, la competizione, il coraggio, il rischio, l’avventura. Il tema della guerra è onnipresente nelle pubblicità rivolte al target maschile: «invece di promuovere l’idea del gioco collaborativo, festoso ed allegro, la pubblicità suggerisce una competizione, nella quale la soddisfazione non nasce dal divertimento, ma dalla sconfitta dell’antagonista». La riproposizione di modelli stereotipati su base sessuale appare dannosa e limitante non soltanto per le bambine ma anche per i bambini i quali, per affermare la propria mascolinità, si vedono costretti ad assumere tratti di aggressività, competizione, forza, che magari sono totalmente estranei al proprio sentire e alle proprie inclinazioni naturali. Il progetto più ambizioso rimane quello delineato ormai più di trent’anni fa da Elena Gianini Belotti nel bellissimo saggio Dalla parte delle bambine: «restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene». La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità La Risoluzione del Consiglio d’Europa del 1995 concernente l'immagine dell'uomo e della donna nella pubblicità e nei mezzi di comunicazione già assumeva questa ottica propositiva affermando che: «la pubblicità e i mezzi di comunicazione possono apportare un notevole contributo al cambiamento dell'atteggiamento della società riflettendo la diversità dei ruoli e delle potenzialità delle donne e degli uomini, la loro partecipazione a tutti gli aspetti della vita sociale, nonché la ripartizione più equilibrata delle responsabilità familiari, professionali e sociali tra donne e uomini». Questo a patto che promuovano «un'immagine diversificata e realistica» delle possibilità e delle attitudini delle donne e degli uomini nella società e attivino misure volte ad eliminare messaggi sessisti o immagini degradanti sia femminili che maschili. La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Ma in Italia i mass media e la televisione e’ una delle prime, presentano sovente l’immagine del corpo femminile e ciò si verifica in modo particolare nel settore pubblicitario. La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità L’immagine femminile viene infatti utilizzata con elevata frequenza per pubblicizzare ed incrementare le vendite di un ampio numero di prodotti che spazia dagli alimenti, ai prodotti di bellezza, all’abbigliamento, alle automobili ecc. La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Gli studi sulla rappresentazione dei generi nella pubblicità ed in particolare sul ruolo e l’immagine della donna hanno avuto un rapido sviluppo a partire dagli anni ’70 grazie agli Women studies. Tali ricerche hanno evidenziato che nell’ambito della pubblicità, in modo più marcato negli spot televisivi, è presente una forte discriminazione tra la rappresentazione degli uomini e delle donne. Le donne vengono in genere presentate come meno intelligenti, attive, potenti ed autoritarie ed al contempo più emotive, attraenti e giovani rispetto agli uomini. La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità L’aspetto che emerge in modo più significativo è che sebbene si cerchi di offrire l’immagine di una donna indipendente e sicura di sé viene invece presentato il modello della donnaoggetto ed al contempo suggerita, in modo più o meno velato, l’inferiorità del genere femminile rispetto a quello maschile. La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Tale discriminazione si evince con forza attraverso alcune tecniche che vengono utilizzate nell’elaborazione e nella costruzione dei messaggi pubblicitari. Tali tecniche possono essere ricondotte principalmente a 4: 1) frammentazione del corpo femminile; 2) annullamento della donna in quanto persona; 3) sguardo delle donne raffigurate; 4) ruolo della donna. 1. FRAMMENTAZIONE DEL CORPO FEMMINILE: il corpo femminile viene presentato come “frammentato”; ovvero ne vengono mostrate solo alcune sue parti. Le parti del corpo che vengono raffigurate sono perfette; vengono infatti mostrati dei glutei scolpiti, delle bocche turgide e dei sorrisi smaglianti, come se questa costituisse la normalità, incrementando così sentimenti di insoddisfazione da parte delle donne riguardo al proprio corpo e sovente una conseguente diminuzione dell’autostima che dà origine in modo sempre crescente ad un rapporto problematico con il cibo e all'insorgenza di disturbi alimentari. Inoltre ciò porta alla perdita dell’identità del soggetto in quanto persona ed alla perdita della sua soggettività rendendo in questo modo il corpo femminile, o alcune delle sue parti, un mero oggetto. 1. Pezzi di corpi femminili in pubblicità su stampa 2. ANNULLAMENTO DELLA DONNA IN QUANTO PERSONA: la donna presente nel messaggio pubblicitario viene spesso annullata in quanto persona. Si attua infatti un processo attraverso cui la modella passa da soggetto ad oggetto, prendendo così il posto dell’oggetto che pubblicizza, ed al contempo il prodotto reclamizzato viene come “umanizzato”. 2. RUOLO DELLA DONNA: infine un altro elemento che denota la discriminazione tra uomini e donne nella pubblicità è dato dal ruolo che assumono i soggetti presenti all’interno di un messaggio pubblicitario. 3. SGUARDO DELLE DONNE RAFFIGURATE: altro aspetto che differenzia la rappresentazione dell’uomo e della donna nella pubblicità è costituito dallo sguardo. Lo sguardo dei soggetti femminili presenti negli spazi pubblicitari in genere è rivolto frontalmente verso lo spettatore con il fine non solo di creare un coinvolgimento ed un legame ma anche con quello di sedurre. Al contrario gli uomini non rivolgono quasi mai lo sguardo verso il pubblico; ciò sta ad indicare un atteggiamento autoritario ed al contempo contribuisce a definire l’uomo come un soggetto sicuro di sé ed indipendente. 4. RUOLO DELLA DONNA: infine un altro elemento che denota la discriminazione tra uomini e donne nella pubblicità è dato dal ruolo che assumono i soggetti presenti all’interno di un messaggio pubblicitario All’uomo viene infatti in genere attribuito un ruolo attivo in quanto viene presentato come un osservatore che opera attivamente all’interno del contesto in cui si trova. Ciò indica conseguentemente che la donna, oggetto dello sguardo maschile, è invece relegata ad un ruolo passivo e che l’agire ed il prendere delle decisioni sono prerogative maschili. 4. Donne ed erotismo in pubblicità vecchie e nuove. Un esempio di donna sensuale in un’affissione per gli abiti Swish Pubblicità di prodotti per il dimagrimento maschile. Nudi maschili per la promozione di prodotti diversi Uomini emotivi e riflessivi. DONNE MASCOLINE E UOMINI EFFEMINATI • pubblicità (soprattutto di moda) che raffigurano identità dalle differenze sfumate: donne androgine e uomini effeminati, ma anche veri e propri transessuali. • Dagli anni Novanta, in particolare, sono diventate più evidenti le somiglianze caratteriali, fisiche, nel ruolo familiare, affettivo e professionale, tra figure maschili e femminili. Donne mascoline Uomini effeminati Gli stereotipi di ruolo. forzatura poco credibile. La pubblicità è comunicazione persuasiva La pubblicità non crea modelli e valori si aggancia a simboli, modelli e valori già esistenti, interpretandoli, amplificandoli e inserendoli dentro storie che raccontano prodotti con parole e immagini La pubblicità è comunicazione persuasiva Ma… nel momento in cui un prodotto, per rendersi desiderabile, “si aggancia” a simboli e valori già acquisiti, li consolida nell’immaginario collettivo. La pubblicità è un effetto del clima sociale ma è anche una concausa perché, ogni volta che rappresenta un comportamento, un simbolo, un valore, lo rinforza La pubblicità è comunicazione persuasiva …sesso …purezza e peccato …fitness La pubblicità è comunicazione persuasiva … e ha lo scopo di promuovere consumi e/o comportamenti L’uso del nudo femminile non e’ solo italiano L’uso di stereotipi di genere non è un fatto recente… L’uso di stereotipi di genere non è un fatto recente… La donna del dado Star nel particolare di una confezione del prodotto Ave Ninchi testimonial per la pubblicità del tacchino Aia. L’uso di stereotipi di genere non è un fatto recente… Annunci stampa di Moulinex discutibile l’uso del corpo femminile per vendere… qualsiasi cosa. non c’è bisogno di trasformare le casalinghe in modelle discutibile l’uso del corpo femminile per vendere… qualsiasi cosa. Radio privata Salumi calabresi discutibile l’uso del corpo femminile per vendere… qualsiasi cosa. Corso universitario cibo per animali compagnie telefoniche concorrenti. offerte diverse, in anni diversi. Una sola idea fissa. Mostrare il corpo nudo non è un obbligo, neanche per vendere, in modo pertinente, biancheria intima C’è qualcosa più preoccupante del corpo nudo. Ed è il corpo omologato. il paradosso (non solo italiano) delle creme anti età… “Dove evolution” ci sono altri modi per mostrare la varietà di corpi veri… perché non provarci più spesso? La rappresentazione della violenza nei media/L’immagine stereotipata di maschile e femminile I mezzi di informazione e il racconto del fenomeno della violenza sulle donne Analisi e lettura critica di testi, immagini, pubblicità Tali discriminazioni sono indubbiamente favorite anche dalle prerogative che caratterizzano i messaggi pubblicitari; come la struttura e la breve durata. Ciò emerge in modo particolare negli spot televisivi, che hanno una durata che in genere varia tra i 15 e i 30 secondi. Gli spazi pubblicitari vengono infatti costruiti al fine di comunicare velocemente, in modo diretto ed efficace il messaggio commerciale, per questo motivo presentano spesso allo spettatore una visione della realtà estremamente semplificata e stereotipata; aspetto che si ripercuote anche sulla rappresentazione dei generi. La distribuzione degli spot tra le diverse reti considerate Paola Panarese La donna usata dalla pubblicità. Una ricerca sugli spot tv italiani, 2011 La distribuzione degli spot nelle fasce orarie considerate Paola Panarese La donna usata dalla pubblicità. Una ricerca sugli spot tv italiani, 2011 Quota di maschi e femmine per professione Paola Panarese La donna usata dalla pubblicità. Una ricerca sugli spot tv italiani, 2011 Quota di maschi e femmine per corporatura Paola Panarese La donna usata dalla pubblicità. Una ricerca sugli spot tv italiani, 2011 Quota di maschi e femmine per estetica del viso Paola Panarese La donna usata dalla pubblicità. Una ricerca sugli spot tv italiani, 2011 Quota di maschi e femmine per inquadratura prevalente Paola Panarese La donna usata dalla pubblicità. Una ricerca sugli spot tv italiani, 2011 Quota di maschi e femmine per grado di emotività Paola Panarese La donna usata dalla pubblicità. Una ricerca sugli spot tv italiani, 2011 Che “genere” di scuola ? ? LA SCUOLA DEVE TENERE CONTO DELLE DIFFERENZE DI GENERE ? Nei libri di testo L’apprendimento visivo e il condizionamento degli stereotipi Il sessismo? Si studia sui libri Irene Biemmi Sessi e sessismo nei testi scolastici, 2010 Mamme con il grembiule che fanno le torte e papà indaffarati che lavorano tanto. Sui manuali delle elementari l'Italia sembra ferma agli anni Cinquanta. Come conferma una ricerca che ha analizzato testi e illustrazioni pubblicati da dieci tra le principali case editrici nazionali Ci sono cose da maschi che che le femmine non possono fare, e cose da femmine che è vergognoso che i maschi facciano Ci sono, inoltre, vicende che non vengono raccontate o che vengono liquidate in poche, pochissime righe. Nei libri di storia, in quelli di filosofia, nei manuali di letteratura, di scienze o di storia dell’arte. L’assenza e il silenzio delle donne nei testi scolastici è proporzionale alla presenza costante e tenace, in quegli stessi testi, dei cosiddetti stereotipi di genere, che mostrano immagini di uomini e donne non solo sempre uguali a loro stessi, ma anche irrealistiche e ormai superate nella realtà. Un quadro molto chiaro lo si ricava da un’indagine realizzata da Irene Biemmi, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Firenze, sui testi per la quarta elementare delle maggiori case editrici italiane. Dalla ricerca (pubblicata con il titolo Sessi e sessismo nei testi scolastici ) Stereotipi di genere Irene Biemmi Sessi e sessismo nei testi scolastici, 2010 Molti riferiti al genere femminile Femmine emotive, premurose, paurose, piagnucolose, educate, buone, ingenue, servizievoli, vanitose Molti riferiti al genere maschile Maschi forti, avventurosi, coraggiosi, attivi, indipendenti, astuti, sicuri di sé Ruoli: Lavoro e Cura della casa e dei figli Antistereotipi di genere Pochi riferiti al genere femminile Bambine coraggiose, attive, avventurose, disubbidienti, fantasiose, creative, intraprendenti, sportive, esperte di computer Donne decise, intelligenti, spiritose, astute, sicure di sé Pochi riferiti al genere maschile pochi bambini timidi e insicuri Pochissimi ruoli: Donne che lavorano (e che non hanno tempo da dedicare ai figli) Il testo visivo Irene Biemmi Sessi e sessismo nei testi scolastici, 2010 Le immagini che accompagnano i testi non fanno che confermare la situazione di disparità tra i sessi che emerge nelle storie. Le incoerenze individuate tra immagine e testo determinano un effetto analogo: quello di sminuire/contrastare i contenuti anticonvenzionali proposti dai testi in merito a figure femminili. Il problema del “genere degli aggettivi” (A. Sabatini) Aggettivi riferiti esclusivamente al genere maschile: sicuro, coraggioso, serio, orgoglioso, onesto, ambizioso, minaccioso, pensieroso, concentrato, bruto, avventuroso, autoritario, furioso, generoso, fiero, duro, egoista, iroso, virtuoso, tronfio, saggio, deciso, audace, libero, impudente. Aggettivi riferiti esclusivamente al genere femminile: antipatica, pettegola, invidiosa, vanitosa, smorfiosa, civetta, altezzosa, affettuosa, apprensiva, angosciata, mortificata, premurosa, paziente, buona, tenera, vergognosa, silenziosa, servizievole, comprensiva, docile, deliziosa, delicata, disperata, ipersensibile, dolce, innocente. Aggettivi riferiti ad entrambi i generi: felice, soddisfatto/a, curioso/a, contento/a, pauroso/a, gentile, timido/a, tranquillo/a, arrabbiato/a, permaloso/a, vivace, triste, dispettoso/a, socievole, bravo/a, allegro/a, preoccupato/a, spaventato/a, meravigliato/a. Irene Biemmi Sessi e sessismo nei testi scolastici, 2010 “Esiste un mondo popolato da valorosi cavalieri, dotti scienziati e padri severi ma anche da madri dolci e affettuose, casalinghe felici, streghe e principesse; in questo stesso mondo i bambini sono indipendenti, coraggiosi e dispettosi mentre le loro coetanee – bionde e carine – vestono di rosa, sono educate e servizievoli, a tratti pettegole e vanitose”. “Questo universo fantastico è quello con cui si interfacciano quotidianamente i bambini e le bambine che frequentano le elementari, quando leggono le storie raccolte nei loro libri di lettura”. Irene Biemmi I libri insegnano a discriminare le donne Gli uomini fanno 50 lavori diversi, le donne 15. I primi sono sicuri e liberi, le seconde Invidiose… Irene Biemmi I libri insegnano a discriminare le donne ? ? Testo di Chimica - Zanichelli 1990 N u m e r o d i 38 40 30 31 27 20 10 10 5 5 8 3 0 Foto Disegni 0 Scienziate/i Soggetti maschili Soggetti femminili Soggetti misti Soggetti neutri Autori: Baghatti, Braghiroli, Corradi, Desco e Ropa Testo di Biologia della Markes 25 N u m d e i r o 21 20 15 10 5 5 5 2 5 4 0 0 0 Foto Disegni 0 Scienziate/i Soggetti maschili Soggetti femminili Soggetti misti Soggetti neutri Autori: Baghatti, Braghiroli, Corradi, Desco e Ropa Testo di Biologia della SEI 10 10 N u m d e i r o 8 6 4 2 5 4 3 1 0 Foto 2 1 0 Disegni 0 Scienziate/i Soggetti maschili Soggetti femminili Soggetti misti Soggetti neutri Testo di Biologia - Zanichelli 40 N u m d e i r o 36 30 20 10 20 5 0 Foto 9 1 0 0 Disegni 1 0 Scienziate/i Soggetti maschili Soggetti femminili Soggetti misti Soggetti neutri Testo di Fisica - Paravia 2002 20 20 N u m d e i r o 19 15 10 5 0 9 7 3 1 0 0 Foto Disegni 0 Scienziate/i Soggetti maschili Soggetti femminili Soggetti misti Soggetti neutri Autore: A. Bonura Testo di Fisica - Le Monnier 1996 49 50 N u m d e i r o 40 30 20 10 0 30 27 17 2 0 Foto 3 1 0 Disegni Scienziate/i Soggetti maschili Soggetti femminili Soggetti misti Soggetti neutri Autori: A. Caforio – A. Ferilli Testo di Fisica per il V anno del liceo scientifico Zanichelli 1999 60 N u m d e i r o 54 40 20 20 0 0 1 0 Foto 5 6 0 Disegni Soggetti maschili Soggetti misti Autore: U. Amaldi 1 Scienziate/i Soggetti femminili Soggetti neutri PREGIUDIZI??? NO, GRAZIE!!!! (Stupro psicologico) I libri insegnano a discriminare le donne La scuola italiana continua a tramandare modelli di mascolinità e femminilità rigidi e anacronistici, sulla base dei quali le/gli alunne/i andranno a strutturare le rispettive identità di genere Occorre allora che maestre/i, educatrici/tori, docenti, si dotino di strumenti utili a decostruire il fondamento sessista su cui si fondano i saperi trasmessi a scuola, per attivare a loro volta una lettura critica da parte delle e dei proprie/i studenti. Progetto Polite (Pari Opportunità nei LIbri di TEsto) sito internet: www.AIE.it/polite “Polite è un progetto europeo di autoregolamentazione per l’editoria scolastica nato 1999/2000 con l’obiettivo di promuovere una riflessione culturale, didattica ed editoriale il cui esito sia quello di ripensare i libri di testo in modo tale che donne e uomini, protagonisti della cultura, della storia, della politica e della scienza siano presenti sui libri di testo senza discriminazioni di sesso” CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE: Linee guida per la produzione dei futuri libri di testo Progetto Polite (Pari Opportunità nei LIbri di TEsto) sito internet: www.AIE.it/polite Il progetto polite (Pari Opportunità nei Libri di testo), nato sulla scia della Piattaforma di Pechino del 1995, ma pare che le sue indicazioni non siano state accolte. La scuola in Italia (paese che è all’87°posto al mondo per le politiche di genere) continua a tramandare modelli rigidi e fuori tempo, sulla base dei quali alunne/i formeranno le loro rispettive identità di genere e le loro relazioni. Progetto Polite (Pari Opportunità nei LIbri di TEsto) sito internet: www.AIE.it/polite Da questa consapevolezza è nata una petizione (che è possibile firmare sulla piattaforma change.org a questo link) rivolta al Presidente Napolitano e promossa dall’insegnante e giornalista Mila Spicola con una richiesta precisa: «raccontare nei libri di scuola la storia di Franca Viola, prima donna in Italia a denunciare, nel 1966, uno stupro dalla estrema provincia italiana di Alcamo». «La richiesta è un pretesto, più che un obiettivo in sé», dice Spicola. «Le politiche di genere sono completamente assenti nei contenuti, nei programmi e nelle metodologie. Sarebbe necessaria l’adozione di una serie di azioni importanti. Una sensibilizzazione dei docenti e buoni provvedimenti a sostegno di un insegnamento di genere come si fa in tanti paesi dell’Unione Europea». « L'emendamento codice polite è’ stato accolto alla camera il 19/12/2013, attraverso una revisione dei sessismi nei testi scolastici. La società italiana editori da me contattata mi hanno confermato tutta la loro disponibilità, si è anche formata una Commissione Ministeriale che sta lavorando in questa direzione». LA FORMAZIONE SIA ESSA SCOLASTICA, UNIVERSITARIA O NELL’AMBITO LAVORATIVO, ALLE SOGLIE DEL TERZO MILLENNIO NON PUÒ CONTINUARE A OMETTERE VERITÀ ORMAI CONSOLIDATE E QUINDI NON PUÒ ESIMERSI DAL VEICOLARE MESSAGGI EDUCATIVI E CULTURALI “EQUIVALENTI” NEL RISPETTO DELLE “DIVERSITÀ” E DELLE DIVERSE “CULTURE”. SE LE RAGAZZE NON TROVANO MEMORIA DI SE’ TENDONO A CONCEPIRSI O SOGGETTI PRIVI DI VALORE O AD IMITARE IL MASCHILE OMOLOGANDOSI NECESSITA UNA MEMORIA STORICA DELLE DONNE NELLA LETTERATURA, SCIENZA, ARTE, ECC. PER POTER CAMBIARE L’IMMAGINARIO SIA FEMMINILE CHE MASCHILE E CREARE QUELLE CONDIZIONI CULTURALI PER IL RISPETTO TRA I GENERI IN UN CLIMA DI PARI DIGNITA’ Pubblicità Oggi in Italia queste pubblicità sessiste sono permesse, anche se lentamente e con grande fatica si inizia a sdoganare il concetto di discriminazione nelle pubblicità che usano il corpo delle donne in modo inappropriato. La donna in Italia è mamma, è casalinga, appare sempre sorridente tra detersivi per i piatti, smacchiatori, fustini di detersivo, aspirapolvere. La realtà non è questa, però l’immaginario continua a riproporci sempre lo stesso stereotipo. In molti paesi d’Europa queste pubblicità sono vietate. È proibito far vedere le donne come oggetti sessuali ed è proibito anche proporre l’immagine tradizionale e stereotipata della donna casalinga. In effetti, gli altri Paesi hanno sentito l’esigenza di aggiornare l’immagine della donna anche negli spot pubblicitari, mentre l’Italia è rimasta arretrata. Perché? Pubblicità Le modelle nude e mute ritratte nella pubblicità ci suggeriscono che negli ultimi vent’anni l’immagine della donna è slittata verso il cattivo gusto, la violenza e il declino nella funzione di oggetto. E se la pubblicità non crea niente di nuovo, si può concludere che la società è decaduta sul piano culturale e umano. I giovanissimi che crescono nutriti dall’immagine della donna oggetto, si lasciano andare alla violenza sessuale. I messaggi che utilizzano gratuitamente il nudo femminile nella pubblicità sono nocivi e pregiudizievoli, in vista di una sana evoluzione della personalità. Gli stereotipi sessisti alimentati anche dalla pubblicità contribuiscono a impedire l’evolvere della mentalità collettiva e a mantenere la donna in uno stato di immobilità, subalternità e marginalità soprattutto nelle professioni e nelle carriere. Trasmettendo il messaggio che il potere può comprare ogni cosa, anche il corpo delle donne e il silenzio o l’acquiescenza delle/dei cittadine/i, si finisce per perdere il senso dei valori e della propria identità, mentre si legittima un comportamento dannoso nei confronti della dignità delle donne e delle istituzioni. Pubblicità Lo stereotipo della donna ornamento muto e oggetto, alimentato nei mass media e dalle inserzioni pubblicitarie, atti a smantellarne il contenuto di attacco alla dignità della donna. Il merito, l’impegno e la professionalità finiscono per essere scartati di fronte alla visibilità delle forme corporee e delle danze. Il grave ritardo culturale del nostro Paese rispetto agli altri negli sbocchi professionali delle donne può essere imputato al freno esercitato dall’immaginario collettivo maschile che è vivamente stimolato all’identificazione con l’immagine del potere, in cui l’uomo decide chi “mandare avanti” e chi no sulla base dell’ispirazione suscitata dalle curve del corpo femminile e dalle prestazioni sessuali Pubblicità « Si percepisce un abisso tra questo quadro del femminile che viene supportato dall’impegno, dalla passione, dal merito e dalla dedizione per costruire una società evoluta, e il quadro di un femminile proiettato in una ricerca di denaro e fama acquistati senza fatica. Questo mondo fatuo che cattura le aspirazioni di giovani donne come “strada breve” per fare carriera sembra rivelarsi una trappola mortale in vista di un percorso autenticamente “evolutivo” ». . Umberto Veronesi 2011 Pubblicità Quali valori vengono veicolati dai mass-media e dalla pubblicità, oltre al denaro? E quali stereotipi contribuiscono a mantenere la donna italiana ai livelli più bassi su scala europea e mondiale, per quanto riguarda l’occupazione e l’ascesa sociale fino ai vertici delle carriere? Per spianare la strada alle donne occorre agire a livello collettivo su tutti i fronti promuovendo la vera meritocrazia che è essenzialmente democrazia. Pubblicità Dal Report World’s Women 2010 Trends and Statistics e curato dal dipartimento per l’Economia e gli Affari sociali delle Nazioni Unite, la percentuale di donne che hanno sperimentato forme di violenza fisica è del 59% a seconda del luogo in cui si vive, in molte regioni del mondo, infatti, sono accettati abusi e maltrattamenti verso le donne senza un’opposizione sia individuale che sociale. In Italia la colpa per l’adulterio (art. 559 del Codice Rocco 1930) viene eliminato con la sentenza n.126 dalla Corte costituzionale nel 1968 , il delitto d’onore nel 1981 e solo nel 1996 è considerato reato lo stupro contro la persona e non contro la morale dopo diciannove anni di dibattiti, la legge n. 154 del 2001 permette la possibilità di allontanare il coniuge o convivente violento e la legge n. 38 del 2009 contro lo stalking. La violenza sulle donne è un dramma rimosso, lo dimostra la lentezza legislativa italiana, europea e mondiale nel varare o applicare leggi e politiche mirate, nonostante sotto gli occhi di tutte/i si perpetrano barbarie ed ingiustizie verso il genere femminile. In questa cornice legislativa carente di applicazione e rivisitazione ed in presenza di una cultura impregnata ancora da vecchi retaggi di maschilismo e di mafiosità si inserisce il fenomeno della violenza contro le donne. Pubblicità Negli ultimi 150 anni l’Italia è stata governata soprattutto da uomini tranne in rare eccezioni. Sono poche le donne riconosciute e ricordate nella storia italiana dalla politica alla scienza, dall’arte alla letteratura, dallo spettacolo allo sport, anche se l’Italia è retta ed ha sopravvissuto grazie a milioni di donne casalinghe, operaie, impiegate, insegnanti, infermiere e tutti quei lavori che gli uomini italiani hanno lasciato fare per convenienza alle donne. L’Italia è così malridotta per il risultato di 150 anni di potere maschile e gli uomini italiani dovrebbero riflettere e vergognarsi, fare autocoscienza. L’uomo italiano di oggi è mediocre qualsiasi sia il suo ruolo, reddito e potere, dovuto al livello medio di istruzione, acculturazione, arricchimento culturale complessivo. La qualità umana si crea attraverso un’insieme di esperienze e formazione in famiglia, a scuola, nel lavoro, nella vita sociale, vedendo la tv, usando il computer, guardando la pubblicità, al cinema, teatro, leggendo libri, riviste, giornali e relazionandosi con amici e parenti. Se una società crea condizioni di vita sempre più basse, indicando nel potere del denaro e sul potere di una corporeità da vendere i modelli da perseguire, uno dei risultati è l’incapacità maschile di vivere una sessualità serena e libera e per le donne la ricerca di utilizzare il proprio corpo per fare carriera. Gianguido Pagi Palumbo (Maschile plurale) Dal libro 500 storie vere sulla tratta delle ragazze africane in Italia, Ediesse 2011 IL SILENZIO SULLE DONNE E DELLE DONNE Un indagine condotta da femministe americane, decostruendo i meccanismi di dominazione maschile, hanno evidenziato il circolo vizioso dell’hate speech (cioè l’incitamento all'odio) che assegna alle donne un ruolo ben determinato da cui non possono più uscire. Tutte coloro che osano rivendicare ad alta voce l’uguaglianza e i propri diritti civili non sono prese sul serio: le loro rivendicazioni sono immediatamente discreditate e si utilizza contro di loro non l’argomentazione, ma l’arma subdola dell'insulto che le fa tacere. Una donna che chiede di essere rispettata è sempre un’“isterica”, aggressiva, una “donna frustrata”. È la stessa tecnica che utilizza il potere quando cerca di soffocare le rivendicazioni delle minoranze (immigrati, omosessuali, ecc.). Quando si urla ad una donna, ad un omosessuale o ad una persona di colore apostrofandoli, lo si fa perché l’altro poi non possa rispondere. Quello che conta non è l’argomento che si utilizza. Nell’offesa non c’è nessun argomento, nessun’idea, nessuna razionalità. Il fine è sempre lo stesso: ferire l’altra/o perché taccia. E, in genere, il risultato che si ottiene è proprio questo: il silenzio. Perché la donna, l’omosessuale e lo straniero, di fronte a tanta violenza, si scompongono. Allora tacciono. Si nascondono. Imparano ad introiettare l’immagine negativa che viene loro rinviata di se stessi. Almeno fino a quando non riescano a prendere una distanza critica, a separare la violenza dell’insulto dal suo contenuto oggettivo, e a costringere l’avversario alla discussione razionale E’ estremamente difficile astrarsi dalla violenza e prendere pubblicamente la parola per difendere, la propria dignità. IL SILENZIO SULLE DONNE E DELLE DONNE « Le donne devono avere il coraggio di pretendere di essere protagoniste. Ma devono pretenderlo subito e non aspettare un imprecisato futuro in cui si realizzeranno le condizioni adatte». Alessandra Bocchino (Palermo 2011) Non c'è tempo per aspettare e soprattutto è inutile illudersi: nessuno creerà quelle condizioni, nessuno agevolerà l'ascesa delle donne, nessuno offrirà loro quelle chances. Le donne devono fare tutto da sole. Ma sono abituate anche a questo. COSA FARE • NON ESSERE “INVISIBILI” • RESISTERE AGLI ATTACCHI • VEICOLARE MESSAGGI EDUCATIVI DI GENERE • ASSUMERE UN RUOLO ISTITUZIONALE • FAR RISPETTARE TALE RUOLO • SICURAMENTE NECESSITA LAVORARE TANTO MA IL RISCHIO E’ QUELLO DI NON ESSERE VISIBILI Cambiare è possibile Quando ironia, leggerezza e pertinenza aiutano a progettare una comunicazione efficace e non sessista. Ironia, leggerezza e pertinenza aiutano sempre a progettare una comunicazione efficace e non sessista. Perfino su dotti oggettivamente difficili. Per esempio… Prodotto: Viagra La pubblicità è seduttiva quando è intelligente, divertente, esatta, sorprendente. Insomma, creativa …un po’ di leggerezza. E se il messaggio c’entra col prodotto Ironia, leggerezza e pertinenza aiutano sempre a progettare una comunicazione efficace e non sessista. Per esempio… Prodotto: Tampax Cambiare è possibile C’è ancora molto da inventare per diffondere una nuova sensibilità. Costruiamola insieme: cittadine/i, imprese, Mass-media, scuole, istituzioni… grazie!!! Documentario - Il corpo delle donne.flv Riferimenti bibliografici: • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Annamaria Testa Donne e pubblicità: esempi e coordinate per capire il caso italiano, Consumers’ Forum - Roma, 4 aprile 2011 Businaro Chiara, Santangelo Silvia, Ursini Flavia, Parole rosa, parole azzurre. Bambine, bambini e pubblicità televisiva, Cleup, Padova 2006. Capecchi Saveria, Identità di genere e media, Carocci, Roma 2006. 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